Fase 2, i dubbi del Popolo della Famiglia Marche: "se i genitori lavorano, con chi restano i figli?"
"Nell’attesa dell’imminente Fase 2, che deciderà quando e come le attività produttive potranno riprendere la loro attività, forse ancora non è stata presa in considerazione una problematica che non è affatto marginale" - questo ha dichiarato Gabriele Amadei, dirigente regionale del Popolo della Famiglia, riflettendo su alcune situazioni che potrebbero verificarsi quando l'inizierà la fase 2 dell'emergenza Corona Virus - L’attività scolastica ormai sarà riattivata, molto probabilmente non prima di settembre - ha continuato-. Pertanto tutta la popolazione in età scolare dovrà obbligatoriamente rimanere confinata in casa. Come faranno i genitori, se entrambi lavoratori, a lasciare i propri figli soli in casa?"
"E’ vero che è stata prospettata una facilitazione e un ampliamento del congedo parentale (15 giorni), ma questo strumento, validissimo, è difficile da utilizzare nella realtà delle piccole e medie imprese o nell’artigianato dove spesso il personale è composto da poche unità, e l’assenza anche di una sola persona può comprometterne l’attività"
"Normalmente l’assistenza dei minori è sostenuta dai nonni, quando ci sono e se disponibili o dalle baby-sitter. Ma nella situazione attuale, sia i nonni, che altre persone della famiglia o estranee potrebbero rappresentare un possibile pericolo di diffusione del virus. E’ alto il rischio che i nipoti, anche asintomatici, possano trasmettere la malattia ai nonni, con conseguenze drammatiche per la loro suscettibilità alle forme più gravi; c’è anche il pericolo che un soggetto giovane – la baby-sitter – possa trasmettere, tramite i bambini, la malattia a tutta una famiglia o infettarsi ella stessa"
E’ lo stesso problema che è stato posto, all’inizio della quarantena, per la sicurezza dei soggetti disabili o con malattie gravi da coloro che dovevano accudirli – i caregiver – e a cui non sembra sia stata data ancora una risposta. >> (https://www.disabili.com/lavoro/articoli-lavoro/emergenza-covid-e-disabilita-una-mamma-caregiver-racconta-le-difficolta-di-una-famiglia).
"Nell’approssimarsi della data di apertura delle attività produttive – ha concluso- diventa urgente trovare soluzioni per tutte queste situazioni. Non bisogna lasciare ancora una volta completamente abbandonate a loro stesse le famiglie delle persone affette da patologie, incompatibili ad un comune raffreddore (gli immuno-carenti); i disabili, per cui questa patologia potrebbe rappresentare una ulteriore aggravante, ma anche le famiglie che hanno i figli in età scolare"
Una possibile soluzione potrebbe consistere in tre azioni da implementare al più presto:
- Dovrebbe essere immediatamente reso disponibile un sollievo economico sia per chi ha bisogno di assistenza giornaliera per invalidità, sia per le famiglie che necessitano della baby-sitter (il congedo parentale copre al massimo 15 giorni).
- Anche con l’utilizzo dei test sierologici (che mettono in evidenza la presenza di anticorpi formati dopo una malattia anche asintomatica), pur con tutti i limiti di affidabilità e di sicurezza di test ancora non ufficialmente validati dagli organi istituzionali, si potrebbero individuare con buona approssimazione le persone che rappresenterebbero un rischio se venissero in contatto con i nuclei familiari che ne hanno bisogno.
- L’emissione di protocolli di comportamento adeguati e la fornitura dei presidi necessari (mascherine, guanti, soluzioni disinfettanti, ecc.), rappresenterebbero una giusta soluzione per permettere una ripresa economica e lavorativa più serena per tante famiglie che hanno subito, oltre alla segregazione coatta, anche un danno economico.
Alla luce di quanto scritto, si invitano il Governatore Ceriscioli e i Sindaci dei Comuni marchigiani a prendere gli opportuni provvedimenti a tutela delle famiglie e dei cittadini più deboli".
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