Tolentino piange Gentiana. Il corteo e la panchina rossa: "Che il suo sacrificio sia rinascita"
Una folla commossa, un silenzio carico di dolore, una panchina rossa per non dimenticare. Tolentino ha risposto con forza e dignità al femminicidio di Gentiana Kopili, 45 anni, uccisa sabato scorso in strada dall’ex marito Nikollaq Hudhra, davanti a passanti inermi. Circa un migliaio di persone ha partecipato, ieri sera, a un corteo silenzioso partito da piazza della Libertà fino al Parco di viale Benadduci, dove si è consumata la tragedia.
Un momento di raccoglimento profondo, al quale hanno preso parte tanti cittadini ma anche istituzioni e autorità: il sindaco Mauro Sclavi, il prefetto Isabella Fusiello, il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli, il vescovo monsignor Nazzareno Marconi, il comandante provinciale dei Carabinieri Raffaele Ruocco, il vicepresidente della Regione Filippo Saltamartini, la presidente della Commissione Pari Opportunità Maria Lina Vitturini, il rettore dell'università di Macerata John McCourt, numerosi sindaci del territorio e consiglieri regionali. Presente anche Mario, uno dei figli di Gentiana.
Su una maglietta al corteo, la scritta: "Tutte le donne sono Gentiana", diventata simbolo di una comunità colpita, ma non rassegnata. Durante l’iniziativa è stata inaugurata una panchina rossa, simbolo del contrasto alla violenza di genere. Proprio lì, nel luogo in cui Gentiana è stata assassinata, sono stati deposti fiori. Ma il gesto più forte è stato quello della parola, che ha unito dolore e volontà di cambiamento.
"A nome mio personale e dell’Amministrazione tutta - ha dichiarato il sindaco Mauro Sclavi -, voglio ringraziare tutte le autorità e le persone che hanno voluto condividere con noi questo momento. Il corteo è stato composto, silenzioso, ma carico di significato: tutta la comunità tolentinate e non solo ha testimoniato vicinanza alla famiglia di Gentiana e in particolare ai suoi figli. È stata una manifestazione di unità, ma anche di riflessione collettiva".
Il presidente Acquaroli, nel suo intervento, ha ribadito con fermezza che "la violenza sulle donne è un’emergenza che va fermata, un germe da estirpare dalla società attraverso la denuncia e l’attenzione ai segnali di disagio".
"È fondamentale - ha aggiunto ancora Sclavi - non sottovalutare mai i segnali di stalking, maltrattamenti, aggressività. Serve prevenzione, educazione al rispetto e al rifiuto di ogni forma di violenza. Solo unendo le forze potremo superare questo momento terribile".
Il sindaco ha, inoltre, sottolineato come l'impegno debba partire dall'educazione dei più giovani: "Il rispetto, la convivenza civile, l’inclusione devono essere principi fondanti di ogni percorso educativo. Solo così possiamo sperare in un futuro libero da ideologie patriarcali che ancora oggi alimentano l’odio e la sopraffazione".
La panchina su cui si era seduto l'assassino prima del delitto è diventata così un segno tangibile di memoria e speranza. "L'abbiamo dipinta di rosso - ha detto Sclavi - perché quel sangue versato non sia vano, ma dia vita a una nuova consapevolezza collettiva. Gentiana deve essere il simbolo di una rinascita, di un impegno sociale e umano che ci unisca tutti, come comunità coesa e solidale".
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