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Stefano Nazzi al Magma di Tolentino con Predatori: il reading sull’epoca d’oro dei serial killer americani

Stefano Nazzi al Magma di Tolentino con Predatori: il reading sull’epoca d’oro dei serial killer americani

Domenica 30 novembre il Magma di Tolentino ha accolto Stefano Nazzi, giornalista, autore e una delle voci più riconoscibili del podcasting italiano, per un reading tratto dal suo nuovo libro “Predatori”. Un evento atteso, capace di unire divulgazione, cronaca e narrazione, conducendo il pubblico dentro quella fase della storia degli Stati Uniti definita l’epoca d’oro dei serial killer, un periodo segnato dalla proliferazione di figure come Ted Bundy, Ed Gein, Ed Kemper, John Wayne Gacy e molti altri. Personaggi che non solo hanno terrorizzato l’America, ma che hanno profondamente influenzato l’immaginario collettivo, il cinema e la letteratura.

«Sono per la prima volta a Tolentino e racconterò e leggerò un po’ la storia di alcuni serial killer che hanno segnato gli Stati Uniti e non solo gli Stati Uniti», ha spiegato Nazzi nell’intervista rilasciata prima dell’evento.

Il reading non sarà soltanto un susseguirsi di nomi e di delitti, ma un vero e proprio viaggio alle origini di quei criminali e, allo stesso tempo, alla nascita delle tecniche investigative moderne. «Racconto un po’ la loro origine, da dove vengono e poi anche come nacquero quelli che iniziarono a dargli la caccia, che iniziarono a dire questi assassini ragionano, pensano e agiscono in maniera diversa dagli altri e vanno cercati in maniera diversa», ha sottolineato. È il momento storico in cui prende forma il concetto stesso di serial killer e in cui si sviluppano le prime forme di profilo criminale.

Nazzi è noto al grande pubblico anche come autore e voce narrante di podcast come Indagini, in cui il rapporto tra cronaca e racconto assume un ruolo centrale. Un equilibrio delicato, che per lui parte sempre da un principio irrinunciabile: l’aderenza ai fatti. «Credo che sia importante partire sempre dai fatti, cercare di raccontare le storie basandosi sui dati oggettivi, sulle cose concrete, reali», ha spiegato.

Una presa di distanza netta da quella tendenza che lui stesso definisce “soap crime”, una narrazione spettacolarizzata che rischia di confondere i confini tra informazione e intrattenimento. «Ripulendo tutto e tornando all’essenziale si può capire l’origine di una storia», afferma, raccontando di un approccio rigoroso, quasi chirurgico, alla materia della cronaca nera.

Nel corso degli anni, Nazzi si è confrontato con decine di casi complessi, spesso drammatici, ma ce ne sono alcuni che hanno lasciato un segno più profondo. «Come tutti, quelli che riguardano i bambini sono quelli che sono più difficili da raccontare», confessa. E poi ci sono le storie prive di una spiegazione chiara, quelle in cui manca una motivazione comprensibile, che continuano a generare interrogativi anche a distanza di anni, come il giallo dei sibillini, per citarne uno molto vicino a noi.

Tra tutte, una delle vicende che lo ha colpito di più è quella delle Bestie di Satana, un caso che ancora oggi lascia senza risposte definitive: «Nessuno sa spiegare perché loro fecero quello che hanno fatto, cioè uccisero o si uccisero anche tra loro». 

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