Con la volontà di continuare a proporre nuovi servizi in modalità smart-working, da domani (martedì 5 maggio) la biblioteca comunale “Francesco Antolisei” di San Severino Marche attiva il servizio “Just read – biblioteche a domicilio”, per stare ancora più vicino agli utenti e soddisfare la loro richiesta di libri.
“Just read” si rivolge a chi già frequenta la nostra biblioteca “Antolisei” ma anche a chi non la conosce ancora, a chi ne ha bisogno, a chi è impossibilitato a uscire di casa, agli anziani ma, soprattutto, a chi non ha dimestichezza con la lettura digitale.
L’Assessorato alla Cultura e i responsabili della Biblioteca comunale si sono organizzati con in modalità smart-working, per continuare a proporre il servizio di prestito e consultazione libri e altri materiali culturali disponibili e per non far sentire soli i propri utenti cercando di offrire loro contenuti e iniziative a distanza, nella consapevolezza che un libro sia un genere di prima necessità.
Chi è interessato al servizio può scrivere una mail a: biblioteca.antolisei@comune.sanseverinomarche.mc.it o chiamare il numero: 0733-641313 (possibilmente dalle ore 10 alle 12). Se il libro è disponibile sarà recapitato direttamente a casa nel giro del tempo necessario, naturalmente col rispetto delle dovute misure di sicurezza.
L’intenzione della biblioteca comunale è quella di rendere continuativo questo servizio, anche al di là del tempo dell’emergenza Covid-19, per arricchire con una nuova proposta i servizi culturali offerti ai cittadini settempedani e non solo.
Per la Croce Rossa non potevo dire di no». Il pittore maceratese Stefano Calisti aderisce al progetto “Artisti contro il Coronavirus” donando l’opera dal titolo “Ascolta il rosso” per la quale è già possibile effettuare offerte dalle ore 14 di oggi fino al 7 maggio. Anche in questo caso il ricavato andrà interamente devoluto al Comitato di Macerata della CRI. «L’arte ha accompagnato i popoli durante ogni era del mondo - afferma Calisti -, come può un artista non aderire a un’iniziativa così importante durante un momento difficile in cui alcune persone sono in prima linea per sconfiggere la pandemia? In uno di quei letti di ospedale potrei esserci anch’io e se mi fossi ammalato sarei stato grato a chi avesse potuto fare qualcosa per me. Per me è un motivo di orgoglio e un grande piacere». Motivazioni che si affiancano a quelle che hanno spinto alla partecipazione un lunghissimo elenco di personalità marchigiane e non solo, ben oltre sessanta (ma si tratta di un numero provvisorio), che dal 16 aprile hanno consentito di avviare l’asta di solidarietà ancora in corso. Per Calisti è importante ribadire, soprattutto durante questo periodo caratterizzato da varie limitazioni, l’incidenza dell’arte sulla vita dell’uomo: «Pensate per un istante cosa sarebbe il mondo senza l’arte, senza le grandi opere che conosciamo e che abbiamo ammirato in una grande città - spiega -, immaginate, in un momento così buio come quello che stiamo passando, di restare dentro le vostre case senza un’immagine appesa al muro. Non avremmo avuto nessuna consolazione e neppure conosciuto, tramite la bellezza di un’opera, il suo messaggio di salvezza per il mondo». Infine, un pensiero a un artista venuto a mancare troppo presto. «Ero amico di Ugo Caggiano - ricorda commosso Calisti -, ho avuto modo di condividere con lui la passione per la musica, perfino suonando insieme da ragazzi nello stesso locale. Ugo è stato un artista sincero, con la “a” maiuscola. Davvero un artista sincero e molto raffinato». Per effettuare offerte o mettere in palio un’opera, scrivere ad artisticontroilcoronavirus@gmail.com. Le opere in palio sono consultabili sia su Facebook alla pagina “Artisti contro il coronavirus”, che sul portale artisti-contro-il-coronavirus.jimdosite.com.
Stefano Calisti nasce a Macerata il 30 gennaio 1958 e inizia l'attività artistica da autodidatta dopo essersi interessato per alcuni anni di arredamento e design. La sua pittura, caratterizzata da una croma straordinariamente vivace, ha subito goduto di notevoli consensi di pubblico e critica. Tra i soggetti preferiti c'è il paesaggio e di esso la suggestione evocatrice del colore, della materia e di una luce che si fa accezione e poesia. Di lui, lo scenografo premio oscar Dante Ferretti ha scritto: «Ho visto quei colori squillanti e ho rivisto anche le colline e il mare di casa nostra, i campi, spazi per giocare e per sognare nuovi orizzonti. Gli stessi che immaginavo da casa quando guardavo il Conero e pensavo di partire. Una partenza che non dimentica...».
L'OPERA
L'opera dal titolo "Ascolta il rosso" di Stefano Calisti è di dimensioni 18x24 cm per il dipinto e di 36x42 con la cornice. La tecnica è materico su juta.
Le tendenze al turismo sostenibile nel 2020 sono quelle di evitare le grandi città e ricercare luoghi di ristoro dell’anima a dimensione d’uomo, immersi nella natura e ricchi di cultura, peculiarità che il Comune di Recanati offre da sempre ai turisti. Il borgo Leopardiano ha in sé tutte le carte vincenti per offrire vacanze sostenibili nell’estate del coronavirus, l’Assessora alla Cultura Rita Soccio delinea le linee guida strategiche del piano turistico.
“Una volta garantita la sicurezza sul piano sanitario, siamo pronti a ripartire puntando sulle nostre grandi eccellenze culturali e sui nostri luoghi di bellezza, grazie anche alla conformazione naturale di Recanati immersa in ampi spazi verdi, in grado di assicurare facilmente il rispetto delle distanze prudenziali. Stiamo preparando un’offerta culturale e turistica in grado di rispondere alle nuove esigenze di benessere per gli ospiti di Recanati. I nostri luoghi ci parlano e grazie al linguaggio emozionale della poesia con Leopardi, della musica con Gigli e della pittura con il Lotto, diventano veri e propri sorgenti di cura.
L’offerta culturale è oggi fondamentale per supportare le persone che devono affrontare isolamenti, carenza di socialità e in generale tutte le conseguenze della crisi che stiamo vivendo da questa valutazione nasce il nostro progetto pilota che abbiamo lanciato a livello nazionale qualche settimana fa “La cultura cura” A differenza di altri comuni anche la nostra programmazione culturale non si annulla, si posticiperanno le date di eventi come Lunaria, Kammerfestival o Gigli Opera Festival, ma con le opportune regole di distanziamento e location selezionate saremo in grado di garantirne l’esecuzione.
Sul fronte musei si ripartirà appena possibile con iniziative mirate nei nostri centri di cultura, Casa Leopardi amplierà gli itinerari di visita con l’attesa apertura delle stanze private di Giacomo “ove abitai fanciullo” e con il Fai stiamo sviluppando un nuovo piano di promozione per le visite guidate all’ Orto sul Colle dell’Infinito. Anche sul versante di un turismo sostenibile legato alla natura e ai percorsi paesaggistici, Recanati offrirà una grande opportunità al mercato legata al cicloturismo grazie ad un progetto in rete con altri comuni sui versanti del Musone e del Potenza finanziati dalla Regione Marche.”
I temi del turismo e le problematiche legate al Covid -19 sono stati dibattuti in una videoconferenza organizzata dall’ Assessora Rita Soccio con gli operatori turistici recanatesi. Un importante incontro online per ascoltare, capire e costruire insieme a ristoratori, albergatori, proprietari di agriturismi e b&b un nuovo cammino verso la riapertura delle attività per la stagione turistica alle porte, alla presenza del Sindaco Antonio Bravi e di Adriana Pierini membro dell’Associazione Operatori Turistici Recanatesi. Sono stati tanti gli operatori che hanno partecipato e sono intervenuti dando un importante contributo alla realizzazione dei piani operativi in atto.
Il racconto a puntate a cura dell’assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di San Severino Marche “A passeggio per la città” riparte, dopo la pausa osservata per dare spazio alla 50esima edizione della Giornata della Terra - Earth Day, dal borgo incantato di Elcito, il “Tibet” delle Marche.
Per la prima volta la rassegna, ideata per fare compagnia a chi è costretto a casa a causa del Coronavirus e che consiste in alcune quotidiane “pillole” culturali dispensate tramite la pagine Facebook dell’assessorato alla Cultura e Turismo, mette il naso fuori dal centro urbano.
Il borgo di Elcito è uno dei borghi medievali più suggestivi del circondario. Venne costruiti nei pressi del monte San Vicino, a strapiombo su un ripido sperone roccioso, dai monaci dell’abbazia di Santa Maria di Valfucina la quale aveva lo scopo di difendere il proprio cenobio con funzione di residenza dell’abate.
Della struttura fortificata oggi non si conserva quasi nulla, ad eccezione della porta di accesso, perché ad essa si è lentamente sovrapposto il borgo con la vernacolare chiesa di San Rocco e le umili case in pietra bianca dei montanari abitanti in questo splendido e aspro angolo del territorio severinate.
Dell’abbadia nel fondovalle, costruita prima del XI secolo, la cui chiesa rovinò con il terremoto del 1799 e fu riedificata successivamente nelle modeste forme attuali, è stata dissotterrata la sottostante cripta da riferire al X secolo. È suddivisa in tre navatelle con colonnine munite di capitalli scolpiti con figure di tipo zoomorfo e antromoformo.
Oggi Elcito è conosciuto come il “Tibet delle Marche” per la pace che regna in questo storico borgo.
Esce dal nulla la chiamata del Re dei Paparazzi, uno squillo, un saluto ed il telefono che mi arriva in mano "c'è un amico che ti vuole salutare"
E' Rino Barillari, il Re indiscusso dei Paparazzi, che questo titolo non se lo è inventato, ma gli è stato ufficialmente assegnato dai vip, le sue "vittime". Si chiacchiera del coronavirus, della città, della situazione, ed inevitabilmente escono i ricordi
"Mi manca via Veneto, la mia via Veneto" E mentre lo dice si sente la malinconia. "su via Veneto c'è la follia, il divertimento, le emotions, ora c'è il silenzio. Mi manca tutto, perfino il parcheggiare male, il vigile che ti fischia... li passavano tutti, politici, attori, ambasciatori. Ora il silenzio"
Ed ovviamente non manca la passione "Se ci fosse Fellini, ora, farebbe un film meraviglioso", dice. Ed ovviamente i ricordi vanno ai tempi insieme a Guido Picchio, quello che chiama "Il vice King"
"Con Guido era una cosa meravigliosa, era tutto estremamente naturale ma quello che usciva era meglio del film - racconta con commozione- erano situazioni vere che sembravano una scena di un set"
Metto quindi in vivavoce "Guido ! Digli com'era !" sollecita Rino "Ogni volta che arrivavo a Roma, Rino era sempre con me - racconta Guido Picchio (Fotoreporter e Direttore della testata n.d.r.) Non so quante volte abbiamo abbandonato la cena perchè squillava il cellulare e si partiva. Non avevo idea di dove si andasse" e ride
Gia perchè le soffiate erano abbondantissime, in molti chiamavano Rino per segnalare possibili scoop e "ogni volta era un'emozione - continua Guido - non avevo idea di chi mi sarei trovato davanti"
Impossibile non farsi trascinare dai racconti e così mi incuriosisco. Voglio sapere quale è stato lo scoop indimenticabile "il Papa" dice Rino, "Indubbiamente quando fotografammo Sofia Loren - esclama Guido - Fu un emozione unica che mi emozionò tantissimo. Non potrò mai dimenticarlo"
Beh ma era facile, bastava andare e scattare. "andare e aspettare" incalza Rino "aspettare e aspettare".
E Guido rilancia "ricordi quando ci dissero che c'era Britti e Luisa Corna ?" apre una cartella ed escono a monitor le foto "Alex Britti, dopo ore di attesa, alle tre di notte usci e gli piombammo davanti. Lui anzichè scappare si mise a ridere e si fece fotografare. Fu un successo"
Ma gli animi si rattristano pensando all'impossibilità di ripetere queste esperienze per colpa delle quarantena.
"In questa esperienza quello che dobbiamo ammettere è che abbiamo fallito. - sentenzia Rino - Abbiamo fallito come uomini, come esperti. In tempi in cui creiamo missili intelligenti, in cui prevediamo il tempo mesi prima, in cui sappiamo come si evolverà l'universo, non siamo riusciti a capire che stava arrivando un virus"
Ma è solo un momento, passerà e torneremo alla vita di prima. "tu ci metti il punto esclamativo, io il punto interrogativo - conclude Rino - torneremo alla vita di prima ? La vita andrà avanti lo stesso, ma ci saranno le stesse emozioni ?"
Non capisco, come possono cambiare le emozioni ? "e' facile amico mio. La fiducia, non sarà lo stesso neanche baciare una donna..."
C’è anche il museo archeologico “Giuseppe Moretti” di San Severino Marche, riaperto il 25 novembre 2018 dopo le scosse di terremoto che hanno devastato il centro Italia, tra le raccolte del progetto “Viaggio straordinario fra i musei delle Marche”, promosso dalla Regione e dalla Fondazione Marche Cultura insieme a Icom Marche.
In un vero e proprio tour multimediale, in questo periodo dove è preclusa la fruizione culturale nelle forme tradizionali a causa dell'emergenza sanitaria Covid19, il video pubblicato su YouTube e visibile all’indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=ANwffDaTqPI&list=PL4Cn_AvOCqfBeJpxFe-8vtrE6kRQDj9De&index=58&t=0s, ci porta a scoprire la preziosa raccolta che custodisce, tra l’altro, anche la collezione Pascucci, medico settempedano che, alla fine dell'Ottocento, raccolse e catalogò più di duemila reperti.
Il video viene presentato al pubblico di Internet già raggiunto da un invito ad unirsi a quello che appare come un viaggio inconsueto anche tramite le pagine Facebook Marche Tourism e Tesori delle Marche e tramite l'account Twitter Marche Tourism, oltre che sul blog ufficiale della Regione www.destinazionemarche.it.
La Città di San Severino Marche, com’è noto, vanta anche una significativa storia archeologica. Il museo archeologico settempedano, non a caso, è intitolato a Giuseppe Moretti, studioso cui tutta l’archeologia italiana deve un significativo contributo. Esso nasce grazie al confluire progressivo, in un’unica sede, di tutti i reperti archeologici provenienti dalla città della quale, quindi, documenta l’evolversi in età antica ma anche in età recente. I materiali che lo compongono, in particolare, ci forniscono molti materiali per la conoscenza dei Piceni. Tra questi ci sono tanti reperti e alcune tombe provenienti dalla Necropoli di Pitino. L’esposizione è integrata da una parte “lapidaria”, in cui sono esposti cippi funerari romani. Questa sezione introduce alla sezione romana dove sono collocate vetrine con materiale proveniente dall'antica città di Septempeda. Inoltre è presente anche qualche reperto di epoca medievale.
Nel piano terra del palazzo è allestita, infine, la sezione “la Storia Toccata con Mano” in cui sono fedelmente ricostruiti, per dimensioni e materiali, ambienti di vita e materiali di età Picena e romana.
Il 23 aprile ricorre la giornata mondiale del libro e del diritto d’autore istituita dall’Unesco. L’emergenza Coronavirus ha avuto pesanti ripercussioni anche su tutta la filiera del libro. Nelle Marche, secondo i dati Istat, si conta un editore ogni 8mila abitanti, mentre la media nazionale si attesta ad uno ogni 40mila. Le piccole realtà editoriali, che hanno dovuto rimandare tutte le uscite previste per marzo e aprile all’estate, fanno fatica a vendere online. Buona parte dei piccoli editori marchigiani vive grazie alle vendite in contesti come presentazioni e fiere librarie. Ristrutturarsi per vendere tramite internet è complesso.
“Dall’inizio dell’emergenza abbiamo cercato di adeguare le modalità di vendita alle possibilità concesse – dice Catia Ventura, titolare della Ventura edizioni di Senigallia -, con ebook e canali Youtube per organizzare video presentazioni, ma non è semplice. La filiera del libro è lunga e dà lavoro a moltissime persone, ma non ha avuto il peso che avrebbe dovuto avere davanti alle istituzioni. Servirebbe avere un tavolo coordinato a livello regionale ma, ad oggi, risulta complesso”.
“Molto mercato si è spostato online, su siti come Goodbook dove, tramite le librerie, i clienti arrivano al prodotto – dice Mimmo Minuto, che ha una libreria indipendente a San Benedetto -, ma è ovvio che con l’impossibilità di svolgere eventi, di qualsiasi importanza e dimensione, i danni, nella filiera, sono arrivati ovunque. Molti tempi di pagamento, anche a noi librai, sono comunque stati prorogati di sessanta giorni”.
L’editoria marchigiana si è mossa anche a livello associativo tramite Èdimarca, che raccoglie piccoli editori marchigiani, di cui un terzo del maceratese. “Abbiamo chiesto alla regione – dice il presidente dell’associazione, Mauro Garbuglia – varie forme di sostegno al nostro settore. Ad esempio abbiamo proposto di acquistare, tramite bando, copie dei libri di interesse regionale da destinare alle biblioteche pubbliche, aprire una biblioteca digitale dove gli associati che ne sono in possesso possano caricare materiale e di farsi portavoce, a livello governativo, delle nostre richieste su quello che riguarda il microcredito per le piccole imprese editoriali.”
Mauro Mazziero, presidente dell’associazione “Centro culturale” di Potenza Picena, organizzatore dal 2016 del Mugellini Festival – rassegna di musica e arte in collaborazione con il Maestro Lorenzo Di Bella, ha scritto una lettera aperta al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte e al Ministro dei Beni e le attività Culturali On. Dario Franceschini, ai Presidenti delle Commissioni permanenti cultura di Camera e Senato on. Luigi Gallo e on. Mario Pittoni sul tema attuale della crisi del mondo dello spettacolo.
“Credo che i momenti di maggiore difficoltà siano anche i migliori a far superare le barriere, le inevitabili concorrenze e rivalità. – ha dichiarato Mauro Mazziero – Questo è il momento di fare corpo e trovare finalmente in questi giorni di attesa forzata uno spazio comune per affrontare in modo organico un grande tema che amo definire “Il lavoro della bellezza”. Con lo staff del Mugellini Festival abbiamo scritto una lettera aperta in cui si spiega questo concetto e che invita istituzioni e le parti interessate. La crisi attuale ci offre una sfida che siamo pronti a raccogliere nella certezza che un Rinascimento oggi sia possibile, anzi necessario”
Tanti i protagonisti del mondo della politica e della cultura che hanno scelto di comparire come cofirmatari, tra i primi i due Onorevoli di Potenza Picena Francesco Acquaroli e Mario Morgoni.
Ecco il contenuto integrale della lettera:
"Gentilissimi,
sono Mauro Mazziero, presidente dell’Associazione Culturale “Centro Culturale”, piccola realtà di Potenza Picena, in provincia di Macerata. Da anni, assieme ai miei soci e collaboratori, cerchiamo di risollevare e promuovere la nostra terra, già martoriata dal terremoto, attraverso la materia più preziosa che abbiamo: la bellezza delle tradizioni musicali e artistiche che, da sempre, hanno innalzato la reputazione e la nostra immagine nel mondo, trainando tutto il resto.
Abbiamo realizzato un Festival di musica e arte, dedicato al nostro illustre concittadino Bruno Mugellini e un incubatore culturale, MayDay, che sta producendo importanti progetti. Per un piccolo centro il valore del lavoro legato alla cultura, nelle dovute proporzioni, è paragonabile a quello di un ente culturale di una grande città, forse anche di più, perché in provincia tutto è più laborioso.
Vi scriviamo in questo momento cruciale non per chiedere un aiuto, ma per condividere una riflessione sull’opportunità di mettere finalmente mano, in modo organico, in un settore così importante e propulsivo per l’identità e l’economia delle nostre comunità. Nella tradizione contadina da cui provengo, profondamente legata alla terra e al cielo, la bellezza nella vita di tutti i giorni era un elemento essenziale e non superfluo.
Anche la famiglia più povera non rinunciava a far dipingere il suo carro, a ricamare le lenzuola per il corredo e, infine, a una stanza speciale dove accogliere gli ospiti di riguardo.
Gli strumenti musicali e quindi la musica hanno sempre accompagnato la vita dei nostri nonni e genitori anche nei momenti più duri della guerra. Pensiamo che oggi come allora il “lavoro della bellezza” possa essere determinante per fare di questa notte un giorno radioso.
La bellezza da sola non salverà il mondo; è la volontà di bellezza, il suo concretizzarsi in lavoro e in nuove occasioni di sviluppo autenticamente civile che potrà ridarci una società migliore e più consapevole.
Questo è il momento per costruire, come è avvenuto agli inizi del Novecento, una nuova avanguardia delle arti che sia guida e concreto impegno per tutti coloro che amano la propria terra e il proprio cielo. Convinzione condivisa con tutti i firmatari di questo scritto.
Restiamo a Vostra disposizione per aiutare il Paese a cogliere il guanto di sfida che la crisi ci offre, certi che un Rinascimento oggi sia possibile, anzi necessario".
La rubrica “A casa con i… Teatri di Sanseverino” ospita, nell’ultima videointervista curata dal direttore artistico dei teatri settempedani Francesco Rapaccioni, l’attore Edoardo Purgatori, uno dei giovani più promettenti di questa generazione in Italia sia a teatro che sul grande schermo, che si è fatto notare recentemente per la partecipazione nel film di Ferzan Ozpetek “La dea fortuna” e per aver interpretato, prima ancora sempre per la regia dello sceneggiatore turco, un ruolo in “Mine vaganti” a teatro.
Purgatori racconta come sta vivendo questo periodo legato all’emergenza Covid-19: “Ne ho approfittato per leggere libri che tenevo nelle mia libreria da anni. Ho scelto testi che mi permettessero di fuggire da quattro mura. Ho iniziato da Hemingway per poi passare a Foscolo. Questa quarantena ci permette di ricentrarci e di chiederci quali sono le nostre priorità aprendo un dialogo con noi stessi”.
L’intervista completa è disponibile all’indirizzo: https://drive.google.com/file/d/1TOCiBJxJBFtgDi08AkbPnQVoAViA6U9m/view?usp=drivesdk
Da domani (mercoledì 22 aprile) a venerdì (24 aprile) il racconto a puntate a cura dell’assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di San Severino Marche “A passeggio per la città” si prende una pausa per dare spazio alla 50esima edizione della Giornata della Terra - Earth Day.
Una camminata virtuale condurrà tutti in un luogo nascosto e incantato, ricco di suggestioni e di magia: la buca del terremoto, detta anche buca d’Aria.
La rubrica “A passeggio per la città” riprenderà sabato 25 aprile con la versione inglese dedicata al Santuario di Santa Maria del Glorioso.
Il luogo di fede su costruito all’inizio del Cinquecento su progetto dell’architetto Rocco da Vicenza, dopo che molti videro piangere una statua in terracotta della Madonna in Pietà. Il sito divenne subito un’importante tappa di pellegrinaggi.
L’edificio colpisce il visitatore per la sua nobiltà architettonica imposta alla dimensione campestre del luogo.
L’esterno è dominato dalla cupola rivestita in piombo nel Settecento. L’architettura interna rispecchia fedelmente il progetto originale con le membrature in pietra di gesso che scandiscono elastici volumi puri. Fra Cinquecento e Seicento le famiglie nobili e le confraternite della città sembrano aver gareggiato nella decorazione delle cappelle che qui avevano il giurispatronato.
Recenti restauri hanno riportato alla luce gli affreschi, ben conservati, eseguiti durante la prima campagna decorativa del tempio. Suggestivi i contenuti iconografici di opere come la Madonna del Soccorso, il Sant’Antonio abate o il Sant’Isidoro, i quali rivelano una religiosità di sapore popolareggiante e ingenua. All’interno del sacello, eretto sotto la cupola come nel Santuario di Loreto, è conservato il Vesperbild piangente. Sopra il sacello, invece, vi è una statua del Cristo Risorto, cioè Glorioso, la quale contribuì a cambiare l’appellativo del santuario mariano da Grilluso o Grilloluso (in dialetto locale “dove ci sono molti grilli”) in Santa Maria del Glorioso.
L’assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di San Severino Marche prosegue nel racconto a puntate “A passeggio per la città”, iniziativa pensata per i tanti settempedani, e non solo, costretti a casa dall’emergenza Coronavirus. Attraverso la pagina Facebook San Severino Marche Cultura e Turismo è possibile tuffarsi nella lettura di una mini guida turistica in doppia lingua, italiano e inglese, che ogni giorno propone una tappa speciale. L’ultimo itinerario porta tutti a fare visita al Castello al Monte.
E’ qui che si trovano i simboli del potere medievale che ancora oggi sono gli emblemi della Città di San Severino Marche. Sull’antica piazza si affaccia la torre del Comune, detta anche degli Smeducci, costruita nel XIII secolo. Vi è murato il bassorilievo del leone passante dei ghibellini per i quali parteggiò San Severino in perenne lotta con la guelfa Camerino. Più in alto si trova un bassorilievo controverso: è stato identificato essere lo stemma di uno dei podestà della città ma la tradizione per lungo tempo vi ha riconosciuto la raffigurazione del morso di un cavallo fatta apporre dagli Smeducci per dimostrare il trattamento che avrebbero riservato ai ribelli.
A destra della torre si erge un lungo muraglione quadrilatero, in parte con maestose arcate cieche gotiche, che attualmente cinge il giardino del monastero di clausura di Santa Chiara. E’ ciò che resta dell’antico palazzo Consolare, poi della Signoria, andato in rovina. Sul lato opposto della piazza si trova il Duomo antico. Conserva le spoglie del patrono Santo Severino, secondo la leggenda qui trasportate dal sepolcro di Septempeda dopo le devastazioni barbariche, tra l’altro, grazie a prodigiosi miracoli.
L’edificio venne fondato nel primo millennio e ciò è testimoniato dalle evidenti stratificazioni delle murature. La facciata venne edificata nei primi anni del XIV secolo, seguendo il gusto lombardo importato dai maestri comacini. Sulla sinistra si innalza la torre nella tipica facies severinate. All’interno, rimaneggiato nel Settecento, oltre al prezioso organo di Giuseppe Catarinozzi, si impone al visitatore il coro ligneo intarsiato da Domenico Indivini alla fine del Quattrocento.
In esclusiva per la seguitissima rubrica “A casa con… i Teatri di Sanseverino” il direttore artistico dei teatri settempedani, Francesco Rapaccioni, propone a tutti gli appassionati di teatro, cultura e letteratura, lo straordinario incontro con lo scrittore Maurizio De Giovanni, uno dei più seguiti autori di romanzi contemporanei assurto a una grande notorietà televisiva con la fiction “I bastardi di Pizzofalcone”.
De Giovanni pubblica con Einaudi due filoni di romanzi seriali: “I bastardi di Pizzofalcone”, appunto, ma anche “Il commissario Ricciardi”. In questo periodo sta pubblicando anche la serie di romanzi su Sara con Rizzoli ed ha iniziato una collaborazione con Sellerio.
Lo scrittore racconta in una bella videointervista la sua quarantena ma anche la vita lontano dai suoi lettori e parla dei suoi libri, delle prospettive per il futuro e offre consigli importanti per la lettura in tempi di Coronavirus sullo sfondo del ricordo della sua visita, a San Severino Marche, lo scorso luglio.
L’intervista completa può essere seguita all’indirizzo https://drive.google.com/file/d/1T2kRg31nOUMSqBkH-3GAIuuA0URh_ZTa/view?usp=drivesdk
“L’impossibilità di muoverti e, quindi, di distrarti può far pensare meglio anche ai progetti di uno scrittore - dice De Giovanni nella sua intervista - Mi manca molto l’incontro con i miei lettori. Ricorderemo questa parentesi con grande dolore per aver perso molte persone care. Questa pandemia colpisce un’intera generazione che rappresenta un pilastro della nostra vita e della nostra formazione. Vedere andare via tante persone, senza nemmeno poterle salutare, è drammatico per tutti noi”.
La cultura come cura ai tempi del Coronavirus. Parte da Recanati, dove il genius loci raggiuge l’apice nell’orma poetica che Giacomo Leopardi ha impresso sul luogo, un’indagine finalizzata a mappare lo stato dell’arte sull’influenza che la cultura del territorio ha sul benessere delle persone.
La ricerca, in collaborazione con la Regione Marche, curata da Promo PA Fondazione, che da anni lavora sul tema, nasce da un’idea dell’Assessore alla Cultura del Comune di Recanati Rita Soccio “ L’emergenza che stiamo affrontando con il Covid-19 ci impone un cambio di prospettiva e lo studio di nuovi scenari per creare un’offerta culturale e turistica in grado di rispondere a nuove esigenze economiche e sociali di benessere per l'intera comunità di Recanati. I nostri luoghi ci parlano e grazie al linguaggio emozionale della poesia con Leopardi, della musica con Gigli e della pittura con il Lotto, diventano veri e propri sorgenti di cura. Ci auguriamo che il progetto su Recanati possa divenire un modello utile da replicare nei comuni italiani che credono nella cultura che cura”
L’alleanza tra cultura e salute in questi ultimi anni si è rafforzata grazie al diffondersi della consapevolezza di quanto sia stretto e sinergico questo rapporto, così come dimostrano dati clinici sempre più ampi e diversificati. In questo senso alle organizzazioni culturali è riconosciuto un ruolo sempre più attivo in affiancamento al sistema socio-sanitario, quali co-protagoniste del welfare e agenti di cambiamento sociale.
“Mai come nel momento attuale - afferma Francesca Velani, vice presidente di Promo PA Fondazione e direttore LuBeC - l’offerta culturale è fondamentale nel supportare coloro che devono affrontare isolamenti, carenza di socialità, difficoltà economiche e organizzative, e in generale tutte le conseguenze della crisi che stiamo vivendo. L’alleanza tra cultura e salute è necessaria e ormai imprescindibile e può rappresentare anche un’opportunità per innescare nuove modalità di collaborazione tra imprese ed istituzioni del sistema culturale e creativo, che avranno il compito di essere il motore di un nuovo pensiero di cui saranno protagoniste città e cittadini”.
Il progetto si compone di tre azioni: l’indagine, che intende fotografare lo stato dell’arte dei progetti tra cultura e benessere sul territorio regionale, alcuni incontri che si svolgeranno con la partecipazione di esperti nazionali internazionali e l’avvio di un tavolo di lavoro regionale che avrà sede nel Comune di Recanati.
La ricognizione on line prevede sia la somministrazione di un questionario alle organizzazioni culturali, socio-sanitarie ed educative del territorio regionale, sia la realizzazione di interviste semi-strutturate alle principali realtà già attive sul tema. Obiettivo primario dell’indagine è rilevare i progetti in essere a Recanati e nella regione Marche, le esigenze di sistema degli operatori impegnati in questo ambito, nonché la disponibilità degli stessi a collaborare allo sviluppo di programmi e servizi di welfare culturale sul territorio. Gli esiti dell’analisi qualitativa consentiranno di definire priorità e traiettorie di lavoro per le successive fasi del progetto.
Ammonta a mezzo milione di euro l’importo per gli interventi di messa in sicurezza dell’abbazia di Sant’Eustachio in Domora che il Segretariato regionale per le Marche del Ministero per i beni e le attività culturali, a firma dell’architetto Corrado Azzolini, ha ufficializzato nell’ambito di una collaborazione avviata con i tecnici del Comune di San Severino Marche e che, finalmente, dopo anni di attese tenterà di salvare dal degrado uno degli insediamenti eremitici più antichi e significativi dell’Appennino centrale. Le opere saranno rese possibili grazie alla destinazione di una quota dei fondi disponibili a seguito del terremoto 2016.
“Questa è la risposta che il Comune, grazie alla Soprintendenza e al Mibac, potrà dare a un’emergenza ormai decennale per la quale – sottolinea il sindaco di San Severino Marche, Rosa Piermattei - molti si sono mossi ma solo a parole, come spesso avviene. Sono grata al segretariato regionale del Mibac che ha compreso come fosse necessario un intervento urgente per garantire la tutela e, mi auguro, il futuro uso. I lavori consentiranno di recuperare un bene dal grande valore storico ma in forte stato di degrado che è finito per gravare, dopo la concessione in uso da un privato al Comune, sulla intera comunità”.
Il complesso monastico di Sant’Eustachio, incastonato sulla parete rocciosa a strapiombo sulla gola, è precedente al decimo secolo. L’abbazia fu abbandonata nel 1393. Nonostante alcuni interventi di restauro realizzati nel XVI e nel XVIII secolo, le sue condizioni sono progressivamente peggiorate nei decenni. Le opere più recenti, risalenti al 1964, hanno tentato di arrestare il degrado e prevenire i dissesti che sono comunque proseguiti, anche a causa dei terremoti fino a quello del 2016. Il degrado negli ultimi vent’anni si è fatto però davvero evidente.
“Ad oggi - viene spiegato nella proposta di intervento - è concreto il rischio di perdita completa del manufatto a seguito di eventi calamitosi anche di modesta entità per cui un intervento conservativo è realmente improcrastinabile”.
Insieme all’Unione Montana Potenza, Esino e Musone, il Comune di San Severino Marche, che ha messo a disposizione del Mibac quanto necessario per predisporre l’intervento di messa in sicurezza, ha già deciso di procedere con altre azioni concrete di valorizzazione dell’intera Valle dei Grilli, in cui l’abbazia di colloca.
“Questo bene monumentale - spiega ancora il sindaco Piermattei - non era mai stato inserito in nessun programma di finanziamento di interventi ordinari ma neppure straordinari. Nel progetto, oltre al restauro, si prevede la realizzazione anche di strutture come laboratori di scultura e un piccolo auditorium. Le potenziali ricadute saranno significative per la Città di San Severino Marche e per la sua comunità, ma non solo, visto che l’abbazia di Sant’Eustachio in Domora è stata da sempre interessata dal passaggio dei pellegrini in cammino sulla via Lauretana”.
L’iniziativa “A casa con… i Teatri di Sanseverino” porta nelle case degli abbonati, e non solo, i temi della Pasqua. Il direttore artistico, Francesco Rapaccioni, incontra in una videointervista esclusiva il teologo, scrittore e biblista padre Alberto Maggi, ospite spesso a San Severino Marche per presentare libri e tenere conferenze.
“Questo isolamento e questa distanza dall’altro è solo fisica e reale - spiega padre Alberto, che sottolinea – Quella che stiamo vivendo sarà una Pasqua diversa ma non per questo meno bella e meno significativa. Purtroppo come cristiani ci siamo focalizzati troppo spesso solo sul rito ma nei Vangeli gli episodi della Pasqua sono caratterizzati dalla parola “andare” e non dalla parola “venire” per cui anche se saremo costretti a star lontani dalle chiese e dai luoghi di preghiera non di meno potremo trovare l’incontro con Cristo”.
Autore di numerose pubblicazioni, tra cui “Chi non muore si rivede” e “Due in condotta”, ultimo libro uscito con Garzanti, padre Maggi è uno scrittore e un teologo da grande carisma. Tra i suggerimenti di letture per rendere meno duro il periodo che tutti stiamo vivendo ci consiglia le opere di Ortenzio da Spinetoli, frate cappuccino marchigiano perseguitato con anni.
In merito all’epidemia da Coronavirus, invece, riflette: “Il credente con il Vangelo non chiede al Signore di arrestare l’epidemia ma di dargli la forza per vivere ed affrontare questa situazione d’emergenza”.
L’intervista completa è disponibile sulla pagina Facebook dei Teatri di Sanseverino oppure all’indirizzo https://www.facebook.com/iteatridisanseverino/videos/585640465367360/.
“Il ritorno a casa di tante opere è una notizia che ci riempie di gioia e di felicità. Abbiamo sempre auspicato questa soluzione. San Severino Marche, città d’arte, è pronta ad accogliere i tesori che rappresentano la vera ricchezza di tutto il nostro territorio. Mi ha fatto molto piacere sentire la voce dell’arcivescovo, monsignor Francesco Massara, che ha voluto personalmente comunicarmi questa importante novità simbolo e segno di rinascita per le nostre comunità duramente provate dal sisma”.
Così il sindaco di San Severino Marche, Rosa Piermattei, commenta la decisione della Commissione Europea di inserire il finanziamento di un milione e 100 mila euro nella modifica del Programma operativo del Por – Fesr per realizzare un nuovo polo museale a palazzo Margarucci poi Scina Gentili (leggi qui).
La nobile dimora fu costruita nel 1621 per volontà di Nuto Margarucci, cavaliere e console della città. All’inizio dell’Ottocento la proprietà passò in eredità alla famiglia Scina Gentili che la donò all’autorità vescovile la quale, a sua volta, vi istituì il seminario e vi fissò la dimora del vescovo.
Il complesso architettonico non ha subito danni a causa del terremoto del 2016: “Speriamo di potervi vedere allestito presto il nuovo polo museale, sarebbe una straordinaria occasione per tornare a mostrare i tesori della nostra comunità e di tutta la nostra arcidiocesi. Rendere fruibili le opere d’arte, e aprire magari una sezione dedicata al restauro delle stesse, sarà veramente un importante segno di ripartenza per tutti”.
Le opere d’arte della diocesi di San Severino e Camerino, attualmente ricoverate in vari depositi, ritroveranno presto una casa: un nuovo polo museale nella sede del Palazzo Arcivescovile di San Severino Marche sarà allestito grazie a un progetto di rifunzionalizzazione deciso dalla Regione Marche.
La Commissione Europea, infatti, con Decisione del 26 marzo 2020, ha approvato la modifica del Programma Operativo regionale Marche FESR 2014-20, nel quale è inserito il finanziamento per 1 milione e 100 mila euro.
Il complesso architettonico di 2820 mq, disposti su cinque livelli e oggetto di risanamento conservativo e miglioramento sismico dopo il terremoto del 1997, non aveva subito danni significativi dall’ultimo sisma del 2016 e si presenta come sede ideale per allestire spazi funzionali nel rispetto dei criteri tecnico scientifici e degli standard museali.
“Ho comunicato questa mattina la buona notizia a S.E. Monsignor Massara – ha detto il presidente Ceriscioli – con grande soddisfazione, perché finalmente l’enorme patrimonio artistico di un’area così colpita potrà presto essere fruito di nuovo. Questo magnifico edificio soddisfaceva, infatti, anche per le buone condizioni strutturali, l’esigenza di trovare contenitori idonei al recupero e valorizzazione del patrimonio storico artistico gravemente colpito dagli eventi sismici, con particolare riferimento a quello proveniente dalle chiese e monasteri gravemente lesionati. Sarà un ulteriore motivo di richiamo per questo bellissimo territorio che merita la massima valorizzazione anche culturale e in chiave turistica. L’inserimento del finanziamento di 1 milione e 100 mila permetterà così di concludere un iter progettuale e amministrativo durato un anno che aveva previsto una riprogrammazione finanziaria dopo i 248 milioni di fondi aggiuntivi legati al sisma. “
“Questa notizia per noi è segno di gioia e speranza - afferma Monsignor Massara - . Sarà il Museo della Rinascita, perché conterrà tutte le opere della diocesi, un patrimonio immenso e preziosissimo, purtroppo fortemente danneggiato dal sisma, che potrà essere conservato e che costituisce la storia e l’identità del nostro territorio”.
L’idea progettuale si fonda sul riutilizzo dei locali a sede espositiva non solo come raccolta delle numerose opere d’arte della zona che sono attualmente non visibili, ma anche una sede di laboratori di restauro delle opere – quadri, tavole, affreschi e sculture - che avevano subito danni.
Gli interventi riguarderanno una attenta dislocazione delle diverse funzioni con conseguente predisposizione impiantistica e allestimento, in modo da realizzare ambienti idonei al ricovero/deposito delle opere d’arte, ambienti per la loro esposizione nonché ambienti per lo studio e la consultazione con particolare riferimento al patrimonio archivistico.
Saranno inoltre ricavati spazi per funzioni amministrative e ricettive e particolare attenzione sarà data alla creazione di ambienti multimediali necessari all’implementazione dell’offerta museale, anche con finalità di catalogazione e monitoraggio del patrimonio storico artistico .
Si potrà procedere ora alla stipula di un accordo in corso di definizione, fra Regione Marche e Arcidiocesi di Camerino San Severino, proprietaria dell’immobile e soggetto attuatore dell’intervento, che ne disciplinerà tempi (progettazione, appalto ed esecuzione delle opere) e modalità di rendicontazione della spesa.
Il Sabato Santo, 11 aprile, su Rai1 alle ore 15, verrà proiettato il film documentario su san Giovanni Battista intitolato "Il Precursore", realizzato dalla Fondazione vaticana S. Giovanni XXIII, Officina della Comunicazione e Vatican Media nel quadro della collaborazione con il Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede.
Il film, ambientato interamente nel territorio della Regione Marche – molte scene nel territorio di Cingoli – grazie anche al supporto della Fondazione Marche Cultura-Film Commission.
L’approfondimento degli aspetti biblici e storici sono affidati ad autorevoli esperti tra i quali il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e il vescovo Nazzareno Marconi, biblista.
Ricorrono oggi, 9 aprile, i 699 anni dalla morte a Thane, in India, del frate minore francescano Tommaso da Tolentino. Per celebrare la ricorrenza proponiamo l'articolo scritto dal prof. Paolo Cicconofri, autore insieme a Carlo Vurachi e con la partecipazione fattiva di Franco Casadidio, del libro "Tommaso da Tolentino, storia di un francescano".
Si tratta della presentazione sintetica di quanto sarà contenuto nel libro che sarà pubblicato tra il prossimo autunno e l'inizio dell'inverno, dedicato alla figura del "Beato Tommaso".
In preparazione delle manifestazioni per celebrare i 700 anni nel 2021, nascerà a Tolentino un comitato che si occuperà di farsi promotore delle iniziative che porteranno alla celebrazione di questa particolare ricorrenza.
Di seguito l'articolo integrale a firma del prof. Paolo Cicconofri:
"È l'alba del 9 aprile del 1321. A Thane, in India, si conclude con il martirio l'avventura terrena del Frate Minore Tommaso da Tolentino.
Ed è davvero un'avventura la sua vita, perché il martirio pone fine a un'esistenza intensa e attiva come poche, da Francescano rigoroso e coerente in anni complessi e terribili; gli anni di Filippo IV il bello, di Celestino V, di Bonifacio VIII, dello scioglimento dell’Ordine dei Templari, della fine dei regni crociati in Terra Santa, di Giovanni XXII (quello de Il nome della rosa) per citare solo alcuni dei protagonisti e degli eventi.
Tommaso compare nella storia nel 1273, mentre si sta preparando il secondo Concilio di Lione, indetto dal Papa Gregorio X per il maggio 1274, quando giovane frate diciottenne si schiera in difesa della povertà assoluta nell'aspro confronto teologico e dottrinale che attraversa la Chiesa di Roma e l'ordine dei Frati Minori.
Confronto che poi nelle Marche diventa scontro anche per la presenza tra i rigoristi di frati prestigiosi come, Corrado da Offida, Pietro da Treia e Pietro da Fossombrone, il futuro Angelo Clareno.
Terminato il Concilio egli, insieme ad alcuni confratelli, resta fermo nelle sue opinioni e, mostrando grande “zelo per l’altissima povertà” e per la Regola che proviene da Cristo, a differenza degli altri frati, applica con rigore anche ciò che San Francesco aveva prescritto nel suo Testamento. Tommaso paga questa sua coerenza: i suoi confratelli lo condannano e lo imprigionano una prima volta per alcuni mesi nel 1275, poi, nel 1280, a vita, quasi sicuramente nei sotterranei del Convento di Forano di Appignano.
Dieci anni il nuovo Ministro Generale dei Frati Minori, Raimondo Gauffridi, dopo una diligente inchiesta, esprime il suo biasimo per i superiori della Provincia Marchigiana e lo fa liberare insieme a tutti i condannati, dicendo: «Volesse il cielo che noi tutti e tutto l’ordine fossimo considerati colpevoli di questo delitto!».
Tommaso parte missionario - siamo nel 1290 - con altri Francescani per il Regno di Cilicia, munito di lettere per il Re Aitone II.
Questi, che ammira i Francescani fino a vestirne l'abito, ne verifica il valore e la fedeltà alla Regola e nel 1292 gli affida importanti missioni diplomatiche presso il Papa e presso i Re di Francia e di Inghilterra.
Nel 1303 dalla Cilicia Tommaso si sposta a Tabriz, capitale della Tartaria persiana. Di lì torna in Europa nel 1307 e porta a Poitiers, sede papale di Clemente V, le lettere inviate in Europa dal Vescovo Francescano di Pechino Giovanni da Montecorvino.
Svolge la sua attività di Missionario in Persia fino al dicembre del 1320, quando parte alla volta della Cina, per raggiungere il suo Vescovo.
La morte, cui va incontro insieme ai suoi tre compagni - Jacopo da Padova, Demetrio da Tbilisi e Pietro da Siena - interrompe tragicamente quest'ultimo viaggio.
Qualche anno dopo Odorico da Pordenone ne trasla in Cina i resti e, inserendo nella sua Relatio il lungo racconto dei "Martiri di Tana" e dei miracoli da loro compiuti di cui è testimone, ne assicura una fama che durerà nei secoli.
Probabilmente nel 1350, il mercante pisano Giovannino di Ugolino da Pisa entra in possesso di una reliquia di Tommaso e la porta con sè in Italia. Tra la fine degli anni’50 e gli anni ’60 del trecento, la reliquia viene poi fatta arrivare a Tolentino dove verrà conservata nella Chiesa del convento di San Francesco quello in cui il giovane Tommaso si era formato ed era diventato Frate.
Nella chiesa gli viene dedicata una cappella dove verrà conservato, prima in un Reliquiario dorato in legno, poi dal 1725 in un reliquiario d’argento, il capo del Beato Tommaso.
Dal 1816 la reliquia verrà conservata nella Basilica Cattedrale di San Catervo.
La gloria del martirio e la reliquia favoriscono la nascita di una precoce tradizione iconografica, di una memoria ininterrotta e di un culto spontaneo, che viene sancito nel 1894 dalla beatificazione di Tommaso con decreto di Papa Leone XIII.
Vent'anni dopo, nel 1914, il culto del Beato Tommaso viene inserito alla data del 9 di aprile nel calendario liturgico della Diocesi di Tolentino e nei calendari liturgici dell'Arcidiocesi di Goa e della Diocesi di Damão in India, dove la memoria dei quattro Frati Minori era sopravvissuta per secoli e dove una chiesa era stata fondata nel luogo dove i martiri erano stati processati e dove l'11 aprile era stato ucciso il giovane frate Pietro da Siena.
Tra Tolentino e la lontana città di Thane si stabilisce così un legame, che, reso più forte dalla comune presenza di reliquie del Beato, si manifesta con la visita, nel 1964, del Vescovo di Macerata e Tolentino a Thane nei luoghi del martirio, e, nel novembre del 1965, con il pellegrinaggio dei Vescovi Indiani guidati dall’Arcivescovo di Bombay Cardinale Gracias, a Tolentino.
Oggi, a un anno dal compimento del settimo centenario del 9 aprile 1321, è pronto per le stampe un libro - Tommaso da Tolentino, storia di un francescano - in cui gli autori, Paolo Cicconofri e Carlo Vurachi, con la partecipazione fattiva di Franco Casadidio, ripercorrono la vicenda terrena di Tommaso e ricostruiscono la storia della memoria e del culto tra Italia e India, con l’augurio che il ricordo della tenace determinazione di questo santo concittadino sia di aiuto ai Tolentinati per superare le difficoltà del presente".
Da Recanati la cultura e l’intrattenimento, ai tempi del coronavirus, viaggiano sul web. Sono molte le iniziative organizzate dal Comune per valorizzare il patrimonio, per informare, per intrattenere e per approfondire temi d’interesse collettivo.
"In questi tempi di segregazione forzata non dobbiamo scoraggiarci ma anzi reagire e creare azioni positive che possano generare benessere per tutta la comunità. - ha dichiarato l’Assessora alla cultura Rita Soccio - Su questa scia che è nata l'idea del gruppo facebook #RecantiBellezzaInfinita che ancora una volta dimostra come la Cultura e la Bellezza siano nel DNA dei recanatesi. Anche il nostro polo bibliotecario A. Bonacci Brunamonti, con la mediateca e biblioteca si è convertito al digitale con offerte di letture e laboratori per tutte le età. Sono convinta che impegnandoci tutti insieme e facendo ognuno la propria parte, possiamo superare questo momento e dare un contributo importante per una crescita culturale e sociale di Recanati".
Una vasta offerta didattica e culturale recanatese che parte dalla nuova pagina Facebook #RecanatiBellezzaInfinita che mette in rete i migliori contributi di arte, letteratura, storia, design, proposti dalle tante associazioni culturali, enti, artisti e appassionati per far conoscere e riscoprire il grande patrimonio artistico culturale del territorio che già dalla sua apertura ha riscosso immediati consensi e migliaia di partecipazioni.
Dalla Mediateca parte un vero e proprio palinsesto con un’attenta programmazione di contenuti informativi e attività ludiche, creato sulla pagina Facebook “Mediateca Recanati” per grandi e picciniche ha preso il via questa settimana. La programmazione parte il lunedì con la rubrica dedicata ai più piccoli "#Stiamoacasa per creare!" dove vengono pubblicati dei tutorial che spiegano come realizzare dei lavoretti semplici e pedagogici da fare a casa con i bambini, in collaborazione con le maestre delle scuole dell'infanzia e delle primarie di Recanati.
Si prosegue il mercoledì con “Mi leggi una storia?" la pubblicazione di video con letture di storie e di racconti per bambini, in collaborazione con le librerie di Recanati.
Il venerdì si parla di arte con "Pillole d'Arte" con video relativi ad artisti, siti archeologici e archivi storici del patrimonio culturale. Nella migliore tradizione della Mediateca lo spazio di sabato è dedicato alle presentazioni dei libri con la rubrica "Ti presento il mio libro" dove tutti gli autori che hanno scritto un libro possono inviare un breve video di presentazione.
Nel frattempo un grande successo sta riscuotendo l’attività della Biblioteca di Recanati che grazie all'accesso gratuito online mette a disposizione del pubblico un grande patrimonio di ebook, quotidiani, audiolibri e periodici con una semplice iscrizione.
Nella pagina Facebook “Recanati Città dell'Infinito” si possono fare visite virtuali ai capolavori d’arte presenti nel Museo di Villa Colloredo Mels e partecipare ai giochi organizzati con i famosi dipinti come “CATturami” il laboratorio artistico ispirato al gatto del capolavoro dell'Annunciazione di Lorenzo Lotto.