Si è conclusa all'ospedale Murri di Fermo, nel pomeriggio di ieri, una complessa procedura di prelievo multiorgano, avviata nella notte e resa più difficile dalle avverse condizioni meteorologiche che hanno reso proibitivi gli spostamenti.
Le procedure sono iniziate il giorno precedente in Rianimazione dove è deceduto, per una gravissima emorragia cerebrale, il 56enne Priamo Palmieri, istruttore di tiro con l’arco e gioielliere di Pieve Torina
Dopo il sisma del 2016, Palmieri si era trasferito a Porto Sant'Elpidio (Fermo). Era un convinto sostenitore della donazione, specie dopo l'intervento al cuore a cui si era sottoposto ad Ancona e che gli aveva restituito la vita, ricorda una nota dell'Ast di Fermo.
La complessa macchina della donazione ha impegnato un team multidisciplinare: laboratorio analisi, neurologia e neurofisiopatologia, direzione medica ospedaliera di Fermo, il personale delle unità di chirurgia, urologia, nefrologia e dermatologia, l'anatomia patologica di Torrette di Ancona, il Centro tipizzazione tissutale di Milano.
La rete trapiantologica nazionale, coordinata a livello regionale dalla dottoressa Francesca De Pace e locale dalla dottoressa Daniela Fiore, allocava gli organi trapiantabili secondo una rigorosa e complessa lista di attesa nazionale. Alle 16:30 è terminato l'accertamento di morte.
Da lì è scattata una corsa contro il tempo: il prelievo era previsto per le 6 di mattina, ma alle 3 ha cominciato a nevicare pesantemente. Il personale di sala non ha esitato a partire alle 3:30 del mattino, nel timore di non arrivare in tempo.
Tre equipe chirurgiche si sono avvicendate nel prelievo di polmoni, fegato, reni e cornee. "Il dono è un gesto di solidarietà sociale, è uno di quei doveri che ci ricorda l'articolo 2 della Costituzione Italiana - osserva l'Ast -. La sanità diventa buona sanità quando incontra una eccellente società".
"Ed un'eccellente società è fatta dallo spirito di abnegazione di un team di giovani medici e infermieri che compiono il miracolo, durante una notte di neve, di moltiplicare la vita e da un uomo, un padre, uno sposo che decide, in vita, di diventare un donatore".
L'ipotesi è emersa nel corso della puntata di "Chi l'ha visto?", andata in onda mercoledì sera: potrebbero essere di Isabella Noventa, i resti umani scoperti da alcuni operai in una zona periferica di Marghera (Venezia), immersa tra capannoni e fabbriche.
Isabella Noventa scomparve nel nulla tra il 15 e il 16 gennaio 2016 e il suo corpo non venne mai ritrovato. Il processo per l'omicidio di Isabella si è chiuso a novembre 2020 con la sentenza di Cassazione che ha confermato le condanne di Freddy Sorgato, l'ex fidanzato della Noventa e l'ultimo ad averla vista ancora in vita, condannato a 30 anni di carcere insieme alla sorella di lui Debora Sorgato, entrambi condannati per omicidio volontario con l'aggravante della premeditazione, soppressione e distruzione di cadavere. Condannata a sedici anni e dieci mesi di reclusione invece Manuela Cacco, ex amante di Freddy, accusata di concorso negli stessi reati, atti persecutori e simulazione di reato.
I tabulati telefonici di Freddy Sorgato, mostrati nel corso del programma “Chi l’ha visto?” lo collocherebbero proprio il pomeriggio del 17 gennaio 2016, il giorno dopo la morte di Isabella, nei pressi del luogo del ritrovamento dei resti. Ora si attende l'esito dell'esame del Dna di quei resti (cranio, un femore, il bacino, alcune ossa della cassa toracica e della spina dorsale); il medico legale ha stimato che il corpo fosse lì da circa sette anni, compatibili proprio con il periodo in cui la 55enne di Albignasego (Padova) è scomparsa.
Freddy, quando venne posto in stato di fermo insieme alla sorella Debora, e all’amante, Emanuela Cacco, aveva parlato di un tragico incidente che provocò la morte di Isabella; aveva confessato di aver agito da solo ammettendo di aver gettato il corpo della donna nel fiume Brenta vicino casa. Le ricerche tuttavia non portarono ad alcun ritrovamento.
Secondo la ricostruzione della Procura invece le cose sono andate diversamente. Freddy e la vittima Isabella, quella sera di gennaio 2016, uscirono per una pizza per poi concludere la serata a casa del primo. Lì in casa, ad attendere la povera donna c’era la sorella di lui, Debora: la aggredì a colpi di martello in testa, mossa dalla gelosia per il rapporto che la vittima aveva con suo fratello, e dal timore che la stessa potesse beneficiare del suo denaro.
Sopraggiunse, probabilmente a delitto già concluso, la complice dei due, nonché amante di Freddy, Manuela Cacco: si infilò il piumino bianco della vittima per dirigersi insieme a Freddy nel centro di Padova, al fine di essere ripresa dalle telecamere di sorveglianza della città e fingersi lei. Fu Paolo Noventa, fratello della vittima, il primo a spiegare agli investigatori i suoi dubbi sui fotogrammi delle telecamere di videosorveglianza.
Nel ripercorrere i fatti a distanza di anni, non è possibile dimenticare un'altra tragedia che si consumò durante le ricerche di Isabella Noventa nel fiume Brenta, dove Freddy aveva indicato di aver gettato il corpo: proprio in quell'occasione perse la vita l'ispettore della polizia di Stato, sub del Centro Nautico e Sommozzatori della Spezia, Rosario Sanarico.
L'ispettore era uno dei sommozzatori più esperti che aveva partecipato a molti interventi, spesso in condizioni molto difficili, come i soccorsi per il naufragio della Costa Concordia. L'agente, di soli 53 anni marito e padre di due figli, rimase incastrato sott'acqua mentre stava scandagliando il fondale del fiume alla ricerca del corpo di Isabella.
Avventura a lieto fine per un'anziana affetta da Alzheimer allontanatasi dalla propria abitazione, a Jesi e salvata da due carabinieri.
Erano le 7:40 di questa mattina quando due militari dell'Aliquota Radiomobile della Compagnia carabinieri di Jesi, percorrendo una via centrale della città, hanno notato la pensionata che camminava, vestita con abiti leggeri nonostante il freddo pungente, impaurita e smarrita.
I due militari l'hanno fatta accomodare all'interno dell'autovettura di servizio, avendo cura di riscaldare bene l'abitacolo, e dopo averla rassicurata sono riusciti ad ottenere informazioni attraverso le quali è stato possibile rintracciare la figlia della donna, che la stava già cercando.
L'anziana, approfittando di un momento di distrazione, era uscita intorno alle 6:30 di casa, distante alcune centinaia di metri dal luogo del ritrovamento, e si era avventurata per le strade della città, senza una meta. Quando ha potuto riabbracciare la madre, la figlia ha ringraziato i due militari, sottolineando l'umanità e la gentilezza delle loro azioni.
Ancora truffe telematiche nel Fermano, che si sono concluse con 5 denunce da parte dei carabinieri. I militari di Montegranaro, al termine di indagini avviate dopo la denuncia presentata da un residente, hanno identificato e denunciato per truffa una 40enne della provincia di Caserta già nota per analoghi precedenti.
Aveva inviato degli sms aventi come mittente la banca di riferimento della vittima, con cui comunicava la presenza di operazioni fraudolente fornendo un link dove inserire dati della carta di credito per ottenere i rimborsi. La vittima ingenuamente ha fornito i dati richiesti per ben sei volte, non accorgendosi di aver operato sei bonifici per un totale di 600 euro a vantaggio della truffatrice.
Altra truffa a Porto San Giorgio dove i carabinieri della Stazione hanno individuato e denunciato un 23enne originario di Fermo, con altri precedenti di polizia. Aveva eseguito svariate giocate virtuali in un centro scommesse, accumulando in poco tempo un debito di 22mila euro. Quando il gestore lo ha invitato a saldare, il giovane ha simulato di effettuare un bonifico al telefono di 30mila euro, chiedendo di continuare a giocare. Ma si trattava di un raggiro.
Ancora a Montegranaro i militari hanno denunciato un 45enne dell'Umbria e un marocchino 40enne, entrambi noti alle forze dell'ordine, che avevano messo in piedi la truffa del Postamat. Simulando interesse per l'acquisto di merce sul sito 'Subito.it', hanno indotto la vittima a versare sul loro conto 1.700 euro, mentre era convinta di ricevere quella somma sul suo conto Poste.
A Monte Urano i carabinieri hanno denunciato un uomo del posto, con precedenti. Aveva incassato fraudolentemente circa 800 euro quali premi assicurativi per finte polizze auto che lui stesso aveva proposto alle vittime.
Sempre a Montegranaro altra truffa subita da un 20enne che aveva versato la caparra per l'affitto di un appartamento per universitari a Perugia, circa 300 euro senza poi ottenere quanto pattuito (tutto svoltosi su messaggistica Facebook). I militari hanno approfondito; dietro la truffa c'era un milanese classe 1977, che non si è era presentato a un appuntamento concordato a Perugia, rendendosi irreperibile.
Nuovo ribaltamento in Cassazione per un'altra delle sentenze emesse sulla vicenda delle cosiddette 'spese facili' in Consiglio regionale Marche tra il 2008 e 2012: in questo caso la Suprema Corte ha annullato il verdetto di condanna emesso nell'ottobre 2021 a carico dell'ex vice presidente dell'Assemblea legislativa Giacomo Bugaro e dell'ex presidente della Regione Gian Mario Spacca ai quali erano stati inflitti rispettivamente un anno e mezzo, e un anno e 8 mesi di reclusione per peculato, pena sospesa, dalla Corte d'appello di Perugia.
La Cassazione ha rinviato gli atti alla Corte d'appello di Firenze per un nuovo procedimento. Ancora non si conosce la motivazione. Nel procedimento, in cui si contestava l'utilizzo di fondi pubblici per attività non prettamente legate a quella consiliare dei Gruppi, dopo lunghe e articolate indagini della Guardia di Finanza coordinata dalla Procura di Ancona, erano stati chiamati in causa 60 ex consiglieri e addetti ai Gruppi.
Nella prima tornata procedimentale, davanti al gup, in 55 avevano scelto il rito ordinario e cinque l'abbreviato tra cui Spacca e Bugaro, e altre tre persone poi assolte in seguito. Per i primi 55 il proscioglimento decretato dal gup era stato annullato dalla Cassazione, dando vita a un nuovo procedimento poi 'spezzettato' tra rito ordinario e abbreviati, questi ultimi conclusi tra assoluzioni e una prescrizione.
Per Spacca e Bugaro, assoluzioni in primo grado e in appello ad Ancona, revoca parziale dell'assoluzione in Cassazione, nuova condanna nell'appello bis di Perugia per spese residue ammontanti a qualche centinaia di euro (ad esempio per Bugaro erano spese postali e convegni) e, infine, revoca della condanna in Cassazione. Ora atti alla Corte d'appello di Firenze per entrambi, difesi dagli avvocati Maurizio Barbieri e Davide Toccaceli di Ancona; al momento, confermano i legali, non si conosce ancora la motivazione del verdetto.
Chiesti due ergastoli dalla Procura di Ancona per i presunti killer di Marcello Bruzzese, ucciso la sera di Natale del 2018 a Pesaro, fratello del pentito di 'ndrangheta Girolamo. Girolamo Bruzzese è un ex affiliato della famiglia Crea, che si è ribellato, sparando al boss, per poi diventare collaboratore di giustizia. Viveva a Pesaro con la sua famiglia sotto copertura. I killer hanno ucciso il fratello che era il più vicino a lui, viveva nella sua stessa città. Lo hanno fatto scaricandogli addosso due caricatori il pomeriggio del 25 dicembre nel centro della città, attendendo nel garage dove sapevano fosse custodita la sua automobile. La requisitoria di ieri in Corte d'Assise di Appello a Pesaro è durata circa 5 ore, in un processo a porte chiuse con rito abbreviato. Sono stati ripercorsi i movimenti dei presunti killer, il contesto e i motivi dell' omicidio. È stato spiegato che il delitto è maturato come un favore alla cosca dei Crea, che non aveva mai perdonato Girolamo Bruzzese. Gli imputati sono i calabresi Michelangelo Tripodi, di 43 anni, e Francesco Candiloro, pasticcere a Brescia; erano collegati, insieme al collaboratore di giustizia, da remoto con l'aula del Tribunale di Ancona.Entrambi si dicono estranei ai fatti. L' udienza è stata rinviata al 9 marzo per le parti civili. Sentenza probabile l'8 maggio.
Metadone e taglierino in metallo nell'auto: denunciato 44enne. Controlli della polizia ieri in piazzale Kennedy ad Ancona. Gli agenti hanno riconosciuto un uomo, già noto alle forze dell'ordine, mentre era a bordo di un'auto ferma con il motore acceso. Una volta salita una seconda persona, l'auto è ripartita velocemente.
I poliziotti sono riusciti immediatamente a intercettare i due sospetti. Visti i precedenti del 44enne alla guida della vettura, gli agenti hanno effettuato un’ispezione del veicolo: all’interno di uno zaino hanno rinvenuto due flaconi di metadone, uno semi vuoto e uno pieno, insieme a un taglierino in metallo, dalla lunghezza complessiva di 22.5 cm con lama di 10 cm.
Dagli accertamenti effettuati risultava che il proprietario dello zaino, era già conosciuto ai poliziotti per numerose violazioni del foglio di via dal Comune di Porto Recanati e di due avvisi orali. È stato denunciato per detenzione di lieve entità e porto di armi o oggetti atti ad offendere.
Resta in prognosi riservata il 12enne di Montesilvano (Pescara) ricoverato nella Rianimazione pediatrica del Salesi, ad Ancona, dopo essere rimasto ferito cinque giorni fa nel tragico incidente sull'A14 a Grottammare in cui sono morti il padre Andrea Silvestrone, la sorella di 14 anni e il fratellino di 8 anni.
I controlli clinico-strumentali post operatori, da parte dei chirurghi maxillo-facciali, confermano la stabilizzazione delle fratture e il ripristino della eumorfia del volto."I medici dell’Anestesia e Rianimazione Pediatrica stanno iniziando le manovre di alleggerimento delle sedazioni", si legge in nota della direzione sanitaria del Salesi.
Grave incidente sulle campagne di Polverigi, nell’Anconetano. I Vigili del fuoco sono intervenuti, alle ore 13.00 circa, a Polverigi in Via Marconi a causa del ribaltamento di un trattore agricolo. Per cause in fase di ricostruzione, il mezzo si e rovesciato diverse volte lungo il campo dove stava lavorando.
La squadra di Ancona in collaborazione con i sanitari del 118 ha provveduto a estrarre il conducente del trattore, il quale insieme ad un’altra persona sono stati trasportati dall’eliambulanza presso il pronto soccorso di Torrette di Ancona per accertamenti. Successivamente i vigili del fuoco hanno provveduto alla messa in sicurezza dell’area dell’intervento.
Pakistani lavoravano nei campi nel Sud delle Marche con turni massacranti, senza interruzioni e fruizioni di pausa pranzo, riposi festivi e settimanali, dietro l'erogazione di un compenso (in gran parte dei casi corrisposto "in nero" per occultare gli effettivi orari di servizio) ben al di sotto del salario minimo previsto dal contratto nazionale di categoria.
Lo hanno scoperto i finanzieri del Comando provinciale di finanza di Ancona con l'operazione "Country workers": sotto l'egida della Procura di Fermo, hanno concluso un'indagine di polizia giudiziaria per stroncare un "radicato fenomeno di sfruttamento illecito della manodopera irregolare" che coinvolgeva una cinquantina di lavoratori impiegati in una decina di aziende; a gestirlo sarebbe stato un imprenditore di origine pakistana, domiciliato a Fermo, a carico del quale è stata applicata la custodia cautelare in carcere.
Altre 12 persone sono state denunciate a vario titolo. Il presunto caporale, secondo l'accusa, per fornire manodopera a basso costo a imprese agricole, arruolava connazionali in evidente stato di bisogno - poiché irregolari in Italia o regolari ma con la necessità di lavorare per garantirsi i mezzi necessari per rinnovare o ottenere il permesso di soggiorno e per mantenere propri familiari - destinandoli a lavoro in condizioni di sfruttamento.
Le indagini, eseguite dal Gico del Nucleo di Polizia economico finanziaria di Ancona, sono scaturite dall'esame di movimentazioni bancarie sospette: l'arrestato avrebbe anche preteso da ogni operaio una quota giornaliera di 5 euro per spese di trasporto e consumo del carburante; quando non erano al lavoro nei campi, i braccianti erano costretti a dimorare in abitazioni fatiscenti.
In base alle indagini, la Procura ha richiesto e ottenuto la misura cautelare eseguita. Il provvedimento interviene nella fase delle indagini preliminari ed è basato su imputazioni provvisorie che dovranno trovare riscontro in dibattimento e nei successivi gradi di giudizio, nel rispetto della presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva.
Un 40enne di Fermo è stato raggiunto dal provvedimento del divieto di avvicinamento all'ex compagna, poiché accusato di maltrattamenti. È stata immediatamente attivata la procedura "Codice rosso" vista la reiterazione delle violenze e la minaccia di gesti più gravi, avvenuta dopo la fine della relazione.
Al momento in cui è stata sporta querela, sarebbe inoltre emerso che alcuni episodi si erano già verificati prima che il rapporto tra i due terminasse. La donna si era già rivolta sia ai carabinieri sia alla polizia vista la ripetizione di tali minacce e insulti da parte dell'ex compagno attraverso chiamate e messaggi e, in alcune occasioni, avvenuti anche in presenza del figlio minorenne.
Un cuoco di 50 anni, di origine albanese, è stato arrestato subito dopo essere sbarcato nel porto di Ancona perché trovato in possesso di 5 chili di eroina nello zaino. Nell'udienza di convida di ieri nel carcere di Montacuto dove è attualmente detenuto con l'accusa di detenzione di sostanza stupefacente ai fini dello spaccio, ha ammesso al gip la sua responsabilita: l'uomo, incensurato, avrebbe dovuto consegnare la droga a qualcuno al suo arrivo ad Ancona.Il 50enne aveva insospettito i finanzieri durante i consueti controlli antidroga poiché sceso da un' imbarcazione proveniente dall'Albania con solo un piccolo zainetto. All'interno i militari hanno rinvenuto un contenitore contenente un pezzo di eroina non suddivisa in dosi.
Questo pomeriggio un 32enne è precipitato dal balcone di un appartamento posto al quarto piano di una palazzina in via Pellegrino Tibaldi, a Macerata. I fatti si sono verificati intorno alle 16:45.
Sul posto sono immediatamente intervenuti i sanitari del 118 con un'ambulanza e un'automedica che, constatati i vari traumi riportati dal giovane uomo dopo un volo di oltre dieci metri, hanno richiesto il supporto dell'elisoccorso, proveniente da Ancona.
Il 32enne è stato, quindi, trasferito d'urgenza all'ospedale regionale di Torrette. Saranno le indagini degli agenti della Polizia di Stato, presenti con una volante, a stabilire se si sia trattato di un gesto volontario o di un incidente.
Maxi truffa sul Superbonus 110%. I finanzieri della tenenza di Camerino, unitamente ai carabinieri del reparto operativo - nucleo investigativo - coordinati dalla Procura di Macerata, hanno smantellato un'associazione a delinquere dedita alle truffe nel settore dell’edilizia: una famiglia di quattro persone e tre professionisti gestivano un sistema di truffe in materia di bonus edilizi (110%, ecobonus e sismabonus) per un valore di circa 4,8 milioni di euro in crediti fittizi individuati.
A presentare l’operazione il procuratore di Macerata Giovanni Fabrizio Narbone, il comandante provinciale dei carabinieri Nicola Candido con il tenente colonnello Massimiliano Mengastini, congiuntamente con il comandante provinciale della guardia di Finanza Ferdinando Falco e il comandante della tenenza di Camerino Elia Mascolo.
“Questo è il primo importante passo di un’operazione importante nel nostro territorio – esordisce il procuratore Narbone, primo a prendere la parola – . Un’operazione che è stata possibile grazie alla perfetta sinergia e armonia fra i due corpi di polizia giudiziaria, i quali hanno messo in campo le proprie competenze specifiche garantendone il successo”.
L’operazione era infatti originata dal nucleo investigativo dei carabinieri che stavano già indagando sulla famiglia a seguito di precedenti risalenti allo scorso 2019 per il reato di estorsione ai danni di un’azienda abruzzese che operava nel Maceratese. Durante le indagini i lavori si sono incrociati con quelli della GdF, portando alla decisione di collaborare per fermare l’attività illecita dell’associazione criminale.
“Man mano che le indagini andavano avanti ci si era resi conto di quelle che erano le finalità del gruppo – racconta il colonnello Candido - e, grazie al coordinamento della Procura di Macerata, si è fatto ricorso all’ausilio della Guardia di Finanza e alle sue competenze specifiche con cui è stato possibile approfondire gli aspetti fiscali della nostra indagine”.
“Da lì si è agito congiuntamente e si è riusciti a mettere insieme le risultanze autonome per ottenere un risultato operativo interessante – continua il comandante provinciale dei carabinieri - ciò che potevamo fare nel nostro ambito veniva integrato dagli accertamenti fiscali dei colleghi e il tutto ha consentito di ricostruire il quadro al completo e di interrompere l’azione criminale, la quale abbiamo scoperto essere molto viva sul territorio”.
Al centro del gruppo criminale c’era una famiglia di quattro persone di origini albanesi, ma residente a Tolentino: il dominus dell’operazione, 31enne con una lunga lista di precedenti, la moglie e la sorella, le quali avevano il ruolo di prestanome e intermediarie, e la madre, mente dietro le truffe con una laurea in Economia e Commercio conseguita in Albania.
Denunciati anche tre professionisti, complici della famiglia, che si occupavano della parte burocratica dell’attività fraudolenta: un architetto 66enne di Martinsicuro, un ex-commercialista di Tolentino (già radiato dall’albo e avvezzo all’attività criminale) e un consulente del lavoro (anch'egli tolentinate. Con l’ausilio dei tre professionisti, la famiglia gonfiava e falsificava le fatture rilasciate per lavori nel campo dell’edilizia, riuscendo a sfruttare i benefici delle norme vigenti e appropriandosi indebitamente di ingenti somme di denaro.
“Come Guardia di Finanza eravamo partiti con un’analisi di intelligence su tutto il territorio della provincia – spiega il comandante Falco - . In particolare abbiamo cercato di contrastare eventuale infiltrazioni criminali nell’economia legale della provincia nell’ambito della ricostruzione post sisma e in materia di superbonus 110%, ecobonus e sismabonus”.
“Siamo arrivati a Tolentino dove abbiamo individuato il sodalizio dedito ai lavori edilizi – continua il comandante provinciale della GdF - . Gli importi risultavano particolarmente considerevoli e c’era una forte discrepanza fra quanto dichiarato dalla famiglia nella denuncia dei redditi e la ricchezza manifesta. Abbiamo dunque avviato i relativi controlli ricostruendo la rete di truffe grazie anche ai dati fornitici dai carabinieri”.
“Il modus operandi consisteva nel gonfiare ampiamente le fatture dei lavori edilizi rispetto ai costi effettivi dei lavori eseguiti – conclude il colonnello Falco - . Questo, previo visto di conformità del commercialista e del consulente del lavoro conniventi, le false fatture venivano inserite nel portale dell’agenzia delle entrate, facendo maturare loro dei crediti fittizi che venivano conseguentemente monetizzati e riciclati e autoriciclati in immobili, gioielli e beni di lusso vari. Siamo così arrivati a oltre 2 milioni di crediti sequestrati”.
Per lavori da 300mila euro, dichiaravano fatture da un milione, ottenendo la differenza come credito per il superbonus, immediatamente monetizzato e reinvestito. Se un palazzo aveva 10 finestre, ad esempio, grazie all’aiuto dell’architetto ne facevano risultare 50 e le fatture lievitano. Gli altri due professionisti facevano in modo che le carte finissero nel cassetto fiscale e facevano ottenere il credito alla famiglia.
Eseguite sette ordinanze di misure cautelari nei confronti di altrettante persone, di cui 2 finite in carcere e 5 agli arresti domiciliari. Disposto il sequestro del profitto dei reati contestati per oltre 2.750.000, nonché numerosi immobili, ritenuti frutto degli illeciti ipotizzati.
Sono state, inoltre, eseguite numerose perquisizioni personali e domiciliari che hanno portato al sequestro da parte delle forze dell’ordine di: 10 fabbricati, 12 terreni, quattro autovetture, oggetti di lusso fra cui orologi rolex e gioielli preziosi, 13 quadri (di cui alcuni di grande valore), denaro contante e un assegno per circa 30.000 euro. Ancora in corso i lavori di indagine delle forze dell’ordine per recuperare la refurtiva mancante e nei confronti delle altre società facenti capo al sodalizio.
I reati ipotizzati vanno dal trasferimento fraudolento di valori al riciclaggio, all’autoriciclaggio e all’associazione per delinquere. A finire in carcere sono stati colui che è ritenuto a capo dell’organizzazione, un imprenditore 31enne di Tolentino e un professionista 66enne di Martinsicuro.
Agli arresti domiciliari sono finiti, invece: la madre, la sorella e la moglie del capo dell’organizzazione (e due professionisti) anch’essi residenti a Tolentino, uno dei quali risultava già radiato dal proprio albo professionale.
False ristrutturazioni mai iniziate approfittando del bonus facciata. Gli agenti della Guardia di Finanza di Ascoli hanno eseguito ieri quattro ordinanze di custodia cautelare a carico di altrettanti professionisti del settore: ammonterebbe a circa 900mila euro la truffa aggravata ai danni dello Stato.
Dal monitoraggio degli edifici, che sarebbero stati oggetto di lavori di ristrutturazione e già conclusi sulla carta, è emersa, invece, la materiale inesistenza dell’esecuzione degli stessi. Sono in corso ulteriori accertamenti anche sulla base del materiale sequestrato nel corso delle perquisizioni, volti alla completa ricostruzione dei fatti reato e dell’esatto ammontare dei crediti indebitamente maturati.
La Procura picena, per il pericolo di inquinamento delle prove e di reiterazione del reato, ha disposto misura la cautelare in carcere a carico di un amministratore di condominio e di un imprenditore edile; gli arresti domiciliari nei confronti del professionista che ha curato la progettazione e la direzione dei lavori, e la misura interdittiva nei confronti dell’altro professionista che ha predisposto le pratiche burocratiche, attestato falsamente l’avvenuta esecuzione dei lavori e rilasciato i certificati di collaudo e i visti di conformità. Si tratta di professionisti del settore che risiedono a San Benedetto del Tronto.
I carabinieri della Stazione di Tolentino hanno individuato e denunciato all’autorità giudiziaria i responsabili di una truffa ai danni di una donna del posto. Si tratta di un uomo residente in Lombardia e di un romano, con precedenti per analoghi reati.
L’estate scorsa la donna aveva messo in vendita un oggetto di arredo sul portale e-commerce Subito.it con la richiesta di 500 euro; era stata poi contattata telefonicamente da una persona interessata all’acquisto che, raggirandola, l’aveva invitata a recarsi presso uni sportello Atm Postamat.
Il truffatore ha convinto la vittima che, inserendo dei codici da lui indicati, avrebbe ricevuto il pagamento pattuito. Seguendo le indicazioni telefoniche abilmente fornitegli con modi garbati e decisi dall’interlocutore, la signora ha effettuato undici operazioni di ricarica da 250 euro su due poste-pay per un totale di 2750 euro.
Le successive indagini hanno consentito di individuare gli autori del reato e titolari delle carte in cui erano confluite le ricariche. Inoltre , nell’ambito dei servizi finalizzati alla prevenzione delle cosiddette stragi del sabato sera, alle 1.00 circa di domenica a Tolentino, i militari dell’aliquota radiomobile hanno controllato un’auto con a bordo due giovani residenti in zona, uno dei quali è risultato in possesso di una dose di hashish e di un manganello telescopico estensibile, il cui porto è vietato dalla normativa ovvero la legge 110 del 1975.
Il ragazzo è stato pertanto denunciato all’autorità giudiziaria e segnalato alla Prefettura di Macerata come assuntore di sostanza stupefacente.
Il Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Macerata, durante il 2022 ha individuato 206 aziende operanti in diversi settori produttivi della provincia maceratese, dall’agricoltura, all’edilizia, alla logistica e alla ristorazione, che sono risultate irregolari.
La costante azione di contrasto al lavoro sommerso, che danneggia i lavoratori, ai quali vengono negati i diritti assistenziali e previdenziali, e penalizza le aziende che rispettano le regole costrette a fronteggiare la concorrenza sleale degli operatori che intendono abbattere illegalmente i costi di gestione del personale, ha consentito di individuare 122 lavoratori “in nero” e 589 irregolari.
Sono state 21 le attività imprenditoriali temporaneamente sospese per aver impiegato manodopera irregolare in misura superiore al 10% del totale dei lavoratori presenti; in alcuni casi la percentuale di lavoratori "in nero" riscontrata è stata pari al 100%.
Sono state 45 le attività imprenditoriali temporaneamente sospese, per le gravi violazioni in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro. In alcuni casi le violazioni riscontrate erano gravi a tal punto da dover intervenire, in accordo con la Procura della Repubblica di Macerata, al sequestro preventivo delle unità operative, al fine di inibire il protrarsi delle violazioni.
Per le irregolarità riscontrate sono state contestate, complessivamente, sanzioni amministrative e ammende per oltre 1 milione di euro. Per 45 imprenditori è scattata la denuncia all'autorità giudiziaria per non aver rispettato gli obblighi della formazione e informazione, nonché la sorveglianza sanitaria dei lavoratori dipendenti. In alcuni casi si è proceduto al deferimento degli imprenditori che avevano tentato di attestare falsamente, con la complicità di compiacenti professionisti, la formazione dei lavoratori di fatto mai effettuata.
Sono 12 i titolari di azienda segnalati all'autorità giudiziaria per l'impiego di lavoratori "clandestini" e per il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Le indagini, scaturite dall'approfondimento investigativo sulle domande di emersione presentate ai sensi del regolamentato "Decretro Rilancio", hanno consentito l'individuazione di numerose domande di emersione presentate da datori di lavoro privi dei requisiti necessari, dietro la corresponsione di somme importanti elargite dai cittadini stranieri.
Il Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro dei carabinieri di Macerata è stato impegnato, inoltre, nel contrasto del fenomeno del "caporalato", svolgendo una costante attività preventiva e repressiva di contrasto al fenomeno dello sfruttamento del lavoro e dell’intermediazione illecita massimizzando lo sforzo operativo nei settori ritenuti particolarmente sensibili e interessati.
Le indagini di polizia giudiziaria, coordinate dalla Procura della Repubblica di Macerata, hanno consentito di deferire 11 persone per violazioni penali in materia di lavoro, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.
Durante le indagini sono stati individuati 96 lavoratori, impiegati in condizioni di sfruttamento, dai "caporali" che, con continue vessazioni e minacce, si sono approfittati del loro stato di bisogno sottopagandoli ed esponendoli a gravi rischi per la loro salute.
I risultati dell’azione investigativa nel settore dello sfruttamento del lavoro sono frutto anche di una lunga e non facile opera di sensibilizzazione che il personale specializzato del Nil Carabinieri, con la collaborazione dell’Arma territoriale, ha posto in essere da tempo all’interno delle comunità delle etnie oggetto di sfruttamento. Importantissima e fondamentale è infatti la collaborazione dei cittadini e dei lavoratori sfruttati, per questi ultimi, se stranieri, è prevista anche la tutela del rilascio del permesso di soggiorno per "casi speciali".
Nel 2022 a seguito dell’attività d’indagine eseguita in accordo con la Procura della Repubblica di Macerata, sono stati concessi 31 permessi di soggiorno a lavoratori stranieri sfruttati, documento che ha consentito loro l’inizio di una nuova vita lavorativa riuscendo a garantire loro assistenza e protezione con l’ausilio anche delle organizzazioni di volontariato. Complessivamente sono stati adottati 5 provvedimenti di amministrazione giudiziaria, 7 sequestri preventivi e 2 misure cautelari interdittive.
Lavoratori in nero e mancato rispetto delle norme di sicurezza: il Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Macerata nelle scorse settimane ha eseguito una serie di controlli presso cantieri edili siti nel cratere della ricostruzione post-sisma, procedendo alla sospensione dell'attività imprenditoriale di 5 unità operative.
Nello specifico sono state controllate 8 aziende ed elevate 27 prescrizioni relative a violazioni in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro: l’omessa visita medica dei lavoratori, l’omessa consegna dei dispositivi individuali di protezione, l’omessa informazione dei lavoratori, l’impiego di manodopera irregolare, utilizzo di andatoie destinate al trasporto di materiali con larghezza non conforme, l’omessa redazione del Pimus (piano montaggio uso e smontaggio del ponteggio), l’omessa difesa delle aperture atte ad impedire cadute nel vuoto.
I comuni interessati sono stati Tolentino e Visso. Proprio a Visso, unitamente a personale della locale stazione dei carabinieri, è stato sorpreso al lavoro ed identificato, nonostante un tentativo di fuga, un lavoratore in nero risultato privo del permesso di soggiorno per poter svolgere attività lavorativa.
Investito da un'auto mentre attraversa sulle strisce pedonali: 70enne trasportato all’ospedale. È quanto accaduto, intorno alle 13:40 di oggi lungo via Roma, nei pressi del bar Nino a Macerata.
Ancora da chiarire l'esatta dinamica di quanto avvenuto, la cui ricostruzione spetterà agli agenti della polizia locale. Alla guida della vettura un 63enne che non è riuscito ad evitare l’impatto
Immediato l'arrivo sul posto del118, intervenuto sul posto con un'ambulanza medicalizzata, che ha prestato al ferito le prime cure del caso, per poi disporne il trasferimento all'ospedale cittadino per via dei traumi riportati a seguito dell'impatto con il veicolo in corsa.
"Sono vostro nipote, nonni aiutatemi!". Così un uomo di 40 anni, origini napoletane, ha truffato una coppia di anziani coniugi di Porto San Giorgio lo scorso settembre, tramite una chiamata telefonica in cui asseriva di essere il loro nipote. La Squadra Mobile di Fermo ha identificato l'autore dopo mesi di ricerche.
IL FATTO - Il "finto nipote" diceva di aver effettuato un acquisto on-line e di aver pagato solo una parte della somma, prospettando ai "nonni" di lasciare in pegno dei preziosi ad un corriere. Contemporaneamente alla chiamata sull'utenza fissa i coniugi hanno ricevuto anche una chiamata sull'utenza mobile, strategia finalizzata - verosimilmente - a tenere impegnati i due anziani ed evitare che contattassero altre persone.
Dopo pochi minuti è giunto nell'abitazione della coppia un uomo che ha prelevato i gioielli, per un valore di circa 2.000 euro. Solo dopo alcune ore i due anziani hanno compreso di essere stati truffati e contattato le forze dell'ordine.
La Squadra Mobile è intervenuta sul posto e accertato l'assenza di impianti di video sorveglianza presso l'abitazione, ma ha visionato tutti i filmati registrati dagli impianti delle vie limitrofe, individuando il veicolo utilizzato dai malfattori per la truffa, una utilitaria noleggiata in provincia di Napoli. Identificato chi lo aveva noleggiato e il transito dalla Campania alle Marche.
È stato inoltre ricostruito il percorso effettuato dall'uomo identificato quale autore della truffa grazie ad una telecamera di videosorveglianza nella stazione di servizio dove aveva fatto rifornimento a Fermo. Su delega dell'autorità giudiziaria, gli investigatori hanno effettuato una perquisizione domiciliare a carico dell'uomo, sequestrando i suoi cellulari.
Il responsabile ha infine ammesso di avere commesso la truffa. L'indagato, di origine napoletana, di circa 40 anni, risulta già gravato da precedenti di polizia per truffe commesse con le medesime modalità.