Uccisa a martellate, l’assassino di Carol Maltesi chiede il rito abbreviato. Il 13 ottobre la decisione sull’istanza
La difesa di Davide Fontana ha depositato la richiesta di rito abbreviato per il suo assistito, assassino reo confesso della giovane mamma Carol Maltesi, con la quale l’uomo aveva avuto una breve relazione. L’ex bancario è detenuto nel carcere di Busto Arsizio, con l’accusa di omicidio volontario, distruzione di cadavere ed occultamento, sevizie e crudeltà. Il 13 ottobre prossimo presso il Tribunale di Brescia si celebrerà l’udienza in cui si deciderà sull’istanza. La richiesta dei difensori punta ad escludere le aggravanti e quindi ad ottenere uno sconto di pena pari ad un terzo della condanna.
L’atroce delitto aveva sconvolto tutta Italia per la sua efferatezza. Carol 26 anni, originaria di Varese ma residente nel milanese, è stata uccisa a gennaio di quest’anno. La giovane aveva comunicato al Fontana la decisione di lasciare il comune di Rescaldina dove entrambi vivevano, vicini di casa, per trasferirsi in Veneto ed essere così più vicina al suo bimbo di 6 anni, avuto da una precedente relazione.
L’uomo che non si era rassegnato alla fine di quel rapporto, la uccise colpendola ripetutamente in testa con un martello. Ha quindi sezionato il corpo in 15 parti e lo ha conservato nel frigorifero per mesi, durante i quali, impossessatosi del cellulare della vittima, rispondeva ai messaggi dei suoi amici e dei genitori per tranquillizzarli. Infine ha deciso di disfarsi del corpo mettendolo in 4 sacchi di plastica gettati in un dirupo in montagna, nel Comune di Borno, località dallo stesso conosciuta poiché vi trascorreva le vacanze in gioventù, dove vennero ritrovati.
Il giudizio abbreviato richiesto dai legali di Fontana è un procedimento speciale alternativo al giudizio ordinario. Di fatto, con questo rito l’imputato rinuncia alla fase del dibattimento, ed il processo viene definito in sede di udienza preliminare allo stato degli atti. In virtù di ciò è previsto per i delitti uno sconto di pena pari ad un terzo. La legge 33/2019 ha riformato i requisiti di ammissibilità di questo rito : dall’aprile 2019 il rito abbreviato non è più ammesso per i delitti puniti con l’ergastolo. Per l' omicidio, è previsto l’ergastolo quando ricorrano delle aggravanti e negli altri casi ex articolo 577 codice penale.
Verosimilmente, soltanto attraverso la dichiarazione dell’incapacità di intendere e di volere la difesa potrebbe riuscire nel tentativo di far escludere le aggravanti, mentre i legali dell’accusa certamente insisteranno proprio sulla premeditazione, le sevizie e la crudeltà.
Per le famiglie delle vittime, la richiesta dei riti premiali, la concessione degli sconti di pena, è comprensibilmente irrispettosa ed offensiva della memoria dei loro cari.
In tal senso ha manifestato tutto il suo sconforto e la sua rabbia la madre di un’altra giovane vittima uccisa barbaramente da suo marito. Giulia Galiotto è stata uccisa a Sassuolo nel 2009: l’uomo l’ha attirata nel garage dei genitori di lui e lì l’ha colpita alla testa, fracassandole il cranio con una pietra, per poi gettarla in un fiume, inscenarne il suicidio e crearsi un alibi con depistaggi e bugie. Bugie che tuttavia, sono durate molto poco, sino alla confessione e poi all’arresto.
All’assassino con sentenza emessa nel 2013 "non è stata riconosciuta la premeditazione” (aggravante ndr) ha raccontato Giovanna, la mamma di Giulia, intervistata da Fanpage nel 2019, “nonostante abbia compiuto una serie di azioni articolatissime subito dopo l'omicidio per inscenare il suicidio".
Condannato a 19 anni e 4 mesi confermati in Cassazione, ha ottenuto di scontare i suoi ultimi tre anni in regime di semilibertà: dopo neppure 13 anni di carcere (dal 2009), da febbraio di quest’anno si trova in prova ai servizi sociali. Per lui un nuovo lavoro ed una nuova vita. Quella che Giulia, come Carol, come tutte le altre vittime, non potranno più avere.
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