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Ndrangheta, nuovo giro di affari nel nord Italia. Coinvolta la cosca Arena-Nicoscia

Ndrangheta, nuovo giro di affari nel nord Italia. Coinvolta la cosca Arena-Nicoscia

Complesse indagini dirette dalla Dda di Venezia contro le infiltrazioni della 'ndrangheta, che vedono impegnati oltre 40 militari ed agenti della Guardia di Finanza e della Direzione Investigativa Antimafia, hanno portato la DIA e i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Verona ad eseguire quattro misure cautelari e a sequestrare beni per un valore di oltre 9 milioni di euro nelle province di Verona, Mantova e Trento.

Tre soggetti, cui sono contestati reati tributari con l’aggravante del metodo mafioso,  sono stati portati in carcere ed il quarto è stato sottoposto ad obbligo di dimora presso il comune di residenza.

Elementi probatori concreti emersi nel corso delle indagini hanno messo in luce la contiguità con la ‘ndrangheta di alcune imprese operanti nel settore dell’edilizia in Veneto ed in Emilia Romagna. L’operazione ha fatto emergere una capillare attività di riciclaggio di denaro per la cosca Arena-Nicoscia di Isola Capo Rizzuto in provincia di Crotone: tramite una società venivano emesse fatture false per operazioni inesistenti, di cui erano beneficiarie imprese riconducibili agli esponenti della criminalità organizzata calabrese, operanti tra il Veneto e l’Emilia Romagna.

Numerose sono le investigazioni che negli ultimi anni hanno rilevato l’infiltrazione della 'ndrangheta nel tessuto imprenditoriale, spostando l’organizzazione criminale in quella “zona grigia” in cui gruppi di professionisti ed imprenditori, in virtù della loro posizione e dei loro contatti, procacciano agevolmente sostegni finanziari e “strade aperte” a nuove iniziative imprenditoriali.

Si pensi una su tutte, all' inchiesta che nel maggio 2017 portò all’ operazione interforze "Johnny": 68 furono gli arresti. Le indagini hanno documentato il fenomeno delle infiltrazioni della 'ndrangheta sul centro di accoglienza per migranti di Isola Capo Rizzuto. Un intreccio tra ndrine e colletti bianchi che ha fatto emergere il controllo mafioso, per almeno un decennio, di tutte le attività imprenditoriali connesse al funzionamento dei servizi di accoglienza del C.A.R.A.( centro accoglienza per i richiedenti asilo)  “Sant’Anna”.  Su 103 milioni di euro di fondi Ue, che lo Stato ha girato dal 2006 al 2015 per la gestione del centro dei richiedenti asilo, 36 sono finiti alla cosca degli Arena. Tra l'altro proprio l'inchiesta "Johnny" ha scoperto che i flussi di finanziamenti pubblici riservati all’emergenza migranti ha costituto la ragione della pax mafiosa tra le cosche Arena e Niscia, prima rivali.

Questa mattina il procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri, ospite su Radio Capital, parlando dei soldi del Pnrr lanciava l'allarme: “i soldi della ‘ndrangheta che entrano nell’economia legale fanno saltare le regole del libero mercato e della democrazia: dobbiamo iniziare a chiederci se quei soldi cominceranno a essere usati per comprare pezzi di giornali, televisioni o radio. In questo modo inizieranno a influenzare il modo di ragionare delle persone. Non so se questa scalata è già iniziata”.

 

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