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L'indagine su night e prostituzione era una bolla di sapone: assolti tutti gli imputati con la formula più ampia

L'indagine su night e prostituzione era una bolla di sapone: assolti tutti gli imputati con la formula più ampia

Si è concluso con l’assoluzione con la formula più piena ai sensi dell’articolo 530 primo comma del codice di procedura penale “perché il fatto non sussiste” il processo aperto alla Corte di Assise di Ancona a carico di 64 imputati accusati di associazione a delinquere, favoreggiamento e sfruttamento dell’immigrazione clandestina e sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione.

I fatti contestati  e riscontrati soltanto attraverso intercettazioni telefoniche, sarebbero avvenuti tra dicembre 2007 e aprile 2008.

Un processo che probabilmente non sarebbe mai neanche dovuto iniziare, vista la scarsità dell’impianto probatorio, confermata dall’assoluzione piena per tutti gli imputati. 

Soddisfazione è stata espressa da tutte le persone coinvolte in questa maxi inchiesta e in particolare dal principale imputato, il tolentinate Stefano Mancini, ritenuto a capo dell’associazione a delinquere, assistito dall’avvocato Stefano Migliorelli. 

In sede dibattimentale è stato lo stesso pubblico ministero a dichiarare che le indagini non avevano portato a prove supportanti l'imputazione, ipotizzando l’assoluzione per tutti e 64 gli imputati. 

L’avvocato Migliorelli ha iniziato la discussione per i propri assistiti (Mancini ed altri 6 imputati) evidenziando come in realtà l’attività fosse assolutamente lecita in quanto l'ingresso in Italia delle ballerine viene controllato e autorizzato dai consolati italiani presso le nazioni di provenienza del personale artistico extracomunitario . L’ipotesi di reato formulata da più procure, quindi, risultava assolutamente infondata in quanto l’attività posta in essere era perfettamente conforme a quanto previsto dalla normativa nazionale.

A seguire l’avvocato De Minicis, segnatamente per il proprio assistito e cioè il commercialista sambenedettese Perotti, stigmatizzava l’attività persecutoria ultradecennale subita dallo stesso Perotti il cui telefono veniva intercettato addirittura durante le conversazioni con il proprio legale.

L’avvocato Tribocchi, invece, ha fatto rilevare come per il proprio assistito non si rilevasse agli atti alcunchè se non conversazioni telefoniche di legittima natura.

Gli altri legali, sulla stessa linea, hanno lamentato il nulla probatorio che però ha portato i propri assistiti alla sottoposizione a procedimento penale per oltre dieci con conseguenti preoccupazioni  e l'umiliazione derivante da una avvilente e vergognosa gogna mediatica. 

Va ricordato che la Corte di Assise di Ancona è organo giudiziario composto anche e in prevalenza da giudici popolari, i quali durante la discussione hanno evidentemente capito la gravità della situazione, giungendo unitamente ai giudici togati non ad una formula assolutoria  per mancanza di prove, ma alla formula piena e inconfutabile perché il fatto non sussiste.

La gioia liberatoria dell’imputato principale, rag. Stefano Mancini, è stata immensa: proprio Mancini venne indicato dalle testate giornalistiche locali come organizzatore e promotore dell’organizzazione, in quanto titolare di vari locali notturni che avrebbero basato la propria impresa su attività illecite. Il processo chiusosi oggi veniva addirittura da un procedimento iniziato a Terni nel dicembre del 2004, quando Mancini dovette subire la custodia cautelare ai domiciliari, salvo poi riconoscimento della verità e della sua innocenza dinanzi al Tribunale delle Libertà e alla Corte di Cassazione, anche all'epoca difeso dall'avv. Migliorelli.

Va sottolineato che l’assolzuione perché il fatto non sussiste apre la strada ad ipotesi risarcitorie che i difensori durante la discussione finale hanno di fatto rappresentato.

(nella foto l'avvocato Stefano Migliorelli con il presidente del Copasir Giacomo Stucchi)

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