"Un'odissea" la definiscono i legali. "È quanto capitato a Zabihullah Azizi, di origine afgana, con regolare permesso di soggiorno in Italia, incensurato e onesto bracciante agricolo, residente presso l'Hotel House di Porto Recanati, trovato dalla Guardia di Finanza in possesso di 150 grammi di mannite (uno zucchero molto comune utilizzato come lassativo) durante una delle frequenti operazioni delle forze dell'ordine nella struttura residenziale avvenute durante le scorse settimane - lo annunciano i legali dell'uomo, l'avvocato Giorgio Marchetti e l'avvocato Ferdinanzo Manzotti -. Lo sventurato, avendo rinvenuto un pacchetto incellofanato abbandonato appena fuori dall'uscio della propria abitazione all'ottavo piano del complesso, dopo averlo raccolto si stava recando al presidio della security interna dell’edificio per consegnarlo, quando si è imbattuto nei militari che stavano conducendo un'operazione di polizia giudiziaria antidroga. Alla richiesta dei documenti personali da parte dei militari, Azizi aveva consegnato spontaneamente anche il pacchetto rivenuto, spiegando il suo proposito di consegnarlo alla security. Tuttavia egli non è stato creduto e, condotto presso la locale caserma della Guardia di Finanza dove all'esito di un sommario, quanto improbabile, test sulla sostanza che ha falsamente rivelato la presenza di oppiacei, è stato tratto in arresto per detenzione di sostanze stupefacenti a fini di spaccio, reato che prevede una pena da 6 a 20 anni di reclusione oltre alla multa da 26 mila a 260 mila euro."
"Tradotto presso il carcere di Montacuto, Azizi è rimasto in custodia dal 7 febbraio al 13 aprile scorsi e l’istanza dinanzi al Tribunale del Riesame di Ancona, medio tempore avanzata dai difensori, è stata rigettata siccome il Collegio è stato tratto in inganno dalle risultanze istruttorie predisposte dalla Tenenza di Porto Recanati della Guardia di Finanza - proseguono i legali -. Se non che il 13 aprile scorso Azizi è stato liberato poiché, come si legge nel provvedimento del G.U.P di Macerata, in seguito alle analisi tossicologiche della sostanza, condotte nei laboratori scientifici delegati dalla procura maceratese, 'è stato accertato che la sostanza di cui all'imputazione provvisoria elevata dal pubblico ministero NON ha natura di sostanza stupefacente'."
"La vicenda avrà necessariamente uno strascico - continuano gli avvocati -. Infatti il Signor Azizi ha già dato mandato ai propri difensori di verificare la proponibilità dell’istanza di riparazione per ingiusta detenzione, all’esito della quale potrebbe ottenere un risarcimento dallo Stato superiore a 15mila euro. Dal che una considerazione è d’obbligo. La sommarietà con cui talvolta vengono condotte tali operazioni di p.g. laddove incidano ingiustamente, senza fondamento di colpevolezza, sulla libertà personale di taluno, pur senza scomodare Cesare Beccaria che già oltre due secoli or sono autorevolmente mostrava dubbi e raccomandava cautela nella custodia cautelare in attesa di processo, dovrebbe essere posta da chi di dovere sotto la lente d’ingrandimento. Infatti, per coloro che la patiscono, la privazione della libertà è una lesione profondissima dei diritti fondamentali della persona che provoca un danno e delle sofferenze distinti (e senz’altro più dirompenti) rispetto a quelli connessi all’essere al centro – innocenti – di una vicenda giudiziaria. Anzi, la soppressione della libertà personale rappresenta un quid pluris afflittivo che si somma alla dolorosa esperienza di essere accusato di un reato sì grave, come quello di detenzione di ingenti quantità di droghe pesanti a fini di spaccio sapendosi innocente."
"Sarebbe peraltro il caso che, chi si rende autore di comportamenti così disinvolti (chi scrive si riferisce ai militari i quali hanno dato origine ad una vicenda così, incresciosa, tanto per usare un eufemismo), siano resi responsabili del danno erariale provocato alla collettività, consistente nel risarcimento per ingiusta detenzione, per la loro colpevole condotta negligente, imprudente ed imperita, grave sol che si consideri il grado di diligenza professionale ad essi richiesta, diversa dalla diligenza che si richiede ad un quisque de populo qualunque - concludono i due legali -. Infine, un ringraziamento particolare da parte del Signor Azizi e dei propri difensori va al G.U.P. Dott. Domenico Potetti ed al P.M. Dott. Claudio Rastrelli, magistrati esperti e preparati, i quali, avuta certezza dell’insussistenza del reato ascritto all’indagato, non hanno esitato a richiedere, il secondo, ed a concedere, il primo, l’immediata liberazione del Signor Azizi."
Rachele Leonetti, 20 anni, originaria di Loreto, vive all'Hotel Bianchi di Porto Recanati con il fidanzato. A dare l'annuncio della sua scomparsa sui social, i genitori della giovane. "È scomparsa da ieri notte, non ha portafoglio, telefono nè chiavi, la stiamo cercando."
Su quanto accaduto stanno indagando i Carabinieri di Civitanova Marche e della stazione di Porto Recanati.
AGGIORNAMENTO 20:30
La ventenne Rachele Leonetti, circa un ora fa, ha contattato telefonicamente un conoscente comunicandogli di essere in buone condizioni e ha riferito dove si trova.
Una pattuglia dei Carabinieri sta ora raggiungendo il posto segnalato dalla giovane la quale verrà poi portata in caserma per cercare di capire il motivo del suo allontanamento.
Nel tardo pomeriggio di ieri, militari della Stazione Carabinieri Forestale di Abbadia di Fiastra, hanno scoperto all'interno di un casolare disabitato, sito in Morrovalle, agnelli tenuti chiusi in condizioni di degrado ed isolamento, privi di luce, cibo ed acqua, verosimilmente provento di furto.
I forestali, sono intervenuti a seguito di una segnalazione pervenuta da parte dei proprietari dell'immobile disabitato a loro volta avvertiti da un confinante che aveva udito il belare di agnelli.
Sul posto sono accorsi anche i veterinari reperibili dell’Asur di Civitanova Marche, per la valutazione dello stato di salute degli ovini.
Ai fini del benessere animale, i militari hanno proceduto al sequestro degli animali con affidamento in custodia ad un allevatore della zona.
Agli animali sono state fornite le dovute cure e le necessarie razioni di cibo ed acqua.
È stata notiziata l’Autorità Giudiziaria per il reato di detenzione di animali in condizioni incompatibili con la propria natura, per ora contro ignoti.
La sorte toccata ai 26 agnellini, data la loro illecita provenienza e le imminenti festività pasquali, sarebbe stata quasi sicuramente quella della macellazione clandestina, la quale viene eseguita senza gli specifici mezzi previsti dalla normativa, creando inutili sofferenze agli animali.
Inoltre, aspetto non secondario, l’assenza di tracciabilità e controllo sanitario, avrebbe messo in circolazione carne potenzialmente pericolosa per la salute di chiunque l’avesse consumata.
Nella mattinata odierna, i Carabinieri di Cingoli, sono intervenuti nel centro cittadino in quanto un cittadino nigeriano di 37 anni, ambulante, mentre viaggiava su un autobus di linea, alla richiesta del controllore di mostraregli il biglietto, si è rifiutato, senza farsi identificare e aggredendo verbalmente il controllore.
Visto lo stato di agitazione dello straniero, è stato richiesto l'intervento dei Carabinieri che hanno identificato l'uomo e hanno impedito che continuasse ad avere quel comportamento aggressivo.
I militari hanno accertato che sul cittadino nigeriano pendeva un decreto di espulsione emesso dal Questore di Ancona e che gli è stato notificato nell'occasione: il 37enne dovrà lasciare il territorio nazionale in 15 giorni.
I Carabinieri hanno denunciato il soggetto per resistenza a pubblico ufficiale e rifiuto di fornire le proprie generalità.
Ubriaco interrompe una messa, impaurisce una negoziante, insulta gli agenti e poi scappa dall'ospedale di Senigallia.
Un 50enne di origini sudamericane, nella giornata di ieri, si è presentato in preda all'alcol in un negozio in via Mamiani, a ridosso del centro storico. Ha infastidito l'esercente, che per paura si è chiusa dentro il negozio, e poi si è dileguato prima dell'arrivo della polizia.
Poi è entrato in azione nella chiesa della Pace dove ha interrotto la funzione religiosa gridando verso il parroco e facendo scappare i fedeli.
Gli agenti del Commissariato sono riusciti a farlo uscire dalla chiesa: quando sembrava si fosse calmato, ha ripreso a inveire contro i poliziotti e ha provato a rientrare in chiesa. I sanitari del 118 lo hanno trasportato al Pronto soccorso ma l'uomo è scappato, facendo perdere le proprie tracce. Il 50enne è stato comunque denunciato per interruzione di funzione, resistenza a pubblico ufficiale, multato di 103 euro per ubriachezza e allontanato dal Comune di Senigallia per tre anni.
(Fonte Ansa)
Nuovo incidente questa mattina, quando erano circa le 8, al solito incrocio della Provinciale 485 con via Piero Gobetti, in un punto dove purtroppo sono quasi all'ordine del giorno. Fortunatamente, nonostante a prima vista sembrasse più grave, tanto da chiamare l'intervento dei Vigili del Fuoco, l'incidente alla fine si è rivelato di lieve entità, con una persona contusa in maniera non grave. Alla base dello scontro, dalle prime informazioni, sembra ci sia una mancata precedenza ma quello che preoccupa maggiormente sono le statistiche di incidentalità di quel punto che fanno chiedere a molti la realizzazione di una rotonda, in grado di snellire il traffico nelle ore di punta e garantire una maggiore sicurezza.
Nella giornata di ieri, personale della Squadra Mobile, diretta dalla Dott.ssa Maria Raffaella Abbate, ha tratto in arresto per il reato di estorsione continuata in concorso M.L., italiano, classe 1978, e denunciato in stato di libertà il suo socio in affari M.A.
I due, entrambi soci al cinquanta per cento di una società edile, sono responsabili di aver estorto al loro dipendente, di nazionalità senegalese, dalla sua retribuzione mensile pari a circa 1400 euro netti, la somma di circa cinquecento euro mensili, a partire dal dicembre 2015, data della sua assunzione.
La richiesta estorsiva era supportata dalla minaccia diretta al lavoratore che se non avesse ottemperato, avrebbe perso il lavoro e quindi il permesso di soggiorno.
La persona offesa sopportava questa situazione da circa tre anni, dovendo affrontare grandi difficoltà economiche per sopravvivere dovute alle spese che era costretto a sostenere: inviare denaro alla sua famiglia in Senegal e pagare il canone di locazione dell’appartamento in cui viveva.
L’uomo riusciva a stento ad acquistare qualcosa da mangiare per la propria sussistenza. Disperato, a causa della difficile situazione in cui versava, l'uomo si è rivolto al sindacato CGIL di Macerata che gli ha consigliato di sporgere querela accompagnadolo in Questura.
Gli operatori della Squadra Mobile, previe intese con il Procuratore Capo Giovanni Giorgio ed il Sost. Procuratore Enrico Riccioni, hanno predisposto un servizio specifico diretto ad accertare i fatti: personale in borghese ha seguito il datore di lavoro che - assime al suo socio in affari - andava a prelevare il lavoratore per recarsi insieme in banca.
Nel frattempo ad attenderli nell’Istituto bancario vi erano altri uomini in borghese che assistevano alla consegna del denaro ad opera del personale della Banca fatta con banconote la cui matricola era già stata registrata dagli uomini della Squadra Mobile.
Un’altra pattuglia all’uscita ne ha seguito gli spostamenti attendendo che il datore di lavoro e il dipendente si separassero per poter intervenire.
In quel momento l'imprenditore è stato bloccato e perquisito. Addoso aveva 500 euro, somma estorta e prelevata dallo stipendio del giovane straniero. Le banconote corrispondevano a quelle dello stipendio in quanto erano state annotate le matricole identificative.
Tutti gli elementi raccolti hanno consentito di arrestare in flagranza l’imprenditore che si era accompagnato per questa operazione criminosa al suo socio in affari, denunciato in stato di libertà.
L’attività di polizia giudiziaria ha consentito, poi, di acclarare una situazione sommersa: di fondamentale importanza è stato il coraggio dimostrato dal giovane senegalese che ha deciso di ribellarsi a questa situazione che potrebbe essere comune a molte altre persone.
Proseguono gli accertamenti dei Carabinieri Forestali di Camerino in merito alla morìa di carpe che ha recentemente colpito il Lago di Caccamo. I militari, notando a fine marzo la comparsa del fenomeno sin dalle sue prime fasi,hanno provveduto a campionare tre diverse carcasse poi consegnate all'Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Tolentino per le verifiche analitiche del caso. È stato appena fornito il referto riguardante la prima delle tre carpe morte.
Dai primi, parziali, risultati non risultano tracce dei patogeni virali che più comunemente infettano la specie ittica in questione (“primaverile della carpa”, “edema della carpa” ed “herpes della carpa”), né sono emerse tracce di sostanze tossiche quali i pesticidi carbamati, metaldeide e stricnina. In attesa dei dati analitici ancora in lavorazione riguardanti le altre due carcasse campionate, nella mattinata del 17 aprile i Carabinieri Forestali, congiuntamente alla Polizia Provinciale di Macerata e grazie alla collaborazione dei volontari dell'associazione “Carp Fishing Italia”, hanno provveduto alla cattura di un esemplare di carpa vivo, che a vista si presentava debilitato, per poi consegnarlo all'Istituto Zooprofilattico in aggiunta ai campioni già forniti.
Fermo restando eventuali criticità imputabili alle acque, attualmente in corso di monitoraggio da parte dell'ARPAM e comunque in assenza di evidenze macroscopiche a supporto di tale scenario, l'ipotesi più verosimile resta quella di una problematica, ancora sconosciuta, in capo agli esemplari introdotti nel bacino idrico nel dicembre 2018. Dai documenti acquisiti ed attualmente al vaglio, risulta che all’epoca furono immessi 200 kg di carpa Ciprynus carpio, ovvero “carpa regina” provenienti dal ferrarese. I referti dell’Istituto Zooprofilattico potranno altresì confermare se le carpe malate siano ascrivibili alla medesima varietà.
Prosegue l’attività della Guardia di Finanza finalizzata alla prevenzione e repressione del traffico e spaccio di sostanze stupefacenti e psicotrope, attraverso il controllo economico del territorio, che quotidianamente viene posto in essere dal Corpo mediante il dispiego di pattuglie operative.
Proprio a seguito di tali servizi, i finanzieri hanno attivato una pregnante indagine di polizia giudiziaria, fatta di appostamenti e pedinamenti, individuando un casolare nelle colline civitanovesi, risultato di proprietà di un soggetto già noto al Reparto e gravato da precedenti specifici.
L’attività investigativa posta in essere dai finanzieri ha portato quindi all’esecuzione di un blitz all’interno del fabbricato, dove, oltre al pregiudicato, è stata rilevata la presenza di altre due persone.
Attraverso le conseguenti perquisizioni, proseguite nel corso della passata nottata, sia locali che personali, eseguite con l’ausilio delle unità cinofile, i finanzieri hanno rinvenuto e sottoposto a sequestro circa 2,9 chilogrammi di sostanze stupefacenti, tra hashish e marijuana, ed oltre 900 semi di canapa indiana, unitamente ad altro materiale strumentale al reato di spaccio.
Il pregiudicato, un italiano di 59 anni, è stato tratto in arresto e posto a disposizione della Procura della Repubblica di Macerata, mentre gli altri due soggetti, anch’essi italiani, sono stati denunciati alla medesima Autorità Giudiziaria. Nel corso degli interventi, è stata altresì identificata e segnalata alla competente Prefettura, per l’adozione dei provvedimenti del caso, una quarta persona, in quanto assuntrice di sostanze stupefacenti.
L’operazione di servizio si inserisce nel più ampio dispositivo di contrasto al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, costante impegno della Guardia di Finanza che mira alla salvaguardia della vita umana.
È stato firmato e notificato questa mattina dal questore Antonio Pignataro il provvedimento per la sospensione dell'attività della discoteca Donoma, di Civitanova, per 30 giorni. la decisione è stata presa in seguito al controllo effettuato nella notte tra sabato e domenica della scorsa settimana all'interno del locale. (Leggi la notizia qui)
I servizi, svolti dalle forze dell'ordine a tutela delle giovani generazioni per evitare che finiscano nella spirale della Droga o che possano verificarsi gravi fatti come quelli di Corinaldo, hanno permesso di accertare vari reati e violazioni amministrative nonché una eccessiva presenza di persone all’interno della discoteca.
L’attività svolta dalla Squadra Mobile e dal Commissariato di Pubblica Sicurezza di Civitanova Marche unitamente all’Arma dei carabinieri, al Nucleo Ispettorato del Lavoro ed al personale della Guardia di Finanza ha consentito consentito di accertare la presenza di numerosi avventori intenti a consumare sostanza stupefacente all’interno del locale. In particolare le forze dell'ordine hanno proceduto a contestare numerose violazioni amministrative per il consumo di sostanze stupefacenti, nonché alla denuncia di un ragazzo che aveva nascosto tenendole in bocca tre dosi di cocaina per un peso complessivo di circa 2 grammi che, all’atto del controllo, aveva tentato di disfarsene. Appena la Squadra Mobile è entrata in discoteca molte persone hanno cercato di disfarsi della droga, portandosi nei bagni o buttandola per terra, sostanza stupefacente poi rinvenuta e sequestrata grazie al fondamentale contributo di ben quattro unità cinofile della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza.
Nella circostanza la Polizia Amministrativa unitamente alla Guardia di Finanza ed al nucleo ispettorato del lavoro, ha poi proceduto ad operare un minuzioso controllo amministrativo a seguito del quale sono emerse varie anomalie e irregolarità fiscali tuttora in corso di accertamento. Inoltre, all’interno del locale è stato stato rilevato che la presenza degli avventori era di gran lunga superiore alla capienza consentita. Nel corso dei controlli era inoltre intervenuta l’ambulanza per soccorrere svariate persone che versavano in grave stato di ubriachezza.
Per questi motivi, il Questore Dott. Antonio Pignataro ha inteso adottare nei confronti dei locale un provvedimento di sospensione della licenza del locale per la durata di trenta giorni a decorrere da oggi, data in cui il provvedimento è stato notificato ai titolari del locale.
Una stufetta usata dagli operai per riscaldarsi nell'area di lavoro, in un spazio circoscritto di 10 metri quadrati, sarebbe stata la causa del rogo divampato ieri nello stabilimento della Tontarelli spa, azienda leader nella produzione di casalinghi in plastica. È una ipotesi al vaglio della Procura di Ancona: il pm Rosario Lioniello ha aperto un fascicolo per incendio contro ignoti. La stufetta potrebbe aver surriscaldato il materiale plastico nelle immediate vicinanze scatenando una autocombustione che ha fatto divampare le prime fiamme. In questo caso si potrebbe ravvisare una imperizia nella condotta di chi avrebbe usato la stufetta. Nel capannone ci sarebbero stati almeno due operai al lavoro. Non è escluso che la Procura disponga una consulenza tecnica oppure un incidente probatorio per cristallizzare eventuali prove che potrebbero andare perse fino alla chiusura del fascicolo. Escluso il dolo.
L'incendio avrebbe avuto un'origine accidentale. Sono, invece tornati al lavoro gli operai delle linee produttive vicine al capannone incenerito dalle fiamme.
Al contempo ieri il sindaco di Castelfidardo Roberto Ascani ha firmato l'ordinanza a tutela della popolazione sul potenziale inquinamento in atmosfera e nelle acque, prima di essere revocata bisognerà però attendere i risultati definitivi dell'Arpam previsti a breve.
(Fonte Ansa)
I malviventi sono entrati in azione nella notte, intorno alle 2:30, facendo saltare in aria il bancomat della Carifermo in via Ascoli a Comunanza.
Immediato è scattato l'allarme e subito si sono precipitati sul posto gli uomini della vigilanza privata e i Carabinieri, ma i banditi si erano già dati alla fuga.
L'entità del bottino è ancora da quantificare.
Nella mattinata di oggi, intorno alle ore 10.50, per cause in corso di accertamento, un uomo di 75 anni, S.U. le sue iniziali, residente a Tolentino, è stato investito nei pressi del passaggio pedonale tra via della Pace e via Tambroni, proprio di fronte al bancomat di piazzale Europa, da una Daihatsu condotta da un 81enne tolentinate.
Sul posto la Polizia Locale, per i rilievi del caso, e i sanitari del 118, che hanno trasportato il 75enne all’Ospedale di Macerata.
L'uomo, un 65enne, è stato ritrovato privo di vita nella tarda mattinata di oggi, intorno alle 11.30, nella sua abitazione in Contrada Ricciola a Recanati.
A lanciare l'allarme sono stati alcuni familiari che, chiamandolo ripetutamente al telefono, non avevano ricevuto risposta.
I sanitari del 118, accorsi sul posto insieme ai Vigili del Fuoco di Macerata e ai Carabinieri, dopo aver rinvenuto l'uomo, disteso a terra, non hanno potuto far altro che constatarne il decesso.
Da una prima sommaria ispezione dell'abitazione non risultano segni di effrazione dunque il 65enne sarebbe deceduto per cause naturali.
È stato condannato a 11 anni e sei mesi di reclusione per aver abusato di tre minori il 60enne, dipendente delle Poste ed ex catechista dell'entroterra maceratese. La sentenza è arrivata ieri dal Tribunale di Macerata e i fatti risalgono all'aprile del 2011 e si sono protratti fino al luglio del 2012.
L'uomo, secondo quanto ricostruito dall'accusa, avvicinava le amiche della figlia con la scusa di mostrare loro dei giochi. Due le minori che, in circostanze diverse, erano state attirate nella camera della figlia del 60enne. Una volta all'interno della stanza l'uomo avrebbe iniziato a toccare le parti intime delle bambine. La terza bambina sarebbe invece vittima di un tentativo di violenza.
Ieri la Corte, presieduta dal giudice Roberto Evangelisti, ha condannato l'uomo a 11 anni e mezzo di reclusione, con l’interdizione dai pubblici uffici, da qualsiasi incarico nelle scuole o nei luoghi frequentati da minori. Il giudice ha disposto il risarcimento di 75mila euro per le parti civili.
La nube sprigionata dall'incendio della Tontarelli ormai si è dissolta ma ha lasciato dietro di se qualche polemica per delle precauzioni che potevano essere prese.A raccontarlo è una mamma che ieri mattina, appena saputo dell'incendio, preoccupata, ha contattato gli istituti dove si trovavano le proprie figlie, chiedendo se avessero ricevuto disposizioni in merito dai propri dirigenti. La risposta è stata: "ancora non ci è stato comunicato niente".Navigando sui social, la signora ha notato però come a Porto Potenza, distante una manciata di chilometri, l'ufficio stampa del comune avesse invitato la popolazione "a rimanere con le finestre chiuse e a evitare il più possibile attività all'aperto, fino a ulteriori aggiornamenti".La brutta sorpresa è arrivata quando le bambine, tornate a casa da scuola, hanno raccontato ai genitori che invece della normale attività scolastica, ieri mattina hanno partecipato a una esercitazione a sorpresa per il terremoto, che le ha fatte stare fuori della scuola, anche se per poco tempo."È possibile che proprio ieri - si chiede la mamma - si doveva fare quella esercitazione, quando ancora non si sapeva di cosa era composta quella nuvola? Il buon senso avrebbe suggerito, vista la carenza di informazioni, una tutela maggiore della salute degli studenti".
Dopo quasi quattro ore di camera di consiglio il collegio giudicante nel processo contro il 34enne Marouane Farah, che guidando ubriaco e sotto l'effetto di droga provocò lo scontro in cui morirono a Porto Recanati, in il 3 marzo il 47enne Gianluca Carotti e la 40enne Elisa Del Vicario, mentre i rispettivi figli rimasero feriti, lo ha condannato a dieci anni di reclusione, prevedendo il risarcimento danni nei confronti delle sette parti civili, patrocinate da tre legali, da decidersi in separata sede.
L'auto condotta da Farah, che guidava dopo avere assunto alcol e droga, si scontrlò con quella della famiglia di Castelfidardo.
Previste delle provvisionali 25 mila euro agli ex coniugi, 100 mila euro ciascuno per i due bambini rimasti orfani, 70 mila euro ai rispettivi genitori, 25 mila euro alle sorelle, 11 mila euro ad una nonna. Le motivazioni della sentenza saranno presentate entro 90 giorni. Rispetto ai 12 anni chiesti dal pm di Macerata la pena è ridotta di 2 anni.
Oggi Farah si è scusato con i famigliari della coppia in aula e ha negato di aver assunto droga quel giorno. Allr 19.30 il presidente del collegio ha letto la sentenza che lo ha condannato.
Le motivazioni della sentenza saranno presentate entro 90 giorni. Rispetto ai 12 anni chiesti dal pm di Macerata la pena è ridotta di 2 anni.
(Fonte Ansa)
Un grave incidente si è verificato intorno alle 19 di questa sera, a Santa Maria Apparente, lungo la Provinciale 485. Per cause da accertare, due auto, una Fiat Panda e Fiat Punto sono entrate violentemente in collisione.
Tremendo l'impatto, sul posto sono accorsi immediatamente i sanitari del 118, i Vigili del Fuoco e la Polizia Stradale. Due feriti più gravi, il conducente della Punto e sua figlia, sono stati estratti dalle lamiere e trasportati a Torrette. Gli altri due sono stati invece portati al nosocomio di Civitanova.
Tutte le persone che si trovavano a bordo delle auto erano comunque coscienti all'arrivo dei soccorsi
La strada è stata chiusa al traffico per 50 minuti circa per consentire le operazioni di soccorso e i rilievi del caso, per poi riprendere la viabilità in maniera alternata. .
Viene punto da una vespa ed entra in choc anafilattico. Questa la spiacevole reazione che ha subito un uomo, a causa del veleno sprigionato dell'insetto, intorno alle ore 16:45 di quest'oggi (martedì 16 aprile, ndr) a Camerino. Immediato l'intervento dei sanitari del 118 che hanno prestato le prime cure del caso, al termine delle quali ne hanno disposto il trasporto d'urgenza al pronto soccorso di Camerino per accertamenti. Non è ancora chiara la gravità delle condizioni dell'uomo e la dinamica che lo abbia portato ad entrare in contatto ed essere punto dall'insetto.
(SERVIZIO IN AGGIORNAMENTO)
Tramite il suo legale, Jacopo Allegri, ha chiesto il rito abbreviato Shevalj Ramadani, il 33enne macedone che il 17 novembre scorso accoltellò e aggredì con l'acido, a Civitanova, la sua ex fidanzata che lo aveva lasciato (Rileggi la notizia qui).
L'uomo assalì la giovane con cui aveva avuto una relazione tirandole sul viso dell'acido per poi ferirla con un coltello nel ristorante "Tonno e Salmone", dove la ragazza si era rifugiata per chiedere aiuto.
Ora il suo avvocato ha presentato la richiesta di accedere al rito abbreviato. L'uomo è accusato di tentato omicidio aggravato, lesioni personali gravi e porto illegale di coltello. Oggi si sarebbe dovuto aprire il processo, ma la richiesta di conversione ha fatto slittare il procedimento giudiziario al prossimo 24 aprile.