Una delegazione dell’Università di Macerata ha recentemente preso parte a uno dei più importanti appuntamenti mondiali nel campo della scienza politica: il congresso dell’Associazione internazionale di Scienze politiche svoltosi a Seoul dal 14 al 16 luglio. Le professoresse Angela Cossiri, Benedetta Giovanola, Selena Grimaldi e Simona Tiribelli hanno rappresentato l’Ateneo maceratese, organizzando una sessione tematica interdisciplinare che è stata selezionata per essere ospitata all’interno del congresso dedicato quest’anno al tema “Resistere all'autocratizzazione nelle società polarizzate".
L’iniziativa si è svolta nell’ambito del Progetto di ricerca di rilevante interesse nazionale finanziato dal Pnrr Rightnets e della Costellazione di ricerca “Le nuove sfide della democrazia nell’ecosistema digitale”, entrambi coordinati da Giovanni Di Cosimo. L’intervento ha affrontato il tema attualissimo dell’impatto sul modello democratico delle campagne digitali, della disinformazione e dell’intelligenza artificiale con riferimento alla prospettiva etica, riscuotendo un forte interesse tra i numerosi studiosi presenti.
Hanno partecipato in qualità di relatori, accanto alle docenti dell’Università di Macerata, i professori Elzbieta Kuzelewska, Ewa Lotko e Radosław Puchta dell’Università di Białystok, Rosanna De Rosa e Annarita Criscitiello dell’Università di Napoli Federico II, Ainhoa Novo-Arbona e Simón Peña-Fernández dell’Università dei Paesi Baschi.
A margine del congresso, Cossiri e Grimaldi sono state invitate alla Chung-Ang University, tra le più prestigiose istituzioni accademiche della Corea del Sud, per intervenire come relatrici a un simposio internazionale dedicato alle trasformazioni politiche e istituzionali in Europa alla luce delle più recenti crisi geopolitiche. Il simposio, coordinato da Miriam Bartolozzi, ha visto la partecipazione di numerosi studiosi, tra cui Sung Kyun Kim, direttore dell’Istituto di Ricerca Giuridica della Chung-Ang University, Jeong-hoon Lee, preside della Facoltà di Giurisprudenza della stessa università, Vian Rhee della Scuola di Giurisprudenza dell’Università Nazionale di Chungbuk, Jean Young Lee, direttore del Centro Studi Internazionali dell’Università Inha, e Gyooho Lee, direttore dell’Istituto per il Diritto della Cultura, dei Media e dello Spettacolo della Chung-Ang University.
L’incontro ha rappresentato un’importante occasione di scambio accademico e di rafforzamento delle relazioni scientifiche tra Unimc e il contesto universitario sudcoreano. Questa missione conferma l’impegno dell’Università di Macerata nella promozione dell’internazionalizzazione della ricerca e del dialogo scientifico su scala globale, rafforzando la propria presenza nei principali network accademici internazionali.
Si è tenuta questa mattina, nel cortile del Palazzo Buonaccorsi, la cerimonia di commiato del prefetto Isabella Fusiello, che lascia Macerata per assumere il nuovo incarico di commissario di governo a Trento. Presenti autorità civili e militari, sindaci del territorio, rappresentanti delle istituzioni e cittadini per salutare una figura che, in un anno e mezzo di servizio, ha saputo farsi apprezzare per il suo impegno costante.
Nel suo discorso di saluto, Fusiello ha ripercorso con emozione i momenti salienti della sua esperienza maceratese: “L'impegno penso sia stato grande – ha dichiarato –. Si è lavorato molto sul territorio per dare maggiore percezione di sicurezza e soprattutto nei cantieri, per controllare le aziende impegnate nella ricostruzione. Con il senatore Castelli e il gruppo Interforze della Prefettura ci siamo impegnati per contrastare le infiltrazioni della criminalità, sia organizzata che comune, con l’obiettivo di preservare un territorio che considero ancora sano”.
Grande attenzione è stata posta anche al tema della sicurezza percepita dai cittadini: “La sicurezza è un bene essenziale – ha aggiunto –.Si garantisce solo con una presenza più capillare delle forze dell’ordine. I cittadini vogliono vedere le istituzioni unite e collaborative, ed è stato questo il principio che ha guidato tutta la mia carriera. Anche a Trento cercherò di portare questo spirito e offrire il mio contributo alla comunità”.
A esprimere riconoscenza e affetto sono intervenuti anche diversi rappresentanti delle istituzioni locali. Il commissario Guido Castelli, che con Fusiello ha lavorato a stretto contatto per la gestione della ricostruzione post-sisma, ha sottolineato la proficua collaborazione: “Abbiamo sempre avuto la possibilità di confrontarci e avvicinare il possibile al desiderabile. Insieme abbiamo prodotto importanti innovazioni come il badge di cantiere e i cantieri sperimentali, a tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori. Una collaborazione che mi ha arricchito e per la quale la ringrazio profondamente”.
Parole cariche di stima anche da parte del sindaco di Macerata, Sandro Parcaroli: “Ha condiviso con me le problematiche di questo territorio. Abbiamo costruito un rapporto basato sulla stima e sull’amicizia reciproca. Le auguro di essere apprezzata a Trento quanto lo è stata qui”.
Nel suo intervento conclusivo, Fusiello ha voluto ringraziare le forze dell’ordine per la “collaborazione proficua” e ha ricordato il passaggio delicato dal ruolo di questore a quello di prefetto: “Quando sono arrivata, mi sono spogliata dei panni del questore per assumere una funzione più ampia e di coordinamento. Ho cercato di essere presente sul territorio, mantenendo relazioni con i sindaci, gli imprenditori, i cittadini. Lascio Macerata con la consapevolezza di aver dato il massimo, pur sapendo che alcune problematiche restano aperte, come quella dell’Hotel House”.
“Con il sindaco abbiamo lavorato bene, credo che più di così non si potesse fare. Spero di aver lasciato un buon ricordo”, ha concluso. La città di Macerata saluta così una figura istituzionale che ha lasciato il segno, pronta ora a una nuova sfida a Trento. Dal 28 Luglio si insedierà Giovanni Signer.
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Dopo il travolgente successo di Vedova Allegra e Rigoletto, torna dal 24 luglio con l'Anteprima Under30 ad ispirazione Blu, il Macbeth che nel 2019 segnò il debutto della pluripremiata regista Emma Dante allo Sferisterio di Macerata, un luogo che amò subito e che ha contribuito a trasformare il ripensamento della produzione palermitana in uno spettacolo ancora più potente ed incisivo della sua declinazione al chiuso.
Sul podio della Form il direttore Fabrizio Maria Carminati e sul palco un cast eccellente, pur nella sua fresca giovinezza, perfettamente in linea con il Dna del Macerata Opera Festival, da sempre fucina di nuovi talenti per l’opera di domani.
Un altro ritorno eccellente dunque per la sessantunesima stagione del Macerata Opera Festival con il Macbeth di Emma Dante del 2019, dal 26 luglio al 1, 7 e 10 agosto, spettacolo lodatissimo anche per il più raro finale del 1847, a cui peraltro partecipò alla Pergola di Firenze il pollentino Nicola Benedetti nel ruolo di primo Banco della storia, di cui quest’anno si ricordano i 150 anni dalla morte.
Oggi Macbeth rinasce dunque con la direzione musicale dell’esperto Fabrizio Maria Carminati ed un eccellente cast impreziosito da voci del calibro di Marta Torbidoni, soprano marchigiano in grande ascesa che debutterà nel ruolo di Lady Macbeth a pochi giorni dal successo personale nella Norma scaligera; per il protagonista il solido baritono Franco Vassallo in alternanza al giovane coreano in rapida carriera Leon Kim, quindi l’ottimo giovane tenore Antonio Poli, anch’egli in Sferisterio direttamente dalla Scala e il Banco dello spagnolo Simón Orfila, voce assai stimati nei migliori teatri internazionali.
"Allo Sferisterio ho trovato finalmente il castello di Macbeth, che col suo muro invalicabile appare come una fortezza e racconta l'impenetrabilità dei personaggi", così chiosava Emma Dante il suo incontro con lo spazio irrituale dello Sferisterio per il quale ha disegnato una produzione, oggi ripresa dal suo stretto collaboratore Federico Gagliardi, fedele al dramma scespiriano e verdiano, benchè contesta di soluzioni originali e di grande impatto visivo ed emotivo: dalle streghe sempre gravide che paiono contrappasso alla sterilità della coppia protagonista, al sonnambulismo di Lady Macbeth braccata da letti d’ospedali, ai continui richiami all’estetica mediterranea con la pungente selva di fichi d’India fino alle ripetute citazioni dell’iconografia del martirio religioso in arte.
Uno spettacolo che ha già incontrato il plauso di pubblico e critica e che dopo Rigoletto, riporta al repertorio di tradizione il palco dello Sferisterio, ancora sorpreso dalla danzante allegria di Vedova Allegra al suo debutto e in attesa della grande danza con Carmen Flamenco.
Il primo agosto poi il Macbeth ospiterà l’ormai consueta serata dedicata dal Macerata Opera Festival a "Territorio e Comunità", ospitando tutti i 55 sindaci e i loro delegati, provenienti dai comuni della Provincia: lo Sferisterio si vestirà dunque delle fasce tricolore di tutta la provincia e prima dell’inizio dello spettacolo risuonerà dell’inno di Mameli, come da recente tradizione inaugurata nel 2016 per sigillare il patto di coesione territoriale dopo il terremoto.
Controlli serrati dei carabinieri del Comando provinciale di Macerata nel fine settimana appena trascorso, con particolare attenzione alla circolazione stradale nelle ore notturne. Le pattuglie delle sezioni radiomobili di Macerata e Civitanova Marche hanno intensificato le verifiche per contrastare la guida sotto l’effetto dell’alcol, portando alla denuncia di tre automobilisti per guida in stato di ebbrezza.
A Macerata, due episodi distinti hanno visto protagonisti due residenti della città. Il primo caso si è verificato intorno alle ore 4:00, quando un 46enne è stato fermato per un controllo. Il test alcolemico ha evidenziato un tasso di 1,36 g/l, quasi tre volte superiore al limite consentito. L’uomo è stato denunciato e, poiché ha esibito la patente in formato elettronico, non è stato possibile procedere al ritiro immediato. Il veicolo è stato affidato a una persona idonea.
Sempre nel capoluogo, alle 1:30, i militari sono intervenuti in seguito a un sinistro stradale con feriti. Alla guida, un 36enne anch’egli residente a Macerata, risultato positivo all’alcol test con un valore di 1,31 g/l. In questo caso è scattato il ritiro della patente, mentre l’auto è stata consegnata a terzi.
Il terzo intervento è avvenuto a Civitanova Marche: alle 5:00 del mattino, i carabinieri dell'aliquota radiomobile hanno fermato un 41enne di Corridonia a bordo della sua auto. Anche per lui, il test ha rilevato un tasso alcolemico di 1,50 g/l (triplo rispetto al limite consentito). L’uomo è stato denunciato, la patente ritirata e il veicolo affidato a persona idonea.
Nel suo discorso di insediamento, il nuovo presidente di Confindustria Macerata, Marco Ragni, ha sottolineato la necessità di una Confindustria autorevole, coesa e pienamente rappresentativa, capace di guidare il sistema produttivo maceratese in un contesto economico e geopolitico tra i più complessi degli ultimi decenni.
“Le imprese - ha dichiarato Ragni - stanno affrontando sfide che nessuno può più gestire da solo: dazi commerciali sempre più aggressivi, mercati instabili, aumento dei costi energetici, normative europee e nazionali in continua evoluzione. A tutto ciò si somma una burocrazia opprimente e la crescente delega allo Stato sociale che oggi grava, troppo spesso, solo sulle spalle degli imprenditori”.
Parole, pronunciate questa mattina -21 luglio - in occasione della conferenza stampa di presentazione del nuovo presidente di Confindustria Macerata, che segna ufficialmente l’apertura del mandato di Marco Ragni alla guida dell’associazione territoriale per il quadriennio 2025-2029. Un passaggio di testimone che avviene in un momento storico complesso, in cui il tessuto industriale locale è chiamato a rilanciarsi in chiave innovativa e sostenibile, mantenendo salde le proprie radici nel manifatturiero e nel saper fare.
Ragni ha delineato una visione chiara e strutturata, fondata su un nuovo protagonismo dell’impresa come attore strategico per il futuro del territorio: un’impresa moderna, aperta al mondo, ma ben ancorata ai valori identitari. Una Confindustria che va sotto il segno della continuità e del rinnovamento con un Consiglio di Presidenza coeso e rappresentativo dei principali settori produttivi della provincia.
“In questo scenario – ha aggiunto il presidente – la forza di un'associazione come Confindustria si misura nella sua capacità di unire, ascoltare e agire con visione, costruendo una rappresentanza che non sia solo formale, ma concretamente utile alle imprese”.
Al fianco di Marco Ragni, nel nuovo Consiglio di Presidenza, ci sono figure imprenditoriali di primo piano che incarnano l’eccellenza e la diversificazione del panorama produttivo locale. Tra i vicepresidenti, Alessio Castricini, alla guida di Centro Accessori, realtà specializzata nella componentistica per il settore moda; Nicola Coropulis, CEO di Poltrona Frau, marchio simbolo del design italiano e dell’artigianalità industriale; Giovanni Faggiolati, punto di riferimento nel settore delle pompe sommergibili ad alta tecnologia con la sua Faggiolati Pumps; e Bruno Tanoni, che rappresenta la F.B.T. Elettronica, attiva con successo nel comparto dell’elettronica audio professionale.
Completano il nuovo assetto Federico Maccari, amministratore di Entroterra Società Cooperativa, realtà impegnata nella valorizzazione del territorio e delle sue risorse; Massimiliano Balducci, figura emergente nel panorama associativo locale e presidente del Gruppo Giovani Imprenditori; Enrico Crucianelli, alla guida anche di Ance Macerata e infine Sauro Grimaldi, Past President di Confindustria Macerata, che garantirà continuità istituzionale e supporto strategico al nuovo corso.
La linea programmatica illustrata da Ragni in assemblea ruota attorno a sei pilastri fondamentali, sviluppati in una visione coerente e integrata. Al centro vi è il rafforzamento del ruolo della manifattura locale, riconosciuta come autentico motore dello sviluppo economico e culturale della provincia. Accanto a questo obiettivo, si afferma la volontà di accelerare il processo di trasformazione digitale, accompagnando le imprese nell’adozione dell’intelligenza artificiale come leva imprescindibile di competitività.
Grande attenzione viene poi riservata alla valorizzazione del capitale umano, con un focus particolare sul rilancio dell’ITS Academy di Recanati, chiamata a diventare un vero hub formativo per le competenze del futuro. In linea con le grandi transizioni globali, la sostenibilità è interpretata non come vincolo ma come opportunità concreta di crescita, reputazione e differenziazione sul mercato. Un altro punto cardine riguarda il rafforzamento dell’internazionalizzazione delle imprese maceratesi, anche attraverso una strategia di posizionamento solido del brand territoriale sui mercati esteri. Infine, non meno importante è il richiamo alla centralità delle infrastrutture: Ragni ha evidenziato la necessità di superare l’isolamento storico dei distretti produttivi locali e di attrarre investimenti pubblici e privati in grado di creare connessioni materiali e immateriali.
Nel suo intervento, il Presidente ha inoltre posto l’accento sulla cruciale questione della ricostruzione post-sisma e del rilancio delle aree interne, con l’obiettivo di trasformare quella che oggi appare come una fragilità territoriale in un’occasione di rigenerazione economica, sociale e produttiva. Il progetto ambizioso è quello di far diventare le zone dell’entroterra un laboratorio di innovazione, resilienza e sviluppo sostenibile.
“Dobbiamo ricostruire un senso forte di appartenenza e lavorare insieme per rendere Confindustria Macerata ancora più vicina alle aziende, più moderna negli strumenti, più credibile nel confronto con le istituzioni locali, regionali e nazionali. In un'epoca di grandi transizioni, serve un'associazione che evolva insieme alle imprese, mettendo al centro le persone e il valore del fare impresa”.
Infine, Ragni ha ribadito con decisione la sua intenzione di lavorare per rafforzare il coordinamento tra le territoriali marchigiane. L’obiettivo è la costruzione di un modello cooperativo e strategico che sappia rendere il sistema produttivo regionale più forte nei tavoli istituzionali di Roma e al tempo stesso più visibile e competitivo nello scenario europeo.
Una nuova stagione per Confindustria Macerata si apre dunque all’insegna della responsabilità condivisa e della consapevolezza che il futuro dell’economia locale dipende dalla capacità di fare squadra, innovare e rappresentare con forza la voce delle imprese.
La Maceratese continua a lavorare con attenzione sulla composizione della rosa in vista del ritorno in Serie D e lo fa puntando forte su una linea verde ambiziosa e ben selezionata. Dopo gli arrivi dei classe 2007 Perini, Viscillo e Guideri (LEGGI QUI), sono cinque i giovani under ufficializzati dalla società nella giornata odierna: profili diversi per ruolo ed esperienza, ma tutti accomunati da qualità tecniche, fame e voglia di emergere in una piazza importante come quella di Macerata.
Ad aprire questo gruppo ci sono due innesti già pronti per il salto: il difensore Giosuè Marchegiani e l’esterno offensivo Riccardo Papa, entrambi classe 2006.
Marchegiani, mancino naturale, solido fisicamente e dotato d'intelligenza nelle letture difensive, arriva dalla Recanatese, con cui ha collezionato ben 23 presenze in Serie D tra campionato e Coppa nella passata stagione. Originario di Chiesanuova e cresciuto calcisticamente nell’Ancona, è anche fratello gemello di Paride, portiere biancorosso nella scorsa stagione. "Sono molto contento di far parte di questo progetto e di giocare per una piazza come quella di Macerata. Sono pronto a mettermi a disposizione per il gruppo squadra e il mister, e dare tutto per la maglia”.
Papa, invece, è un’ala offensiva di talento, cresciuto nel vivaio del Perugia e poi passato alla Roma grazie all’intuizione di Bruno Conti. Con i giallorossi ha disputato tre stagioni e mezzo, conquistando anche un campionato nazionale Under 17. Rientrato a Perugia per la Primavera, è ora pronto per mettersi in gioco tra i grandi. “Sono molto contento di poter giocare in una piazza storica come Macerata. Sono molto motivato. Avere così tante persone che supportano la squadra la domenica è stimolante, e non vedo l’ora di scendere in campo per questi colori".
Completano il quintetto tre classe 2008: i difensori Leonardo Romitelli e Leonardo Pazzaglia, e il centrocampista Francesco Donzelli.
Romitelli arriva dalla Recanatese e si è messo in mostra con la Rappresentativa LND Under 17, in cui è stato l’unico marchigiano convocato. Un riconoscimento importante, che conferma le sue qualità e il suo potenziale.
Pazzaglia e Donzelli provengono invece dall’Ascoli Calcio, dove hanno disputato il campionato Under 17 nazionale. In particolare, Donzelli vivrà un’esperienza speciale: quella di indossare i colori della sua città.
Romitelli: "Sono molto felice di entrare a far parte di un contesto come quello della Maceratese. Mi sento pronto per dare il mio contributo alla squadra e ai compagni per onorare una maglia storica".
Pazzaglia: "Accolgo la chiamata di una società gloriosa come la Maceratese con grande entusiasmo. Ho respirato sin da subito un’aria di serietà e voglia di far bene. Mi metto a disposizione del mister, della squadra e dello staff, consapevole di voler fare bene per questi colori”.
Donzelli: "È un grande onore per me vestire i colori della città in cui sono cresciuto. Sono pronto a dare il massimo per questa maglia e mettermi a disposizione della squadra. Forza Rata".
Si è svolto stamattina in rettorato un incontro cordiale e di cortesia tra il nuovo questore di Macerata, Luigi Mangino, e il rettore dell’Università di Macerata, John McCourt.
Durante il colloquio si è parlato delle prospettive di sviluppo dell’Ateneo, con particolare attenzione ai progetti di internazionalizzazione e all’accordo sottoscritto tra i due enti lo scorso marzo per semplificare le procedure di rilascio del permesso di soggiorno agli studenti provenienti dall’estero, di cui si vuole verificare l’efficacia.
L’incontro è stato anche occasione per discutere possibili collaborazioni future, con l’obiettivo di rafforzare il rapporto di dialogo e cooperazione già in essere tra l’Università e la questura.
Si è rinnovato con successo l’appuntamento con il Rotary all’Opera, giunto quest’anno alla sua XXVI edizione, nell’ambito del 61° Macerata Opera Festival. Una serata all’insegna della cultura e della solidarietà, che ha riunito 250 Rotariani provenienti da tutta Italia, testimoniando ancora una volta il forte legame tra il mondo del Rotary e quello della solidarietà.
Il Rotary Club di Macerata, promotore dell’iniziativa, ha portato negli anni oltre 5.000 rotariani a Macerata e allo Sferisterio, contribuendo a rendere l’evento un appuntamento atteso e consolidato nel panorama culturale italiano.
La serata ha preso il via con una cena di gala nello splendido cortile di Palazzo Buonaccorsi, cornice storica ed elegante nel cuore di Macerata, dove autorità rotariane e civili, soci e ospiti hanno potuto condividere un momento conviviale in un’atmosfera suggestiva. A seguire il trasferimento all’Arena Sferisterio, per assistere alla rappresentazione del “Rigoletto” di Giuseppe Verdi, una delle opere più amate del repertorio verdiano, proposta in una nuova e applaudita messa in scena.
Un sentito ringraziamento è stato rivolto dalla presidente del Rotary Club di Macerata Annunziata Pagliariccio a tutti i presenti, alle autorità rotariane e in particolare al governatore del D.2090 Roberto Calai il quale ha elogiato l’iniziativa definendola un esempio di come arte e solidarietà possano unirsi nel segno del servizio rotariano. Il ricavato della serata sarà infatti devoluto alla ‘Rotary Foundation’ contribuendo al finanziamento di progetti umanitari di grande impatto nel mondo.
Un ringraziamento anche alla sovrintendente Lucia Chiatti e al direttore artistico Marco Vinco per la loro presenza e per l’importante lavoro che stanno svolgendo in questa stagione del Festival. Graditi sono stati anche gli interventi dell’assessore alla Cultura Katiuscia Cassetta e del sindaco della città Sandro Parcaroli.
“Cultura e solidarietà sono da sempre il motore di questa iniziativa – ha dichiarato la presidente del Club cittadino Annunziata Pagliariccio –. Uniamo la bellezza dell’opera lirica al desiderio di fare del bene, rafforzando i valori fondamentali del Rotary: servizio, amicizia, integrità, diversità e leadership”.
Il successo della serata conferma l’importanza di esperienze che sanno unire emozione artistica e spirito solidale, nel segno di una tradizione che guarda al futuro.
Non è certo passata inosservata, sabato pomeriggio, la presenza di Luca Traini in un campo di calcetto a Macerata, dove ha disputato una partitella insieme ad alcuni amici. L’uomo, tornato di recente in libertà vigilata dopo aver scontato parte della condanna per la sparatoria del 2018 – quando armato di pistola sparò per le vie della città ferendo sei persone di origine africana – sta seguendo un percorso di reinserimento sociale, che comprende anche attività ricreative e progetti lavorativi.
Particolarmente rilevante è stata la presenza, nello stesso impianto sportivo, di Alessandra Verni, madre di Pamela Mastropietro, la giovane brutalmente uccisa a Macerata nel gennaio del 2018, pochi giorni prima del gesto criminale di Traini. I due si sono salutati, senza particolari interazioni, ma la loro vicinanza – anche solo fisica – in un luogo pubblico ha inevitabilmente suscitato forte attenzione.
Terminata la partitella, Traini si è fermato per una pizzata in compagnia, sempre sotto l’occhio attento di chi monitora il suo percorso di reinserimento. L’uomo, oggi residente a Tolentino, è impegnato in attività supervisionate che dovrebbero accompagnarlo verso un graduale rientro nella società, come previsto dalle normative in tema di giustizia riparativa e misure alternative alla detenzione.
L’episodio riporta sotto i riflettori due nomi che, per ragioni tragiche e profondamente diverse, hanno segnato la storia recente della città di Macerata.
Ares Safety Macerata chiude la regular season battendo Pubbliservice Old Parma 10-3 (6° inning) e 7-1, nella diciottesima e ultima giornata in calendario della Serie A1 di Softball prima dei play off.
Il finale di campionato con sei vittorie in tre turni porta Macerata al sesto posto, onorevole posizione ma lontano dai play off, così come per le finali di Coppa Italia. Quindi termina la stagione delle ragazze guidate dal tecnico cubano Rafael Garcia.
Pubbliservice Old Parma non ottiene la doppietta necessaria sul campo di ARES Safety, ultima speranza di salvezza, e retrocede in Serie A2.
Gli incontri vedono due successi netti di Macerata, che lascia spazio anche alle sue giovani leve.
In Gara 1 ARES Safety ipoteca la vittoria nelle prime riprese, segnando cinque punti nelle prime due riprese, grazie anche al doppio da due punti di Carletti e al fuoricampo da 2 RBI di Fagioli.
Parma prova a rientrare in partita con la solita Daugherty (doppio) e Nicolini, ma Macerata segna altre due volte e si porta sul 7-2.
La volata di sacrificio di Mazzoni vale il 7-3, ma al cambio campo Terenzio chiude la contesa con il primo fuoricampo della sua giovane carriera, che procura ben tre punti.
Da segnalare nel quinto inning l’uscita di Giorgia Cacciamani per infortunio a un ginocchio nell’effettuare una presa al volo (riuscita).
In Gara 2, ultima partita della stagione per ambedue le squadre, è ancora Macerata a partire forte.
Nel primo inning Carletti e Giudice (2 RBI) battono valido e mandano ARES Safety avanti 3-0. Poi nelle successive due riprese arrivano altre tre segnature per il momentaneo 6-0.
Sulla battuta di Nicolini nel quarto inning la difesa commette un errore e permette a Parma di segnare.
Al cambio campo Terrenzio trova la valida del definitivo 7-1 per la squadra di casa.
Gli ultimi verdetti della regular season di A1 decretano la retrocessione diretta di Pubbliservice Old Parma, con la conseguente salvezza di Itas Mutua Rovigo.
Gli accoppiamenti per le semifinali Scudetto prevedono che MKF Bollate affronterà Inox Team Saronno, mentre Italposa Forlì se la vedrà con Mia Office Pianoro.
Forlì, Pianoro e Saronno sono arrivate a pari merito in classifica con 26 vittorie e 10 sconfitte, ma le romagnole hanno un miglior Team Quality Balance (TQB) rispetto alle avversarie (Italposa 0.120, Mia Office -0.0588 e Inox Team -0.0723).
Definiti anche i primi quattro posti per la Final Four di Coppa Italia, la cui classifica è stilata in base al rendimento delle lanciatrici AFI: Bollate con 17 vittorie, poi Saronno e Forlì a 13 (lombarde seconde per il doppio successo negli scontri diretti) e Caronno a 12.
RISULTATI 18a GIORNATA SERIE A1
Itas Mutua Rovigo - Inox Team Saronno 1-3 (9°inning), 0-10 (6° inning)
ARES Safety Macerata - Pubbliservice Old Parma 10-3 (6° inning) e 7-1
Thunders Castellana - Rheavendors Caronno 4-3 e 7-6
Italposa Forlì - Bertazzoni Collecchio 8-3 e 9-2 (5° inning)
Mia Office Blue Girls Pianoro - MKF Bollate (ant. 27/4 2-10 e 3-1)
CLASSIFICA
MKF Bollate (32 vittorie – 4 sconfitte) .889; Italposa Forlì (26-10) .722; Mia Office Blue Girls Pianoro (26-10) .722; Inox Team Saronno (26-10) .722; Rheavendors Caronno (18-18) .500; ARES Safety Macerata (15-21) .417; Thunders Castellana (15-21) .417; Bertazzoni Collecchio (11-25) .306; Itas Mutua Rovigo (8-28) .222; Pubbliservice Old Parma (3-33) .083.
Dopo aver annunciato l’arrivo dell’esperto Samuele Neglia, la Maceratese aggiunge qualità, fisicità e freschezza al proprio reparto offensivo con l’ingaggio del giovane attaccante Cristiano Marsilii.
Classe 2004, 190 cm d’altezza, Marsilii è cresciuto nel settore giovanile della Lazio, per poi proseguire il suo percorso all’Ottavia (Eccellenza), alla Nuova Tor Tre Teste e nelle formazioni Primavera di Cittadella e Salernitana.
Nel 2023/24 il debutto in Serie D con l’Orvietana, dove ha collezionato 31 presenze, realizzando 5 gol e 1 assist. Nell’ultima stagione ha vestito le maglie di Trastevere e Chieti, con cui ha tagliato e superato il traguardo delle 50 presenze in Serie D.
Attaccante strutturato, capace di giocare per la squadra e con grande fame di crescita, si è presentato così ai suoi nuovi tifosi: “Sono entusiasta di poter giocare per una piazza storica come Macerata e carico per la stagione che verrà. Avere un seguito così in Serie D è molto stimolante, non vedo l’ora di esultare insieme ai nostri tifosi”.
Prende dunque sempre più forma l'organico che, a partire da mercoledì 23 luglio, prenderà parte al pre-campionato di Belforte del Chienti agli ordini di Mister Possanzini.
Siccome si sa, non c’è due senza tre, prima o poi c’era da aspettarselo: a dieci anni esatti dal debutto allo Sferisterio, e dopo la sua riproposizione nella stagione 2019, torna il Rigoletto contemporaneo e rosso sangue di Federico Grazzini. Si tratta di una produzione dell’Associazione Arena Sferisterio per il Macerata Opera Festival 2015, quindi di un prodotto veracemente home made, e in tempi di magra, non potendo finanziare né acquistare nuovi allestimenti, si rispolverano gioco forza le risorse caserecce.
Ma tant’è: Rigoletto è un classico dei classici del repertorio lirico, un autentico capolavoro del genio verdiano, e averlo in cartellone come opera di repertorio non dispiace mai, che sia tradizionale o, come questo, lontano dal purismo ideale e ormai per certi versi sorpassato ancora reclamato da molti.
E poi bisogna ammetterlo, questo Rigoletto pulp trasposto ai giorni nostri, che è stato definito anche gothic-noir o gothic-pop, pur nella sua originalità non è più una novità, e quindi non fa più così scalpore come lo fece nel 2015. Il pubblico ha dimostrato di aver digerito il cambio di epoca e soprattutto alcune scene “forti”, prima fra tutte la tremenda (come tremenda sarà la vendetta invocata da Rigoletto contro chi ha profanato sua figlia Gilda) violenza inflitta alla figlia di Monterone dentro la sgangherata biglietteria del vecchio e ombroso Luna Park dove è ambientata la vicenda, istigata dal branco eccitato dei cortigiani col volto coperto dalla maschera della loro doppiezza, in giacca e cravatta, con la pistola in tasca e in preda ai fumi dell’alcol, e coperta da un colpevole Rigoletto, buffone di corte e complice silenzioso delle sopraffazioni impunite del più forte.
Una prima, quella di ieri sera, battezzata anche da una leggera pioggia, che è riuscita a interrompere il Duca nel momento in cui, sotto le mentite spoglie dello studente povero Gualtier Maldè intonava la sua ingannevole dichiarazione d’amore a Gilda: “è il sol dell’anima, la vita è pioggia” ha cantato Ivan Macrì (anziché “la vita è amore”) aprendo le braccia sconsolato verso il pubblico, ricambiato da un applauso di incoraggiamento mentre gli orchestrali correvano a mettere al riparo i loro preziosi strumenti.
Una pausa di circa 15 minuti, e per fortuna la recita ha potuto ricominciare senza altri incidenti. In realtà, il rischio pioggia si è corso anche sul finale dell’opera, quando qualche goccia dispettosa ha cercato di rovinare il momento più tragico: la disperazione di Rigoletto incorniciata da un muro tinto di rosso fiamma, che urla al cielo la maledizione lanciata da Monterone sul corpo di Gilda morta, sacrificatasi nonostante tutto per amore del Duca sostituendosi a lui come vittima consapevole e inconsolabile di un amore impossibile. Stavolta però il meteo ballerino non l’ha avuta vinta e lo spettacolo si è concluso fra gli applausi scroscianti a tutto il cast.
Di questa produzione, com’è facile immaginare, si è già detto e scritto di tutto. L’impianto registico resta lo stesso, questo terzo Rigoletto difforme è sempre senza gobba, perché la sua difformità fisica e morale, che pagherà con il prezzo più alto, non ha bisogno di gobbe per mostrare al pubblico la tragedia della sua meschinità.
Cos’è cambiato allora rispetto alle edizioni precedenti? Le novità riguardano essenzialmente il cast. In generale un’ottima prova vocale, sia per i protagonisti sia per i comprimari, che ha mandato a casa soddisfatti gli amanti del belcanto. Proprio i comprimari, senza eccezione, hanno contribuito piacevolmente ad arricchire e alzare la qualità dello spettacolo, a partire dal Monterone del basso Alberto Comes, davvero impeccabile nella sua performance, dalla Giovanna del mezzosoprano Aleksandra Meteleva, con una bella voce centrata e ineccepibile pur nel piccolo ruolo (fatto non sempre scontato), impegnata nel doppio ruolo anche della Contessa di Ceprano, fino allo Sparafucile del coreano Luca Park (che sarà anche il Medico del Macbeth), capace di raggiungere le note più basse con estrema disinvoltura, e alla Maddalena di Carlotta Vichi, mezzosoprano milanese che dà voce e corpo al suo personaggio con piglio e personalità.
Completano il cast Giacomo Medici (Marullo), Francesco Pittari (Matteo Borsa), Tong Liu (il conte di Ceprano), Stefano Gennari (l’usciere di corte) e Laura Esposito (il Paggio della Duchessa), che non più nei consueti abiti maschili da caccia ma in minigonna e cellulare in mano corre ad avvisare il Duca, impegnato nelle sue stanze con la povera e ingenua Gilda rapita dai cortigiani convinti fosse l’amante e non la figlia di Rigoletto, di essere cercato dalla Duchessa.
Ma veniamo ai protagonisti, tutti ugualmente acclamati dal pubblico a fine serata. Il Rigoletto del baritono Damiano Salerno, ha convinto per intenzione e interpretazione scenica, con un crescendo che dal primo al terzo atto ha confermato le sue solide qualità vocali, sostenute tra l’altro da una dizione perfetta.
Il soprano spagnolo Ruth Iniesta, per la terza volta allo Sferisterio dopo la Lucia di Lammermoor del 2023 e la Liù nella Turandot 2024, è la star della serata (oltre ad essere ormai una star internazionale) e la sua Gilda si è conquistata l’amore del pubblico con una interpretazione superlativa, grazie a una voce bellissima esaltata da una tecnica esemplare.
Infine il tenore siciliano Ivan Magrì, una “vecchia conoscenza” di questo palcoscenico, avendo rivestito già il ruolo di Calaf nella Turandot dello scorso anno, ma ancora prima quello di Alfredo in una delle tante riprese della Traviata degli specchi, esattamente quella che ha inaugurato il festival nel 2012 a vent’anni dal suo debutto nel 1992.
Anche per il suo Duca sfrontato e strafottente una serata in deciso crescendo, perché dalla partenza un po’ in sordina del primo atto, ha scaldato voce e motori strada facendo, arrivando con grinta e senza sforzo alla fine dell’opera. Qualche sforzo a dire il vero lo ha mostrato nella spinta degli acuti, non sempre bellissimi ed emessi a voce libera e piena, ma con il suo mestiere sa ben compensare e nell’insieme porta a casa una performance di tutto rispetto.
Grande apprezzamento anche per la bella prova dell’Orchestra Filarmonica Marchigiana diretta dall’ottimo maestro spagnolo Jordi Bernàcer, applauditissimo, che sfoggia le credenziali del suo prestigioso curriculum: già assistente del maestro Lorin Mazeel, ha collaborato con i più grandi direttori d’orchestra del mondo ed è dal 2015 direttore residente al San Francisco Opera.
Sul palco per gli applausi finali anche Christian Starinieri, maestro del Coro Lirico Marchigiano “Vincenzo Bellini” (in Rigoletto presente solo nella sua componente maschile), e il regista fiorentino Federico Grazzini (che nel frattempo, nel 2022, ha vinto l’International Opera Directing Competition alla Lithuanian National Opera), il quale ha realizzato lo spettacolo con il contributo di Andrea Belli per le scene, Valeria Donata Bettella per i costumi e Alessandro Verazzi per le luci, riprese da Ludovico Gobbi.
Le repliche andranno in scena, sempre alle ore 21.00, venerdì 25 luglio, domenica 3 e venerdì 8 agosto. In questa ultima recita Rigoletto sarà interpretato dal baritono Damiano Salerno, che il pubblico maceratese ricorderà nel ruolo di Marcello nella colorata Bohème di Leo Muscato nel 2012 e nel 2015.
La Vedova contagia piano piano con la sua allegria il pubblico dell’arena Sferisterio, e vince la non facile scommessa di inaugurare il cartellone della stagione lirica maceratese numero 61. Operazione assolutamente inedita, e dunque a suo modo azzardata, ma che rientra nel mood del revival generale che l’operetta sta vivendo negli ultimi anni in Europa. C’è anche da dire che il nuovo direttore artistico Marco Vinco e la nuova sovrintendente Lucia Chiatti, subentrati lo scorso dicembre, purtroppo per loro (e per noi) non hanno ricevuto in eredità i ventimila milioni della assai consolabile vedova Anna Glawari, ma si sono trovati a costruire, gestire e promuovere in pochi mesi e con pochi soldi una programmazione fatta dai loro predecessori. Intanto, a giustificazione di una scelta tanto insolita, c’è un anniversario importante da festeggiare, ovvero i 120 anni dalla prima rappresentazione a Vienna della Vedova allegra di Franz Lehár, l’operetta in assoluto più famosa e più amata che si è guadagnata di diritto l’ingresso nel “grande repertorio” della lirica: pensate che solo nel 1909 a Parigi, a quattro anni dal suo debutto, si erano succedute più di ventimila repliche, che erano diventate oltre trecentomila nel 1948 alla morte di Lehár. Ma per tornare a tempi più recenti e a luoghi a noi più familiari, ricordiamo la Vedova allegra firmata da Vittorio Sgarbi nel 2015 al Teatro Pergolesi di Jesi (affidata a Valeria Esposito, memorabile Lucia di Lammermoor allo Sferisterio alla metà degli anni Novanta), e quella più recente del dicembre 2024 andata in scena in un tempio della lirica italiana come il Teatro Regio di Parma. E poi le altre due opere in cartellone, il Rigoletto circense e provocatorio di Federico Grazzini e il Macbeth magico e mediterraneo di Emma Dante, sono entrambe delle riprese di produzioni che hanno già debuttato negli anni scorsi sul palco dello Sferisterio e non potevano ambire ad aprire la stagione lirica.
L’allestimento in tre atti, firmato dal regista francese Arnaud Bernard, che collabora con i più prestigiosi teatri lirici del mondo e che torna dopo 25 anni allo Sferisterio dove aveva lavorato come assistente alla regia nella Bohème diretta nel 2000 dal compianto maestro Massimo de Bernart, si preannunciava elegante ma anche frizzante e leggero, grazie alla presenza di un cast giovane, formato da molti under 35, e a una scrittura musicale estremamente raffinata sebbene popolare, in cui valzer lenti si alternano a ritmi più sostenuti, con innesti di reminiscenze melodiche ungheresi, balcaniche e persine mahleriane. Insomma, il mantra ripetuto nella conferenza stampa di presentazione è stato “assolutamente no kitch ma neanche too much chic”: vietato cadere nei cliché della volgarità, vietato strizzare l’occhio a un certo intellettualismo pretenzioso. Bandita l’originalità a tutti i costi, e inseguendo l’idea poetica di un sogno, le intenzioni sono state rispettate, come è stata rispettata la grande tradizione nostrana in questo spettacolo pensato in lingua italiana, che Bernard, alla sua prima Vedova, ha affidato alle cure autoriali di Gianni Santucci, che oltre ad esserne il coreografo è anche un veterano del capolavoro del maestro austro-ungarico, con all’attivo una dozzina di produzioni diverse. Partendo dal testo originale tedesco, si è così arrivati a traduzione italiana semplice, ma con l’introduzione di qualche novità per divertire e far sorridere il pubblico. La più eclatante? La napoletanità del Cancelliere Njegus che fra battute, doppi sensi, sfottò e qui pro quo si inserisce alla perfezione con la sua spassosa verve nella veneranda tradizione comica partenopea.
Il lungo muro dello Sferisterio, che abbraccia un palco sfruttato stavolta in tutta la sua lunghezza, non doveva essere coperto o mortificato, ma reso protagonista. E infatti cantanti, coro e danzatori lo occupano in lungo e in largo affollando per tutta la durata della rappresentazione ogni centimetro del palco, con movimenti ben curati. Se il primo è l’atto del colore nero e dell’eleganza in cui prevalgono le parti recitate (a volte a onor del vero un po’ troppo lunghe, tanto che non si vede l’ora che qualcuno prima o poi ricominci a cantare, perché in fondo siamo qui per questo, per sentir cantare, o no?), il secondo è l’atto del colore bianco e della poesia in cui finalmente il canto riprende il sopravvento (e il pubblico applaude sollevato), mentre il terzo è l’atto del colore rosso e della spettacolarità, dominato dal ballo: un tourbillon di scatenati danzatori che invade il palco fra acrobatici can can e frenetici galop.
Le scene, volutamente essenziali e scarne, ma efficaci nel raccontare un’epoca, sono come un modulo che si ripete nei tre atti, ma che ad ogni atto varia per colore dominante e oggetti-simbolo: gli eleganti divani e i lampioni sfavillanti nel primo atto, intervallati da figurine nere ritagliate che si tagliano sullo sfondo, come neri e brillanti sono gli abiti degli invitati alla festa che fanno tintinnare calici e svolazzare ventagli; le sobrie cabine-ombrellone di tessuto a righe e le figurine ritagliate che nel secondo atto si trasformano in bianche signore con l’ombrellino da sole, abbinate agli eleganti costumi da mare di inizio Novecento tutti rigorosamente anch’essi sui toni del bianco panna o al massimo a righe, bianche e blu o bianche e rosse (qui l’unica eccezione è la Vedova-marinaretta vestita di scuro); infine, nel terzo atto, le figure sullo sfondo diventano quelle colorate di ballerine di can can e i lampioni della festa vengono bardati con bandiere tricolori francesi.
Dall’apertura, con l’ingresso del lungo corteo funebre fra pianti e lamenti per la dipartita del ricchissimo banchiere di corte del piccolo Stato immaginario di Pontevedro, in cui il vento che soffia complice fa respirare alla platea (piena) intense folate di incenso, all’esplosione improvvisa della festa con risa, gridolini e il continuo intreccio di tresche amorose fra nobili gaudenti e dame infedeli consumate dapprima su canapè di velluto rosso (nel primo atto, in un’atmosfera che ricorda tanto da vicino le feste parigine della ormai leggendaria Traviata degli specchi), poi nelle cabine di tessuto in riva al mare in Normandia (nel secondo atto, all’ennesima festa organizzata dalla Vedova), e infine fra l’andirivieni di camerieri stile Che Maxim’s e ballerine stile Moulin Rouge (nel terzo atto, nell’ultima festa patriottica e pruriginosa sempre organizzata dalla ormai quasi ex Vedova per tentare di riconquistare il suo vero e unico amore Danilo), alla chiusura letteralmente col botto con i fuochi d’artificio esplosi sul finale sopra al muro dello Sferisterio, questa Vedova riesce nell’intento ed evita lo scontento. L’amore come sempre trionfa, i milioni ereditati sono salvi e speriamo anche il botteghino per le prossime repliche. E anzi, visto che lo Sferisterio si è piazzato quest’anno al primo posto fra i teatri di tradizione in Italia, vediamo se questa sua Vedova farà tendenza e trascinerà con la sua allegria altri teatri a puntare sull’operetta.
Nel cast di buon livello spicca su tutte l’interpretazione del soprano romeno Mihaela Marcu, perfettamente a suo agio nella parte di Anna Glawari – del resto è un ruolo che ha già calzato svariate altre volte, e si vede –, sia vocalmente (ciò che ci interessa di più), sia nella recitazione (che comunque in un genere ibrido come l’operetta è altrettanto importante). A fianco a lei il tenore Alessandro Scotto di Luzio nella parte del Conte Danilo Danilowitsch, che sfoggia a sua volta una grande dimestichezza con l’operetta e raccoglie un bel successo personale. Apprezzamenti anche per l’ingenuo Barone Mirko Zeta di Alberto Petricca (che è stato un mandarino nella Turandot 2024 allo Sferisterio), per la moglie fedifraga Valencienne del soprano trentenne Cristin Arsenova, per il Camillo de Rossilon del tenore ventottenne romano Valerio Borgioni (già Rodolfo nella Boheme dello scorso anno), lo sfrontato Njegus dell’attore e regista teatrale Marco Simeoli, il Bogdanowitsch del baritono Giacomo Medici (che sarà anche Marullo nel Rigoletto che debutta stasera), il visconte Cascada del tenore Cristiano Olivieri, il Raoul de Saint-Brioche del tenore Francesco Pittari, la Sylviane del soprano Laura Esposito (nel doppio ruolo quest’anno del Paggio della Duchessa nel Rigoletto), il Kromow del tenore Stefano Consolini, la Olga del soprano Federica Sardella, il Pritschitsch del basso Davide Pelissero e la Praskowia del mezzosoprano Elena Serra.
Man mano che il pubblico entrava nello spirito dell’opera, ops dell’operetta, si è fatto coinvolgere in numerosi battimano ritmati a suon di musica, fino a confondersi con gli applausi finali, lunghi e convinti, per il cast al completo, inclusi lo scenografo Riccardo Massironi, la costumista Maria Carla Ricotti, Fiammetta Baldisseri che ha firmato le luci, il coreografo Gianni Santucci, il maestro del coro Lirico Marchigiano “Vincenzo Bellini” Christian Starinieri e le scatenate “grisettes”: Camilla Pomilio (Lolo), Giulia Gabrielli (Dodo), Silvia Giannetti (Jou-jou), Lucia Spreca (Frou-frou), Sara Bacciocchi (Clo-clo) e Roberta Minnucci (Margot). Successo personale anche per la direzione del maestro Marco Alibrando, classe 1987, che ha diretto in prestigiosi Festival e che pochi giorni fa, a fine giugno, ha debuttato al Teatro alla Scala con il Concerto Istituzionale degli allievi dell’Accademia del Teatro alla Scala 2025, ed è stato di recente nominato primo direttore del Deutsches Nationaltheater und Staatskapelle Weimar a partire dalla stagione 2025/2026.
Appuntamento con le prossime recite de La vedova allegra per domenica 27 luglio, sabato 2 e sabato 9 agosto, alle ore 21.
La S.S. Maceratese 1922 annuncia l'arrivo di Samuele Neglia, attaccante classe 1991, che porta in biancorosso un mix di talento, esperienza e qualità tecnica.
Nato e cresciuto calcisticamente nel vivaio della Salernitana, Neglia ha debuttato in Serie D nella stagione 2010/2011 con il Sapri. La sua carriera ha poi preso il volo, con un lungo percorso tra Serie D e soprattutto Serie C, dove ha collezionato quasi 300 presenze e oltre 50 gol, vestendo le maglie di squadre blasonate come Paganese, Melfi, Viterbese, Siena, Bari, Fermana, Reggiana, Audace Cerignola e Virtus Francavilla.
In Serie D, dove ha militato in più fasi della carriera, Neglia ha disputato più di 160 partite, mettendo a segno oltre 50 reti tra campionato, Coppa Italia e playoff. Nell’ultima stagione ha giocato con la Scafatese, realizzando 5 gol in 23 presenze.
Attaccante brevilineo, dotato di fantasia, visione di gioco e senso del gol, si distingue per la sua capacità di leggere le situazioni offensive e di interpretare più ruoli nel reparto avanzato.
Neglia si è presentato alla piazza maceratese con parole chiare e piene di entusiasmo: “Sono molto contento di essere approdato a Macerata e di entrare a far parte di questo progetto. La differenza l’ha fatta la volontà reciproca nel voler iniziare questo percorso insieme. Sin da subito ho avuto sensazioni positive nei confronti del direttore, del mister e del presidente. Ora c’è solo da iniziare”.
No, madama la marchesa: non va tutto bene. La sinistra sempre così puntuale a segnalare episodi di rassismo e fassismo (scritto rigorosamente con la doppia esse perché la zeta dà un’ idea di correttezza formale che non coglie la vis sentimental-polemico-nostalgica di queste espressioni) non si è accorta che la città vive ormai dal 31 gennaio 2018 una sorta di narcosi dell’ordine pubblico.
È come colui il quale punta il dito, ma manca la luna. A Macerata c’è una sorta di conformismo – totalmente bipartisan – per cui deve necessariamente andare tutto bene: non ci sono grandi problemi, non c’è disagio, non c’è crimine, né tensione. È così? Ah saperlo! Di certo tutti provano a raccontarselo. E chi osa sollevare un dubbio che non è di parte, ma è proposto a riflessione comune e dunque a patrimonio collettivo viene censurato.
Non rassissmo e fassismo, ma conformismo e censura. Dopo l’orribile fine di Pamela, la follia di Traini, il molto che ha fatto il questore Antonio Pignataro, che ha pagato di persona il suo impegno subendo la freddezza e la distanza della città da sé medesimo, c’è stato una sorta di tacito accordo al queta non movere. Ci si è auspicati e si è lavorato affinché l’onda lunga del conformismo tutto ricoprisse: le colpe pregresse, le incapacità attuali.
Il centrodestra oggi si mostra inconsapevole che gran parte delle ragioni della sua ascesa al potere stanno nella reazione che la città ebbe all’orrore di Innocent Oseghale; il centrosinistra probabilmente da quello shock non si è più compiutamente ripreso. Ma sia gli uni che gli altri hanno evitato, o forse sono stati incapaci di farla, una riflessione profonda sul come e perché si sia determinato quell’orrore.
Le cause epidermiche sono evidenti: eccesso d’immigrazione e scarso controllo, squilibrio tra la dimensione della città e la presenza dell’alterità, consumo abnorme di droga, mancanza di spazi e di proposta di aggregazione, inclinazione alla misera speculazione abitativa favorendo il proliferare della prostituzione o del caporalato o della clandestinità, necessità di manodopera a basso costo e a zero diritti, progressivo decadimento degli anticorpi sociali verso la delinquenza a torto ritenuta minore.
Ma le cause profonde? Si è in qualche modo lasciato che il tempo rimarginasse le ferite – ma il pus sotto è rimasto e c’è il rischio della cancrena sociale – che i ventiquattro pezzi del corpo di Pamela si ricomponessero in una sorta di liturgia dello sdegno, che le pallottole di Luca Traini piano piano perdessero forza. Tutti, nessuno escluso, hanno concorso a nascondere quella mefitica polvere sotto il tappeto.
C’è un capitolo dell’inchiesta sull’orribile sorte di Pamela Mastropietro che è rimasto (volutamente?) non indagato. C’erano dei complici? E se sì chi sono e dove sono? E ancora: chi è fino in fondo Innocent Oseghale? Dove e perché ha imparato a sezionare un corpo umano con maggior perizia di un chirurgo? Come e dove ha trovato i soldi per pagarsi le spese processuali? E Oseghale era un cane sciolto o, come è giusto domandarsi e forse ritenere, era una pedina centrale nell’organizzazione della mafia nigeriana? Non può essere che gli organi di Pamela stessero in una valigia per essere venduti sul mercato abominevole dei pezzi di ricambio umani? Non se ne è parlato più; meglio non sapere?
Pignataro è stato trasferito, anche in Procura c’è stato un avvicendamento, per non dire del via vai a palazzo del Governo. Ma è possibile che Macerata abbia vissuto una settimana di orrore e follia (Pamela e Traini) senza che null’altro vi fosse e senza che null’altro – a parte il cambio di giunta – accadesse? Questo interrogativo sorge oggi perché al ripetersi a cadenza mensile di risse tra immigrati, al dilagare di una microcriminalità (che tutto è tranne che micro) che inquieta soprattutto il centro storico, al verificarsi di episodi di violenza di genere di cui si cerca sempre di sfumare la portata e i contorni, all’evidentissimo spaccio di stupefacenti si risponde con il silenzio, con la minimizzazione, con una narrazione tranquillante – lontanissima peraltro dalla verità e dal peso dei fatti - che è cambiata negli interpreti, ma non negli argomenti.
Il Centrodestra dice oggi cose e utilizza argomenti che sono esattamente gli stessi che prima usava il Centrosinistra. Rivendica al suo attivo: più telecamere, più controlli, sciorina dati, ma siamo al dito: la luna è molto più lontana. La polemica è riesplosa per la rissa dei peruviani. Non è la prima. Si può fare un lunghissimo elenco. Ce n’è stata una a marzo ai giardini Diaz (chiusi senza sapere quando riapriranno e lì si annida ancora lo spaccio, anzi più comodamente di prima perché senza frequentazione dello spazio da parte dei cittadini chi bivacca nascosto tra il sottopasso e quel capolavoro estetico dell’incementata della terrazza dei popoli ha campo libero!) e sono volati i coltelli, il 6 aprile altre due bande di peruviani si sono affrontate tra via Tibaldi e via Spalato, il 15 novembre scorso 12 extracomunitari si sono sprangati in pieno centro, un anno fa marocchini e albanesi si sono affrontati con scene da guerriglia urbana in via Pallotta.
Sono solo alcuni episodi che rivelano però che c’è una violenza nascosta tra bande rivali in città. Per controllare cosa: caporalato, spaccio, prostituzione, usura? È sciorinando le telecamere istallate che si affronta il problema? È dicendo, come si è sentito in questi giorni, che sono episodi marginali che si comprende il fenomeno? Perché non ci si pongono domande del tipo: ma la moria dei negozi non nasconde forse un giro di usura? Ma la mancanza di spazi e proposte di aggregazione giovanile non pone la popolazione studentesca alla mercè del consumo e dunque dello spaccio di droga? Ma il proliferare di attività edilizie non genera l’occasione di un caporalato e di uno sfruttamento di manodopera? Ma la caduta verticale di residenzialità in centro storico non agevola la penetrazione degli spazi identitari da parte della prostituzione? Ma l’abusivismo abitativo non chiama in involontaria complicità i cittadini che pur sapendo tacciono in una sorta di omertà dell’affitto in nero?
Forse è a queste e ad altre domande che si dovrebbe dare risposta invece che limitarsi a dire che ci sono episodi isolati. Forse gli episodi sono isolati, ma i motivi che li determinano sono, purtroppo, consolidati. La strategia scelta però – e non diversamente da quello che ha fatto per anni il centrosinistra andando poi incontro allo sciagurato e terribile redde rationem di quel 31 gennaio 2018 – è ancora quella mirabilmente sceneggiata da Alessandro Manzoni nel capitolo diciannovesimo dei Promessi sposi. C’è molto di maceratese in quell’episodio.
Il Conte Zio che si può immaginare in capigliatura canuta, incontra il padre provinciale dei Cappuccini che potrebbe ben esser stato un rappresentante del governo in città, per evitare che Fra Cristoforo, che è la maschera di chi indaga, vada troppo oltre nell’individuare responsabilità e carenze magari dei Bravi che potrebbero sedersi ovunque negli spazi e negli incarichi pubblici o affiliati al pubblico. E cosa consiglia il canuto conte zio? “Sopire, troncare, padre molto reverendo, troncare, sopire.” E’ accaduto? Può darsi. Su un episodio definito da chi lo “vissuto” una riedizione – mancata nel senso che non c’è scappata la morta – del caso Mastropietro è sicuro che sia calata la censura.
Sta di fatto che al pronto soccorso dell’ospedale medici e infermieri sono continuamente minacciati nel silenzio più totale. Diversi sono stati gli episodi di violenza di genere in città di cui si è pochissimo parlato. Neppure il consiglio delle donne – dopo la cacciata di Sabrina De Padova che pure era consigliere di maggioranza – è stato chiamato ad occuparsene. Eppure – limitandoci agli ultimi – il 2 aprile un giovane è stato arrestato per aver perseguitato la fidanzata minorenne, il 6 aprile una giovane è stata massacrata di botte in strada, il 12 maggio una ragazza è stata malmenata in casa dal fidanzato e allargando lo spettro alla provincia il 18 giugno a Civitanova 4 maghrebini sono finiti dentro per tentata violenza, il 14 giugno è stata ammazzata a coltellate a Tolentino dal marito Gentiana Hudhra.
Ma c’è un episodio di cui chi sa è costretto a non parlare. Nella notte tra il 27 e il 28 giugno scorso, dunque meno di un mese fa, una ragazza al di sotto dei 30 anni tra corso Cavour, corso Garibaldi e piazza Puccinotti sarebbe stata aggredita e stuprata da almeno tre uomini di colore. L'avrebbero anche presa a morsi. È arrivata al pronto soccorso praticamente in coma. Lei cercava droga e stava per trovare la morte. Lo shock subito è stato così forte che la ragazza è stata affidata ai servizi psichiatrici.
Si sa che si è cercato attraverso i morsi che la ragazza ha sul collo e sulle spalle di ricavare il profilo dell’arcata dentale di uno degli aggressori che – a detta dei criminologi – è come fosse un’impronta digitale e si starebbe cercando di arrivare agli aggressori. Con questa ricerca si giustifica il segreto assoluto! Chi ha assistito la ragazza e conosce la dinamica dei fatti sostiene che si "è rischiata una seconda Pamela Mastropietro". Ma nessuno sa più nulla: né della ragazza, né delle indagini, né se si volesse fare di lei ciò che probabilmente Oseghale voleva fare di Pamela Mastropietro.
È una sorta di codice d’onore della mafia nigeriana non avere rapporti con donne bianche se non a un solo scopo: renderle schiave perché sul mercato della prostituzione le bianche rendono di più. Per adescarle si usa sempre la droga: successe con Pamela, è successo ancora. I morsi potrebbero indicare parte del rito di affiliazione di alcuni “culti” (così si chiamano le cosche nigeriane) che impongono di “mangiare” la vittima.
Ora la domanda: perché di questo caso non si parla? Ha forse ragione Alessandra Mastropietro – la mamma della povera Pamela – a sostenere che i complici di Oseghale sono ancora a piede libero? E se è vero com’è vero che lo spaccio di droga a Macerata è in mano ai nigeriani, se è vero come parzialmente l’inchiesta sull’atroce fine di Pamela ha dimostrato che Macerata è un covo “silente” per la mafia nigeriana possiamo liquidare come episodici gli atti di violenza che quasi quotidianamente turbano la città? E’ giustificato o no che le madri delle ragazze che abitano in centro storico dopo l’aggressione a questa giovane di cui nulla si è voluto far sapere oggi vivano angosciate ogni volta che le figlie tardano?
S’impone un’altra domanda: perché “troncare e sopire” su questo caso? Si ha paura che emergano delle verità scomode e dell’altrettante scomodo omissioni a vari livelli della cosa pubblica e dello Stato? Sarebbe forse il caso che invece di azzuffarsi in baruffe chiozzote nel cortile del consiglio comunale le forze politiche sia quelle di opposizione, ma ancor di più quelle che governano si domandassero se, passato l’orrore di Pamela, è tutto tornato come prima e peggio di prima alla anormalità? Siamo sicuri che le competenze in materia di sicurezza in città siano adeguate alla dirompenza e complessità dei problemi?
È arrivato da pochi giorni il nuovo Prefetto. Si sa che la dottoressa Isabella Fioretto – fino a qualche giorno fa “inquilina” del palazzo del Governo – aveva o forse ha tuttora un rapporto di particolare amicizia con un’assessora della giunta municipale e per questa via una stretta confidenza con il Sindaco. Certamente la dottoressa Fioretto sarà stata avvertita del caso della ragazza stuprata e ne avrà riferito all’amministrazione cittadina, ma nel rispetto delle indagini nulla ha fatto trapelare. E forse per evitare di turbare l’armonia della città si è scelta la strada del silenzio.
Tuttavia per come viene sussurrato questo caso ha tratti di straordinaria gravità e meriterebbe maggiore approfondimento. È sperabile che il nuovo prefetto il dottor Giovanni Signer – al quale va tributato uno speranzoso benvenuto - voglia convocare un vertice sull’ordine pubblico in città e si adoperi anche per capire se in passato ci sono state, e quali e fatte da chi, omissioni. Perché saranno anche tutti episodi isolati, ma qualcosa suggerisce che di episodi isolati è lastricata la strada per l’inferno. E purtroppo Macerata lo ha già conosciuto.
(Foto di repertorio)
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Il punto di ritrovo sarà la Loggia del grano in via Don Minzoni 22/A, dove saranno presenti gli stand dei Dipartimenti e dei centri di servizio. Da lì si potrà scegliere di andare al vicino Polo Pantaleoni, dove di terranno le presentazioni dei corsi di laurea triennali e a ciclo unico a partire dalle ore 9 su turni divisi per Dipartimento, o nel cortile Li Madou, che ospiterà le presentazioni dei corsi di laurea magistrale. Per partecipare o consultare il programma completo, basta visitare il sito www.unimc.it/openday.
Al termine di ogni turno sarà possibile incontrare docenti e operatori dei Dipartimenti, della Scuola di Studi superiori Giacomo Leopardi, dei centri di servizio, dell’Ente regionale per il diritto allo studio Erdis e dell’InfoPoint di Ateneo per approfondimenti.
L’Università di Macerata offre corsi di laurea in ambito economico, giuridico, linguistico e letterario, turistico, dei beni culturali e del turismo, con ottime valutazioni anche nelle recenti classifiche Censis. Ogni anno, poi, la Scuola di Studi Superiori Giacomo Leopardi seleziona da tutta Italia le migliori matricole e i migliori laureati per un percorso di eccellenza sostenuto dall’esenzione dalle tasse, vitto e alloggio gratuiti. Bando online su scuolastudisuperiori.unimc.it
Per sostenere le famiglie, è stata confermata la no tax area fino a 26 mila euro di Iseeu, con significative riduzioni per redditi fino ai 40 mila euro. L’Ateneo, poi, offrirà borse di studio extra in aggiunta a quelle erogate dall’Ente regionale per il diritto allo studio Erdis. Chi già lavora, può accedere ai servizi di e-learning con contenuti didattici disponibili sempre online.
C’è un’elettricità speciale nell’aria di Macerata, una vibrazione elegante che si percepisce già fuori dallo Sferisterio, tra abiti da sera, sorrisi emozionati e sguardi curiosi. È il fascino ineguagliabile dell’attesa, quel fremito che precede il sipario e che fa del debutto un momento quasi sacro. Questa sera, venerdì 18 luglio, si alza ufficialmente il sipario sulla 61ª edizione del Macerata Opera Festival, con l’attesissima prima de “La Vedova Allegra”, per la prima volta nella storia rappresentata nello straordinario scenario dello Sferisterio.
Una serata che segna molte “prime volte”: non solo quella dell’operetta di Lehár nello Sferisterio, ma anche quella del duo Marco Vinco e Lucia Chiatti, rispettivamente direttore artistico e sovrintendente del festival, entrambi al loro debutto in questi prestigiosi ruoli.
«È la prima per me, per la sovrintendente e per lo Sferisterio con La Vedova Allegra – ha dichiarato Marco Vinco –. Non è mai stata messa in scena quest’opera all’interno di questo meraviglioso spazio. Sarà una versione italiana, nel solco della grande tradizione, con un allestimento elegantissimo e una cura dei dettagli anche dal punto di vista musicale. Il teatro è pieno. Non vediamo l’ora di cominciare».
Al suo fianco, Lucia Chiatti ha sottolineato la passione e l’intensità di questo esordio: «È il debutto anche per me in questo ruolo. Sono molto emozionata, ma anche felice del lavoro che abbiamo fatto. La passione è il nostro motore e la nostra vita. Desideriamo che questa energia vitale che l’opera ci trasmette arrivi al cuore di tutti e diventi una calamita per tutta la città di Macerata, e non solo. L’opera ha una forza universale che può raggiungere chiunque, a prescindere da cultura e sensibilità».
E il pubblico ha risposto con entusiasmo: fin dal tardo pomeriggio, le vie attorno allo Sferisterio si sono animate di un’atmosfera internazionale. A confermarlo anche le parole di una coppia di inglesi, intervistata da Picchio News: «È uno dei nostri luoghi preferiti. Siamo venuti lo scorso anno e abbiamo visto tre opere di fila che ci hanno colpito molto, e per questo abbiamo deciso di tornare anche quest’anno per due spettacoli». La moglie aggiunge, sorridendo: «Cosa ci piace di più del Macerata Opera Festival? Gli abiti delle donne, trovo meraviglioso il modo in cui li indossano, oltre ovviamente all’atmosfera, al palco e alla musica. Ho visto La Vedova Allegra un mese fa a Londra, all’Opera Holland Park, quindi alla fine comparerò quella versione con il Macerata Opera Festival… e poi vi farò sapere quale mi è piaciuta di più».
Tra gli ospiti istituzionali, anche il Presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, ha voluto sottolineare l’importanza della manifestazione: «Una grande emozione vedere tutta questa gente. È la certezza che sarà una grande stagione, non solo per il Macerata Opera Festival ma per tutta la città e per la nostra Regione. Lo Sferisterio è ormai un punto di riferimento nel panorama nazionale e internazionale. Siamo orgogliosi di quanto è stato fatto e vogliamo continuare su questa strada: attraverso la cultura cresce anche il turismo e l’immagine delle Marche».
Un valore culturale riconosciuto anche dal Ministero della Cultura, come ha ricordato Mariagrazia Longoni, rappresentante del MiC nel cda dello Sferisterio: «Lo Sferisterio è un attrattore straordinario per il territorio. Il fatto che oggi sia secondo per qualità artistica ministeriale su 27 teatri di tradizione è una dimostrazione del valore del lavoro svolto. Questo risultato ci stimola a fare ancora di più, per un territorio che merita il meglio».
Dopo la trepidazione dell’attesa, ognuno prende posto in un’arena al limite del sold out. Le luci si spengono. Il brusio si ferma. E la magia, finalmente, ha inizio.
Dopo quattro anni di crescita costante, il settore giovanile dell’Atletico Macerata è pronto a voltare pagina e aprire un nuovo, ambizioso capitolo della propria storia. A partire da settembre 2025, i giovani biancorossi avranno finalmente una sede stabile presso il campo sportivo dei Salesiani di Macerata: una vera e propria casa per allenarsi, crescere e sognare in grande.
Un traguardo importante per una realtà che, fin dalla sua fondazione nel settembre 2021, ha saputo distinguersi nel panorama sportivo cittadino per approccio educativo, inclusività e spirito innovativo. A raccontarlo è Marco Romagnoli, responsabile dell’attività di base e tra i fondatori del progetto: "La nostra idea di calcio giovanile nasce dalla necessità di proporre un'alternativa valida e visionaria rispetto alle realtà già esistenti. Abbiamo sempre messo i bambini e i ragazzi al centro, sia dal punto di vista educativo che tecnico".
Oltre al lavoro sul campo, l’Atletico Macerata ha costruito in questi anni una rete di collaborazioni con enti e associazioni locali: Croce Rossa, Croce Verde, Sert, Admo, oltre agli assistenti sociali del Comune di Macerata, sono partner attivi di un progetto che va oltre il semplice calcio. Inclusione sociale, accessibilità economica, attenzione ai bisogni educativi speciali e attività sportive parallele sono solo alcune delle direttrici lungo cui si muove l’associazione.
Un modello virtuoso, che ha fatto da apripista anche per altre realtà cittadine, come sottolinea Romagnoli: "Siamo stati i primi a introdurre tre allenamenti settimanali già per le fasce più giovani, quattro dagli esordienti in su, mantenendo quote sociali accessibili. Tutto senza compromettere la qualità: i nostri tecnici sono laureati in scienze motorie e qualificati Figc".
Il nuovo quartier generale ai Salesiani rappresenta il tassello mancante per un progetto ormai maturo: oltre al campo sportivo, i tesserati potranno usufruire dell’oratorio e del servizio pomeridiano di aiuto compiti, in un ambiente sano e accogliente. Confermato anche il servizio navetta gratuito per le famiglie che ne faranno richiesta.
Per chi volesse conoscere da vicino l’offerta sportiva dell’Atletico Macerata, l’appuntamento è per lunedì 21 e martedì 22 luglio, entrambe le giornate con inizio alle ore 18. Lunedì sarà dedicato ai Pulcini nati nel 2015 e 2016, mentre martedì toccherà agli Esordienti e Giovanissimi, nati tra il 2014 e il 2011.
Durante gli incontri, i bambini potranno svolgere un allenamento con i tecnici della società, mentre i genitori avranno l’opportunità di confrontarsi con dirigenti e coordinatori per conoscere nel dettaglio filosofia, obiettivi e organizzazione della nuova stagione.
"È possibile che a Macerata, perfino in un caldissimo pomeriggio di fine luglio, alle 15, quando in giro si sentono solo frinire le cicale e non c'è anima viva, un automobilista lasci 3 minuti (dicasi tre minuti cronometrati) l'auto con le 4 frecce, per prendere il pane al volo in un noto negozio di alimentari situato a 10 metri dalle strisce blu, e si veda multare con 9 euro e 40?". È lo sfogo di un automobilista, di passaggio a Macerata, che denuncia, "con rammarico, l'inospitalità della città, perfino in una stagione in cui non abbondano di certo i turisti".
"Ho fatto presente all'ausiliario del traffico che ovviamente era ancora nei paraggi, visti i pochissimi minuti della sosta, che avevo lasciato appositamente le 4 frecce, perché si trattava di una questione di pochi secondi. Peraltro erano da poco passate le 15, orario a partire dal quale il parcheggio torna ad essere a pagamento. Mi ha risposto che le 4 frecce non contano", aggiunge il conducente.
"E si noti che, non solo quasi tutte le altre strisce blu erano vuote, ma che avevo già sostato tutta la mattinata e fino a pochi minuti prima, sempre a pagamento, in un altro parcheggio cittadino. Dovendo andarmene da Macerata, ho pensato, appunto, di fermarmi un attimo a prendere il pane...che mi è costato quasi 15 euro, al netto di tutto. Che dire? Grazie Macerata!", conclude l'automobilista.
Macerata si prepara a vivere una serata speciale: il 18 luglio si apre la 61ª edizione del Macerata Opera Festival con La Vedova Allegra di Franz Lehár, primo titolo di operetta a entrare nel repertorio dello Sferisterio. Una scelta che segna un nuovo capitolo nella storia del festival, e che porta sul palcoscenico non solo un classico del teatro musicale, ma anche una visione creativa e moderna firmata dal regista francese Arnaud Bernard e dal coreografo Gianni Santucci.
Proprio con Santucci abbiamo parlato a poche ore dal debutto, dietro le quinte di uno spettacolo che promette eleganza, ritmo e ironia: “Nelle operette la parte coreografica è molto importante. Praticamente tutti i numeri musicali vengono coreografati, o almeno seguono una linea estetica comune – racconta –. Lavorare a La Vedova Allegra è stato un vero piacere: con i ballerini, con il coro, con gli attori protagonisti. L’obiettivo è dare al pubblico qualcosa che funzioni non solo dal punto di vista coreografico, ma anche artistico e spettacolare”.
Tutto lo spettacolo si muove dentro una coerenza visiva ben precisa: costumi, luci, trucco e parrucco sono pensati in armonia con il gesto coreografico e con l’impianto registico. “Tutto ciò che è spettacolo si avvale di un’estetica – sottolinea Santucci – e quella estetica deve essere condivisa. Carla Ricotti, la costumista, è una collaboratrice storica: ha creato dei costumi davvero straordinari, in linea con tutto il resto. Anche grazie a lei lo spettacolo funziona come un corpo unico”.
Non mancheranno le sorprese. La Vedova firmata da Bernard e Santucci sarà tutt’altro che tradizionale, pur rispettando lo spirito dell’originale. “Il primo atto inizia in modo classico, come ci si aspetta. Il secondo, invece, è una sorpresa. Ci dovrebbero essere delle danze folcloriche, ma io le ho cambiate completamente... non posso dire come. E nel terzo atto? C’è il Can Can, ovviamente. Ma io parlo al plurale: ci sono i Can Can. Ne ho aggiunti diversi, per rendere lo spettacolo ancora più esplosivo. Aspettatevi Fuochi d'artificio”.
Santucci firma anche la nuova traduzione del libretto, mentre il giovane direttore Marco Alibrando guiderà l’orchestra in una lettura che include inattese citazioni musicali: Mahler, suggestioni jazz, e naturalmente Offenbach, per un mix che rinfresca e potenzia i quadri coreografici. La regia di Bernard – tornato a Macerata 25 anni dopo il suo debutto allo Sferisterio – sfrutta al massimo le potenzialità del grande spazio scenico, trasformando l’imponente muro di fondo in un elemento vivo del racconto.
“Sono convinto che il pubblico uscirà contento – conclude Santucci – con il sorriso e con le melodie di questa fantastica operetta ancora nelle orecchie. Dovete venire, perché ne vale davvero la pena per tutto ciò che abbiamo costruito insieme”.
E sotto le stelle dello Sferisterio, La Vedova Allegra si prepara a danzare.