Prosegue nelle Marche il calo del tasso di incidenza arrivato sotto 800 su 100mila abitanti, per l'esattezza a 794,65 (ieri 805,58), a fronte di 1.922 nuovi positivi al covid rilevati nelle 24 ore, pari al 47,2% dei 4.070 tamponi diagnostici. La provincia di Ancona totalizza 586 casi, seguita da Ascoli Piceno con 362, Pesaro Urbino con 335, Macerata con 334, Fermo con 221, oltre a 84 casi fuori regione.
Il contagio continua a circolare prevalentemente nelle fasce di età 25-44 anni con 487 casi e 45-59 con 445 casi, seguite da 60-69 con 246. Tra i 1.922 nuovi positivi, 405 sono sintomatici, 526 sono contatti stretti di casi positivi, 512 contatti domestici, 19 positivi in setting scolastico formativo, 8 contatti in setting lavorativo, mentre per 436 casi sono ancora in corso approfondimenti epidemiologici. Per quanto riguarda la situazione ospedaliera, i ricoverati negli ospedali marchigiani per Covid sono 199 (-6), di cui 8 in terapia intensiva (=).
Il tasso di occupazione dei posti letto in area medica è del 18.7%, mentre quello in terapia intensiva del 3.12%. Nelle ultime 24 ore sono stati registrati 5 decessi per Covid-19. Le vittime sono: un 95enne di Fermo, una 84enne di Osimo, una 94enne di Macerata, una 90enne di Corridonia, un 86enne di Cagli. I morti per Covid nelle Marche dall'inizio della pandemia sono 3.786
Nei primi tre giorni di somministrazione nelle Marche della quarta dose di vaccino anti-Covid a over 80 e over 60 con 'fragilità' sono 312 (dato ovviamente in continua evoluzione) le dosi inoculate, di cui 90 ieri. Lo fa sapere la Regione.
Finora si è proceduto con l'accesso diretto agli hub vaccinali per queste categorie ma da giovedì è possibile prenotare la somministrazione tramite la piattaforma delle Poste (https://prenotazioni.vaccinicovid.gov.it): le prenotazioni per le quarte dosi di vaccino anti-Covid finora sono state 208
Il 30 giungo 2022 è la data simbolo per i circa 66 mila operatori sanitari in tutta Italia, reclutati in piena pandemia per contrastare l’emergenza Covid. Anche nella Regione Marche ci si prepara ad uno spartiacque che di fatto deciderà il futuro di oltre 1400 "eroi in camice", reduci dalle criticità conclamate del proprio sistema sanitario: carenza di personale, malagestione da parte dei vertici, strutture ospedaliere inidonee, e - non ultima - una comunicazione scientifica confusa e spesso influenzata da talk show e fake news.
Ad oggi, i precari nelle Marche ammontano a 1246: tra questi, 292 sono medici, 601 infermieri e 353 oss e altri professionisti. Nella provincia di Macerata i rappresentanti del settore si preparano ad affrontare l’annosa questione del rinnovo dei contratti. Soprattutto per quanto concerne il comparto infermieristico, quello messo più a dura prova dall'emergenza.
Si dice fiducioso, in questo senso, il presidente dell’Ordine provinciale degli infermieri, Sandro Di Tuccio, per il quale “sarebbe assurdo oggi non garantire le assunzioni. Con il piano ferie di questa estate, molti operatori provati dal duro lavoro di questi due anni e mezzo potranno finalmente riposarsi. E quindi avremo bisogno di personale che possa sostituirli: i servizi erogati al cittadino non devono fermarsi”.
Oltretutto, c’è da fare i conti anche lo smaltimento delle liste d’attesa per trapianti, tumori e altro, rimaste congelate per dare precedenza alla gestione di contagi e terapie. “Dobbiamo ricordarci - prosegue Di Tuccio - che la pandemia non è finita: dopo l’estate dovremo fare attenzione a non subire nuove ricadute. Se poi consideriamo che l’obbligo vaccinale scadrà il prossimo 31 dicembre, le assunzioni vanno necessariamente garantite. Per ora noi addetti ai lavori possiamo appellarci al decreto 34, legge 77/2020. Il resto sta al buon senso di governanti e direttori delle aziende ospedaliere”.
Ad oggi, come questi ultimi intendano reperire i fondi necessari a garantire le “stabilizzazioni” non è ancora dato saperlo. Un po’ per il destino incerto del Pnrr – prossimo alla revisione – e un po’ per scelte politiche che la Regione Marche dovrà in qualche modo riuscire a bypassare.
“Abbiamo avuto in questi giorni un primo confronto con l’assessore Saltamartini – spiega il segretario provinciale del Nursind Matteo Rignanese – al quale abbiamo presentato le nostre proposte per far ripartire al meglio il servizio sanitario. Le assunzioni sono la priorità, e purtroppo riguarderanno solo una piccola fetta dei precari. Di mezzo ci sono i requisiti minimi per poter accedere al rinnovo del contratto, come l’aver maturato almeno 18 mesi di servizio, di cui 6 durante l’emergenza. Per adesso la formula ha funzionato per Area Vasta e Marche Nord, ora attendiamo il bando per Ospedali Riuniti”.
Il rischio di nuovi tagli, però, è dietro l’angolo. Cosa che finirebbe col mettere definitivamente in ginocchio l’intero insieme delle dotazioni organiche. “Se non verranno accolte le nostre richieste, useremo ancora i nostri mezzi di protesta – spiega Rignanese –. Le problematiche legate al Covid sono figlie di quelle decisioni scriteriate del passato che hanno provocato la forte carenza di personale sanitario, come ad esempio l’aver abbassato il tetto massimo di spesa per le assunzioni. Ora basta con le scelte politiche”.
“Moda, come affrontare la crisi russo-ucraina. Progetti, strategie e programmi per superare l’emergenza”. Questo il titolo dell’importante convegno che si è tenuto nel pomeriggio di giovedì 14 aprile all’Auditorium della sede di Confartigianato a Macerata.
Un’occasione per gli imprenditori per relazionarsi con il presidente nazionale della Moda di Confartigianato Fabio Pietrella e la presidente regionale Confartigianato Moda Moira Amaranti. Con loro, il presidente ed il segretario di Confartigianato Marche Emanuele Pepa e Gilberto Gasparoni, il presidente della Camera di Commercio delle Marche Gino Sabatini e il presidente della Provincia di Macerata Sandro Parcaroli. Il convegno è stato coordinato da Giorgio Menichelli, segretario generale Confartigianato Macerata-Ascoli Piceno-Fermo, con il saluto di Enzo Mengoni, presidente interprovinciale Confartigianato.
Tra gli ospiti anche i parlamentari delle Marche onorevoli Mauro Lucentini, Mirella Emiliozzi, Lucia Albano, i senatori Giuliano Pazzaglini, Francesco Verducci e il sindaco di Monte San Giusto Andrea Gentili. La guerra in Ucraina sta coinvolgendo in pieno il comparto moda, primo settore di export in Russia per le Marche, un comparto che conta 4.240 micro e piccole imprese con 24.374 addetti.
La nostra, infatti, è la seconda regione in Italia per peso dell’export della Moda in Russia sul valore aggiunto regionale, pari allo 0,30%, ma al contempo la Moda è l’unico comparto della manifattura con esportazioni che rimangono inferiori al livello 2019, con una flessione ancora consistente pari al -18,1%.
A livello provinciale, la Moda registra una diminuzione generalizzata rispetto al precrisi del 2019, anche se le province di Pesaro e Urbino con il -5,7% e di Macerata con il -9,9% mantengono la flessione al di sotto della doppia cifra percentuale. Ancona è al -18,8%, Ascoli Piceno -24,5%, Fermo -23,5%.
La Moda è comunque il primo comparto per esportazioni in Russia delle Marche, con vendite nel 2021 pari a 115,6 milioni di euro (37,6% del totale). Le conseguenze del precedente conflitto russo-ucraino di otto anni fa, con le prolungate sanzioni economiche alla Russia, si sono però scaricate sulle esportazioni verso il paese che, tra il 2013 e il 2021, cumulano nelle Marche una perdita del 57,6%.
Tra le province maggiormente esposte sul mercato russo, l’export della Moda in Russia supera il punto percentuale del valore aggiunto del territorio a Fermo con 1,47%, poi Macerata con 0,52%, Ascoli Piceno con lo 0,13% del valore aggiunto, Ancona con lo 0,06% e Pesaro e Urbino con lo 0,05%.
Tornando al peso del comparto, nelle Marche sono 5.387 le imprese attive della Moda, in diminuzione del 5,7% rispetto al 2019, pari a 328 imprese in meno; le diminuzioni oltre la media si registrano a Fermo con il -6,7% (pari a 157 imprese in meno) e a Macerata con il -8,3% (pari a 125 imprese in meno). Quindi Ancona con il -2,7% (pari a 20 imprese in meno), Pesaro e Urbino con il -2,4% (meno 16 imprese) e Ascoli Piceno con il -2,1% (meno 10 imprese).
Dal punto di vista dell’occupazione la quota degli addetti delle MPI della Moda nelle Marche è il 5,5% rispetto agli occupati di tutti i settori, al secondo posto in Italia con 3,7 punti percentuali in più rispetto alla media italiana, pari all’1,8%. Nel confronto con le altre province italiane, gli addetti delle MPI della Moda sono un quinto (20,3%) a Fermo, secondo posto in Italia, superato solo dal 34,8% di Prato; le altre province marchigiane superano tutte la media nazionale: Macerata con il 7,0%, Ascoli Piceno con il 2,7%, Ancona con il 2,6% e Pesaro-Urbino con il 2,2%.
“Questa crisi sta costando tantissimo al settore Moda - le parole del presidente nazionale Fabio Pietrella - dal 2014 circa sette miliardi di euro. Abbiamo ribadito la necessità della convocazione del Tavolo Moda per un focus sulle Marche e sulle altre regioni che lavorano nel comparto, perché siamo a rischio desertificazione dell’intera filiera. È il momento giusto per mettere i territori in condizione di poter sopravvivere. Il futuro è incerto, i risultati dipendono da politiche nazionali".
"Servono, intanto, risorse urgenti sul medio periodo, sistematiche, perché per andare oltre a questa crisi non bastano contributi “usa e getta”. Bene, ad esempio, una decontribuzione almeno del 50% sulla prototipia, così come la decontribuzione sul costo del lavoro. Abbiamo, insomma, bisogno di una “rotta”. Stiamo già avviando un potenziamento della digitalizzazione delle imprese per ovviare al movimento delle persone (fase iniziata in epoca Covid) e, quanto ai nuovi mercati, servono azioni diplomatiche per incontrare altri sbocchi, che vanno cercati da un punto di vista ministeriale”.
“La totale cancellazione del mercato russo è un gravissimo problema - ha proseguito la presidente regionale Amaranti - basti solo pensare che tale mercato copriva per alcune imprese anche l’80% della produzione. La Russia rappresentava un export cruciale, corposo, solvente, amante del Made in Italy, dove quindi era “facile” per noi operare".
"Ora stiamo riorganizzandoci ma, purtroppo, questo non avverrà nel breve periodo, perché i nostri prodotti sono di alta fascia e di elevata capacità manifatturiera, con veri brand stimati all’estero: servono quindi buyer capaci di apprezzare la nostra qualità. Stiamo intanto facendo scouting per individuare i paesi dove inviare i nostri prodotti, riorganizzando il comparto commerciale per sopperire alla perdita di un sistema come quello russo. Per fare questo bisogna anche consolidarsi nelle fiere internazionali, perché il nostro prodotto va fatto conoscere anche di persona”.
Ma, ha avvertito Amaranti, “il rischio licenziamenti c’è: gli imprenditori non vogliono arrivare a tanto, ma devono mantenere una data capacità produttiva. Ai rappresentanti della politica chiediamo di ascoltare la nostra voce, perché abbiamo bisogno di quegli strumenti che in passato non ci sono stati concessi. Ora le nostre aziende stanno subendo le sanzioni, quindi speriamo sia il momento giusto per orientarci verso una decontribuzione del costo del lavoro, una diminuzione dei costi di tipo fiscale e una moratoria sui finanziamenti. Le aziende si sono già indebitate per la pandemia, ora non possono ulteriormente indebolirsi. Bisogna alleggerire il peso, trovando strumenti per nuova liquidità”.
Un altro importante passo avanti per la candidatura dei teatri storici delle Marche all’Unesco: l'ingresso nella Tentative list, un primo risultato sulla base del quale la giunta, su proposta dell’assessore alla cultura Giorgia Latini, ha approvato il protocollo di intesa tra la regione e sessanta comuni marchigiani sede di uno o più teatri storici.
La lista del patrimonio mondiale Unesco (Tentative list) è il protocollo che ogni stato redige contenente i siti che vuole candidare a patrimonio dell'umanità.
“Le Marche sono la terra dei teatri – ha affermato il presidente Acquaroli – caratterizzate da un una ‘densità’ teatrale rispetto alla popolazione e al numero di comuni che non ha uguali in Italia e forse nel mondo. un patrimonio unico sotto molti profili: per capillarità di teatri storici, per il valore architettonico e artistico, per livello culturale, per la funzione sociale e aggregativa a cui hanno assolto nei secoli. la permanenza stessa negli ambiti urbani originari dei teatri, nei centri storici, nei borghi, e la loro continuità d’uso nel tempo, in sinergia con il contesto sociale ne fanno un caso eccezionale che con questa candidatura intendo ancora di più valorizzare”.
“Investiamo nella straordinaria ricchezza dei teatri storici che costellano il nostro territorio, un unicum nel contesto nazionale, espressione e tradizione di una comunità che li riconosce come parte integrante del patrimonio culturale identitario” dichiara l’assessore Latini, che aggiunge: “abbiamo riunito tutti i sessantadue teatri storici esistenti, in quanto è l’insieme che assicura la rappresentazione completa di questo fenomeno, pressoché unico, sia per il numero degli edifici teatrali che per l’uniformità della loro diffusione e distribuzione in relazione ad un contesto territoriale circoscritto quale è quello della regione Marche”.
Da tempo, spiega Latini, “abbiamo intrapreso il percorso per raggiungere il prestigioso riconoscimento ottenendo già un primo importante risultato. dal 15 novembre, e ora il protocollo è l'occasione per dare questa notizia, la candidatura dei teatri storici della Regione Marche è stata infatti inserita all’interno della lista propositiva che costituisce l’elenco dei siti che, in attuazione della convenzione del patrimonio mondiale, ogni stato membro è tenuto a presentare al centro del patrimonio mondiale per segnalare i beni che intende iscrivere.
L’inserimento di questa candidatura rappresenta un’occasione importante per l’intero territorio regionale che sancisce un interesse comune tra regione e amministrazioni comunali sulla possibilità di diffondere in tutte le province marchigiane il concetto di ‘eccezionale valore universale’ con una conseguente maggiore visibilità a livello nazionale e internazionale della regione Marche”.
La candidatura dei teatri storici all’Unesco, rappresenta inoltre “un’azione della strategia regionale che è fatta anche di progetti e programmi di recupero, restauro e riallestimento dei teatri, con l’obiettivo di adeguare e rivedere lo spazio di spettacolo dal vivo delle Marche, e sostenere nuove forme di gestione degli spazi teatrali con una crescente partecipazione delle compagnie locali e dei giovani per creare dei veri e propri teatri di comunità” conclude Giorgia Latini.
Il protocollo di intesa tra la Regione Marche e i sessanta comuni marchigiani sede di uno o più teatri storici, che a breve verrà sottoscritto, permette di perfezionare le procedure relative alla presentazione della candidatura dei teatri storici con la redazione del dossier scientifico di candidatura e del piano di gestione.
Nelle Marche, tra il 2011-2021, il numero degli addetti del settore credito sono diminuiti di oltre il 40% (dato nazionale pari al 16%) passando da 9.068 a 5.428 addetti; gli sportelli sono scesi del 40% (rispetto al 35% nazionale) da circa 1.200 a 715. Il quadro si evince dal rapporto statistico "Banche e istituzioni finanziarie: articolazioni territoriale" della Banca d'Italia.
Nel 2021 il dato Marche è stato ancora più pesante: la rete degli sportelli è diminuita del 9,5%, a fronte di una riduzione nazionale del 7,8%, e peggiore è stata la diminuzione del personale che si è ridotto del 11,64%, contro un dato nazionale del 2%. I Comuni serviti da banche erano 213 nel 2011 ed ora sono rimasti 177 (meno 17%) sui 225 comuni della regione Marche; una copertura che passa da oltre il 90% al 78% a fine 2021.
"Questo fenomeno è ormai conosciuto come desertificazione bancaria", commenta Federico Sora, segretario generale Fisac Cgil Marche. "Anche i dati dei prossimi piani industriali delle aziende bancarie in corso, ed in proiezione per il 2025, prevedono ulteriori tagli sia al personale che al numero degli sportelli nei territori.
Infine si evidenzia, ancora una volta, che la desertificazione colpisce in particolare le zone montane e quelle interessate dal sisma del 2016 con inevitabili ripercussioni sul già faticoso processo di ricostruzione.
C’è Una preoccupante diminuzione è prevista dal Piano del gruppo Intesa Sanpaolo, ormai diventata la banca più presente nelle Marche, che ridisegnerà il modello di banca con una sempre maggiore rilevanza della banca digitale e online rispetto alle strutture fisiche nei territori, applicando in maniera "spinta" un modello ampiamente adottato in tutte le banche italiane".
"La Fisac e tutta la Cgil delle Marche opereranno - dichiara Daniela Barbaresi, segretaria generale Cgil Marche - affinché nei prossimi confronti sindacali e nei piani industriali delle aziende e gruppi bancari si affronti il problema della desertificazione".
In forte discesa (-10) il numero di ricoveri per Covid-19 nelle Marche: nell'ultima giornata sono diminuiti a 205 di cui 8 in Terapia intensiva (-1) e 197 in Area medica (-9): la percentuale di occupazione di pazienti Covid in Terapia intensiva è ora del 3,1% e in Area Medica del 19,3%. Lo fa sapere la Regione.
Nelle ultime 24 ore sono stati rilevati 1.894 casi di positività e l'incidenza è risultata ancora in calo (da 829,22 a 805,58). Sono stati eseguiti 6.354 tamponi di cui 4.669 nel percorso diagnostico (40,6% di positivi) e 1.685 nel percorso guariti.
Il numero più alto di casi sempre in provincia di Ancona (563); seguono le province di Ascoli Piceno (377), Pesaro Urbino e Macerata (entrambe 328) e Fermo (210) oltre a 88 positivi provenienti da fuori regione. Tra le fasce d'età la più 'bersagliata' resta quella tra 25 e 44 anni (544); a seguire 45-59 anni (437), 60-69 anni (220) e 70-79 anni (165).
Le persone con sintomi tra gli ultimi positivi sono 486; i casi comprendono 503 contatti stretti di positivi, 486 contatti domestici, 28 in ambiente di scuola/formazione, 6 in ambito lavorativo, 4 di vita/socialità, 2 in ambito assistenziale, 1 in ambito sanitario; su 457 casi in corso un approfondimento epidemiologico. Nelle ultime 24 ore si sono registrati cinque decessi: a perdere la vita sono state tre donne e due uomini, di età compresa tra gli 82 e i 94 anni.
Torna a salire il numero di ricoverati per Covid nelle Marche (215; +6 rispetto a ieri) ma resta invariato il numero di pazienti in Terapia intensiva (9). Emerge dal consueto aggiornamento pubblicato dalla Regione.
Nell'ultima giornata sono 1.071 i positivi rilevati e l'incidenza è scesa a 829,22. Sono stati eseguiti 5.144 tamponi di cui 2.822 nel percorso diagnostico (38% di positivi) e 2.322 nel percorso guariti.
Tra gli ultimi positivi in 221 accusano sintomi (lievi, severi o critici); i casi comprendono 308 contatti stretti di positivi, 295 contatti domestici, 17 in setting scolastico/formativo, 5 in ambito lavorativo, 2 in ambiente di vita/socialità, uno rispettivamente in ambito assistenziale e sanitario.
Su 212 casi è ancora in corso un approfondimento epidemiologico. Oltre i 200 positivi giornalieri le province di Ancona (296), Ascoli Piceno (233) e Macerata (201); seguono Pesaro Urbino (191), Fermo (111) e 39 casi provenienti da fuori regione. Tra le fasce d'età resta quella tra 45 e 59 anni quelle che fa registrare il numero assoluto più alto di positivi (255), seguita da 25-44 (234), 60-69 anni (139) e 70-79 anni (130).
Nelle ultime 24 ore è anche deceduta una 86enne di Ancona, con patologie pregresse; il totale di vittime raggiunge i 3.776. Il quadro dei ricoverati, oltre ai 9 degenti in Intensiva (percentuale di occupazione di pazienti Covid invariato al 3,5% su 256 posti complessivi), ne comprende 60 in Semintensiva (+3 rispetto a ieri) e 146 in reparti non intensivi (+3).
Nel complesso, in Area medica, la saturazione di ricoveri Covid sale al 20,3% (206 su 1.013). Sono 31 le persone dimesse in un giorno. Gli ospiti di strutture territoriali salgono a 140 (-10) e le persone in osservazione nei pronto soccorso scendono a 27 (-9). Il totale di positivi è in lievissima crescita (10.173; +4) e gli isolamenti domiciliari in calo a 21.749 (-167).
È stato approvato il programma di interventi di manutenzione idraulica, difesa del suolo, e sistemazione forestale, da realizzare nelle aree di competenza delle Unioni Montane marchigiane. A disposizione risorse per un milione di euro, equamente ripartite tra i nove enti territoriali. A renderlo noto la Regione Marche
L’obiettivo è migliorare lo stato di manutenzione dei versanti e dei corsi d’acqua, salvaguardandone e migliorandone il regolare deflusso; dando, inoltre, continuità agli interventi. Particolare attenzione sarà data alla promozione di tecniche di ingegneria naturalistica con interventi a impatto ambientale positivo e al miglioramento e manutenzione delle sistemazioni idraulico-agrarie e idraulico-forestali esistenti.
“Questo programma di interventi – spiega l’assessore regionale alla Difesa del suolo e Tutela del paesaggio, Stefano Aguzzi – si propone non solo di garantire la messa in sicurezza del territorio e dell’ambiente ma concretizza la volontà di attuare una più ampia strategia integrata di sostegno allo sviluppo economico, sociale e demografico delle aree montane, che attenui e riequilibri il divario tra la fascia costiera e l’entroterra, nell’ottica della cooperazione tra più soggetti interessati”.
“La continuità nel tempo alle attività di manutenzione – precisa Aguzzi - può infatti garantire un’occupazione stabile di chi già lavora nel settore, assicurando anche il presidio del territorio e la residenza nelle aree rurali e montane, oltre a favorire nuove prospettive lavorative nel campo della difesa del suolo, della sistemazione idraulico-forestale e della selvicoltura”.
Alla definizione degli interventi si è giunti dopo una serie di sopralluoghi congiunti tra gli uffici regionali preposti e gli uffici tecnici delle singole Unioni Montane, su segnalazione delle criticità da parte delle stesse. Il termine previsto per l’affidamento dei lavori è fissato al 30 giugno 2024.
Gli interventi sono suddivisi per Unione montana, ognuna delle quali avrà il compito di progettare ed appaltare le opere, e riguardano: (Montefeltro) consolidamento sponde fluviali con tecniche di ingegneria naturalistica e ripulitura dell’alveo fluviale del fiume Foglia nel territorio del Comune di Piandimeleto (PU); (Alta Valle del Metauro) sistemazione dell’alveo del fiume Metauro e messa in sicurezza delle sponde e protezione tubazioni nei pressi del Palazzo Ducale - Ponte del Riscatto in Comune di Urbania (PU);
(Catria e Nerone) ripristino e stabilizzazione dissesto gravitativo in strada comunale Cà Rio in Comune di Cagli (PU) e ripristino e stabilizzazione dissesto gravitativo in località Serrone in Comune di Serra Sant’Abbondio (PU); (Esino-Frasassi) realizzazione di difesa spondale, bonifica e pulizia, riqualificazione e valorizzazione alveo del torrente Sanguerone in località Piano Frassineta in Comune di Sassoferrato (AN);
(Potenza-Esino-Musone) sistemazione versante in frana lungo il fiume Potenza in Comune di Pioraco (MC) e sistemazione alveo affluente Scarzito in località Valle Eremita nel Comune di Sefro (MC); Marca di Camerino) riqualificazione sponde fluviali per un tratto di circa 2,00 km con interventi puntuali nelle sezioni maggiormente danneggiate nel Comune di Fiastra (MC);
(Monti Azzurri) stabilizzazione versante a monte del tratto di strada Grazie di Sotto Monte in Comune di Monte San Martino (MC) e lavori urgenti di ripristino difesa spondale sul torrente Tennacola in località Molino Biordi nel Comune di Penna San Giovanni (MC); (Sibillini) stabilizzazione versante sottostante la strada comunale in località San Michele, torrente Lera in Comune di Amandola (FM); (Tronto-Valfluvione) intervento di difesa spondale, ripristino sezione idraulica e stabilizzazione del versante a valle della strada comunale Casaregnano in Comune di Roccafluvione (AP).
Da oggi le persone con più di 80 anni e i soggetti con 60 e più anni in condizione di elevata fragilità possono effettuare la quarta dose di vaccino anti-Covid19 con accesso diretto presso i Punti Vaccinali di Popolazione. Lo rende noto la Regione Marche. La prenotazione attraverso la Piattaforma Poste sarà invece possibile dal 14 aprile alle ore 10. Gli over 80 possono recarsi anche in farmacia, i soggetti in condizione di fragilità vengono contattati dalle strutture che li hanno in carico ma possono prenotarsi.
“Chi ha ricevuto le due dosi del vaccino (o la dose singola se Janssen) del ciclo primario e la prima dose di richiamo booster, ricorda l'Ente - può accedere alla seconda dose booster dopo almeno 120 giorni da quella precedente. La dose aggiuntiva viene somministrata al fine di raggiungere un adeguato livello di risposta immunitaria. Verrà effettuata con i vaccini a m-RNA Pfizer o Moderna a prescindere da qualsiasi tipologia di vaccino somministrata in precedenza”.
“Dal 14 aprile la prenotazione si effettua anche tramite il portale di poste italiane: https://prenotazioni.vaccinicovid.gov.it: oltre ai dati personali dell’utente, occorre disporre del numero di tessera sanitaria e del codice fiscale, e di un numero di cellulare al quale verrà notificata la conferma.
Con l’ausilio di Poste Italiane, è possibile prenotare anche nei PostaMat attivi sul territorio regionale (è sufficiente inserire la tessera sanitaria), tramite i portalettere che consegnano la posta a casa o inviando un SMS con il codice fiscale al numero 339.9903947 (entro 48-72 ore si verrà ricontattati per procedere telefonicamente alla scelta di luogo e data dell’appuntamento). Una volta avviata la prenotazione, all’utente verrà immediatamente comunicato il giorno, la sede dove verrà somministrato il vaccino e l’orario in cui ci si deve presentare al Punto di Vaccinazione”.
“Come per le precedenti somministrazioni, nel caso in cui la persona si trovasse in difficoltà a raggiungere le sedi vaccinali può contattare il proprio Medico di Medicina Generale che potrà programmare la vaccinazione a domicilio.
Al momento, l'indicazione sulla quarta dose di vaccino anti-Covid non si applica ai soggetti che hanno contratto l'infezione da Sars-CoV-2 successivamente alla somministrazione della prima dose di richiamo, come precisato dalla circolare del Ministero della Salute che contiene anche l’elenco delle condizioni di elevata fragilità”.
Continua scendere nelle Marche il tasso di incidenza cumulativo del virus, arrivato sotto 900 (889,83 rispetto a ieri quando era 900,36) su 100mila abitanti a fronte di 2.656 nuovi casi covid. I positivi rappresentano il 39,5% dei 6.720 tamponi del percorso diagnostico, su 10.906 tamponi complessivi.
La provincia di Ancona totalizza il maggior numero di casi: 813, seguita da Pesaro Urbino con 522, Macerata con 501, Ascoli Piceno con 446, Fermo con 280, oltre a 94 casi fuori regione. Il virus circola maggiormente nelle fasce di età tra 25 e 59 anni che raccolgono quasi la metà dei muovi positivi, 1.310: rispettivamente 25-44 anni con 644 e 45-59 con 666, seguite da 60-69 anni con 339 e 70-79 anni con 282.
Scende ancora il numero di ricoverati per Covid nelle Marche: -2 nell'ultima giornata e si attestano ora a 209. Migliora leggermente la situazione nelle Terapie intensive (9 pazienti, -1 rispetto a ieri), +1 degente in Semintensiva (56), -2 nei reparti non intensivi (145) e 32 persone dimesse.
I soggetti con sintomi sono 524, i contatti stretti di casi positivi 843, i contatti domestici 735, i positivi in ambito scolastico formativo 31, mentre per 501 casi sono ancora in corso approfondimenti epidemiologici. Cinque le persone decedute nelle ultime 24 ore, tre uomini e due donne, dagli 86 ai 97 anni. Tre persone erano originarie della provincia di Macerata: un 87enne di Esanatoglia, un 97enne di Cingoli e una 90enne di San Severino Marche.
I lavoratori delle Poste scendono in piazza con uno sciopero di un’intera giornata. Lo faranno venerdì 15 aprile ad Ancona, in via XXIV Maggio, dove si svolgerà un sit-in di fronte agli uffici delle Poste centrali, alle ore 11.
La protesta è firmata da Slc Cgil, Uil Poste, Failp Cisal,Confsal e Ugl. "I motivi sono molteplici", sottolineano i sindacati: gravi carenze di organico, complessità delle operazioni a sportello e incombenze legate all’emergenza sanitaria in un contesto che vede anche aggressioni verbali e fisiche da parte dell’utenza, forti pressioni nel settore del recapito-logistica e smistamento ed eccessivo ricorso ai lavoratori precari per sopperire la carenza di personale.
Infine, la questione del Centro multiservizi di Ancona su cui grava un futuro di incertezza. Di qui, la decisione dei sindacati di proclamare lo stato di agitazione iniziato il 17 marzo con lo sciopero degli straordinari e delle prestazione aggiuntive. Venerdì 15 aprile sarà sciopero di tutti i lavoratori.
La pandemia, la crisi russo-ucraina. E prima ancora quella economica 2008-2014. Non ultime, le scelte politiche degli ultimi 20 anni. Le piccole e medie imprese delle Marche si preparano a vivere il loro momento più buio dall’inizio del nuovo millennio, testimoniato soprattutto da una ripartenza post Covid inattuabile. Le ragioni principali? Mancanza di lavoro e di manodopera.
Sebbene rispetto al 2021 la Regione abbia segnato una crescita dell’occupazione (+0,8% rispetto al 2021), i livelli pre-pandemia sono ancora lontani (-2,5%). E gli effetti già tangibili della guerra nell’Est Europa non faranno che ripercuotersi negativamente sulle aziende e – di conseguenza – sulla forza lavoro, che si orienterà sempre più fuori dai confini nazionali.
A dichiararlo è il segretario generale di Confartigianato Macerata-Ascoli-Fermo Giorgio Menichelli, che fa notare anche come la popolazione marchigiana sia scesa sotto gli 1,5 mln di residenti. A marzo 2022, il tasso occupazionale nella regione era di 4 lavoratori su 10, cui va aggiunta la mancanza degli oltre due terzi con specializzazioni specifiche. Soprattutto nell’edilizia, nella manutenzione e in tutte le attività di pubblico esercizio, come la ristorazione.
A cosa è dovuta la situazione attuale del mercato del lavoro? Un mismatch, o disequilibrio, fra domanda e offerta. Prima ancora dell’emergenza sanitaria, c’era già uno scontro fra le aspettative dei giovani appena subentrati nel mercato e quelle delle aziende.
Colpa di un corto circuito nella comunicazione? Non solo: i problemi strutturali e congiunturali dell’intera filiera hanno inciso sulla mancata progettazione di qualifiche professionali. Manca la volontà di formare le persone.
Un problema anche culturale, quindi? Certamente, le aziende oggi puntano esclusivamente all’attitudine di chi vuole essere assunto e se coincide con i propri obbiettivi di crescita. Dall’altra parte, però, chi si propone non è in cerca solo di un merito economico, ma anche di un ambiente sociale e di una possibilità di carriera in grado di soddisfarlo.
Negli ultimi 20 anni le imprese hanno guardato unicamente al profitto e non alla crescita socio-culturale? Sebbene il profitto sia un presupposto primordiale, una buona impresa deve anche dare risposta attiva sul territorio, finanziando eventi e contribuendo a 360° alla crescita del Paese. I giovani oggi cercano aziende dinamiche e innovative: e per sapere come agire al meglio bisogna ascoltare le loro esigenze.
Nell’immediato, quali interventi dovrebbero essere effettuati per la ripartenza della Regione Marche? Avere una conoscenza profonda del tessuto economico e sburocratizzare quanti più passaggi possibili. Ad esempio, velocizzare i tempi per formare i lavoratori, altrimenti la carenza di manodopera non verrà mai compensata e le aziende continueranno a contendersi tra di loro le poche eccellenze presenti.
Vanno riviste anche determinate scelte politiche? Una politica forte, presente sul territorio, può solo portare benefici. Ad oggi sono previsti 350 mln di euro da parte del Fondo Sociale Europeo, ma se non cambia l’attuale cultura del lavoro queste risorse rischiano di perpetrare lo stesso vecchio meccanismo. Senza margini di autentica crescita.
Abbiamo di fronte anche le conseguenze di crisi energetica e dei materiali. Conseguenze che avranno impatto prettamente sulle piccole e medie imprese. Le sanzioni messe in atto oggi nei confronti della Russia non risolveranno la guerra, ma faranno solo male alla nostra economia. Basti considerare i tremendi effetti nelle Marche anche sul settore calzaturiero, rimasto completamente bloccato.
Perché allora il governo italiano le appoggia? La politica guarda unicamente agli accordi internazionali, non ai bisogni dei cittadini. Lo scenario peggiore è che la guerra – come dicono già gli esperti – possa durare ancora a lungo: ripartire sarà ancora più difficile, visto che il Pnrr verrà revisionato. I giovani continueranno ad emigrare, e l’Italia diventerà l’ospizio del mondo.
Lei cosa direbbe oggi a suo figlio per convincerlo a non lasciare il Paese? Di portare avanti studio e lavoro, insieme. Di contribuire alla crescita culturale delle Marche e dell’Italia, tenere duro il più possibile. Certo, le aspirazioni crescono e i genitori devono lasciare liberi i propri figli di andare via, se vogliono. I ragazzi oggi fanno più sacrifici di quanto non si immagini.
Primo pomeriggio 'movimentato' in autostrada, una carambola ha coinvolto quattro veicoli - un camper, due auto (una alimentata a metano) e un camion - e rallentato il traffico in direzione sud, lungo l'autostrada A14.
L'incidente si è verificato al chilometro 268, intorno alle 14:30, tra i caselli di Civitanova Marche e Porto Sant'Elpidio. Ancora al vaglio delle forze dell'ordine l'esatta dinamica di quanto avvenuto. A seguito dell'impatto un autoveicolo ha anche subito un ribaltamento.
Sul posto sono immediatamente intervenuti i sanitari del 118 che hanno provveduto a fornire agli occupanti dei veicoli le cure del caso. A necessitare il trasporto al pronto soccorso di Civitanova Marche è stata soltanto la famiglia a bordo del camper, sebbene nessuno dei componenti si trovi in condizioni preoccupanti.
Presenti anche due squadre dei vigili del fuoco di Civitanova Marche e una squadra da Fermo, per la messa in sicurezza dei mezzi coinvolti nel sinistro e della carreggiata. Il traffico è stato momentaneamente direzionato su una sola corsia sino al termine delle operazioni di soccorso, protrattesi per circa un'ora.
“Va avanti ormai da mesi la richiesta della nostra Regione per un aumento delle borse di specializzazione e per l’eliminazione, per qualche anno del numero chiuso a Medicina. Almeno fra 5 anni avremo i professionisti che ci servono. Ma, ancora, non si muove nulla”. Lo scrive – via social – l’assessore alla Sanità regionale Filippo Saltamartini.
“La sinistra al Governo dell’Italia e all’opposizione nelle Marche, un giorno si e l’altro pure, scopre di non aver programmato la formazione necessaria a garantire i servizi sanitari del nostro Paese. Ne attribuisce la responsabilità a noi dopo 16 mesi di Governo regionale.
A Pesaro è stata persino inscenata una manifestazione dei funzionari del partito davanti al locale pronto soccorso. Venerdì in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico (Unimc leggi l’articolo), ho rinnovato la proposta alla Ministra Messa, la quale non mi è sembrata entusiasta della richiesta”.
“Un mese fa, tutte le Regioni lo hanno chiesto al Ministro Speranza in un incontro al Ministero della Sanità. Oggi la sinistra e una parte della stampa scoprono, per bocca del Ministro Speranza, che è tutto vero. A questo si deve aggiungere il bisogno di accordare a tutto il personale sanitario trattamenti adeguati alla specificità delle loro prestazioni, rese anche di notte, nei festivi e senza soluzione di continuità”.
“Scrivo queste righe, perché da domani mattina continueremo a leggere delle file e dei disagi nei nostri Pronto soccorsi, divenuti l’avamposto di tutti i problemi sanitari e sociali dell’Italia. Ma è certo che non ci arrenderemo. Alcuni medici si potranno pure dimettere perché il disagio esiste, ma tutto il restante personale è vitale, professionale e soprattutto capace di vincere anche il Covid”, conclude Saltamartini.
Sono 714 i positivi al Coronavirus rilevati nelle Marche nell'ultima giornata su un totale di 2.115 tamponi eseguiti: l'incidenza di casi ogni 100mila abitanti è scesa da 910,80 a 900,36. Lo comunica la Regione Marche. Tra i test eseguiti ci sono 1.749 nel percorso diagnostico (40,8% di positivi) e 366 nel percorso guariti. Il maggior numero di contagiati in un giorno rilevato in provincia di Ancona (242); seguono le province di Ascoli Piceno (140), Macerata (130), Pesaro Urbino (95) e Fermo (82), oltre a 25 casi da fuori regione.
Tra gli ultimi casi ci sono 152 persone alle prese con sintomi; i positivi comprendono 207 contatti stretti di positivi, 181 contatti domestici, 2 rispettivamente in ambiente di vita/socialità e assistenziale, uno in ambiente scolastico/formativo e uno in ambiente sanitario; su 163 casi è ancora in corso un approfondimento epidemiologico. Oltre i 200 casi registrati solo la fascia d'età 25-44 anni (204); seguono quella tra 45-59 anni (187) e 60-69 anni (71).
Scende ancora il numero di ricoverati per Covid nelle Marche: -7 nell'ultima giornata e si attestano ora a 211. Invariata la situazione nelle Terapie intensive (10), +2 degenti in Semintensiva (56), -9 nei reparti non intensivi (145) e 25 persone dimesse.
Nell'aggiornamento giornaliero la Regione dà conto di otto decessi in 24ore e di un totale di vittime che sale a 3.770. Sono 714 i positivi emersi in 24ore e l'incidenza di casi ogni 100mila abitanti risulta in calo a 900.
Sette delle persone decedute erano della provincia di Ancona: un 72enne, un 79enne, un 99enne e una 92enne della città capoluogo, una 85enne di Chiaravalle, una 89enne di Jesi e un 93enne di Corinaldo; l'ottava vittima è una 89enne di Colli al Metauro (Pesaro Urbino).
Gli ospiti di strutture territoriali sono 135 e 35 le persone in osservazione nei pronto soccorso. Il totale di positivi è risultato in discesa a 10.596 (-208), gli isolamenti domiciliari calano a 22.614 (-221) e i guariti/dimessi raggiungono quota 396.954 (+914).
Dopo essere stato messo a dura prova durante gli ultimi due anni di pandemia, il Servizio sanitario nazionale deve tornare a fare i conti con la questione delle assunzioni. Oltre alla generale carenza di personale, si aggiungono oggi i circa 66 mila “eroi in camice” che il prossimo 30 giugno rischiano di rimanere per strada. Di questi, 20.064 medici, 23.233 infermieri e 22.732 fra operatori sociosanitari e altri professionisti. Tutti reclutati al tempo con contratti flessibili per fa fronte all’emergenza Covid.
Se si escludono gli specializzandi e i quiescenti, risultano 54 mila i candidati all’assunzione a tempo indeterminato. Di questi, a loro volta, solo 43 mila risponderebbero ai requisiti dell’ultima Legge Bilancio che prevede – fra le altre cose - la maturazione di almeno 18 mesi di servizio, di cui 6 durante l’emergenza. Il problema, a questo punto, viene girato direttamente alle aziende sanitarie, molte delle quali con i conti in rosso. Difficile dunque per “gli aspiranti camici” sperare nella futura assunzione.
Si tratta dell’effetto più pesante e a lungo termine della famigerata spending review operata fra il 2014 e il 2020, che portò a un risparmio complessivo di appena 40 mld di euro (a fronte di 870 mld di uscite statali). I tagli maggiori, purtroppo, furono proprio quelli operati alla Sanità, che in dieci anni ha potuto assumere solamente 46 mila operatori. Di questi, tre quarti senza specializzazione specifica.
Puntare oggi alle stabilizzazioni – per le quali da mesi medici e operatori discutono con il Governo – significherebbe un primo passo, seppure debole, verso una normalizzazione del lavoro. Ad oggi, la Legge di Bilancio avrebbe fissato il tetto della dotazione al fondo sanitario a 124 mld di euro, che nel 2024 diventerebbero 128. In più, ci sarebbero anche i circa 15 mld previsti dal Pnrr. Denaro che comunque non basterebbe a risolvere i problemi principali della Sanità nostrana.
Insieme ai 35 mila operatori prossimi alla pensione, si calcolano anche 58.339 infermieri in uscita. E le ipotetiche stabilizzazioni lascerebbero a spasso ancora 20 mila camici bianchi. A questo, si aggiungono l’emergenza legata al recupero delle liste d’attesa accumulate a causa della pandemia – fatto che ha favorito uno spostamento sempre più massiccio degli utenti verso la sanità privata – e gli oneri da 124 mld di spesa sanitaria (dati MEF) che le Regioni dovranno sostenere per non far chiudere i loro ospedali.
Arriva la conferma della Corte costituzionale sulla la validità delle norme in vigore in materia di "quarantena obbligatoria per i positivi e per i contatti stretti, e relative sanzioni penali in caso di inosservanza".
Si legge nella nota della Consulta: «la quarantena obbligatoria e le relative sanzioni penali, così come regolate dalle disposizioni impugnate, incidono sulla sola libertà di circolazione. Non comportano alcuna coercizione fisica, sono disposte in via generale per motivi di sanità e si rivolgono a una indistinta pluralità di persone, accomunate dall’essere positive al virus trasmissibile ad altri per via aerea».
Secondo il provvedimento, dunque, rimane inalterato l’obbligo di attendere i 7 giorni – che diventano 10 per i non vaccinati o per chi non ha la terza dose o ha fatto la seconda dose da più di 120 giorni - per chi è positivo. La buona uscita è garantita solo dal tampone negativo, e previa trasmissione al dipartimento di prevenzione competente del territorio di appartenenza – anche per via elettronica - del relativo referto.
Inoltre, i non vaccinati o i vaccinati che hanno completato la profilassi da più di 120 giorni, e per i guariti da più di 120 giorni, l’isolamento durerà fino a 10 giorni con un test antigenico o molecolare negativo all’uscita. I soggetti con booster o che hanno completato il ciclo vaccinale da meno di 120 giorni, e per guariti da meno di 120 giorni, la quarantena varrà 7 giorni. Anche qui con un test antigenico o molecolare negativo alla fine del periodo.
Per i semplici sintomatici, basterà un tampone dopo 3 giorni dalla scomparsa dei sintomi – in caso di positività, il test andrà ripetuto dopo 7 giorni. In generale, si potrà uscire dall’isolamento senza effettuare il test dopo 21 giorni, ma solo se nell’ultima settimana risulteranno scomparsi i sintomi.
Infine, per i “contatti stretti” - anche conviventi - viene applicato il regime dell’autosorveglianza: obbligo di indossare i dispositivi di protezione delle vie respiratorie di tipo FFP2 (al chiuso e all’aperto, fino al decimo giorno successivo alla data dell’ultimo contatto stretto) e si dovrà effettuare un test antigenico rapido o molecolare alla prima comparsa dei sintomi. In caso di ulteriore positività, il tampone andrà ripetuto al quinto giorno successivo alla data dell’ultimo contatto.
Sensibile riduzione di ricoveri Covid-19 nelle Marche (-17) nell'ultima giornata e incidenza di casi di positività ogni 100mila abitanti che scende da 916,47 a 910,80. I dati emergono dall'aggiornamento giornaliero della Regione.
I degenti con Covid ancora assistiti negli ospedali marchigiani restano 218 di cui 10 in Terapia intensiva (invariato) e 208 in Area Medica (-17). Con questi numeri la percentuale di occupazione dei posti letto rimane invariata nelle Terapie intensive (3,9% sul totale di 256 posti) e in calo al 20,4% in Area medica su 1.013 posti.
Sono 1.789 i nuovi contagi rilevati in 24 ore sulla base di 6.077 tamponi tra cui 4.870 del percorso diagnostico (36,7% di positivi) e 1.207 nel percorso guariti.
In provincia di Ancona il maggior numero di casi, cioè 519; seguono le province di Pesaro Urbino (345), Ascoli Piceno (331), Macerata (316), Fermo (214) e 64 positivi provenienti invece da fuori regione.
Le persone con sintomi sono 402; i casi comprendono 538 contatti stretti di positivi, 487 contatti domestici, 5 in ambiente di vita/socialità, 2 in setting lavorativo, 2 in setting assistenziale, uno ciascuno in setting scolastico/formativo e sanitario.
Tra le fasce d'età è sempre quella tra 25 e 44 anni a registrare il numero più alto di positivi (462) seguita da 45-59 anni (452) e 60-69 anni (237).
Si è aperta questa mattina, presso i padiglioni della Fiera Milano City, l’esperienza della Regione Marche presso la Borsa Internazionale del Turismo.
Sarà una tre giorni in cui le Marche avranno la possibilità di mostrare a tutto il mondo le proprie bellezze e le proprie potenzialità e lo faranno con un ricco calendario di eventi che contraddistinguerà lo stand regionale.
Saranno 36, infatti, gli eventi organizzati da oggi fino alla chiusura di martedì. Tra questi è previsto un ricco cartellone di spettacoli, di itinerari culturali, artistici e enogastronomici, di eventi e manifestazioni sportive.
Ad inaugurare il padiglione delle Marche è stato il Presidente della II Commissione consiliare, con delega al Turismo, Andrea Putzu. "È stato un onore poter inaugurare la Bit per le Marche dove ho portato anche i saluti del Presidente Acquaroli".
"Il 2022 vuol essere per il turismo l’anno della ripartenza e la Regione Marche non poteva mancare a questo grande appuntamento - esordisce Putzu - grazie al nostro stand, i cui allestimenti sono stati attentamente progettati per poter riproporre al meglio gli scorci e i simboli più caratteristici del nostro territorio".
"Ospiteremo anche tutti gli operatori e gli enti regionali maggiormente attivi in ambito turistico, creando di fatto una grande sinergia volta a potenziare al massimo l’attrattività del nostro territorio - aggiunge Putzu -. Ci tengo infine ad esprimere soddisfazione per la visita allo stand delle Marche del Ministro del Turismo Garavaglia e per averci ringraziato per il lavoro che stiamo facendo per promuovere la nostra Regione”.
A Milano sono presenti anche l'assessore al Turismo della Regione Marche Giorgia Latini e la consigliera regionale di Fratelli D'Italia, Elena Leonardi.