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Dopo sei mesi non sono state spostate neanche le macerie, come si può parlare di ricostruzione? Vergognatevi!

Dopo sei mesi non sono state spostate neanche le macerie, come si può parlare di ricostruzione? Vergognatevi!

Ammettetelo, ci volete prendere per stanchezza... Non tornavo a Visso da mesi, tanti mesi. Da quando il terremoto ha devastato il paese, rendendolo una sorta di città fantasma, come tutto l'entroterra maceratese. E mai avrei pensato che tutto fosse rimasto come allora. In cinque mesi non è cambiato assolutamente nulla, a parte il ponte realizzato dai vigili del fuoco per l'accesso alla zona rossa e inaugurato stamattina.  Non solo ancora non c'è neanche una parvenza di ricostruzione, ma addirittura le macerie sono tutte esattamente nello stesso posto in cui si trovavano cinque mesi fa, dopo essere crollate dagli edifici. Nella zona rossa di Visso (ma come a Visso in tutti gli altri Comuni devastati dal sisma), il tempo si è fermato ad ottobre. Da allora non è successo più niente. Niente. Quando sono entrato stamattina in centro, attraversando quel breve tunnel costruito dagli encomiabili e infaticabili vigili del fuoco, non ho saputo trattenere un moto di rabbia, una profonda incazzatura che mi ha portato a filmare tutto e a trasmetterlo in diretta. Qui non solo non si parla di ricostruzione, ma non si è stati capaci neanche di togliere le macerie, di dare almeno una parvenza di voler far tornare questi posti meravigliosi com'erano un tempo.  Scrive un amico su Facebook: "Ottobre 2001 / maggio 2002, 7 mesi per portar via le macerie delle torri gemelle, circa 5 milioni di tonnellate dal centro di New York. Qui da noi ancora devono portare via tutto. Con queste premesse mettiamoci l'anima in pace, non ce la faremo mai". Parole sante.  All'indomani del sisma, scrissi che niente sarebbe stato più come prima. Ma intendevo che le nostre vite sarebbero state segnate indelebilmente dal terremoto. Ora invece quelle parole assumono un valore diverso, purtroppo quasi di profezia: niente sarà più come prima, perchè queste meravigliose perle incastonate nei Sibillini rischiano di restare solo un ricordo da tramandare nei libri di storia. Avete presente Pompei? Ecco, un qualcosa del genere. Di questo passo, fra cinquant'anni arriveranno (allora sì) frotte di turisti a farsi la foto ricordo sulle macerie di Visso, Ussita, Castelsantangelo, Pieve Torina e via dicendo. "Qui un tempo c'erano dei bellissimi paesi che nell'ottobre del 2016 vennero distrutti da un forte terremoto. La gente fu costretta ad andarsene e non tornò più": voi che comandate, voi che prendete le decisioni, voi che scegliete il nostro futuro, sì dico a voi. Noi non vogliamo fare questa fine. La gente vuole tornare nelle proprie case, vuole tornare alla propria vita, alle proprie abitudini, alla propria quotidianità.  In cinque mesi (quasi sette, se partiamo dal sisma di agosto), non si sta neanche ipotizzando una bozza di ricostruzione, mentre si spendono vagonate di soldi per tenere le persone negli alberghi e in autonoma sistemazione Vagonate: oltre trenta milioni di euro da quando è iniziata l'emergenza. Vogliamo dire che con trenta milioni non si poteva almeno iniziare la ricostruzione leggera e riportare a casa migliaia e migliaia di sfollati? Invece no. Qui non arrivano neanche le casette di legno. Pare che si speri (pare e speri... verbi da cui già traspare la certezza in cui ci si sta muovendo, ndr) di averle prima del prossimo inverno. No vabbè, dai, state scherzando, no? Ma sì, perchè poi vediamo che a Norcia le casette (per quanto assegnate col tribale metodo dell'estrazione a sorte) sono arrivate. L'ex premier a Porta a Porta afferma "È fondamentale far ripartire il turismo perché Norcia se non riparte il turismo è morta. Io vorrei che si facesse tutti quanti insieme, senza far polemica su questi argomenti". Ma certo. Per par condicio bisogna aggiungere che ha anche detto "Io vorrei fare un appello: quest’anno andiamo in vacanza nelle Marche, in Umbria, in Abruzzo, andiamo in quei territori che sono stati colpiti dal terremoto". E qui, francamente, come marchigiano terremotato, mi sento decisamente preso per il culo. Signor Renzi, dove dovrebbero andare a fare turismo le persone a Visso, a Ussita, a Camerino, a Pieve Torina, a Muccia? Dove? In quali strutture ricettive, visto che sono tutte crollate o, quando è andata bene, inagibili?  La sensazione che noi marchigiani (del sud della regione, per essere precisi) siamo visti come cittadini di serie B, arriva anche dalla bozza di ordinanza che il commissario Errani ha presentato ai sindaci terremotati, con tariffe per la ricostruzione che non consentiranno neanche di coprire i costi di riparazione delle abitazioni. Pare che ci sia stato un intervento dei parlamentari marchigiani per far rientrare la vergognosa bozza preparata. Ma resta il fatto che qualcuno l'aveva pensata così. Magari immaginando che nelle Marche avessimo ancora l'anello al naso. No. Fatevene una ragione. "Qui non tornerà più nessuno. Ti fanno andare via anche la voglia di ricostruire" mi diceva stamattina un sindaco, mentre raggiungevamo la zona rossa di Visso. E un altro sindaco terremotato, di un piccolo Comune, faceva presente all'assessore Sciapichetti "ho fatto anticipazioni di cassa per 480mila euro. Se non arrivano i soldi, non riusciremo più neanche a pagare i dipendenti". Capite in quale situazione ci stiamo muovendo? Capite che con le vagonate di soldi che si spendono ogni mese per l'emergenza (non per la ricostruzione!) non si andrà molto lontano, perchè si tratta di cifre talmente ingenti che difficilmente potranno essere coperte ancora per molto tempo dallo Stato? E i sindaci, poveri cristi, devono metterci la faccia tutti i giorni di fronte ai loro cittadini. A cui non sanno e non possono dare risposte.  A questo punto, non ci si può più nascondere. È ora di giocare a carte scoperte. Dietro questa lentezza disarmante, capace di portare la gente allo sfinimento fisico e morale, c'è una volontà politica di portare via la gente da un entroterra che non rappresenta un bacino elettorale particolarmente allettante? Si è deciso che la gente dovrà spostarsi tutta verso la costa? In tanti questa decisione, sotto certi aspetti inevitabile, l'hanno già presa. Soprattutto le famiglie più giovani. E ogni giorno che passa, quest'idea sale nella testa di un numero sempre maggiore di persone. Se, perchè a questo punto il dubitativo è d'obbligo, dovesse iniziare la famigerata ricostruzione, quanti anni durerà? Cinque? Sei? Dieci? Venti? E a quel punto saranno ricostruiti dei bei paeselli nuovi di zecca, fatti di tutte seconde e terze case di chi in quei posti andrà a passarci qualche giorno di ferie. Mentre la popolazione indigena non esisterà più. Vogliamo questo? I marchigiani, testardi e incazzosi, vogliono lasciarsi fare questo o hanno intenzione di reagire in qualche modo? Purtroppo vediamo rassegnazione, scoramento, anche qualche figlio di buona donna che cerca di approfittare della situazione. Sì, per carità, ci staranno anche questi. Ma la stragrande maggioranza vorrebbe solo tornare a casa. Una semplice, banale, ovvia richiesta che, di fronte a una gestione dell'emergenza come quella che stiamo vivendo, si sta trasformando in una montagna insormontabile. È necessario reagire. Adesso o mai più. 

11/03/2017 18:36
Crollo ponte A14, figlio delle vittime: "Ora è il momento del dolore"

Crollo ponte A14, figlio delle vittime: "Ora è il momento del dolore"

"Ora è il momento del dolore, che non finirà mai: dovrò abituarmi a conviverci". Così Daniele Diomede, figlio dei coniugi morti in autostrada per il crollo del cavalcavia. "Abbiamo perso due persone eccezionali - ha aggiunto -, che facevano solo del bene". "Sapere le cause della morte - ha detto ancora, al termine dell'autopsia sui corpi dei genitori - cambia poco. Se fosse stato per un loro errore allora saprei con chi prendermela, invece così non lo so". "Avrei voluto che vivessero per conoscere mio figlio, che dovrebbe nascere il 21 maggio. Mio padre era nato il 28 maggio; spero che la gravidanza vada avanti qualche giorno in più perché possa nascere lo stesso giorno di papà", ha detto ancora il giovane. Intanto è terminata l'autopsia sui corpi dei coniugi Emidio Diomede e Antonella Viviani. L'esame autoptico è stato eseguito dal medico legale Mauro Pesaresi. A breve dovrebbe essere dato il nulla osta per la restituzione delle salme ai familiari. Ad attendere fuori dall'obitorio dell'ospedale di Torrette, ad Ancona, c'erano il figlio, il cognato e altri parenti. (ANSA).

11/03/2017 15:07
Crollo ponte A14, autopsia sulle vittime

Crollo ponte A14, autopsia sulle vittime

Si svolge stamani nell'ospedale di Torrette di Ancona l'autopsia sui corpi di Emidio Diomede e Antonella Viviani, la coppia morta nel crollo del ponte 167 avvenuto il 9 marzo lungo l'A14, all'altezza di Camerano. La procura di Ancona, che conduce l'inchiesta, procede contro ignoti per il reato di omicidio colposo plurimo. Stando alle prime ipotesi di indagine, il crollo del cavalcavia sarebbe avvenuto per un errore, materiale o strumentale, durante i lavori di sollevamento e stabilizzazione del ponte, con un'errata distribuzione dei pesi che avrebbe poi provocato il cedimento. I tre operai della ditta appaltatrice, dei lavori, la Delabech srl di Roma, sentiti come gli ingegneri e i responsabili del cantiere a sommaria informazione dalla polizia stradale, hanno detto, fra molti ''non ricordo'', di aver sentito un forte rumore, come uno scricchiolio, e di essere scappati via dopo aver raccolto gli attrezzi. Verranno interrogati la prossima settimana (ANSA).

11/03/2017 11:50
Sicurezza, Forza Italia presenta i "Security Day"

Sicurezza, Forza Italia presenta i "Security Day"

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa di Forza Italia sul Programma Sicurezza. "Nell’ambito della campagna nazionale sulla Sicurezza, presentata ieri con una conferenza stampa alla Camera dei Deputati, Forza Italia, anche nelle Marche, con i Coordinatori provinciali di Pesaro, Ancona, Macerata e Fermo, rispettivamente Alessandro Bettini, Daniele Berardinelli, Lorena Polidori e Jessica Marcozzi, il capogruppo FI comune di Ascoli, Alessandro Bono, ed i club di Forza Italia-Marche guidati da Claudia Regoli, scende in piazza per presentare il suo programma. E lancia i “Security Day” utili anche a raccogliere le istanze degli amministratori locali e dei cittadini. Gli esponenti locali di Forza Italia, domani e domenica, dalla mattina al pomeriggio, infatti saranno presenti in varie piazze marchigiane (100 in tutta Italia) con dei gazebo informativi ed in strada con unvolantinaggio per spiegare alla cittadinanza i dieci punti del programma, necessari per coprire le carenze dei decreti del Governo sulle tematiche, che prevedono interventi mirati e puntuali dalla parte dei cittadini e degli amministratori locali. L’iniziativa si svolgerà sabato ad Ancona ed Ascoli, domenica a Porto San Giorgio, Sant’Elpidio a Mare, per la provincia di Fermo, ed a Macerata (con la distribuzione di materiale informativo). A Pesaro, dove l’iniziativa si svolgerà sia domani che domenica con, anche qui, distribuzione di materiale informativo, il capogruppo FI in Consiglio comunale ha anchechiesto un Consiglio comunale aperto proprio sul tema sicurezza. Più poliziotti di quartiere e più militari nelle strade. Assunzione di altri agenti ed aumento delle tutele e delle risorse per il comparto sicurezza-difesa. Metal detector e più controlli in zone affollate, un numero maggiore di videocamere negli asili, nelle scuole e nella città. Più poteri ai sindaci ed alla polizia locale per la sicurezza. Leggi più chiare e più severe, pene più dure. Marina militare e guardia costiera contro gli scafisti, accordi internazionali per bloccare le partenze, espulsioni rapide per i clandestini. Italiani solo brava gente:cittadinanza revocabile ai fiancheggiatori. Separare Islam buono da cattivo: un albo per moschee e imam. Rifondare protezione civile e valorizzare i vigili del fuoco. La difesa è sempre legittima: riforma della legittima difesa. Forza Italia sarà impegnata sinergicamente per garantire ai Marchigiani e, più in generale, agli italiani la sicurezza a cui hanno diritto. Sarà svolto un attento lavoro in sede parlamentare, con proposte emendative concrete cosiddetti decreti Minniti, ed un lavoro sul territorio con i ‘Security day’".

10/03/2017 18:35
Ricostruzione (stavolta pesante): Marche discriminate rispetto al sisma del 2012 in Emilia Romagna?

Ricostruzione (stavolta pesante): Marche discriminate rispetto al sisma del 2012 in Emilia Romagna?

La bozza di ordinanza per la ricostruzione cosiddetta pesante (vale a dire per gli edifici gravemente danneggiati) consegnata ai sindaci del cratere dal Commissario Errani e anticipata da Sibilla on line (qui), segna di nuovo un distinguo tra il trattamento riservato ai territori del Centro Italia colpiti dal recente sisma e quello invece previsto ed applicato nel 2012 nelle zone terremotate dell’Emilia Romagna. Infatti i costi parametrici degli interventi di ricostruzione sono molto più bassi oggi di quelli previsti ben cinque anni fa in Emilia fino ad arrivare a un rapporto pari quasi alla metà. Risultano poi maggiormente penalizzati gli interventi di rafforzamento locale dove si scende addirittura al di sotto della metà concessa nel 2012.  Ridotto rispetto all’Emilia è anche il contributo per gli edifici di valore storico e culturale. Complessivamente si tratta di costi datati e fuori mercato che non corrispondono alle reali esigenze ricostruttive locali e che potrebbero scoraggiare gli interventi con il rischio di un ulteriore abbandono dei territori. Sia per il tempo trascorso, che per l’estensione notevole dell’area colpita dal sisma che infine per la cattiva gestione con gli enormi ritardi che ha portato ad uno spopolamento dei paesi terremotati, ci saremmo aspettati una virata consistente del Commissario nella direzione non di tagli ma di incrementi significativi del costi parametrici ai fini di una vera e propria partenza di una ricostruzione che ad oggi ancora è un fantasma. Si ricorda che nel 1997 la gestione della fase post sisma è avvenuta completamente a livello locale tra Regione Marche, provincia e amministrazioni locali. E dall’esito positivo di quella esperienza se ne deduce che il Commissario per la Ricostruzione deve essere il Presidente della Regione colpita dal terremoto: su questo ormai non dovrebbero più esserci dubbi. Oltre alla conoscenza del territorio e delle sue esigenze ciò che fa la differenza è infatti l’amore per una terra dilaniata ma ricca che deve ripartire. Ci spieghi ora Errani i motivi di un tale discrimine rispetto a un sisma di molto più piccolo quanto a danni ed estensione. 

10/03/2017 17:17
L'ing. Scotto Lavina: "Sul ponte della A14 sono andati in crisi i sostegni provvisori, non la struttura in calcestruzzo"

L'ing. Scotto Lavina: "Sul ponte della A14 sono andati in crisi i sostegni provvisori, non la struttura in calcestruzzo"

Autostrade per l'Italia "ha chiesto con estrema urgenza alle aziende che hanno progettato ed eseguito i lavori sul cavalcavia crollato in A14 una relazione dettagliata su quanto accaduto, per accertare eventuali errori umani e valutare possibili azioni a tutela". Il cantiere, dice una nota della società, "era stato avviato il 7 febbraio e si sarebbe dovuto concludere, per quanto riguarda le attività sulle pile finalizzate all'innalzamento del cavalcavia, il 31 marzo". "E' andata in crisi la struttura dell'insieme dei sostegni provvisori del ponte". Così l'ing.  Giovanni Scotto Lavina, responsabile del procedimento presso Autostrade per l'Italia, a proposito del ponte crollato ieri in A14 a Camerano (Ancona). Scotto Lavina parla con i giornalisti a margine di un sopralluogo lungo l'A14. "Stiamo facendo gli accertamenti del caso - ripete -: il ponte è andato in crisi per i motivi che dovremo appunto accertare. La struttura di sostegno provvisorio è rimasta integra, questo ci teniamo a dirlo. E' una struttura in calcestruzzo: non è andata in crisi la struttura di calcestruzzo che sosteneva le travi fino all'inizio delle operazioni di sollevamento del cavalcavia. E' andata in crisi la struttura dell'insieme dei sostegni provvisori".  

10/03/2017 12:34
Tragedia sulla A14: riaperto il tratto chiuso dopo il crollo del ponte

Tragedia sulla A14: riaperto il tratto chiuso dopo il crollo del ponte

 Autostrade per l'Italia comunica che sull'A14 Bologna Taranto "è stato riaperto il tratto tra Ancona sud e Loreto chiuso ieri a causa del cedimento della struttura provvisoria di sostegno del cavalcavia dove erano in corso lavori di adeguamento dell'infrastruttura, in seguito all'ampliamento a tre corsie dell'autostrada". Sul luogo dell'evento, dove per tutta la notte sono intervenute le squadre di Autostrade per l'Italia per ripristinare la viabilità in sicurezza, è stata inizialmente riaperta la corsia di sorpasso in direzione sud intorno alle ore 8:00, per poi riaprire alle 8:45 anche la direzione nord riducendo i disagi per la viabilità del tratto.

10/03/2017 10:38
Una vita a spalar macerie... a tirare fuori i nostri morti

Una vita a spalar macerie... a tirare fuori i nostri morti

Fateci caso, ogni volta che qualcuno muore a causa di gravissime negligenze da parte di chi dovrebbe garantire in ogni occasione la massima sicurezza, c’è sempre un politico il quale opina che ora non è il momento di fare polemiche. Viceversa, adesso sarebbe il momento di piangere le vittime. Poi, con calma, si andrà alla ricerca delle responsabilità di ciascuno. Fateci caso, ogni volta che in episodi – indegni e rari pure nei Paesi del terzo mondo - perdono la vita delle persone, si ricorre sempre agli stessi termini: imprevedibile ed eccezionale. Le due circostanze assieme producono una miscela tragica, ma al tempo stesso comica. È come se, in altre parole, ci dicessero di prenderla con filosofia. Noi, a distanza di pochi mesi, stiamo ancora qui a scavare tra le macerie. A spalare per tirare fuori i nostri morti. Che siano sepolti dalle rovine del terremoto di Arquata o dalla neve della slavina di Rigopiano, oppure dal cemento armato di un cavalcavia sull'autostrada vicino Osimo, sempre scavare ci tocca. In divisa da pompiere, con quella del soccorso alpino oppure con la pettorina fluorescente dell’ANAS, noi stiamo sempre con una pala in mano. E, poco più indietro, i carri funebri accesi che aspettano, silenziosi anche loro, un carico di morte. Ce ne stiamo zitti e non facciamo polemiche. Al massimo, tra una palata e l'altra, ci guardiamo l’un l’altro negli occhi, ma solo per pochi istanti. Ci scambiamo occhiate fugaci, cariche di interrogativi. Poi prevale il pudore e, lesti, riabbassiamo lo sguardo a terra attenti a dove scaviamo. Infine, dopo le cerimonie funebri, restituiamo alla terra, definitivamente seppellendoli, i corpi dei nostri cari che, solo poche ore prima, abbiamo faticosamente estratti dalle macerie. Qualche volta nei funerali, in prima fila presenziano le massime autorità rappresentative dello Stato. Poi, silenziosamente e senza fare troppe storie, ognuno se ne ritorna nella propria casa. Rassegnato dopo aver seppellito un figlio, un genitore o un fratello. Se distrattamente accendiamo la Tv o sfogliamo un giornale, apprendiamo che non è questo il momento di fare polemiche. In verità non ne abbiamo più la forza. Siamo svuotati e arrendevoli. Non c’è più rabbia, ma solo disincanto difronte alle scuse accampate da chi non ha saputo gestire nemmeno banali emergenze. L’assuefazione ai drammatici eventi che ripetutamente si susseguono ci ha vinti. Non c’è più meraviglia e nemmeno indignazione nell’apprendere che una ditta stava sollevando un ponte sopra un’autostrada lasciando che le automobili circolassero sotto come se niente fosse. Non ci si stupisce e non ci si arrabbia nemmeno sapendo che un lavoro tanto delicato potesse essere eseguito da una manodopera dozzinale, però economicissima. E non ci manda nemmeno in collera l’ingegnere che, intervistato, dice che si trattava di normale amministrazione e che se è venuto giù una quarantina di metri di ponte uccidendo due persone, forse qualcosa deve essere andato storto. Non ci fanno più schifo nemmeno le scatole cinesi delle partecipazioni societarie e i ribassi d’asta. Figuriamoci lo sfruttamento sempre più feroce di una mano d’opera a buon mercato, proveniente da tutti i continenti. Oppure il risparmio sull’utilizzo di materiali che il più delle volte si rivelano scadenti.   Non c’è sdegno, né riprovazione davanti alla corsa alle dichiarazioni, per declinare ogni addebito e allontanare ogni responsabilità. Noi, ciclicamente traditi da una classe dirigente inetta e inefficace, pian piano, ci siamo assuefatti alle loro gigantesche incapacità. Ammorbati di inedia non riusciamo più, salvo rarissimi casi, a darci una scossa e reagire come dovremmo. Accettiamo da chiunque qualsiasi spiegazione. Ingoiamo come una medicina amara ogni scusa. Quasi piegati all’ineluttabilità di eventi che preferiamo catalogare come fatali. Non volendo riconoscere che dietro ogni accadimento, per quanto fatale possa sembrare, vi sono precise e distinte responsabilità. Personali o collettive. Una grandissima, comune responsabilità infatti è proprio questa: non essere più capaci di indignarsi, di polemizzare. Di essere contro. Di aver perso il senso critico che ogni diversa circostanza richiede. Quella di credere in un’autistica capacità dell’individuo, piuttosto che in quella della forza del collettivo. Di confidare singolarmente nell’infinita potenza dei social network invece di quella di un confronto in una assemblea serale, mettiamo il venerdì sera. Di assumere consapevolezza, una volta per tutte, che il potere sta tutto nelle nostre mani e che se solo volessimo, potremmo sbarazzarci di questa classe dirigente in un giorno solo con una semplice croce sulla scheda elettorale. Perché in democrazia responsabili lo siamo tutti. Anche chi abbassa deliberatamente la testa perché non ha più nessuna voglia di lottare.  Ma se non vogliamo passare il resto della nostra vita ad estrarre cadaveri dalle macerie oggi, per seppellirmi al camposanto domani, dobbiamo darci una scossa e ribellarci tutti. Prima di tutto a quelli che ci chiedono di non fare polemiche. Se non facciamo polemiche loro, in tutta la loro beata mediocrità, continueranno a restare ai posti di comando. A noi, sempre più avviliti, ci toccherà spalare rottami per tutta la vita.    

10/03/2017 09:59
Crollo del ponte sulla A14: aperta un'inchiesta per omicidio colposo

Crollo del ponte sulla A14: aperta un'inchiesta per omicidio colposo

La Procura di Ancona ha aperto un'inchiesta sul crollo del ponte sull'A14. Titolare è il pm Irene Bilotta, che ha aperto un fascicolo. L'ipotesi di reato è, per il momento, di omicidio colposo plurimo. L'area è stata posta sotto sequestro. Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sta predisponendo l'istituzione di una commissione ispettiva di esperti del dicastero per analizzare e valutare quanto accaduto. Il decreto di nomina verrà firmato dal Ministro Graziano Delrio. Piena volontà di collaborazione con la magistratura è stata espressa da Autostrade per l'Italia. ''Le strutture tecniche della Condirezione Generale Nuove Opere di Autostrade per l'Italia stanno acquisendo tutte le informazioni necessarie, che sono state prontamente richieste alla Delabech'', la ditta che eseguiva la manutenzione.

09/03/2017 18:36
Momenti difficili per Giovanni Pagliari ad Ancona: oggi duro faccia a faccia fra tifosi e giocatori

Momenti difficili per Giovanni Pagliari ad Ancona: oggi duro faccia a faccia fra tifosi e giocatori

E’ una stagione difficile per le squadre marchigiane di Lega Pro. Il Fano è ultimo in classifica, la Maceratese attraversa una grave crisi societaria. La situazione non è affatto facile anche ad Ancona, dove l’avvicendamento in panchina di Fabio Brini con Giovanni Pagliari non ha portato i risultati sperati. Questo pomeriggio al termine della seduta di allenamento una ventina di tifosi ha aspettato la squadra all’uscita dello stadio Del Conero. Sono volate parole grosse e anche qualche spintone. La gazzarra è durata pochi minuti, alla fine le forze dell’ordine presenti hanno riportato, anche se a fatica, la calma: gli ultras se ne sono andati ed i giocatori sono tornati negli spogliatoi visibilmente scossi per l’accaduto.

09/03/2017 18:21
Marito e moglie di Spinetoli le vittime della tragedia del ponte: Emidio Diomede e la moglie Antonella

Marito e moglie di Spinetoli le vittime della tragedia del ponte: Emidio Diomede e la moglie Antonella

Sono una coppia, marito e moglie originari della provincia di Ascoli Piceno, le due vittime del crollo del ponte sull'A14 fra Ancona sud e Loreto. Lo ha confermato all'ANSA il dirigente della Polizia stradale delle Marche Alessio Cesareo. Emidio Diomede e la moglie Antonella erano titolari dell'azienda Dnp Confezioni S.r.l. di Colli del Tronto.  La coppia viaggiava a bordo di una Nissan Qashqai, travolta dal crollo del ponte, lungo il quale erano in corso lavori di manutenzione, a cura di due diverse ditte. I feriti, ricoverati nell'ospedale di Ancona, sono due operai impegnati nei lavori. I feriti sono due operai romeni di 56 e 46 anni. Sono precipitati da un'altezza di circa sei-sette metri: il più anziano si è fratturato un polso e ricorda tutto quanto è accaduto. L'altro invece apparentemente non avrebbe riportato fratture, ma non ricorda gli attimi dell' incidente.  ( Fonte ANSA ) Articolo in aggiornamento Emidio "Mimmo" Diomede e Antonella Viviani, morti nel crollo del ponte che ha travolto la loro auto mentre transitavano sull'A14, vivevano a Spinetoli (Ascoli Piceno), in un'abitazione nei pressi dell'ufficio postale. Sposati da 36 anni, gestivano insieme un'azienda di confezioni con sede a Colli del Tronto. La polizia ha informato nel pomeriggio i familiari della tragedia avvenuta. I coniugi Diomede lasciano due figli, Daniela e Daniele, quest'ultimo ex team manager della Sambenedettese calcio. I due coniugi stavano per diventare nonni. Antonella era diretta all'ospedale di Ancona per una visita di controllo. ''La notizia della tragedia che ha colpito la famiglia Diomede rattrista immensamente non solo me, ma tutta la comunità di Spinetoli, città alla quale Emidio e Antonella erano legatissimi e noi tutti a loro" dice il sindaco Alessandro Luciani. *** Sono tre operai romeni i feriti nel crollo del ponte provvisorio lungo l'A14, avvenuto fra Ancona e Loreto. Il più anziano si è fratturato un polso e ricorda tutto quanto è accaduto; un altro invece apparentemente non avrebbe riportato fratture, ma non ricorda gli attimi dell'incidente. I primi due si trovano nel pronto soccorso dell'ospedale di Torrette ad Ancona, dove sono sottoposti ad accertamenti. Il terzo, ferito lieve, è stato portato nell'ospedale di Osimo.    Sono dipendenti della Delabech, la società romana incaricata dei lavori di manutenzione del ponte. ''Le strutture tecniche della Condirezione Generale Nuove Opere di Autostrade per l'Italia stanno acquisendo tutte le informazioni necessarie, che sono state prontamente richieste alla Delabech'', fa sapere Autostrade per l'Italia.

09/03/2017 16:28
Lettera del Movimento 5 Stelle ai terremotati

Lettera del Movimento 5 Stelle ai terremotati

  E' apparsa, sul blog di Beppe Grillo, nel pomeriggio di mercoledì 8 marzo, una lettera aperta ai cittadini delle zone colpite dal terremoto a firma di tutto il Movimento 5 Stelle. La pubblichiamo qui di seguito.  Sono passati più di sei mesi dalla prima scossa di terremoto. Abbiamo assistito alla sofferenza per il dramma che avete vissuto e che continuate a vivere a causa dell’immobilismo dello Stato, e riteniamo che sia giunto il momento di scrivervi e di parlarvi direttamente. A voi, cittadini e amministratori delle zone colpite dal sisma, a voi che abitate nel cuore dell’Italia, un territorio bellissimo e ricco di storia, tradizioni, cultura che è stato abbandonato da ben due Governi inefficienti e colpevolmente lenti. Sì, perché alla fine i fari su di voi si sono spenti e se questo non è successo già nei mesi precedenti è soltanto perché purtroppo, si erano verificate altre, violente, scosse. A voi servono soluzioni, efficienza e organizzazione. Per ottenerli la visibilità, i fari accesi, sono necessari, perché purtroppo in Italia per ricevere quello che ci dovrebbe spettare di diritto è diventato indispensabile alzare la voce, battere i pugni. Avete già promosso varie iniziative e riteniamo che sia giusto continuare a farlo per rivendicare i vostri diritti . Per smuovere lo Stato dovete tiralo per la giacchetta e far sentire forte la vostra voce. Il MoVimento 5 Stelle è convintamente non violento, ma la non violenza non significa inerzia. Le istituzioni non possono permettere che una porzione di paese resti in ginocchio, che ci siano zone a rischio spopolate, che ci vogliano anni, forse decenni, prima che nei vostri territori il tessuto sociale e imprenditoriale si rimetta davvero in moto. Non accettate questo senso di sconfitta fatalista. La volontà è il motore più forte, quello che rende possibili anche le cose più difficili, ed è ciò che manca a chi sta gestendo questa emergenza: non c’è la feroce determinazione a investire su questa parte di Italia e sulla sua rinascita. Non è altrimenti credibile che dopo i terremoti del Belice, del Friuli, dell’Irpinia, dell’Umbria e dell’Abruzzo ci troviamo ancora gestire il post sisma in modo così lento, disorganizzato, approssimativo, caotico, incerto. Da mesi cerchiamo di mantenere alta l’attenzione su questa drammatica situazione. Da mesi avanziamo proposte costruttive per trovare soluzioni efficaci e tendiamo la mano al governo, per ricevere in cambio solo risposte negative. Dopo aver lanciato già ad ottobre l’allarme sull’avvicinarsi dell’inverno, adesso ne lanciamo un altro: se non cambia tutto, subito, in meglio, ci ritroveremo in un batter di ciglia con il prossimo inverno alle porte. E avremo perso un anno. Non ce lo possiamo, non ve lo potete permettere di ritrovarci punto e a capo tra 12 mesi. Quei riflettori si devono riaccendere, lo Stato ci deve mettere la faccia e voi avete diritto di tornare nelle vostre case e nelle vostre terre. Tutto quello che non va e non funziona lo sapete bene perché lo vivete tutti i giorni sulla vostra pelle. La realizzazione delle casette e l’individuazione dei terreni dove installarle vanno tremendamente a rilento: vogliamo evitare che questo ritardo possa finire con il giustificare la decisione di acquistare edifici privati individuati sull’intera superficie dei territori regionali, così come previsto nel nuovo decreto. Non essendo previsti vincoli di territorialità, i cittadini del cratere alla fine potrebbero essere costretti ad accettare una soluzione lontana dalle proprie terre: l’esodo. Questa che sottolineiamo è solo la prima criticità, ma l’elenco dei fallimenti è quasi infinito: le stalle sono arrivate con il contagocce (e spesso hanno caratteristiche tali da rendere difficoltoso l'alloggiamento degli animali e da non garantire il loro benessere); la rimozione delle macerie va molto a rilento; i beni mobili giacciono all’interno degli immobili lesionati, motivo per cui non si è ancora provveduto né al recupero degli stessi e né tantomeno all’individuazione di edifici utili per la custodia provvisoria; i cittadini sono alloggiati negli alberghi sulla costa e soffrono di un comprensibile disagio psicologico; migliaia di case sono inagibili e altre sono in attesa delle verifiche; decine di cimiteri sono ancora inagibili, edifici storici e religiosi di inestimabile valore ancora adesso non sono messi in sicurezza; la maggior parte delle attività produttive inagibili non sono ancora state riattivate, mentre quelle che hanno subito danni indiretti dal terremoto stanno ancora aspettando un sostegno; strade comunali e provinciali attendono di essere messe in sicurezza e di tornare agibili e percorribili, molti sindaci - che in diversi casi non dispongono né del personale né del “know how” per gestire criticità così grandi - sono stati lasciati soli a gestire l’emergenza. La “No tax area” è necessaria, vitale, l’abbiamo chiesta in ogni modo, ma è evidente che il governo non è intenzionato a istituirla. Il cratere che il terremoto ha lasciato è lo specchio di uno Stato e di un Governo che lascia il Paese alla deriva, ma il corso di questa storia non è ancora segnato: si può ancora cambiare quel corso, lottando. Noi ci crediamo e sappiamo che anche voi, malgrado la montagna da scalare sia altissima e nonostante i tanti timori e le già troppe delusioni subite, non siete disposti a gettare via la vostra vita, il vostro mondo. Fate sentire la vostra voce, la partita è persa solo quando ci si dichiara sconfitti.

09/03/2017 13:10
I ricercatori Unicam scoprono una nuova specie di ranuncolo e la dedicano ai bimbi di Amatrice

I ricercatori Unicam scoprono una nuova specie di ranuncolo e la dedicano ai bimbi di Amatrice

Una nuova specie di ranuncolo è stata scoperta nel territorio di Amatrice da due ricercatori dell'Università di Camerino: il docente Fabio Conti e Fabrizio Bartolucci, assegnista di ricerca della Scuola di Bioscienze e Medicina Veterinaria. I ricercatori del Centro Ricerche Floristiche dell'Appennino, gestito dal Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga in convenzione con Unicam, hanno rinvenuto la piantina nei prati umidi prossimi al centro abitato, poco prima del terremoto. E' una specie endemica di questo territorio ed è quindi una pianta che in tutto il mondo vive solo in questa porzione dei Monti della Laga. La nuova specie è stata dedicata ad un bambino, figlio di uno degli autori della scoperta, con la denominazione di Ranunculus giordanoi, e simbolicamente dedicata a tutti i bambini di Amatrice, un segnale di speranza per un territorio così duramente colpito dagli ultimi eventi sismici. Il Ranuncolo porta a 2.643 il numero delle piante del Parco. (Ansa)

08/03/2017 14:22
Donne maceratesi: tra passato e un futuro tutto da conquistare

Donne maceratesi: tra passato e un futuro tutto da conquistare

L’8 marzo è la festa della donna, la giornata internazionale in cui si pone l’accento sulla cosiddetta questione di genere, la parità dei sessi che stenta ad arrivare e che forse non ci sarà mai. La donna: il genere debole e il sesso forte, già perché, se è pur vero che la storia non ha lasciato spazio alle femmine, non ha permesso loro di essere protagoniste, le donne sono il sesso forte: vivono più a lungo, mediamente sei anni in più di un coetaneo maschio e si ammalano di meno. Un dono della natura per coloro a cui è affidato il futuro della specie. Senza bisogno di andare lontano e parlare dei luoghi nel mondo in cui i diritti delle donne non vengono riconosciuti e dove i soprusi sono all’ordine del giorno, basta analizzare i dati sul lavoro per constatare che neanche in Italia il gap tra uomo e donna è stato mai veramente colmato. Se è vero che le donne che fanno carriera aumentano è pur vero che più si sale di gerarchia più scompaiono le donne al potere. Nel territorio maceratese ci sono però delle eccezioni eccellenti che sottolineano come l’imprenditoria femminile seppur sia in quota minore raggiunge ottimi risultati, come ad esempio la Varnelli e la Roana. Una delle ragioni per cui le donne fanno il loro ingresso nel mondo dell’imprenditoria è per eredità, o familiare o del marito, soprattutto nelle nostre zone in cui il fare impresa è strettamente legato al legame di sangue. Le grandi aziende maceratesi sono quasi tutte a conduzione familiare, nate dalla piccola bottega di casa e diventate poi pilastri dell’economia territoriale. Se pensiamo alla politica, il territorio maceratese ha il primato della prima donna sindaco in italia, a Loro Piceno per la precisione: Ada Natali, di cui abbiamo già raccontato la storia (clicca qui) . Altra storia quella di Maria Assunta Lorenzoni, partigiana nata a Macerata e combattente nelle file di Giustizia e Libertà, nel quale si occupa dei collegamenti con il comando della Divisione. Svolge numerose missioni pericolose e organizza l'espatrio di cittadini d'origine ebraica e di perseguitati politici. La nostra provincia racconta di donne tutti i giorni, è fatta di donne che portano “a casa il pane”, non è un caso che in dialetto la donna matrona si chiama “vergara”, colei che porta la verga, cioè chi comanda, un riconoscimento che vale la pena ricordare nel giorno dell’8 marzo.

08/03/2017 13:27
Montesi guida gli scissionisti del PD

Montesi guida gli scissionisti del PD

“Il PD è imploso”. – questo è l’impietoso incipit con cui in un comunicato stampa Massimo Montesi, ex capogruppo provinciale del Partito Democratico annuncia l’adesione e la costituzione in provincia dei “Democratici e Progressisti.”  “Bisogna purtroppo prendere atto delle difficoltà politiche di un progetto, che lo voglio ricordare, aveva l’ambizioso obiettivo di unire i riformismi italiani. Negli ultimi anni si è perso completamente di vista il compito, hanno prevalso logiche vecchie di potere e di cinismo peggiori della prima repubblica.” “La scissione - prosegue la nota - non avviene adesso, ma è stata silenziosa e continua in questi anni. Si è manifestata nella perdita continua e rovinosa nel numero degli iscritti e degli elettori. Chi stava alla guida d’altronde, non ha mai avuto bisogno e non ha mai cercato di capire le motivazioni del fenomeno, perché in questa visione della politica un partito autonomo dalle istituzioni quale corpo intermedio di mediazione è solo un intralcio. Si è preferito il rapporto diretto tra il Capo e i cittadini. Una semplificazione che si è rivelata sbagliata e pericolosa. Accompagnata da comportamenti che invece che contrastare l’antipolitica la hanno alimentata; ricordiamo le parole d’ordine, diminuiamo le poltrone, meno politici, rottamazione, in un crescendo a fare il verso ai populismi. Anche qui sbagliando, l’antipolitica non si può fare, non si è credibili, quando si governa l’Italia, la gran parte delle regioni e dei Comuni.” “Gli ultimi appuntamenti elettorali – prosegue Montesi -  lo hanno confermato. Il disastro delle ultime amministrative fino alla caporetto del referendum costituzionale. Siamo giunti, laddove una classe dirigente nazionale normale, (chi ha responsabilità di maggioranza -, in un partito normale, avrebbe aperta una discussione vera, profonda, sulle motivazioni e cercato di apporre rimedi). Invece la risposta è stata di chiusura arrogante, al di là dei gesti ad effetto, nessuna comprensione della gravità della situazione, nessun anteporre il bene comune rispetto al proprio destino personale. Anzi, la voglia di rivincita che vince su ogni altra considerazione. Spalancando le porte alla prossima vittoria dei populismi e all’avventura. Su questo la strada è segnata in assenza di azioni decise e cambiamenti di rotta. La domanda principale a cui dare risposta rimane: perché i nostri elettori ci hanno abbandonato? In politica non sbagliano mai gli elettori, sbagliate sono le proposte politiche. Milioni di italiani non hanno votato PD nelle ultime tornate elettorali ed il referendum costituzionale, altro gravissimo errore, è stato trasformato nel giudizio universale sul PD, con la risposta che conosciamo. In una società profondamente cambiata, il nostro mondo, i giovani, il mondo del lavoro, il mondo della scuola, il mondo di coloro che sono in fondo alla scala sociale e anche di quelli che una volta venivano definiti ceto medio, impoveriti da anni troppo lunghi di crisi, a fronte del bisogno di sicurezza e protezione non hanno avuto risposte da noi e anzi ci hanno visto come l’establishement , il “potere”,  una causa del loro disagio cresciuto.  Il nostro ruolo nel mondo e in un Europa che rischia di diventare un problema piuttosto che un’opportunità. In una globalizzazione che dopo l’innamoramento iniziale porta con sé insicurezza, accentramento delle risorse e marginalizzazione di interi paesi e parti. Per non parlare nelle nostre zone del dramma dei sismi e dell’assunzione del tema come centrale e regionale e nazionale. Queste sono le domande a cui dare risposta, altro che poltrone e demagogia comunicativa.Non si può fare in un congresso che è solo l’ennesima conta plebiscito del Capo. Fino in fondo abbiamo creduto nella possibilità di poter svolgere la nostra battaglia nel PD. Temo che non si possa fare più nel Pd. Anche le cose chieste nell’ultima Assemblea erano più che ragionevoli: sostenere il governo fino alla fine della legislatura come segno di responsabilità verso il Paese e di avversione verso l’avventura in un momento così delicato; mettere in campo una conferenza programmatica che avvicinasse le posizioni di merito all’interno del PD e nel frattempo fare una legge elettorale seria; fare le primarie in autunno. Purtroppo non sono nemmeno venuti dei no, ma addirittura non è nemmeno stata data una risposta, a voler dire: il PD non solo non è contendibile, ma è proprietà personale del Capo. Il refrain che per anni abbiamo sentito: noi siamo la maggioranza e decidiamo e la minoranza si deve adeguare. Una idea pericolosa della democrazia interna di un partito. La fine di un ciclo e anche oggettivamente del PD per come l’abbiamo conosciuto. E la rottura irreparabile di una comunità. Il nostro compito, credo debba essere quello di cercare di riconnetterci con quel popolo di sinistra che ha abbandonato politicamente e elettoralmente il PD con particolare attenzione ai giovani che per l’80% hanno votato NO al referendum e al mondo del lavoro che non guarda più al PD. Mettere a disposizione lo spazio politico per ricostruire il centrosinistra, il campo largo che serve ad affrontare le sfide che il paese ha davanti, non una cosa piccola, o la cosa rossa come la definiscono i giornali, ma lo spirito di un nuovo ulivo, che sappia trovare le analisi, le parole e i valori per poter rimettere insieme il mondo della sinistra, con il centro, con l’associazionismo. Non l’ennesimo partitino della sinistra, ma la volontà e gli strumenti per ricostituire un nuovo centro sinistra o meglio dire “per il centro sinistra” perché quello che c’era l’ha ammazzato Renzi. Insomma un cantiere vero e proprio. Una delicatezza particolare – conclude la nota -andrà rivolta nel trattare le cose istituzionali. Saremo in qualunque sede i difensori del centrosinistra, la nostra azione non sarà mai a danno di esso, ma a sostegno, laddove esso governa e laddove esso è chiamato ad appuntamenti elettorali.”    

08/03/2017 12:41
Pesaro, il consiglio comunale vieta l'accattonaggio davanti chiese, scuole e ospedali

Pesaro, il consiglio comunale vieta l'accattonaggio davanti chiese, scuole e ospedali

Niente accattonaggio molesto o richiesta di elemosina davanti a chiese, ospedali e scuole a Pesaro. Il Consiglio comunale ha approvato un'integrazione al Regolamento di Polizia urbana per ''garantire una maggiore sicurezza e fruibilità delle aree pubbliche e il rispetto delle condizioni di dignità e decoro dei luoghi pubblici di particolare pregio o valore sociale''. La delibera è passata con 22 voti favorevoli e 8 astensioni, fra cui quelle di tre consiglieri Pd. Il nuovo regolamento vieta forme di accattonaggio ''molesto invasivo (la richiesta insistente e petulante di denaro) e/o con impiego di minori, anziani, disabili oppure simulando disabilità''. Non si può chiedere l'elemosina nelle aree dove si svolgono i mercati, di fronte ad attività commerciali, nei cimiteri, davanti agli ospedali. alle scuole, alle chiese, e nelle principali piazze e corsi. Vietato anche segnalare in cambio di soldi i posteggi liberi o offrirsi di portare i carrelli della spesa. Le sanzioni fra i 25 euro e i 500 euro. (Ansa)

07/03/2017 17:45
Errani incontra i sindaci a Macerata: con tanta forma e poca sostanza al via la ricostruzione - VIDEO

Errani incontra i sindaci a Macerata: con tanta forma e poca sostanza al via la ricostruzione - VIDEO

Molte le cerimonie, tanti gli attestati di reciproca stima tra i protagonisti della ricostruzione, troppi i buoni propositi espressamente dichiarati.  Si respirava quasi un aria di primo giorno di scuola, questa mattina, presso la sede dello IACP, dove si sono riuniti sindaci e amministratori per affrontare un altro incontro sul post sisma. Merito anche di un gradevole sole marzolino e di un cielo azzurro che annunciava la primavera. Un’accoglienza speciale per la stampa e per la cura dell’immagine in generale. Cordialità e disponibilità dispensate a piene mani dagli staff da apparire quasi sospetti. Sospetti che si materializzano poi quando li senti parlare. Quando dicono che sta andando tutto bene. Quando ti raccontano che, nei gruppi di lavoro ristretti, si concretizza meglio. Sospetti che diventano certezze quando quelli che prima ti accoglievano deferenti, adesso ti allontanano con garbo e fermezza per affrontare l’ennesima riunione a porte chiuse. Manco trattassero argomenti che affrontano la sicurezza nazionale. Che poi, a dirla tutta, è stato questo vezzo delle porte chiuse a trascinare Errani nell’incidente della registrazione pirata, realizzata sicuramente da un amministratore e rilanciata via web. “Finalmente cominciamo ad organizzarci nel territorio” ha detto Vasco Errani alla stampa.  “Accelerare, velocizzare, dare risposte ai cittadini” gli altri verbi usati dal commissario alla ricostruzione. Dopo sei mesi siamo ancora a caro amico. Apprendiamo, non senza imbarazzo che da oggi cominciano ad organizzarsi. Bontà loro. Devono aver approfittato del primo sole primaverile, visto che l’unica nevicata invernale li ha trovati spiazzati e impreparati. Siamo dunque – dopo sei mesi - nella fase organizzativa, ma ci stiamo con la massima cura per le pubbliche relazioni. Privilegiando l’immagine e la forma. Della sostanza se ne occuperanno chissà quando. Il presidente della giunta regionale, Ceriscioli non ha saputo o voluto dare nessuna risposta al presidente dell’amministrazione provinciale di Macerata. Né in sede di comitato ristretto, ma nemmeno in assemblea plenaria. Sacrosante d’altra parte le osservazioni di Pettinari: perché se la provincia di Macerata ha il 62% del territorio danneggiato su 21 assunzioni a tempo determinato gliene spettano solo 10? La matematica dice che mancherebbero almeno tre unità. Nessuna risposta nemmeno sul perché sia stato trasferito in Regione l’unico funzionario provinciale della stazione appaltante. Nessun riscontro da parte di Ceriscioli nemmeno sulla disponibilità offerta dall’amministrazione provinciale per costituire a Piediripa l’ufficio speciale per la ricostruzione. Insomma, aldilà dei buoni propositi non si sta facendo nessun passo in avanti, se non a parole. L’unica cosa che sembra funzionare è questo comitato ristretto degli amministratori. Richiesto, peraltro dagli stessi sindaci e dal commissario Errani. La sostanza vera è che dopo la riunione di oggi dovrebbe uscire un altro decreto. Pare che stavolta, nel contenuto del provvedimento normativo, venga data ai sindaci maggiore autonomia e responsabilità. Di questo salto qualitativo, che in qualche maniera ricalca le normative del sisma del 1997, va dato correttamente ogni merito a Vasco Errani che in questi mesi si è confrontato in maniera serrata con tutti i sindaci dei comuni disastrati. "Stiamo ancora gestendo parti dell'emergenza, casette, stalle e macerie - ha sottolineato Errani - ma stiamo discutendo anche l'impianto della ricostruzione per scuole e imprese. I tempi sono veloci: vogliamo confrontarci soprattutto con i sindaci''. Nel nuovo decreto ''non a caso i sindaci sono soggetti attuatori per la realizzazione di casette, stalle e opere di urbanizzazione. L'obiettivo è contrastare lo spopolamento e ridare una prospettiva vera alle zone colpite". Errani ha ricordato che si sta lavorando ''per 21 nuove scuole, mentre per le imprese c'è già l'ordinanza per il recupero di tutti i danni''. Su questa scia cambiano anche le modalità di azione: prima si fanno gli incontri con i sindaci, nei quali si raccolgono criticità e modalità di soluzione, poi si scrivono le ordinanze e non viceversa. Siamo in ritardo di sei mesi, ma da oggi cambia la cabina di regia. Il flemmatico e inconcludente Luca Ceriscioli, che fin qui ha gestito male l’emergenza, oggi passa il testimone a Vasco Errani, che ha fama di essere uomo di poche parole, ma di molti fatti concreti. Saranno i risultati il maxicantiere della ricostruzione che si sta mettendo in piedi, a giudicare il suo operato.         

06/03/2017 13:12
Ancora vento forte: nuova allerta della Protezione Civile per tutto lunedì 6 marzo

Ancora vento forte: nuova allerta della Protezione Civile per tutto lunedì 6 marzo

Domani sarà una giornata di forti venti nelle aree interne delle Marche. L'approfondimento di una saccatura sul Tirreno determinerà venti sud occidentali forti nelle zone interne della nostra regione per la giornata di lunedì. La Protezione civile ha diffuso un avviso di condizioni meteo avverse che prevede venti da sud ovest con raffiche fino a burrasca o tempesta lungo il crinale appenninico. L'allerta è valida dalla mezzanotte di oggi a quella di lunedì. 

05/03/2017 15:06
Notte di controlli per la Stradale: ritirate cinque patenti per guida in stato di ebbrezza

Notte di controlli per la Stradale: ritirate cinque patenti per guida in stato di ebbrezza

Consueta notte di controlli nel fine settimana da parte della Polizia Stradale lungo le arterie costiere maggiormente percorse soprattutto dai giovani, allo scopo di prevenire le cosiddette "stragi del sabato sera". Nella notte fra sabato e domenica, gli agenti della Stradale hanno ritirato complessivamente cinque patenti ad altrettanti guidatori risultati positivi all'etilometro. Rilevati anche alcuni incidenti, fortunatamente, senza conseguenze fisiche per le persone coinvolte. 

05/03/2017 11:33
Una ferita del terremoto che si rimargina: riaperta la strada da Monte San Martino ad Amandola

Una ferita del terremoto che si rimargina: riaperta la strada da Monte San Martino ad Amandola

Oggi il Presidente Pettinari, accompagnato dall’ing. Mecozzi si è recato a Monte San Martino per inaugurare la riapertura della provinciale che porta ad Amandola. La strada era stata chiusa in prossimità del paese per i danni provocati dagli eventi sismici . Nel tratto stradale in questione si erano verificati distacchi di massi dalla parete rocciosa che avevano ostruito il passaggio con gravi disagi per tutto il comprensorio. Da qui la necessità di agire in fretta e la Provincia, d’intesa con la Protezione Civile, ha subito attivato l’iter per la massima urgenza il ripristino della viabilità. Gli interventi hanno riguardato un tratto stradale di circa 400 metri. In prima istanza si è trattato di mettere in sicurezza la parete rocciosa provvedendo allo sgaggio di massi pericolanti bonificando quindi la zona. “I lavori – spiega Pettinari - sono stati eseguiti in 4 settimane anche se per correttezza è necessario evidenziare che i tempi si sono allungati per le avverse condizioni meteo che, con le abbondanti nevicate, hanno impedito la continuità degli interventi di ripristino stradale”. I lavori sono stati realizzati dalla ditta Rock and River di Rosi Giancarlo di Visso che con un sostanzioso ribasso se li è aggiudicati per 80 mila euro. Alla riapertura erano presenti anche il Sindaco ed altri rappresentanti dell’Amministrazione Comunale di Monte San Martino. L’incontro è poi proseguito nella sede del Comune dove il Sindaco ha fatto il punto sui danni del terremoto indicando le attuali criticità. Il Presidente Pettinari ha reso noto quali saranno i prossimi lavori che verranno realizzati con i fondi del Bilancio 2016 che interesseranno le strade provinciali presenti nel territorio del piccolo Comune maceratese che per la sua posizione è anello di congiunzione tra la Provincia di Macerata e quella di Fermo. Strade e snodi da sistemare particolarmente importanti per tutta la viabilità del comprensorio in questione.

04/03/2017 18:10
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