Risale a questa mattina il ritrovamento del corpo senza vita di Stefano Mastropietro nella sua abitazione sita in via via Niobe, zona Morena periferia sud di Roma. Il 44enne era il padre di Pamela Mastropietro, la giovane di 18 anni violentata, uccisa e fatta a pezzi il 30 gennaio 2018 a Macerata.
Secondo le prime ricostruzioni, l'uomo è stato trovato dagli agenti di polizia intervenuti, riverso a terra nel proprio sangue. Il decesso risalirebbe a diversi giorni prima. Sono in corso gli accertamenti delle forze dell'ordine che ad ora hanno ipoizzato un malore come causa del decesso con conseguente caduta. Il magistrato ha comunque disposto l'autopsia per vagliare ogni possibile opzione.
"Almeno tu ora puoi riabbracciarla! Vi mando un grandissimo abbraccio angeli. Amore di mamma, accogli il tuo papà tra le tue braccia". Questo l'ultimo saluto di Alessandra Verni sul proprio profilo Facebook, ex moglie di Stefano e madre di Pamela.
Fino al 15 maggio sono aperti degli spazi utili alla prevenzione e alla diagnosi della salute femminile. Si tratta di una iniziativa promossa da Fondazione Onda e il partner Amica delle donne di Prodeco Pharma.
L’iniziativa ha avuto origine il 15 aprile e si conclude il prossimo 15 maggio. L’obiettivo è quello di sensibilizzare la cura del sé attraverso una ricerca di benessere a 360 gradi, nonché a una maggiore attenzione dell’ambiente in ordine di sostenibilità sociale.
Ma soprattutto coinvolgere l’universo femminile a fare presa con maggiore consapevolezza nei confronti delle tematiche istituzionali, sanitarie e assistenziali, sociali e scientifiche-accademiche.
Un obiettivo audace che mira a elargire dei Bollini Rosa ai nosocomi che si distinguono per il loro virtuosismo in ottica della salute al femminile. Sebbene,questo sia solo un punto di inizio a cui seguiranno altre iniziative.
In che cosa consiste l’iniziativa e perché va seguita
L’iniziativa non è solo di ordine didattico e informativo, bensì mira a coinvolgere le donne attraverso un piano ben strutturato di servizi gratuiti di tipo clinico e diagnostici.
All’interno vengono conteggiati esami e visite nei sopracitati ospedali che vantano i Bollini Rosa. Si tratta perlopiù di esami strumentali, di visite specialistiche e altri servizi gratuiti, i quali vengono sostenuti da un'offerta più generalizzata.
Inparticolare, attività quali farmacie, parafarmacie ed erboristerie Amica delle Donne, sempre in collaborazione con Prodeco Pharma, offrono delle promozioni mirate. In tal senso le utenti potranno richiedere esami, indagini cliniche, consulenze alimentari e altre attività diagnostiche.
nfine, non manca un programma di scontistica riservata all’iniziativa. Difatti, presso i vari punti vendita dislocati sul territorio si può godere di molteplici promozioni, nonché di uno sconto pari al 20% per quanto riguarda l’acquisto di un protocollo di prevenzione.
Prevenzione e la diagnosi: un impegno lungo una vita
Oltre all’iniziativa valida fino al 15 maggio, nei prossimi mesi sono già fissati altri appuntamenti degni di nota. Per esempio, durante i mesi di giugno e di luglio, avrà luogo la campagna informativa “Serena d’Estate”.
La finalità è quella di sensibilizzare le donne nei confronti di quelle problematiche stagionali che si manifestano all’insorgere del periodo estivo. Con l’occasione verranno forniti degli utili suggerimenti e verranno fatte delle promozioni speciali per acquistare dei prodotti sostenibili ed efficaci.
Invece a novembre, sempre in collaborazione con la Fondazione Onda si terrà un altro H-Open Week incentrato sulla Giornata contro la violenza sulle donne. Prodeco Pharma si dispone come sempre al fronte, manifestando i suoi intenti sul network di Amica delle donne.
Anche in questa occasione si avrà la possibilità di discutere e di fare dibattito intorno a un problema di ordine sociale, che pare essere sempre più diffuso. Proprio per questo motivo è necessario ampliare l’attenzione nei confronti dell’argomento.
Fondazione Onda, Prodeco Pharma e il network Amica delle donne contribuiscono a formare una rete di interazioni nel mondo femminile, al fine di promuovere convegni, info point e luoghi di riferimento in cui le donne possano essere ascoltate e soprattutto essere sostenute. Un mondo ideale in cui tutti vorremmo farne parte, non solo alcune volte all’anno, bensì lungo tutta la nostra esistenza.
Haaland contro Osimhen, le loro prestazioni sembrano confermarlo: almeno per il momento, quella per il titolo di attaccante più forte d’Europa sembra una corsa ben definita. La sfida tra numeri 9 vede da un lato il nuovo re dei marcatori in Premier League e dall’altro il capocannoniere della Serie A.
Domenica 30 aprile il norvegese classe 2000 ha messo a segno la sua 50esima rete stagionale. Un gol pesantissimo che gli ha permesso di agguantare Cole e Shearer, finora detentori del record di gol stagionali nel massimo campionato inglese. Dall’altro lato, il nigeriano del Napoli viaggia a medie ben più inferiori, ma ha trascinato gli azzurri alla vittoria del terzo scudetto della loro storia, contro ogni pronostico anche se non ha influenzato più di tanto quote della Champions League con i partenopei fuori dalla competizione. Chi è più forte, dunque, Haaland oppure Osimhen? In una intervista sui migliori attaccanti secondo Pampa Sosa, l'ex Napoli ha provato a dare una risposta.
Una sfida a colpi di gol
Guardando ai freddi numeri, che però dicono molto sulle performance di un attaccante, sembra non esserci storia. Il titolo di miglior marcatore di Premier in una singola stagione è di Haaland anche se questa non può ancora dirsi conclusa. Ma non solo: l’ex Borussia Dortmund ha sfondato il muro dei 50 gol in tutte le competizioni, diventando il primo giocatore di un club inglese a riuscirci dal 1931. Un record che, come confermato dal suo allenatore Pep Guardiola, “era talmente vecchio che Churchill non era ancora primo ministro”.
Anche le statistiche per la Scarpa d’Oro parlano chiaro: Haaland è ormai ad un passo dal vincerla. L’unico rappresentante della Serie A per questo trofeo individuale è proprio Osimhen. Il 24enne ha già siglato 26 reti nel 2022/2023: nel mirino ci sono i 30 gol con il Napoli. In stagione, Osimhen ha messo la sua firma in otto partite consecutive: neanche a dirlo, un primato per un calciatore azzurro. I numeri di Haaland sembrano inarrivabili, ma l’ex Lille sembra su quella scia. L’unico che nei prossimi anni potrebbe insidiare il trono di bomber mondiale sembra proprio Osimhen.
El Pampa Sosa su Haaland: “Per adesso è irraggiungibile”
Proprio quello sugli attaccanti più forti d’Europa è uno degli argomenti principali dell’intervista di Fulvio Collovati a El Pampa Sosa. Tra nomi come Lewandowski, Benzema e Vlahovic, l’ex attaccante del Napoli sembra non avere dubbi. “In questo momento Haaland è superiore a tutti, fa paura”.
Osimhen è davvero tanto lontano da certi livelli? El Pampa si dice sicuro che Osimhen faccia “altrettanto paura”, che sia “verso quella strada”. Attualmente, però, Haaland sembra quasi irraggiungibile: “È veramente forte, un animale, capisce dove può cadere il pallone... Sembra un robot”.
Di centravanti promettenti, insomma, il Vecchio Continente sembra essere pieno. L’Italia, tuttavia, fa fatica a scoprire un numero 9 a cui affidare le sorti dell’attacco. A tal proposito, El Pampa elogia Retegui (“Fa gol, è quella la cosa importante per un attaccante”) ma sottolinea le difficoltà del campionato italiano e dei suoi difensori. “Vedo errori da parte di difensori che hanno una posizione del corpo continuamente sbagliata. Si cerca di fare il compitino. Vedo che gli attaccanti arrivano in zona gol facilmente”. Che sia per questo che i nostri bomber segnano più in Serie A che nelle competizioni intercontinentali? Sosa sembra non avere dubbi e lancia una provocazione: “Se io avessi l’opportunità di fare gol oggi farei tranquillamente tra i 18 e i 20 gol a stagione. Senza rigori”.
L'azione dei prezzi del Nasdaq 100 suggerisce un rinnovato interesse per i titoli tecnologici statunitensi. Una notizia di un certo rilievo, in termini di borsa valori e di investimenti, visto che durante gli ultimi 12-18 mesi l'indice tecnologico aveva ottenuto ricavi modesti, per non parlare di un trend negativo che è durato per la maggior parte dell'anno da poco concluso. Ora però i guadagni del Nasdaq contrastano nettamente con le prestazioni relativamente deboli quest'anno degli indici statunitensi S&P 500 e Dow Jones Industrial Average (Wall Street 30), suggerendo che si è verificata una certa rotazione settoriale.
Cos'è il Nasdaq 100? Il mercato azionario del Nasdaq è un mercato globale per la compravendita di titoli. Fondato nel 1971 dalla National Association of Securities Dealers (NASD), il Nasdaq ha introdotto un sistema di trading computerizzato che ha permesso di effettuare transazioni rapide e trasparenti. La definizione di questo nuovo standard ha attirato le aziende tecnologiche emergenti, come Apple, Amazon, Google, Microsoft, Oracle, Intel e altre, a essere quotate per il trading di azioni pubbliche. Si tratta dell'indice azionario legati a quei titoli che fanno parte del settore tecnologico avanzato.
L'indice Nasdaq 100, dopo essere stato in perdita nel 2022, è riuscito a produrre guadagni di prezzo a due cifre entro il primo trimestre del 2023. Questi guadagni sono in netto contrasto con le performance relativamente deboli quest'anno degli indici statunitensi S&P 500 e Dow Jones Industrial, appena nella media sul lungo periodo. Il fallimento degli sportelli finanziari più piccoli Silvergate, First Republic e Silicon Valley Banks, ha suscitato timori per una mini crisi bancaria che ha portato alla debolezza delle banche più grandi che costituiscono alcuni dei componenti dell'indice S&P 500 e Dow Jones Industrial. A sua volta, c'è un suggerimento che ora stiamo assistendo a una rotazione settoriale da parte degli investitori verso i titoli tecnologici trovati all'interno dell'indice Nasdaq 100.
Confronto della forza relativa: Nasdaq 100 vs S&P 500
Nel 2022 il Nasdaq 100 ha costantemente sottoperformato il Dow, mentre nel 2023 tale tendenza sembra essersi invertita. Come evidenziato nei mesi scorsi, la media mobile semplice a 50 giorni (50MA) (linea verde) ha recentemente superato la media mobile semplice a 200 giorni (200MA) (linea blu). Questo crossover della media mobile è comunemente indicato come la "croce d'oro" in termini di analisi tecnica. Il suggerimento è che segna l'inizio di una nuova tendenza al rialzo a lungo termine in un mercato, in questo caso il Nasdaq 100. Mentre abbiamo visto alcuni guadagni a breve termine da seguire nell'indice, il Nasdaq 100 ora commercia anche in territorio di ipercomprato. Il segnale di ipercomprato suggerisce che i seguaci del trend che cercano un ingresso lungo potrebbero avere l'opportunità di farlo attraverso un pullback dei prezzi a breve termine o un consolidamento laterale.
Meta, Tesla e Nvidia hanno effettuato un poderoso avvio per quanto riguarda questo 2023. In un'analisi azionaria statunitense più ampia, i titoli tecnologici hanno spinto al rialzo indici come l'S&P 500, mentre i titoli rimanenti in generale hanno avuto difficoltà a recuperare il ritardo. Volendo isolare le performance del prezzo delle azioni dei titoli tecnologici per il 2023, analizziamo i dati di Meta, Nvidia e Tesla. È probabile che gli utili e la forward guidance di Tesla abbiano un effetto sull'indice data la sua importanza e l'aumento di circa il 50% quest'anno.
Analizzando inoltre i dati del titolo tecnologico Netflix, la nota piattaforma di streaming video, bisogna porre l’attenzione su un rispettabile apprezzamento del 12,8% dall'inizio dell'anno non è andato altrettanto bene quest'anno con entrate che dovrebbero battere la stampa del quarto trimestre, ma si prevede che la redditività subirà un duro colpo con gli analisti che prevedono un calo dell'EPS a $ 2,86 da $ 3,53.
La stagione degli utili avrà un impatto sui mercati azionari poiché l'indice è una funzione dei prezzi delle azioni e i prezzi delle azioni sono influenzati dal futuro contesto economico. Pertanto, i mercati rimarranno concentrati sull'attuale rapporto sugli utili, ma terranno anche d'occhio la forward guidance relativa alle prospettive economiche e all'inasprimento delle condizioni finanziarie, che in genere non favorisce i titoli in fase tendenzialmente rialzista.
Per ora, la recente compressione dei prezzi tra 12.950 e 13.350 potrebbe essere sintomatica della perdita di slancio dell'indice, aprendo la porta verso un pullback a breve termine. Che cos'è un pullback? Un pullback è una pausa temporanea o un calo della tendenza generale di un asset. Il termine è talvolta utilizzato in modo intercambiabile con il termine "ripiegamento" o "consolidamento".
Un altro fattore di supporto per un possibile trend ribassista è la divergenza negativa che è apparsa sull'RSI, evidenziando un massimo più basso sull'indicatore mentre i prezzi hanno raggiunto un massimo più alto. Il supporto attualmente si trova a 12,950 con una mossa considerevole necessaria per raggiungere il prossimo livello significativo di 12.250.
Il 29 aprile intorno alle 18.30 alcuni testimoni hanno visto un ultraleggero precipitare nella Val Torre (Udine): a perdere la vita nel drammatico incidente il capitano dell'Aeronautica Alessio Ghersi, pilota in servizio presso il 313 gruppo addestramento acrobatico “Frecce Tricolori” originario di Domodossola. A bordo anche un parente dell'uomo, anch'egli deceduto nello schianto. I testimoni che hanno lanciato l'allarme al numero unico per le emergenze nell'immediatezza del fatto, hanno raccontato di aver visto il velivolo precipitare avvolto da una nuvola di fumo sprigionatasi dopo una fiammata o un'esplosione. Il pilota delle Frecce Tricolori, 34enne una moglie e due figli piccoli, recentemente aveva preso parte alla sua quinta stagione acrobatica con la pattuglia nazionale. Ghersi avrebbe concluso il tradizionale periodo di addestramento della formazione proprio oggi a Rivolto. L'evento, che si sarebbe dovuto tenere per l’apertura della stagione acrobatica, è stato sospeso dall'Aeronautica Militare in segno di lutto. Sarà ora la procura di Udine e l'Agenzia nazionale per il volo a dover accertare le cause dell'incidente aereo in cui ha perso la vita il pilota di Domodossola.
Parlare del fenomeno degli hikikomori è complesso a prescindere dall’angolatura da cui lo si guarda. In primo luogo, si tratta di una realtà molto recente in Italia, poco conosciuta e ancora molto stigmatizzata; in secondo luogo, si tratta di una condizione per sua natura difficile da individuare. Hikikomori è infatti chi decide di ritirarsi dalla società volontariamente, rifiutando ogni forma di interazione e, dunque, di aiuto. A nulla è servito cercare la sponda dell’amministrazione comunale di Macerata, priva di qualsiasi dato e non in grado di fornire supporto nelle ricerche.
L’unico studio che ad oggi è riuscito a raccogliere statistiche concrete sulla situazione italiana è quello del Consiglio Nazionale delle Ricerche, in collaborazione con il Gruppo Abele: su un campione di oltre 12.000 studenti fra i 15 e i 19 anni, è emerso che il 2,1% attribuisce a sé stesso la definizione di Hikikomori (stimati quindi 54mila studenti su scala nazionale); "il 18,7% degli intervistati afferma, infatti, di non essere uscito per un tempo significativo, escludendo i periodi di lockdown, e di questi l’8,2% non è uscito per un tempo da 1 a 6 mesi e oltre: in quest’area si collocano sia le situazioni più gravi (oltre 6 mesi di chiusura), sia quelle a maggiore rischio (da 3 a 6 mesi). Le proiezioni ci parlano di circa l’1,7% degli studenti totali (44mila ragazzi a livello nazionale) che si possono definire Hikikomori, mentre il 2,6% (67mila giovani) sarebbero a rischio grave".
Va sottolineato infatti che i più colpiti sono i giovani in età adolescenziale che, carichi di una sfiducia generale verso il mondo e verso il futuro, sviluppano questa forma di disagio adattivo che si traduce in un ritiro sociale volontario. La pressione del giudizio sociale esteso a ogni ambito della personalità individuale, il rifiuto di una società ingiusta ed immorale, la fuga dalle ansie, dal senso di inadeguatezza e dalla vergogna, sono fra le prime cause dell’isolamento degli hikikomori. Non è sempre facile convincere chi, nelle sue elucubrazioni, rimane lucido e razionale, pur sovrastimando paura e rischio.
Se a ciò si aggiunge un’incomunicabilità di fondo con le generazioni precedenti, spesso incapaci di comprendere adeguatamente la situazione e intervenire correttamente, ecco che il quadro appare più chiaro. Il rapporto con la famiglia segue spesso un pattern in linea con il vecchio modello patriarcale: una madre iperprotettiva e molto ansiosa a cui viene delegata la maggior parte dell’onere educativo, e un padre autoritario e distante emotivamente.
«“Hikikomori" è un termine coniato in Giappone che letteralmente significa "porsi in disparte", "isolarsi", "ritirarsi"». A parlare è Valeria Tinti, psicologa e psicoterapeuta referente nelle Marche per l’associazione nazionale "Hikikomori Italia". «L'aspetto centrale è un forte disagio sperimentato nei contesti sociali e il desiderio irresistibile di evitarli; ciò innesca un processo che può portare con tempi e modalità variabili all'isolamento fisico vero e proprio, anche se non necessariamente si raggiunge questa condizione più estrema. Non di rado infatti la persona riesce a mantenere gli impegni di studio o lavoro e anche una minima vita sociale, ma questo le provoca comunque sofferenza».
Facciamo chiarezza: cosa significa esattamente "hikikomori"? Rientra nello spettro delle malattie mentali? «La condizione hikikomori non è riconducibile a nessuna psicopatologia riconosciuta. Tale condizione non andrebbe confusa con i sintomi di una depressione grave o di una psicosi, inoltre non si tratta di una dipendenza patologica, in questo caso infatti l'uso di Internet e delle tecnologie rappresenta una compensazione rispetto alla mancanza di relazioni e si può considerare un fattore protettivo in quanto salvaguarda un minimo di interazione con il mondo esterno».
In Italia quando si è iniziato a prendere consapevolezza del fenomeno? C’è sempre stato e ora è aumentato o è una problematica nuova? «In Giappone la comparsa e la prima diffusione del fenomeno risalgono alla fine degli anni 80, mentre in Italia i casi riscontrati sono più recenti. Come ogni altro sintomo, la tendenza all'isolamento sociale volontario è la forma esteriore attraverso la quale si manifesta un malessere interiore e relazionale ed è condizionata dal contesto sociale e dall'epoca storica in cui si presenta. La cultura di appartenenza influenza strettamente le forme sintomatiche che il malessere delle persone utilizza per esprimersi, pertanto in società e in epoche differenti hanno particolare diffusione sintomi specifici. Il ritiro sociale volontario oggi sembra rappresentare una delle modalità di elezione attraverso le quali si manifesta la difficoltà delle persone a crescere all'interno del sistema sociale di stampo occidentale, a partire dal piccolo gruppo sociale che rappresenta la famiglia fino ai gruppi sociali più allargati».
Quali possono essere le cause per l’isolamento volontario e quali le soluzioni? «Alcuni fattori riguardano la società odierna e le forti pressioni che esercita sugli individui verso la realizzazione sociale, imponendo standard prestazionali elevati ed alti livelli di competizione. Questi aspetti possono mettere in difficoltà chiunque ma alcune persone, per fragilità personali legate alla propria storia, al sistema familiare e ad esperienze negative con il gruppo dei pari (per esempio essere vittima di bullismo), giungono a non tollerarli e pertanto rinunciano a perseguire qualunque obiettivo di realizzazione sociale, ritirandosi dai giochi. Per cercare di abbordare il problema, anche quando come spesso accade le ragazze e i ragazzi isolati rifiutano di intraprendere una psicoterapia in prima persona, occorre partire dal sensibilizzare gli ambienti di vita che la persona frequenta o frequentava, innanzitutto la scuola, e da un percorso di supporto o di psicoterapia per i genitori. Anche quando la persona direttamente interessata svolge un proprio percorso di cura, sembra molto importante che i genitori possano intraprendere parallelamente una propria psicoterapia o avvalersi per lo meno di un supporto psicologico».
Per comprendere meglio la centralità della relazione con la famiglia abbiamo raggiunto anche la psicologa Lucia Callarà, coordinatrice del gruppo di mutuo aiuto per genitori a Porto Sant’Elpidio per l’associazione Hikikomori Italia.
Quanto è diffuso il fenomeno degli “hikikomori” nella provincia di Macerata (o, in mancanza di dati, nel sud delle Marche)? «Per quanto riguarda il sud delle Marche abbiamo un numero approssimativo di famiglie partecipanti ai gruppi gratuiti di Auto Mutuo Aiuto (AMA). Le famiglie partecipanti nello scorso anno sono state circa una ventina. Nel gruppo online dei genitori tuttavia ci sono molte più famiglie iscritte all'associazione Hikikomori Italia. Una stima precisa di quanti ragazzi e ragazze siano in isolamento sociale volontario ad oggi non siamo in grado di darla. Ci capita di vedere alcune famiglie, ma non possiamo quantificare il numero dei giovani isolati. Sicuramente è grande il numero “sommerso”, poiché la nostra Associazione nelle Marche, nonostante gli eventi di sensibilizzazione che organizziamo, è ancora poco conosciuta».
Come viene percepito il tema a livello sociale, tanto nella famiglia quanto nelle istituzioni scolastiche e amministrative? «Il tema dell’isolamento sociale e la nostra associazione sono ancora poco conosciuti nel territorio che noi dell’Associazione chiamiamo “Marche Sud”. In alcune scuole marchigiane ci sono dei progetti dedicati. Ultimamente alcuni comuni nella zona Marche Sud si sono interessati organizzando eventi di sensibilizzazione. È assai preziosa la collaborazione tra i comuni, le scuole, i servizi e la nostra associazione. È importante fare rete. Spesso sono proprio le famiglie partecipanti ai gruppi AMA dell’Associazione a sensibilizzare diffondendo informazioni e organizzando degli incontri per far conoscere il fenomeno poiché sono in molti ancora a saperne poco o nulla. Istituzioni, scuola e famiglia devono collaborare insieme per poter essere utili per i ragazzi. La nostra associazione, fondata nel 2017 da Marco Crepaldi, oggi è presente in quasi tutte le regioni italiane, a testimonianza del fatto che il problema dell’isolamento sociale degli adolescenti e dei giovani è significativo».
Come può un genitore rendersi conto in tempo delle condizioni del proprio/a figlio/a? Quale percorso deve intraprendere per assisterlo/a adeguatamente? «L’importante è non patologizzare, ma neanche minimizzare. Si tratta pur sempre di un disagio, di un malessere che va preso seriamente. È sicuramente un segnale che indica che qualcosa non sta andando. Quando le assenze scolastiche iniziano ad aumentare e il ragazzo (o la ragazza) inizia ad isolarsi in camera, in questo caso è importante che la famiglia cerchi il dialogo e il sostegno di un esperto».
L'associazione Hikikomori Italia offre gratuitamente ai genitori associati la possibilità di frequentare dei gruppi di auto mutuo aiuto, che si tengono una volta al mese nelle città di Fano, Ancona e Porto Sant'Elpidio. Questi gruppi esperienziali non sostituiscono di certo un intervento di supporto psicologico o di psicoterapia, ma permettono di iniziare a riflettere sulla propria problematica, confrontandosi con altre persone che vivono un disagio simile al proprio, e di trovare nuove modalità per comunicare e relazionarsi in famiglia. Anche per le ragazze e i ragazzi in isolamento sociale volontario l'Associazione offre la possibilità di ricevere aiuto gratuitamente: si può richiedere di usufruire di un ciclo di cinque sedute on-line di consulenza con un professionista esperto e/o di partecipare ad un gruppo di supporto psicologico che si svolge on-line una volta ogni 15 giorni (il gruppo è riservato a persone maggiorenni).
I genitori interessati a ricevere informazioni o a partecipare ai gruppi di auto mutuo aiuto possono scrivere all'indirizzo marche.psi@hikikomoriitalia.it, mentre per il gruppo di supporto psicologico on-line per ragazze e ragazzi isolati l'indirizzo email di riferimento è gruppi@hikikomoriitalia.it.
Il gioco di carte di Burraco è, ai giorni nostri, una delle attività più popolari in Italia. Ma a cosa è dovuta tutta questa popolarità, e da dove ha avuto origine? E’ proprio quello che cercheremo di spiegare in questo articolo.
Le Origini del Gioco di Burraco
Prima di andare a spiegare come mai questo gioco di carte è diventato così apprezzato nel Bel Paese, ci sembra giusto dare una rapida occhiata alla sua storia ed alla sua evoluzione nel corso del tempo. Stando a diverse fonti scritte, questo gioco ha visto le sue origini nell’America del Sud, e più precisamente in Uruguay.
A differenza di quanto si vedrà poi nel gioco di burraco online a soldi in Italia, questa attività si è sviluppata principalmente come variante di altri giochi di carte molto conosciuti: la Pinnacola e la Canasta.
Il nome “Burraco” deriva molto probabilmente da una parola portoghese, che tradotta sta a significare “Setaccio”, ovvero il processo che il giocatore effettua per setacciare le carte migliori, ottenendo così le combinazioni più adatte alla sua mano.
Il Burraco in Italia e nella vita degli italiani
Come detto in precedenza, questo gioco di carte ha avuto origine, molto probabilmente, in Uruguay. Come e quando è arrivato in Italia?
Con grande probabilità, il Burraco è letteralmente sbarcato in Italia nel secondo Dopoguerra, grazie a quel costante viavai di flussi migratori che hanno caratterizzato quel periodo storico.
Anche in questo caso, come molti altri giochi di carte popolari in Italia, la principale zona di diffusione è stata il Sud, ed in particolare la regione della Puglia.
Diverse fonti raccontano come il Burraco fosse più un passatempo portato avanti soprattutto dalle donne, che se ne servivano come metodo di svago nei salotti e nei bar.
Grazie ad un rapido passaparola poi, questo gioco prese piede anche nel resto della Penisola, con le sue inevitabili modifiche alle regole e varianti.
Sarà solo alla fine degli Anni ’80 che, grazie alla fondazione della Federazione Italiana del Gioco del Burraco (FIBUR), verranno redatte delle regole ufficiali e verranno organizzati i primi veri tornei competitivi.
Da quel momento in poi, il Burraco subì un incremento di popolarità incredibile, non solo nella fascia più bassa della popolazione, ma anche nelle élite borghesi e politiche. Giulio Andreotti e Luciano Pavarotti infatti erano grandi appassionati di Burraco.
Il gioco del Burraco Online
Grazie allo sviluppo di internet ed alle recenti innovazioni tecnologiche, questo gioco di carte si è inevitabilmente diffuso anche online.
Sono diverse le possibilità tramite cui ognuno di noi può fruire di questa attività in rete: la prima consiste semplicemente nel cercare il gioco del Burraco su internet, accedendo a diverse app e siti web che ne consentono il gioco in maniera completamente gratuita, sfidando un’intelligenza artificiale.
Il secondo caso è quello prediletto dagli italiani, ovvero quello dei casinò online: una volta creato il proprio conto di gioco, si potrà accedere ai classici giochi d’azzardo con carte, tra cui appunto proprio il Burraco.
Grazie alla “Modalità Demo”, i giocatori potranno testare questa attività senza spendere neanche un centesimo, per poi depositare denaro sul proprio conto e cercare di vincere soldi veri, oppure iscrivendosi ai periodici tornei organizzati da questi siti web.
Conclusioni
Inutile dire che il gioco del Burraco è stato uno dei giochi di carte che ha visto una tra le più rapide esplosioni di popolarità in assoluto. In nemmeno un secolo, è passato dall’essere una semplice variante di altri due giochi di carte, ad essere una delle attività più famose e giocate in tutto il mondo.
Sicuramente il suo sbarco su diverse piattaforme online ha fatto sì che sempre più persone ne venissero a conoscenza, e potessero quindi appassionarsi ad un’attività dal divertimento intramontabile.
Al servizio di un mercato in fermento, CAMA lavora per fornire competenze solide e preparare i suoi studenti al vero contesto lavorativo del digital marketing.
L’Italia tende ad essere piuttosto lenta ad afferrare le rivoluzioni tecnologiche. Una di queste è certamente il marketing digitale: nel nostro mondo iper-connesso e social, la presenza online di personal brand, PMI e grandi aziende è ormai quasi obbligata.
La differenza tra “essere online” e avere una presenza professionale è molto profonda e quel divario può essere colmato solo da veri professionisti, soprattutto oggi che il mercato della formazione online sul marketing è travolto da una grande quantità di corsi fuffa, senza i minimi requisiti di qualità.
L’obiettivo di CAMA - l’Accademia di Marketing Digitale nata dall’idea di Marco D’Oria - è formare figure che sappiano padroneggiare le competenze necessarie al mondo digital, una necessità sempre più sentita da piccole e grandi aziende. Sempre più aziende si stanno digitalizzando e questo richiede grandi adattamenti e trasformazioni, ma il mercato offre troppe figure professionali non adeguatamente formate per colmare il gap tra domanda e offerta.
Colmare questo gap è importante, anche per la ripresa economica del nostro Paese, e CAMA lo fa offrendo agli studenti una formazione di alto livello, modellata sulle necessità del mercato attuale del lavoro.
Il percorso accademico di CAMA è strutturato su 6 sessioni di studio lungo 6 mesi, in cui lo studente riceverà 20 corsi specifici e i relativi esami di verifica. Le sessioni sono così distribuite:
Sessione 1 - Graphic Design
Sessione 2 - Marketing Strategico
Sessione 3 - Web Design
Sessione 4 - Seo Management
Sessione 5 - Social Media Advertising
Sessione 6 - Media Design
La percentuale di successo nell’inserimento degli studenti di CAMA a livello professionale è altissima: oltre il 90% trova un’occupazione nei sei mesi successivi al corso.
CAMA offre infatti ai suoi studenti un servizio di job placement eccellente. Questo prevede, già durante il percorso, un affiancamento allo studente per iniziare a costruire il proprio personal brand e migliorare la propria presenza online, così da muoversi più rapidamente verso il mondo del lavoro.
A fine percorso i nuovi digital marketer hanno anche accesso al progetto ALUMNI, il quale agevola il contatto tra loro e le aziende partner in cerca di personale.
Per poter competere nel mondo digitale attuale servono copywriter, social media manager, content manager, grafici, videomaker, strategist, advertiser e altre figure che possono avere un impatto importante - nel bene e nel male - sui brand e le prestazioni d’azienda.
Ciò che rende unica l’accademia è il metodo, che permette di ottenere oltre 20 competenze digitali in soli sei mesi, affiancando ai corsisti un tutor personale che prepara obiettivi su misura e segue i suoi assistiti fin quando questi sono raggiunti. Oltre ai corsi e al tutoring, ci sono anche laboratori continui con esperienze attive e concrete, per poter cementare le abilità apprese con la pratica sul campo.
CAMA permette di avere un impatto positivo su tutto il mercato nazionale, ed è un buon approdo per chi cerca un salto di livello nella propria formazione o un cambio di carriera in linea con i tempi attuali.
"Questo succede quando due visionari si incontrano" : è questo il titolo dell'evento che l’Istituto Universitario IUSVE di Venezia e Verona ha organizzato in occasione del X° anniversario della fondazione del Centro Universitario di Studi e Ricerche in Scienze Criminologiche e Vittimologia (SCRIVI), nell'ambito del Convegno Nazionale "Nuovi orizzonti per le scienze criminologiche".
Un evento che avrà come protagonisti l'avvocato e professore Guglielmo Gulotta ed il professore Emilio C. Viano. Quella del 29 Aprile sarà "una sorta di intervista reciproca tra loro", si legge nella presentazione inserita nel sito IUSVE "durante la quale si confronteranno nell’Aula Magna del Campus di Venezia - Mestre il 29 aprile 2023 dalle 14,30 alle 18."Tutti quelli che, come chi scrive, hanno avuto la fortuna ed il privilegio di frequentare il Master in Criminologia allo IUSVE, diretto dal Prof. Marco Monzani, giurista e criminologo, membro del comitato Scientifico e del Board of Directors dell’International Society of Criminology (ISC), hanno imparato, grazie a lui, a conoscere questi due grandi nomi delle scienze criminogiche mondiali.Ma perché definirli "visionari"? Poichè "nei loro rispettivi ambiti (la vittimologia per Viano e la psicologia giuridica per Gulotta), sono stati dei veri e propri pionieri e precursori, oltre che maestri, dando vita e facendo crescere queste due scienze che oggi rientrano, grazie a loro, tra le principali scienze criminologiche". Il professor Gulotta è considerato uno dei più importanti avvocati penalisti d’Italia. Tra le altre cariche, è direttore Scientifico della Scuola di Alta Qualificazione in Psicologia Interpersonale, Investigativa, Criminale e Forense e direttore della collana di Psicologia Giuridica e Criminale per Giuffrè editore. Il professor Emilio C. Viano, giurista e criminologo, ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali, tra cui il premio Hans Von Hentig, il più alto riconoscimento della Società Mondiale di Vittimologia ed il Premio SCRIVI nel 2014. In occasione del convegno, un altro evento importante e significativo caratterizzerà la giornata del 29 aprile: nella mattinata, dalle 9 alle 13, si terrà in Aula Magna la consegna del "Premio SCRIVI 2023", assegnato ogni anno ad uno studioso che, con il suo lavoro e i suoi studi, ha contribuito allo sviluppo di tematiche di interesse criminologico e vittimologico.
Quest'anno il premio verrà consegnato al colonnello Giorgio Stefano Manzi, ufficiale dell’Arma dei carabinieri, docente presso la Scuola Ufficiali di Roma, già comandante del reparto analisi criminologiche del raggruppamento carabinieri investigazioni scientifiche. La cerimonia di conferimento del premio avverrà presso l’aula magna dello IUSVE, al termine di una lectio magistralis del colonnello.
Martedì 25 aprile è stata pubblicata da Pietro Orlandi su Facebook una lettera scritta a mano, fatta pervenire all'indirizzo di sua madre che l'ha trovata nella sua cassetta delle lettere in Vaticano. Nel condividerne la foto, il fratello di Emanuela Orlandi ha scritto queste parole."Oggi nella cassetta della posta di mia madre in Vaticano è stata lasciata a mano questa lettera in una busta - si legge nel post -. La stupidità di chi l’ha lasciata e presumo scritta è che voleva far credere che fosse stata spedita da altra città, quindi fuori dal Vaticano, perché si è anche preoccupato di mettere un francobollo ma non c’è nessun timbro, quindi...Peccato lascia solo il nome Luciano Dei (sembra, ma probabilmente falso) e nessun contatto".
"Questa è la conseguenza di chi ha voluto giocare a fare il giornalista. Mi si può offendere come vogliono, non mi interessa, ma leggere 'll Vaticano è stato anche troppo paziente..." oppure "dovrai rispondere a Dio delle tue cattiverie"...beh", aggiunge Orlandi. Tutti certamente conoscono la storia di Emanuela Orlandi, della sua scomparsa avvenuta oramai 40 anni fa, e la lotta del fratello Pietro, che da allora, insieme alla sua famiglia, ha fatto della ricerca della verità sul caso di sua sorella una ragione di vita. La lettera accusa Pietro Orlandi di falsità e di aver abusato della "pazienza del Vaticano". Una lettera recapitata ad una madre, a proposito di "pazienza", a cui è stata portatata via una figlia, cittadina vaticana, e che da quarant'anni attende di sapere "perchè" e cosa sia successo. Una madre e un fratello che da 40 anni chiedevano e attendevano risposte. L’indignazione espressa nella lettera riguarda quanto riferito de relato da Pietro su Karol Wojtyla nelle ultime interviste. Più volte Pietro, ufficialmente, aveva ribadito che le sue parole non contenevano un'accusa nei confronti di Wojtyla. Le parole, riportate da molti media fuori contesto, se contestualizzate sono chiaramente da ricondurre ad una narrazione svolta durante l'intervista a DiMartedi su La7 .
In particolare Pietro aveva raccontato di come, in sede di audizione con il Promotore di Giustizia Diddi, tra le altre cose avesse invitato il pg a fare luce sulle frasi oggi "incriminate", riferite a Pietro Orlandi da soggetti dell'ambiente Vaticano (leggi qui). Moltissimi i commenti e le reazioni degli utenti al post. Molti i credenti tra di loro, la maggior parte schierata a difesa di Pietro, se pur non manca chi lo ha apertamente contestato.
Quando si parla di lavori all’aperto, che siano questi nel settore edile ma anche nella manutenzione del verde o di impianti, vanno considerate le numerose attività che devono essere svolte in quota. Al fine di effettuarle in massima sicurezza vengono impiegate le piattaforme aeree, i macchinari più diffusi per il sollevamento delle persone.
Questa categoria di macchine include le piattaforme autocarrate, in grado di circolare su strada e le piattaforme semoventi.
Queste ultime si distinguono poi in piattaforme articolate, cingolate e verticali.
La caratteristica che accomuna le semoventi è la capacità di muoversi autonomamente, con l’operatore all’interno del cestello. Non potendo circolare su strada è necessario trasportare in cantiere o sul luogo di lavoro queste piattaforme su mezzi idonei.
Ogni tipologia di piattaforma semovente presenta caratteristiche diverse ed è per questo importante disporre del modello più adeguato al lavoro che deve essere effettuato. Generalmente la formula più diffusa quando si parla di sollevamento è il noleggio. Infatti, le piattaforme aeree sono le macchine più noleggiate nel nostro paese tanto che rappresentano oltre il 70% dei mezzi che fanno parte delle flotte noleggio.
Tra gli elementi più importanti da valutare nella scelta della piattaforma spiccano la massima altezza raggiungibile e l’alimentazione. Con il crescente aumento della sensibilità in termini di sostenibilità si sta facendo più frequente il ricorso al noleggio di una piattaforma semovente elettrica per lavori in altezza.
Le piattaforme articolate sono macchine semoventi che presentano un carro mobile gommato sul quale è installato un braccio articolato. Le dimensioni del carro sono molto compatte e consentono all’operatore di manovrare la macchina con agilità evitando ostacoli a terra. Il braccio articolato consente di raggiungere anche i 30 metri di altezza e le numerose combinazioni permettono di operare in punti che le altre macchine non raggiungerebbero, evitando rami o cavi sospesi.
Un’ampia libertà di movimento è garantita anche dalla piattaforma cingolata. Anch’essa è caratterizzata da un braccio articolato e dalla possibilità di raggiungere i 30 metri di altezza ma, a differenza della precedente, è dotata di un carro cingolato.
Questo tipo di trazione consente alla piattaforma di muoversi anche su terreni non lineari e lievi pendenze, mentre le dimensioni compatte del carro permettono di attraversare spazi ristretti come porte e cancelli. Una volta messa in posizione gli stabilizzatori, elemento da cui deriva il nome ragno come la chiamano gli addetti ai lavori, garantiscono equilibrio e stabilità alla piattaforma durante il sollevamento.
La piattaforma verticale è la terza tipologia di semovente, caratterizzata da una struttura totalmente diversa da quelle articolate e cingolate.
Questa macchina è anche detta piattaforma a pantografo, o scissor, poiché il sistema di sollevamento è composto da una serie di segmenti metallici incrociati.
Sul carro gommato è installata una cesta molto grande che garantisce all’operatore un ampio spazio di movimento durante il lavoro in quota. La scissor può sollevarsi solo verticalmente fino a 20 metri e non può quindi sbracciare come le altre tipologie di piattaforma semovente.
I lavori all’aperto sono numerosi e molto diversi tra loro; per questo è importante scegliere la piattaforma più adatta al lavoro da svolgere e al contesto in cui si opera.
Le piattaforme articolate sono molto noleggiate in ambito edile, per gli interventi di manutenzione agli edifici e alle facciate ma anche per l’installazione di impianti e infissi. Lo stesso si può dire delle piattaforme cingolate, che trovano nel giardinaggio e nella cura del verde un settore di impiego. La trazione cingolata consente infatti di operare anche su sterrati, vialetti o prati.
Infine la piattaforma verticale è molto utilizzata per lavorazioni continuative da svolgere in quota come ad esempio la tinteggiatura o il rifacimento delle facciate, l’installazione di cappotti termici oppure la pulizia e manutenzione di vetrate o grondaie. Per ogni tipologia di piattaforma, esistono diversi modelli che variano per dimensioni, portata e massima altezza raggiungibile. Ciò che è importante ricordare quando si utilizzano le piattaforme aeree è che per manovrare questi macchinari è necessario essere abilitati. Gli operatori devono aver conseguito una specifica abilitazione, frequentando un corso teorico/pratico, alla conduzione in sicurezza.
Quando si devono effettuare lavori in quota è sempre importante utilizzare la piattaforma semovente più adeguata. Ricorrere al noleggio assicura una vasta scelta di tipologie e di modelli di diverse dimensioni, oltre a poter contare sulla consulenza qualificata di un esperto. Il noleggiatore può infatti supportare il cliente nella scelta e nella gestione della macchina, affiancandolo durante tutto il periodo di noleggio.
Siamo abituati ad avere tutto a portata di mano perché grazie alla grande accessibilità che ci offre il web, possiamo letteralmente fare qualsiasi cosa. Anche giocare a distanza è diventato un vero piacere, registrandosi su piattaforme di scommessa che sono sicure e trasparenti. Tale sicurezza è legata alla presenza di una certificazione che ogni sito italiano in Italia ottiene rispettando i requisiti previsti da parte della legge italiana. Ma prima che la rivoluzione digitale prendesse il via, in che modo si viveva il gioco d’azzardo nel nostro Paese?
Le origini del gioco d'azzardo: che cosa sappiamo
Per capire da dove arriva il concetto stesso di scommessa serve fare un salto temporale di ben 4.000 indietro. Ci sono ritrovamenti archeologici che ci permettono di scrivere, o meglio di conoscere, una parte più completa e veritiera della storia del gioco.
Si pensa che la nascita dei casino e la vera popolarità del gioco d’azzardo sia legata a Las Vegas. In realtà non vi è nulla di più sbagliato! Il primo vero casinò è italiano e fu aperto a Venezia, ma prima ancora di quello è emerso che gli antichi romani scommettevano già sui combattimenti dei gladiatori e sulle corse delle bighe. Gli “eventi” andavano in scena al Colosseo, al Circo Massimo e in molti altri luoghi romani.
E fuori dall’Italia? Pare che in Cina fossero molto diffuse le carte, sulle quali venivano effettuate delle puntate come confermato da alcune piastrelle che risalgono al 2300 a.C. In Egitto invece si ipotizza l’uso dei dadi (1500 a.C.), mentre nella città di Olimpia (776 a.C.) la popolazione si divertiva a pronosticare i risultati delle gare relative alle Olimpiadi.
Venezia e gli altri casinò terrestri
Un ruolo chiave in Italia è rappresentato dalla città di Venezia. Ricordiamo che nel Medioevo il gioco d'azzardo era considerato illegale e veniva associato a truffatori e delinquenti. Rappresentava quindi un’attività oscura e pericolosa dalla quale tenersi alla larga. Venezia ha stravolto questo pensiero, andando a presentare la prima vera casa, la culla del gioco d’azzardo. Diventa quindi il simbolo della ricchezza, della classe nobile che inizia a fare visita a Ca' Vendramin.
Dopo Venezia è arrivato il casinò di Montecarlo, che apre i battenti nel 1853, 3 anni dopo la legalizzazione del gioco. Non è solo uno dei più antichi d’Europa, ma anche uno dei luoghi che ha ospitato i più famosi personaggi dello show business internazionale. Seguono poi il Casino di Baden in Germania e il Casino di Sanremo nato nel 1905. Da notare che per arrivare a quello di Las Vegas bisogna attendere fino al 1946, e da allora la città è diventata capitale del gioco d'azzardo.
I tempi moderni dei casinò: arriva il gioco online
Senza voler dimenticare la storia del gioco d’azzardo è importante però parlare del grande successo attuale di questo settore, che devo molto alle piattaforme online. A partire dal 2002 le attività del gambling sono passate al controllo dell’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato (AAMS), che ha iniziato regolamentando le macchinette videopoker e slot terrestri, nei bar e nelle sale da gioco.
Il vero cambiamento però arriva nel 2006, quando inizia ufficialmente la lotta contro l’illegalità dei gioco e degli operatori che lavoravano in Italia. Da quel momento, chiunque volesse offrire i servizi di scommessa in Italia doveva ottenere una concessione offerta dall’ADM (che intanto aveva inglobato l’AAMS al suo interno). Tutti i siti e portali privi di tale licenza sono stati chiusi e oscurati.
I casinò online hanno iniziato a vivere il loro periodo di sviluppo e crescita a partire dal 2011 e da allora la dura battaglia per contrastare la dipendenza del gioco d’azzardo, la sicurezza e la tutela dei minori hanno dominato la scena. Il tutto senza però rinunciare all’offerta di un sempre maggior numero di soluzioni di gioco, metodi di pagamento sicuri e tanti intrattenimento.
Un call center attraverso il quale veniva ordinata la cocaina che da Marcianise (Caserta) arrivava fino a Milano, gestito da appartenenti al clan camorristico Belforte: è quanto emerso nell’ambito di un’indagine della direzione distrettuale Antimafia di Napoli.
Ieri mattina, i militari della Stazione carabinieri di Marcianise hanno dato esecuzione ad un’ordinanza cautelare, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Napoli, su richiesta della locale direzione distrettuale Antimafia, nei confronti di 28 indagati: 16 sono finiti in carcere, 7 agli arresti domiciliari, altri 5 sottoposti all’obbligo di presentazione alla p.g; sono 71 in totale le persone indagate.
Lo spaccio su Milano fruttava al gruppo, che poteva contare su più di 2500 clienti, oltre 100 mila euro al mese. Il sodalizio criminale, operante in Lombardia e facente capo al 42enne boss di Marcianise Giovanni Buonanno, si era organizzato con un vero e proprio call center.
Come accertato dagli inquirenti, i “centralinisti”, dotati di cellulari e carte telefoniche intestate a soggetti fittizi, ricevevano le prenotazioni per la droga e l’ordine veniva girato ai pusher per la consegna al domicilio dei clienti tramite un linguaggio in codice via messaggi Whatsapp. Nel corso delle indagini, i carabinieri hanno anche arrestato in flagranza a Milano diversi spacciatori.
Il caso di Emanuela Orlandi, scomparsa nel nulla il 22 giugno 1983, sta sollevando forti polemiche a seguito dell'intervista rilascita da Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, alla trasmissione DiMartedì su La7 nella serata dell'11 aprile. In quell'occasione Orlandi ha reso note alcune dichiarazioni ricevute nell'ambiente del Vaticano su Giovanni Paolo II e sulle sue presunte abitudini. In particolare durante la trasmissione aveva ripetuto testualmente la frase che si era sentito dire: "la sera se ne usciva con due suoi amici monsignori polacchi e non andava certo a benedire le case".
La stessa frase era stata da lui "consegnata" al promotore di giustizia Diddi, come raccontato in trasmissione, quando è stato chiamato per essere ascoltato e per verbalizzare le sue dichiarazioni sul caso della scomparsa della sorella, insieme a tutti i nomi ed i cognomi emersi nelle indagini condotte privatamente dalla famiglia Orlandi (leggi qui).
Stando a quanto riferito dai media vaticani, questa mattina avrebbe avuto luogo un incontro "lampo" tra il Promotore di Giustizia del Vaticano Alessandro Diddi e Laura Sgrò, il legale della famiglia di Emanuela Orlandi. L'obiettivo della Santa Sede era quello di ottenere maggiori informazioni sulla fonte delle accuse a Giovanni Paolo II.
Un articolo di Vatican News su tali fatti ha suscitato oggi la rabbia e l'indignazione di Pietro Orlandi: l'articolo è del seguente tenore: “Accuse a Wojtyla, Pietro Orlandi e l’avvocato Sgrò si rifiutano di fare nomi. Il fratello della ragazza scomparsa non ha indicato le fonti delle informazioni al Promotore di Giustizia. Ci si attendeva che lo facesse l’avvocato, che nei mesi scorsi aveva più volte lamentato di non essere stata ancora convocata: ma ha sorprendentemente scelto di opporre il segreto professionale”
Vatican News ha proseguito: "Inaspettatamente e sorprendentemente" l'avvocato avrebbe deciso "di non collaborare con le indagini dopo che più volte e pubblicamente, negli scorsi mesi, aveva chiesto di poter essere ascoltata", rifiutandosi di "riferire da chi lei e Pietro Orlandi abbiano raccolto le voci sulle presunte abitudini di Papa Wojtyla”.
La reazione di Pietro Orlandi è stata immediata, ed ha affidato il suo sfogo al suo profilo Facebook: “Ma sono impazziti? Ma cos’è questo gioco sporco? Ma chi si rifiuta di fare i nomi? Ma se gli abbiamo dato una lunga lista di nomi, ma perchè? Altro che strumentalizzare parole, qui in questo titolo c’è il peggio del peggio. Ma come, sono andato in primis a verbalizzare proprio per fare i nomi, tra gli altri, riguardo i famosi messaggi whatsapp affinchè fossero convocati e interrogati e ora hanno il coraggio di dire che non ho fatto nomi? Mi auguro solo sia un’incapacità nel riportare le notizie da parte del giornalista e non una dichiarazione del Promotore”.
Proprio durante la trasmissione “DiMartedi’”, Orlandi nel fare riferimento alle frasi a lui riportate da persone dell'ambiente Vaticano su Papa Wojtyla, aveva precisato che non stava muovendo e non aveva mosso accuse nei confronti di Giovanni Paolo II, (diversamente da quanto alcuni organi di stampa hanno "forzatamente" sostenuto all'indomani della sua intervista), ma aveva chiesto al pg Diddi di fare luce su tali gravissimi fatti e su tali dichiarazioni ricevute: “Ho chiesto di indagare e Diddi (il promotore di giustizia vaticano) mi ha risposto non possiamo escludere di indagare anche se c’è il nome di Giovanni Paolo II; noi dobbiamo indagare su tutto, Papa Francesco mi ha chiesto di indagare senza fare un minimo di sconto a nessuno”.
Anche Sgrò ha replicato all'articolo del Vatican News: "Pietro Orlandi, è stato ascoltato per ben 8 ore I'11 aprile dal Promotore di Giustizia, Alessandro Diddi, al quale ha presentato una corposa memoria corredata da un elenco di 28 persone, chiedendo motivatamente che siano presto ascoltate".
Ed ancora: "Per quanto riguarda, invece, una mia personale audizione come persona informata sui fatti, essa è evidentemente incompatibile con la mia posizione di difensore della famiglia Orlandi e dell'attività in favore della ricerca di Emanuela che sto svolgendo. Questo è quello che ho pacificamente rappresentato, come avevo già fatto telefonicamente e via mail, al Promotore di Giustizia e a tutti i presenti".
foto Ansa
Un papà che insegna al figlio ad andare in bicicletta, un'esperienza memorabile per ogni bambino che neanche una sbucciatura potrebbe rovinare.
Nella realtà le cose possono rovinare in maniera ben più grave, è quanto accaduto ad un papà che con il suo bimbo di 5 anni si era recato in un parco pubblico per togliere le famigerate rotelle dalla bici.
Tutto avviene a Milano, nel marzo di quest'anno, quando il "miniciclista" inizia le sue prime pedalate autonome sotto gli occhi del papà, un andamento barcollante che tradisce le prime insicurezze, ma che permette al bimbo i primi giri tra le persone che passeggiano.
L'ennesimo giro, l'ennesimo barcollo e la perdita di equilibrio, proprio in prossimità di due signore anziane che si trovano nelle vicinanze. Una di loro, una signora di 87 anni, perde a sua volta l'equilibrio cadendo a terra e battendo la testa.
Immediati i soccorsi ed il trasporto in ospedale. Sulle prime sembra una banale caduta, ma dopo poche ore la signora perde conoscenza. La situazione si aggrava di ora in ora e la donna purtroppo muore in ospedale.
Ecco che, in un attimo, il bambino da piccolo aspirante ciclista diviene di colpo l'autore di ciò che per la legge si chiama omicidio colposo.
Tragica la situazione delle due famiglie che purtroppo deve obbligatoriamente vedere un colpevole e una vittima per quanto riguarda le responsabilità e i risarcimenti. Ed è qui che il padre viene messo alla sbarra con l'accusa di omicidio colposo in nome dell'articolo 40 che recita "non impedire un evento, che si ha l'obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo" e reso responsabile per le azioni di una persona incapace di intendere e volere, come la legge intende un minore di 14 anni.
La situazione (non la prima nelle cronache italiana in verità) apre il baratro del risarcimento (art.2047 cc) che vede come "il risarcimento sia dovuto da chi è tenuto alla sorveglianza" e al genitore si apre così il rischio di dover risarcire anche economicamente il danno, circa 200 mila euro, alla famiglia della signora. Un dramma che ha sconvolto per sempre, anche se in modi diversi, la vita di due famiglie che, in fondo, volevano soltanto godersi le prime giornate di primavera.
Giampaolo Amato, ex medico della Virtus pallacanestro Bologna , oftalmico e specializzato in medicina sportiva, è entrato sabato scorso in carcere, due anni dopo la morte della moglie Isabella Linsalata, ginecologa 62enne, avvenuta il 31 ottobre 2021. L' uomo, 64 anni, e' accusato di avere ucciso la moglie somministrandole benzodiazepine e un anestetico ospedaliero. "Isabella Linsalata era una donna profondamente e ingenuamente innamorata del marito e anche il suo benessere emotivo dell’ultimo periodo è dovuto proprio al riavvicinamento del primo, che le fa evidentemente sperare di potersi lasciare definitivamente alle spalle il recente passato così carico di dolore". Con queste parole contenute nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, il giudice per le indagini preliminari Claudio Paris ha delineato l' ambito in cui si è consumato il delitto: Isabella Linsalata sarebbe stata uccisa, secondo l' accusa, perché il suo amore era diventato un problema: il marito voleva vivere indisturbato con l' amante e per questo avrebbe premeditato nei dettagli l' omicidio della moglie. Per il gip Amato era pericoloso, con il "desiderio irrefrenabile" di vivere la sua storia extraconiugale con una donna più giovane, conosciuta nel 2018. Secondo gli inquirenti, Isabella sapeva di essere drogata da tempo con dei tranquillanti, se pur non supponeva che il marito volesse ucciderla; taceva per non allarmare i figli e per preservare in loro la figura paterna.“Non le ho dato nulla, mia moglie assumeva quei farmaci da sola” si difende Amato continuando a professarsi innocente. Non aveva mai denunciato l'accaduto Isabella, ma aveva confessato tutto alla sorella e alle amiche, che hanno fornito agli inquirenti le prove relative a tale circostanza. Tra queste una bottiglia di vino che la donna aveva portato a cena dalla sorella nel 2019 ed il sapore era risultato particolarmente amaro: le analisi hanno dimostrato che la stessa era contaminata.
Il termine smart si è fatto strada nel nostro lessico e, oggi, lo si accosta a molti dispositivi come, ad esempio, telefoni cellulare o orologi, tuttavia sono ancora in pochi a parlare, e soprattutto a possedere, una smart home, ovvero una casa intelligente. Si tratta delle abitazioni del futuro che si prevede gradualmente raggiungeranno la massima diffusione in Italia e nel mondo. I vantaggi di vivere in una casa intelligente sono quelli relativi al controllo di alcuni dispositivi intelligenti che interagiscono fra di loro tramite la presenza di una connessione internet.
Inutile sottolineare come l’accesso domestico alla rete sia una delle innovazioni che più hanno mutato le abitudini di tutti. Preferire una casa smart significa non solo rendere più efficienti i consumi domestici e, quindi, risparmiare sulle bollette, ma anche combattere (nel proprio piccolo) l’inquinamento. Quando si parla di abbattimento dei consumi non si può non far riferimento agli elettrodomestici di ultima generazione, che permettono di ottenere una riduzione dei costi in bolletta grazie alla loro classe energetica elevata. Spesso questi si possono trovare in offerta nei più importanti negozi e siti, ad esempio su euronics.it. Di seguito una selezione di prodotti per un’abitazione intelligente.
Prese smart
Partiamo da un prodotto che ha un prezzo abbastanza contenuto e può, quindi, essere un buon punto di partenza per creare un progetto del genere, le prese smart. Non si tratta di semplici prese ma di oggetti multifunzionali. Per prima cosa bisogna distinguere fra le prese che si collegano come degli adattatori a quelle già esistenti e servono ad automatizzare alcune azioni quotidiane e quelle che si installano nell’impianto elettrico e che si connettono alla rete e permettono una gestione della casa molto più complessa. In sintesi l’interruttore smart può collegarsi sia a dispositivi elettronici (computer, televisore, stampante, ecc.) che agli elettrodomestici e consente, ad esempio, di controllare il consumo energetico o di automatizzare l’irrigazione in giardino.
Lampadine intelligenti
Parlando di luce si possono citare i prodotti smart ad essa correlati come le lampadine intelligenti. “Non lasciare le luci accese” è una frase che si ascolta e si pronuncia spesso in ogni casa. Infatti è l’eccessivo consumo di corrente elettrica uno dei più grandi timori delle famiglie, che potrebbe ridursi se si utilizzassero le lampadine intelligenti. Questi prodotti si collegano a una semplice app o ad uno smart home speaker così che la persona possa regolare non solo l’accensione e lo spegnimento della luce ma anche l’intensità luminosa e la tonalità.
Frigorifero intelligente
Tra gli elettrodomestici è bene citare il frigorifero, il cui consumo incide più di altri, poiché è tra i pochi dispositivi a essere sempre in funzione. Il frigorifero intelligente è una vera chicca nel panorama smart; è dotato di una telecamera interna che consente di guardare al suo interno anche quando non si è a casa, tramite un’app, consentendo, tra l’altro, di fare la spesa in modo semplice anche a chi non ha buona memoria. E, a proposito di spesa, vi sono addirittura modelli che suggeriscono una lista della spesa e che controllano le scadenze degli alimenti.
Forno intelligente
Il forno intelligente ha in comune alcune caratteristiche con il frigorifero intelligente, ad esempio presentare una telecamera che permette di monitorare sul contenuto, nel caso specifico sulla cottura del cibo. Sono disponibili, così come per ogni altra tipologia di elettrodomestico smart, modelli con prezzi e funzionalità differenti. I più evoluti forni leggono il codice a barre, riportato sulle confezioni, per impostare automaticamente la modalità di cottura più idonea o suggeriscono ricette.
Sensori per la qualità dell’aria
Un elemento di cui si tiene poco conto è l’aria che si respira all’interno della propria abitazione. I sensori per la qualità dell’aria hanno lo scopo di garantirne la salubrità. Ci si interroga spesso sull’inquinamento esterno e poco su quello che può persistere nelle case. È importante e utile, quindi, rilevare, ad esempio, la quantità di anidride carbonica per arieggiare correttamente il proprio appartamento.
"Al promotore di giustizia del Vaticano ho consegnato le chat tra due cellulari del Vaticano e ho fatto anche i nomi”. Queste le parole di Pietro Orlandi alla trasmissione DiMartedi su La7, parlando dell'incontro con il pg vaticano Alessandro Diddi su uno dei maggiori misteri della storia italiana e vaticana: la sparizione della sorella Emanuela Orlandi avvenuta ormai 40 anni fa.
Da troppo tempo Pietro Orlandi combatteva una battaglia perché il Vaticano aprisse un'indagine sul caso di sua sorella. Finalmente, tre mesi fa è stato ufficialmente aperto un fascicolo sul caso, e nei giorni scorsi il Vaticano ha sentito il fratello della quindicenne, per 8 lunghe ore. "Lo stesso Diddi mi ha detto: ‘Io ho avuto mandato dal segretario e da papa Francesco di fare chiarezza al 100%, di indagare a 360 gradi e non fare sconti a nessuno, dalla base al vertice'" ha dichiarato Pietro Orlandi, aggiungendo "e quello per me già è una cosa positiva. Io poi ho potuto verbalizzare nomi cognomi di tutte le indagini fatte privatamente e lui mi ha assicurato che le indagini andranno avanti sino alla fine, anche perché sono cominciate da parecchio tempo". Pietro Orlandi, da sempre convinto in base alle prove in suo possesso, ed oggi ancor più di prima, che "ci siano delle responsabilità interne al Vaticano" ha ribadito anche al promotore di giustizia Diddi "io sono convinto che Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco siano a conoscenza di quello che è avvenuto e forse c'è stato un cambiamento nella volontà e hanno deciso magari di fare chiarezza". Quella chiarezza che Orlandi chiede instancabilmente da decenni. A DiMartedì Orlandi ha riconfermato i suoi sospetti sulla pedofilia in Vaticano, esternati al pg Diddi chiedendogli a gran voce di verificare alcune gravi circostanze che coinvolgerebbero dei cardinali e di cui, nell'ambiente Vaticano, non si farebbe mistero. Orlandi ha ripetuto quanto già detto nella precedente puntata della trasmissione di Giovanni Floris, lo scorso 4 aprile: "Penso che una delle possibilità è che Emanuela possa aver magari anche subito un abuso, ma che quell'abuso sia stato organizzato. È stata portata da qualcuno per creare l'oggetto del ricatto e siccome il Vaticano da quarant'anni fa di tutto per evitare che possa uscire la verità...".
È ufficiale: con la sorpresa di pochi, il sogno del Terzo Polo si sgretola nella morsa dei due leader a capo del non più partito unico. Da giorni si rincorrevano notizie su dissidi interni tra Calenda e Renzi: fra accuse, dichiarazioni al vetriolo e frecciatine sui social e sui giornali, alla riunione del comitato politico di ieri non è stato trovato un accordo pacificatore e le due compagini hanno definitivamente divorziato.
Sulle motivazioni ci sono ancora dubbi da dirimere: è iniziato il più classico degli scaricabarile all’italiana e la macchina della campagna elettorale ha ripreso a muoversi, cercando di tamponare dove possibile le emorragie di consensi (già risicati) ambo le parti.
"Interrompere il percorso verso il partito unico è una scelta unilaterale di Carlo Calenda – si legge sul canale Twitter di Italia Viva -. Pensiamo che sia un clamoroso autogol ma rispettiamo le decisioni di Azione. Gli argomenti utilizzati appaiono alibi. Italia Viva è pronta a sciogliersi come Azione il 30 ottobre, dopo un congresso libero e democratico".
"Il progetto del partito unico con Italia Viva è naufragato per la semplice ragione che Renzi ha ripreso direttamente in mano IV due mesi fa e non vuole rinunciarvi – tuona Calenda sul suo profilo personale, retwittato prontamente dal canale di partito - Legittimo anche se contrario alle promesse elettorali. Amen".
"Sulle risorse Italia Viva ha trasferito fino ad oggi quasi un milione e mezzo di euro al team pubblicitario di Carlo Calenda – incalza IV - ed è pronta a concorrere per la metà delle spese necessarie alla fase congressuale e a trasferire le risorse dal momento della nascita del partito unico. Leopolda, Riformista, retroscene, veline, presunti conflitti di interesse sono solo tentativi di alimentare una polemica cui non daremo seguito. La costruzione di una proposta alternativa a populisti e sovranisti è da oggi più difficile ma più urgente".
"È stato un brutto spettacolo: attacchi personali, a cui non abbiamo mai risposto, e notizie false distribuite ad arte – aggiunge Calenda -. Noi non facciamo politica così. Da domani riprenderemo con Azione il lavoro per la costruzione di un partito liberale, popolare e riformista".
L’idea del partito centrista, legato ai concetti di responsabilità e razionalità, è riuscito per un breve periodo a mobilitare quella nicchia di elettorato scarsamente ideologizzato e legato a una visione più pragmatica della politica. Il tentativo di rappresentare "un’alternativa a populisti e sovranisti" (motto usato a mò di tormentone) con un Terzo Polo forte giunge quindi al termine, aprendo l’orizzonte a nuovi scenari in cui i due leader correranno in solitaria.
In un campionato italiano totalmente dominato dall'inizio alla fine dal Napoli di Luciano Spalletti, lo spettacolo non è comunque finito. Se la partita sul prossimo vincitore sembra già praticamente chiusa, lo stesso non si può dire sulla lotta per evitare la retrocessione. Mancano dieci gare alla chiusura di questa stagione ma ci sono ancora cinque squadre in ballo per la permanenza in Serie A: tra chi lotta per confermarsi nella “zona sicura” e chi, invece, vuole uscire dalla zona buia.
E anche secondo i bookmakers, la battaglia non è finita, anzi. Diamo un’occhiata alle varie quote Serie A.
Chi retrocederà in Serie B: le quote dei bookmakers
Confrontando le varie quote retrocessione serie a su bonusscommesse.pro e i punti in classifica, sembrano esserci già due squadre con pochissime (se non inesistenti) possibilità di salvarsi: si tratta, ovviamente, di Sampdoria e Cremonese.
Da una parte i liguri blucerchiati che, da ultimi in classifica, hanno anche il triste primato di essere il peggior attacco del campionato: appena 18 gol in 29 partite, con la bassissima media di 0.62 gol a partita. A questo dato, per quanto riguarda la Sampdoria, si devono aggiungere anche le venti sconfitte in campionato: è il club che ha perso più partite quest’anno.
Dall’altra parte c’è la neopromossa Cremonese che ha dimostrato in più di un’occasione di essere una squadra interessante, in grado di mettere in difficoltà anche le squadre più forti (come dimostra anche il cammino in Coppa Italia fino addirittura alle semifinali). Ma, nonostante questo, la prima vittoria in campionato è arrivata appena il 28 febbraio: troppo poco per sperare nella permanenza in Serie A.
E poi c’è l’Hellas Verona, squadra su cui i bookmakers concedono ancora qualche chance nella lotta alla retrocessione. Grazie anche a un mercato di gennaio mirato soprattutto a rinforzarsi in attacco, i gialloblù hanno infilato una serie di risultati e prestazioni incoraggianti e che - di fatto - hanno alimentato le speranze di un’incredibile rimonta nel finale di campionato.
I favoriti per la permanenza in Serie A secondo i bookmakers
L’Hellas Verona fa la corsa principalmente su tre squadre: Spezia, Lecce e Salernitana. L’Empoli, a quota 32 punti, sembra essere - almeno per il momento - tirato fuori da questo discorso.
Lo Spezia di Leonardo Semplici, arrivato in corsa dopo l’esonero di Luca Gotti, non è ancora riuscito a dare la sterzata decisiva verso la permanenza: i tredici gol del bomber M’Bala Nzola (addirittura terzo nella classifica dei capocannonieri di Serie A) non sono bastati per lo sprint nei confronti del Verona. Secondo i bookmakers, gli spezzini sono favoriti sui veronesi ma non così tanto: la retrocessione dei liguri è - di media - a quota 4.00.
Ci sono poi Lecce e Salernitana che, nonostante numerose prestazioni degne di nota, si trovano - guardando la classifica - nella stessa lotta di Spezia ed Hellas Verona. I bookmakers confidano comunque nella loro permanenza in Serie A grazie anche al talento di due ottimi giocatori come Gabriel Strefezza, per il Lecce, e Antonio Candreva, per la Salernitana.