Una storia lunga quasi 500 anni, per l’esattezza 454. Una tradizione che si tramanda di padre in figlio da circa dieci generazioni quella del Mulino Bravi che affonda le sue radici nel 1565. Farina buona e di qualità, condizioni che dipendono esclusivamente dall’accurata selezione delle materie prime, rigorosamente biologiche e provenienti dal territorio circostante. Una produzione a impatto ambientale pari allo zero che si sostenta grazie all’instancabile lavoro dell’acqua e alla qualità della macinazione a pietra.
La famiglia Bravi ha fatto della preziosità dell’acqua la sua fonte di sostentamento e il suo motore di lavoro. Incastonato tra le montagne di Cingoli, in via Valcarecce, sorge il Mulino, emblema di tradizione, sacrificio e genuinità. Oggi nelle mani dei fratelli Francesco, Andrea e Ubaldo dopo che, dieci anni fa, è venuto a mancare il loro padre. Il Mulino Bravi, soprattutto durante i periodi di guerra, è stato un punto di riferimento per l’intero territorio.
“Il Mulino è stato gestito quasi sempre dalla nostra famiglia per tutti i 454 anni – ci racconta Andrea -. Solo tra il 1856 e il 1970 era stato acquistato da un noto industriale dello Stato Pontificio, anche se comunque la gestione era sempre affidata alla mia famiglia. L’acqua che alimenta oggi il Mulino Bravi, in passato dava linfa vitale a molte altre attività: il bacino era in grado di far funzionare anche la vicina segheria, il frantoio e la fabbrica di polveri di sparo, oggi tutti chiusi.”
Il Mulino Bravi è composto da tre macine: una per il grano tenero, per il grano duro, per il farro e per l’orzo biologico; la seconda per il mais biologico e la terza per il mais convenzionale. Ogni blocco è composto dal proprio meccanismo manuale: le due pietre all’interno delle macine, quando vengono azionate, si alzano e si abbassano per regolare la granulosità della farina.
“L’acqua arriva, in modo naturale, dalle cascatelle di Cingoli – ci spiegano Andrea e Francesco -: a circa un chilometro a monte si collega il canale che arriva direttamente al Mulino con un bacino di raccolta profondo circa 5 metri. Il bacino di carico, quando viene aperto, dà pressione alle pale e le aziona facendole girare. Azionando la paratoia poi, vediamo che la macina mobile inizia a girare e manda giù il prodotto. Le pietre compiono circa 100 giri al minuto e da lì esce la farina che noi definiamo “a tutto corpo” – continuano i due fratelli -. I bassi giri delle macine e la stessa macinazione a pietra, consentono di non surriscaldare la farina e mantenere intatte tutte le proprietà organolettiche del grano, che ci viene fornito da produttori locali certificati biologicamente. Dopo questa operazione la farina passa nell’impianto di setacciatura e qui viene depurata di una piccola parte di crusca, circa il 4 %.”
“Questo tipo di lavorazione – continuano Francesco e Andrea -, permette di garantire l’integrità del prodotto stesso, cosa che non avviene nella normale macinazione industriale in quanto, in quel caso, vengono esportate a monte sia il germe sia la crusca. Una differenza qualitativa enorme: la farina macinata a pietra non è assolutamente paragonabile alla farina doppio 0, sia come profumo, sia come qualità." La produzione è variabile in base ai periodo dell’anno, anche se il Mulino è in grado di lavorare un quintale e mezzo di prodotto ogni ora. “Un lavoro fatto di molto sacrificio e impegno ma che, se fatto di passione, diventa il più bello del mondo” sono concordi i fratelli Bravi sull’importanza di una tradizione che si tramanda da 454 anni e che ha raggiunto il mercato italiano ed estero, diventando un unicum a livello nazionale.
A due giorni dalla prima udienza del processo per l’omicidio di Pamela Mastropietro, contro Innocent Oseghale, a parlare è il legale della famiglia della giovane romana, nonché zio di Pamela, Marco Valerio Verni.
Un’udienza durata 5 ore quella di mercoledì 13 febbraio, alla quale seguiranno altre 7 udienze fino a maggio. Il processo della Corte d’assise, presieduto dal giudice Roberto Evangelisti, affiancato dal giudice Enrico Pannaggi e dalla giuria popolare, si è aperto con due richieste, entrambe respinte, della difesa: una riguardante gli accertamenti irripetibili e l’altra di non ammettere le parti civili, il Comune e il proprietario dell’immobile in via Spalato.
“La prima udienza è stata molto tecnica e sono stati salvaguardati molti importanti atti e documenti processuali – il commento del legale della famiglia Mastropietro -. Ora noi ci concentriamo su Oseghale anche se riteniamo improbabile che possa aver fatto tutto da solo: il solo fatto che sulle maniglie dei trolley in cui è stato ritrovato il corpo di Pamela ci siano delle impronte sconosciute, significa che qualcun altro ha fatto parte di una catena.”
“Oseghale, all’esito dell’udienza preliminare dello scorso novembre, è stato rinviato a giudizio e verrà processato per tutti i reati contestati, dalla violenza sessuale, all’omicidio aggravato, all’occultamento, vilipendio e distruzione di cadavere – prosegue Verni -. Ci auguriamo inoltre che a questi reati venga aggiunto quello della calunnia dato che Oseghale aveva accusato dei poliziotti penitenziari di averlo picchiato mentre era in carcere, rimangiandosi la confessione che aveva loro fatto di aver ucciso lui stesso Pamela insieme a Lucky Desmond, quando, invece, la visita sanitaria, non ha poi rilevato nessun segno di violenza sul suo corpo. Ugualmente per quella (calunnia) commessa nei confronti proprio di Desmond ed Awelina: se la Procura ha chiesto l’archiviazione per questi due, allora dovrebbe agire per il suddetto reato nei confronti di Oseghale, che li ha messi in mezzo, a questo punto, sapendoli innocenti.”
Il 6 marzo verrà sentito il collaboratore che, in carcere insieme a Innocent Oseghale, ha dichiarato che il nigeriano ha confermato la dinamica supportata dall’accusa. “L’imputato avrebbe anche detto al suo compagno di carcere di far parte della mafia nigeriana – prosegue il legale -. Tengo soprattutto a precisare che a inchiodare Oseghale non ci sono solo le dichiarazioni del collaboratore, arrivate nell’agosto del 2018, ma anche tutte le consulenze tecniche, medico legali e tossicologiche della Procura e le nostre. Consulenze che sono chiare nell’escludere la morte di Pamela per overdose e che sostengono la tesi del decesso avvenute in seguito alle coltellate inferte alla ragazza quando era ancora in vita.”
“Chiediamo il massimo della pena e se così non dovesse essere andremo avanti. Essendo parte civile siamo subordinati alla Procura ma mi aspetto che, se non dovesse esserci il massimo della pena, sarà la stessa Procura ad andare avanti” – chiarisce Verni.
Sul rapporto di ieri della DIA del semestre 2018 (gennaio/giugno) Verni commenta che “è stato fatto un importante primo passo nella direzione da noi indicata. Macerata, per la prima volta, viene menzionata in riferimento a Pamela e all’attività di spaccio prolungata e sistematica operata dai nigeriani coinvolti nell’omicidio di mia nipote. Chiaramente, è un rapporto che, per il secondo semestre, dovrà tenere conto dei nuovi accadimenti avvenuti, tra cui l’arresto, compiuto a dicembre dello scorso anno, di ben 27 persone, quasi tutte di nazionalità nigeriana: una vera e propria piramide, a compartimento stagni, che aveva diviso Macerata in tre zone di spaccio.”
“Non mi sento di dire che ci sia una connessione diretta, ma dal martirio di Pamela, vorremo che per Macerata, per le Marche e per tutta l’Italia venissero fuori le altre verità che, in nuce, potrebbero intravedersi – continua Verni -. Tutti ricorderanno cosa avvenne all’inizio del processo: una interprete si tirò indietro, rendendosi irreperibile, e fu difficile trovarne altri perché spaventati dalle minacci che avrebbero potuto subire loro o i loro familiari in Nigeria. Ma non c’è solo questo. Le intercettazioni in carcere tra Desmond e Awelina evidenziano situazioni meritevoli di attenzione. Ad esempio, dicono di aver suggerito a Oseghale di mettere Pamela nel freezer e mangiarla poco per volta; oppure che i ‘Carabinieri ancora non avevano visto nulla’ e molto altro. Poi ci sono le fotografie trovate sul cellulare di uno dei due, raffiguranti corpi torturati; o, ancora, le loro conversazioni in cui dicono che Oseghale fosse abituato a fare quello che aveva fatto e che era uno dei capi. Oltre alle dichiarazioni dello stesso collaboratore di cui sopra, secondo cui Oseghale sarebbe il referente della mafia nigeriana a Macerata, ritenuta da quella presente a Padova, da cui il nigeriano dipenderebbe, un importante crocevia con la Campania e Castel Volturno in particolare. Infine ci sono trasmissioni televisive che hanno intervistato, a volto coperto e di spalle, dei nigeriani presenti proprio a Castel Volturno che fanno riferimento esplicito a Pamela e ai fatti di Macerata, compiuti, secondo loro, ‘da gente che sapeva il fatto suo’.”
“Tutti elementi dai quali ci aspettiamo l’avvio di indagini – conclude Verni -. Nessuno è nato ieri: ci sembra strano che, l’unico oggi chiamato a rispondere di tutta questa vicenda sia solo Innocent Oseghale. Penso che ci vorrebbe maggiore coraggio. Ma abbiamo fiducia in certa parte delle Istituzioni e, naturalmente, nel nostro operato.”
Alcuni cittadini hanno segnalato una "stranezza", se così vogliamo chiamarla, in un'arteria maceratese. La via in questione è via Ugo Foscolo, a senso unico, che si trova nelle vicinanze dell'INPS, dunque molto trafficata e frequentata durante la giornata.
Come è possibile notare dalle foto inviate alla nostra redazione, sono stati disegnati a terra dei parcheggi blu, dunque a pagamento, in via Ugo Foscolo. Il costo all'ora della sosta è di 70 centesimi.
Cerchiamo di fare un po' di chiarezza. Il marciapiede viene definito dal Codice della Strada "come una parte della strada esterna alla carreggiata. Esso è di norma rialzato rispetto alla carreggiata stessa, ma può essere delimitato o protetto anche in altro modo. Lo stesso Codice specifica che il marciapiede è riservato ai pedoni. [...] Di solito il marciapiede è alcuni centimetri più alto rispetto alla strada, allo scopo di impedire in modo più efficace l’invasione da parte dei veicoli. [...] Su di esso non possono circolare veicoli, nemmeno biciclette. Allo stesso modo, è vietato usare sul marciapiede tavole, pattini o altri acceleratori di andatura, che possono costituire un pericolo per i pedoni. [...] Non è consentito lasciare il proprio veicolo, nemmeno parzialmente, parcheggiato sul marciapiede e allontanarsi. Allo stesso modo, non è possibile fermare il veicolo per breve tempo, ad esempio per fare salire o scendere un passeggero, posizionandosi sul marciapiede in tutto o in parte. C’è però un’eccezione: il parcheggio è possibile in presenza di appositi segnali che lo consentono. Ciò, di norma, avviene quando il marciapiede è molto ampio, e la sosta dei veicoli non intralcia il transito e la sicurezza dei pedoni. In tal caso, oltre alla segnaletica verticale, che potrà anche indicare a quale tipologia di veicoli è limitato il parcheggio, sarà presente anche la segnaletica orizzontale, consistente in strisce che delimitano l’area nella quale è possibile posizionare gli stessi."
Deve esserci sul marciapiede uno spazio adeguato che permette comunque il camminamento dei pedoni. Certo è che, nel caso in cui un pedone venisse urtato da un veicolo che sta effettuando le manovre di parcheggio sopra al marciapiede, potrebbe certamente farsi valere in una successiva sede.
A ciò si aggiunge anche ciò che recita l'articolo 7, comma VIII, del Codice della Strada: alle aree di parcheggio a pagamento, delimitato dalle cosiddette "strisce blu", devono essere alternate o immediatamente vicine ad altrettante adeguate aree destinate a parcheggio "senza custodia o senza dispositivi di controllo della durata della sosta". Ciò significa che gli enti locali devono adempiere a garantire una distrubuzione "equa" dei parcheggi gratis e di quelli a pagamento (fatta eccezione per le aree pedonali, le zone a traffico limitato o dichiarate, con apposita delibera, di particolare rilevanza urbanistica). Se così non dovesse essere, qualsiasi contravvenzione elevata per il mancato pagamento, e la relativa esposizione, del ticket attestante il versamento delle somme dovute alla sosta, è illegittima. Una situazione, quest'ultima, molto frequente nella città capoluogo dove, in moltissimi casi, non si rileva un'equa distribuzione tra i parcheggi bianchi e blu: basti pensare a Corso Cairoli, Via Dante e, molto probabilmente Via Ugo Foscolo e la limitrofa via Alfieri.
Sull'argomento, sono intervenute infatti le Sezioni Unite della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 116/2007. Tale sentenza confrma la nullità del "verbale di accertamento e contestazione per sosta vietata in un'area di parcheggio a pagamento, se nella zona non è presente anche un'area di parcheggio libera", in violazione dell'art. 7, comma 8, C.d.s.
Spesso capita che il cittadino, vista l'eccessiva onerosità dei costi cui andrebbe incontro, propende per il male minore e decide di pagare la sanzione senza impugnare il verbale della contravvenzione davanti al Giudice di Pace o al Prefetto.
“Auguri fratello! Che tu possa continuare a essere questo incredibile e bravo ragazzo quale sei e che Dio ti possa continuare a benedire sempre. Ti meriti il mondo! Grandi battaglie sono date solo a grandi guerrieri! Ti amo fratello”.
Ciò che li unisce è sicuramente la nazionalità brasiliana, ma non solo, anche una profonda amicizia, come si legge dal post Instagram pubblicato dal palleggiatore della Lube Bruno de Rezende, ormai conosciuto come “Bruninho”, in compagnia dell’attaccante del Paris Saint-Germain e della nazionale brasiliana Neymar. Ma non sarebbe finita qui perché in compagnia del capitano del Brasile e del campione della pallavolo c’era anche l’attaccante juventino Douglas Costa.
Un aereo, riservato esclusivamente a “Bruninho”, ha “prelevato” il campione della Lube a Falconara e si è diretto a Torino dove è poi salito anche l’attaccante della Juventus. I due hanno poi raggiunto a Parigi il loro “fratello” per festeggiare, lo scorso 5 febbraio, il suo compleanno.
Lo scorso sabato il primo cittadino di Macerata Romano Carancini aveva esposto sul palazzo comunale, insieme alla bandiera italiana, quella francesce, in segno di solidarietà verso il governo Macron. Un episodio che ha destato non poco disappunto, da parte di molti partiti politici. Riccardo Sacchi, capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale, aveva parlato di una solidarietà a corrente alternata. "Per le commemorazioni per Pamela Mastropietro non un fiore, per Macron viene esposta la bandiera calpestando l'interesse nazionale. Siamo alle comiche finali". Anche l'Assessore regionale Angelo Sciapichetti aveva osservato come fosse necessario "distinguere tra solidarietà politica e istituzionale".
"Un gesto fuori luogo, che contravviene anche alla legge, nello specifico al DPR 121/2000, con cui il Sindaco manifesta una solidarietà di cui non c’era bisogno" era stato invece il commento di Mirella Emiliozzi, deputata del Movimento 5 Stelle. Sulla stessa lunghezza d'onda anche il parlamentare della Lega Tullio Patassini: "Si tratta di una situazione assurda. Probabilmente Carancini confonde il balcone del Comune di Macerata con quello di casa sua. Di fronte a un'istituzione bisogna comportarsi da uomo delle istituzioni".
"Suggeriamo ai nostri amministratori locali di non interferire negli affari interni delle Nazioni altrui, togliere la bandiera francese da Palazzo Conventati e pensare ai tanti veri mali che affliggono la nostra città – su tutti l’immigrazione incontrollata e lo spaccio proprio a un anno dall’efferato omicidio della povera Pamela - invece di prendere iniziative strettamente personali di cui siamo convinti che la maggioranza dei maceratesi molto probabilmente non sia assolutamente d’accordo" questo era stato invece il pensiero del gruppo "Macerata ai maceratesi".
Insomma un episodio che ha reso il primo cittadino bersaglio di centinaia di stigmatizzazioni politiche e non, come si è potuto leggere in questi giorni anche sui social.
Ma a tenere banco è stata soprattutto l'illegittimità legislativa del gesto. Secondo quanto previsto dal DPR 121/2000, "l'esposizione di bandiere di Paesi stranieri all'esterno e all'interno degli uffici comunali è prevista solo nei casi di convegni, incontri e manifestazioni internazionali, o di visite ufficiali di personalità straniere, o per analoghe ragioni cerimoniali, salve le regole di cerimoniale da applicare in singole occasioni su indicazione del Governo."
Questo pomeriggio il prefetto di Macerata Iolanda Rolli, ha contattato il sindaco Carancini chiedendo l'immediata rimozione della bandiera francese dal palazzo comunale. E così è stato.
Passione, amore, dedizione e sacrificio. Queste qualità riassumono Fabrizio Monterotti che, nel 1970, ha fondato l’Azienda di Sarnano che prende il suo nome. Un cammino lungo mezzo secolo e Fabrizio, insieme alla sua famiglia, si sta preparando a spegnere le 50 candeline con una grandissima sorpresa per tutti i suoi clienti, una sorpresa che però, per scaramanzia, preferisce ancora non svelare.
Un’azienda a conduzione familiare, in cui Fabrizio, sua moglie e le figlie Katia e Genny hanno investito tutto il loro tempo e la loro passione. Il Salumificio Monterotti, sinonimo di garanzia e professionalità, è specializzato da anni nella produzione di salumi derivanti dai suini allevati nelle incontaminate terre dell’entroterra marchigiano, tutti caratterizzati da un’ottima qualità.
“Quando ero giovane sono andato in macelleria per imparare il lavoro e da lì è iniziato tutto – ci ha raccontato Fabrizio -. La nostra attività è partita da un furgoncino. La strada è stata lunga e fatta di sacrifici e di duro lavoro: di notte lavoravamo per preparare i prodotti che avremmo portato in giro il giorno dopo. Con il ricavato delle vendite abbiamo poi costruito l’Azienda.”
Monterotti conta, a oggi, 18 dipendenti e lavora principalmente con allevatori maceratesi. “Dai piccoli contadini della provincia e dai piccoli allevamenti prendiamo i maiali e poi, tutte le fasi di lavorazione, si svolgono in Azienda – ci spiega Fabrizio -. La macellazione viene fatta al mattatoio di Sarnano poi la carne viene portata qui. Il lunedì si fa il selezionamento, il martedì la rifilatura dei pezzi di carne e poi si procede alla lavorazione. Produciamo all’incirca 2.500 quintali di maiale all’anno. In questo periodo, dopo la grande lavorazione che ci ha impegnato per il periodo natalizio, stiamo lavorando per la distribuzione di Pasqua, finita questa penseremo al Ferragosto: sono questi i tre momenti principali che scandiscono l’anno.”
L’Azienda Monterotti serve tutta la Regione. “Da Numana a San Benedetto consegniamo settimanalmente in tutte Marche. Abbiamo poi, oltre ai due punti vendita di Sarnano e al truck, un negozio a Brescia, uno in Toscana e uno nella Città del Vaticano.”
“L’obiettivo è quello di fare un prodotto naturale da offrire al mercato cercando sempre di perfezionarlo – continua Fabrizio -. La nostra soddisfazione è di essere riusciti a dare vita a insaccati naturali e bilanciati: è importante che non si senta, in modo “prepotente”, il sapore delle spezie quando si mangia un insaccato. Il cliente vuole sentire il profumo della buona carne, delle materie prime: noi siamo riusciti a raggiungere questo risultato.”
Salumi naturali quindi, senza zuccheri, senza additivi, con una stagionatura naturale fatta, come una volta, con il camino a legna. Si va da un mese di stagionatura, necessaria per il ciauscolo, ai circa 19 mesi per il prosciutto. “Perché è il tempo, dettato dalla natura, che fa un buon prodotto e che conferisce quei sapori che la tecnologia non potrà mai avvicinare” – ci spiega il titolare.
La stagionatura rimane una delle fasi fondamentali per ottenere un prodotto eccellente e genuino. Monterotti utilizza esclusivamente procedure semplici e artigianali, con l’ausilio del caminetto classico alimentato con legna di essenza di bosco dei Sibillini, selezionata con estrema cura e di cui seguono direttamente l’essiccazione in ambienti asciutti e privi di muffe e odori arieggiati.
Porchetta, mortadella, ciauscolo IGP, prosciutto, capocollo, salame lardellato e non e moltissimi altro. Il salumificio Monterotti offre una grandissima varietà di prodotti, prodotti riconosciuti a livello nazionale. “Abbiamo ricevuto un premio del settore gastronomia con il Conad per la nostra porchetta. Nell’edizione 2010 di CremonaFiera il nostro salame artigianale è arrivato primo e l’anno scorso siamo stati premiati al Concorso del Salame Italiano d’Eccellenza come azienda produttrice del miglior salame spalmabile. Il nostro ciauscolo IGP ha infatti trionfato nell’ambito dell’evento “Pepe e sale” svoltosi a novembre a Sovicille, in provincia di Siena.”
Avere l’onore di poter assistere alle varie fasi di lavorazione dell’Azienda Monterotti, oltre ad assaporare il buon profumo delle materie prime che si respira nei locali della stagionatura, permette di toccare con mano la passione e la dedizione che Fabrizio e la sua famiglia mettono nel loro lavoro. Una passione che, il prossimo anno, farà spegnere le 50 candeline all’Azienda con una sorpresa che, state certi, vi annunceremo prestissimo in anteprima.
32 anni, nato a Civitanova Marche e residente a Trodica di Morrovalle. Il Festival di Sanremo se lo vede seduto sul divano di casa anche se, in realtà, è sul palco anche lui. Piero Romitelli, ha infatti scritto il brano interpretato da Loredana Bertè sul palco dell’Ariston “Cosa ti aspetti da me”, insieme a Gaetano Curreri e Gerardo Pulli, e “Musica che resta” il brano de Il Volo, pensato insieme a Emilio Munda e Antonello Carozza e supervisionato da Gianna Nannini.
Da musica a musica. Piero prima di essere un autore è stato un cantante. “Ho partecipato a Sanremo nel 2007 insieme a Pietro Napolano. L’anno prima è partito il nostro progetto, Pquadro, e l’anno dopo siamo arrivati terzi a Sanremo Giovani. Nel 2005 ho anche partecipato ad Amici, il talent show condotto da Maria De Filippi.”
“Poi dal 2011 ho iniziato a scrivere testi e musiche da autodidatta: il mio primo brano è stato cantato da mia sorella Valeria ad Amici e da lì è iniziato tutto – continua Piero -. Oggi sono autore in esclusiva per Sony/ATV e ho scritto canzoni per moltissimi artisti tra cui Raf, Renga, Noemi, Nina Zilli, Chiara Galiazzo, Dolcenera, Marco Mengoni, i Dear Jack.”
“Scrivere le canzone sanremesi per Loredana Bertè e Il Volo è stato molto stimolante, come lo è collaborare con più artisti nell’ideazione del brano – ci spiega Piero -. Penso che se scrivi da solo, rimani nel tuo orticello, senza margini di crescita. La collaborazione, come può essere stata quella con Curreri, si basa in primis sulla stima umana reciproca e penso che da lì nasca tutto. Per me è molto importante poter scoprire, grazie al mio lavoro, nuovi territori ed uscire dalla mia comfort zone”.
Ma come viene pensato il brano di Sanremo? “In realtà non si pensa al pezzo che andrà all’Ariston – ci chiarisce Piero -, ma si pensa a scrivere delle belle canzoni. Poi subentra l’interprete che può o meno aggiungere qualcosa di suo.” Nel lavoro invece di tutti i giorni, “cerco di essere un buon sarto, studio la discografia dell’artista e cerco di creare qualcosa che non ha mai fatto. Poi l’ultima parola spetta sempre al pubblico” – sorride Piero.
Quando gli chiediamo se ha mai scritto in inglese, Piero ci racconta che “una volta è capitato. Ho scritto un brano per Sergio Sylvestre, anche se preferisco scrivere in italiano, nonostante sia molto più difficile. L’inglese è molto più musicale, anche se i testi rimangono ben lontani dall’alto livello del nostro cantautorato, penso a Guccini, De Andrè, al peso delle loro parole, della loro musica.”
Bè, che dire, anche una parte del maceratese è salita sul palco dell’Ariston, grazie alle parole e alla musica di Piero Romitelli. “Un lavoro che mi permette di conoscere, scrivere, scoprire e sperimentare, non rimanendo fermo ai miei gusti musicali anche se, il mio cantante preferito, rimane Tiziano Ferro.”
Non ci resta che fare un grandissimo in bocca al lupo al giovanissimo talento maceratese!
Nuova vita per la BCC Recanati e Colmurano. A parlare della “rinascita” dell’Istituto di Credito Cooperativo, questo pomeriggio, sono stati il Presidente Sandrino Bertini e il Direttore Fabio Di Crescenzo nella sede principale in Piazza Leopardi a Recanati.
“La Banca sta tornando a essere più performante – sono state le prime parole del Presidente Bertini -. Vi annuncio che, durante l’Assemblea Straordinaria di dicembre, abbiamo raggiunto un nuovo accordo, entrando a far parte del gruppo bancario Iccrea, che a oggi conta 144 istituti di credito.”
La BCC torna dunque a essere protagonista del territorio dopo un periodo non propriamente rosseo. “Negli ultimi dieci anni la Banca ha perso il suo primato attraversando passaggi difficili e delicati, ma ora è ricominciata la crescita – ha proseguito il Presidente -. Recanati, la nostra piazza, il territorio sono mete di tanti turisti e dobbiamo valorizzarle creando un asset in grado di dare linfa vitale all’intero territorio..”
“La mission della BCC Recanati e Colmurano è molto diversa dai grandi istituti di credito – ha continuato Bertini -. Nostro compito è quello di sostenere il territorio e dare linfa alle attività: la BCC dunque sopperisce alla mancanza sul territorio di interlocutori importanti per le aziende. È nostro compito concedere credito per dare la possibilità alle aziende di assumere e di creare nuova linfa vitale, nuovi posti di lavoro, nuova economia. ”
“Il 2018 si conclude con un utile lordo prossimo al milione, rispetto all’anno precedente è aumentato più del doppio, utile netto 2017 di 293mila euro, utile netto 2018 di 760mila euro: un risultato di tutto rilievo vista la prima parte dell’anno non brillantissima” ha concluso il Presidente.
“Possiamo sicuramente parlare di un bilancio dell’anno positivo, sotto tutti i punti di vista, per la BCC di Recanati e Colmurano – ha aggiunto il Direttore Di Crescenzo, insediatosi all’inizio di settembre -. C’è una squadra vincente che lavora, persone motivate e valide che hanno dato ottimi risultati all’Istituto in pochissimi mesi. L’indice deteriorato è sceso di 10 punti percentuali, passando da un 32% a un 23,5%. Abbiamo inoltre erogato nuovi prestiti per oltre 30 milioni di euro nell’anno 2018 perché spetta alla banca essere moltiplicatore di ricchezza per il proprio territorio”.
“A settembre dissi che la BCC di Recanati e Colmurano torna in campo, oggi posso dire che la BCC è tornata in campo e che abbiamo raggiunto un grande risultato in poco tempo - ha concluso Di Crescenzo -. La BCC rimane una banca disponibile, cordiale, cortese: il nostro intento è quello di aiutare le aziende e gli imprenditori nel loro percorso di crescita, con risposte veloci ed efficienti perché gli imprenditori hanno bisogno di questo.”
Sabato 9 febbraio la magnifica cornice dello Sferisterio di Macerata ospiterà lo spettacolo organizzato da Istituto Confucio, Università e Comune, per festeggiare il Capodanno Cinese.
Una settimana di eventi, quella che ha aperto l’Anno del Maiale a Macerata, partita lo scorso 5 febbraio e che si concluderà con l’apertura dello Sferisterio nel tardo pomeriggio di sabato 9 per accogliere, oltre agli spettatori, circa cento artisti tra acrobati, maestri di arti marziali, atleti di parkur, cantanti e danzatori.
I festeggiamenti prenderanno il via alle ore 16:30 in piazza Mazzini con l’apertura degli stand di calligrafia e ritaglio carta, arte dei nodi, giochi e assaggio gastronomico a cura dell’Istituto Confucio e del Liceo classico-linguistico “Giacomo Leopardi” di Macerata.
Alle 18:30 prenderà il via lo spettacolo allo Sferisterio con, almeno, una replica successiva. Per motivi di sicurezza, potranno accedere un massimo di 500 persone per volta, che potranno godere dell’evento direttamente dal palco. I tagliandi d’ingresso, gratuiti, potranno essere ritirati il pomeriggio stesso pressi gli stand che si trovano in Piazza Mazzini.
“La manifestazione rappresenta le relazioni culturali e scientifiche che abbiamo con la Cina e con l’Istituto Confucio – ha spiegato il Rettore dell’Università di Macerata, Francesco Adornato -. Un punto di collegamento questo, con la lingua, la cultura, la tradizione e la filosofia cinese che, ogni anno, portano molti studenti qui a Macerata e che danno vita a iniziative che nella nostra città trovano il loro specifico spazio.”
“In cinque edizioni di strada ne è stata fatta molta con il tentativo di raccontare noi stessi – ha commentato Giorgio Trentin, Direttore dell’Istituto Confucio -. Quest’anno abbiamo fatto una grande scommessa entrando in uno spazio sacro come lo Sferisterio; una sfida raccolta con timore ma con la volontà di lasciare un bel ricordo alla cittadinanza e di creare delle basi culturali per il futuro.”
“Il pubblico salirà sul palcoscenico dello Sferisterio e la performance si svolgerà invece nell’Arena, in uno spettacolo della durata di circa 33 minuti – ha spiegato nel dettaglio Aldo Caldarelli, Direttore Artistico -. Alle ore 19:00 ci sarà il primo spettacolo, mentre alle 20:00 inizierà il secondo con la possibilità di una terza replica. Sarà possibile ritirare i biglietti, gratuiti, per assistere alla performance nei quattro punti di organizzazione posizionati su Piazza Mazzini.”
“Saranno moltissime le Associazioni coinvolte tra trampolieri, mangiafuoco, parkur e ovviamente il kung-fu, una delle più importanti tradizioni cinesi – ha proseguito il coreografo Roberto Lori -. Quest’anno ci sarà la novità della danza del drago che coinvolge artisti provenienti dalle province di Macerata, Ascoli Piceno e Fermo.”
“Per me è un sogno poter lavorare nello Sferisterio, un luogo che, grazie alla sua fantastica architettura, con le 32 colonne di 4 metri, si presta alla performance che andremo a mettere in atto” – le parole di Luca Agnani.
Saranno quattro i quadri integrati con il videomapping che verrà proiettato sull’ellisse dei palchetti: una girandola di suggestioni che vanno dai fiori di pesco alle danze del drago e del leone, dai canti tradizionali all’evocazione dei fuochi artificiali per scacciare gli spiriti maligni.
Un storia fatta di passione ed energia quella di Igor Galassi che, dopo il dramma del sisma, ha deciso di ripartire dalla sua passione e dal suo lavoro.
Parrucchiere con oltre dieci anni di attività a Tolentino, dove gestisce la parrucchieria Igor Style, nell’ottobre del 2016 ha perso la sua casa a Pieve Torina a causa degli eventi sismici. Dopo i primi momenti di disperazione e dolore, Igor si è rimboccato le maniche e ha deciso di rispondere alla sofferenza con il sorriso, la passione e la voglia di vivere, arrivando fino al piccolo schermo, dove, ad oggi, collabora con la Rai.”
“Faccio parte di Al Pacino Service Rai da circa due anni – ci racconta Igor -. Mi sono buttato in questa nuova avvenuta proprio perché dopo il dramma del sisma ho capito che dovevo dare una forte scossa alla mia vita per reagire a quella tragedia.”
“La mia priorità è sempre stata il negozio, ma da due anni mi sono buttato in questa nuova avventura e oggi collaboro con alcune trasmissioni Rai come ‘La Vita in Diretta’, ‘Il Dopo Festival’ in questi giorni di Sanremo, ‘ I Soliti Ignoti’ e moltissimi altri – ci spiega Igor -. Qui a Sanremo siamo una ventina tra truccatori e parrucchieri e il clima che si crea è davvero bellissimo e pieno di entusiasmo. Sono felice, ogni tanto, di partire e calcare il “palco” del piccolo schermo. Sanremo, ad esempio, mi sta dando una bellissima energia e una lezione di creatività che riporterò in salone non appena tornerò. Un arricchimento professionale e personale che mi aiuta ad andare avanti grazie al mio lavoro e alla mia passione.”
Una lezione di vita quella di Igor che, dopo il dramma del sisma, ha deciso di ripartire da se stesso e dalla sua passione, dando un insegnamento a tantissimi suoi concittadini. “Penso che, dopo un episodio negativo, è fondamentale tirarsi su e trovare una strada per tornare a essere attivi e propositivi verso la vita; io l’ho fatto buttandomi a capofitto nel mio lavoro che continua, ogni giorno, a darmi grandissime soddisfazioni.”
In primo piano sul quotidiano LaRepubblica di oggi compare l’articolo, a firma del giornalista Carlo Bonini con il quale, nei giorni scorsi, la redazione di PicchioNews ha avuto modo di collaborare.
Quello di Bonini è un viaggio di un anno nelle vie, tanto chiacchierate, di Macerata. Un viaggio che parte dalla morte di Pamela Mastropietro, passa attraverso la sparatoria di Luca Traini e arriva fino a oggi, quando Macerata compare diciannovesima su 110 città per la qualità della vita (10 posizioni in più rispetto all’anno precedente).
Un 2018 in cui Macerata e le sue vicende sono state arraffate con forza, strumentalizzate, usate e trattate a proprio piacimento da partiti, associazioni, comitati e chi più ne ha più ne metta.
Un 2018 che ha fatto registrare un forte calo della criminalità anche se la percezione della sicurezza non viaggia sulla stessa lunghezza d’onda ma quella, si sa, non si misura con i numeri, ma con le parole. Le parole sì, gli slogan, i motti delle destre, delle sinistre, del centro. “Prima gli italiani”, “non siamo una città razzista”. Tante e troppe le parole che hanno travolto i sentimenti di maceratesi e non, già scossi da due fatti di cronaca efferati. Due fatti di cronaca in cui ci sono vittime e carnefici, che però, nell’opinione pubblica, sembrano avere un “valore” e un “peso” diverso.
Una Macerata diversa perché in un anno, il questore Antonio Pignataro e tutti gli uomini in divisa, tra questi Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia, coiadiuvati dai cani antidroga, sono riusciti a portare gli indici di criminalità predatoria intorno allo zero. In un anno 14 rapine, nessuno scippo, nessun omicidio, 258 arresti, oltre 23 chili di droga sequestrata, 465 fogli di via, 25 avvisi orali, 7 Daspo, 5 sorveglianze speciali, 6 ammonimenti.
Numeri che parlano chiaro, molto più di tantissime parole. Reati che mettono in manette “bianchi” e “neri”, perché "La Legge è uguale per tutti", la legge non distingue tra vittime e carnefici di serie A e di serie B, a differenza di chi attende impazientemente le elezioni europee di primavera e quelle comunali e regionali del prossimo anno.
Una Macerata che conta anche una media di 20 patenti a sera ritirate nei week-end perché i conducenti erano positivi al narcotest, ordinanze che vietano la vendita di cannabis light e limitazioni al gioco delle slot, vietato dalle 7:00 alle 10:00 di mattina e dalle 15:00 alle 20:00.
Numeri che parlano si diceva, numeri che vanno controcorrente rispetto alle parole degli impresari della Paura, come li chiama Bonini, e che hanno restituito a Macerata luoghi come i Giardini Diaz e il Parco di Fontescodella, un anno fa piazze di spaccio a cielo aperto, oggi luoghi “ritrovati” per i cittadini.
Di seguito il reportage fotografico di una mattinata ai Giardini Diaz con le volanti della Polizia e i cani cinofili.
Come vi avevamo annunciato ieri, oggi parte la nuova rubrica, “Alla scoperta delle realtà maceratesi”.
Un viaggio settimanale alla scoperta di aziende e realtà del territorio spesso sconosciute ai più. Un’esplorazione continua dei piccoli e grandi gioielli della nostra Provincia che hanno qualcosa da raccontare e, perché no, da far “gustare” ai nostri lettori. Oggi vi raccontiamo la storia di Anna e Maja e della Cantina Volverino che, in pochissimi anni, hanno raggiunto la ribalta nazionale con la produzione di vino di qualità nelle campagne di Mogliano.
Il sogno della giovane svedese Anna Edward era quello di produrre vino nelle Marche e, dopo dieci anni, è finalmente riuscita ad avverarlo nel 2015, con il primo imbottigliamento.
Nelle campagne di Mogliano, più esattamente in Contrada Santa Croce, si trova la Cantina Volverino, nata dall’idea di Anna e portata avanti dalla sua carissima amica Maja. Un luogo meraviglioso tra il mare e la montagna, in mezzo a verdi colline di una bellezza particolare.
Sei bottiglie. Sei vini puri. Sei personalità molto diverse che prendono il nome dai numerosi animali che vivono nel bucolico e incontaminato spazio della Cantina Volerino.
Il Porcospino Lilla, La Civetta Rossa, La Cavalletta Gialla, Lo Scarabeo Verde e La Lucciola Arancione. Inoltre, un vino DOC-Rosso Piceno ottenuto da uve Sangiovese e Montepulciano, come previsto dal disciplinare di produzione, chiamato La Rana Chiazzata.
Dal Montepulciano al Sagrantino passando per il Sangiovese. Vinificazioni in acciaio o in barrique di rovere francese. L’ingrediente principale rimane però uno: la naturalezza del prodotto. La Cantina Volverino infatti rappresenta una delle tante realtà maceratesi emblema del genuino e del bere sano.
Due ettari e mezzo di vitigni che ogni anno producono cinque mila bottiglie di vino destinate a tutto il mondo. “Ci teniamo moltissimi alla qualità del prodotto – ci racconta Maja -, per questo l’uva viene selezionata per ben due volte. In un primo momento già con la potatura, poi durante la vendemmia: in questo modo arriva nella cantina solo l’uva sana, raccolta rigorosamente a mano.”
Una produzione a basso impatto ambientale quella della Cantina Volverino. “Entriamo in vigna solo se strettamente necessario e usiamo prodotti il meno nocivi possibile per il terreno, con un’unica finalità: avere un vino di consistenza e di qualità.”
Riconosciuta come un’eccellenza a livello nazionale, la Cantina Volverino, nonostante i suoi appena quattro anni di attività, può vantare anche i riconoscimenti della guide enogastronomiche nazionali Il Gambero Rosso e Le Marche nel Bicchiere.
“Sono soddisfatta di tutto ciò che l’azienda sta portando avanti e sono orgogliosa dei premi arrivati a livello nazionale ma per me, il premio più grande, è sentir dire da un cliente che torna, che il nostro vino non gli ha fatto male alla testa, come spesso accade. Questo a testimonianza della qualità, della cura e della naturalezza del nostro lavoro e del nostro prodotto” ha concluso Maja.
È stato inaugurato questa mattina a Caldarola il nuovo Istituto Scolastico “De Magistris”, realizzato grazie al contributo dei soci Coop, alla presenza del Presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani.
Grandissima soddisfazione per il Sindaco Luca Giuseppetti e per l’intera comunità che, dopo gli eventi sismici e dopo che le classi erano state trasferite in una ex fabbrica per continuare a svolgere le attività didattiche, potranno tornare a godere di locali consoni e adeguati.
Presenti anche il Presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli, l’Assessore Scapichetti, i sindaci del territorio, l’ex Commissario Straordinario per la Ricostruzione Paola De Micheli, il Vescovo dell’Arcidiocesi di Camerino Francesco Massara e moltissime personalità civili e religiose.
La nuovissima scuola, che comprende le elementari e le superiori, è la terza costruita nelle Marche dopo il sisma grazie al contributo dei soci Coop e di 13 cooperative di consumatori.
Tajani si è detto “contento di essere qui. Oggi si accende nelle Marche un messaggio di speranza. Bisogna costruire e si può andare avanti in una Regione ferita nei secoli dai sismi. Come Presidente del Parlamento Europeo ho dedicato il mio mandato alle popolazioni colpite dal sisma e i due miliardi che abbiamo investito ne sono la testimonianza.”
Dopo la visita nella zona rossa di Caldarola, autorità civili, religiose e militari, insieme alla comunità, si sono riunite in un momento celebrativo prima del taglio del nastro. “Ci sono moltissimi monumenti storici nella nostra città – il commento del primo cittadino – ma il più importante siete voi giovani. Senza di voi, dopo la terribile tragedia del sisma, non so se saremmo riusciti ad andare avanti e reagire: siete il gioiello più grande che abbiamo. Oggi ripartiamo più uniti di prima.”
A intervenire sono stati poi il Presidente Regionale di Lega Coop Gianfranco Alleruzzo e il Presidente di Coop Alleanza Adriano Turrini che hanno ricordato l’importanza della cooperazione e della solidarietà. A seguire, il Presidente della Regione Ceriscioli ha ringraziato “il Presidente Tajani per la sua presenza e per i finanziamenti europei che sono arrivati alle Marche, che hanno permesso di consegnare soluzioni abitative e di procedere alle messe in sicurezza degli edifici.”
A portare i suoi saluti è stata poi la Dirigente dell’ISC Fabiola Cagnetti che ha parlato di “sicurezza, impegno, generosità e collaborazione. Tutto deve diventare occasione di crescita e approfondimento e niente di questo verrà dimenticato” ha commentato senza nascondere la sua commozione. Emozione arrivata anche dalle parole dell’ex Commissario De Micheli: “la scuola rappresenta la parte più importante della comunità e non a caso abbiamo sempre voluto iniziare la ricostruzione da questi edifici per consegnare ai nostri giovani il sapere.”
Il conclusione, prima del taglio del nastro, il Presidente Tajani ha ringraziato chi, in questi due anni e mezzo, è sempre stato “sul campo”. “Grazie alle autorità, ai Vigili del Fuoco, alla Finanza, alla Protezione Civile, alle autorità religiose, agli Alpini, a tutti. Abbiamo dimostrato, da italiani, che la forza di un popolo vince la violenza della natura. L’Unione Europea c’è ed è al vostro fianco, lo abbiamo dimostrato e continueremo a dimostralo perché tutti noi siamo cittadini italiani ma soprattutto europei.”
Tajani non ha comunque risparmiato le critiche alla Giunta Regionale che, con delibera 36 del 22 gennaio, ha assegnato dieci milioni di euro di fondi europei alla realizzazione delle piste ciclabili. Accusa alla quale è arrivata la pronta risposta del Presidente Ceriscioli che ha parlato di un investimento turistico e di ripartenza dell’economia in un momento in cui le Marche vengono addirittura portate alla ribalta internazionale da un giornale di tale rilevanza quale è il Times: una mobilità dolce che, secondo Ceriscioli, non può che attrarre maggiori visitatori nella nostra Regione.
Dopo aver piantato un ulivo all’esterno dell’Istituto Scolastico, che comprende circa 30 locali tra aule e laboratori, si è proceduto con il taglio del nastro che ha donato ai giovani di Caldarola e alle loro famiglie un momento di respiro, di gioia e condivisione dopo la tragedia del sisma.