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Saman, la ragazza condannata a morte dalla famiglia

Saman, la ragazza condannata a morte dalla famiglia

Saman Abbas è una ragazza di 18 anni di origine pakistana scomparsa da quasi un mese e mezzo da Novellara, nella Bassa Reggiana.

A ottobre del 2020 fuggì dal matrimonio combinato con un suo cugino connazionale in Pakistan, suscitando l’indignazione della famiglia pakistana, come raccontò un testimone riferendo le parole che avrebbe detto la madre: “Come facciamo a spiegarlo in Pakistan? È un disonore, una vergogna per la nostra famiglia”.

Saman aveva denunciato gli abusi da parte della famiglia già nel 2020. Era stata ospitata in una casa famiglia per minorenni, ma una volta raggiunta la maggiore età era tornata a casa per riprendere i documenti che il padre invece continuava a negarle e chissà, forse anche credendo nel bene della sua mamma che tramite messaggio, invitandola a rientrare a casa, le scriveva : “Ti prego fatti sentire, torna a casa. Stiamo morendo. Torna, faremo come ci dirai tu”. Una trappola per un omicidio già premeditato? Era il 22 aprile.

Saman temeva per la sua vita: “Ho sentito che dicono uccidiamola, una cosa del genere. L’ho sentito con le mie orecchie, ti giuro che stavano parlando di me, non sono fiduciosa, se non mi faccio sentire per due giorni allerta le Forze dell’ordine” questo un messaggio che la ragazza aveva inviato al fidanzato prima di sparire da casa sua; fidanzato anche lui pakistano ma residente in Italia,  di cui Saman era molto innamorata e con il quale  avrebbe trascorso qualche giorno a Roma tra l’11 ed il 22 aprile, prima di rientrare a casa a recuperare i documenti. Verosimilmente anche questa fuga d’amore può aver avuto un peso decisivo come movente del delitto.

I Carabinieri il 5 maggio erano andati a casa di Saman per concordare una nuova sistemazione per lei, con i servizi sociali, senza però trovare nessuno. Saman era già sparita . Subito i sospetti si concentrarono sulla famiglia che nel frattempo, aveva fatto in gran fretta rientro in Pakistan. Le indagini, anche sulla base di un video indiziario recuperato da una telecamera nei pressi della loro casa, si concentrano su cinque persone: i genitori, uno zio e i due cugini.

 

Il testimone minorenne che con le sue dichiarazioni aveva  sin da subito rafforzato i sospetti degli inquirenti è il fratello sedicenne della ragazza scomparsa. "Mio zio Danish ha ucciso Saman, ho paura di lui, perché mi ha detto che se io avessi rivelato ai carabinieri quanto successo, mi avrebbe ammazzato".

La conferma è arrivata durante l’incidente probatorio la mattina di venerdì 18 giugno, al tribunale a Reggio Emilia, disposto dopo che il fratello di Saman, testimone chiave, aveva tentato di fuggire dal centro protetto dove era ospite .Fuga forse sollecitata da qualche telefonata visto che già il primo maggio una vocale inviato su whatsapp, forse dalla madre, lo ammoniva“ Figlio mio, se ti chiedono qualcosa di lei tu non devi dire niente”

 

Il fratello sedicenne di Saman Abbas, ha confermato durante l’audizione protetta durata quasi tre ore, quanto già aveva detto agli inquirenti sull'omicidio della sorella : lo zio, 33 anni, gli avrebbe confessato di aver ucciso la giovane: la sua colpa sarebbe stata  quella di opporsi a un matrimonio combinato e di voler andarsene dalla famiglia, dopo essere ritornata a casa per un breve periodo.

Questa vicenda ha probabilmente un nome: si chiama “karo kari”, è una condanna a morte per il disonore causato alla famiglia dalle relazioni avute prima del matrimonio o da relazioni extraconiugali, oppure dal rifiuto di un matrimonio già combinato: in Pakistan una legge del 2016 vieta questa pratica che però di fatto sfugge al controllo delle autorità. Proprio il Pakistan conta il numero pro capite più elevato al mondo di delitti d’onore documentati.

 

È il sistema patriarcale pakistano che pesa, anche per le comunità che si costituiscono all’estero, soprattutto in piccoli paesi di provincia. I ragazzi e le ragazze di seconda generazione vivono una vita piena di grandi sofferenze: questi giovani portano con loro, ovunque vadano anche da migranti, il fardello arcaico del patriarcato.

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