Palazzo Buonaccorsi: la storia e la testimonianza dell'ultimo erede
Tutti parlano del settecentesco palazzo Buonaccorsi che sorge nel cuore della città di Macerata ma in pochi ne conoscono la storia e come si viveva al suo interno. A questi quesiti ha risposto il Conte Flavio Buonaccorsi, ultimo erede della famiglia Buonaccorsi. Il Conte ha vissuto nel secondo piano del palazzo fino al 1965. Suo padre e suo zio parteciparono alla prima guerra mondiale ed il padre scrisse un diario di guerra in cui giorno per giorno appuntava le proprie testimonianze corredandole anche con foto. Attualmente c'è un progetto che vedrà la presentazione del diario da parte dell'Accademia dei Catenati di Macerata.
Quali erano le attività principali che si svolgevano nel palazzo prima della guerra e come sono cambiate poi le cose?
Il seminterrato era adibito al lavoro dei contadini che trasportavano le grandi botti di vino, al piano terra c'erano le cucine e la lavanderia mentre al primo piano si trovava il salone dell'Eneide adibito a feste, balli e allestito con preziosi arredi e vasi di alabastro alti due metri. Il palazzetto di fronte palazzo Buonaccorsi fu costruito alla fine del 500 ed era presente una scala di servizio a chiocciola in pietra e non secentrale poi ricopiata dall'architetto Contini nel palazzo grande. Prima della guerra era molto il personale che lavorava nel palazzo: un autista, un cuoco fisso, due cameriere, un guardarobiera e due persone che seguivano la produzione degli orti del palazzo. I vicini erano famiglie illustri del tempo come i Sabbatucci, i Costa e i Marefoschi e ricevevamo le visite del pittore Peruzzi, un amico di mio padre che ci portava in regalo sempre degli acquarelli fatti da lui. Durante la guerra erano molti i falsi allarmi che ogni giorno ci arrivavano. Dopo il bombardamento degli americani sono fuggito insieme alla mia famiglia in una casa in campagna a Piediripa poi occupata dai tedeschi, quindi ci siamo ritrasferiti a Corridonia. Sono ritornato a Macerata dopo tre anni vissuti in Germania nel 1956. La situazione del dopoguerra in città era disastrosa: i polacchi avevano distrutto il palazzo che risultava per metà chiuso in quanto le stanze erano impraticabili e non c'erano bagni. La nevicata del 1962 fece crollare il tetto costruito nel 1720 e le spese per ripararlo erano ingenti pertanto si decise di venderlo prima alla Cassa di risparmio di Macerata e poi lo prese il Comune.
Sarete sicuramente stati invitati all'inaugurazione del piano nobile del palazzo avvenuta nel 2014.
Mi rammarico che come ultimo erede della famiglia Buonaccorsi non sono stato invitato all'inaugurazione. Ho visitato poi il palazzo in visita privata insieme a mia moglie ed altri ospiti.
Per quanto riguarda invece Villa Buonaccorsi?
Quando morì il mio trisnonno il giardino di Villa Buonaccorsi a Potenza Picena andò in eredità a Carlo Buonaccorsi, trovato poi morto nel bosco dove era solito andare a caccia. Il palazzo di Roma andò in eredità a Delio Buonaccorsi e le proprietà delle Marche ossia i terreni di Corridonia e Piediripa andarono a mia nonno. La villa venne costruita come residenza di campagna.Nel corso degli anni, soprattutto tra il 1745-50, la villa subì parecchie modifiche di ampliamento e ristrutturazione per mano di Pietro Bernasconi.
Ci racconti quando e come è entrata nel palazzo la FIAT?
La FIAT è entrata nel dopoguerra nel 1954 grazie al fondatore Alberto Farroni. Si trattava del primo concessionario messo al posto delle scuderie dei cavalli al primo piano.Il primo meccanico si chiamava Pino Nardi e quando nel 1957 mio padre mi regalò la mia prima macchina, una seicento, andavo spesso a vedere l'officina e a fare piccole manutenzioni.
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