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Il dramma della solitudine: aumento delle segnalazioni legate al suicidio di oltre il 50% rispetto al 2020

Il dramma della solitudine: aumento delle segnalazioni legate al suicidio di oltre il 50% rispetto al 2020

“Cosa sta accadendo con tutte queste tragedie?” si chiedeva una lettrice, alla notizia della donna che ieri mattina è precipitata da una struttura del cimitero di Macerata, parrebbe per un gesto volontario. 

Ad oggi non conosciamo molto della vita di questa donna, ma inevitabilmente il pensiero va alle tante vittime di suicidio degli ultimi tempi, e alle loro storie, emerse a posteriori. Storie che spesso parlano di solitudine.  Abbiamo affrontato più volte questo argomento: il dramma della solitudine.

E molti sono stati i commenti: alcuni, anche attraverso il racconto di esperienze dirette, hanno confermato quanto l’isolamento sociale, anche tra gli stessi vicini di casa, stia diventando un fenomeno dolorosamente diffuso; altri commenti hanno invece focalizzato l’attenzione sul fatto che l’incapacità di chiedere aiuto sia un limite personale da superare.

Rispettando qualsiasi veduta e posizione, desideriamo dare atto però dei dati oggettivi, purtroppo drammatici, e delle interpretazioni che ne danno gli esperti: potrebbe servire per riscoprirci capaci di quello “sguardo sull’altro”, fondamentale per salvargli la vita. Ciò non significa “colpevolizzarci” ma “responsabilizzarci”, riconoscendo il problema, parlandone. 

Telefono Amico Italia è un’organizzazione di volontariato che dal 1967 “dà ascolto a chiunque provi solitudine, angoscia, tristezza, sconforto, rabbia, disagio e senta il bisogno di condividere queste emozioni con una voce amica.”

Il 10 settembre è stata la giornata Mondiale per la prevenzione del suicidio. I dati raccolti e pubblicati in quest’occasione da Telefono Amico ci dicono che “confrontando il primo semestre del 2020 e quello del 2021 emerge, infatti, un aumento percentuale delle segnalazioni legate al suicidio di oltre il 50%”. 

Nella prima metà del 2021 sono state quasi tremila le persone che si sono rivolte all’organizzazione perché attraversate dal pensiero del suicidio o preoccupate per il possibile suicidio di un proprio caro, quasi il triplo rispetto alle segnalazioni del periodo pre Covid. Secondo i dati raccolti dall'organizzazione, il 51,2% delle richieste d'aiuto arriva da donne, seguite da giovani tra i 19 e 25 anni (21,3%) e tra i 26 e i 35 (19,6%).

Ed è la professoressa Gatta, Direttrice dell’Unità Operativa di Neuropsichiatra Infantile dell’Azienda Ospedale-Università di Padova ad aver contribuito a chiarire questi dati: “Se si pensa che ai fini della salute mentale hanno rilievo vari fattori – tra i quali, le relazioni sociali, la partecipazione all'ambiente collettivo e l’adattamento alle condizioni esterne, una percezione positiva di sé, un equilibrio del mondo interno e la consapevolezza di proprie emozioni, sentimenti e modalità relazionali – è facilmente comprensibile come la pandemia da Covid-19, che ha comportato stress e incertezze per il futuro, solitudine, isolamento sociale, cambiamento delle abitudini e delle routine con perdita dei riferimenti, riduzione delle interazioni e delle attività, possa aver impattato negativamente sulla salute mentale delle persone negli ultimi 18 mesi, specie coloro con meno risorse interne ed esterne».

La giornata mondiale del 10 settembre è legata proprio alla prevenzione del suicidio. Ed in questa ricorrenza la Professoressa ha spiegato quali siano i segnali cui prestare attenzione.

«I segnali a cui prestare attenzione sono quelli che ci dicono che la persona soffre psicologicamente in modo intollerabile e insopportabile e si sente senza soluzioni e senza possibilità di aiuto, quindi, ad esempio, cambiamenti affettivo-comportamentali, soprattutto chiusura e ritiro; verbalizzazioni di autosvalutazione e negativismo estremi; demotivazione e disinvestimento da attività, oggetti, persone; autolesionismo».

«È importante parlarne, evitare che la persona si senta sola, ed eventualmente attivare un percorso di valutazione psicologico-psichiatrica» conclude la professoressa.

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