Verrebbe da rispondere “niente”, perché noi tutti – chi scrive e chi legge – abbiamo la fortuna di trovarci dall’altro lato della barricata: quella dove il minimo sforzo richiesto è di fare da spettatori. Che sia attraverso un cellulare, un pc, o la cara, vecchia televisione, l’informazione mediatica gioca a nostro sfavore per almeno due motivi: il fatto di essere costantemente bombardati e, di conseguenza, la linea sottile che separa la cronaca fedele dei fatti dalle fake news confezioniate all’uopo.
Tutto quello che sappiamo oggi è che sì, c’è un conflitto in atto nell’Est Europa da oltre 100 giorni - questo rappresenta di per sé una novità relativa, visto che nel mondo intero se ne stanno svolgendo almeno altri 60 - e che, in qualche modo, si è creato un legame fra questo fatto, i pacchetti di sanzioni elargiti dall’Ue alla Russia e gli sviluppi più recenti della crisi economica.
Non va dimenticato, in tutto ciò, l’impegno a livello umanitario di chi – indipendentemente dalla politica – continua a prodigarsi per sostenere i civili in fuga dai bombardamenti. Perché questa è l’unica certezza, come soleva ricordare il compianto Gino Strada: “ […] La guerra che genera guerra, un terrorismo contro l'altro, tanto a pagare saranno poi civili inermi”.
Una guerra iniziata ufficiosamente nel 2014, quando gli effetti dell’Euromaidan portarono alle proteste di Kiev, quindi alla fine del governo filorusso di Viktor Janukovyč e all’occupazione della Crimea da parte delle truppe del Cremlino. Alla base di tutto, il consueto scontro geopolitico “a freddo” fra l’Occidente americanizzato e quella Russia che Vladimir Putin sogna di riportare agli antichi fasti dell’URSS.
La maggior parte di noi ha ridotto la visione del conflitto alla formula “c’è un aggressore (la Russia) e un aggredito (l’Ucraina)”. A contribuire, in questo senso, è stata anche la figura dello stesso Putin, noto a tutti per il facile uso della forza in caso di dissenso e per un certo tipo di propaganda dal sapore orwelliano.
Tutto questo naturalmente si è riverberato anche sull’Italia, oggi altalenante fra il “vogliamo che torni la pace” e il “la guerra ci costa e abbiamo le bollette da pagare” (caro energia e scarsità di materie prime già alla fine del 2021, ndr). Spostandoci sul piano locale - nel nostro caso la regione delle Marche - ciascuno di noi può rivelarsi testimone di episodi e dichiarazioni più o meno controversi.
Personalmente, è rimasto impresso quando il sindaco di Macerata e presidente della provincia Sandro Parcaroli domandò a telecamere e microfoni spenti “ma prima che scoppiasse ‘sta guerra, voi sapevate cos’era ‘sto Donbas?”. Impreparato sull’argomento per sua indiretta ammissione, sebbene fra le materie prime importate dall’Ucraina risulti il 70% del neon, fondamentale per i microchip e l’elettronica in generale (cui non può sfuggire anche il Med Store fondato dallo stesso Parcaroli e dal 2020 guidato dal figlio Stefano).
Tornando a noi, le riflessioni più opportune dovrebbero spingerci a fare i conti con la personale percezione di una guerra che, questo lo abbiamo capito, richiede a tutti i costi la nostra attenzione. Questo, soprattutto, per la sua estrema vicinanza ai nostri confini, le strategie messe in atto sui vari fronti, le scelte politiche ad ampio spettro che, inevitabilmente, ricadono su di noi semplici spettatori. Se poi includiamo nel pacchetto la deriva informativa che abbiamo raggiunto dopo due anni di pandemia, il caos totale appare altrettanto inevitabile.
Ci siamo ritrovati ad essere dei consumatori di informazioni senza gli strumenti adatti per filtrare, comprovare e, quindi, sviluppare un pensiero critico: con molta più naturalezza si è passati dal coinvolgimento umanitario a quello prettamente opportunistico, in virtù delle ripecussioni economiche che ogni guerra porta con sé. In quanto membri dell’Unione Europea guidata da Bruxelles e cittadini di un’Italia politicamente ed economicamente instabile, non possiamo che accettare questa condizione.
Il che ci aiuta a comprendere anche come progressivamente si siano formati negli ultimi anni piccoli gruppi di dissidenti, che individuano ciclicamente il colpevole nel governo di turno e le istituzioni che gli ruotano attorno. Tutto questo alimentato, a sua volta, da un mare magnum di notizie e informazioni che non ricevendo ufficiale riconoscimento, rischiano di lasciare il tempo che trovano oppure di forgiare nuove – e alle volte, pericolose – ideologie.
Anche recentemente, in occasione dell’ultima "Festa della Repubblica", è capitato a chi vi sta scrivendo di assistere in quel di Macerata alla manifestazione dei rappresentanti del Partito 3 V (candidato a Civitanova con la lista in appoggio di Alessandra Contigiani sindaco), del Fronte del Dissenso Marche, e dei Movimenti Liberiamo l’Italia e l’Appello dei Cento (comun denominatore: la sovranità popolare e le battaglie no vax).
Un'altra occasione nella quale ci si è voluti affidare a figure più o meno autorevoli – medici, giornalisti, politici che diremmo “fuori dal coro” - per dar voce alle rivendicazioni e alle informazioni elaborate a sostegno delle proprie argomentazioni. Un modus operandi, detto altrimenti, valido per chiunque faccia parte oggi di una minoranza, ma anche no. Perché il vero sforzo che si compie, alla fine, è quello di difendere le proprie certezze, seppur scarne.
In virtù di un simile impegno portato avanti all’interno dei nostri confini, quello della guerra si riduce a ennesimo pretesto. Avere piena coscienza di chi sia il buono e chi il cattivo in questa nuova, triste e cupa pagina della storia del 21° secolo ha perso presto la sua importanza, poiché abbiamo ammesso a noi stessi – seppure implicitamente – di non starci a capire davvero nulla di quanto stia accadendo. Se non quello che siamo disposti ad acoltare e trattenere a livello informativo.
Ecco che l’azione più efficace da compiere, a questo punto, torna ad essere quello di imparare a forgiare gli strumenti adatti per costruire ciascuno la propria cultura, il proprio spirito critico, e quindi confrontarlo col rischio “accetabile” di metterlo in discussione. E così, ricominciare. Del resto, affidarsi a dei governanti - presumibilmente scelti - è un atto assolutamente civile e democratico.
Ciò che non dovrebbe mai essere accettata è la passiva fruizione di qualsivoglia messaggio mediatico - notizia specifica o informazione generica che sia - rispetto al quale comunque non possiamo esimerci dal ricevere, per quanto noioso ed esasperante possa essere. Altrimenti non si può parlare di partecipazione alla vita politica e sociale del proprio Paese, ma di puro e semplice intrattenimento del sabato sera.
Riflessioni di un uomo di legge sulla cruda attualità dell’ultima settimana
Articolo scritto da Gt001
La scorsa settimana la nostra regione è stata funestata dalla morte di quattro uomini in divisa. Sono morti perché hanno scelto di morire: tutti si sono tolti la vita con l’arma di ordinanza. E’ un mondo che conosco bene e questi episodi inevitabilmente mi hanno indotto ad alcune riflessioni.
Ci sono molti modi di servire la Comunità a cui si appartiene: uno di questi è farlo cercando di dare il proprio contributo affinchè quelle norme di buon senso che tengono insieme una società vengano rispettate. Per molti, soprattutto quando si è giovani, è un concetto molto allettante, insieme all’idea di fare la differenza in positivo attraverso il proprio lavoro. Per queste ragioni si decide di vestire una divisa. Il problema sta nel fatto che è una semplice divisa e non un’armatura.
E’ difficile che nella vita lavorativa di un tutore dell’ordine, anche nelle carriere più longeve, ci siano molti episodi edificanti, mentre è certo il carico di disagio, dolore e disperazione con cui molto più spesso sarà inevitabile il confronto.
E’ un’utopia pensare che lo sguardo di un bambino abusato, gli occhi di una madre che sta perdendo un figlio inghiottito dalla droga, il fato malevolo che toglie un padre di famiglia all’amore dei sui cari magari in un tragico incidente di lavoro, non lascino solchi nell’animo di un uomo in divisa con il passare del tempo.
Ciò che spinge in avanti chi veste una divisa, è l’idea che comunque al male è necessario porre un argine. A volte le anime più sensibili, che non possono essere certo al sicuro dietro una divisa, giungono inevitabilmente alla conclusione che per quanto impegno, costanza e dedizione si metta, il male non può essere sconfitto in forma definitiva.
Forse è lì che qualcosa fa "crack"; ed in quel preciso istante i fantasmi di quel bambino, di quella madre o di quel padre morto, tenuti a debita distanza nella quotidianità del lavoro, vengono a bussare alla porta e finiscono per invadere quegli spazi sicuri che sono la famiglia e le relazioni sociali.
Un altro elemento peggiora le cose: chi per mestiere ha scelto di aiutare gli altri, difficilmente sarà capace di chiedere aiuto; è qualcosa che viene percepito come innaturale, quasi come spogliarsi nudi davanti alla folla. Per questo continuerà a fissare l’abisso, la maggior parte delle volte venendone inghiottito.
Mi piacerebbe pensare che la prossima volta che una paletta si presenterà davanti al nostro parabrezza, insieme al solito comprensibile “Uffa!” , aggiungeremo una piccola riflessione su quanto peso ci sia dietro a quel “ Buongiorno, mi dà i suoi documenti per favore?”
Torna, come ogni domenica, la rubrica curata dal legale Oberdan Pantana,“Chiedilo all'avvocato”. In questa settimana, le numerose mail arrivate hanno interessato principalmente le controversie che possono insorgere tra condomini nei rapporti di vicinato, in particolare in riferimento alla problematica delle immissioni di fumi, odori e rumori molesti. Di seguito la risposta dell’avvocato Pantana alla domanda posta da una nostra lettrice di Porto Potenza Picena, che chiede: “A quali responsabilità può andare incontro colui che pone in essere delle immissioni moleste nell’appartamento condominiale sovrastante con l’odore di cucinato o rumori?
Il caso di specie ci offre la possibilità di fare chiarezza riguardo ai controversi rapporti che possono insorgere tra condomini, con particolare riguardo alle cosiddette molestie olfattive, nello specifico in odori o fumi provenienti da cucine o da ambienti simili, od acustiche, tali da creare fastidio e disagio nel soggetto che le subisce. Innanzitutto, occorre specificare quanto previsto dall’art. 674 c.p.: “Chiunque getta o versa, in un luogo di pubblico transito o in luogo privato ma di comune o di altrui uso, cose atte a offendere o imbrattare o molestare persone, ovvero, nei casi non consentiti dalla legge, provoca emissioni di gas, di vapori o di fumo, atti a cagionare tali effetti, è punito con l’arresto fino a un mese o con l’ammenda fino a 206 euro”.
A tal proposito, risulta utile riportare un consolidato principio giurisprudenziale della Suprema Corte, che recentemente ha ribadito quanto segue: “La contravvenzione prevista dall’art. 674 c.p. è configurabile anche nel caso di molestie olfattive con la specificazione che, quando non esista una predeterminazione normativa dei limiti delle emissioni, si deve avere riguardo alla normale tollerabilità di cui all’art. 844 c.c., criterio che costituisce un referente normativo per il cui accertamento non è necessario disporre una perizia tecnica, potendo il giudice fondare il suo convincimento su elementi probatori di diversa natura, anche ricorrendo alle sole dichiarazioni testimoniali dei confinanti” (Corte di Cassazione, Sez. III Penale, sentenza n. 14467/17; depositata il 24 marzo 2017).
Pertanto, ai fini della configurabilità della contravvenzione di cui all’art. 674 c.p., le immissioni possono considerarsi moleste soltanto nel momento in cui superano il limite della normale tollerabilità; infatti, ai sensi dell’art. 844 c.c., il proprietario di un terreno o di un edificio non può impedire le immissioni di fumo o di calore, le esalazioni, i rumori, gli scuotimenti e altre propagazioni derivanti dal terreno o edificio del vicino, se le stesse non superano la normale tollerabilità, avuto anche riguardo alla condizione dei luoghi.
Tutto ciò anche riguardo alle immissioni rumorose, dette anche acustiche, provenienti dagli appartamenti adiacenti, situazioni anch’esse motivo di accesi contrasti condominiali tra colui che le subisce ed il soggetto che le emette, attraverso condotte, quali: spostamento di mobili, tenere la musica ad alto volume, continuo vociare, utilizzo nelle ore serali o notturne di elettrodomestici particolarmente rumorosi, ecc… .
La tutela penale di riferimento è rappresentata dall’art. 659 c.p., secondo il quale: “Chiunque, mediante schiamazzi o rumori, ovvero abusando di strumenti sonori o di segnalazioni acustiche, ovvero suscitando o non impedendo strepiti di animali, disturba le occupazioni o il riposo delle persone, ovvero gli spettacoli, i ritrovi o i trattenimenti pubblici, è punito con l'arresto fino a tre mesi o con l'ammenda fino a 309 euro”.
Ebbene, anche in questo caso, ed in risposta alla nostra lettrice risulta corretto affermare che, “Al fine di comprendere se l’immissione acustica sia illecita o meno, sarà necessario procedere alla sua valutazione tenendo presente il criterio della normale tollerabilità, il cui superamento del limite dovrà recare un potenziale disturbo ad una pluralità di persone, a nulla rilevando poi che alcune non siano state effettivamente disturbate (Cass. I, n. 1394/1999). Rimango in attesa come sempre delle vostre richieste via mail, dandovi appuntamento alla prossima settimana.
Anche nel centro storico di Macerata, come in Piazza del Popolo a Pesaro, Piazza del Popolo a Fermo e Piazza del Popolo ad Ascoli Piceno, si sono dati appuntamento oggi gli operatori e i volontari del 118 - insieme a quelli di Anpas, Croce Rossa e della Onlus Confraternita di Misericordia - per festeggiare i primi 30 anni dall’istituzione del servizio pubblico sanitario d’emergenza.
Sono cinque gli stand che da questa mattina animano Piazza della Libertà, con la presenza delle ambulanze e dei sanitari impegnati nelle dimostrazioni delle principali manovre di primo soccorso e nel fornire informazioni sul corretto uso del servizio d'emergenza. A dirigere la squadra il solito Ermanno Zamponi, che nella mattinata ha accolto anche la direttrice di AV3 Daniela Corsi, la presidente della Croce Rossa Rosaria Balzo Ruiti e gli assessori comunali Paolo Renna e Francesca D’Alessandro.
“Abbiamo festeggiato il trentennale dell' stituzione del 118 di Macerata insieme ai nostri preziosissimi collaboratori delle Associazioni di Volontariato,Croce Rossa, Anpas e Misericordia”, ha dichiarato Zamponi. “Abbiamo superato insieme le grosse difficoltà quali terremoto alluvioni pandemia etc..e continuiamo ad essere sempre in prima linea con la solita abnegazione professionalità e passione per il lavoro che svolgiamo e lo spirito di gruppo che ci porta ad aiutare chi ha bisogno di aiuto”.
Ma oltre ai festeggiamenti, si tirano le somme anche sull’attuale situazione del sistema sanitario e del 118 in particolare. “Il nostro servizio oggi – ha sottolineato Zamponi - conta la metà del personale medico necessario in provincia: un problema di portata nazionale che riguarda anche pronto soccorso, guardia medica e altre categorie. Continuiamo a resistere, facendo turni massacranti e rinunciando ai giorni di riposo, ma la situazione è diventata davvero critica”.
“Ora festeggiamo in questa storica giornata – ha concluso il direttore del 118 di Macerata - che ci gratifica e riconosce il nostro impegno e umanità che mettiamo verso chi ha bisogno del soccorso in emergenza. Un grazie particolare a chi ha organizzato questo evento, ad iniziare dalla Regione Marche, Asur, AV3 e Comune di Macerata”.
Nella serata di giovedì due zone di Castelraimondo sono rimaste al buio a causa di problemi alla linea elettrica. Si tratta di zona Monti e di viale Europa. Nel primo caso la natura del problema è tecnica: a causa di un guasto improvviso alla centralina dell’illuminazione pubblica è stato richiesto l’intervento degli addetti che sono riusciti a risolvere il danno e a far tornare la luce nella giornata di venerdì.
In viale Europa, invece, gli operai hanno trovato lo sportello del contatore pubblico rotto e i fili staccati dalla centralina. "Si è trattato probabilmente di un atto di sabotaggio da parte di qualche incivile che tra l’altro ha anche rischiato di farsi molto male. Un atto grave e pericoloso – afferma il sindaco Patrizio Leonelli – non solo si va incontro a una denuncia penale, ma si rischia di prendere una scossa di corrente molto forte. Ci scusiamo con i cittadini per il disagio e ringraziamo gli operatori che sono intervenuti sul posto per ripristinare le linee".
Il comitato "Voce Libera Montecassiano" ha incontrato la nuova proprietà dell'ex Fornace Smorlesi. "Un gruppo di persone qualificate e competenti in materia ambientale, su mia delega, ha dialogato con l'ingegner Paolo Dignani, portavoce e socio proprietario degli acquirenti dell'opificio sopracitato", dichiara il presidente del comitato, Maurizio Maccioni.
"Dopo esserci confrontati su innumerevoli tematiche irrisolte nel passato e portato alla luce il da farsi, siamo riusciti a far chiarezza su alcuni punti che dovranno essere affrontati nell'immediato - spiega Maccioni -. Primo fra tutti la nomina del responsabile amianto, l'incarico a una ditta specializzata per la redazione del 'Piano Manutenzione Amianto' e la rimozione dei rifiuti sottosuolo e soprasuolo".
"Persona cortese e affabile l'ingegnere ha garantito che nel più breve tempo possibile si farà carico di dare mandato a una ditta specializzata di rimuovere con sicurezza l'eternit ancora presente e ben visibile nel sito, oltre che provvedere allo smaltimento dei rifiuti presenti - annuncia il presidente del comitato -. La destinazione d'uso dell'intera area avrà un recupero ambientale coordinato insieme a tutti gli enti preposti e interessati".
"Stando a quanto dichiarato dall'ingegner Dignani, l'interesse primario degli acquirenti è tutelare e salvaguardare la salute dei cittadini residenti della zona. Il loro è un progetto ambizioso e particolareggiato che, appena definito, sarà portato a conoscenza di tutti i cittadini montecassianesi", conclude Maccioni che auspica una prosecuzione della collaborazione, appena instaurata, tra il comitato e la parte acquirente.
Domenica 5 giugno torna l’appuntamento con la Fiera del Patrono, a San Severino Marche: bancarelle e stand aperti, fino a tarda sera, animeranno vie e piazze della città.
Il comando della Polizia Locale ha emesso, pertanto, un’ordinanza con la quale viene istituito, dalle ore 6 e fino al termine della manifestazione, il divieto di transito e sosta, con rimozione dei veicoli, in viale Eustachio (dall’intersezione con viale Bigioli all’intersezione con via San Sebastiano/Gorgonero), il divieto di transito, ma con ammessa la sosta, in via Campo Fiera, traversa Procacci, traversa Marozzi, traversa Puccitelli e via Tardoli, insieme al divieto di transito e sosta in via San Sebastiano e nel parcheggio della stazione, nel piazzale don Minzoni, in viale Matteotti e in viale Mazzini (dall’intersezione con piazzale Don Minzoni a via Alessandro Volta).
Inoltre viene istituito il divieto di sosta ambo i lati, sempre con rimozione, e il doppio senso di circolazione in via Alessandro Volta (lato di collegamento con il piazzale della stazione). Divieti di transito e sosta, con rimozione, interesseranno via Dante Alighieri (dall’intersezione con via Matteotti all’intersezione con via Alessandro Manzoni, eccetto veicoli autorizzati dei commercianti presenti alla mostra mercato).
Sarà poi obbligatorio svoltare a destra in via XX Settembre, all’altezza dell’intersezione con via Alessandro Manzoni. Divieto di transito anche in viale Mazzini, dall’intersezione con la rotatoria del “Don Orione” e fino all’intersezione con via Alessandro Volta.
Vi sarà direzione obbligatoria verso lo Stadio “Ciarapica” (SP 502) oppure si potrà procedere con inversione sulla rotatoria per via S. Michele, eccetto residenti del rione Mazzini, carico/scarico, veicoli forze di polizia e di emergenza, operatori della fiera.
In via eccezionale viene revocato, per la durata della manifestazione, il divieto di transito e sosta in piazza Del Popolo, dal civico numero 19 al civico numero 45. Si potrà circolare e sostare su tutta la piazza.
Questi, infine, i parcheggi consigliati. Per chi proviene da Tolentino, Serrapetrona e via S. Michele si consigliano i piazzali antistanti lo stadio comunale e il palazzetto dello sport oltre allo slargo sterrato in via Bramante. I parcheggi consigliati per chi proviene dalla strada provinciale 361 San Severino Centro – Castelraimondo sono invece quelli di via D’Alessandro e del piazzale Luzio.
Dopo Macerata e Camerino, il taser arriva anche in altre località della provincia, andando progressivamente ad interessare tutta la regione Marche. Da lunedì 6 giugno sarà la volta della pistola a impulsi elettrici anche per le forze dell’ordine di Civitanova Marche, oltre a quelle delle zone di Fermo, Urbino, Senigallia.
"Saranno 139 le città italiane – ha dichiarato il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni - nelle quali a partire da lunedì verrà introdotta l’arma non letale. Per affrontare in maniera efficace l'evoluzione delle minacce alla sicurezza è necessario aggiornare costantemente gli strumenti messi in campo, e il taser risponde all'esigenza di offrire a polizia, carabinieri e guardia di finanza uno strumento in più a tutela dell'incolumità degli operatori di pubblica sicurezza e dei cittadini".
Dal 23 maggio l'apparecchiatura era già in dotazione a nel Comune di Macerata (leggi qui). "Nelle ultime settimane - prosegue Molteni - si sta confermando l'eccellente potenziale di deterrenza di questo strumento. Stiamo continuando a lavorare nella consapevolezza che la sicurezza è, al tempo stesso, un bene da tutelare e un servizio da offrire. Di più, dalla sicurezza passano poi anche il rilancio del turismo, la ripresa economica e la capacità di attrarre investimenti. Il Governo è quindi assolutamente consapevole della centralità degli investimenti in sicurezza".
“Come avviene sistematicamente e periodicamente questa mattina ho fatto un punto sulla ricostruzione con l'assessore delegato Guido Castelli e devo dirvi che l’ottimismo dell’autunno 2021 inizia a fare un po' spazio alla preoccupazione”. Sono le prime battute di un lungo post pubblicato dal presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli sul proprio profilo Facebook.
Dietrofront, dunque, del numero uno di Palazzo Raffaello, che nell’autunno del 2021 si era mostrato ben più ottimista riguardo i tempi della ricostruzione post-sisma. “La Regione - prosegue il post - ha riorganizzato profondamente l'Usr (Ufficio speciale per la ricostruzione) e, prima con l'Ing. Babini e ora con l'Ing. Trovarelli, ha sviluppato un indirizzo ispirato a concretezza e flessibilità. Nonostante questa 'svolta' rispetto alla precedente gestione, riconosciuta da tecnici e amministratori locali, tanti sono i fattori esterni che stanno incidendo sulla ricostruzione.
Molte le vicende aperte e in attesa di una soluzione efficace, come ad esempio l'aspetto della rigenerazione economica del cratere (FCS Sisma - Misura B), dove si registra una tendenza centralistica che tende a una marcata marginalizzazione delle Regioni".
"Dopo l'ordinanza 126 sul prezziario - osserva ancora il presidente della Regione Marche - occorre assicurare un monitoraggio costante e continuo dei prezzi delle materie prime perché, con lo scenario attuale, potrebbe rendersi necessario un ulteriore aggiornamento. In questo senso, stiamo portando avanti un confronto continuo con le categorie e con i tecnici per comprendere se e quanto sia necessario intervenire di nuovo.
Certamente sulla ricostruzione privata incide fortemente anche la scarsità delle imprese, ora maggiormente interessate a lavorare con il Superbonus. Ma rispetto a questo, nulla noi possiamo. A preoccuparmi è anche il basso numero delle domande per la ricostruzione delle abitazioni presentate: i segnali che arrivano nell'ambito dei servizi scolastici e nell'ambito della ricostruzione pubblica non sono incoraggianti."
"Questo ritardo nella ricostruzione pubblica - prosegue - incide pesantemente anche su una larga fetta della ricostruzione privata. A mio avviso è altrettanto allarmante il segnale di marginalizzare il ruolo delle Regioni nella rigenerazione economica", sottolinea ancora Acquaroli. "Infatti la competenza sulle politiche economiche è in capo alle Regioni e il fatto che possano essere 'espropriate' di questo ruolo rappresenta un notevole passo indietro, perché si rischia di mettere in campo misure che possono non sortire l'effetto sperato.
"Certamente da settembre 2020 - conclude il comunicato - abbiamo impresso una svolta alla ricostruzione che avevamo trovato dormiente. Altrettanto certamente è stato riconosciuto il merito del Commissario e all'Usr per la loro capacità di saper dirimere questioni importanti. Ma il tema che pongo oggi è di natura politica: se si vuole ricostruire e ripopolare queste aree, le scelte devono essere oggetto di un precisa programmazione condivisa con le categorie e proiettata nel futuro”.
La morte di Peppino Impastato ha rischiato di restare intrappolata tra la nebbia che avvolge i misteri italiani. Pareri ufficiali discordanti e menzogne hanno accompagnato la fine di un giornalista libero in terra di Mafia. A ripercorrere i giorni che seguirono l'inchiesta del presunto suicidio il generale dell'Arma, Paolo Piccinelli che proprio in sicilia presterà servizio a pochi anni dalla Strage di Capaci e da quella di Via D'Amelio.
A «Mafiopoli» la vita scorre, giorno dopo giorno, tranquillamente e, come sempre, senza grandi scossoni, tranne le eccezioni che ci sono dappertutto. Solitamente c'è calma, tranquillità; invece, quel giorno c'è movimento, c'è tensione. Tutti sono in attesa dell'importante decisione riguardante il progetto chiamato Z-10 e la costruzione di un palazzo a cinque piani; perciò, il grande capo, Tano Seduto, si aggira come uno sparviero sulla piazza”.
Il 7 aprile 1978 durante la trasmissione radiofonica «Onda pazza» di Radio Aut, Peppino Impastato parla in questi termini del suo paese d'origine, Cinisi, centro costiero a due passi da Palermo e di un suo illustre concittadino. Il Tano Seduto che cita è Gaetano Badalamenti, meglio noto come Don Tano, potente, riverito, temuto, prestigioso esponente della mafia palermitana e siciliana, collocato ai suoi vertici assieme a personaggi destinati ad entrare nella leggenda di Cosa nostra come Stefano Bontate e come Luciano Leggio.
Parlare di mafia, a quei tempi, è un atto di coraggio, ma fare i nomi dei mafiosi e ridicolizzarne i capi pubblicamente è sicuramente un atto temerario. E la cosa non poteva passare sottogamba agli uomini di cosa nostra. Nella notte tra l’8 e il 9 maggio 1978 Peppino Impastato viene fatto saltare in aria sui binari della linea ferroviaria che collega Palermo a Trapani, nel tratto ricadente nel Comune di Cinisi. La scena che si presenta ai carabinieri, poliziotti e magistrati accorsi sul posto è davvero tragica: un pezzo della linea ferroviaria divelta, brandelli del corpo di Peppino sparpagliati per decine di metri.
Una delle prime cose che viene curiosamente effettuata nell’immediatezza è una perquisizione alla sede di Radio Aut e poi alle abitazioni della mamma e della zia di Peppino. Qui, tra il materiale che viene portato via in sacchi neri (oggetto di un improbabile, quanto illecito “sequestro informale”), viene trovata una lettera, risalente ad alcuni anni prima, nella quale Peppino manifestava, alla luce del proprio malcontento politico, l’intenzione di finirla con la propria attività politica e con la vita: trovato il movente! Peppino impastato si è suicidato. O, al limite, è morto mentre stava preparando un attentato lungo la linea ferroviaria.
E tali convinzioni trovano spazio nel rapporto giudiziario del 10 maggio successivo a firma dell’allora Maggiore Subranni, Comandante del reparto Operativo di Palermo, nel quale viene affermato che Peppino Impastato si era suicidato mentre compiva scientemente un attentato terroristico. Tali conclusioni investigative sono state ribadite anche in un secondo rapporto giudiziario, del 30 maggio, in risposta ad una richiesta di delucidazioni chieste del PM Signorino, nella quale peraltro si invitava la polizia giudiziaria a considerare tra le ipotesi investigativa anche quella dell’omicidio.
Tesi queste che resistono anche agli esiti negativi di un grande numero di perquisizioni nei domicili di giovani compagni di Impastato alla ricerca di armi e esplosivi e che resiste anche agli esiti negativi dei rilievi effettuati a bordo della Fiat 850, ove non viene trovata alcuna traccia di esplosivo. Tesi che resiste agli esiti del tutto divergenti, degli esami testimoniali degli stessi amici di Giuseppe Impastato, proseguiti incessantemente fino alla stesura del rapporto del 10 maggio.
Esami che indicavano la matrice mafiosa dell'evento e fornivano evidenti spunti investigativi, evocando con chiarezza i contenuti salienti dell'impegno politico dell'Impastato nella denuncia dell'esistenza di un traffico internazionale di stupefacenti, nella denuncia degli interessi economici e delle attività criminali facenti capo ai mafiosi operanti nella zona.
I due rapporti giudiziari sono stati oggetto di successivi approfondimenti, anche e soprattutto da parte di una Commissione parlamentare appositamente istituita, che ha evidenziato le tante ingiustificate lacune dall’attività investigativa. Basti pensare che il fascicolo fotografico allegato al primo rapporto giudiziario era costituito da sole 9 foto (peraltro di macabri dettagli dei ritrovamenti dei brandelli del corpo di Peppino) senza una didascalia o un ordine.
Basti ancora considerare che non fa quasi cenno al casolare abbandonato, all’interno del quale gli amici di Peppino, accorsi sul posto, trovano una pietra insanguinata. Basti ancora pensare alla mancanza di accertamenti sulla provenienza dell’esplosivo utilizzato (indicato da un perito come esplosivo da cava. E in zona esistevano cave da controllare).In pratica nessun atto di polizia giudiziaria è mai stato indirizzato nei confronti di soggetti a qualsiasi titolo riconducibili agli ambienti mafiosi oggetto delle denunce di Giuseppe Impastato e dei giovani facenti capo a Radio Aut. E ciò anche se, già all'indomani dell'evento mortale, era emerso un quadro netto e distinto dell'importanza dell'opera di «controinformazione» svolta dall'Impastato e del livello delle sue denunzie.
Dovranno purtroppo passare da allora ancora molti anni per conoscere l'entità degli interessi criminali denunziati da Giuseppe Impastato, a partire dal fenomeno del trasporto dello stupefacente a mezzo di corrieri e dall'insediamento territoriale delle raffinerie dell'eroina che a far data dal 1977/78 consentirono a cosa nostra di lucrare centinaia di miliardi l'anno. Nessuna perquisizione nei confronti di mafiosi. Nessuna richiesta di intercettazioni telefoniche.
Né il pubblico ministero, durante i sei mesi in cui tratta direttamente l'inchiesta, effettua o delega approfondimento o un'indagine sulle persone, sui fatti e sulle specifiche circostanze che prima Peppino Impastato e poi i suoi amici avevano avuto il coraggio civile di denunciare. Un ultimo, ma non meno significativo, profilo della ricostruzione delle vicende delle indagini sulla morte di Giuseppe Impastato è dato dai rapporti tra il reparto operativo, e i comandi superiori dell'arma dei carabinieri. E questo aspetto a me, che dall’Arma provengo, fa particolarmente male.
Di fatti il superiore Comando della Legione più volte richiese e sollecitò al reparto operativo informazioni sull'andamento delle indagini. E tali richieste si fecero insistenti e frequenti dopo la formalizzazione del processo contro ignoti per omicidio volontario. Spicca, per il contenuto, la nota a firma del comandante pro-tempore del nucleo operativo, il maggiore Tito Baldo Honorati, indirizzata al comando del gruppo di Palermo dove, tra l’altro si dice: «Le indagini molto articolate e complesse svolte all'epoca da questo Nucleo operativo hanno condotto al convincimento che l'Impastato Giuseppe abbia trovato la morte nell'atto di predisporre un attentato di natura terroristica.
L'ipotesi di omicidio attribuito all'organizzazione mafiosa facente capo a Gaetano Badalamenti operante nella zona di Cinisi è stata avanzata e strumentalizzata da movimenti politici di estrema sinistra ma non ha trovato alcun riscontro investigativo ancorché sposata dal Consigliere Istruttore del tribunale di Palermo. Rocco Chinnici a sua volta, è opinione di chi scrive, solo per attirarsi le simpatie di una certa parte dell'opinione pubblica conseguentemente a certe sue aspirazioni elettorali, come peraltro è noto, anche se non ufficialmente ai nostri atti, alla scala gerarchica.......”. La nota è del giugno del 1984. Il dott. Chinnici era stato ucciso dalla mafia il 23 luglio 1983.
In tutta la vicenda hanno avuto un ruolo determinante i familiari e gli amici di Giuseppe Impastato che intervennero con tempestività ed efficacia sulla scena processuale presentando nel novembre 1978 il «Promemoria all'attenzione del giudice Chinnici» e il Documento della redazione di Radio Aut. Il «promemoria» offriva una serie di suggerimenti investigativi che furono in gran parte espletati dal giudice istruttore, mentre altri, pure molto importanti, risultavano purtroppo superati o impossibili da eseguirsi per il lungo tempo trascorso.
Il primo capitolo processuale termina con la richiesta del Pubblico Ministero di non doversi procedere, quanto all'omicidio premeditato in danno di Giuseppe Impastato, per essere rimasti ignoti gli autori del reato. L'atto conclusivo della prima fase si ha con la sentenza istruttoria del dott. Antonino Caponnetto in data 19 maggio 1984. Nella quale viene tuttavia stigmatizzata la valutazione compiuta dal Pubblico Ministero nella sua requisitoria finale, laddove afferma che le originarie indagini furono «dubbiose» in ordine alla qualificazione della morte di Impastato.
La successiva parentesi della tormentata storia processuale, cioè la riapertura delle indagini disposta dalla Procura di Palermo è avviata, su sollecitazione degli amici e dei familiari di Impastato. Nel giugno del 1986, infatti, il fratello, Giovanni Impastato, e alcuni amici di Peppino chiedono formalmente la riapertura del procedimento. La sentenza di questo secondo filone non portò a risultati concreti per la mancanza di prove consistenti nei confronti Di Tano Badalamenti e degli altri appartenenti alla sua consorteria mafiosa. Ma viene evidenziato il sospetto che ad uccidere Impastato fosse stata la frangia mafiosa dei «corleonesi».
Una formale richiesta di riapertura delle indagini venne avanzata a firma del legale dei familiari e del Centro Impastato in data 9 maggio 1994, atteso il diverso ruolo che, nell'ambito della struttura di cosa nostra sembrava dovesse attribuirsi a Badalamenti sulla base delle risultanze delle indagini scaturite dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio ma, soprattutto, con riferimento alle ulteriori dichiarazioni di Buscetta e di altri collaboratori di giustizia, tra cui Salvatore Palazzolo affiliato proprio alla mafia di Cinisi, collaborazione che poteva offrire spunti decisivi per l'accertamento della verità sulla morte di Giuseppe Impastato.
Il 27 maggio del 1997 viene chiesta la custodia cautelare in carcere per Gaetano Badalamenti e gli arresti domiciliari per Vito Palazzolo, indicati come responsabili del delitto Impastato. Il travagliato processo che ne è seguito si è concluso con la condanna, il 5 marzo del 2001, a 30 anni di carcere per Vito Palazzolo, ritenuto esecutore dell’omicidio, e con la condanna, l’11 aprile del 2002, all’ergastolo per Gaetano Badalamenti ritenuto il mandante.
24 anni sono passati dopo quel 9 maggio del 1978 per arrivare ad una sentenza che inchiodasse alle loro responsabilità gli autori di quel terribile delitto. Troppi. Storia costellata di errori, superficialità, e anche depistaggi, che non hanno portato a condanne solo perché sopravvenuto, come troppo spesso accade, il potente scudo della prescrizione. Che cancella l’eventuale pena. Ma non fa dimenticare quello che si è commesso.
L’afa di questi giorni è un anticipo di estate piena e allora anche La Filarmonica riapre i battenti. Con il prologo-rodaggio di mercoledì e la prima notevole affluenza nel giovedì festivo, è stata inaugurata la stagione nella storica piscina all’aperto di Macerata.
Famiglie con bambini ma anche coppie o comitive di ragazzi e adulti, tutti possono tornare a godersi la struttura di via Ghino Valenti, lo “stabilimento balneare del capoluogo”, detta anche la “spiaggia di Macerata”.Per il terzo anno di fila la gestione è stata affidata al Centro Nuoto Macerata, segnale del bel lavoro svolto in precedenza e dell’affidabilità di una associazione che, del resto, da anni cura ed ha saputo rilanciare la piscina al chiuso, la comunale di Viale Don Bosco.
La Filarmonica si ripresenta con la sua vasca da 25 metri per 18, alta un metro e 30, location ideale per nuotare, giocare, divertirsi ma anche per trascorrere un piacevole momento di relax e di sole con vista sui Sibillini. La piscina è aperta e a disposizione tutti i giorni, gli orari di questo mese di giugno sono 9.30-19 dal lunedì al venerdì e 8.30-20 sabato e domenica.
Qui l'igiene è prioritaria grazie al controllo elettronico e automatizzato di tutti i valori, come pure la sicurezza, con la totalità del personale con brevetti Federazione Italiana Nuoto di assistente bagnanti, istruttore e esecutore blsd per l'uso del defibrillatore. Il servizio è completo, perché chi vuole fermarsi a pranzo o per un aperitivo serale avrà a disposizione il piccolo chiosco bar.
Da quest'anno hanno preso il via anche i campi estivi per bambini dai 6 ai 12 anni di età. Dal 13 giugno infine inizieranno anche i corsi di nuoto per i piccoli e le lezioni di acquagym. Per ulteriori info 371 3179147 oppure www.piscinamacerata.it.
Al via i lavori della nuova area camper per turisti in piazzale Nassirya a Civitanova Marche. Lo rendono noto gli esponenti della Lega della città rivierasca. “L’opera, appaltata per 90.000 euro a maggio, verrà terminata entro il 13 agosto, si legge in una nota del Carroccio. I consiglieri comunali Polverini , Pizzicara e Lazzarini, unitamente al commissario Pollastrelli, hanno voluto che l’opera iniziasse quanto prima per poterla inaugurare e lasciare alla città con la promessa che verrà ad inaugurarla il Ministro del Turismo del Carroccio Garavaglia.
“La volontà di dotare di un’area turistica per camperisti – spiegano gli esponenti della Lega - permetterà di ospitare decine di famiglie provenienti da tutta Europa in modo ordinato e organizzato proprio all’uscita dell’autostrada, evitando così che questi mezzi entrino in città. I luoghi del centro e la spiaggia saranno raggiungibili tramite mezzi pubblici, bus e postazioni di interscambio con biciclette".
"La riscoperta e la valorizzazione di questo angolo di periferia permetterà di avere maggiore presenza sul territorio, maggiori controlli e un recupero intelligente dell’area dismessa ex Iper. Noi della Lega intendiamo valorizzare e recuperare ogni angolo della nostra città, partendo proprio dai tanti parcheggi abbandonati, dalle aree verdi e dalle strutture esistenti che con poco possono essere riutilizzate per altri scopi più attuali di cui si richiede la realizzazione”.
“Le aree delle vecchie zone commerciali sono già dotate di viabilità e infrastrutture e possono ospitare parcheggi interscambio e fermate bus di linea europee e nazionali tornando a essere utili alla città”, concludono.
Il servizio ambiente del Comune ha reso noto che il primo intervento di disinfestazione notturna contro le zanzare inizierà il prossimo 12 giugno e proseguirà fino al 18 giugno, sempre dalla mezzanotte alle sei di mattina.
Gli interventi sono previsti a Civitanova Alta e zone industriali B e A nella notte tra domenica 12 e lunedì 13 giugno; in zona Centro e Borgo Marinaro nella notte tra lunedì 13 e martedì 14 giugno; in zona Risorgimento nella notte tra martedì 14 e mercoledì 15 giugno; in zona San Marone nella notte tra mercoledì 15 e giovedì 16 giugno; in zona Maranello e Santa Maria Apparente nella notte tra giovedì 16 e venerdì 17 giugno; in zona Fontespina e IV Marine nella notte tra venerdì 17 e sabato 18 giugno.
Il Comune precisa che ”il tipo di insetticida usato non è nocivo per le persone (essendo il prodotto usato un presidio medico), fatti salvi particolari casi di allergie e intolleranze agli agenti chimici che si consiglia di segnalare allo stesso ente al più presto, al fine di evitare di irrorare zone dove abitano soggetti a rischio”.
“Per precauzione – si legge ancora nella nota del Comune - si invita la cittadinanza a seguire alcuni accorgimenti durante la notte interessata dal trattamento: non sostare fuori dalle proprie abitazioni; non lasciare le finestre aperte, non lasciare panni stesi, non lasciare esposti al trattamento alimenti o bevande, lavare accuratamente frutta e verdura prima di consumarla”.
“Inoltre, non lasciare animali da compagnia all’esterno e rovesciare le ciotole di cibo e acqua per gli stessi. Tutto ciò solo in via precauzionale, in quanto il prodotto che verrà utilizzato è un insetticida che colpisce solamente l’insetto bersaglio ed è innocuo per le persone e gli animali domestici”.
“Per una lotta efficace alle zanzare è comunque necessario che la cittadinanza svolga un proprio ruolo consapevole, in sinergia con gli interventi programmati dall’Ufficio Ambiente Comunale, evitando di lasciare contenitori (sottovasi, ciotole d’acqua per cani e gatti, ecc.) per più di un giorno senza ricambio d’acqua. Si comunica che il Comune provvede anche alla disinfestazione larvicida, effettuata tramite rilascio di apposite pastiglie nelle caditoie (tombini) che impediscono lo sviluppo delle larve degli insetti”.
“Sono molto felice di constatare che il sistema di controllo sul reddito di cittadinanza stia funzionando. Molto meno di vedere quanto in basso si possa cadere per questioni di soldi”. Queste le parole dell’on. Mirella Emiliozzi (M5s) all’indomani dei controlli scattati presso i comuni maceratesi di Castelraimondo, Pieve Torina, Montelupone, Potenza Picena, Montecosaro e Pollenza, e che hanno portato alla denuncia di 9 'furbetti' (leggi qui).
“Mi chiedo se questi truffatori – prosegue nella nota Emiliozzi - si rendano conto che sottraggono risorse a gente che è costretta a rivolgersi al reddito di cittadinanza per far trovare qualcosa in tavola ai propri figli. Una misura di civiltà che finalmente ci ha allineato al resto dell’Europa e che peraltro ci ha posto al riparo da tensioni sociali che sarebbero state inevitabili a seguito della pandemia”.
“Le denunce dimostrano semplicemente che i controlli stanno funzionando. Di certo non si può pensare di eliminare una misura di sostegno tanto importante, seppur sempre perfettibile, solo perché ci sono dei truffatori che se ne approfittano e che mi auguro paghino a caro prezzo.
Purtroppo c’è chi continua a portare avanti una campagna di disinformazione sostenendo che a percepire il reddito siano soprattutto giovani che non hanno voglia di lavorare. Ma i dati veri dimostrano qualcosa di molto diverso: 2/3 dei percettori non sono occupabili, e il 20% di quelli che sono occupabili lavora già, ma con uno stipendio al di sotto della soglia di povertà, che quindi viene integrato dal rdc fino a raggiungere 780 euro.
Inoltre – conclude l’onorevole pentastellato - c’è un’ampia fascia di persone tra i 55 ed i 65 anni, difficilmente ricollocabili. Questa è la verità! È da sciocchi credere a una tale fesseria ed è da bugiardi e irresponsabili sostenere una tesi diversa da quella che i dati ci riferiscono”.
In vista del concerto del gruppo “Le Vibrazioni” in programma domani, il sindaco, Fabrizio Ciarapica, ha emesso un’ordinanza con validità dalle ore 21.30 di giovedì giugno 2022 fino al termine della manifestazione in Piazza XX Settembre e nel perimetro dei vialetti nord e sud.
Fermo restando che sarà garantito il servizio notturno della Polizia Municipale, l’ordinanza dispone "il divieto di vendita e di consumo di qualsiasi bevanda contenute in lattine e bottiglie. Si dispone inoltre il divieto di accedere nell’area della manifestazione con qualsiasi recipiente di plastica e la vendita di superalcolici".
"Ogni tipologia di contenitore - si legge ancora nel provvedimento - potrà essere venduta solo se aperta. In occasione della manifestazione, inoltre, gli esercizi commerciali interni alla piazza non potranno ospitare clienti fuori dai locali".
Nuovo avvistamento dell’orso bruno marsicano all’interno del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Stavolta, però, ad immortalarlo ci hanno pensato le fototrappole di servizio dei Carabinieri Forestali. Lo scatto risale ai primi giorni di maggio ed è stato effettuato nel comune di Valfornace (MC).
“Le fototrappole sono ausili posizionati dalle Stazioni Carabinieri Forestali per monitorare la presenza di fauna selvatica”, ha dichiarato il Tenente Colonnello Silvano Sampaolesi, Comandante del Reparto Carabinieri del Parco. “In questo caso si tratta di una fototrappola posizionata nell’area dalla Stazione Carabinieri di Fiastra”.
“Ribadiamo che l’orso non è un animale pericoloso – ha aggiunto il presidente del Parco Andrea Spaterna -, tuttavia è opportuno, in caso d’incontro, assumere un comportamento corretto atto a non spaventarlo. Quindi non correre, non fare movimenti bruschi, non cercare di avvicinarlo ma, anzi, indietreggiare lentamente ed evitare qualsiasi approccio che possa essere interpretato come una minaccia”.
“Era già successo in passato – prosegue Spaterna - che orsi giovani di sesso maschile uscissero dal loro areale, localizzato nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, in cerca di femmine, ed è probabile che oggi ci troviamo nella stessa situazione. Stiamo aspettando, però, l’esito delle analisi genetiche per capire se gli avvistamenti, che si sono susseguiti in queste settimane, riguardino un unico individuo o più e se si tratti appunto di maschi o di femmine”.
“Di certo - conclude il presidente - questa presenza, anche se solo momentanea, è indice di un habitat naturale equilibrato in grado di accogliere un plantigrado di tali dimensioni: un ulteriore arricchimento della biodiversità del territorio che tuttavia andrà gestito per evitare danni soprattutto agli apicoltori, mediante l'uso di opportune protezioni delle arnie”.
Nel frattempo, è stato pubblicato nel sito del Parco (www.sibillini.net) un bando per finanziare la realizzazione di recinzioni adeguate a prevenire proprio l’avvicinamento dell’orso.
Un miliardo e 300 milioni di euro per la ricostruzione, l'adeguamento o il miglioramento sismico delle scuole colpite dal terremoto del 2016 in Abruzzo, Lazio, Umbria e Marche. Un Programma straordinario previsto dall'Ordinanza speciale 31 del commissario Giovanni Legnini che completa la ricostruzione di tutte le scuole delle quattro regioni che hanno subito danni dai terremoti di 6 anni fa, utilizzando deroghe e procedure innovative per accelerare i tempi di realizzazione.
È stato presentato stamani a Roma, presso la Sala polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei ministri, alla presenza del commissario Legnini, del ministro dell'istruzione Patrizio Bianchi, dei rappresentanti delle quattro regioni e dei relatori: Giovanni Portaluri, responsabile investimenti pubblici di Invitalia; Elisa Grande, capo dipartimento di Casa Italia e Giuseppe Busia, presidente Anac.
Gli interventi contemplati dal Programma sono 450 - 76 in Abruzzo, 56 nel Lazio, 222 nelle Marche e 96 in Umbria - e sono ricompresi sia nei comuni del "cratere" propriamente detto, che fuori "cratere". Di questi 450 interventi, 189 sono stati aggiunti di recente e finanziati con la stessa Ordinanza, a seguito di un censimento capillare condotto nel 2021 con tutte le amministrazioni delle Regioni interessate. Per 227 interventi, tutti i nuovi e una quarantina di quelli già finanziati che hanno scelto di seguire la nuova procedura, si prevede il ricorso ad un'unica gara di selezione per imprese e professionisti, per lotti territoriali, dal valore di quasi 900 milioni di euro, attraverso bandi ad evidenza pubblica che sono stati pubblicati questi giorni.
“Il programma - è stato spiegato - è frutto di un complesso e articolato lavoro che ha coinvolto nel 2021 tutte le istituzioni competenti, il Dipartimento Casa Italia, le Regioni e i loro Uffici speciali della ricostruzione, il ministero dell'Istruzione, quello delle Infrastrutture, l'Autorità nazionale anticorruzione, il gestore dei servizi elettrici, Invitalia, Sose e la struttura commissariale”.
Si è tenuto presso la Villa Verdefiore di Appignano l’assemblea dei soci Confidi Macerata, nella quale sono stati presentati i dati di Bilancio 2021 e, in seconda battuta, analizzate quelle che sono le aspettative per l’anno in corso a fronte delle crisi energetica e del rincaro delle materie prime. Fattori che, soprattutto negli ultimi mesi, stanno mettendo a dura prova la salute di piccole e medie imprese.
Ad aprire la conferenza sono stati in successione il presidente di Confidi Gianluca Pesarini e il direttore Leonardo Ruffini, che al cospetto dei circa 30 affiliati in sala – fra questi, l’ex viceministro di economia e finanze Mario Baldassarri, l’On. Tullio Patassini, e il presidente di BCC Recanati Colmurano Sandrino Bertini insieme al neo direttore Davide Celani – hanno illustrato i punti salienti del rendiconto 2021.
In particolare, il consorzio ha segnato nell’ultimo anno un utile di 2.494 euro, raggiunto quota 493 iscritti, un patrimonio immobiliare di oltre 4 mln di euro, garantito in bonis un credito pari a 7.386.399 euro e coperture sulle perdite di circa 1 mln e 400 euro. Successivamente, l’attenzione si è spostata sullo “scenario di rilancio” a fronte della attuale crisi economica e geopolitica, rispetto alla quale Confidi ha già messo in piedi risorse pari a 1,9 mld di euro di fondi propri, e strutturato la graduale sostituzione delle garanzie pubbliche con quelle private (discorso legato tanto alle banche quanto alle imprese nel amceratese).
“Abbiamo evidenziato nel bilancio 2021 criticità legate all’emergenza Covid, che rendono ancora oggi difficile una ripresa lungimirante – ha dichiarato il presidente Pesarini. “Come Confidi puntiamo oggi più che mai a sostenere le piccole e medie imprese in crisi (come il manifatturiero), attraverso confronti e consulenze opportune. Sarà necessario in questo senso anche generare valore aggiunto a livello finanziario”.
“In questo 2022 così incerto le imprese dovranno cercare di innovarsi, crescere e riorganizzarsi – ha aggiunto il direttore Ruffini – sebbene l’aspetto finanziario risulti una leva economica imprescindibile. Il nostro compito sarà dare manforte durante questo percorso di rinascita”.
“Ci troviamo oggi in questa fase di incertezza socio economica – ha spiegato il professore di UNIVPM Marco Cucculelli, fornendo in chiusura di assemblea un’analisi economico finanziaria dell'attuale sistema produttivo marchigiano – anche se paradossalmente il bilancio del primo trimestre 2022 è stato buono. Nel futuro però dovremo fare i conti con il rincaro e la scarsa disponibilità delle materie prime. Anche il quadro generale di import/export non è dei migliori: una tale incertezza e instabilità economica è quanto di peggio possa capitare sul fronte degli investimenti”.
L’ufficio Manutenzioni del Comune di San Severino Marche ha portato a termine alcune opere di manutenzione straordinaria che hanno consentito il parziale rifacimento della pavimentazione in pietra di largo Pacifico Indivini, nello spiazzale e nella rampa di accesso all’ufficio Anagrafe.
Le opere, per un importo di poco inferiore ai 7mila euro, sono state realizzate con la compartecipazione finanziaria di un privato, titolare dell’attività ricettiva Palazzo Caciorgna.
A causa dell’inagibilità del palazzo del Municipio in piazza Del Popolo e dei lavori di recupero allo stesso, che rendono impossibile l’utilizzo da parte della normale utenza dell’ingresso principale, per accedere all’ufficio Anagrafe è ora disponibile solo l’entrata da via Indivini.
Il commissario straordinario alla Ricostruzione Post Sisma 2016 Giovanni Legnini nella giornata di ieri ha fatto visita alla città di Castelraimondo per un incontro con l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Patrizio Leonelli. Un confronto importante e proficuo per vedere da vicino come si sta affrontando la ricostruzione in città e per rendersi conto delle problematiche ad essa connesse.
Soddisfatto della visita il primo cittadino Leonelli: «Non pensavo trovasse il tempo di venire subito a Castelraimondo, invece ha accolto il mio invito di circa un mese fa – spiega il sindaco -. In occasione del congresso della Uil al Lanciano Forum ieri il commissario è passato in Comune dove lo abbiamo accolto in sala consiliare per affrontare diversi temi legati alla ricostruzione post sisma.
Si è messo a disposizione della nostra città, abbiamo parlato dell’ubicazione del nuovo Comune e del problema degli uffici oberati di lavoro con le difficoltà legate al reperimento del personale da assumere, ma anche dell’annosa questione Tari». Ai comuni mancano infatti importanti risorse derivanti dalla riscossione della Tari sugli immobili inagibili: a fronte di un mancato incasso le spese rimangono le stesse gravando sui bilanci comunali.
«Sulla Tari il commissario ci ha rassicurato nei limiti di sua competenza, chiaramente è il Governo centrale che deve occuparsene, ma Legnini ci ha fatto capire che qualcosa si sta muovendo e presto la situazione dovrebbe sbloccarsi – afferma Leonelli -. È un’assurdità non mettere a disposizione dei comuni queste risorse che non vengono incassate a fronte delle stesse spese da sostenere».
Il commissario Legnini ha lasciato Castelraimondo nel pomeriggio con «la promessa di rincontrarci al più presto e di presentargli qualsiasi problematica dovesse venir fuori nel prossimo futuro – conclude Leonelli -. Di questa sua disponibilità e attenzione verso la nostra città lo ringrazio infinitamente».