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Il peso del male

Il peso del male

Riflessioni di un uomo di legge sulla cruda attualità dell’ultima settimana 

Articolo scritto da Gt001

La scorsa settimana la nostra regione è stata funestata dalla morte di quattro uomini in divisa. Sono morti perché hanno scelto di morire: tutti si sono tolti la vita con l’arma di ordinanza. E’ un mondo che conosco bene e questi episodi inevitabilmente mi hanno indotto ad alcune riflessioni.

Ci sono molti modi di servire la Comunità a cui si appartiene: uno di questi è  farlo cercando di dare il proprio contributo affinchè quelle norme di buon senso che tengono insieme una società vengano rispettate. Per molti, soprattutto quando si è giovani, è un concetto molto allettante, insieme all’idea di fare la differenza in positivo attraverso il proprio lavoro. Per queste ragioni si decide di vestire una divisa. Il problema sta nel fatto che è una semplice divisa e non un’armatura.

E’ difficile che nella vita lavorativa di un tutore dell’ordine, anche nelle carriere più longeve, ci siano molti episodi edificanti, mentre è certo il carico di disagio, dolore e disperazione con cui molto più spesso sarà inevitabile il confronto.

E’ un’utopia pensare che lo sguardo di un bambino abusato, gli occhi di una madre che sta perdendo un figlio inghiottito dalla droga, il fato malevolo che toglie un padre di famiglia all’amore dei sui cari magari in un tragico incidente di lavoro, non lascino solchi nell’animo di un uomo in divisa con il passare del tempo.

Ciò che spinge in avanti chi veste una divisa, è l’idea  che comunque al male è necessario porre un argine. A volte le anime più sensibili, che non possono essere certo al sicuro dietro una divisa, giungono inevitabilmente alla conclusione che per quanto impegno, costanza e dedizione si metta, il male non può essere sconfitto in forma definitiva.

Forse è lì che qualcosa fa "crack"; ed in quel preciso istante i fantasmi di quel bambino, di quella madre o di quel padre morto, tenuti a debita distanza nella quotidianità del lavoro, vengono a bussare alla porta e finiscono per invadere quegli spazi sicuri che sono la famiglia e le relazioni sociali.

Un altro elemento peggiora le cose: chi per mestiere ha scelto di aiutare gli altri, difficilmente sarà capace di chiedere aiuto; è qualcosa che viene percepito come innaturale, quasi come spogliarsi nudi davanti alla folla. Per questo continuerà a fissare l’abisso, la maggior parte delle volte venendone inghiottito.  

Mi piacerebbe pensare che la prossima volta che una paletta si presenterà davanti al nostro parabrezza, insieme al solito comprensibile “Uffa!” , aggiungeremo una piccola riflessione su quanto peso ci sia dietro a quel “ Buongiorno, mi dà i suoi documenti per favore?”

 

 

 

 

 

 

     

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