Un pomeriggio autunnale, fuori piove, sto per uscire e sono in ritardo. Come al solito non ricordo dove ho lasciato le chiavi, comincio a rovistare freneticamente tra i cassetti della mia scrivania, quando in maniera inaspettata, tra scontrini ed appunti sparsi compare una vecchia foto, ormai consumata e dimenticata.
Un dolore sordo mi attraversa il corpo, di colpo un gran freddo, quello che ti morde le ossa, tutto intorno si ferma, non c’è più tempo né spazio. Tu bella ed immortale che mi guardi e mi rassicuri con il tuo sorriso, ed io una bambina innamorata della sua mamma. Eravamo noi due. Ora tu non ci sei più.
Quando si nasce, tra genitore e figlio si sigilla un patto d’amore indissolubile che non può concepire un taglio così netto e crudele. La morte ci appartiene tutti, nessuno è pronto, la nostra cultura non ci prepara a questa esperienza che fa parte della vita stessa.
Ogni ciclo ha un inizio, uno svolgimento ed una conclusione. Noi viviamo credendo che tutto sia eterno, così tendiamo a rimandare, rimandiamo quella chiamata, quell’abbraccio, quella parola in più...ci dimentichiamo del presente, dove invece si consuma la vita vera.
Poi arriva un giorno come tanti, in cui increduli ed impreparati viviamo l'esperienza del distacco. Uno strappo lacerante improvviso, di colpo tutto cambia, c’è un prima ed un dopo e tu non sarai più lo stesso.
Rifiuto, rabbia, tristezza per arrivare all’accettazione; si cerca di dare un senso a questa esperienza e così impariamo a rispettare il viaggio unico che ogni anima ha intrapreso in questa vita. Apprendiamo che si può uscire dalla necessità della presenza fisica, affiniamo una sensibilità che ci porta ad un ulteriore livello percettivo, dove riusciamo a sentire la persona amata accanto a noi, e ancor più dentro di noi.
Avviene un piccolo miracolo che trasforma il dolore, dandoci quel sollievo necessario per continuare nella nostra quotidianità con una nuova consapevolezza. Per assurdo, la morte ci ricorda l’essenza vera di questa esistenza, ci spoglia dell’inutile.
Sublimando il dolore, impariamo a dare un colore ed una consistenza diversa alle esperienze. Cambia il valore del tempo e delle relazioni, lasciamo andare situazioni, persone e scelte che non sentiamo più affini a noi. Impariamo ad amarci, diventando genitori di noi stessi.
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