No, signora von der Leyen, la UE non è una democrazia: è una tecnocrazia repressiva
La signora Ursula von der Leyen, sacerdotessa dei mercati apolidi e vestale del turbocapitalismo liberal-finanziario, ha recentemente tuonato contro Donald Trump, il codino biondo che fa impazzire il mondo: ha detto enfaticamente che la democrazia europea la decidono i cittadini europei. In sé considerata, la frase sarebbe anche massimamente condivisibile, dacché in effetti dovrebbero essere i cittadini europei a decidere sovranamente nel campo delle questioni inerenti alla vita pubblica europea, contro le continue interferenze di quella civiltà del dollaro che, di fatto, figura come il padrone occupante dell’Europa fin dal 1945.
Peccato, però, che negli spazi tetri e alienati di quel costrutto tecnocratico e repressivo chiamato pudicamente Unione Europea i cittadini non abbiano mai deciso nulla e, anzi, le decisioni autocraticamente prese dagli euroinomani e dagli austerici delle brume di Bruxelles siano puntualmente avvenute contro la volontà dei cittadini europei.
Come non mi stanco di ribadire, l’Unione Europea si è venuta costituendo come culmine della riorganizzazione verticistica del capitalismo post-1989 e, dunque, come decostruzione dei residui spazi di democrazia che ancora vivevano negli Stati nazionali della vecchia Europa. Oltre a ciò, l’Unione Europea non ha affatto rappresentato il costituirsi di un’Europa indipendente e sovrana, ma al contrario ha potenziato, se mai è possibile, la subalternità del vecchio continente alla civiltà del dollaro.
Indi per cui le parole della sacerdotessa dei mercati apatridi suonano come meramente propagandistiche e prive di riscontro nella realtà fattuale. Diciamolo ancor più direttamente: l’Unione Europea, gelido mostro tecnocratico, rappresenta la decostruzione più radicale dei residui spazi democratici che ancora erano presenti negli Stati nazionali europei.
Mediante i processi di sovranazionalizzazione, la sovranità dei parlamenti nazionali si è trasferita in una struttura – quella dell’Unione Europea – che tutto è fuorché democratica e che, in ultima istanza, ha collocato la sovranità direttamente nella Banca Centrale Europea, quella banca che, per inciso, nel 2011 mandò la famosa letterina all’Italia, imponendole dall’alto le riforme in chiave ultraliberista.
A un’analisi attenta e ideologicamente non condizionata, l’Unione Europea corrisponde a una “rivoluzione passiva” (Gramsci) con cui i dominanti, dopo il 1989, hanno stabilizzato il nesso di forza capitalistico: e l’hanno fatto rimuovendo la potenza che ancora in parte lo contrastava, lo Stato nazionale sovrano, con primato del politico sull’economico e con diritti sociali garantiti.
Trionfo di un turbocapitalismo ormai assoluto, la creazione dell’Unione Europea ha provveduto a esautorare l’egemonia del politico: ha aperto la strada all’irresistibile ciclo delle privatizzazioni e dei tagli alla spesa pubblica, della precarizzazione forzata del lavoro e della riduzione sempre più netta dei diritti sociali, imponendo la violenza economica ai danni dei subalterni e dei popoli economicamente più deboli.
Per questo, la sola via per riaprire il futuro, per difendere i popoli e il lavoro e per continuare nella lotta che fu di Marx e di Gramsci deve oggi muovere da una critica radicale dell’Europa dell’euro e della finanza. A motivo di ciò, bisogna riconoscere serenamente che oggi l’Unione Europea è il principale nemico dei popoli europei: chi realmente ami l’Europa e la sua storia deve oggi opposersi fermamente a quella Unione Europea che ne rappresenta il più tragico pervertimento.
Il nostro nemico non sta a Mosca o a Pechino, ma a Bruxelles e a Washington.

cielo coperto (MC)
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