Sanità

Due giornate di screening per i tumori testa-collo negli ospedali di Macerata e Civitanova: ecco quando

Due giornate di screening per i tumori testa-collo negli ospedali di Macerata e Civitanova: ecco quando

Dal 15 al 20 settembre torna la Make Sense Campaign, la campagna europea di educazione e sensibilizzazione alla prevenzione dei tumori del distretto testa-collo, promossa in Italia dall’Associazione Italiana di Oncologia Cervico-Cefalica ETS (AIOCC). L’Ast di Macerata partecipa all’iniziativa organizzando due giornate di diagnosi precoce gratuita e ad accesso libero rivolte a tutti i cittadini. La prima si terrà martedì 16 settembre presso l’ambulatorio di Otorinolaringoiatria dell’ospedale di Civitanova, al piano terra, dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18. La seconda è in programma mercoledì 17 settembre presso l’ambulatorio di Otorinolaringoiatria dell’ospedale di Macerata, sempre al piano terra, con gli stessi orari. Le visite saranno effettuate in ordine di arrivo. “Con il motto ‘1 sintomo per 3 settimane, 3 settimane per 1 vita’, la campagna intende sensibilizzare l’opinione pubblica su questi tumori, che rappresentano il settimo più diffuso in Europa – spiega il dottor Cesare Carlucci, primario dell’Unità Operativa di Otorinolaringoiatria di Civitanova Marche. – La difficoltà principale è la diagnosi: i sintomi sono comuni e spesso confusi con disturbi banali, motivo per cui vengono sottovalutati”. Seguire la regola “1x3” significa che se anche un solo sintomo tra quelli associati ai tumori del distretto testa-collo persiste per più di tre settimane, è fondamentale consultare il medico. Nei casi diagnosticati precocemente, infatti, il tasso di sopravvivenza supera l’80%. Tra i segnali da non trascurare rientrano dolore alla lingua, ulcere che non guariscono, macchie rosse o bianche in bocca, mal di gola e raucedine persistente, difficoltà o dolore durante la deglutizione, gonfiore del collo, ostruzione nasale da un solo lato o perdite di sangue dal naso. “Partecipare alle giornate di screening significa fare prevenzione per la tutela della propria salute – dichiara il direttore generale dell’Ast di Macerata,  Alessandro Marini – perché permette di diagnosticare gratuitamente i tumori in fase precoce, quando sono più facilmente trattabili e curabili”.

09/09/2025 17:09
Settembre è il mese dei fichi: proprietà, benefici e falsi miti da sfatare

Settembre è il mese dei fichi: proprietà, benefici e falsi miti da sfatare

Il mese di settembre porta con sé un frutto che racconta la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno: il fico. Dolce, succoso e avvolto in una buccia che va dal verde brillante al viola intenso, il fico non è solo una delizia stagionale, ma anche un alimento prezioso per la nostra salute. Spesso viene guardato con sospetto, accusato di essere “troppo zuccherino” e quindi poco adatto a chi vuole mantenere il peso sotto controllo. In realtà, come accade spesso con i pregiudizi alimentari, la verità è più sfumata: i fichi freschi hanno un contenuto di zuccheri paragonabile a quello di altri frutti comunemente consumati, come mele o kiwi, e se inseriti in una dieta equilibrata possono essere gustati senza timori. Dal punto di vista nutrizionale, i fichi freschi sono una fonte interessante di fibre, utili a favorire il senso di sazietà e a sostenere la regolarità intestinale, oltre a contribuire al controllo della glicemia. Contengono inoltre potassio, importante per la salute cardiovascolare, e calcio, che li rende particolarmente preziosi per ossa e denti. Non mancano le vitamine del gruppo B e diversi antiossidanti che aiutano a proteggere le cellule dallo stress ossidativo. Un ruolo di primo piano spetta alle antocianine, pigmenti naturali che conferiscono alla buccia dei fichi il caratteristico colore violaceo e che svolgono un’azione protettiva per cuore e vasi sanguigni, contribuendo a ridurre il rischio cardiovascolare. Per questo motivo consumare i fichi con la buccia non è solo sicuro, ma anche consigliabile: è lì che si concentra gran parte delle fibre e degli antiossidanti, antocianine comprese. Diverso il discorso per i fichi secchi: la concentrazione di zuccheri e calorie è più alta e rende importante consumarli con moderazione, pur restando un alimento ricco di proprietà Ma oltre ai numeri ci sono le storie. In Italia è da sempre considerato un frutto “popolare”, legato alla vita contadina. Rappresentava una riserva di energia naturale per chi lavorava nei campi e spesso veniva essiccato per garantire scorte durante l’inverno. Inoltre, in molte regioni italiane il fico fresco veniva gustato semplicemente con pane e formaggio o accompagnato al prosciutto crudo. Un’abitudine che oggi riscopriamo come perfetto esempio di abbinamento tra fonti di carboidrati, proteine e fibre. Accogliere i fichi a tavola, quindi, significa non solo godere di un frutto stagionale che la natura ci offre generosamente, ma anche sfatare un falso mito che rischia di farci perdere il piacere di mangiarli. Un paio di fichi freschi come spuntino, in insalata con formaggi freschi o nello yogurt della colazione, non solo arricchiscono di gusto la giornata, ma portano benefici concreti al nostro organismo. Se non li avete ancora messi nel carrello, questo è il momento giusto: i fichi sono nel pieno della loro stagione. Non temeteli per la loro dolcezza, perché è proprio grazie a quell’equilibrio naturale di zuccheri, fibre e micronutrienti che diventano un alleato prezioso per la salute.

06/09/2025 15:05
Uno chef stellato in corsia: gusto e sorrisi in regalo al reparto di Oncoematologia del Salesi

Uno chef stellato in corsia: gusto e sorrisi in regalo al reparto di Oncoematologia del Salesi

Metti uno chef stellato in corsia. Richard Abou Zaki, uno degli 'stellati' più giovani d'Italia e d'Europa, ha cucinato un piatto della tradizione, semplice ma straordinario, per i genitori, per alcuni dei piccoli pazienti e per il personale del reparto di Oncoematologia Pediatrica del presidio materno-infantile 'Salesi': tortellini alla panna, o meglio con crema di Parmigiano. Si tratta dell'ultima iniziativa pensata dall'associazione 'Progetto Gaia', attiva dal 2018 e formata dai genitori che hanno frequentato il reparto diretto dalla dottoressa Paola Coccia. Regalare un momento di convivialità e di spensieratezza, questo l'obiettivo dell'associazione di Porto San Giorgio condiviso con l'Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche: “Per noi il 'Salesi' ormai è un punto di riferimento e da anni sosteniamo, anche attraverso il finanziamento di gruppi di ricerca, le famiglie dei bambini ricoverati in questo plesso ospedaliero _ è il commento del referente di 'Progetto Gaia', Filippo Marilungo . Nel nostro piccolo cerchiamo di aiutare i nuclei familiari che entrano e hanno a che fare in quest'area ospedaliera assolutamente straordinaria che è l'oncoematologia pediatrica. Lo facciamo attraverso le tante iniziative che hanno un comune denominatore, ossia il sogno. Ecco, sempre secondo quelle che sono le nostre possibilità, noi cerchiamo di regalare dei sogni ai piccoli ricoverati qui e alle loro famiglie. Oggi abbiamo voluto regalare una coccola grazie allo chef Abou Zaki, oltre a portare tanti giochi ai bambini”. Umanizzare le cure è un passo determinante e una condizione imprescindibile nel sistema sanitario del territorio e in particolare all'interno della più grande azienda ospedaliera pubblica delle Marche. Al 'pranzo stellato' in corsia ha voluto essere presente anche il direttore generale dell'AOU delle Marche, Armando Marco Gozzini: “Una bella giornata per i piccoli ricoverati e per le famiglie, ma anche per il personale. È stato molto simpatico condividere questo piatto di tortellini di altissimo livello preparato da uno chef stellato che non finiremo mai di ringraziare per la sua sensibilità. Pranzare assieme, con i piccoli pazienti, con i loro genitori e i sanitari di questo reparto molto importante per noi, davvero un bel segnale. Ringraziamenti che vanno tributati poi a 'Progetto Gaia' che questa, come tante altre iniziative, l'ha pensata, voluta e organizzata come sempre alla grande. Un momento di gioia condivisa, grazie chef”. Con la sua arte infinita Richard Abou Zaki, chef del ristorante 'Retroscena' di Porto San Giorgio (una Stella Michelin), all'interno della piccola ma organizzata cucina del personale, in pochi minuti è riuscito a creare il piatto della tradizione declinandolo al sublime: un'autentica esplosione di gusto. È stato lui stesso poi, stanza per stanza, a distribuire i tortellini con crema di Parmigiano stagionato a 30 mesi ai piccoli ricoverati che potevano guastarli e ai loro accompagnatori: “Il mio desiderio era quello di regalare una carezza, un abbraccio e perché no, un'emozione preparando il piatto a chi sta passando un periodo difficile. I tortellini con la panna, per me che sono cresciuto a Modena, sono la ricetta della mia infanzia, dei pranzi della domenica da bambino; un piatto della tradizione che mantiene però tutta la sua contemporaneità. Ecco perché l'ho scelto in questa giornata davvero unica per me”. L'associazione 'Progetto Gaia', dopo aver invitato in reparto stelle della musica, dello spettacolo e dello sport, si sta concentrando su un'iniziativa intrigante, 'Metti un sogno in valigia': “Regaliamo il viaggio da sogno ai piccoli pazienti che sono arrivati alla conclusione del ciclo di cure qui in reparto, a loro e ai genitori”.

05/09/2025 10:04
Sport e salute: il binomio vincente per il benessere di corpo e mente

Sport e salute: il binomio vincente per il benessere di corpo e mente

Tra le forme di tutela della salute e di prevenzione della malattia è sicuramente da annoverare l’attività fisica. Sollecita la funzione degli organi del nostro corpo, sicuramente l’apparato muscolo-osteo-articolare, ma anche il sistema circolatorio con interferenze positive in tutti gli organi fino a stimolare anche il nostro diffuso e multiforme sistema immunitario, guardiano principe della nostra buona salute. L’attività fisica deve essere nei modi e nei tempi conforme allo status e alle situazioni particolari degli individui; l’unica cosa certa è che va ricercata e praticata con buona continuità e in tutte le fasi della vita, dall’infanzia fino alla vecchiaia. Questo ruolo riconosciuto e il benessere percepito fin dagli albori della storia ha stimolato l’uomo a trasformarla in forme di competizione con sé stessi e con gli altri. La storia è piena di lontani ricordi di gare in diverse specialità, dove era stata convogliata e circoscritta la forma fisica coniugata con la mente, fonte di strategia e passione: i requisiti naturali dell’atleta in gara. Già nell’antica Grecia le Olimpiadi erano un grande avvenimento popolare; la corsa a piedi, a cavallo, il lancio del disco… tante erano già allora le forme di sport. Nel tempo le specialità sportive si sono moltiplicate, hanno rappresentato anche la cultura e la storia di popoli e nazioni. Oggi le attività sportive sono innumerevoli, per la maggior parte hanno un riconoscimento globale, rivestono un ruolo sociale importante, si sono differenziate nella pratica amatoriale, dilettantistica e, per molti sport, anche professionistica. Inoltre l’influenza economica dello sport non è trascurabile. Lo sport ha subìto le innovazioni della storia, ma ha conservato il suo ruolo originario di coesione sociale, di ricerca del benessere individuale, di viatico per la protezione della salute. Un ruolo ormai istituzionalizzato di un fenomeno diffuso virtuoso per il corpo e la mente, per la crescita come per la conservazione, va curato con regole e servizi che diano la possibilità ad atlete ed atleti amatoriali o professionisti di esprimersi al meglio e senza rischi. Proprio in questa visione, in Italia vige una legge che obbliga chiunque voglia fare sport organizzato e usufruire di impianti sportivi a sottoporsi a visita medica che certifichi l’idoneità all’attività sportiva praticata. Gli esami vanno praticati con una gradualità di approfondimento dall’amatoriale alla professionistica. Accanto a questi doverosi obblighi di legge si sta diffondendo l’esigenza di servizi aggiuntivi che creino, con i servizi sanitari per l’idoneità, anche la diagnosi e cura di eventuali infortuni, formando un polo di riferimento completo per la tutela dell’atleta e il suo massimo rendimento in sicurezza e con benessere percepito. L’alimentazione, la conoscenza anatomica e fisiologica del nostro corpo con tutte le sue possibili reazioni sotto stress agonistici, e il supporto psicologico, sono elementi che migliorano la consapevolezza di come vivere l’esperienza di praticante sportivo. Un modello così concepito, con tanta professionalità e moderna strumentazione per visite mediche e cura di alcuni infortuni, coniugato anche con uno specifico servizio di comunicazione gestito da autorevoli fonti specialistiche a disposizione di squadre, club o semplici amatori, è stato istituito nel nostro territorio dal Centro Medico Associati Fisiomed nella sua nuova sede a Sforzacosta. Un’esperienza già da qualche tempo praticata e molto apprezzata, sicuramente uno scatto in avanti di come utilizzare al meglio lo sport nella tutela della salute.

31/08/2025 14:30
Non mettiamo i bambini a dieta: accompagniamoli a crescere bene

Non mettiamo i bambini a dieta: accompagniamoli a crescere bene

Quando si parla di alimentazione dei più piccoli, capita spesso che l’attenzione di genitori e nonni si concentri sul peso. Alcuni bambini vengono descritti come “troppo magri” o, al contrario, “in carne”, e da qui nasce la tentazione di “metterli a dieta”. Ma i bambini non sono adulti in miniatura: sono in una fase delicata della vita in cui l’organismo ha bisogno di energia e nutrienti per crescere in salute. Imporre restrizioni può sembrare una scelta protettiva, ma rischia in realtà di compromettere lo sviluppo fisico e psicologico, creando carenze nutrizionali e lasciando segni profondi sull’autostima. Secondo l’indagine del 2023 di OKkio alla Salute (progetto nazionale che indaga le abitudini, i fattori di rischio e lo stato ponderale dei bambini delle scuole primarie), in Italia 1 bambino su 5 è in sovrappeso e 1 su 10 soffre di obesità, con un 2,6% in obesità grave. Dopo un miglioramento iniziale, i dati si sono fermati e il problema resta diffuso. A pesare sono soprattutto le abitudini quotidiane: colazioni saltate o incomplete, merende troppo abbondanti, poca frutta e verdura, troppi snack e bibite zuccherate, mentre i legumi — fondamentali nella crescita — vengono consumati troppo raramente. Numeri che raccontano quanto sia urgente educare a uno stile di vita più equilibrato, fatto di buone scelte e non di privazioni. Non è solo questione di alimentazione: lo stile di vita conta altrettanto. L’indagine rivela che 1 bambino su 5 non svolge alcuna attività fisica, mentre quasi la metà passa oltre due ore al giorno davanti a uno schermo tra TV, tablet e cellulare. Anche il movimento più semplice, andare a scuola a piedi o in bicicletta, è ormai raro: più del 70% viene accompagnato in auto, perdendo così preziose occasioni di attività fisica spontanea. Numeri che ci ricordano quanto sia importante restituire ai bambini tempo per muoversi, giocare e vivere all’aria aperta. Questi numeri raccontano che il problema non è il singolo bambino “in carne”, ma l’insieme delle abitudini familiari e sociali che favoriscono sedentarietà e scelte alimentari poco equilibrate. Per questo parlare di “dieta” in senso restrittivo non è la strada giusta. Un bambino che cresce con l’idea che il proprio corpo non vada bene rischia di sviluppare insicurezza, conflitto con il cibo e, nei casi peggiori, disturbi del comportamento alimentare che possono durare tutta la vita. L’obiettivo non deve essere la restrizione, ma l’educazione: insegnare che il cibo è nutrimento, energia e piacere, non un nemico da temere. Il compito di genitori e adulti non è far contare calorie ai bambini né dividere i cibi in buoni o cattivi, ma guidarli a costruire una relazione serena e positiva con il cibo. Significa proporre una varietà di alimenti, favorire frutta, verdura, cereali, legumi e pesce, senza demonizzare nessun cibo e senza creare divieti assoluti. È l’esempio quotidiano che fa la differenza: mangiare insieme, cucinare piatti semplici e colorati, vivere i pasti come un momento di condivisione e non di controllo. È importante restituire ai bambini la gioia del movimento, lasciarli giocare all’aria aperta, favorire lo sport come momento di socialità e benessere. Alla fine, il messaggio che dovremmo trasmettere è semplice e profondo: il valore dei nostri figli non si misura con un numero sulla bilancia, ma nella loro capacità di crescere sani, attivi, curiosi e fiduciosi in sé stessi.

30/08/2025 16:33
Bellezza e salute: oltre l’apparenza, verso il fascino autentico

Bellezza e salute: oltre l’apparenza, verso il fascino autentico

La bellezza e la salute sono sicuramente i due elementi della nostra vita a cui aspiriamo di più. Insieme sono diventati anche uno slogan pubblicitario molto efficace, a volte rappresentano la denominazione stessa di centri estetici, centri benessere e persino poliambulatori. Tra le due categorie ci sono sicuramente connessioni, parlarne ci può anche aiutare nella nostra particolare ricerca per essere “più sani e più belli”. Ma cos’è la bellezza? È sicuramente una percezione sensitiva in cui la vista la fa da padrone, il tatto può portare il suo contributo, l’olfatto in certe situazioni ne può esaltare i particolari, il gusto mi pare non abbia alcun ruolo. I canoni di bellezza, storicamente, sono cambiati ed evoluti rispecchiando quelle che sono le tendenze sociologiche e culturali racchiuse in quel termine abbastanza generico che è la “moda”. Quando si parla di bellezza la storia ci ha consegnato maggior attenzione verso le donne piuttosto che verso gli uomini, tutto perché magari la donna ha subìto nel tempo un’emarginazione sociale, relegata alla procreazione con quindi una maggior propensione a dover rappresentare anzitutto con la sua bellezza un’attrazione sessuale, fondamentale per la conservazione della specie. L’uomo ha avuto sempre più opportunità per far valere, attraverso il lavoro ed il ruolo sociale, la propria identità. Per capire meglio quanto gli impulsi sociali condizionino i canoni di bellezza basta ricordare che fino a non molti decenni fa, quando ancora alimentarsi a sufficienza non era così scontato, la donna prosperosa e rubiconda e l’uomo in carne erano considerati belli, perché rappresentavano una buona locazione economica e quindi sociale. Veniamo ai nostri giorni. I canoni di bellezza sono stati completamente sconvolti dal benessere diffuso ed anche la bellezza fisica dell’uomo ha acquisito una valenza che prima non aveva. Ciò è avvenuto certamente per l’emancipazione della donna, più indipendente, più inserita nel contesto generale e quindi con la possibilità di essere più attenta agli input dei propri sensi verso l’altro sesso. Quello che però non è cambiato, e penso valga ancora di più oggi, è la necessità di una valutazione globale dei canoni di bellezza. I lineamenti del viso, i capelli, lo sguardo, il colore degli occhi, l’altezza, l’armonia del corpo, con qualche differenziazione tra donna e uomo, sono sicuramente gli attributi a cui fa riferimento il concetto di bellezza fisica. La vita e tanti episodi che caratterizzano il suo svolgimento ci dà sempre l’occasione di constatare che questi attributi non possono essere i soli per definire bella una persona. Quali sono allora i valori che integrano la bellezza, che l’arricchiscono, che la conservano, che addirittura la possano creare quando nella percezione sensitiva non c’è? L’intelligenza, la cultura, il buon senso, la simpatia intesa come attenzione, solidarietà e bontà verso gli altri, sono capaci di incastonare la bellezza in un involucro nuovo e indistruttibile che possiamo chiamare carattere, classe, personalità, fascino… Sono questi i punti di arrivo davvero essenziali sia per la donna che per l’uomo e nel tempo è molto più facile riconoscere l’importanza per la propria bellezza degli elementi spirituali più che di quelli fisici. Quante donne, se non supportate da un bagaglio di forza interiore, crollano davanti ai segni del tempo che tendono a ledere la loro bellezza fisica? Quante donne si chiudono in loro stesse perché si sentono brutte? Alcune donne, invece, pur non essendo belle ed anche non più giovani, riescono a proporre in maniera prepotente la loro personalità. Quante donne hanno dovuto subire l’umiliazione di constatare che i loro soli connotati fisici, anche se notevoli, non bastavano più? E l’uomo? Negli ultimi anni l’estetica maschile ha avuto un boom inverosimile, ma mi pare ancora più umiliante che per le donne dover ad un certo punto percepire, se non c’è una personalità di spessore alle spalle, di essere un oggetto da guardare al massimo per un utilizzo temporaneo. E la salute? La salute non è solo assenza di malattia, è anche ricerca di benessere e convivere in maniera soddisfacente con il proprio corpo non può essere che utile. La ricerca di bellezza però, se non passa attraverso il filtro dei nostri valori interiori, può rivelarsi deleteria anche per la salute. Nell’era del “magro è bello”, l’anoressia e la bulimia che ne sono una conseguenza, sono diventate delle piaghe sociali, che compromettono la salute di adolescenti e non solo. Una corretta alimentazione e soprattutto una costante attività fisica coniugano in maniera virtuosa la bellezza del nostro corpo e la sua salute. L’utilità di certi interventi di chirurgia plastica va ricercata nella psicologia degli individui interessati, ma certo fa un po’ impressione vedere cambiare i connotati delle persone. Vorrei chiudere questa piccola riflessione con degli esempi di bellezza che sono riusciti a prescindere da canoni, mode e tendenze. Il fascino è l’espressione giusta, l’amalgama positivo che una persona riesce a trasmettere agli altri, è la sublimazione della bellezza e può fare anche a meno dell’aspetto fisico: Madre Teresa di Calcutta, Rita Levi-Montalcini, Margherita Hack, semplicemente affascinanti. Anna Magnani, Barbara Streisand, Meryl Streep, donne non belle, ma “bellissime” perché sopraffatti dal loro fascino. Bisogna avere la forza di creare questo fascino, di ricercarlo in noi stessi e di stimolarlo negli altri, soprattutto nelle donne che pensano di aver raggiunto la vetta con la bellezza che si vede.

24/08/2025 10:10
Montecassiano, arresto cardiaco in piscina: salvato un uomo. Zamponi: “Serve investire sulla cultura del soccorso”

Montecassiano, arresto cardiaco in piscina: salvato un uomo. Zamponi: “Serve investire sulla cultura del soccorso”

Dietro il salvataggio di una vita ci sono la Centrale Operativa del 118, l’app DAE Marche e cittadini formati ad intervenire grazie ai corsi BLSD erogati dall’Ast di Macerata È grazie ad una tecnologia informatica, al coordinamento svolto dalla Centrale Operativa del 118 di Mcerata e alla risposta tempestiva di un’infermiera, formata all’utilizzo del defibrillatore semi-automatico e registrata all’app Dae Marche, che è stato possibile salvare nell’arco di pochi minuti la vita di un cinquantenne di Montecassiano, colto ieri da un arresto cardiaco in piscina. Il lieto fine della storia non è ascrivibile al caso, ma ad una sinergia messa in atto tra diverse figure nell’ambito del Primo Soccorso in grado di gestire con successo interventi di emergenza. Oltre all’investimento della Regione Marche in tecnologie digitali nell’ambito dell’Emergenza territoriale, al coordinamento svolto dalla Centrale Operativa del 118, che riceve le segnalazioni di soccorso e le gestisce inviando l’alert all’applicazione, non bisogna dimenticare il ruolo fondamentale svolto dal 118 dell’Ast di Macerata da sempre impegnato nella Formazione sull’utilizzo del DAE, registrando un grande successo di partecipazione e di iscrizioni, ma anche di risultati. L’infermiera del 118 Paola Paolucci, che ieri dopo la notifica dell’App Dae Marche di un arresto cardiocircolatorio nelle vicinanze ha accettato la missione diventando la First Responder, è un’istruttrice BLSD, P-BLSD (Pediatrico) e ACLS (Rianimazione avanzata) che svolge Corsi di Formazione collaborando direttamente con la Responsabile del Centro formativo dr.ssa Elena Ricotta e con il direttore del Servizio dell’Emergenza Territoriale 118 dell’Ast di Macerata, dr. Ermanno Zamponi. 1)    Dr. Zamponi, ci spiega il funzionamento dell’App Dae Marche? L’applicazione DAE Marche disponibile gratuitamente è stata voluta dal Dr. Andrea Fazi dell’Agenzia Regionale Marche, operativa dal maggio 2025 permette la registrazione dei defibrillatori semiautomatici nella Regione Marche, che attraverso il monitoraggio e la contemporanea registrazione nei SW di centrale Operativa 118, registra i First responder sia formati all’uso del DAE che laici non formati. Nel momento dell’evento le CCOO 118 possono attivare i first responder disponibili presenti in un’area di circa 3 chilometri dal sito evento, contemporaneamente attivando i mezzi di soccorso dedicati, la centrale può vedere chi ha confermato la disponibilità e all’occorrenza può contattarli per impartire IPA (Istruzioni Pre-Arrivo) nello specifico Massaggio cardiaco esterno o disponibilità a reperire un DAE se non presente.  2)    Il 118 di Macerata dal 2001, anno della fondazione del Centro di Formazione aziendale  organizza e eroga corsi BLSD non solo agli operatori interni, ma anche esterni e associazioni richiedenti. Quanto è importante la formazione all’utilizzo del Dae per ogni cittadino, che così può essere capace di salvare vite umane? Di fatto la Legge n.116 del 4 agosto 2021 prevede che l’utilizzo del DAE possa essere previsto anche da parte di personale laico non specificatamente formato ed autorizzato, appellandosi allo stato di necessità, ma aver fatto un corso di rianimazione cardio polmonare di base con uso del DAE della durata di 5 ore può fare la differenza, infatti, non tutti gli arresti cardiaci sono trattabili con la scarica elettrica, in questi casi è fondamentale eseguire un massaggio cardiaco di “Qualità” indispensabile a garantire la sopravvivenza fino all’arrivo dei soccorsi sanitari. Analogamente quando all’origine dell’arresto c’è un’ostruzione delle vie aeree sono fondamentali le manovre di disostruzione, che si apprendono durante il corso così come il massaggio cardiaco.  3)    Il successo dell’intervento di ieri ha dimostrato quanto la tecnologia possa essere d’aiuto laddove però ci sia un’adeguata preparazione dell’operatore e una riposta immediata nel voler prestare soccorso Il vero problema della diffusione dei DAE, presenti già numerosi fin dal 2001 è che senza la giusta motivazione tutto era stato lasciato alla buona disponibilità del cittadino, oggi l’applicazione ha dato una grande spinta così come l’obbligatorietà presso i centri sportivi.  4)    Quante persone il 118 dell’Ast forma ogni anno e cosa si può fare per allargare ulteriormente la rete del Primo Soccorso sensibilizzando il maggior numero di cittadini possibile? Per quanto riguarda l’anno 2024 gli istruttori sono stati 22, di cui 10 anche delegati per l’autorizzazione regionale all’uso del DAE. Il Personale formato dal Centro di Formazione è stato di circa 1300 tra operatori dipendenti AST Macerata, più 700 esterni, compresi corsi veri e propri e Retraining. Nel 2015 la Legge 107 “Buona scuola” aveva previsto corsi di primo soccorso di 4 ore anno, fin dalla scuola materna e sempre più approfonditi e ripetuti fino alle scuole superiori, in modo tale che al raggiungimento dei 18 anni tutti gli studenti erano abilitati all’uso del DAE. Nel 2017 come Centrale Operativa 118 di Macerata partecipammo anche alla sperimentazione nazionale formando insegnanti che tuttora fanno parte del nostro Centro di Formazione, ai quali forniamo materiali didattici e manichini con trainer, sarebbe opportuno che il progetto potesse decollare perché rappresenta un’ottima opportunità di diffusione capillare della cultura della Rianimazione per i laici. “A nome di tutta la direzione generale dell’Ast di Macerata esprimo la più sincera riconoscenza e l’encomio per il soccorso salva vita prestato dall’infermiera Paola Paolucci del 118 al cinquantenne di Montecassiano - dichiara il Direttore Generale dell’Ast di Macerata Dr. Alessandro Marini. Questo gesto dimostra non soltanto la generosità nel servizio al prossimo dimostrato dalla nostra dipendente, anche fuori dal servizio di lavoro, ma l’elevata qualità della Formazione che i nostri professionisti del 118 erogano attraverso i corsi sull’utilizzo del Dae ad un’ampia platea di cittadini e associazioni richiedenti.

23/08/2025 19:00
Cibo per il cervello: la dieta che accende la mente

Cibo per il cervello: la dieta che accende la mente

Ci sono giornate in cui ci sentiamo carichi, lucidi e veloci a pensare, e altre in cui la concentrazione sembra non voler arrivare. La differenza, spesso, non dipende solo dal sonno o dallo stress, ma anche da ciò che mangiamo. Il cervello, infatti, è un organo affamato: rappresenta appena il due per cento del nostro peso corporeo, ma consuma quasi un quinto dell’energia che assumiamo. E questa energia arriva soprattutto dal piatto. Il carburante principale per i nostri neuroni è il glucosio, cioè lo zucchero che ricaviamo dai carboidrati. Pane, pasta, riso, patate e frutta sono quindi alleati naturali della mente, a patto di sceglierli nelle giuste quantità e nelle versioni integrali, che rilasciano energia lentamente e senza bruschi cali. Più che eliminarli, occorre imparare a usarli con consapevolezza, così da garantire al cervello un flusso continuo di “benzina buona”. Ma non si tratta solo di energia: servono anche i mattoni giusti. Le ricerche mostrano che i modelli alimentari ispirati alla dieta mediterranea, ricchi di verdure, frutta fresca e secca, legumi, cereali integrali e pesce azzurro, aiutano a mantenere viva la memoria e a rallentare l’invecchiamento cerebrale. L’olio extravergine d’oliva e i semi oleosi offrono grassi benefici e sostanze protettive, mentre alimenti come il cacao amaro e il tè verde, ricchi di composti naturali chiamati flavanoli, sembrano potenziare alcune aree della memoria, soprattutto negli anziani. All’opposto, cresce l’attenzione sugli alimenti ultraprocessati: snack confezionati, dolci industriali, piatti pronti. Chi ne consuma molti, dicono diversi studi, va incontro più facilmente a un calo delle funzioni cognitive e a un maggior rischio di malattie neurologiche. Non serve privarsene del tutto, ma imparare a ridurli sostituendoli con cibi freschi e semplici. Il cervello però non vive di sola alimentazione: ciò che mettiamo nel piatto funziona ancora meglio se abbinato a movimento regolare, sonno di qualità, stimoli mentali e una vita sociale ricca. È l’insieme dello stile di vita che rende la mente più resiliente. In definitiva, non servono formule magiche o pillole miracolose. Bastano piccoli gesti quotidiani: un piatto colorato di frutta e verdura, una porzione di pesce azzurro, una manciata di frutta secca, carboidrati scelti con criterio e meno confezioni industriali nella dispensa. È così che si costruisce, giorno dopo giorno, una mente più lucida ed energica. Perché il cervello, come un motore prezioso, non chiede di essere sostituito: chiede semplicemente il carburante giusto.  

23/08/2025 15:53
Porto Recanati, operatrice sanitaria aggredita durante un intervento: Ugl chiede bodycam

Porto Recanati, operatrice sanitaria aggredita durante un intervento: Ugl chiede bodycam

Un grave episodio di violenza ai danni del personale sanitario si è verificato a Porto Recanati, dove una soccorritrice della Croce Gialla di Recanati è stata aggredita durante un intervento d’emergenza. La donna, colpita violentemente al costato da un uomo in evidente stato di alterazione psicofisica dovuta all’abuso di alcol e sostanze stupefacenti, ha riportato la frattura di una costola e contusioni multiple. L’aggressione è avvenuta all’interno dell’ambulanza mentre il personale stava prestando soccorso. Un episodio che riaccende i riflettori sulle condizioni sempre più critiche in cui sono costretti a operare gli operatori sanitari, troppo spesso vittime di aggressioni verbali e fisiche durante il servizio. A esprimere ferma condanna è l’UGL Salute, che in una nota congiunta firmata dal Segretario Nazionale Gianluca Giuliano e dal Segretario Provinciale di Macerata Fabio Angeloro, lancia un appello alla Regione Marche:“Non si può più continuare così. Questa ennesima aggressione certifica il vero e proprio stato di assedio a cui è sottoposto il personale sanitario. Serve un intervento immediato.” Il sindacato rilancia anche la proposta di introdurre le bodycam – piccole telecamere da indossare durante il servizio – come strumento utile e urgente per tutelare la sicurezza degli operatori. “All’operatrice aggredita va tutta la nostra solidarietà. È evidente che le sole sanzioni non bastano più. Le istituzioni devono agire ora, mettendo in campo ogni strumento utile a proteggere chi, ogni giorno, salva vite umane”, concludono i rappresentanti sindacali.

20/08/2025 15:10
Pet-Therapy: il potere degli animali nel migliorare salute e benessere

Pet-Therapy: il potere degli animali nel migliorare salute e benessere

L’8 agosto è stata la Giornata Internazionale del gatto, una delle specie che noi consideriamo di compagnia e di famiglia. In Italia si stima che vivano circa 65 milioni di animali da compagnia, cani e gatti superano i 20 milioni. Accogliere un animale domestico significa assicurarsi una sorta di benessere quotidiano, soprattutto se si tratta di animali in grado di interagire attivamente con l’uomo, soprattutto cani e gatti. I bambini già nella famiglia dove c’è un animale di compagnia apprendono il rispetto per “il diverso da sé” e per gli spazi altrui, aiutare i genitori a prendersi cura di un animale li responsabilizza. Secondo alcuni studi crescere con un animale aiuta addirittura a rafforzare il sistema immunitario rendendo il bambino meno incline a reazioni allergiche. Gli anziani con un animale di compagnia in casa si sentono ancora utili, regolarizzano i loro orari durante la giornata, portare per esempio a spasso il cane aiutata a praticare quotidianamente attività motoria. L’importante è ricordare che gli animali rappresentano comunque un impegno, hanno delle esigenze da soddisfare e quindi bisogna essere ben consapevoli di questo quando se ne prende uno in casa. L’abbandono degli animali è una delle più squallide azioni che si possano fare. Questo è un quadro generale del nostro rapporto con gli animali domestici, c’è anche un moderno approccio con l’animale domestico che lo rende addirittura protagonista della gestione della malattia e del recupero in salute soprattutto di bambini, anziani e persone fragili. Questo processo è denominato Pet-Therapy, è ormai una pratica riconosciuta e valida in importanti patologie psichiatriche come per esempio l’autismo, anche terapia complementare per malati di gravi patologie come per esempio cancro e patologie degenerative. N e parliamo con la Dott.ssa Ludovica Laurini insegnante di scuola primaria, pedagogista clinica e referente e coadiutore in IAA (Interventi Assistiti con Animali) Dott.SSA LAURINI CHE COS’E’ LA PET- THERAPY? "La pet-therapy è un tipo di co-terapia, che in genere si affianca ad altre terapie convenzionali, che si fa con l'aiuto degli animali. Serve per migliorare il benessere fisico, mentale o emotivo delle persone, specialmente bambini, anziani o persone con difficoltà (come ansia, depressione, autismo, ecc.). Gli animali coinvolti (cani, gatti, cavalli, conigli…) vengono preparati attraverso percorsi di educazione cinofila e lavorano con operatori specializzati. Esistono tre principali tipi di pet-therapy, ognuno con un diverso scopo e livello di coinvolgimento. Eccoli spiegati in modo semplice:AAA – Attività Assistite con gli Animali, hanno lo scopo di migliorare il benessere generale (emotivo, sociale o motivazionale), non è terapia vera e propria ma attività di compagnia e stimolo. TAA – Terapie Assistite con gli Animali, sono vere e proprie terapie con scopi e obiettivi programmati da medici e specialisti del settoreed infine ci sono le EAA – Educazione Assistita con gli Animali, che mirano a migliorare la relazione, la responsabilità e l’educazione, soprattutto nei bambini e ragazzi, utili per sviluppare empatia, attenzione e socializzazione". QUALI SONO I BENEFICI DELLA PET THERAPY CHE HA RISCONTRATO NELLA SUA ESPERIENZA? E DOVE SI SVOLGONO PRINCIPALMENTE I PROGETTI DI PET THERAPY? "Il progetto viene pensato da un’equipe multidisciplinare composta da veterinario esperto in IAA, referente di progetto, coadiutore del cane, responsabili di progetto. Le attività e gli obiettivi che ci si pone dipendono dai contesti in cui l’attività viene realizzata, possono essere strutture ospedaliere, scuole, centri diurni, ricoveri per anziani... I benefici della pet-therapy sono tanti e possono riguardare il corpo, la mente e le emozioni e possono ad esempio ridurre lo stress, l'ansia e la depressione, favorire l’autostima e la fiducia in sé stessi, aiutare a regolare comportamenti iperattivi, o ancora stimolare la comunicazione, aiutare a creare legami e interazioni (anche per chi ha difficoltà sociali), migliorare l’empatia e il rispetto verso gli altri. Addirittura si può lavorare per migliorare l’attenzione e la concentrazione, stimolare la memoria e le capacità di apprendimento, aiutare nei percorsi educativi (es. bambini con difficoltà scolastiche). La cosa che mi stupisce sempre è osservare i cambiamenti delle persone che partecipano ai progetti di Pet-Therapy perché il cane riesce sempre a portare momenti di serenità alle persone con cui interagisce". GLI INTERVENTI CHE SVOLGETE VOI QUALI ANIMALI COINVOLGONO? QUALSIASI ANIMALE PUO FARE PET THERAPY? "Io collaboro con l’associazione Noa Pet-Therapy che attualmente porta avanti diversi progetti in tutta la regione in contesti diversi: dagli asili nido, all’hospice di Montegranaro, alla comunità diurna del Sert, nei centri diurni per disabili e nelle scuole superiori con progetti sulla disabilità. Nel nostro caso noi collaboriamo sempre con i nostri cani, tuttavia non tutti gli animali sono adatti per fare queste attività: il veterinario esperto approfondisce le caratteristiche individuali e caratteriali di ogni cane al fine di confermare la sua disponibilità alle relazioni umane. La vera potenza della pet-therapy è che il coadiutore del cane mette a disposizione la relazione con il proprio cane per stimolare dei benefici negli utenti, ma al fine di tutelare tanto gli utenti quanto gli animali ci muoviamo sempre in almeno due persone ad ogni incontro, affinché il coadiutore possa occuparsi dell’animale e il referente di progetto si occupa dell’utente al fine di rendere la seduta proficua e positiva per tutti i partecipanti, bipedi e quadrupedi. Le attività possono coinvolgere anche gatti, conigli e cavalli perché in generale gli animali riescono a toccare corde che nessuna terapia convenzionale eguaglia, tuttavia per la tutela di tutti è sempre necessario che ci sia un’approvazione da parte di specialisti del settore che autorizzano. Tutte le figure che partecipano alla pet-therapy sono formate e certificate secondo le linee guida nazionali del 2015 e nessuno può improvvisare queste attività senza specifici titoli".

10/08/2025 11:30
Diabete di Tipo 1: nelle Marche la cura innovativa a uno dei pazienti più giovani d’Europa

Diabete di Tipo 1: nelle Marche la cura innovativa a uno dei pazienti più giovani d’Europa

Diabete e prevenzione: è marchigiano uno dei pazienti europei più giovani trattati nel presidio materno- Infantile dell’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche. Merito dell’unità operativa di Diabetologia Pediatrica diretta dal professor Valentino Cherubini, centro di riferimento nella nostra regione. A metà luglio è stato somministrato un farmaco per ritardare la progressione della malattia a due minori, uno dei quali, a 8 anni, è uno dei più giovani pazienti dell’intero continente a ricevere tale cura e la famiglia, appunto, è residente nel territorio regionale. Si tratta di un innovativo farmaco immuno-modulante approvato per ritardare la progressione del diabete di tipo 1: “Un momento storico per il nostro centro e per l’Italia – spiega il prof. Valentino Cherubini, Direttore della SOD Diabetologia Pediatrica del Salesi, - ma soprattutto è un’opportunità per sottolineare l’importanza dello screening precoce nei bambini a rischio: scoprire la malattia prima della comparsa dei sintomi permette di intervenire in modo mirato e potenzialmente cambiare la storia naturale del diabete di Tipo 1”. L’ infusione quotidiana della terapia con il farmaco anticorpo monoclonale (Teplizumab il principio attivo), iniziata il 15 luglio, è durata due settimane. Adesso è in corso la fase del monitoraggio intervallata da controlli trimestrali, sebbene i due piccoli pazienti siano seguiti a distanza attraverso sistemi di telemedicina tra cui dei sensori glicemici collegati alla Diabetologia Pediatrica del Salesi: “Luglio è un mese importante per la nostra struttura operativa – aggiunge il prof. Cherubini – visto che abbiamo inaugurato anche un ambulatorio dedicato agli screening per le categorie a rischio diabete. Per quanto riguarda lo studio innovativo abbiamo partecipato a un progetto-pilota di cui facevano parte altre tre regioni, oltre alle Marche la Campania, la Lombardia e la Sardegna. Grazie alla collaborazione dei pediatri di libera scelta, tra la fine del 2024 e il marzo scorso sono stati sottoposti a screening oltre 5.500 bambini delle quattro regioni. Uno dei due bambini è, ad oggi, il più giovane paziente europeo a ricevere tale trattamento. L’altro ha iniziato la terapia nello stesso momento, rendendo il Salesi uno dei primi centri in Europa a somministrare l’innovativo farmaco”. Al centro del progetto ci sono vari obiettivi, tra cui la prevenzione della chetoacidosi, ossia la fase più acuta e dunque grave del diabete per cui è necessario un trattamento immediato soprattutto per i casi di Tipo 1 (malattia autoimmune, quello di Tipo 2 è insulino resistente). I casi di chetoacidosi sono in lento ma costante aumento, anche nelle Marche. La struttura diretta dal professor Cherubini segue circa 500 pazienti pediatrici affetti da questa patologia. L’uso del farmaco in questione è indicato per ritardare l’esordio clinico (stadio 3) del diabete di Tipo 1 e rappresenta una svolta nella gestione di una malattia autoimmune cronica che, fino a pochi anni fa, si poteva solo trattare dopo la diagnosi conclamata. Il Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche specifica : “ il Presidio materno- Infantile dell’AOUM conferma la sua eccellenza e il suo impegno costante nella protezione della salute dei piccoli pazienti. I progressi della ricerca consentono di guarire le persone e migliorare la qualità della vita : è’ importante investire e sostenere la ricerca scientifica”. Il successo del trattamento è stato reso possibile anche grazie all’alta professionalità e dedizione del personale medico-infermieristico che ha seguito con competenza e sensibilità tutte le fasi del trattamento creando un ambiente sicuro e sereno per i piccoli pazienti: “Un ringraziamento particolare va al Casale Angelini di Ancona che ha offerto accoglienza e ospitalità a pazienti e famiglie durante i giorni di trattamento, contribuendo in modo concreto al benessere e al supporto logistico in un momento delicato e significativo. Il presidio Salesi si conferma così centro all’avanguardia nella prevenzione e gestione del diabete di Tipo 1 in età pediatrica, e punto di riferimento a livello nazionale ed europeo per l’accesso a terapie innovative” , conclude il Direttore della Diabetologia Pediatrica dell ‘AOU delle Marche.

09/08/2025 10:23
Notte di alta chirurgia a Torrette: ricostruite le mani di un uomo ferito da una motosega

Notte di alta chirurgia a Torrette: ricostruite le mani di un uomo ferito da una motosega

ANCONA - È stata una notte di straordinaria intensità chirurgica quella tra il 5 e il 6 agosto all’Azienda Ospedaliero-Universitaria (AOU) delle Marche di Ancona, dove un uomo proveniente da Chieti è stato sottoposto a un intervento d’urgenza per salvare entrambe le mani dopo un gravissimo incidente con una motosega. L’infortunio, avvenuto in Abruzzo, ha provocato la subamputazione e la perdita di vascolarizzazione di più dita, con esposizione ossea e gravi danni ai tessuti molli. Grazie al sistema regionale "hub & spoke", il paziente è stato trasferito in tempi rapidissimi al centro HUB per la Chirurgia della Mano dell’AOU delle Marche, diretto dal dottor Michele Riccio. A guidare la complessa procedura microchirurgica di salvataggio sono stati il dottor Francesco De Francesco e la dottoressa Senesi, con il supporto anestesiologico della dottoressa Elisabetta Rosanò. Decisivo anche l’apporto dell’équipe infermieristica - la strumentista Elena Fraboni e gli infermieri Matteo Mancini e Luigi Migliozzi - che ha garantito assistenza coordinata e tempestiva in una situazione di altissima complessità. Nonostante la gravità delle lesioni, i chirurghi sono riusciti a rivascolarizzare e ricostruire buona parte delle dita, preservando la funzionalità complessiva delle mani e scongiurando una disabilità permanente. “È grazie alla sinergia tra competenze specialistiche, tecnologie all’avanguardia e un’organizzazione efficiente – sottolinea il dottor Riccio – se possiamo ottenere risultati di questo livello, anche in emergenza”. Quello di inizio agosto non è stato un caso isolato: pochi giorni prima, nella notte tra il 31 luglio e il 1° agosto, la stessa équipe aveva salvato la mano di un altro paziente abruzzese, colpito da un trauma transmetacarpale con devascolarizzazione completa di tutte le dita. L’AOU delle Marche, e in particolare la Chirurgia Ricostruttiva e della Mano di Torrette, si conferma così un punto di riferimento regionale e interregionale per la gestione dei traumi più gravi, non solo in fase acuta ma anche nel trattamento dei postumi di lesioni complesse, grazie a tecniche avanzate come i lembi liberi microvascolari.

08/08/2025 09:38
Ultima timbratura per la Dott.ssa Maria Teresa Leoni: va in pensione dopo oltre 30 anni nell'AST Macerata

Ultima timbratura per la Dott.ssa Maria Teresa Leoni: va in pensione dopo oltre 30 anni nell'AST Macerata

Ultima timbratura per la Dottoressa Maria Teresa Leoni, Direttore dell’Unità Operativa Ambienti Aperti e Confinati dell’Ast di Macerata che da domani sarà in pensione dopo oltre trenta anni di lavoro svolti nell’azienda sanitaria maceratese. Laureata in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Ancona con specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva, è entrata in servizio nel 1992 come Assistente Medico presso il Servizio Igiene e Sanità Pubblica dell’A.S.L. n°10 di Camerino, dove è rimasta fino al 2000. Dal 2000 al 2001 è stata Dirigente Medico di I livello del Servizio Igiene e Sanità Pubblica presso l’Asl 9 di Macerata, per poi essere assegnata dal 2001 al 2009 al Servizio Igiene degli Alimenti e della Nutrizione. Dal 2009 al 2021 ha ricoperto l’incarico di Dirigente di struttura semplice nell’Unità Operativa Igiene degli Alimenti e della Nutrizione dell’Area Vasta 3 e dal mese di settembre del 2021 è stata Direttore Medico di Struttura Complessa della U.O.C. ISP- Igiene Ambienti Aperti e Confinati. Questa Unità Operativa Complessa nasce secondo la DGR ASUR Marche N. 742 del 2019 che ridefiniva l’assetto organizzativo aziendale nell'area sanitaria, istituendo una nuova unità operativa complessa, come stabilito dai Livelli Essenziali di Assistenza del Decreto del Presidente del Consiglio del gennaio 2017 per l’area d’intervento “Tutela della salute e della sicurezza negli ambienti aperti e confinati”. Nell’ambito del Dipartimento di Prevenzione la struttura complessa guidata dalla Dr.ssa Leoni riveste un ruolo centrale nella tutela della salute della collettività dai rischi ambientali e climatici, garantendo un importante supporto nell’ambito della rete del Sistema Regionale Prevenzione Salute al raggiungimento dell'obiettivo salute. "Tutto il Dipartimento di Prevenzione ringrazia la dott.ssa Maria Teresa Leoni per il fondamentale contributo che ha fornito con competenza, dedizione ed eccellente professionalità in Sanità Pubblica. Ci mancherà il suo valore aggiunto e rimangono indimenticabili i momenti superati brillantemente in gruppo durante l'epidemia di SARS CoV 2" – ha affermato il Direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’Ast di Macerata, Dr. Alberto Tibaldi. “Desidero ringraziare la Dr.ssa Maria Teresa Leoni per aver guidato con professionalità e abnegazione un Servizio strategico nell’ambito del Dipartimento di Prevenzione con i migliori auguri per il nuovo capitolo di vita che inizia" – ha dichiarato il Direttore Generale dell’Ast di Macerata Dr. Alessandro Marini.

31/07/2025 15:04
Tecnologia giapponese per la prima volta alle Marche: riuscito intervento di dissezione endoscopica

Tecnologia giapponese per la prima volta alle Marche: riuscito intervento di dissezione endoscopica

Si chiama “Dissezione Endoscopica Sottomucosa” (ESD) la tecnica innovativa e mini-invasiva che permette di rimuovere lesioni precoci, quindi in stadio non avanzato, del tratto gastrointestinale introdotta alla Clinica di Gastroenterologia, Epatologia ed Endoscopia Digestiva d’urgenza dell’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche. L’intervento ha riguardato un paziente con una lesione displastica dello stomaco. La tecnica ESD, importata dal Giappone, prevede l'utilizzo di uno strumento endoscopico flessibile, introdotto per via naturale che consente di accedere alla mucosa gastrointestinale. Dopo aver sollevato delicatamente la lesione con una soluzione iniettata sotto di essa, lo specialista procede a una dissezione precisa e completa, rimuovendola per intero. La tecnica ESD evita incisioni chirurgiche esterne, riduce al minimo i rischi, consente, nella maggior parte dei casi, una dimissione in giornata, permette l’asportazione integrale della lesione che consente una lettura istologica più approfondita e quindi permette di stabilire l’adeguatezza del trattamento terapeutico. Spiega il Prof. Antonio Benedetti – Direttore della Clinica di Gastroenterologia, Epatologia ed Endoscopia Digestiva d’urgenza dell’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche: “Rimuovere lesioni displastiche o tumorali in fase iniziale è fondamentale per prevenire l’evoluzione verso forme più gravi, evitando la necessità di ricorrere a interventi chirurgici maggiori. La diagnosi e il trattamento precoce consentono un approccio terapeutico più mirato, con migliori risultati clinici e minori complicanze. L’introduzione di tecnologie avanzate rappresenta un passaggio chiave verso una sanità moderna, centrata sulla prevenzione e sul benessere del paziente”. L’intervento è stato eseguito con successo dal Dr. Michele Montori - Ricercatore della Clinica di Gastroenterologia, Epatologia ed Endoscopia Digestiva d’urgenza dell’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche - con il supporto di un’équipe multidisciplinare altamente qualificata. Il Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche , Armando Marco Gozzini, dichiara: “questa prima esecuzione dell’ESD alla Clinica di Gastroenterologia apre nuove possibilità terapeutiche tempestive, efficaci e meno invasive per i cittadini della regione. Come sempre l’unione di competenze specialistiche e l’innovazione tecnologica consentono oggi di affrontare patologie anche complesse nella loro fase iniziale, con trattamenti risolutivi e maggiore attenzione alla qualità di vita del paziente”.

31/07/2025 09:59
La terapia del dolore: intervista al dottor Luigi Filippo Nardi

La terapia del dolore: intervista al dottor Luigi Filippo Nardi

Il dolore con la sua varia intensità e diffusione nel nostro organismo è il sintomo che rivela una condizione patologica ed influisce sulla qualità della vita. Trattarlo per ridurlo o eliminarlo è sicuramente una priorità terapeutica. Il dolore cronico è un problema che affligge milioni di persone, ma non bisogna mai arrendersi, esistono soluzioni efficaci, personalizzate e accessibili a tutti. Ne parliamo con il dottor Luigi Filippo Nardi specialista in Anestesia e Riabilitazione, terapia del dolore e cure palliative, già Direttore UOC terapia del dolore e cure palliative all’Ospedale di Macerata, dal 2018 libero professionista, consulente presso il centro medico Associati Fisiomed. Dr. Nardi, che cos’è la terapia del dolore? "La terapia del dolore è una disciplina medica che si occupa della diagnosi e del trattamento del dolore persistente, spesso slegato da un evento acuto. Non si tratta solo di prescrivere farmaci, ma di costruire un percorso che può includere terapie fisiche, tecniche infiltrative, approcci alternativi come l’ozonoterapia e anche il supporto psicologico. L’obiettivo è ridurre la sofferenza e restituire una vita dignitosa ai pazienti". Quali tipi di dolore si possono curare? "La gamma di disturbi trattabili è molto ampia. Si possono affrontare dolori alla schiena come lombalgie o sciatalgie, dolori articolari, nevralgie, cervicalgie, dolori legati alla malattia oncologica, dolori post-chirurgici e quelli legati a malattie croniche come artrosi, diabete o fibromialgia. Ogni dolore ha una causa e richiede una strategia mirata, personalizzata in base al paziente". L’ozonoterapia è una soluzione concreta? "Negli ultimi anni, l’ozonoterapia si è affermata come trattamento efficace e ben tollerato. Utilizziamo una miscela di ossigeno e ozono che ha proprietà antinfiammatorie, antidolorifiche e rigenerative. È utile per ernie discali, artrosi, infiammazioni muscolari e persino per malattie reumatologiche fuori terapia, disturbi post-Covid e sindromi croniche come la fibromialgia. Se eseguita da medici esperti, è una terapia sicura e naturale, che consente spesso di evitare l’uso continuativo di farmaci". Che risultati si possono aspettare? "I benefici possono variare da persona a persona, ma in molti casi i miglioramenti sono rapidi e duraturi. Dopo poche sedute, molti pazienti avvertono una significativa riduzione del dolore e un miglioramento nella mobilità. Tuttavia, è importante seguire un percorso personalizzato, stabilito dopo una valutazione medica approfondita". È sicura la terapia del dolore? "Sì, se effettuata da Medici esperti in farmacologia, nell’utilizzo delle tecniche antalgiche di base ed avanzate, e con una buona padronanza di strumenti come l’ecografo, che permette di visualizzare in tempo reale muscoli, tendini, nervi, articolazioni e altre strutture anatomiche. Grazie a questa guida, le infiltrazioni (sia farmacologiche sia a base di ozono) possono essere eseguite con estrema accuratezza, andando a colpire direttamente il punto infiammato o dolente, senza danneggiare i tessuti circostanti". È sempre necessario operarsi quando il dolore è forte? "No, nella maggior parte dei casi si può evitare l’intervento chirurgico. Con tecniche come infiltrazioni mirate, radiofrequenza o trattamenti come l’ozonoterapia, è possibile ottenere un grande miglioramento. L’importante è agire in tempo, senza rassegnarsi al dolore. Anche chi soffre da anni può trovare sollievo con un percorso corretto. La medicina del dolore ha fatto grandi progressi. Nessuno dovrebbe vivere con la sofferenza senza cercare una soluzione". 

27/07/2025 10:10
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