"Analizzando i risultati elettorali ci si potrebbe far prendere dallo sconforto sia per i dati sulla mancata partecipazione al voto, sia per la sconfitta del centrosinistra. Il terzo polo non sfonda e il Movimento 5 Stelle si salva da una debacle senza precedenti pur perdendo più di 6 milioni di voti. Al contrario la lista Alleanza Verdi – Sinistra ha ottenuto alla Camera ben 1.019.208 voti pari al 3,63%, un ottimo risultato se si pensa che Europa Verde è nata solamente a luglio del 2021".
Ad affermarlo è Sandro Bisonni, esponente di Europa Verde Tolentino ed ex consigliere regionale, e candidato alle recenti elezioni politiche nel collegio proporzionale alla Camera. "Alle politiche del 2018 l'allora partito dei Verdi si presentò in alleanza con i Socialisti e alla Camera la lista prese lo 0,58% con 190.601 voti, dunque dal raffronto si desume un incremento del 434% - spiega Bisonni -. Nelle Marche siamo passati da 5.302 voti a 25.348, praticamente abbiamo quintuplicato il consenso, questo fa ben sperare per il futuro".
"Possiamo affermare che l'Alleanza Verdi e Sinistra con i suoi 15 parlamentari pone una pietra miliare nel panorama politico italiano, portando finalmente nelle più alte sedi istituzionali i temi della giustizia climatica e sociale non più rimandabili. Per quanto riguarda la mia esperienza in questa tornata elettorale devo dire di aver incontrato tanti nuovi amici e di essere stato particolarmente sorpreso dalla saggezza e dalla responsabilità dimostrata dai nostri giovani", dichiara l'ex consigliere regionale.
"La mia è stata una candidatura di servizio ben consapevole che essendo secondo, in una lista che non sarebbe arrivata alla doppia cifra e senza la possibilità di esprimere preferenze, difficilmente avrei avuto possibilità concrete di essere eletto. L'ho fatto per spirito di servizio e senso di responsabilità perché l'importante è il risultato complessivo e non quello personale" chiosa Bisonni.
Il Consiglio comunale ha approvato ieri il bilancio consolidato 2021 che riguarda il Comune e gli enti e organismi strumentali, aziende, società controllate e partecipate dell’Ente. Il bilancio rappresenta il risultato economico, patrimoniale e finanziario del gruppo amministrazione pubblica attraverso l’eliminazione dei rapporti che hanno prodotto effetti soltanto all’interno del gruppo, al fine di rappresentare le transazioni effettuate con soggetti esterni al gruppo stesso. Il bilancio è stato predisposto dal Comune, capofila del gruppo.
«Nonostante la difficoltà legate all’emergenza pandemica e le prime avvisaglie di aumenti relative al caro energia, il 2021 si è chiuso con un avanzo di 4.490.506,17 euro, con un totale di imposte di poco più di un milione di euro e, dunque, un risultato di esercizio di 3.458.282,13 euro – ha spiegato l’assessore al Bilancio Oriana Piccioni -. Siamo soddisfatti per il risultato ottenuto nell’anno 2021 e soprattutto per la tenuta del gruppo che ci permette di progettare, programmare e lavorare sugli indirizzi futuri».
«Per la formazione del documento sono stati utilizzati i dati contabili relativi al rendiconto comunale del 2021 - approvato ad aprile 2022 - e dei bilanci relativi alle società del gruppo amministrazione pubblica che hanno approvato i rispettivi bilanci entro luglio 2022 – ha concluso la Piccioni -. Il risultato positivo deriva principalmente dal Comune di Macerata e dall’utile di Apm che rappresenta la maggiore società partecipata».
Ieri il Consiglio comunale ha anche approvato la variazione di bilancio di oltre un milione di euro per tutti quei finanziamenti e contributi arrivati al Comune dopo la variazione di assestamento approvata a luglio 2022.
Sono stati rivelati ufficialmente i nomi dei deputati eletti nei collegi uninominali e plurinominali della regione Marche: nessun seggio assegnato al partito di Berlusoni né a al tandem Azione-Italia Viva, in favore dei candidati di Fratelli d'Italia, Lega, Pd e Movimento 5 Stelle.
Il primo nome che salta all'occhio nella lista degli esclusi è quello di Valentina Vezzali, sottosegretaria con delega allo Sport e capolista di Forza Italia al plurinominale. Stando ai dati forniti dalla piattaforma "Eligendo", questi i nomi dei deputati eletti nelle liste plurinominali: Lucia Albano e Antonio Baldelli per Fratelli d'Italia, il commissario regionale della Lega Riccardo Augusto Marchetti, di origine umbra, Irene Manzi e Augusto Curti con il Partito Democratico e, in ultimo, il senatore pentastellato uscente e coordinatore regionale Giorgio Fede.
Insieme a Vezzali, l'altro grande escluso è il coordinatore regionale di Azione Tommaso Fagioli che, nonostante i risultati sopra la media ottenuti in alcune province, non ha ottenuto abbastanza preferenze per entrare nella prossima squadra di governo.
Tre i candidati che hanno conquistato un posto a Palazzo Madama: l'assessore regionale al bilancio Guido Castelli per Fratelli d'Italia, il commissario regionale Alberto Losacco del Pd, di origine pugliese, e il senatore uscente Giorgio Cataldi per il M5S.
Oltre agli eletti nella lista plurinominale, vanno considerati anche i sei vincitori dei collegi uninominali, tutti schierati sotto il vessillo del centrodestra: alla Camera gli assessori regionali Mirco Carloni e Giorgia Latini (Lega), Stefano Benvenuti Gostoli (Fdi), il commissario regionale di Forza Italia e sottosegretario alle Politiche Agricole e Forestali Francesco Battistoni; al Senato il presidente dell'Udc Antonio De Poli e la coordinatrice regionale di Fdi Elena Leonardi.
"Le elezioni hanno avuto un esito chiaro: il centrodestra tornerà al governo dell'Italia con a capo la leader Giorgia Meloni e un forte gruppo parlamentare di Fratelli d'Italia. Le Marche hanno contribuito fortemente a questa vittoria, come testimonia il 45% raggiunto dalla coalizione in regione e il 29% raccolto da FdI, dati entrambi al di sopra della media nazionale". È quanto dichiara Massimo Belvederesi, coordinatore provinciale di Fratelli d'Italia a Macerata.
"Proprio la provincia di Macerata ha dato un impulso decisivo, non solo perché entrambi i collegi sono stati vinti con ampio margine (49% sia alla Camera che al Senato) ma soprattutto per il risultato del nostro partito, miglior risultato regionale con oltre il 30% dei consensi" precisa Belvederesi, che esprime altresì "grande soddisfazione per l’elezione della senatore Elena Leonardi, espressione di questo territorio a testimonianza del buon lavoro di tutta la classe dirigente del partito e di quel principio di meritocrazia che auspichiamo da anni".
"Fratelli d'Italia è stato rispettoso della coalizione, coerente con il proprio collocamento politico e sempre istituzionale sia al 2%, sia al 4%, sia all'8% e intende esserlo anche ora che viaggia verso il 30% perché l’obiettivo comune deve essere un buon governo a tutti i livelli (centrale, regionale e provinciale) che possa sostenere e aiutare i cittadini soprattutto in questo particolare momento storico, economico e sociale. Le istituzioni devono essere a servizio del cittadino e non autoreferenziali. Sono certo che troveremo terreno fertile da parte degli alleati su queste posizioni" conclude Massimo Belvederesi.
Ben lontani dalla forbice (9-14 %) prevista dal candidato al collegio uninominale Mariano Calamita, il Terzo – ormai quarto – polo si attesta a livello nazionale intorno al 7,5% delle preferenze, mantenendosi in linea con gli ultimi sondaggi delle settimane precedenti al voto. Un risultato che delude le aspettative del tandem Calenda-Renzi per palazzo Chigi, ma che a livello provinciale apre a più concreti orizzonti di crescita con risultati promettenti.
La coalizione Azione-Italia Viva nei comuni di Macerata, Recanati, Appignano e Tolentino ha raccolto circa il 9% dei voti, adombrando i risultati delle ancelle meloniane Lega e Forza Italia (rispettivamente attorno al 7% e 5% ndr) e quasi pareggiando l’11% del Movimento 5 Stelle. “Le soddisfazioni sono arrivate nelle località dove siamo più radicati e strutturati – dice Calamita -, abbiamo consolidato la base e punteremo sul collegamento tra territorio e Parlamento. Il nostro progetto parte da lontano per arrivare lontano e in soli due mesi di campagna elettorali siamo riusciti ad ottenere ottimi risultati. È un dare-avere in cui il Parlamento accoglie rappresentanti delle istanze locali per poi restituire al territorio l’attenzione che merita”.
Calamita definisce poi “preoccupante” il dato dell’astensionismo, il più basso della storia repubblicana con un indice del 64%: “Credo che le cause vadano individuate nella disillusione dell’elettorato verso la politica: troppo spesso l’espressione della volontà popolare è rimasta inascoltata e altrettanto di frequente i programmi presentati in campagna elettorale non sono mai stati rispettati. Bisognerebbe cercare di dare prospettive reali, fornendo coperture e specifiche trasparenti”.
“Il nostro era un partito che si presentava per la prima volta alle elezioni politiche – commenta il coordinatore provinciale di Azione Massimiliano Fraticelli – e a livello locale questa è sicuramente una vittoria. Basti pensare che nel comune di Macerata non abbiamo nemmeno un consigliere comunale, eppure abbiamo battuto il partito del sindaco, fedele al Carroccio. Sento di poter dire di aver fatto un ottimo lavoro in questa provincia e ripartiremo proprio da qui per portare avanti il nostro movimento politico”.
“L’astensionismo si combatte con la buona politica, non con l’assistenzialismo sfrenato e i sussidi - continua in merito il segretario Fraticelli -. È evidente che la politica oggi non sappia più rispondere alle problematiche reali dei cittadini”. Il coordinatore provinciale si concentra poi sul Movimento 5 Stelle, terza forza politica all’indomani del voto, riservando per loro parole di fuoco: “Sono la peggior sciagura capitata alla politica italiana. Al nord e al centro Italia hanno fallito su tutta la linea stando agli ultimi dati, e senza il cavallo di battaglia del Reddito di Cittadinanza non avrebbero raggiunto quel 15%".
Per quanto riguarda il prossimo governo e la posizione della coalizione in merito, Fraticelli e Calamita condividono la posizione del segretario Calenda, dicendosi aperti al dialogo per le questioni di interesse nazionale: “Resteremo attaccati ai programmi e faremo opposizione costruttiva, valutando di volta in volta le proposte avanzate e cercando di dare importanza ai contenuti. Se il governo che si formerà dovesse farsi portatore di politiche sagge, ad esempio il rigassificatore di Piombino, di certo noi ci saremo e non ci tireremo indietro. L’opposizione a prescindere non fa parte del nostro DNA politico".
“Il Partito Democratico è diventato il partito del potere - conclude il responsabile provinciale -, scollegato dalle classi sociali che lo hanno definito nel tempo e che è disposto a fare carte false per rimanere al governo. E gli italiani se ne sono accorti. Non hanno nemmeno avuto il buon gusto di cambiare gruppo ministeriale. La Lega paga invece lo scotto di Matteo Salvini: il partito del Carroccio è sempre stato un nostro importante interlocutore con i suoi eccellenti amministratori, ma il personaggio di Salvini ha eroso troppo la credibilità del suo partito e questo è il risultato”.
"Sono ancora in attesa del quadro definitivo degli eletti ma la prima impressione è quella di un risultato storico per la coalizione di centrodestra nelle Marche. Un risultato che conferma in maniera netta, chiara ed inequivocabile anche l'apprezzamento e la fiducia per il lavoro iniziato nel 2020, che oggi si rafforzerà con una folta rappresentanza marchigiana in Parlamento". Così il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli commenta i risultati delle elezioni, che hanno visto una grande avanzata di Fratelli d'Italia, il suo partito.
"Continuiamo a lavorare nella certezza che le azioni messe in campo saranno sempre più palesi e chiare a tutti - aggiunge il governatore -. Le elezioni politiche non sono completamente sovrapponibili alle regionali, ma l'indicazione che emerge ci rafforza nella consapevolezza di quanto stiamo costruendo".
Il giorno dopo le elezioni politiche si raccolgono i cocci e si riparte: questo vale per chi, in un modo o nell’altro, ha fatto quel ha potuto questa estate per contrastare il più possibile l’avanzata di Meloni e fratelli. Certo, il Partito Democratico ha perso nel frattempo ulteriori 'punti credibilità' dopo il matrimonio fallito con Calenda; il Movimento 5 Stelle, dal canto suo, ha saputo ripartire dalla scissione dimaniana e costruire in tempi brevi una 'remontada' che lo ha consacrato terza forza politica. Tutti gli altri - non ce ne vogliano - son nessuno.
Mentre prosegue il traffico di informazioni sui dati ufficiali, dal podio elettorale già si indicono conferenze stampa e rilasciano dichiarazioni: chi per festeggiare e chi per prendere atto di un risultato che, indubbiamente, costringe a rimettere in discussione le proprie azioni fin qui impilate. Nella regione delle Marche - ormai quartier generale del centrodestra - l’analisi di quanto è accaduto alle urne viene demandata a rappresentanti di partito come Maurizio Mangialardi (consigliere regionale, Pd) e Mirella Emiliozzi (deputata per il M5s nella provincia di Macerata).
“La legge elettorale ha determinato un chiaro e prevedibile risultato - commenta Mangialardi - ovvero la piena affermazione di Fratelli d’Italia che prosciuga di fatto la Lega e mantiene congelata Forza Italia. Meloni ha sfruttato al meglio il proprio carisma da ‘cintura nera dell’urlo’ e le correnti modalità elettive: ma ora, al di là degli slogan, bisognerà vedere quanto sarà coerente. Ho i miei dubbi in proposito: ha già cambiato idea sia sulle trivelle sia sull’Europa”.
“Sull’astensionismo invece dobbiamo abituarci - prosegue - è un tema che non siamo riusciti a intercettare. Oggi si ristabilisce quadro democratico chiaro, con un’opposizione che può adempiere al suo ruolo: il Pd rimane, in questo senso, un partito invariato perché a differenza di altri - che prima raggiungono risultati clamorosi e poi scompaiono - è rimasto sempre intorno al 20%. E il risultato di queste elezioni avrà senz'altro ripercussioni sulla stessa regione Marche: a quel punto non si potranno più dare colpe a chi c’è stato prima al governo”.
“Tornare all’opposizione sarà salutare per tutti - conclude - ma dovremo andare oltre la responsabilità fine a se stessa e ricostruire rapporti con la gente e anche con gli altri gruppi politici (come Azione e M5s): con alcuni di loro, alla fine, condividiamo idee e aspetti comuni riguardo temi come i diritti civili, il lavoro, l’economia, l’istruzione, la sanità. Ricordiamoci che la maggioranza raggiunta dal centrodestra non rispecchia la reale volontà popolare”.
Di altra forma e spessore è, invece, il commento di Mirella Emiliozzi. “Non bisogna fare gruppo solo per sconfiggere l’avversario, ma per costruire: una premessa che non c’è mai stata. Il Movimento ha avuto i suoi problemi prima di ritrovare stabilità, e la mancanza di chiarezza del Pd ha giocato un ruolo decisivo. Ciononostante, ci siamo rimessi in sesto e portato avanti idee nelle quali siamo molto convinti: è importante essere a contatto con la realtà e le priorità delle persone. Dopo l’alluvione di Senigallia, per esempio, non possiamo più permetterci ritardi sulle comunità energetiche e le rinnovabili”.
“Non più di un mese fa ci davano tutti per morti - continua - e invece l’ultima campagna elettorale ci ha dato la possibilità di raccontare ciò che avevamo già fatto: prima eravamo impegnati nel lavoro, piuttosto che stare su internet o andare in giro a prendere caffè e scattare selfie. Draghi al governo non ha saputo ottenere un tetto al prezzo del gas, e Meloni non è detto che ci riesca: il presidente Conte a suo tempo era riuscito a imporre il debito comune secondo la formula del recovery found all’Europa della pre-pandemia”.
"La differenza nella nostra rivoluzione gentile - conclude - è che la persona torna ad essere al centro di tutto, di ogni scelta e decisione. Noi continueremo a fare il bene dei cittadini, e chiunque voglia allinearsi a questo principio è il benvenuto. Questo significa fare politica”.
Sentimenti contrastanti in casa Lega all'indomani del voto, anche in provincia di Macerata. Il partito guidato da Matteo Salvini si è trovato a far parte di una coalizione che ha raccolto in moltissimi comuni dell'entroterra maceratese oltre il 50% dei consensi (qui i dati nel dettaglio), ma al tempo stesso ha perduto - per quel che riguarda le preferenze espresse al 'Carroccio' - otto punti percentuali, passando dal 16,24% del 2018 all'8,23% di ieri.
"Una flessione legata inevitabilmente alla geopolitica nazionale - commenta Luca Buldorini, referente provinciale della Lega a Macerata -. È chiaro che il nostro elettorato ha bocciato la scelta di entrare a far parte del governo Draghi dopo e di quello Conte prima. Ne prendiamo atto e rifletteremo su questo. In ogni caso, se oggi abbiamo un governo di centrodestra stabile, è per il contributo che hanno dato tutti".
Il risultato della coalizione viene definito da Buldorini "stravolgente e stupefacente", sottolineando come quello conseguito nelle Marche sia stato il miglior risultato nel Centro Italia. "A livello provinciale non cambierà nessun equilibrio amministrativo", rassicura, visto che la flessione del partito, non "deve ripercuotersi su quelli che sono stati i risultati delle elezioni passate".
"È una regola che fa parte dell'abc della politica - spiega Buldorini -. Le espressioni di governo si conquistano con il voto e con la democrazia. Quello che la Lega ha fatto sul territorio marchigiano in tutte le province e quello che, nelle precedenti tornate elettorali ha ottenuto, rappresentano un sacrosanto diritto della Lega". Il riferimento è all'elezione in Parlamento di Giorgia Latini e Mirco Carloni, rispettivamente assessore e vicepresidente regionale, che per la Lega andranno sostituiti con altre figure in quota 'Carroccio' all'interno della Giunta Acquaroli.
Proprio commentando il risultato riportato da Carloni, Buldorini sottolinea come, nonostante la contrazione nei voti ricevuti, siano stati premiati quegli "amministratori Lega provenienti da un percorso di militanza. Vedasi il caso di Appignano, dove pur essendo io consigliere di minoranza, la Lega ha raggiunto il 12%, e quello dello stesso Carloni con il 9,35% a Pesaro, superiore alla media regionale".
Chiosa finale sul futuro dell'attuale segretario nazionale, Matteo Salvini. Buldorini non si sbilancia nelle previsioni: "L'eventuale promozione o bocciatura di Salvini va misurata da qui in avanti, in un arco temporale di un anno, e andrà pesata sulla sua capacità di portare avanti i veri temi della Lega nel percorso amministrativo, come lo stop al reddito di cittadinanza, l'abolizione della Legga Fornero, il nucleare pulito e il federalismo".
“Una sconfitta dolorosa e pesante. In bocca al lupo a Giorgia Meloni, nell'interesse del Paese". Questo il commento a freddo del coordinatore dei sindaci del Pd Matteo Ricci, sindaco di Pesaro, sui risultati delle elezioni. A questo punto "noi dovremo fare un'opposizione dura, ricostruire e ripensare tutto dal basso", aggiunge.
"Nelle prossime ore proverò a fare un'analisi del voto approfondita, ma due cose le posso già dire. Per prima cosa il problema non era il campo o l'alleanza larga, ma non essere riusciti a farla. Poi non si può che ripartire dai sindaci progressisti e riformisti, dalla sinistra di prossimità. I Comuni - conclude Ricci - sono l'unico livello istituzionale dove governiamo, con il 70% dei sindaci di centrosinistra.
"Un esito elettorale chiaro e purtroppo scontato. Vince la destra”, Giorgia Meloni sarà premier. “Anche nelle Marche il risultato è netto. Per il Pd e tutto il centro sinistra è arrivato il momento di cambiare sul serio". Lo dice all'Ansa la sindaca dem di Ancona Valeria Mancinelli, commentando il risultato delle elezioni politiche.
"Lo abbiamo detto tante volte - aggiunge -ma adesso con la vittoria schiacciante della destra, questo cambiamento deve essere forte e immediato". "Rispetto al dato di Ancona città, la destra è sotto il trend regionale e nazionale - sottolinea Mancinelli - e le componenti che sono nella maggioranza di governo sono avanti di quasi 8 punti. È un dato politico e non amministrativo, ma il fatto che la destra non sfondi va evidenziato", conclude.
"Anche il "modello Marche' con la Regione guidata dal centrodestra dal presidente Francesco Acquaroli, insieme al trend nazionale ha portato risultati per la coalizione e soprattutto per Fratelli d'Italia". Ne è convinta la neosenatrice del collegio uninominale Marche sud, Elena Leonardi che è anche consigliera regionale e coordinatrice Fratelli d'Italia Marche.
Oltre a lei, ha incontrato la stampa anche il neo deputato Stefano Benvenuti Gostoli, uninominale di Ancona, coordinatore provinciale. Il risultato delle elezioni, dice Leonardi, "è positivo per la nostra coalizione e per il nostro partito che si afferma come il primo in Italia e il primo nelle Marche dove supera il livello nazionale. Segno che anche quel 'modello Marche' che abbiamo decantato, in due anni di lavoro in Regione ha portato risultati assieme, naturalmente, al trend nazionale".
Per ora non si è sentita con Giorgia Meloni: "le ho mandato un messaggio, ma immagino che ne avrà moltissimi, - riferisce - ci sentiremo sicuramente nelle prossime ore, attendiamo la conferenza stampa che farà questa sera per avere, con i dati definitivi, il quadro completo della situazione nazionale e regionale".
Dato Marche migliore di quello italiano? "È stata un po' una costante, - spiega - non è la prima volta che FdI registra un dato superiore al dato nazionale. Sicuramente hanno contribuito la classe dirigente che ha costruito il partito in questi anni sul territorio, la credibilità e le nostre persone, il loro impegno, il programma, e indiscutibilmente la credibilità di Giorgia Meloni. Credo che in primis sia questo, la credibilità e il lavoro sui territori".
Se fosse un film s’intitolerebbe “Sono tornata” (Luca Maniero non me ne voglia). Del resto, essere eredi - e con vanto - di una certa ideologia politica, ha le sue responsabilità e conseguenze. Soprattutto se si ha a che fare con un paese dalla memoria corta. Un fatto da considerare però c’è, come una sorta di profezia: l’appello su Tik Tok di Giorgia Meloni al voto, ammiccante e con due bei frutti tondi alla mano. Roba che farebbe concorrenza alla migliore commedia all’italiana, o al massimo ripensare a qualche serie animata come i Simpson o i Griffin.
E invece è pura realtà social, oltre che piena violazione del silenzio elettorale (da qui la profezia). Un modus operandi comune al centrodestra - lo stesso Matteo Salvini ci è ricascato, dopo le regionali del 2020 - ma che lascia le mani pulite grazie al vuoto normativo mai colmato della legge 212 del 1956. Trovata la falla, tanto vale approfittarne. Ciò non toglie che la vittoria - attenzione, non il trionfo! - di Fratelli d’Italia è stato il risultato inevitabile di un percorso iniziato dieci anni fa sotto il 2%, l’egida della fiamma tricolore e forte di quella frangia estremista di destra che ha sempre auspicato un ritorno al “quando c’era lui”.
Sfondato il tetto del 40% delle preferenze, la già presidente dell’European Conservatives and Reformists Party consacra un successo già annunciato durante l’estate, da prima della caduta del governo Draghi. Nonostante il naufragio stile "Titanic" della Lega e il revival di cera di Forza Italia, il risultato - insieme al dato del 36% relativo agli astensionisti (il più alto della storia repubblicana) - testimonia un savoir faire di Meloni da vera leader. Che avrà comunque bisogno di un tecnocrate (italiano o straniero?) che ora gli spieghi cosa fare per andare oltre parole e promesse.
E gli avversari? Da un primo sguardo non solo percentuale, l’opposizione che si prospetta rischia di essere seriamente la meno rilevante di sempre, complice il futuro incerto del Partito Democratico - la cui debacle del meno 20% dovrà far ulteriormente riflettere su quanto e come sia stato fatto negli ultimi dieci anni - e la capacità del Movimento 5 stelle (oggi terza scelta degli italiani) nel dimostrare di essere qualcosa di più che il primo partito nel Sud Italia. Un dato, quest’ultimo, che dà ulteriormente contezza di come il paese non riesca ancora ad andare oltre certi problemi atavici: l’abisso che continua a separare Nord e Sud, il rapporto malato fra politica, libertà e partecipazione sociale, la nostagia di un gruppo di individui che da oggi si sentiranno più legittimati ad alzare la mano destra tesa. All’inizio, magari, solo per gioco.
Dunque, la sintesi della (nuova?) Italia vede Giorgia Meloni prossima alle stanze di palazzo Chigi; il centrodestra con ogni probabilità - dipende dall’entità delle fratture interne - subirà un rimpasto di adepti a seconda di chi soffierà più forte sulla bandiera; la sinistra, invece, dovrà cospargersi di cenere il capo e preoccuparsi di come tornare a fare opposizione in maniera sana (e soprattutto onesta). Il resto, volenti o nolenti, si registrerà nelle conseguenze sul medio e lungo termine: soprattutto a livello sociale e culturale.
La provincia di Macerata rispetta i dati nazionali, anzi consolida ancora di più il successo schiacciante del centrodestra e di Giorgia Meloni. I dati più significativi a livello provinciale riguardano il collegio uninominale Marche 2 alla Camera. La coalizione di centrodestra sfiora il 50% ottenendo il 49,05% delle preferenze. Fratelli d'Italia si attesta al 32,29%, la Lega all'8,23%, tallonata da Forza Italia al 7.56%.
Il centrosinistra si ferma al 23,25%, con il minimo storico del Partito Democratico: a livello provinciale raggiunge soltanto il 17,54%, con Sinistra Italiana/Verdi al 3% e +Europa al 2,2%. Movimento Cinque Stelle al 12,47%, e Terzo Polo al 7,5%. Significativo il dato di Italexit che sfiora il 3% (2,75%). Italia Sovrana e Popolare all'1,46% e Unione Popolare all'1,24%.
Nei comuni più popolosi il trend è sempre lo stesso: centrodestra al 48% a Civitanova Marche, 53% a Corridonia, 43% a Macerata, 45% a Porto Recanati, 47% a Potenza Picena, Recanati al 44%, San Severino Marche al 52%, Tolentino 44%. In 12 comuni dell'entroterra il centrodestra supera il 60%, con il dato più alto a Bolognola (80%). Fratelli d'Italia al 35% a Montecassiano e al 39% a Monte San Giusto, dove governa - a livello comunale - il centrosinistra.
Centrosinistra che vince solo a Poggio San Vicino con il 41% raggiunto grazie all'ex rettore Unicam Fulvio Esposito, che tiene anche a Camerino con il 33%. Italia Viva/Azione ottengono il miglior risultato ad Appignano con il 15,37% raggiunto dal sindaco Mariano Calamita.
Guardando alle singole città, per quanto riguarda il collegio uninominale Marche Sud al Senato, spicca il risultato di Elena Leonardi a Porto Recanati, suo comune di residenza, in cui raggiunge il 46% dei voti traghettando Fratelli d'Italia al 31%. Ma ancora più clamoroso è il dato della Leonardi a Civitanova Marche in cui la lista del centrodestra ottiene il 49% dei consensi e a San Severino Marche e Corridonia, in cui ottiene il 52%.
Risultati simili si hanno anche a Recanati (44%), nonostante una Giunta di centrosinistra, Tolentino (44%), Macerata (44%) e Camerino (46%). Il picco più alto della coalizione si tocca nell'entroterra dove si supera il 60% in 13 comuni, con un inequivocabile 62% a Cingoli e 78% a Bolognola. Notevole anche il dato di Monte San Giusto (61%), dove la Giunta comunale è di colore opposto.
Terremoto elezioni nelle Marche, che svoltano verso il centrodestra, in modo ancora più netto rispetto alle regionale del 2020, da cui uscì un presidente di regione di Fratelli d'Italia. Ora Fratelli d'Italia è il primo partito della regione e il centrodestra si aggiudica entrambi i rami del Parlamento. Ma scendono i consensi di Lega e Forza Italia.
Sul fronte del centrosinistra anche il Pd perde consensi (ma resta il secondo partito delle Marche), così come il Movimento 5 stelle, mentre il Terzo Polo di Calenda e Renzi si attesta su un dato complessivo del 7%.
A scrutinio pressoché completato Fdi è al 29,40 per la Camera, (nel 2018 era al 4,86), la Lega precipita dal 17,28 del 2018 al 7,97%, Forza Italia scende dal 9,92% del 2018 al 6,85%. In calo, più moderato, anche il Pd, con 20,29% (nel 2018 aveva avuto il 21,33%), mentre M5s frana da 35,55% a 13,56%.
Stesso scenario per il Senato con Fdi che sfiora il 30%, Lega che passa da 17,60 a 7,99%, Forza Italia da 9,92 a 6,55. Il Pd si ferma a 19,94% (nel 2018 era 21,91), il Movimento 5 stelle, che aveva 35,22% nel 2018 cala a 13,79%.
Complessivamente il centrodestra alla Camera raccoglie 336.382 voti, pari al 44,66%, il centrosinistra totalizza 201.347 consensi, pari al 26,73. Il centrodestra inoltre si aggiudica tutti i collegi uninominali: il presidente dell'Udc (Noi moderati) Antonio De Poli batte il candidato del centrosinistra Marco Bentivogli, ex segretario della Fim Cisl.
Nel collegio senatoriale di Marche Nord. La coordinatrice regionale di Fdi Elena Leonardi viene eletta nel collegio senatoriale di Marche Sud, sconfiggendo l'imprenditrice agricola Mirella Gattari (centrosinistra). Per la Camera l'assessore regionale alla Cultura Giorgia Latini (Lega), prevale sull'ex rettore di Unicam Fulvio Esposito (centrosinistra) a Macerata, l'assessore regionale alle Attività produttive Mirco Carloni batte il coordinatore della segreteria nazionale di +Europa nel collegio di Pesaro, l'esponente di Fdi Giorgio Benvenuti Gostoli sconfigge l'ex presidente del Consiglio regionale Antonio Mastrovincenzo (Pd) nel collegio di Ancona. Infine il commissario regionale di Forza Italia Francesco Battistoni prevale sulla sindaca del piccolo Comune di Monterubbiano Meri Marziali.
Erano oltre 50 milioni gli italiani chiamati oggi a votare per rinnovare il Parlamento: i seggi sono stati aperti dalle 7 alle 23. I dati definitivi dell'affluenza alle urne registrano, in tutto lo Stivale, una affluenza al 63,73%: un calo di quasi il 10% rispetto alle ultime elezioni del 2018 quando aveva votato il 74,26% degli avanti diritto.
Per la regione delle Marche, il tasso di partecipazione è al 68,40% (sui 225 comuni chiamati al voto), dato che - se confrontato con l'ultima tornata elettorale - evidenzia un decremento superiore al 9%, che combacia con quello a livello nazionale (77,67%).
Nelle singole province marchigiane Ancona registra il 68,40% (77,13% nel 2018), Fermo il 68,12% (77,24% nel 2018), Macerata il 68,68% (77,36% nel 2018) e Ascoli il 67,67% (77,65% nel 2018). La zona di Pesaro Urbino si ferma al 69,25% rispetto al 78,56% del 2018.
LEGGI ANCHE: I RISULTATI DEI PRIMI EXIT POLL
Secondo i primi Exit Poll rilasciati dal Tg La7 e da Rai 1, la partita elettorale sarebbe stata vinta in maniera piuttosto netta dal centrodestra, in attesa delle proiezioni basate su dati reali. Entrambe le emittenti televisive indicano - come atteso alla vigilia - Fratelli d'Italia come partito più votato.
La Rai, con dati rilasciati dal Consorzio Opinio Italia, assegna alla coalizione di centrodestra una forchetta che va dal 41% al 45% e una maggioranza nel numero dei seggi ottenuti sia al Senato che alla Camera, mentre al centro-sinistra una forchetta che va dal 25,5% al 29.5% (anche in questo caso stesso valore per Senato e Camera). Terzo posto per il Movimento Cinque Stelle con una forchetta che va dal 13,5% al 17,5%. Azione-Italia Viva non va oltre la forchetta del 6,5-8,5%.
Sulla stessa lunghezza d'onda il trend poll lanciato dal direttore Enrico Mentana e affidato a Swg. In questo caso la coalizione di centrodestra è attesa a una forchetta che va dal 43 al 47%, il centrosinistra a una forchetta che va dal 25 al 29%, il Movimento 5 Stelle dal 13,5 al 17,5%. Terzo Polo tra il 6 e l'8%.
Per La7 Fratelli d'Italia primo partito con una percentuale di preferenze compresa tra il 23 al 27% (22-26% per la Rai), il Pd tra il 18 al 22% (17-21% per la Rai), la Lega tra il 9,5 e il 13,5% (8,5-12,5% per la Rai) e Forza Italia tra il 6 e l'8% (stessi dati Rai).
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Secondo le prime proiezioni di Swg per La7 emergono, su tutti, due dati. Il Partito Democratico raggiungerebbe il minimo storico alle elezioni fermandosi al 18,10% tallonato dai 5 Stelle (il 17%), mentre dall'altro versante - quello del centrodestra - la Lega scenderebbe sotto il 9%, all'8,40%, con un vantaggio di solo mezzo punto su Forza Italia (7,90%). Fratelli d'Italia sarebbe, nettamente, il primo partito con il 26% delle preferenze.
Sono quasi 51 milioni gli italiani chiamati oggi a votare per rinnovare il Parlamento: seggi aperti dalle 7 fino alle 23. Alle ore 19 l'affluenza alle urne si attesta, in tutto lo Stivale, al 51,14%: un calo di oltre il 7% rispetto alle ultime elezioni del 2018, quando era arrivata sino al 58,95% allo stesso orario.
Per la regione delle Marche, il tasso di partecipazione è al 55,69% (sui 225 comuni chiamati al voto), dato che - se confrontato con l'ultima tornata elettorale - evidenzia un decremento superiore al 7%, che combacia con quello a livello nazionale (62,16%).
Nelle singole province marchigiane Ancona registra il 56,09% (66,23% nel 2018), Fermo il 54,94% (62,30% nel 2018), Macerata il 55,31% (61,03% nel 2018) e Ascoli il 56,09% (61.68% nel 2018). La zona di Pesaro Urbino si ferma al 57,03% rispetto al 65,28% del 2018.
Vittorio Sgarbi ha votato qualche ora fa a San Severino Marche, comune nel quale ha la residenza, dopo aver ritirato la sua tessera elettorale presso l'ufficio anagrafe del comune settempedano. Il critico d'arte, prima di recarsi al seggio, si è trattenuto con il primo cittadino Rosa Piermattei, insieme alla quale si è recato alle urne.
Il senatore uscente è in corsa anche in questa tornata elettorale, nella quale compete - sotto le insegne di 'Noi Moderati', lista composta da 'Italia al Centro', 'Noi con l’Italia', 'Coraggio Italia' e 'Unione di Centro' - nel collegio uninominale Emilia-Romagna - 03 (Bologna) e come capolista nel collegio plurinominale Lombardia - 02, che comprende Milano e Monza.
“È diventato necessario ed improrogabile intervenire in maniera concreta per aumentare la sicurezza lungo la strada statale 571 Helvia Recina (Regina)". A dirlo è il consigliere comunale di Potenza Picena con delega alla Polizia Locale nonché consigliere provinciale, Massimo Caprani, dopo l’ennesimo incidente mortale occorso sul tratto potentino di quella che è considerata una delle arterie viarie tra le più pericolose in Italia.
“Già dalla scorsa primavera – aggiunge Caprani – l’amministrazione Comunale di Potenza Picena ha redatto e presentato alle autorità di Governo un progetto per implementare i dispositivi di sicurezza sul tratto della Regina che attraversa il nostro territorio, tra cui l’installazione di autovelox fissi”.
“ Deterrenti di velocità che il piano prevede anche sul segmento nord della Statale 16 di Porto Potenza, altro tratto stradale soggetto a criticità. Per quel che riguarda i controlli sono stati intensificati quelli da parte della Polizia Locale che, ovviamente, da soli non bastano”.
“ Nel corso del prossimo Consiglio provinciale di Macerata – conclude il Consigliere Massimo Caprani - chiederò al presidente e alla giunta di prendere in considerazione una serie di interventi sui tratti più pericolosi della Strada Regina atti a porre in essere ogni misura utile ad incrementare la sicurezza veicolare”.
Si è tenuta nella serata del 23 settembre la cena conclusiva della campagna elettorale della Lega presso i locali del Parco Hotel di Pollenza. Presenti all'evento i candidati della regione Marche per il partito di Matteo Salvini: Riccardo Augusto Marchetti, Giorgia Latini e Mauro Lucentini, oltre agli esponenti delle amministrazioni della provincia di Macerata fra cui Sandro Parcaroli, Luca Buldorini, Giuliano Pazzaglini e Renzo Marinelli.
Il coordinatore regionale della Lega Marchetti, intervenuto a margine, si è detto fiducioso e pronto per questo "appuntamento con la storia", come lo ha definito. "Se i sondaggi dovessero essere confermati saremo chiamati a dover arginare quella che è la più grave crisi sociale, economica ed energetica dal dopoguerra ad oggi. Ci sarà bisogno di poca filosofia e tanto pragmatismo per rispondere alle tantissime istanze degli imprenditori e dei cittadini che abbiamo ascoltato in questi anni".
Giorgia Latini, candidata al collegio uninominale di Macerata per la camera dei deputati: "La decisione di fare un passo in avanti verso il Parlamento e tornare da dove venivo mi consente di lasciare posto a chi ormai ha acquisito competenze in questi anni e che quindi saprà sicuramente sostituirmi, andando anche ad allargare la nostra squadra. Avremo poi la possibilità di fare cose concrete per il nostro territorio istituendo un contatto diretto col governo centrale".
"Piena e totale solidarietà alle forze di polizia che oggi, con poche unità, hanno saputo garantire con enorme professionalità il rispetto della legalità davanti alla sede della regione Marche”. Lo dichiara l'assessore alla sicurezza urbana e polizia locale della Regione Marche Filippo Saltamartini alla luce dei fatti che si sono consumati questa mattina di fronte alla sede della giunta regionale ad Ancona.
Circa 300 persone tra giovani, studenti e attivisti hanno manifestato nell’ambito dei Fridays for Future dei movimenti ambientalisti, ma una frangia di partecipanti ha sporcato scale e pareti del palazzo rendendosi protagonista di lanci di fango portato dalle zone alluvionate del senigalliese, "anche contro le forze dell’ordine presenti per presidiare la manifestazione", precisa Saltamartini.
“Anche alla luce di questa circostanza rinnovo la richiesta avanzata ieri al Ministro dell'Interno di potenziare il personale delle forze dell'ordine e del corpo dei vigili del fuoco nella Regione Marche - chiosa l'assessore -. Tale urgente necessità si manifesta non solo nelle aree alluvionate, ma in tutte le zone che più in generale devono veder garantito il soccorso pubblica e la sicurezza".