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MarcheStorie prosegue portando il "dono della poesia" dialettale a Caldarola e Treia con Leopardi e Affede

MarcheStorie prosegue portando il "dono della poesia" dialettale a Caldarola e Treia con Leopardi e Affede

Nel calendario della prossima settimana, a cominciare da martedì 10 al teatro di Caldarola e proseguendo domenica 15 al teatro di Treia, sempre alle 21.15, il Festival MarcheStorie racconterà due poeti straordinari, per fecondità e per contenuti, ma anche autentici lettori del proprio tempo attraverso il garbo, la dolcezza, la sollecitazione, l’ironia e financo la satira, modo e modello di ammonire raccontando storie piacevoli.

Il concetto centrale di questa edizione è “Il dono della poesia", forma d’arte che offre una comunicazione profonda e universale, connettendo le persone attraverso emozioni ed esperienze. Essa rappresenta una traccia di infinito, che permette di esplorare il mondo in modo più profondo, autentico e, spesso, unico.

Lo scambio poetico durante il festival crea legami duraturi e arricchisce sia chi riceve sia chi offre, alimentando una connessione tra le persone e i luoghi.

La compagnia teatrale Fabiano Valenti organizzerà i due spettacoli con i propri attori, in stretta sinergia con le amministrazioni comunali, con la direzione e la regia di Francesco Facciolli cui si deve l’ideazione delle due rappresentazioni.

Caldarola

Titolo dello spettacolo: L’ALTRO LEOPARDI, la poesia del popolo tra musica e parole. La prèdeca de Padre Lavì e le altre storie di Alfonso leopardi, sacro e profano alla fine dell’Ottocento.

Poesia in lingua dialettale: non è una provocazione, ma un tentativo di far conoscere la grande poesia degli autori marchigiani fuori dalla lingua cosiddetta “ufficiale”: Alfonso Leopardi è un grande letterato ed un eccellente rappresentante della poesia dialettale e nasce a Caldarola in un tempo (1829) in cui si stavano preparando sostanziali rivolgimenti politico-sociali. Il progetto prevede di scoprire il mondo affascinante e proprio della nostra identità territoriale, che si riferisce alla seconda metà del 1800, attraverso lo sguardo lucido, disincantato, patriottico anche, di un poeta e di una poesia che hanno saputo rendere in versi la vita popolare del proprio tempo, della propria provincia, della propria gente e del tenore di vita di allora. Insieme alle poesie le musiche ed i canti di Cristian Latini e Marco Meo. Condurrà al serata Giulia Sancricca.

Treia

Due giornate a Treia con le poesie di Mario Affede, nato a Treia. Un laboratorio il sabato ed uno spettacolo la domenica.

LEGGO, ASCOLTO E CREO Laboratorio creativo, sabato 14, mattino e pomeriggio, (6/12 anni), in collaborazione con la dirigenza dell’I.C. Paladini.

Sarà un laboratorio di lettura e ascolto creativo (degli attori della compagnia che leggeranno le favole di Affede sugli animali e racconteranno le esperienze personali) sulle poesie e sulle storie dialettali (aperto ai bambini della scuola primaria) che eseguiranno, dopo, i racconti, i disegni e le immagini che saranno frutto della loro partecipazione e della loro emozione.

Domenica 15, alle ore 21.15, al teatro comunale:

TI RACCONTO UNA POESIA

Immagini e parole diventano spettacolo

Le Làude e le birbonate di Mario Affede; viaggio poetico popolare di metà Novecento; tramandare parole, storie e sapienze per tenere viva la cultura dei Borghi.

Sarà uno spettacolo di lettura poetica, con proiezioni dei lavori eseguiti dai bambini nella giornata di sabato.

Breve introduzione e presentazione di Mario Affede a cura di Agostino Regnicoli; quindi, basandosi anche sui disegni e lavori effettuati nel pomeriggio, letture di poesie di Affede da parte dei bambini e ragazzi che hanno partecipato al laboratorio del sabato; altre letture di poesie più significative e conosciute di Affede e conclusione con Le Litanie (Le làude).  Il tutto alternato dall’organetto di Serena Canala.

Il lavoro vuole evidenziare alcuni fattori essenziali: la forza della poesia propria della letteratura dialettale, troppo spesso relegata al ruolo di produzione inferiore messa a confronto con le favole di Esopo e La Fontaine, alle quali si ispira pure Affede; sarà un confronto da cui il dialetto non uscirà sconfitto.

Lo sguardo attento, chirurgico di Affede che, scherzando e talora ridendo, mette a nudo pregi, difetti e caratteristiche di una popolazione e di un periodo storico che ancora oggi si ritrovano; inoltre l’eroicità e la resilienza di una classe popolare non sempre fortunata, spesso angheriata, sovente in contraddizione, che sa trovare nell’ironia, nello humour e nella fede la forza della resilienza e della sopravvivenza.

 

 

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