Pino Insegno è protagonista del “La vita non è un film”, tratto dal proprio omonimo libro autobiografico, in scena al teatro Velluti di Corridonia venerdì 31 marzo e al teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno sabato 1 e domenica 2 aprile, nelle stagioni realizzate dai rispettivi Comuni e AMAT con il contributo di MiC e Regione Marche
Lo spettacolo, che in entrambi i teatri sostituisce – per esigenze della produzione – l’annunciato “Imparare ad amarsi” sempre con Insegno e con Alessia Navarro, è messo in scena con la regia di Matteo Tarasco. Le musiche originali sono di Stefano Mainetti per la produzione di Fondazione Teatro “Luigi Pirandello” Valle dei Templi Agrigento.
Pino Insegno racconta agli spettatori la storia di un ragazzo di Monteverde che ha abbandonato il calcio per ricorrere il sipario, passando per il microfono del doppiaggio e le telecamere della televisione. Amatissimo attore, istrionico presentatore, insegnante, portentoso doppiatore, interprete di variegati ruoli dal Sistina al Nazionale di Milano e ora anche scrittore in un racconto autoironico, tanto esilarante quanto duro, scherzoso ma schietto “quando ce vole”.
L’amore incontrastato per il calcio in cui “attentavo le articolazioni ossee di Antonio Cabrini” poi però stroncata da un infortunio, ma che ha permesso, inconsciamente, al pubblico di Pino Insegno di godere del suo innato talento anche dietro un microfono o davanti una telecamera. È passato da far tremare il portiere avversario a far tremare dalle risate il pubblico, a partire dall’“Allegra Brigata” poi con gli inseparabili colleghi e amici di sempre: Roberto Ciufoli, Francesca Draghetti e Tiziana Foschi che insieme, grazie ad un guizzo di Pino Quartullo, diventati lo storico quartetto “Premiata Ditta” voluti in seguito da Raffaella Carrà come special guest, dopo un successo in prime time su Rai2.
È quindi la storia di un semplice ragazzo vissuto sulla collina tufacea della capitale, che affronta mille peripezie per diventare l’uomo che sogna. È riuscito a trasformare le passioni di un “pischello” in un mestiere in cui ne è all’apice. Infranto un sogno, ne coltiva subito un altro e lo trasforma in realtà, non certo perché i suoi genitori erano “Aristotele Onassis o Maria Callas”, ma figlio di Armando e Romana, che gli hanno insegnato il valore dell’umiltà che consente di vivere la vita con sensibilità e bellezza.
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