C’è un filo sottile che unisce le api, i prati dei Monti Sibillini e la memoria dei luoghi e degli affetti familiari. È lungo questo filo che Diego Coperchio, 40 anni, ha costruito la sua storia. Una storia che nasce a Montalto di Cessapalombo, una frazione del piccolo paese dell’entroterra maceratese dove viveva sua nonna e dove lui è cresciuto, in una casa oggi resa inagibile dal terremoto.
È qui che circa dodici anni fa Coperchio - che vive a Tolentino ed dipendente di un’azienda di arredi - ha sentito che aveva bisogno di un motivo in più per ritrovare le radici di quei luoghi. Ai momenti da trascorrere con sua nonna per sistemare il verde intorno casa, si è aggiunta una passione: l’apicoltura. E da lì tanto studio, lavoro e passione. Questa è una storia che ha un sapore unico, quello del miele: il nettare che ogni anno prende forma tra i fiori e le stagioni in un territorio custodito nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini.
E oggi quella passione ha un nome: Società Agricola Fratelli Coperchio, e un riconoscimento importante: per il secondo anno consecutivo, una Goccia d’Oro alla 45esima edizione del Concorso Tre Gocce d’Oro – Grandi Mieli d’Italia a cui hanno partecipato ben 599 apicoltori di tutto lo Stivale, inviando 1.790 mieli. Il millefiori di Coperchio ha confermato la Goccia ottenuta per la prima volta lo scorso anno e oggi il giovane vuole condividere il riconoscimento con l’intero territorio. Perché è in questo principio che la Goccia d’Oro trova il suo vero significato a Cessapalombo:
«Per me non è una vittoria personale - dice Coperchio -, ma il simbolo di una sfida portata avanti da molti: quella di un territorio che resiste, che continua a credere e investire in queste terre dove la biodiversità è ancora vera e il miele millefiori racconta il respiro della montagna». E quale prodotto migliore, se non il miele, può rappresentare il valore di un territorio? «Il miele viene prodotto da ciò che il territorio ci dà - evidenzia l’apicoltore -, è per questo che il risultato è di tutti noi: sicuramente il Parco dei Monti Sibillini, ma anche l’amministrazione comunale e tutti i cittadini e agricoltori vi hanno contribuito. Tutti coloro che amano e in qualche modo vivono queste terre mettono la loro tessera del puzzle per rendere unica la nostra biodiversità e dunque anche la qualità del nostro millefiori». Quest’anno, con la conferma della Goccia d’Oro, la piccola realtà di Coperchio ha anche assunto una forma diversa: se inizialmente la produzione avveniva sotto il nome della società della cugina, Serena Ottavi, ora ha preso forma la sua realtà agricola.
«È un modo per guardare al futuro - dice Coperchio - avviare collaborazioni con le istituzioni e le realtà produttive e ricettive di questo territorio. Consapevole che la sinergia nei luoghi dell’entroterra sia ancora più fondamentale, ho affidato i vasetti del nostro miele a tutte le attività di Cessapalombo, così che possano essere loro a distribuire il prodotto, in un’ottica di una equa e rispettiva valorizzazione delle nostre realtà». «L’impegno di Diego Coperchio ci riempie di orgoglio - dice il sindaco Giuseppina Feliciotti -. A fare la differenza nei piccoli Comuni come il nostro sono le persone mosse dalla passione e dall’amore per un’area in cui vivere è difficile, è vero, ma grazie alla sensibilità di chi la ama si può crescere insieme. La nostra amministrazione continuerà a sostenere il suo impegno e quello di tutte le attività che hanno compreso come la squadra e la collaborazione siano i punti fermi da cui muoversi insieme per guardare all’obiettivo comune di dimostrare quanta ricchezza siamo capaci di creare».
Questo fine settimana il Natural Village di Porto Potenza Picena, una delle più importanti strutture ricettive della regione, chiuderà la lunga stagione turistica iniziata lo scorso aprile con un importante segno positivo. “Abbiamo sfiorato le 80 mila presenze a fronte di quasi 25 mila arrivi – ha sottolineato la direttrice della struttura, Alessandra Mori – un risultato inaspettato che fa registrare la migliore stagione in assoluto e conferma che credere nella destagionalizzazione paga".
Negli ultimi tre anni, a fronte di un importante investimento messo a terra dalla proprietà altoatesina guidata da Stefan Rubner, il villaggio ha avuto un sostanziale upgrade che lo ha reso maggiormente appetibile in termini di qualità e di servizi al cliente: "Questo ci ha permesso di promuovere struttura e territorio con un prodotto centrato - ha aggiunto Alessandra Mori - non solo per famiglie ma rivolgendosi anche al mondo dei cani grazie al comune di Potenza Picena che ha cambiato il regolamento, permettendo così ai cani di fare il bagno in mare, al movimento delle biciclette e dell’E-bike così come alla parte sportiva legata al volley, all’hockey e al basket in carrozzina con particolare attenzione al mondo della disabilità".
"Mi piace evidenziare il fondamentale apporto di uno staff professionale e volenteroso fatto da persone cresciute con noi e, in parte, proveniente dalla proficua collaborazione con la Scuola Alberghiera 'Varnelli' di Cingoli. Importante è stata l’apertura della struttura e dei servizi verso l’esterno come la spiaggia e il ristorante 'Sea Side' che ci ha fatto conoscere ed apprezzare dalla clientela locale", conclude Mori.
Si è svolto a Macerata, nelle sale della Società Filarmonica, il convegno della Delegazione di Macerata dell’Accademia Italiana della Cucina dedicato a “Antonio Nebbia, precursore della cucina regionale italiana”.
Ha introdotto e condotto magistralmente i lavori il Presidente della Delegazione di Macerata, Dott. Pierpaolo Simonelli. Sono intervenuti sul tema del cuoco settecentesco Antonio Nebbia il giornalista Dott. Ugo Bellesi, il Prof. Tommaso Luchetti, storico della gastronomia, la Dott.ssa Benedetta Mostratisi e Luciano Scafà, cultore della materia.
A conclusione del convegno il Comm. Mimmo D’Alessio dell’Accademia Italiana della Cucina e l’assessore alla cultura Katiuscia Cassetta hanno consegnato il prestigioso premio nazionale dell’Accademia “Giovanni Nuvoletti 2025”, per la valorizzazione della Buona Tavola, al Prof. Evio Hermas Ercoli.
Riportiamo qui di seguito la comunicazione svolta per l’occasione dal Prof. Ercoli sul tema del tempo nella cultura gastronomica.
Le boeuf à la mode e il tempo
La storia non si fa con i se, ma se l’appetito non avesse attardato Luigi XVI di Francia nella sua fuga da Parigi, la Rivoluzione Francese avrebbe preso un’altra piega. La tentazione di fermarsi per fare merenda con un pezzo di carne ben cotta fu irresistibile. Volle provare forse per l’ultima volta Le bœuf à le mode, un saporitissimo stufato di manzo, cucinato lentamente nel vino con ortaggi, spezie e aromi.
Una pietanza che ha cambiato la storia, ma che è anche una storia in sé; una macchina del tempo che oscilla in avanti e indietro.
La ricetta del Bò alla moda l’aveva pubblicata una decina di anni prima nelle Marche il nostro Antonio Nebbia. Non abbiamo moltissime informazioni biografiche su di lui, ma Il Cuoco Maceratese è l’unica opera conosciuta del Nebbia ed è considerata una pietra miliare nella storia della cucina italiana. La sua versione del Bò a la moda, paradossalmente, non è molto originale. Riprende quella di un famoso ricettario anonimo pubblicato nel 1766, Il cuoco piemontese perfezionato a Parigi. Un’arte culinaria nata in un contesto fortemente francofilo, che traduce e adatta l’originale dalla Cuisinière bourgeoise di Menon (1730 ca.).
Un piatto “alla moda” che afferma nella cottura il primato del fornello sul focolare e che segue lo stile della ‘cuisine moderne’ introdotta dai cuochi francesi dopo la codificazione di François Pierre de La Varenne (Le cuisinier françois, 1651).
La ricetta del Boef à le mode è addirittura più antica, forse risalente al medioevo. Sicuramente citata nel menù del pranzo di gala del 1716 offerto dalla municipalità di Halle in Sassonia a Johann Sebastian Bach in occasione del suo concerto inaugurale dell’organo in cattedrale.
Un piatto che nella fine del settecento diventa il simbolo di una cucina solida, sostanziosa e nazionale, molto in voga nella cucina borghese dell’epoca, lontana dai fasti aristocratici. Lo scrittore gastronomico Grimod de La Reynière, alla fine del XVIII secolo, consacrerà il bœuf à le mode a simbolo della nuova cucina patriottica, accessibile e borghese.
Piatto amatissimo da Napoleone, che pur essendo frugale apprezzava le ricette popolari ben fatte. Proprio nel 1792 apre Le Bœuf à la Mode, il primo ristorante “à la carte” di Parigi in Rue de Valois, vicino al Palais-Royal, con un elemento scenografico molto importante: l’insegna, che rappresentava un bœuf “vestito” con châle, toque a piume e abiti alla moda.
L’insegna e la decorazione del ristorante contribuirono alla notorietà del locale, anche se non sempre apprezzata nei circoli culturali parigini, che la percepivano come “volgare”. L’idea che il bue fosse vestito riflette l’importanza dell’apparire e il connubio tra gastronomia, moda ed estetica sociale nel periodo del Directoire, con riferimento al Carnevale di Parigi (Carnaval de Paris) e alla tradizione del Bœuf Gras, simbolo dell’ultimo trionfo della carne prima della Quaresima.
La corporazione dei macellai (bouchers) aveva un ruolo centrale, organizzando la sfilata del bue ornato, inghirlandato e rivestito con drappi e fiori ‘alla moda’. Una tradizione popolare che faceva da contraltare al piatto borghese del Bœuf à la mode, due modi diversi di celebrare il bue: uno comunitario, l’altro raffinato.
La sfilata del Bœuf Gras arriva perfino in Italia e fa da sfondo agli ultimi momenti di Violetta Valéry ne La Traviata di Giuseppe Verdi, dove cori e fanfare evocano la gioia carnevalesca: “Largo al quadrupede”.
Il nostro Bue alla Moda continua la sua strada e lo ritroviamo nel celebre ricettario di Pellegrino Artusi, La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene (1891), con uno stile pratico, narrativo e rivolto alla borghesia italiana unificata.
Determinante sarà l’intervento di Auguste Escoffier (1846-1935), grande codificatore della cucina francese moderna, che raccolse e nobilitò i piatti regionali trasformandoli in “classici universali”. Nel suo monumentale Le Guide Culinaire (1903) troviamo la ricetta del Bœuf à la Bourguignonne, piatto di brasato al vino di Borgogna.
Così il Bœuf à la mode, da piatto borghese parigino, diventa la Bœuf à la Bourguignonne, variante identitaria e localizzata, elevata a grande classico universale.
Entriamo così nel mondo della Belle Époque e nella memoria letteraria di Proust, che in À la recherche du temps perdu (1913–1927) evoca la cucina domestica come memoria sensoriale, citando anche il bœuf à la mode servito freddo, ‘en gelée’.
Con la comunicazione di massa contemporanea, il Bo alla moda del Nebbia entra nell’olimpo della cultura pop, grazie a Julia Child, grande divulgatrice della cucina francese negli Stati Uniti, che fa del Bœuf à la mode un piatto fetish. La sua preparazione divenne uno dei momenti più narrati del blog, simbolo di cura, tecnica e lentezza.
Il critico Powell ne parlava come di un vero e proprio rito di passaggio, la prova suprema per confrontarsi con Julia Child. La Child proponeva il Bo alla moda come “stufato supremo di manzo”, esemplare per insegnare agli americani cosa significhi cucinare con amore e con lentezza.
In Julie & Julia (2009), con Meryl Streep e Amy Adams, il Bœuf à la mode diventa la ricetta-emblema del film, simbolo della cucina francese e della sfida culinaria. Quando lo stufato riesce, il piatto incarna il trionfo della passione culinaria, diventando virale e simbolo del gourmet casalingo per eccellenza.
Il Bœuf Bourguignon vive così una doppia vita: piatto tradizionale francese e icona globale, grazie a Julia Child e al film, esemplare della cucina francese romantica, da imparare con dedizione.
Oggi, con la modernità, nessuno utilizza più i ricettari del settecento; gli aristocratici sono tramontati, e del Bœuf à la mode in Rue Valois rimane solo l’insegna. Le rievocazioni del Boef Gras in Italia sono sporadiche e senza la corporazione dei macellai, ma le tavolate invernali con carni succulente arrivano ancora sulle tavole della Douce France, simbolo del piatto della domenica e metafora del tempo lento, sempre attuale, semplice e complesso.
Il Club Alpino Accademico Italiano (CAAI), massima espressione dell'alpinismo di eccellenza nel panorama nazionale, ha accolto tra i suoi membri il settempedano Alessandro Fabrini.
Insegnante di educazione fisica e osteopata, Alessandro, socio del CAI – sezione di San Severino Marche dal 1999, ha ottenuto il riconoscimento riservato a chi si distingue per un'attività alpinistica di alto livello su roccia, ghiaccio e misto.
La sua ammissione nel mondo “accademico” rappresenta il coronamento di un percorso che lo ha visto protagonista di imprese di notevole difficoltà tecnica, sia sulle vette di casa che sulle grandi montagne delle Alpi e del mondo.
La passione di Fabrini per la montagna ha radici profonde. Fin da bambino ha seguito la strada del padre Gianfrancesco, grande medico e appassionato di montagna. Nelle sue stesse parole un percorso di vita condiviso in famiglia: “Ho iniziato a frequentare la montagna fin da bambino con mio padre e mia madre e per diversi anni sono stato nel mondo dello sci alpino agonistico, partecipando a gare regionali e nazionali”.
L'alpinismo ha preso il sopravvento dopo un corso del CAI: “Arrampicavo occasionalmente, finché all’età di 17 anni ho deciso di partecipare ad un corso di arrampicata libera ed in seguito ad un corso di alpinismo presso la scuola ‘Giuliano Mainini’ di Macerata.
Un’escursione, in particolare, ha segnato la sua vita: “Ricordo ancora l’ultima uscita del corso sul ghiacciaio del Monte Rosa: rimasi ‘stregato’ da quell’ambiente. Da quel giorno in poi l’andare in montagna non fu più una cosa occasionale, ma divenne una costante”. Alessandro ha così iniziato a frequentare assiduamente i Monti Sibillini, per poi spostarsi sempre più spesso sulle Alpi, affascinato dall'alta quota.
Per lui, l'alpinismo non è solo una sfida fisica, ma un'esperienza profonda e di condivisione: “Frequentare questo ambiente, negli anni, mi ha permesso di conoscere, scalare e stringere grandi nuove amicizie con persone che condividono la mia stessa passione”. Alessandro è particolarmente attratto dalle “grandi vie d’ambiente”, dove può trascorrere più giorni immerso nel cuore delle montagne. “Ripercorrere le grandi pareti o le vie storiche, dopo aver letto i racconti degli alpinisti che le hanno vissute per primi – racconta – è per me come intraprendere un viaggio nella storia dell’alpinismo. Un'esperienza carica di significato ed emozioni”.
Il vissuto in quota di Fabrini presenta un'impressionante lista di salite, che spaziano dall’alpinismo classico allo scialpinismo. Tra le più significative: la Cresta integrale di Peuterey (Monte Bianco, 4500 metri di dislivello), la Parete Nord delle Grandes Jorasses, il Pilone Centrale del Freney (via Bonington), e la via Heckmair all’iconica parete nord dell’Eiger (Svizzera, Alpi Bernesi), affrontate con l’amico Fabrizio Rossi.
Ma tante altre sono le montagne protagoniste delle sue imprese: il Diedro di Mefisto sul Paretone del Corno Grande (Gran Sasso), la parete nord del Civetta, la parete sud della Marmolada, la parete Est delle Grandes Jorasses.
Appassionato di sci, ha presto abbandonato le piste sempre più affollate per dedicarsi allo sci alpinismo. Insieme al fratello e ad amici ha collezionato numerose salite oltre i 4000 metri delle Alpi, raggiungendo con gli sci le vette del gruppo del Monte Rosa, dell’Oberland, del Mischabel e degli Écrins.
Oltre alle salite, Alessandro Fabrini si dedica attivamente alla divulgazione e alla didattica. Dal 2019 è istruttore di arrampicata sportiva, lavorando con ragazzi dai 4 ai 18 anni. Ha tenuto serate fotografiche presso la sezione CAI di San Severino Marche e nel 2022 è stato invitato a presentare le sue esperienze al Congresso degli istruttori del Club Alpino Italiano.
La sua esperienza si estende anche fuori dall’Europa, con spedizioni nella Yosemite Valley (2015) e in Perù (2024), dove ha raggiunto la vetta del Nevado Ishinca (5530 m) e del Nevado Alpamayo (5945 m).
“L’ingresso di Alessandro Fabrini nel Club Alpino Accademico Italiano non è solo un riconoscimento delle sue abilità tecniche, ma anche un attestato del suo spirito di condivisione e della sua passione, che continua a ispirare e a contribuire alla comunità alpinistica e a far conoscere la Città di San Severino Marche non solo in Italia ma nel mondo – sottolinea con orgoglio il sindaco Rosa Piermattei –. Le imprese di questo sportivo sono davvero impressionanti, così come la sua disponibilità e la sua volontà di condividere le esperienze con tutti gli appassionati di montagna”.
Un traguardo storico per l’agility dog italiano e una grande soddisfazione per la provincia di Macerata. Andrea Buongarzoni di Urbisaglia, insieme alla sua inseparabile Brigitte, ha conquistato la medaglia di bronzo ai Campionati Mondiali FCI di Agility Dog 2025, disputati dal 17 al 21 settembre a Kalmar, in Svezia.
Buongarzoni faceva parte della nazionale italiana impegnata nella categoria Medium, in squadra con Martina Magnoli Klimesova con Malinka, Viennalisa Di Tullio con Witch e Giacomo Blessent con Like. Il quartetto azzurro ha centrato un risultato senza precedenti: terzo posto assoluto tra le 29 squadre in gara, portando l’Italia sul podio mondiale per la prima volta nella storia di questa categoria.
L’evento, organizzato dalla Federazione Cinologica Internazionale (FCI), ha riunito oltre 500 binomi provenienti da 40 Paesi. Tra percorsi di altissimo livello tecnico e una concorrenza serrata, la prestazione degli italiani ha brillato per precisione, velocità e grande affiatamento tra atleta e cane.
«È stata un’esperienza incredibile – racconta Buongarzoni – poter rappresentare l’Italia in un contesto così prestigioso e tornare a casa con una medaglia mondiale è un’emozione che non si dimentica. Brigitte è stata straordinaria, ha dato tutto in ogni manche. Questo risultato è il frutto di tanto lavoro, passione e fiducia reciproca».
L’impresa di Buongarzoni e Brigitte, insieme a quella dei compagni di squadra, conferma l’eccellente livello dell’agility dog italiano, capace di competere ai massimi livelli internazionali.Un orgoglio per l’intero movimento cinofilo nazionale e, soprattutto, per Urbisaglia e la provincia di Macerata, che possono vantare un atleta capace di portare il nome del territorio sul podio del mondo.
l ristorante ‘Nenetta’, storico locale e balneare situato sul lungomare Lepanto a Porto Recanati, ha tagliato sabato 4 ottobre scorso il traguardo dei 20 anni di attività, segnati da continua crescita e successo sotto la sapiente direzione di Francesco Scortichini. Festa grande, dunque, per il personale assieme ai clienti storici del ristorante.
È una lunga storia di ristorazione e tradizione culinaria, quella di Scortichini, che parte dal primo ristorante di famiglia a Numana negli anni ’50 del secolo scorso, aperto dai nonni Alvaro e Arduina, sino al 2005, quando Francesco, forte dell’esperienza maturata nel settore, ha deciso di fare il grande passo aprendo la propria attività.
“Faccio questo lavoro sin dall’infanzia, al fianco dei miei familiari – ha detto Scortichini -. Se siamo qui oggi a tagliare questo bel traguardo è anche grazie all’impegno e alla dedizione continua della mia famiglia e dei miei splendidi collaboratori, con l’obiettivo di offrire ai nostri clienti un’esperienza sempre più indimenticabile. In questa bellissima giornata voglio ringraziare tutti quanti hanno fatto parte di questo viaggio meraviglioso e che continueranno ad accompagnarmi lungo il cammino”.
Grande festa a Matelica per il traguardo straordinario raggiunto da Ida Flamini, che ha spento 100 candeline circondata da figli, nipoti e parenti. Classe 1925, la neo centenaria risiede nella frazione Piane, dove ha sempre vissuto una vita attiva e dedita alla comunità.
Per festeggiare l’importante compleanno, il sindaco di Matelica, Denis Cingolani, si è recato personalmente nell’abitazione di Ida per portarle i saluti e gli auguri dell’intera amministrazione comunale. In occasione della visita, la donna ha ricevuto anche una medaglia di riconoscimento come simbolo di apprezzamento per il suo brillante traguardo.
Ida Flamini è un personaggio storico della frazione Piane: per molti anni ha gestito il bar/alimentari del paese e il distributore di benzina locale, diventando un punto di riferimento per l’intera comunità. Nonostante l’età, la centenaria mantiene una vita attiva: tutte le mattine fa la sua passeggiata da sola, si prende cura delle galline e coltiva il proprio orto con dedizione.
“Alla nostra concittadina vanno i migliori auguri da parte dell’amministrazione comunale e della città per i suoi 100 anni – ha dichiarato il sindaco Cingolani. – Ida è un personaggio storico per la frazione Piane, a cui ha dedicato tutta la sua vita, e ancora oggi cura i suoi animali e i suoi terreni con amore”.
“Ho sempre avuto un amore profondo per gli animali. Questo sentimento è diventato parte integrante della mia vita, del mio lavoro e del mio impegno civico”, afferma Sabrina De Padova, consigliera comunale del gruppo misto del comune di Macerata, impegnata da anni nella tutela e nella protezione degli animali.
Per De Padova, il ruolo di consigliera comunale non significa solo occuparsi della cosa pubblica, ma anche dare voce a chi non può parlare: gli animali. Nel corso della sua esperienza politica ha proposto diversi ordini del giorno relativi all’adozione e al benessere animale, portando avanti progetti concreti sia nelle istituzioni sia sul territorio.
“In qualità di insegnante presso l’Istituto Enrico Fermi – racconta – ho sempre cercato di trasmettere ai miei studenti l’importanza del rispetto verso ogni forma di vita, collaborando con gli esperti della LAV e del canile di Macerata, con uscite finali al canile per far conoscere direttamente la realtà in cui vivono gli animali”.
Negli anni, la consigliera ha promosso numerosi progetti educativi dedicati alla tutela e alla sensibilizzazione su temi come l’abbandono e l’adozione, sottolineando come l’educazione al rispetto debba cominciare proprio tra i banchi di scuola.
Ma l’impegno di De Padova va oltre l’ambito scolastico. È profondamente coinvolta in iniziative di volontariato: raccolte di cibo, coperte, materiali per i canili, eventi di sensibilizzazione e visite dirette alle strutture che ospitano cani e gatti in attesa di una famiglia. “Anche questa mattina ho caricato la mia macchina con coperte, piumoni e cuscini, donate dai cittadini, da portare al canile di Macerata, un piccolo gesto che può fare la differenza per chi affronta l’inverno senza una famiglia”, racconta.
La consigliera sottolinea l’importanza di promuovere una cultura dell’adozione responsabile, anche verso gli animali adulti o anziani, “che hanno un amore immenso da offrire. Hanno conosciuto il dolore dell’abbandono e meritano una seconda possibilità”.
“Gli animali sono esseri senzienti – prosegue De Padova – provano emozioni, dolore, affetto. Non chiedono nulla in cambio, se non un po’ di cura e di amore. Ed è proprio questo che mi spinge, ogni giorno, a fare la mia parte”.
La consigliera ha voluto anche ringraziare il personale del Canile di Macerata, le numerose associazioni, i volontari e tutti i cittadini che ogni giorno si prendono cura di questi esseri indifesi, spesso in condizioni difficili, rendendo possibile offrire agli animali un po’ di calore e una speranza in più.
“È grazie anche a voi se gli animali hanno un po’ più di calore”, conclude De Padova, invitando sempre più persone ad aprire il loro cuore e la loro casa a un animale in difficoltà.
Montelupone ha celebrato nei giorni scorsi una delle sue cittadine più longeve: Pierina Micucci, che ha spento 105 candeline nella sua casa del borgo natio. Una vita lunga e intensa, segnata da amore, famiglia e un legame profondo con le proprie radici.
Nata a Montelupone nel 1920, Pierina cresce tra le stradine del borgo, dove incontra l’amore della sua vita, Trento. La storia dei due è segnata dall’avventura e dal coraggio: Trento parte per l’Argentina in cerca di lavoro e opportunità, e Pierina, intorno ai 25 anni, decide di seguirlo. A Buenos Aires, i due si sposano e condividono trent’anni di matrimonio, costruendo insieme una vita lontano dall’Italia.
Dopo la scomparsa del marito, Pierina sceglie di tornare a Montelupone per ritrovare la famiglia e le proprie radici. Accolta dalla sorella Ada, trascorre gli anni successivi immersa nella comunità e nell’affetto di amici e parenti. Oggi vive ancora nella sua abitazione, circondata dai nipoti e accompagnata dalla sua badante peruviana, con la quale ama scambiare qualche parola in spagnolo, piccolo ricordo dei suoi anni trascorsi in Sud America.
La festa per i 105 anni di Pierina è stata calorosa e partecipata anche dall’Amministrazione comunale: il sindaco Rolando Pecora ha portato i saluti e l’abbraccio dell’intera comunità, sottolineando come Pierina rappresenti un esempio di forza e tenacia.
«Pierina è un esempio di forza e tenacia. A nome di tutti i cittadini, le auguriamo tanta serenità e ancora buona vita», ha dichiarato il sindaco. Un traguardo straordinario, che rende Pierina Micucci una delle persone più longeve della provincia di Macerata, testimone di una vita ricca di affetti, ricordi e storia.
L’azienda Di Pietrantonio è una realtà produttiva che da tre generazioni fonda le sue basi sul rispetto del lavoro, dell’ambiente e degli animali, forte di quell’amore per la genuinità dei sapori che si può ritrovare in tavola.
I Di Pietrantonio provengono da una famiglia di pastori, di transumanti, già dalla fine dell’800. Il papà di Andrea e Fabio nel 1983 a Roma decide di riprendere l’attività. Nel 1986 si trasferiscono nelle Marche, a Belforte del Chienti. Nel tempo da pastori i Di Pietrantonio diventano allevatori, produttori caseari, imprenditori agricoli.
Dopo aver festeggiato a dicembre 2023 i 20 anni dall’apertura del nuovo caseificio e del punto vendita di Belforte del Chienti in via Carlo Urbani e gli oltre 40 anni di attività intrapresa dai genitori, sabato 20 settembre nelle colline di Belforte del Chienti è stata inaugurata una nuova stalla capace di accogliere circa 150 mucche da latte.
Un complesso moderno, innovativo, dotato di una tecnologia automatizzata in cui tutto viene monitorato costantemente per garantire il benessere animale e, con esso, anche la salubrità del prodotto. Anche il risparmio energetico è garantito grazie ad un impianto fotovoltaico da 50 kw e all’impianto a biogas da 100 kw presente nella vicina struttura.
La nuova stalla è stata realizzata grazie ai fondi del PSR 2018, da finanziamenti dell’azienda e da mutui bancari. Oggi l’azienda può contare su circa 700 capi tra mucche da latte, da carne e ovini. Gli ovini ancora sono fuori dalle stalle al pascolo, così come le vacche da carne che si trovano nelle montagne vicine a Monte Cavallo, dove è presente una stalla nata da qualche anno. Circa 25 i collaboratori aziendali.
Nell’azienda agricola, grazie anche all’innovazione garantita dalla nuova stalla, a pieno regime si produrranno 50 quintali di latte al giorno. «È stata una grande soddisfazione per me e per la nostra famiglia – dice Andrea Di Pietrantonio – dare vita a questa nuova stalla. Un’opportunità per l’azienda e anche per il territorio dell’entroterra, che ha bisogno di chi come noi ci crede e ci investe per migliorare continuamente».
All’inaugurazione presenti anche il riconfermato Presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli e il Sottosegretario di Stato per le politiche agricole alimentari e forestali Patrizio La Pietra.
Il 9 settembre 2026 lo Sferisterio accoglierà Claudio Baglioni, in una data che inaugurerà ufficialmente la stagione di “Sferisterio Live + 2026”. Un evento definito storico dall’amministrazione comunale, che vedrà la città protagonista di una delle 40 tappe speciali del "GrandTour La vita è adesso", il grande progetto live con cui l’artista celebra i 40 anni dall’uscita del suo album più venduto.
L’assessore agli Eventi Riccardo Sacchi non nasconde l’entusiasmo: "Siamo immensamente orgogliosi e felici di annunciare che lo Sferisterio sarà una delle tappe di un progetto imponente e significativo. Portare un artista del calibro di Baglioni conferma ancora una volta la centralità e il prestigio della nostra arena. Non è solo un onore culturale, ma anche uno straordinario investimento per il territorio, capace di garantire un ritorno in termini di turismo, economia e immagine".
L’annuncio è arrivato direttamente da Baglioni il 27 settembre a Lampedusa, in occasione dell’anteprima nazionale del tour, che partirà ufficialmente da piazza San Marco a Venezia a giugno 2026, nell’ambito del Festival della Bellezza. Da lì un viaggio lungo tutta l’estate, tra luoghi di valore storico, archeologico e paesaggistico, che si concluderà a metà settembre. Lo Sferisterio si inserisce così in un itinerario che rievoca lo spirito dei Grand Tour, i viaggi di formazione che nei secoli scorsi portarono in Italia artisti e intellettuali da tutta Europa.
Il ritorno del cantautore romano in una tournée italiana all’aperto arriva a 15 anni di distanza dall’ultima esperienza di questo tipo e promette di trasformarsi in un evento irripetibile. "La vita è adesso, il sogno è sempre – ha aggiunto Sacchi – e questa volta il sogno sarà vivere un’emozione senza tempo, qui, nella nostra città".
L’organizzazione è affidata a Elite Agency Group e Alhena Entertainment. La biglietteria è già pronta a registrare la grande attesa: oggi, 30 settembre, alle ore 11 è partita la prevendita Telepass (48 ore), il 2 ottobre alle ore 11 sarà la volta del circuito TicketOne e dal 4 ottobre alle 10 aprirà la vendita anche la Biglietteria Sferisterio (tel. 0733 230735).
Questi i prezzi dei biglietti, comprensivi dei diritti di prevendita: Platino e Oro 130 euro, Verde 120, Blu 115, Rosso 110, Giallo 105, Loggione in piedi 90 euro. Macerata, con il suo Sferisterio, si prepara dunque ad accogliere Claudio Baglioni e il suo pubblico per una serata destinata a entrare nella storia musicale della città.
Un traguardo speciale quello raggiunto dai nati nel 1985, che si sono ritrovati nella serata di sabato per celebrare i 40 anni con una cena all’insegna di ricordi, musica e beneficenza.
Circa cinquanta i partecipanti, provenienti dai comuni di Tolentino, Caldarola, Cessapalombo, Belforte del Chienti e San Severino Marche, hanno animato la serata, accompagnati dalle note di Multiradio, tra aneddoti e momenti di convivialità.
Il locale Chiaroscuro di Belforte del Chienti ha fatto da cornice all’incontro, offrendo uno spazio accogliente per riscoprire legami di vecchia data e condividere emozioni legate all’infanzia e all’adolescenza.
Non solo festa, ma anche solidarietà: tutto l’incasso della serata sarà devoluto alla “Fondazione Lorenzo Lambertucci”, che finanzia attività ed enti dedicati alla salute dei bambini. A rendere la serata ancora più speciale, la pesca di beneficenza con diversi premi messi in palio dagli sponsor che hanno contribuito all’iniziativa.
L’appuntamento è già fissato per il 2035, quando i partecipanti torneranno a incontrarsi per celebrare i 50 anni, continuando così una tradizione di amicizia e solidarietà.
Venti anni di storia, passione e comunità. Il Bar Ciriaco Nicola ha festeggiato sabato 27 settembre il suo ventesimo compleanno con una serata ricca di emozioni, scandita dalla coinvolgente animazione dei ragazzi del "Cala Jo", accompagnata da buon cibo e tanti aneddoti condivisi dai clienti di sempre.
Un traguardo importante per un’attività partita nel 2005 grazie all’iniziativa e alla determinazione di Nicola, Luigi e Alessandro, che con il loro impegno e spirito di accoglienza hanno trasformato il bar in uno dei luoghi più frequentati di Passo di Treia.
Un luogo dove da sempre si incontrano generazioni diverse, unite dal desiderio di stare insieme e condividere momenti della giornata in compagnia.
Per l’occasione, il locale si è riempito di familiari, amici storici e affezionati. Alla cena erano presenti anche il sindaco di Treia Franco Capponi e l’assessore al Bilancio Roberto D’Ascanio, che hanno conferito un riconoscimento a testimonianza del ruolo sociale e aggregativo che il Bar Ciriaco Nicola ha saputo svolgere nel corso degli anni.
Tra brindisi, risate e racconti, non si è celebrata una semplice attività commerciale, ma un vero e proprio punto di riferimento per chi cerca un caffè, una chiacchierata, una partita al biliardo o semplicemente un momento di pausa.
Un locale che per molti ha avuto lo stesso calore di un ambiente familiare fin dal primo giorno.
Con questo importante anniversario, il Bar Ciriaco Nicola conferma tutto il suo valore come luogo di aggregazione e socialità, condita da una buona dose di goliardia giovanile.
Tutto lo staff del Bar Ciriaco ha voluto ringraziare sentitamente i commensali presenti alla cena, le autorità cittadine e le realtà associative che hanno collaborato negli anni.
Un ringraziamento è andato in particolare a tutto il direttivo della ASD Bocciofila Passo di Treia per aver contribuito minuziosamente all’organizzazione e all’ottima riuscita della serata. Un sodalizio vincente che da sempre si conferma.
E ora, lo sguardo è rivolto al futuro. Con la stessa passione del primo giorno, il bar continua a scrivere, di volta in volta, una storia fatta di persone, relazioni e momenti da custodire.
Dopo 44 anni di servizio, Saverio Mauriello, volto storico delle Poste cittadine, lascia il suo incarico e si prepara a una meritata pensione.
Nel corso della sua lunga carriera, Mauriello ha ricoperto numerosi incarichi all’interno dell’azienda, fino a diventare nel 2018 direttore del centro di recapito di Civitanova. Un percorso professionale che lo ha visto sempre al servizio della città, distinguendosi per impegno, competenza e dedizione.
Accanto all’attività lavorativa, significativa è stata anche la sua esperienza in ambito sindacale, dove ha ricoperto ruoli di livello provinciale e regionale, diventando un punto di riferimento per molti colleghi.
Con la giornata di ieri si è chiuso un capitolo importante, non solo per Mauriello ma anche per quanti hanno condiviso con lui anni di lavoro e di crescita professionale. A lui vanno gli auguri di una buona vita e un sincero in bocca al lupo per il futuro da parte degli ex colleghi.
Un traguardo importante, una vita intera condivisa fianco a fianco. Aurelio Macchioni e Angela Morico festeggiano oggi i loro 50 anni di matrimonio, celebrando le nozze d’oro nella suggestiva chiesetta di Cessapalombo.
La loro storia d’amore ha avuto inizio a San Severino Marche, dove nel 1975 hanno pronunciato il loro "sì". Da allora hanno percorso tanta strada insieme: metà della loro vita coniugale a Cessapalombo e, successivamente, a Camporotondo di Fiastrone, dove tuttora risiedono.
Per Aurelio e Angela i festeggiamenti saranno un momento di grande emozione, circondati dall'affetto di familiari e amici. In prima fila i figli Stefania con Gianni e Fabio con Simona, insieme agli adorati nipoti Marco, Luca, Mirko e Michelangelo, che hanno voluto riservare loro un regalo speciale: un viaggio di nozze in crociera nel Mediterraneo, desiderio coltivato da tempo e ora finalmente realizzato.
Un esempio di amore e di unione che resiste al tempo, festeggiato con gioia dall’intera comunità e da tutti coloro che hanno condiviso con loro momenti di vita e di affetto.
Roma si è tinta di magia nella serata di ieri con l’anteprima mondiale di "Winx Club: The Magic is Back", la nuova serie animata firmata Rainbow che segna il grande ritorno delle fatine più amate di sempre, a 21 anni dal loro debutto televisivo. Un evento carico di emozione e incanto, accolto da un pubblico entusiasta che ha celebrato il ritorno della saga tra spettacolo, nostalgia e novità.
Nata nel 2004 dalla mente visionaria di Iginio Straffi, Winx Club è diventata in pochi anni un fenomeno globale, conquistando milioni di fan in ogni angolo del pianeta. Ora, la magia riparte da dove tutto è cominciato: un reboot che vuole incantare una nuova generazione senza dimenticare chi è cresciuto insieme a Bloom, Stella, Flora, Aisha, Tecna e Musa.
Durante la Première romana, il pubblico è stato coinvolto in un coinvolgente flash mob con le Winx e il coreografo Carlos Díaz Gandía, ideatore della nuova "Dance Challenge". In sala, l’entusiasmo è esploso alla visione dei primi due episodi, accompagnati dalle esibizioni live delle cantanti Virginia Bocelli, che ha presentato l’inedito “Forever Winx” - brano delle trasformazioni - e la scozzese Ili, protagonista sul palco con le Trix sulle note di “Step into the dark”.
L’atmosfera è stata arricchita da un’esperienza immersiva tra creatività e interazione: sei set fotografici tridimensionali dedicati alle protagoniste hanno incantato il pubblico nell’area "Which Winx Are You?", mentre il Glitter Pink Carpet ha accolto gli ospiti con un elegante photocall tra scintillanti ali. Un’area beauty ha trasformato bambine e fan in vere fate, e gli artisti di Rainbow hanno omaggiato i presenti con live drawing personalizzati.
La nuova serie, composta da 26 episodi realizzati in CGI con un’animazione all’avanguardia e uno stile visivo completamente rinnovato, punta a risvegliare la stessa magia che ha reso le Winx un’icona dell’animazione italiana e internazionale. Un mix di mistero, avventura e amicizia che mantiene intatti i valori fondanti della saga: il potere della solidarietà, la valorizzazione delle diversità e la forza dei sogni.
Winx Club: The Magic is Back debutterà ufficialmente giovedì 2 ottobre su Netflix in 15 lingue, disponibile in tutto il mondo. In Italia, però, il lancio esclusivo è anticipato a mercoledì 1 ottobre su Rai 2, all’interno del nuovo spazio mattutino di Rai Kids, con i primi 13 episodi trasmessi quotidianamente. Gli episodi saranno poi disponibili anche su Rai Play e Rai Yoyo, fino alla pubblicazione in box set digitale, insieme alla collezione completa Winx Club Time, per riscoprire tutta la saga.
Iginio Straffi, creatore del brand e presidente di Rainbow, ha commentato con emozione: «È un'emozione enorme, tre anni di lavoro, tantissimi professionisti, tantissimi talenti, soprattutto italiani, sono stati impegnati in questa grande avventura, un'avventura per riconquistare il pubblico dei bambini che avevamo un po' abbandonato perché l'ultima serie animata risale a tanti anni fa. Netflix è stata come Rai al nostro fianco in questa storia e ci porterà in 150 paesi del mondo. Diciamo grazie a Netflix che continuerà a far godere delle Winx a tutto il pubblico internazionale. A partire dal 1 ottobre, alla mattina su Rai 2, poi replica anche su Rai Yoyo e Netflix partirà in tutto il mondo dal 2 ottobre».
A dare ancora più valore al ritorno delle Winx sono state le parole delle doppiatrici storiche, visibilmente commosse nel ritrovare i loro personaggi. Letizia Ciampa, voce di Bloom, ha raccontato: «È stata una cosa stranissima, perché l'abbiamo doppiato 20 anni fa. Pensavo di non farcela, invece sono riuscita a ritrovare quelle intonazioni della prima serie. I fan lo noteranno». Perla Liberatori, che doppia Stella, ha aggiunto: «Questa è una nuova era di Stella, una nuova Winx, ma il suo carattere, la sua dolcezza, il suo essere così scintillante rimane sempre».
Ilaria Latini, voce di Flora, ha sottolineato: «Per noi è un'evoluzione dei personaggi che ci portiamo dietro da una vita. Cambiano i disegni, le storie, ma loro restano le nostre fatine». Infine Laura Lenghi, doppiatrice di Aisha, ha celebrato il ritorno della musica e del ballo nella serie: «Sono tornate a ballare e questa è una cosa bellissima, non solo per le Winx ma anche per i ragazzi».
Tra il pubblico, anche i fan storici hanno espresso entusiasmo e gratitudine: «Seguo le Winx da quando ho 6 anni, mandavo anche le letterine al fumetto. In questa nuova serie ho visto molta definizione e più focus sulla personalità dei caratteri».
Winx Club è molto più di una serie animata. È un messaggio potente di amicizia, coraggio e crescita, un simbolo di empowerment femminile che continua, anche dopo oltre due decenni, a conquistare cuori in tutto il mondo. Con oltre 20 miliardi di visualizzazioni su YouTube e più di 35 miliardi su TikTok, le Winx si confermano protagoniste assolute di una community globale appassionata e in continua espansione.
In questo anno speciale, in cui si festeggiano 21 anni di magia e sorellanza, Winx Club: The Magic is Back promette di riaccendere la scintilla in chi ha creduto nelle fate sin dall’inizio, e accendere nuovi sogni in chi si prepara ora a spiccare il volo.
Un viaggio nella memoria, tra affetti familiari, luoghi del cuore e ricordi d’infanzia. È questo il filo conduttore di "Quel treno per Treia", il nuovo libro di Maurizio Chelli, insegnante di storia dell’arte e già autore di numerosi saggi tra cui L’arte nascosta, Storia dell’arte, Manuale dei simboli nell’arte e Angeli.
Con quest’ultima pubblicazione, Chelli ha voluto rendere omaggio al paese natale della madre, Treia, raccontando le vacanze estive e invernali trascorse con il fratello Paolo in due fasi della vita: l’infanzia e l’adolescenza. La cittadina marchigiana diventa così un vero e proprio "luogo dell’anima", uno spazio ideale e perfetto, rivissuto attraverso oggetti, persone, aneddoti e storie, tra realtà e invenzione, ma sempre mantenendo intatta l’essenza dei ricordi.
Figura centrale del racconto è la nonna Carola, donna carismatica, ironica e accogliente, molto amata dai nipoti. Attorno a lei si muove un mondo di comprimari – figli, parenti, amici – che contribuiscono a restituire un quadro vivido e ricco di umanità.
Il libro, disponibile su Amazon, si propone come una lettura piacevole e nostalgica, capace di riportare in vita “storie che furono” e di far rivivere, soprattutto ai treiesi, l’atmosfera di tempi passati. Un invito, insomma, a ritrovare nel ricordo un po’ di quella spensieratezza che spesso il presente non concede più.
Come sottolineano alcuni amici dell’autore, tra cui Enrico, Mario e Fabio: “Grazie Maurizio per la capacità di farci ricordare il passato con nostalgia, allegria e leggerezza… e farci dire tutti insieme: che bei tempi che erano”.
Domenica 21 settembre Loro Piceno ha vissuto un momento speciale con l'inaugurazione di una nuova attività nel cuore del paese: lo studio di produzione video e fotografia "Andy Timi Studio Creativo".
Il fondatore, Andy Timi, è un videomaker e fotografo originario della provincia di Mendoza, in Argentina. Nel 2023 ha scelto di trasferirsi a Loro Piceno, terra d’origine del suo nonno emigrato negli anni ’50. "Vivere in questo paese per me ha un grande significato e un valore emotivo profondo. Oggi sento di essere riuscito a dare un contributo concreto alla terra di mio nonno, che considero ormai casa mia. Investire su Loro Piceno è per me una scelta naturale: desidero far conoscere questa comunità e contribuire, insieme ai cittadini, alla sua crescita", ha dichiarato Andy durante l’inaugurazione.
All’evento erano presenti diversi cittadini loresi e il sindaco Robertino Paoloni, che ha sottolineato l’importanza dell’apertura: "Siamo molto felici di accogliere una nuova attività a Loro Piceno, soprattutto nel nostro bellissimo centro storico. Questa volta si tratta di un progetto artistico e creativo. Andy ha già collaborato con il Comune per iniziative di promozione turistica e altri progetti che hanno ottenuto, e continuano a ottenere, grande successo".
Sebbene lo studio sia stato inaugurato ufficialmente solo ora, Andy Timi opera già da due anni sul territorio lorese e marchigiano, offrendo servizi di videomaking e fotografia a privati, aziende e istituzioni. Il suo lavoro, che unisce competenza tecnica e sensibilità artistica, si è già distinto per qualità e originalità, contribuendo alla valorizzazione del territorio e alla promozione delle sue eccellenze. Con questa nuova apertura, Loro Piceno si arricchisce di uno spazio dedicato alla creatività visiva, capace di raccontare storie, emozioni e identità locali attraverso le immagini.
MACERATA – Melissa ha 14 anni, Nicolò ne ha 15. Hanno lo sguardo di chi sogna in grande, ma i piedi ben piantati sul palcoscenico della vita. Vengono dalla scuola di danza Asd Isadora di Macerata, diretta dalla professoressa Anna Zanconi, e ora il loro talento li ha portati a Firenze, dove sono stati ammessi alla prestigiosa scuola di danza Daw (Dancer at Work).
Non è una favola da film, né una storia patinata da talent show: è la dimostrazione che dietro le quinte del mondo della danza c’è un universo fatto di impegno quotidiano, ore di studio, sacrifici e, soprattutto, una passione che diventa forza. Melissa e Nicolò non sono eroi da copione, ma ragazzi come tanti, che scelgono di inseguire i propri sogni con disciplina e costanza, senza scorciatoie, percorrendo quella strada tortuosa che rende tutto più bello: una vera conquista. Un esempio concreto – da raccontare a tutti – che esprime quanto la bellezza della danza non viva solo sotto i riflettori, ma anche nelle piccole grandi conquiste di ogni giorno.
Melissa Catamo ha iniziato a studiare danza solo due anni fa, quando a 12 anni si è resa conto che le sarebbe piaciuto conoscere più da vicino questa disciplina. All’esperienza della professoressa Zanconi non sono passate inosservate nella giovane le qualità fisiche che non tutti hanno, ma bisognava recuperare il tempo perso rispetto a chi inizia a muovere i primi passi da piccolissima.
"Ha iniziato facendo il corso con le sue coetanee – racconta l’insegnante – poi ci ha confidato di voler provare a fare di più e trasformare la danza nel suo futuro: le lacune erano evidenti e ci siamo messe sotto sia con le lezioni settimanali che con quelle individuali. Insieme alle mie giovani collaboratrici abbiamo lavorato su più fronti: non solo tecnico, ma anche fisico".
Poi la scelta del futuro dopo l’esame di terza media: "L’audizione per l’ammissione alla scuola del Teatro alla Scala di Milano non è stat possibile – dice Zanconi – perché era in programma lo stesso giorno della prova invalsi, così Melissa ha provato al Daw di Firenze, una scuola di rilievo diretta da Lucia Geppi ed Eugenio Buratti: un trampolino di lancio per il mondo del lavoro. L’esame è andato bene ed è entrata".
Insieme a lei anche Nicolò Ionni che, non solo nel corso di quest’anno ha danzato con Melissa in uno splendido passo a due – portando a casa anche importanti premi nei concorsi di settore – ma ha tentato l’ingresso nella stessa scuola ed è stato ammesso.
"Nicolò studia con me da quando aveva 8 anni – racconta l’insegnante –. La mamma, di origine ucraina, lo portò da me insieme al fratello minore. Ammetto che durante il suo percorso anche Nicolò ha avuto la classica crisi alla Billy Elliot e per qualche periodo ha lasciato lo studio della danza, ma supportato da una madre molto decisa e lucida ha poi ripreso a studiare".
Un anno di impegno e grandi soddisfazioni per l’insegnante Anna Zanconi che ha anche supportato il percorso di studi di un altro ballerino di 19 anni, Tairan Jose Arencibia Navarro, diplomato al Balletto Nazionale di Cuba. Arrivato a Macerata senza conoscere la lingua italiana e avendo bisogno di un alloggio e di un impiego per studiare al Daw, dove anche lui è stato ammesso, l’insegnante ha fatto in modo di creare sinergie per permettergli di proseguire la sua carriera.
"Il nostro compito che associazione – dice l’insegnante – è quello di promuovere la danza per tutti, e di impegnarci per permettere agli allievi che hanno una attitudine spiccatissima di trovare la loro strada. Ogni anno ricominciamo con questo spirito: quello di fornire gli strumenti per valorizzare le doti di tutti e permettere, a chi lo desidera, di fare di quest’arte un vero e proprio lavoro".
L’Asd Isadora, con sede ai Salesiani di Macerata, è infatti già ripartita con le lezioni di danza classica e contemporanea e anche per il 2026 ha in programma importanti masterclass con insegnanti di fama internazionale come Elsa Piperno e Clarissa Mucci.
Sessant'anni di matrimonio, una vita intera di amore e condivisione. Elio Binanti, classe 1939, e Vittoria Cantarini, classe 1942, hanno festeggiato le loro nozze di diamante rinnovando le promesse matrimoniali, fatte per la prima volta il 12 settembre 1965, nel suggestivo santuario di San Pacifico.
A celebrare questo importante traguardo una speciale festa che ha visto la partecipazione del sindaco della Città di San Severino Marche, Rosa Piermattei. Il primo cittadino settempedano ha omaggiato la coppia di un mazzo di fiori, simbolo di affetto e stima da parte di tutta la comunità. L'evento è stato reso ancora più unico da una speciale benedizione ricevuta direttamente da Papa Leone XIV.
Elio Binanti per molti anni è stato presidente del Cupla di Macerata, il Comitato Unitario Pensionati e Lavoratori Autonomi, e presidente provinciale della Cna pensionati.