Terremoto "di Camerino" Mw 6.1: nell'estate del 1799 l'Italia centrale era un campo di battaglia
Poco più di 200 anni fa il 28 luglio 1799 la terra ha tremato nelle Marche con una magnitudo di 6.1.
In realtà in quel periodo storico la parte centrale dell'Italia era scenario degli scontri armati tra le milizie francesi - che avevano scalzato lo Stato Pontificio - e quelle austriache in seguito inviate per contrastare gli invasori.
Ma dopo il sisma che cadde nel giorno di Sant'Emidio le Marche della fascia pedeappenninica della provincia di Macerata diventarono ancora di più teatro di morte e disperazione.
Secondo le fonti storiche tra il primo pomeriggio e la notte del 28 luglio si verificarono tre scosse di terremoto dall'intensità crescente. La prima alle 14.00 circa non causò danni. La seconda alle 19.00 fu più forte e danneggiò gli edifici di poche località. Infine alle undici di sera si verificò una violentissima scossa che devastò l’intero paese di Cessapalombo e gran parte dei paesi dell'Alta Valle del Chienti: Pozzuolo, Santa Lucia, Statte, Torricella, Villa d’Aria e Letegge.
Mentre a Cessapalombo morirono soltanto nove persone in quanto quasi tutti gli abitanti erano già fuggiti in campagna dopo la precedente scossa, i danni maggiori si ebbero invece a Camerino dove ci furono almeno 60 morti, a Castelraimondo e San Ginesio 4 o 5 morti e gravi nell’area di Sarnano con 6 morti, San Severino Marche, Tolentino, Belforte del Chienti e Fabriano.
Da qui si parla di terremoto "di Camerino", perchè appunto la realtà camerte fu quella maggiormente colpita dagli effetti del sisma.
Dopo l'immane catastrofe si narra che nel comune di San Ginesio il 31 luglio 1800 Sant’Emidio fu nominato compatrono e decisa una processione nel paese con la statua del vescolo ogni anno la sera dello stesso giorno 28 luglio.
A Tolentino e Camerino invece il terremoto del 1799 diede probabilmente impulso a rappresentazioni architettoniche del santo.
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