Nozze d’oro, un traguardo prestigioso. Giovanni Turchetto e Wanda Santoncini, Angelo Pezzanesi e Marina Lambertucci, amici da una vita, hanno coronato il loro sogno d'amore il 14 ottobre 1973. Oggi, 21 ottobre 2023, dopo 50 anni, ancora una volta insieme, si sono ritrovati nella chiesa di Santa Teresa di Tolentino davanti a Padre Christian, che ha officiato la messa con parole di stima e di ammirazione, a rinnovare le promesse.
"Siete arrivati a un traguardo ambizioso grazie al vostro amore – scrivono i figli e i nipoti – e alla vostra forza che sono un grande esempio per tutti noi. Buon anniversario". Gianni e Wanda, Angelo e Marina da 50 anni affrontano la vita tenendosi per mano, tra gioie ed ostacoli superati sempre insieme, supportati sempre da una grande e sincera amicizia.
Amici e parenti fanno gli auguri più cari e sinceri alle due coppie ringraziandole per quello che hanno costruito in questi 50 anni di vita.
Questa mattina, nel corso della santa messa celebrata da don Igino Tartabini alla parrocchia SS. Vito e Patrizio di Chiesanuova, Giuseppe Coppari e Giuseppa Marcelloni hanno rinnovato le loro promesse di matrimonio, festeggiando il 60° anniversario delle nozze.
A celebrare il traguardo di diamante sono stati i figli Lorenzo e Lauretta, il genero Daniele, la nuora Isabella, i nipoti Leonardo, Riccardo, Chiara, Tommaso e Silvia. Oltre 60 anni di vita insieme coronati da una famiglia unita e da tante soddisfazioni.
Oggi alle ore 11.30 al Santuario Santissimo Crocifisso, Giovanni Tassi e Giuliana Gagliardini hanno rinnovato le promesse di matrimonio 50° anniversario (Nozze d’Oro) la cerimonia è stata celebrata da padre Luciano Genga.
La coppia si era sposata il 21 ottobre 1973 nella parrocchia San Vito e Patrizio di Chiesanuova di Treia. Gli auguri speciali dai figli Samuele e Barbara, i nipoti Filippo e Ilary, oltre dagli amici e parenti. Dopo la cerimonia tutti, amici e parenti si ritrovano al ristorante Antica Fornace di Treia.
I carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale di Ancona hanno restituito alla città di San Severino Marche, al termine di un’indagine condotta dalla Procura della repubblica di Macerata nel 2022, un registro di contabilità appartenente al pubblico archivio del Comune, risalente agli inizi degli anni Venti, contenente l’elenco dei mandati e degli ordinativi di pagamento dell’ente pubblico. La restituzione è avvenuta nelle mani di una dipendente del comune alla presenza del vice sindaco e assessore alla Cultura, Vanna Bianconi.
"Le Città del Miele", luoghi particolari che raccontano la storia, la natura, i sapori e le tradizioni che accompagnano i tanti e diversi gusti dei mieli italiani (e che nelle Marche sono, oltre a Montelupone, Amandola, Belforte all’Isauro, Matelica, Urbisaglia e Valfornace) sono state premiate dalla stampa turistica italiana per la loro agenda annuale "Andar per miele". A ritirare il premio, nella sua veste di presidente nazionale, il sindaco di Montelupone Rolando Pecora.
Il riconoscimento premia il valore collettivo de "Le Città del Miele", con la loro scelta di promuovere e sostenere il ruolo dell’apicoltura di territorio. La presidenza marchigiana, sin dalla sua nomina (dicembre 2021), ha fortemente privilegiato il ruolo collettivo de "Le Città del Miele" sollecitando anche l'esigenza di evidenziare la missione associativa nel suo migliore sviluppo futuro: attivando una ricerca nazionale sul rapporto 'mondo del miele e consumatori'; ha promosso la nascita nelle Marche del primo patto d’intesa regionale tra 'apicoltura e agricoltura' a fianco dell’Assessorato Agricoltura regionale e il coinvolgimento dei Consorzi Apistici Provinciali e delle maggiori organizzazioni agricole marchigiane; ha sollecitato la messa a punto progettuale nelle Marche de Le Strade del Miele; è impegnata a promuovere la cultura che accompagna lo sviluppo socio-economico del prodotto Apiturismo.
Con la discussione della tesi su "Analisi ed ottimizzazione dell' impatto energetico ed ambientale di un impianto per il trattamento dell'aria" la potentina Sofia Mandriota ha ottenuto la laurea magistrale in Ingegneria Gestionale presso l’Università Alma Mater Studiorum di Bologna.
Dopo la sorella Angela, è il secondo ingegnere di casa Mandriota per la soddisfazione di papà Vito (già brigadiere della stazione carabinieri di Potenza Picena) e della mamma Elisabetta Giacomelli. Alla neo dottoressa vanno, inoltre, le congratulazioni per il traguardo raggiunto e i migliori auguri per una vita di soddisfazioni da parte dell’Associazione Carabinieri di Potenza Picena e Porto.
"Siamo nella più profonda ed estesa miniera di zolfo di Europa. Qui si viene a cercare la materia prima dell’acido solforico, prodotto base dell’industria chimica. Qui la Montecatini viene a cercare l’oro che lo zolfo ricorda anche nel colore, sebbene con un tono più livido".
Queste sono le parole con cui il poeta Gianni Rodari, nel reportage del 1952 "Viaggio sulla terra dei sepolti vivi", descrive la Miniera di Cabernardi, in provincia di Ancona.
Non tutti sanno che oggi in questa frazione di Sassoferrato è possibile inoltrarsi in una passeggiata tra quelli che sono diventati i resti, le ossature di un’archeologia mineraria e industriale che, per circa settant’anni, ha ridefinito il paesaggio fisico e sociale di quest’area. Qui, la suggestione estetica data dalle architetture superstiti si unisce a una presa di coscienza rispetto a un passato economico imperniato sull’attività di estrazione mineraria (zolfo, oro, ferro, carbone) che ha segnato profondamente - e anche drammaticamente - la storia di tutta l’Italia.
Una volta giunti a Cabernardi, la segnaletica annuncia immediatamente la sua identità fondante con la scritta “Benvenuti nel paese dello Zolfo” su uno sfondo giallo che ricorda appunto quello del cosiddetto "oro dei folli". Proseguendo a piedi, l’assetto urbanistico parla, tuttora, di una trascorsa vita sociale e famigliare scandita dal lavoro nel distretto minerario: un piccolo paese fatto di case, ognuna col suo lotto di terra, costruite lungo la strada principale che unisce la miniera di Cabernardi al nucleo antico del paese. Sempre lungo questa via, all’interno delle vecchie scuole elementari, che erano destinate ai figli e alle figlie dei minatori, oggi c’è la sede del "Museo della miniera di zolfo di Cabernardi".
Qui, è possibile acquistare il biglietto per il sito archeo minerario e per l’esposizione permanente, allestita all’interno del museo, con le sue preziose testimonianze fatte di documenti fotografici, articoli di giornale, oggetti del lavoro e di un originale percorso audiovisivo volto a restituire un’idea di quella che poteva essere la vita dei lavoratori.
Venendo alla storia della Miniera di Cabernardi, la scoperta del giacimento di zolfo avvenne verso la fine dell’Ottocento, quando ci si accorse che le giovenche della zona non si abbeveravano più dal corso d’acqua il quale si era tinto di un colore giallognolo ed emanava un forte odore. Dopodiché, intorno al 1870, iniziarono i primi sondaggi e nel 1886 venne ufficialmente aperta la miniera di Cabernardi. Successivamente fu acquistata dalla ditta Trezza-Albani; un passaggio di proprietà che implicò anche un aumento dei lavoratori i quali dai 200 iniziali arrivarono a ben 300.
Una svolta decisiva avvenne con l’acquisto da parte della Montecatini nel 1917 che impresse un’importante innovazione sia in termini di modalità estrattive, sia per quanto concerneva l’organizzazione del lavoro e le condizioni di vita dei lavoratori, non ultimo il paesaggio circostante.
A tal riguardo il percorso attuale all’interno del sito archeo minerario offre la possibilità di osservare da vicino proprio le strutture che testimoniano queste innovazioni. Si può vedere il pozzo "Donegani", dove i minatori scendevano nelle profondità della terra, a oltre 460 mt., per raggiungere le ampie gallerie che si snodavano sotto la superficie.
Si può tuttora osservare la centrale termica e i "calcaroni", dei forni caratterizzati da grandi vasche dove si depositava il materiale grezzo estratto dalle miniere. Qui, grazie a un processo di combustione, lo zolfo veniva separato e raccolto in forma liquida. Si possono inoltre ammirare i cosiddetti forni "Gill", delle strutture in muratura più moderne dei calcaroni, che svolgevano la stessa funzione con una tecnologia più avanzata. Inoltre, si può percorrere una galleria che collega i forni e i calcaroni.
Attraverso uno slancio immaginativo e i documenti fotografici, consultabili grazie al lavoro di archivio che gli addetti al museo hanno compiuto nel corso degli anni, è possibile conoscere la conformazione del paesaggio all’epoca: uno scenario lunare, a tratti avernale, tra una coltre di fumo densa e mefitica e continui rumori metallici di sottofondo.
Riprendendo il filo del racconto circa la nascita e l’evoluzione della miniera, poco dopo, la società Montecatini dà inizio ai lavori per la costruzione del primo villaggio dormitorio destinato ai minatori presso la località di Cantarino, un villaggio eretto dal nulla, tutt’oggi abitato e visitabile, costituito da sei piccoli fabbricati ad un solo piano, divisi in quattro unità, ognuna composta da due stanze, con i bagni esterni in comune.
In seguito vennero eretti gli edifici più alti ai lati; l’ultimo ad essere costruito, nel 1929, è il "Palazzo": una casa che domina le piccole case sottostanti. Le tre vie principali (Corso Tomatis, Via Rostan, Via Boschetti) e la piazzetta (Piazza Mezzena) sono intitolate ai dirigenti della Montecatini. Una realtà che vale la pena di visitare, ammantata da un silenzio suggestivo che avvolge i visitatori e li proietta in un'atmosfera sospesa in una sorta di neorealismo atemporale e che, tuttavia, è carica di storia.
Tornando alla "fucina" dello zolfo, durante la Seconda Guerra Mondiale questo minerale, elemento base della polvere da sparo, divenne ricercatissimo e la miniera conobbe dunque un ulteriore incremento. Nei mesi iniziali del 1952 la manodopera occupata era di circa 1.400 operai con una produzione media di 870 tonnellate di minerale. Per avere un’idea effettiva di tutto il funzionamento della Miniera di Cabernardi e della vita dei minatori, si consiglia di vedere questo suggestivo video muto dell'epoca (1924), ideato dalla Montecatini stessa per pubblicizzare la Società.
Nel dopoguerra, il calo di domanda dello zolfo, la minore disponibilità del minerale della miniera stessa e soprattutto la ricerca di soluzioni più economiche, come l’acquisto diretto dello zolfo dagli Stati Uniti, portarono la Montecatini ad un progressivo calo d’interesse del sito. Infatti, secondo il documento della Società Montecatini del 6 maggio 1952, le risorse minerarie erano in rapida diminuzione e si prevedeva così una netta diminuzione della produzione con la conseguente drastica riduzione del personale.
La scelta dell’azienda provocò grandi proteste da parte dei lavoratori sfociate in scioperi e nell’occupazione della miniera da parte di 337 minatori la sera del 28 maggio del 1952; mentre 176 lavoratori rimasero al 13° livello, 500 metri sottoterra, gli altri 161 vigilavano sulla superficie.
La lotta durò 40 giorni e il 5 luglio i minatori misero fine allo sciopero convinti di aver ottenuto un accordo con la Montecatini. Invece, tornati in superficie, vennero licenziati in tronco. Di lì a pochi anni, la Montecatini chiuse definitivamente i battenti smantellando tutto e calando un pesante sipario sulla vita di tutti gli abitanti, che era fatta sì di sofferenza e miseria ma anche di feste e divertimenti collettivi. Un lottare fino a mettere a repentaglio la propria vita per un lavoro logorante, spesso mortale eppure diventato ragione di vita, d'identità.
Di quel periodo se ne occuparono i media nazionali e nel museo sono riportate le varie pagine dei giornali che denominarono la protesta “Lo sciopero dei sepolti vivi”, dato che molti minatori rimasero per oltre un mese sottoterra, all’interno della miniera.
Non solo la stampa ma anche il cinema se ne occupò; in particolare Gillo Pontecorvo il quale, proprio a Cabernardi, girò il film "Pane e Zolfo" del 1956, che documenta la vita nelle miniere di zolfo delle Marche negli anni Cinquanta e la dura lotta sindacale dei minatori contro la Montecatini. Qui di seguito potete osservarne un frammento:
Dunque passeggiare per questi luoghi significa attraversare il residuale, il resto archeologico che non è l’incompleto ma è la traccia superstite di un vissuto storico ed esistenziale trascorso nel sottosuolo, che chiama la riscoperta. Significa discendere, attraverso uno scarto temporale, nelle viscere della terra, nei meandri rimossi di una coscienza collettiva e privata, per poi uscire a “riveder le stelle”. Visitare Cabernardi è un atto se non dovuto, necessario.
(Foto scattate da Girolamo Filippo Colonna / Foto di repertorio e dall'alto concesse dal Museo dello Zolfo di Cabernardi)
Nuovo set cinematografico a Recanati dove sono iniziate oggi le riprese della miniserie di due puntate sulla vita e le opere di Giacomo Leopardi “Leopardi - vita e amori del poeta” diretto dal regista Sergio Rubini e co-prodotto da Rai Film che andrà in onda presto su Rai 1.
“Abbiamo portato il saluto dell’intera città a Sergio Rubini, un grande attore e regista che sta girando a Recanati una mini serie televisiva che racconterà la vita del nostro poeta in modo profondo, toccando i luoghi cari a Giacomo Leopardi a partire dall’infanzia".- Ha dichiarato il sindaco Antonio Bravi - .
È il terzo film che viene girato quest’anno a Recanati grazie al grande lavoro che la nostra amministrazione sta svolgendo nell'ambito della promozione e valorizzazione turistica e culturale. Siamo certi che anche questo film su Giacomo Leopardi sarà un'occasione di grande visibilità a livello nazionale e ci auguriamo attiri nella nostra città sempre più numerosi visitatori e appassionati."
Via Falleroni e Corso Persiani sono state le prime vie interessate dalle riprese del film e da qualche giorno sono state riportate indietro nel tempo per ricreare le suggestive scenografie dell’800. Nelle zone interessate sono state tolte le segnaletiche moderne, nascosti i campanelli e le cassette delle poste delle abitazioni e realizzati tendaggi e porte anticate per la copertura di portoni e vetrine moderne.
Altri manufatti moderni sono stati nascosti da paglia e terra lungo le vie del borgo. Un’operazione di ricostruzione scenografica dell’epoca di Giacomo Leopardi che ha visto l’entusiasmo dei cittadini che hanno offerto con piacere accoglienza nei loro locali agli attori e agli operatori della troupe cinematografica.
“Questa mattina tanti recanatesi e curiosi hanno assistito alle riprese della nuova produzione su Leopardi. – Ha aggiunto l’assessora alla Culture Rita Soccio – Il regista Sergio Rubini ci ha riferito di essere rimasto molto colpito dalla disponibilità e ospitalità dei recanatesi oltre ad aver ammirato le bellezze della nostra città. Anche l’attore che interpreta il giovane Giacomo, Leonardo Maltese, ha sottolineato la gentilezza e la professionalità degli operatori dove alloggia oltre alla bellezza del luogo. Queste produzioni nazionali e internazionali, che abbiamo saputo attrarre, giocano un ruolo fondamentale nella promozione turistica di Recanati e dell'intero nostro territorio ed è quello che abbiamo presentato alla recente fiera del turismo TTG Travel Experience di Rimini invitati nello stand della Regione Marche".
Il progetto della location Manager Marche della IBC Movie implica una collaborazione logistica, tecnica e amministrativa che sta coinvolgendo diversi settori del Comune per lo svolgimento delle riprese, tra cui l'Ufficio Cultura, la Polizia Locale, l'Ufficio Tecnico, l'Ufficio SUAP e l'Area Gestione Risorse. L'Amministrazione Comunale contribuisce a questo importante progetto cinematografico che porterà ancora una volta la cultura e la bellezza della città sotto i riflettori nazionali.
Successo oltre le più rosee aspettative per "Bosco delle Zuccamiche" svoltosi domenica 15 nella splendida cornice del parco fluviale Santa Croce di Mogliano. I componenti dell'Associazione Amici di Santa Croce, con la collaborazione della Confraternita del SS. Sacramento ed il patrocinio del Comune di Mogliano, sono stati impegnatissimi fin dal mattino, quando il parco è stato "invaso" da oltre 3000 persone provenienti dalla provincia di Macerata, dalle Marche e persino da fuori regione.
Una folla di bambini festosi ha partecipato ai moltissimi giochi, tra cui il percorso dei 5 sensi, la giostra di altri tempi, il truccabimbi e gli spettacoli di magia. Affollatissimi gli stand gastronomici. La sindaca Cecilia Cesetti ha premiato i giovanissimi vincitori, tra gli oltre i 50 partecipanti, che avevano consegnato le loro creazioni con la zucca come protagonista.
Ogni creazione è stata applaudita ed a ciascun partecipante è stato consegnato un attestato: dopo una faticosa scelta, la giuria ha premiato Virginia Paolucci (zucca in cartapesta) Martina Frattari (zucca più fantasiosa) Iris Piccinini (zucca dedicata al parco) ed Amanda Magnaguadagno (zucca simpatia).
Nuova attività commerciale a Civitanova Alta: "Wendy beauty lab" è il nome del centro estetico che da ieri è aperto in zona Tranvia, in via Filippo Corridori.
La sfida è della giovane civitanovese Valentina Ercoli (la famiglia è di Santa Maria Apparente) che, dopo diverse esperienze lavorative nel settore della bellezza, ha deciso di mettersi in proprio aprendo un suo negozio nel borgo, dove questo servizio mancava da tempo e dove negli ultimi anni in molti hanno abbassato la serranda.
Ieri all'inaugurazione hanno partecipato tante persone. A portare i saluti per l'amministrazione comunale c'era il vice sindaco Claudio Morresi, che ha sottolineato l'importanza di investimenti di questo tipo, che contribuiscono al rilancio e a dare nuova vitalità alla città Alta e, soprattutto, la gioia e la soddisfazione di una giovane ragazza che realizza il suo sogno.
"In questo luogo diamo la possibilità di vivere la povertà con dignità". Con queste parole l'arcivescovo di Camerino-San Severino Marche-Fabriano, monsignor Francesco Massara, ha preso parte alla festa di comunità con la quale la città di San Severino Marche ha salutato l’apertura dell'emporio diocesano solidale "Umberto Valenti" negli spazi di viale Bigioli messi a disposizione dall'amministrazione locale.
"È il secondo emporio che inauguriamo nella nostra arcidiocesi, oggi mi sento di dire che il bene deve contaminare per fare dell'altro bene. Mi sento poi di ringraziare i tanti volontari perché quando esiste una struttura come questa dietro di essa c’è un sistema che lavora. La chiesa è stata sempre presente per i poveri", ha poi concluso monsignor Massara ringraziando anche per la partecipazione don Marco Pagniello, a capo della Caritas italiana, intervenuto alla cerimonia del taglio del nastro insieme al sindaco della città di San Severino Marche, Rosa Piermattei.
Presenti anche il cardinale Edoardo Menichelli, arcivescovo emerito di Ancona e Osimo, al direttore della Caritas diocesana, don Luigi Verolini, al vicario generale dell'arcidiocesi di Camerino-San Severino Marche, monsignor Mariano Ascenzo Blanchi, al vicario foraneo, don Aldo Romagnoli, al referente dell’Istituto Croce Bianca, don Donato De Blasi, al direttore della Onlus Pace in Terra, don Aldo Bonaiuto.
Hanno partecipato anche i familiari di Umberto Valenti con la moglie Ivana e i figli Claudio, Michela e Roberta, l'assessore regionale alla sanità, ai servizi sociali e alla famiglia, Filippo Saltamartini; l'assessore regionale all'istruzione e alle pari opportunità, Chiara Biondi; il direttore dell’Ufficio Speciale per la Ricostruzione della Regione Marche, Marco Trovarelli; il dirigente dell’ufficio del Commissario straordinario ricostruzione sisma 2016, Andrea Crocioni; il presidente dell’Unione Montana Potenza Esino Musone, Matteo Cicconi, il coordinatore dell’Ambito Territoriale Sociale 17, Valerio Valeriani; il presidente del consiglio comunale, Sandro Granata, il vice sindaco e assessore comunale all’Istruzione; Vanna Bianconi, i consiglieri comunali Tarcisio Antognozzi e Francesco Borioni; il dirigente scolastico dell'Itts "Divini", Sandro Luciani, il presidente della Croce Rossa Italiana di San Severino Marche, Elena Amici, i rappresentanti della Caritas settempedana.
"Grazie per questo grande giorno a monsignor Massara che ha pensato ai meno fortunati di noi e di cui molto spesso la società si dimentica e ai tanti volontari che in questa struttura andranno ad operare". Così è intervenuto il primo cittadino settempedano, Rosa Piermattei, portando il saluto delle istituzioni alla cerimonia.
"È diventata quasi una colpa essere poveri, le persone che lo sono si vergognano e questo è un messaggio molto negativo che offre la nostra società. Questo emporio, invece, ci aiuta ad essere più umani - ha esordito nel proprio intervento l'assessore regionale, Filippo Saltamartini, per sottolineare subito dopo -. Noi abbiamo un imperativo categorico nella nostra Costituzione che recita, all’articolo 3, che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".
"Garantire questo principio è un dovere categorico di ogni persona responsabile" ha proseguito Saltamartini ricordando poi l'aiuto che le comunità locali si diedero durante l’emergenza terremoto dividendosi i tanti materiali che arrivarono sul territorio con la solidarietà dell'Italia intera e ringraziando, subito dopo, la Caritas "per quanto ogni giorno fa per risolvere il disagio sociale".
L'emporio diocesano solidale, che sarà gestito dalla Caritas settempedana, è stato intitolato alla memoria di Umberto Valenti, volontario del gruppo settempedano scomparso nel 2016 ma che prese parte alla costituzione del sodalizio, 17 anni fa, nella città di San Severino Marche.
Nato nel 1936, secondo di sette figli, si dedicò alla vita di campagna prima di unirsi in matrimonio con la signora Ivana da cui ebbe poi tre figli. A metà degli anni '60 si trasferì in città e trovò impiego come autista e montatore di mobili presso l’impresa della famiglia Angelucci a lui rimasta molto legata, tanto da essere presente alla cerimonia di inaugurazione dell'emporio.
Una malattia molto aggressiva, purtroppo, lo strappò alla vita. "Il suo era sempre un atteggiamento che favoriva il senso del fare insieme con la capacità di generare unità tra persone e nella comunità". Lo hanno voluto ricordare i volontari prima di ringraziare sua moglie e i suoi figli e, insieme, le titolari dell'azienda Angelucci, Natalia e Ave.
Il sindaco di Pieve Torina e presidente dell'Unione Montana Marca di Camerino Alessandro Gentilucci è diventato papà. All'ospedale di Macerata la sua compagna Sonia ha dato alla luce il piccolo Leone Luigi, sotto la supervisione dell'esperto ginecologo Mauro Pelagalli. Alla coppia vanno le congratulazioni della redazione di Picchio News.
Si è tenuta la scorsa domenica, 8 ottobre, una toccante celebrazione per ricordare i sommergibilisti caduti in mare nel 1943 a bordo del Malachite. Tra questi c’era Dino Buglioni, sottocapo elettricista originario di Castel Santa Maria.
È proprio nel piccolo e meraviglioso borgo, frazione di Castelraimondo, che l’amministrazione comunale cittadina, l’Associazione Nazionale Marinai d’Italia di Porto Potenza Picena e il vicesindaco di Potenza Picena Giulio Casciotti, hanno voluto celebrare il ricordo dei sommergibilisti caduti e nello specifico la figura di Buglioni, “un montanaro con la passione per il mare” che ha difeso a costo della vita la sua patria. Appena sedicenne, Buglioni si arruolò nella Regia Marina Militare in qualità di allievo elettricista. Superato il corso di base, fu inviato a bordo di un’unita di superficie dove ottenne la qualifica di sottocapo, finché con l’entrata in guerra dell’Italia nel 1940 viene imbarcato a bordo del sommergibile Malachite.
Nel corso del conflitto il Malachite partecipò a numerose e diversificate missioni nel Mar Mediterraneo, consistenti nel trasporto di truppe e materiali bellici, nel pattugliamento nonché in azioni offensive, fino al giorno del suo affondamento.
Nel febbraio del 1943, di ritorno da una missione in Algeria dove si era recato per sbarcare un gruppo di incursori, il Malachite, che si trovava in prossimità delle coste meridionali della Sardegna in procinto di attraccare presso il porto di Cagliari, fu intercettato da un sommergibile nemico, l’olandese Dolphin per la precisione, che con un siluro riuscì a centrarlo nella zona poppiera e nel giro di un minuto colò a picco. Dei quarantotto membri dell’equipaggio soltanto in tredici riuscirono a mettersi in salvo e tra questi non vi era Dino Buglioni che con il Malachite si inabissò nelle profondità marine senza più fare ritorno nella sua amata Castel Santa Maria, dove oggi una lapide ne ricorda il supremo sacrificio. È proprio lì che domenica, alla presenza dei suoi familiari, è stata deposta una corona d’alloro e letta la preghiera del marinaio.
Per l’amministrazione comunale di Castelraimondo erano presenti il sindaco Patrizio Leonelli, il vicesindaco Roberto Pupilli, l’assessore Elisabetta Torregiani, il presidente del Consiglio Comunale Luigi Bonifazi e il consigliere Renzo Marinelli.
Dopo 28 anni di lavoro al Cosmari, prima con la Slia spa di Roma e poi con Cosmari srl, Mauro Caporalini perito chimico e primo impiegato tecnico-amministrativo in Cosmari sin dall’avvio dell’impianto Tmb nel 1995, dallo scorso 6 ottobre è in pensione.
Caporalini da esperto conoscitore degli impianti, ha guidato nel corso degli anni anche insegnanti e intere classi nelle visite dello stabilimento. Ad una settimana dal pensionamento, oggi Mauro Caporalini ha salutato i colleghi con gratitudine per il percorso lavorativo, ricordando le sfide e i momenti di crescita personale e professionale.
In questo momento particolare, Mauro, ha invitato i colleghi a continuare a rimanere sempre uniti e, con spirito positivo, a credere nel Cosmari e ad affrontare le difficoltà che l'azienda sta incontrando, con la consapevolezza che "la dirigenza sia in passato che in questo momento ha sempre fatto il massimo per l’azienda e per i lavoratori".
A lui sono arrivati i migliori auguri di buon pensionamento da parte di tutti i colleghi, dalla direzione aziendale, dal presidente e dal CdA e i ringraziamenti e la stima per quanto fatto con professionalità e dedizione al lavoro per far crescere e migliorare l’azienda in tutti questi anni di encomiabile servizio.
Anche Pollenza è tra i centri maceratesi scelti dal regista Sergio Rubini per le riprese della miniserie in due puntate, dal titolo "Giacomo Leopardi, vita e amori del Poeta", prodotta da Ibc Movie in collaborazione con Rai Cinema.
La troupe cinematografica ha già fatto il sopralluogo e scelto gli interni di Palazzo Ricci Petrocchini (Sec. XVI) e in particolare le sale, bellamente affrescate, per girare alcune scene del film che racconta la vicenda umana del Poeta dell'Infinito a partire dalla propria infanzia.
La scelta appare quanto mai felice, in quanto all’interno del Palazzo, recentemente restaurato e riportato all'antico splendore, si respira un tepore antico e una atmosfera vibrante di storia, di arte e di cultura per i personaggi che vi hanno soggiornato: i marchesi Ricci, Clotilde d’Azeglio, il compositore Gaetano Coronaro, suo figlio Massimo poeta, il pittore Fabio Failla, il cui albero genealogico per via materna comprende avi illustri come Massimo d’Azeglio, Alessandro Manzoni e il grande scienziato e missionario padre Matteo Ricci.
Si tramanda che anche Giacomo fanciullo abbia frequentato Palazzo Ricci Petrocchini, quando in autunno i Leopardi da Recanati si trasferivano a Pollenza nel palazzo di famiglia di via Roma, ora sede del Museo civico e della Pinacoteca, per seguire le operazioni della vendemmia. Questa ideale rentrée appare di buon auspicio per le riprese del film, in programma lunedì e martedì prossimi, che vuole essere un omaggio al Poeta e alla terra dell’armonia e dell’infinito che ha ispirato i suoi celebri Canti.
“Nel massimo periodo di promozione di Recanati nei grandi film nazionali ed internazionali grazie al costante impegno della nostra Amministrazione, nel saper attirare, senza costi, le grandi produzioni cinematografiche, con soddisfazione oggi festeggiamo anche la ripartenza della programmazione cinematografica in città nella rinnovata Sala Gigli dell’ex Multisala Sabbatini- Così il sindaco Antonio Bravi ha annunciato in conferenza stampa la ripartenza del cinema sul grande schermo della sala Gigli a Recanati.
“Il recupero e il rilancio della sala comunale Gigli era un traguardo importante che ci eravamo prefissati fin dall’inizio nel nostro programma elettorale, un percorso non facile alla fine del quale necessitava anche del contributo di professionalità specializzate per la nuova programmazione. Ha aggiunto il sindaco - Ringrazio Beniamino Gigli operatore esperto del settore per la disponibilità dimostrata e per l’impegno e la passione che da sempre dedica al mondo del cinema nella nostra città.”
Dal 20 ottobre si torna al cinema a Recanati con una programmazione stabile di film in uscita, a cura della dell’Associazione Circolo del Cinema Recanati presieduta da Beniamino Gigli.
“Recanati oggi si riappropria di uno spazio importante per il cinema e per altri usi pubblici e di una programmazione cinematografica strutturale grazie all’apporto della consigliera Roberta Sforza e di Beniamino Gigli. - Ha affermato l’assessora alle Culture Rita Soccio – Nella città della cultura non avere uno spazio dedicato al cinema era una mancanza assolutamente da risolvere, oggi riconsegniamo ai nostri concittadini quanto promesso, invitandoli a godersi il nuovo cinema. E ciò avviene proprio alla vigilia della nuova produzione cinematografica diretta da Sergio Rubini che girerà in questi giorni in città. Produzioni che alloggiano a Recanati con molti operatori per medi e lunghi periodi e che oltre a promuovere la città a livello culturale e turistico portano un indotto economico all’intero territorio”.
“È stato un percorso difficile che ha richiesto impegno e dedizione per gli intricati problemi da risolvere, ben noti alla cittadinanza, ma siamo riusciti con successo nell’obiettivo prefissato di restituire a tutta la comunità la preziosa occasione di tornare a vivere il grande schermo insieme – Ha spiegato Roberta Sforza consigliera delegata alla funzionalizzazione e rilancio delle sale cinematografiche - Anche se è importante ricordare che in questi anni a Recanati non sono mai mancate le manifestazioni dedicate al cinema, sia le rassegne cinematografiche sia il prestigioso Premio Internazionale Ludovico Alessandrini per il cinema di Poesia, grazie al lavoro di Beniamino Gigli presidente del Circolo del cinema che oggi più che mai si mette al servizio della città con l’impegno di nuova programmazione cinematografica".
“Il Circolo del cinema compie in questi giorni 46 anni di attività a Recanati, un lungo periodo in cui molte cose sono cambiate nel mondo del cinema; mi preme innanzitutto ringraziare l’Amministrazione comunale per la fiducia e per l’impegno profuso nel finanziare le numerose rassegne cinematografiche che abbiamo realizzato nel tempo. – Ha detto Beniamino Gigli –Il Circolo del Cinema e un’associazione senza scopo di lucro per cui gestiremo la programmazione cinematografica della Sala Gigli con la collaborazione della società Alfa Studio di Stefano Carella con cui lavoriamo e condividiamo i successi da anni. È dibattito attuale nel mondo del cinema lo scontro con le grandi piattaforme cinematografiche che ci vorrebbero dentro casa a vedere i loro film, con la prima programmazione stabile ci auspichiamo che la Sala Gigli possa reggersi economicamente con la propria attività”.
Si torna al cinema venerdì 20 ottobre alle ore 21 con la serie “Nuovi registi crescono” con il docu- film “Spadò il danzatore nudo” scritto e diretto da Riccardo De Angelis e Romeo Marconi, ad ingresso gratuito.
La programmazione cinematografica della sala Gigli proseguirà con i nuovi film in uscita ogni sabato con due proiezioni, una al pomeriggio e una alla sera. La domenica le proiezioni saranno tre: la prima nel primo pomeriggio dedicata ai ragazzi e alle famiglie e poi a seguire il secondo pomeriggio e la sera. A metà settimana sono previste le proiezioni gratuite di film d’autore e retrospettive.
La sala Gigli è oggi fruibile per numerose attività collaterali, ben attrezzata dal punto di vista impiantistico e collegata con l’esterno, rappresenta pertanto un’ulteriore risorsa per la città, sono in fase di pianificazione le collaborazioni con le scuole per realizzare proiezioni o cicli di proiezioni dedicate e con enti e associazioni per proiezioni, spettacoli e altre iniziative.
Non si spezza il filo che tiene legata la provincia di Macerata con lo Zecchino d'Oro. Dopo il successo di Anita Bartolomei due anni fa, nell'edizione 2023 della storica kermesse canora dedicata ai più piccoli, sarà il morrovallese Piero Romitelli a rappresentare Macerata sul palco con il brano inedito dal titolo "Ci pensa mamma", di cui è autore di musiche e testo (insieme a Gerardo Pulli, Edoardo Castroni ed Edoardo Ruzzi)
"La mia fonte d’ispirazione sono state le mie due figlie di quattro anni", dice Piero ai nostri microfoni, "voglio essere il loro orgoglio". Il titolo del brano, carico di significato, ricorda quanto le mamme siano fondamentali e, come afferma Romitelli: "Questa canzone è un inno a tutte loro".
Il singolo, che già è disponibile su tutti i digital stores e piattaforme online, verrà presentato sul palco dell'Antoniano di Bologna il primo o il due dicembre, ancora non è stato stabilito; certo è che la finale prevista per il pomeriggio di domenica 3 dicembre, vedrà trionfare una canzone sola fra tutte le 14 in gara. Canzoni già capaci di vincere la concorrenza di più di 350 brani presentati agli autori dello storico programma al momento delle selezioni.
"Ci pensa mamma" sarà interpretata dalla piccola Greta, 9 anni di Genova. Piero si è detto emozionatissimo per questa nuova esperienza e, volgendo uno sguardo ai progetti futuri, ha anticipato: "Continuerà sicuramente la collaborazione fra me e Raf, ma per adesso voglio solo godermi questo fantastico momento con le mie figlie e la mia famiglia".
Dopo la partecipazione ad Amici nel lontano 2005, e l'apparizione a Sanremo giovani con i Pquadro nel 2007, Piero Romitelli ha trasformato la sua carriera nel campo musicale, passando da cantante a compositore di testi per grandi nomi, alcuni fra tutti Max Gazzè, Loredana Bertè, Emma Marrone, Dear Jack, Il Volo. Una carriera da autore che parte nel 2010, quando scrisse il testo “Di sogni ed illusioni” per Francesco Renga.
Lo stile per Tombolini è da sempre legato all'universo sportivo con cui condivide quei valori fondamentali - di rispetto, di dedizione, di forza di volontà e di profonda motivazione etica - che sono l'attributo fondamentale dell'essenza dell'uomo contemporaneo.
Non è un caso che il brand marchigiano abbia, nel corso del tempo, intrecciato il suo dna con quello degli atleti e degli sportivi delle più svariate discipline fino a creare Tmb, che ne fosse l'ideale corollario estetico. Una proposta nata all'insegna di un’eleganza in movimento, capace di guardare ai trend urbani senza prescindere dalla comodità d’uso grazie alla morbidezza e al comfort dei modelli proposti - caratteristica chiave della visione stilistica di Tombolini- che permettono di adattarsi a ogni fisicità.
Una filosofia riassunta nella recente campagna adv di Tmb per la Fw 23 che ha come protagonisti gli young talent del domani, Dennis Curatolo, Giacomo Stabile, Enoch Owusu e Jacopo Martini. Sono stati i giovani campioni, infatti, a indossare per l’occasione le creazioni della proposta invernale della linea caratterizzate da un tailoring identitario e sartoriale capace di fare la differenza.
E non solo sui campi da gioco. In primo piano texture superleggere e confortevoli - tra cui il nuovissimo tessuto running-che esplorano un’ampia palette di colori, accanto all’immancabile t-way abbinato ai pantaloni con coulisse ed elastico sul fondo, che sbuca da sotto le giacche o che nasconde comode t-shirt.
Un'altra, importante espressione del dna sportivo di Tombolini, svelato da collaborazioni e partnership importanti, a cominciare dal suo ruolo di official fashion partner dell'As Roma per tre stagioni consecutive fino ad arrivare a quelle più recenti. Speciali ambassador della TMB sono stati infatti Alessandro Pajola, playmaker della Virtus Bologna e della Nazionale italiana, ed Eleonora e Matilde Villa, le due giovanissimi promesse azzurre della pallacanestro.
Senza dimenticare il link con i Calcianti, moderni gladiatori di una tradizione fiorentina unica nel suo genere, spesso visti con indosso i modelli del brand, e il campione olimpico di pattinaggio artistico su ghiaccio Matteo Guarise a cui Tombolini ha affidato, in passato, l’interpretazione della sua campagna adv.
Successo per la Pink parade a Castelraimondo. La carica delle trecento partecipanti in rosa ha colorato la domenica mattina di risate edallegria nel segno della solidarietà e della prevenzione, per partecipare alla raccolta fondi a favore della ricerca sui tumori femminili, portata avanti dalla fondazione Veronesi.
Impeccabile l'organizzazione del Castelraimondo basket. La Pink parade, alla quale hanno partecipato non solo bambine, donne e ragazze, ma anche numerosi esponenti del sesso maschile, è partita dal cuore di Castelraimondo, da piazza Dante attraversando i principali quartieri per un piacevole percorso pedonale baciato dal sole.
La carovana "pink" ha concluso il giro, dopo aver ammirato gli scorci di Castelraimondo da differenti punti di vista, ritrovandosi di nuovo in piazza Dante, dove ad attenderla c'era Simone Bargiacchi, in arte Antonio Lo Cascio che ha prestato il suo volto e la sua proverbiale ironia alla manifestazione, svolgendo un'azione di sensibilizzazione sull'importanza della ricerca e della prevenzione.
C'è stato spazio anche per la testimonianza di alcune donne partecipanti, dando così l'occasione di riflettere, se pur in un clima spensierato, sull'importanza della diagnosi precoce, degli screening ed in generale sul prendersi cura della propria salute.
Tra le partecipanti anche l'assessore ai servizi sociali Ilenia Cittadini, che al termine dell'evento ha così ringraziato tutti coloro che hanno partecipato sui social: "Fondamentale arrivare a quante più donne possibili, le passeggiate di questa mattina ci ricordano che dobbiamo tutti promuovere una consapevolezza e una medicina di genere. Le neoplasie al seno e al collo dell'utero esistono, ma la diagnosi precoce, la prevenzione ci da lo strumento per combattere".
"La prevenzione verso gli organi che permettono riproduzione e allattamento, che rappresentano il cuore della femminilità e garantiscono la vita - conclude l'assessore -. Grazie a tutte le persone presenti e grazie a chi ha organizzato e permesso la realizzazione di questa presiosa iniziativa Castelraimondo Basket".
Una scommessa vincente che parte dal piccolo borgo di Petriolo. Accade che 50 anni fa due giovani ragazzi hanno deciso di fondare la loro azienda metallurgica, specializzandosi nella carpenteria metallica, fabbricando infissi in alluminio e acciaio.
Nel 1973, Ermanno Contigiani e Ivo Saltari hanno fondato la SCS Srl, impresa che ad oggi può contare sul lavoro di ben 14 dipendenti. In mezzo secolo la loro professionalità li ha portati a diventare un vero e proprio punto di riferimento nel settore.
“Per il cinquantesimo compleanno era d’obbligo fare una grande festa” dice Mara Contigiani, figlia di Ermanno che continua “due veri lavoratori come loro, se la meritavano”.
Quella di sabato 7 ottobre è stata una giornata piena di divertimento e sorprese, grazie al comico e attore, Piero Massimo Macchini, e il suo show, la bellissima musica del Concertino Burro e Salvia e Dj NOOZ. Erano presenti più di 300 persone fra dipendenti, ex dipendenti, fornitori, amici e conoscenti.
Sono intervenuti il sindaco di Petriolo, Matteo Santinelli, il presidente della sezione Metalmeccanici Confindustria e vicepresidente Confindustria Macerata, Giovanni Faggiolati e il presidente ANCE Carlo Resparambia.
Alla SCS una targa in dono, sia dal Comune di Petriolo, che da Confindustria Macerata oltre a uno speciale riconoscimento dai dipendenti dell’impresa.
Non sono mancati gadget di ringraziamento ai presenti, area giochi con gonfiabili per bambini e l’impeccabile servizio gastronomico di Righetto.