Un tratto del fiume Chienti in secca: i dirigenti di due aziende rischiano fino a 7 anni di carcere
Un tratto del fiume Chienti in secca: i carabinieri forestali denunciano i responsabili di due aziende del settore idroelettrico. È il risultato di una mirata operazione condotta dai militari della stazione di Macerata, riscontrando l’abusiva messa in secca di un tratto del corso d’acqua.
La causa del prosciugamento di circa 400 metri di alveo è stata individuata dai carabinieri in una captazione a scopo idroelettrico. In particolare, i militari hanno constatato che era stato realizzato un terrapieno in ghiaia tale da formare uno sbarramento per l’intera larghezza dell’alveo in modo che tutta l’acqua fosse convogliata nel canale idroelettrico: questo al fine di aumentarne la portata e di conseguenza la produzione di energia anche nei periodi più siccitosi come quelli della scorsa estate.
È stato riscontrato inoltre che, anche a valle del sistema di prelevamento del canale idroelettrico, veniva rilasciata nell’alveo del fiume Chienti una minima parte dell’acqua necessaria a garantire il minimo deflusso vitale: questo comportando una seria minaccia all’integrità della vita dell’ecosistema fluviale. Dallo sviluppo delle successive indagini è emerso, peraltro, che per i lavori di movimentazione della ghiaia, al fine di realizzare lo sbarramento alle acque a sevizio dell’opera di presa, non vi erano autorizzazioni né idrauliche né paesaggistiche e neppure edilizie.
Sono stati conseguentemente denunciati a piede libero all’Autorità Giudiziaria per diversi reati, che riguardano violazioni della normativa a tutela delle foreste, delle biodiversità, del paesaggio e dell’ecosistema, i due responsabili delle aziende proprietarie della derivazione idroelettrica. I due soggetti indagati, in caso di condanna definitiva, rischiano pene fino ad un massimo di sette anni, tra reclusione e arresto oltre che una multa fino a 200mila euro.
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