Supplente rimprovera gli alunni e viene aggredito sotto casa: "La rovina dei figli sono i genitori"
Siamo a Napoli ma potremmo essere in qualsiasi altra parte d’Italia perché i fatti di cronaca tipo quello che stiamo per raccontare sono molto simili. In questo caso parliamo di Enrico Morabito, un insegnante di scuola media che dopo aver sgridato alcuni suoi alunni ha dovuto affrontare l’ira dei genitori sotto la propria abitazione.
Hanno citofonato presentandosi come degli amici: una volta sceso il prof si è trovato a fronteggiare cinque uomini tra i 40 ed i 50 anni che in pieno pomeriggio, a viso scoperto, lo hanno aggredito a suon di calci e pugni, minacciandolo di non azzardarsi a riprendere più i loro figli. I rimproveri mossi agli studenti dal professore erano motivati dalla loro mancanza di disciplina e dal chiasso che disturbava la lezione.
Sembrano lontani i tempi in cui, a fronte di un richiamo mosso dal docente, di una nota negativa sul diario, noi studenti sapevamo di andare incontro all’ulteriore punizione dei nostri genitori. Oggi sono oramai episodi di normalità quelli che raccontano di genitori che, invece di punire il figlio per la condotta riprovevole tenuta in classe, realizzano delle vere e proprie spedizioni punitive contro il professore.
“Sul portone del palazzo ancora si vedono macchie del mio sangue. Ho chiamato i Carabinieri e fatto denuncia”, spiega il professor Morabito. “Ho sempre pensato che la rovina dei figli siano proprio i genitori...ed è così. Ne resto deluso e schifato. Tuttavia voglio addormentarmi con la speranza che domani sia un giorno migliore fatto sempre di legalità e che il marcio che si insidia anche nelle scuole possa sparire presto”
A cosa dobbiamo questo “cambiamento di costume” ? Innanzitutto è bene chiarire che questi episodi rientrano nel fenomeno del bullismo prima che in un piano fortemente diseducativo. Condanniamo gli episodi di bullismo dei giovani contro i loro coetanei, ma evidentemente spesso, come più volte ripetuto, l’attitudine alla violenza si apprende proprio in famiglia con l’esempio che i giovani assorbono sin dalla più tener età.
Paolo Crepet, educatore, psichiatra e sociologo padovano, ha più volte dichiarato che la causa di questo disordine socio educativo è spesso da ricercare nell’inadeguatezza del genitore a ricoprire questo ruolo tanto appagante quanto delicato ed impegnativo. L’ascolto del figlio è elemento imprescindibile per rispondere ai suoi bisogni e per verificare eventuali suoi problemi e criticità di crescita.
Per fare ciò è necessario dedicare ai figli il proprio tempo. L’eccesso di buonismo da parte dei genitori nei confronti dei loro figli è spesso proprio dovuto, secondo gli esperti, al senso di colpa per la consapevolezza di non dedicare tempo a sufficienza ai propri figli.
Ed è così che, di fronte ad un brutto voto a scuola, ad una bocciatura o ad un richiamo dell’insegnante, il genitore si “schiera” dalla parte del figlio, perché quel rimprovero lo sente inconsciamente spesso indirizzato alla propria “latitanza” educativa. Latitanza che per farsi perdonare il genitore colma di concessioni senza saper più dare al figlio dei sani limiti.
“Se tuo padre e tua madre non ti hanno mai detto un no da quando sei nato, il primo no che ti dice un esterno non lo accetti. L'educazione è una fatica che nessuno è più disposto a fare: coinvolge i genitori, i nonni, gli educatori, anche quelli fuori scuola a incominciare dall'ambito sportivo. Tutto questo ha una ricaduta drammatica: è una generazione che non conosce più i sogni perché non sono state insegnate le passioni.
A forza di dire di sì tutto diventa grigio, si perdono i colori. Tutto è anticipato rispetto a ieri, oggi a 13 anni fai la vita che una volta si faceva a 18. La società anticipa i suoi riti: prima maturi, prima diventi consumista. Oggi un ragazzino di 13 anni al telefonino si compra quello che vuole e questo crea una sproporzione, è una maturazione fittizia: non sei maturo perché sei su Facebook, ma se hai una tua autonomia. Oggi giustifichiamo tutto, non conosciamo i nostri figli, siamo abituati a non negare loro mai niente, a 13 anni le figlie fanno l'amore e non ci sono molte mamme che svengono alla notizia. Si consuma tutto troppo in fretta, anche la vita». (Paolo Crepet)
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