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Cronaca Macerata

Pamela Mastropietro, la mamma parla dopo 5 anni: "Giustizia per mia figlia e per tutte le donne violentate"

Pamela Mastropietro, la mamma parla dopo 5 anni: "Giustizia per mia figlia e per tutte le donne violentate"

Circa due mesi fa Alessandra Verni, la mamma di Pamela Mastropietro, la 18enne romana brutalmente uccisa a Macerata 5 anni fa, aveva scritto tre lettere: al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, alla presidente del consiglio Giorgia Meloni e al ministro della Giustizia Carlo Nordio, chiedendo di essere ascoltata e di dare voce al suo dolore di donna e di madre che, dopo 5 anni dall'atroce, macabro delitto della figlia, sta ancora attendendo che giustizia sia fatta.

Ieri è stata ricevuta dal sottosegretario di Stato al Ministero della Giustizia, Andrea Ostellari, nella sede del ministero in via Arenula, a Roma, che si è dimostrato interessato al caso. Alessandra Verni ha trovato l’incontro di ieri molto costruttivo: ha dichiarato di aver messo al corrente il sottosegretario Ostellari "di molte cose che non sono andate bene in questi cinque anni durante le indagini, gli ho riferito di indagini non fatte, di mancanze da parte di alcune istituzioni, quindi vediamo ora il prosieguo".

La prima sezione penale della Cassazione, confermata la condanna del nigeriano Innocent Oseghale per l'omicidio volontario di Pamela, vilipendio e distruzione di cadavere, aveva deciso di annullare la sentenza d’appello con riferimento al reato di violenza sessuale, disponendo su questo un appello bis. La prima udienza del processo d’Appello "bis" si è celebrata il 23 novembre a Perugia, con rinvio al 25 gennaio prossimo, ore 9.30, per l’integrazione dell’istruttoria, con l’escussione testimoniale due uomini che la ragazza aveva incontrato prima di Oseghale.

Per la Procura gli elementi documentali, testimoniali, logici, emersi in dibattimento a sostegno del reato di violenza sessuale sono chiari, e proprio la violenza sessuale commessa dal nordafricano sarebbe stata il movente dell'omicidio di Pamela. La ragazza sarebbe stata brutalmente uccisa da Oseghale poichè temeva che, una volta ripresasi, lo avrebbe potuto denunciare per la violenza subita.

Tale circostanza avrebbe trovato riscontro anche in alcune frasi intercettate dagli inquirenti nel 2018 nel carcere di Ancona, tra due nigeriani che erano stati co-indagati nell'inchiesta per l'omicidio di Pamela, per poi definitivamente uscirne per assenza di riscontri alle accuse. "Il 30 gennaio Innocent mi telefonò chiedendomi se volevo andare a stuprare una ragazza che dormiva" riferì uno dei due all’altro. Ed ancora, in un'altra conversazione avrebbe poi detto di aver saputo che Pamela era stata stuprata.

In primo e in secondo grado c'era già stata la condanna per violenza sessuale. Ora i giudici, a conclusione del rinnovato dibattimento, dovranno emettere la nuova decisione: se l'aggravante della violenza sessuale dovesse cadere, per Oseghale, condannato all'ergastolo in primo e secondo grado, potrebbe esserci uno sconto di pena. Un supplizio per la famiglia di Pamela, per la mamma che sopravvive grazie alla fede, e che chiede giustizia per sua figlia "e per tutte le donne violentate e massacrate da individui liberi di agire".

 

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