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Giulia, uccisa dal fidanzato a 23 anni. Le amiche: "Lui la controllava"

Giulia, uccisa dal fidanzato a 23 anni. Le amiche: "Lui la controllava"

È triste parlare di "primo femminicidio del 2023", ma purtroppo questa è la tragica realtà. La vittima è Giulia Donato, una ragazza di 23 anni, uccisa con un colpo di pistola dal fidanzato Andrea Incorvaia, guardia giurata di 32 anni, che poi ha deciso di farla finita, rivolgendo l’arma di servizio contro sé stesso.

A dare l’allarme sarebbe stata la sorella di Andrea, che, non avendo più sentito la coppia dalla sera prima, il 4 gennaio intorno alle 17:30 avrebbe deciso di andare a verificare di persona se fosse accaduto qualcosa. Quando è arrivata nell’abitazione dove viveva la coppia nessuno le ha aperto.

Si è fatta quindi dare le chiavi da un'amica e ha trovato i due corpi in camera da letto. Gli investigatori della Squadra Mobile e gli agenti del Commissariato di Cornigliano che indagano sull’accaduto, ipotizzano che la giovane sia stata colpita a morte nel sonno.

Al momento non si sa se la tragedia si sia consumata al culmine di un litigio o se l’omicidio/suicidio sia stato premeditato; dalle prime ricostruzioni sembrerebbe che tra i due avvenissero scontri e litigi quasi quotidianamente.

Le amiche di Giulia avrebbero riferito di un rapporto malato, di continui controlli da parte di lui, un uomo eccessivamente possessivo, di una gelosia morbosa, al punto che la ragazza sembra stesse decidendo di porre fine alla storia. Giulia era già stata segnata tragicamente dalla perdita della bambina avuta con un altro compagno nel 202, dopo un mese dal parto.

Mentre la giovane cercava di uscire da quel vuoto così doloroso, certamente con un gran bisogno di amore e di serenità, ha incontrato il suo assassino. Dalle indagini condotte dalla squadra mobile è emerso un elemento ulteriore: Andrea aveva intrapreso un percorso terapeutico per una forma di depressione e sembra assumesse degli psicofarmaci. Era ancora in condizioni ottimali per detenere l’arma d’ordinanza?

Ancora una volta, è tardivo porsi delle domande: la tragedia si è consumata ed ora il dolore terribile è di chi resta, familiari, amici, in queste ore stretti in una morsa di sgomento ed incredulità. Un senso di impotenza pervade, di fronte a questi delitti, che parlano dell’idea di possesso che ancora certi uomini hanno delle donne.

I modelli sociali sono i primi a dover cambiare: se da un lato negli ultimi anni in Italia è aumentata l’attenzione per la violenza sulle donne, dall’altro i modelli che la società ci rimanda parlano di potere sugli altri, prevaricazione, facile successo, denaro a tutti i costi, "frenando" il percorso verso una società più giusta, indispensabile per giungere ad una parità di genere.

Modelli imperanti, rappresentazioni stereotipate di uomini e donne che per primi devono essere scardinati, per poter attuare quella rivoluzione culturale che, di fronte a questi episodi, sembra ancora troppo lontana.

 

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