Dal permesso premio alla latitanza in Spagna: indagini su chi aiutò Cavallari a evadere
Era stato condannato a 11 anni e 10 mesi per la strage di Corinaldo in cui, a causa dello spray al peperoncino che aveva spruzzato all'interno della discoteca "Lanterna Azzurra" - nella calca - avevano perso la vita sei persone, ma Andrea Cavallari era evaso durante un permesso per discutere la laurea in scienze giuridiche a Bologna.
Le indagini scoprirono che si era allontanato con un NCC fino a Milano e poi con un passaggio con BlaBla Car fino in Francia. Da lì, la fuga in Spagna dove, a Lloret de Mar, era stato catturato dalla Polizia dopo quindici giorni di latitanza. Un'evasione che gli inquirenti reputano studiata da tempo e che, grazie alle ricostruzioni, hanno permesso di scoprire i telefoni usati, le schede Sim ma anche una carta di credito usata in Spagna e ricaricata dall'italia più e più volte.
Ora il Tribunale ha indagato due persone con l'accusa di favoreggiamento nell'evasione: la mamma di Andrea Cavallari ed un amico arrivato da Ancona che avrebbe fornito soldi e documenti falsi usati poi da Cavallari per vivere in Spagna.
Gli inquirenti hanno scoperto anche che, durante la latitanza, Cavallari avesse attiva una chat con un altro detenuto, Moez Akari, in carcere a Ferrara anche lui condannato per la strage di Corinaldo. Sembrerebbe che Akari nella chat si stesse organizzando con Cavallari per una fuga durante un permesso premio
Cavallari, oggi in carcere a Civitavecchia, è anche indagato insieme ad altre 69 persone per l'uso di cellulari all'interno del carcere di Bologna dove era detenuto e dove, sempre secondo le indagini, avrebbe piu volte telefonato alla madre, alla nonna e all'ex fidanzata con un apparecchio illegalmente introdotto nel carcere e con una Sim intestata ad uno straniero.
Condannato per la strage, ora rischia una nuova condanna per l'evasione e una ulteriore per accesso abusivo a dispositivi di comunicazione all'interno del carcere.

cielo coperto (MC)
Stampa
PDF
