Rubano una Fiat Punto e iniziano una folle corsa che viene interrotta dai carabinieri di Civitanova. È accaduto nella notte del 7 giugno intorno alle 2.
Una corsa conclusasi nei pressi della chiesa dell’Annunziata a Montecosaro. I malviventi hanno sfondato parte della staccionata che protegge il perimetro della chiesa e, abbandonata l’automobile, hanno proseguito a piedi.
Uno dei tre è stato preso. Si tratta di un civitanovese di trent’anni. L’uomo è stato denunciato, in concorso con gli altri due, per ricettazione, resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento.
I carabinieri proseguono le indagini per scovare i suoi complici.
Ci risiamo. E cercano di far passare la cosa come normale. Quando di normale in tutto questo non c'è proprio niente, se non la totale assenza (incapacità?) delle istituzioni di gestire la situazione.
Ieri ad Arquata è tornata la riffa. Una bella botta di culo e via: se sei fortunato sarai estratto e avrai la tua casetta. Se sei sfigato aspetti. Dopo la prima lotteria di Norcia a gennaio (almeno lì però, questo va detto, dopo pochi mesi qualche casetta era arrivata), ieri la stessa incredibile, vergognosa situazione si è ripetuta ad Arquata. Il tutto, venghino venghino siore e siori, anche con la suspence della sorpresa. E stavolta all'oscena rappresentazione si è aggiunta la disperazione dei terremotati, le loro lacrime, le loro grida, i litigi fra gente che aspettava quel momento come una liberazione e che invece si è trovata di fronte all'ennesima, triste, indegna modalità di gestione dell'emergenza.
La sensazione, che fa accapponare la pelle, è metaforicamente quella di un osso lanciato in mezzo a un branco di cani affamati che si azzuffano per prenderlo. A questo hanno ridotto i terremotati. Ci hanno preso anche la dignità, per tanti l'unica cosa rimasta dopo il sisma. Ci costringono a mendicare quello che sarebbe nostro diritto, o a sbranarci tra di noi. Che infinita, orrenda, presa per il culo.
E in mezzo a tutto ciò, mentre la gente si litigava un posto dove dormire e incrociava le dita per essere sorteggiata, risuonano beffarde anche le parole del vescovo di Ascoli, mons. Giovanni D’Ercole, che aveva lanciato un appello per l’assegnazione al parroco, don Nazzareno Gaspari, di una delle abitazioni da 60 metri quadrati, invece che una singola da 40 metri quadrati, in modo da poter avere un ufficio in cui svolgere attività pastorale. E certo che venti metri in più incidono sulla vita spirituale di questa gente... scherziamo?
I commenti della gente di Arquata sono eloquenti: “È da aprile che aspettiamo”, “è l’ennesima presa in giro”, “come ci sentiamo? Arrabbiati e depressi, ecco come ci sentiamo!”, “Siamo arrivati qui, aspettando, di 15 giorni in 15 giorni”. Una signora mostra ai giornalisti la confezione di un ansiolitico: “Io dal 24 agosto sto così”.
Però c'è di che stare tranquilli. Sentite il sindaco Petrucci: “Non c’è stato accordo per la divisione, per cui dovremo procedere con l’estrazione a sorte. Se poi entro qualche giorno i cittadini vorranno accordarsi per scambiare le destinazioni non ci sono problemi”. Quindi, nessun problema: i terremotati potranno scambiarsi le stanze, gli spazi, come fanno i ragazzini con le figurine da collezione.
Ma ormai stiamo scivolando ogni giorno di più nell'imbuto del dimenticatoio. In queste nostre zone la rabbia, l'indignazione stanno lasciando il passo allo sconforto. A poche settimane da quello che sarà il primo anniversario di una delle più grosse tragedie mai capitate in Italia, il dibattito politico è concentrato su legge elettorale e altre amenità simili. Cose che, come potete benissimo immaginare, sono la priorità assoluta delle migliaia di sfollati che ancora oggi attendono una risposta concreta che vada al di là dell'ospitalità in un albergo (quando va bene che non si viene sballottati da un posto all'altro), del Cas per pagare l'affitto o della vita in un container con i bagni in comune. Tutto questo, oggi, appare solo come una elemosina. A proposito di elemosina: ma in provincia di Macerata, sì, quella provincia che conta il 70 per cento del totale dei danni del sisma, quanto bisognerà attendere ancora per vederne una di casetta e magari fare un'altra bella lotteria?
Intanto nei salotti buoni di quell'Italia che oramai del terremoto non si ricorda neanche più, ci si indigna per Totò Riina (magari la questione andrebbe approfondita giuridicamente piuttosto che su facebook e coi mal di pancia), ci si indigna per la legge elettorale, ci si indigna per il calcio.
Qui da noi ci hanno fatto stancare anche di indignarci, di incazzarci, di lamentarci, di reclamare i nostri diritti. Con le lotterie ci stanno strappando anche la dignità. L'ultima cosa che ci era rimasta.
Domani, mercoledì 7 giugno, alle ore 18.30 presso la Chiesa dell'Immacolata in corso Cavour a Macerata verrà celebrata una Santa Messa in ricordo di Andrea Mancini.
Un momento di preghiera voluto dall'ingegner Alfredo Mancini per ricordare suo figlio, amministratore delegato della Orim, scomparso a soli 43 anni venerdì 28 aprile scorso a causa di un malore sopraggiunto mentre tornava da Milano.
Meno di mezz'ora davanti al presidente dell'Ordine dei medici della provincia di Pesaro Paolo Maria Battistini; nessuna dichiarazione all'uscita. Il dottor Massimiliano Mecozzi, il medico indagato per omicidio colposo per la morte del piccolo Francesco, il bimbo di sette anni curato per un'otite solo con l'omeopatia, era stato convocato per un'audizione dal presidente dell'Ordine.
Il suo difensore, l'avv. Enzo Carrella, ha chiesto di posticiparla di 20 giorni, ma Battistini ha concesso uno rinvio di soli 5 giorni, dando tempo al medico di presentare una memoria difensiva. All'uscita Mecozzi non ha risposto alle domande dei giornalisti. Lo ha fatto invece il suo avvocato, sostenendo che, a quanto gli risulta, il professionista non avrebbe mai impedito un ricovero ospedaliero del bambino, come sostengono invece i genitori, co-indagati con l'omeopata. L'avv. Carrella ha anche smentito che Mecozzi appartenga qualche setta religiosa.
(Fonte ANSA)
Erba alta, sporcizia e una dozzina di furgoni e camper. Si presenta così, in stato di abbandono totale, l'area ex Iper e piazza Nassirya a Civitanova, nonostante le proteste e richieste di intervento di moti cittadini anche sui social network. Di ieri, 5 giugno, il post di denuncia di una ragazza incinta che lamentava l'impossibilità per una donna sola di recarsi all'Eco Mercatone, essendo stata circondata in un paio di occasioni, da un gruppetto di zingari composto da uomini, donne e bambini che se non ricevono l'elemosina, nel migliore dei casi, sono pronti a mandarti qualche maledizione.
Tanti i ragazzini che bivaccano nella piazza e nelle aree limitrofe. C'è chi gioca con dei carrelli della spesa (forse a qualche negozio ne mancheranno diversi) rovesciandoli e usandoli per fare delle arrampicate; chi si aggrappa ai rami più bassi delle numerose piante presenti. Sarà per questo che ci sono rami a terra nel viale alberato che porta alla rotonda di via Gronchi. E sempre vicino a quella rotonda, dietro la cabina dell'Enel, una discarica a cielo aperto che continua a ingrandirsi.
Nessuno è ben accetto in quelle parti, tanto meno i giornalisti. Questa mattina, 6 giugno, siamo stati notati e dopo averci mostrato il dito medio, siamo stati apostrofati con le seguenti espressioni: "Che cazzo fai, stronzo? Italiani di merda". Minacce che ci hanno costretti ad allontanarci.
Se nel frattempo non è stato tolto, uscendo dalla superstrada c'è un cartello con il logo del comune in cui, oltre alle immagini barrate di camper, roulotte e tende, compaiono le seguenti parole: "Divieto di libero campeggio su tutto il territorio comunale". A questo punto, data la presenza da mesi/anni di rom in quell'area, si inizia a dubitare che piazza Nassirya sia ancora territorio comunale.
Un ultimo regalo per il loro amico che non c'è più, un pensiero d'affetto nato dal profondo del cuore degli amici che insieme a Nicolò hanno giocato decine e decine di partite di calcio.
Per Nicolò Ceselli gli amici hanno preparato la maglietta indossata nella nazionale Lnd Under 18 da Lorenzo Tizi con le firme di tutti. Con Tizi si conoscevano fin da bambini. Abitano vicino al campetto in via Grandi a Tolentino, dove sono cresciuti più o meno tutti quanti insieme, giocando decine e decine di partite. A Lorenzo è sembrato un bel gesto per ricordare la memoria, l'entusiasmo e la genuinità di un ragazzo che tutti descrivono come pulito, simpatico, generoso e solare, oltre quella che in casi come questo potrebbe sembrare solo retorica.
La maglia numero 17 di Lorenzo Tizi con le firme degli amici è acocmpagnata da un messaggio: "Ciao Nico, abbiamo pensato di farti un regalo.Uno dei tuoi tanti amici ha voluto donarti la sua maglia, quella maglia che tanto ha sudato e quella maglia che ha visto meglio su di te... quella della nostra nazionale e quella del tuo sport preferito.Il nostro gruppo (GS) e tanti tuoi cari amici hanno lasciato il segno sopra di essa proprio come te lo hai lasciato nei nostri cuori. Questo gesto Nico ci è venuto spontaneo ,molti di noi non sono riusciti a salutarti per l'ultima volta quindi abbiamo pensato di farlo così. Spero che tu ricambi il nostro saluto aiutandoci e proteggendoci da dove sei ora.Siamo sicuri che questo non sarà un'addio ma sarà un arrivederci. A presto Campione".
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Si svolgeranno mercoledì 7 giugno alle 15.30 nella chiesa dello Spirito Santo a Tolentino i funerali di Nicolò Ceselli, il sedicenne tragicamente scomparso nel pomeriggio di domenica scorsa a seguito di un tremendo incidente stradale mentre viaggiava a bordo della sua moto in contrada Rosciano a Tolentino in compagnia di una giovanissima amica.
La decisione è stata presa dalla famiglia nel tardo pomeriggio di oggi, dopo che il magistrato che si occupa del caso ha deciso di non far svolgere l'autopsia sul corpo del giovane. Infatti, mentre fino a oggi sembrava che l'esame autoptico fosse inevitabile, domattina a Torrette sarà svolta una ispezione cadaverica esterna e poi la salma sarà restituita alla famiglia. Al termine dell'ispezione, sarà possibile, per chi voglia, salutare per l'ultima volta Nicolò nella camera mortuaria dell'ospedale dorico.
Se i tempi lo consentiranno, il feretro sarà trasportato nel tardo pomeriggio di martedì nella chiesa dello Spirito Santo dove sarà allestita la camera ardente e ci sarà una veglia di preghiera. Questo, però, sarà possibile solo se i tempi dell'ispezione non si allungheranno.
Intanto, questa mattina c'è stato l'ultimo gesto di amore di Nicolò. Dal corpo del giovane sono stati espiantate le cornee, le valvole cardiache e frammenti ossei da innesto. Grazie a questo gesto di grande solidarietà e altruismo, altre persone potranno tornare ad avere la loro vita, quella stessa vita cui Nicolò è stato strappato troppo presto.
Per il suo ultimo viaggio, Nicolò, che frequentava il primo anno dell'Ipsia a San Ginesio, probabilmente indosserà la maglia biancorossa numero 10 e la tuta degli Allievi del Caldarola, quella maglia cui teneva tantissimo e che si era conquistato a suon di belle prestazioni sul campo.
Intanto, Forza Italia con il suo Coordinatore Regionale Senatore Remigio Ceroni, la sua Vice Barbara Cacciolari e tutti i membri della Lista Forza Italia di Tolentino, esprimono il più sentito e profondo cordoglio, in questo triste e delicato momento, "per l’improvvisa e tragica scomparsa del giovane Nicolò, nipote del nostro caro Carmelo Ceselli, capogruppo del Consiglio Comunale di Tolentino. La sua perdita ci lascia senza parole. Per sempre ricorderemo Nicolò come ragazzo perbene, garbato, talentuoso e dalle grandi qualità umane. Onesto, dai valori puri, genuini e sempre disponibile, con i suoi gesti, con la spensieratezza e l'allegria tipiche dell'adolescenza, rallegrava e animava la vita di chi gli stava accanto. Gentile, altruista e spigliato, la comunità perde con lui un giovane audace e coraggioso. Il vuoto che lascia è incolmabile e indelebile. Ci uniamo commossi, con un abbraccio, al dolore e alla sofferenza della famiglia e degli amici, affranti per la disgrazia che li ha colpiti".
La statale 77 è sicuramente un grande arteria che ha portato enormi benefici per il turismo maceratese e soprattutto, con l'arrivo della bella stagione, per quello di Civitanova. A percorrere la superstrada per arrivare verso Civitanova, però, non sono solo turisti. Infatti, i Carabinieri del Comando di Civitanova stanno registrando un forte flusso di rom che arrivano dai campi nomadi di Roma.
Aumentati i controlli, proprio per vigilare su questa situazione, domenica sono state denunciate due persone: una donna e un uomo, entrambi di etnia rom. La donna è accusata di aver causato un incidente il 2 giugno lungo viale Matteotti a Civitanova, provocando il ferimento di un ragazzo che viaggiava a bordo di uno scooter e di non essersi fermata per soccorrerlo. Dopo lo scontro, infatti, è fuggita con l’auto che aveva preso a noleggio senza neanche essere in possesso della patente di guida.
Anche l'uomo fermato alla guida di un autocarro è stato multato per lo stesso motivo: guida senza patente. Per lui, denuncia a piede libero e una multa di 5000 euro.
Nel caldo pomeriggio di domenica, la spiaggia di Porto Recanati era affollatissimai e qualcuno ha pensato di approfittare del flusso dei turisti arrivati un po’ da tutti i comuni limitrofi per mettere a segno qualche furto a danno delle auto posteggiate dai bagnanti.
Due italiani, un campano di 38 anni, residente a Civitanova Marche, e un foggiano di 40 anni sono stati colti in fragrante mentre, dopo aver forzato la portiera, rubavano da un’auto in sosta un giubbino e un portagioie. Alcuni bagnanti si sono accorti di quanto stava succendendo e hanno lanciato l'allarme: mentre uno di loro ha subito chiamato il 112, altri sono corsi dietro ai due malviventi.
Proprio l’intervento dei carabinieri ha “messo i salvo” i due ladri dall’ira dei cittadini. I militari hanno fermato i due scassinatori e hanno trovato, oltre alla refurtiva, una bici probabilmente rubata e gli attrezzi del mestiere per lo scasso. I due uomini sono stati denunciati per furto aggravato e per detenzione di oggetti utilizzati per lo scasso.
Nel dolore e nello strazio infinito, i genitori di Nicolò hanno scelto di compiere un ultimo gesto d'amore: la donazione degli organi. Il papà, la mamma e i parenti più stretti di Nicolò, con commovente slancio altruistico, hanno subito acconsentito affinché si ripetesse il miracolo della vita,trasmessa ad altri sconosciuti afflitti dalla disperata necessità di un trapianto.
Nicolò Ceselli è morto domenica pomeriggio a seguito di un tragico incidente verificatosi in contrada Rosciano a Tolentino mentre era a bordo della sua moto insieme ad un'amica che, miracolosamente, non ha riportato conseguenze gravissime dal tremendo impatto contro una recinzione metallica.
Smentita l'ipotesi circolata in un primo momento che parlava di un Suv che avrebbe allargato una curva, costringendo il giovanissimo Nicolò a finire fuori strada e poi contro la recinzione. La dinamica del sinistro resta ancora al vaglio degli inquirenti.
La salma del ragazzo è stata trasportata la notte scorsa dal pronto soccorso all'obitorio dell'ospedale regionale di Torrette dove nelle prossime ore verrà svolta l'autopsia disposta dal magistrato che si occupa del caso. Una volta effettuato l'esame autoptico, il corpo sarà restituito alla famiglia e a quel punto sarà possibile fissare la data dei funerali che, comunque, difficilmente verranno celebrati prima di mercoledì.
Appassionatissimo di moto e di calcio, Nicolò giocava come attaccante nella squadra Allievi del Caldarola. La società, in segno di lutto, ha rinviato la tradizionale conviviale di fine anno che era stata fissata per mercoledì.
Tantissime e sincere le testimonianze di affetto e vicinanza giunte alla famiglia Ceselli, stimata e conosciutissima sia a Tolentino che a Caldarola, dove Nicolò viveva con i genitori prima che il terremoto li costringesse al trasferimento a Tolentino. Il nonno del giovane, Carmelo Ceselli, è consigliere comunale uscente a Tolentino e anche dal mondo della politica sono stati numerosissimi i messaggi di cordoglio. Distrutto da un dolore inimmaginabile, Carmelo Ceselli ha voluto ringraziare tutti per l'affetto dimostrato: "Grazie, grazie, grazie dal profondo del cuore a tutti coloro che ci sono vicini in questo grandissimo dolore. Chiediamo solo preghiere perchè il Signore Gesù accolga Nicolò nel regno dei cieli".
Intorno alle 16 di ieri 4 giugno , in via Principe di Piemonte, lungo la Statale 16, all'altezza della Pasticceria Maurizio, c'è stato un incidente che ha coinvolto due vetture, una Volkswagen Golf ed una Bmw Serie 1.
La dinamica è abbastanza chiara: la Volkswagen con a bordo una giovane coppia di Loreto era ferma in colonna e forse per una distrazione è stata tamponata dalla Bmw, con a bordo un'altra giovane coppia di Recanati. Lievi a prima vista i danni al paraurti posteriore della Golf e la stessa cosa si potrebbe dire per quello anteriore della Bmw, ma quest'ultima ha subìto anche lo scoppio degli airbag. Ai danni materiali si dovrà sommare anche quello del recupero dell'auto dal carro attrezzi, dato che dopo l'urto non è ripartita.
Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118, per un sospetto colpo di frusta cervicale alla passeggera dell'auto tamponata e una volante della Polizia per i rilievi. Si è verificato qualche disagio per il traffico, dato che la Bmw era rimasta quasi al centro della carreggiata, soprattutto quando sono passati due grandi mezzi agricoli.
In quel tratto di strada purtroppo sono abbastanza frequenti gli incidenti, hanno riferito alcuni residenti, e di recente ci sono state anche un paio di vittime. Uno dei problemi principali riguarda gli attraversamenti pedonali che qualche mese fa si è cercato di mettere in sicurezza con dispositivi luminosi, ma che purtroppo restano sempre molto pericolosi.
Rapina questa mattina intorno alle 8.30 alla filiale di Poste Italiane in via Lorenzoni a Macerata, nel quartiere Colleverde.
Un uomo è entrato negli uffici postali, quando ancora non c'era nessun cliente, e minacciando le due impiegate con una bomboletta dal contenuto ignoto si è fatto consegnare il denaro contenuto nella cassa. Il bottino, però, è piuttosto magro: appena 500 euro.
L'uomo, una volta presi i soldi, si è dato alla fuga. Subito è scattato l'allarme e sul posto sono intervenuti gli agenti della Questura di Macerata. (In aggiornamento)
Incendio questa notte, intorno alle 00.10, a Corridonia in località Voltesante. Per cause ancora da accertare, hanno preso fuoco 50 rotoballe di fieno.
Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco con un'autopompa e un'autobotte e sono riusciti a scongiurare che le fiamme si propagassero alla zona circostante. Non ci sono stati feriti.
Assalto al distributore IP in contrada Pieve a Macerata. Questa notte, intorno alla 4, dei malviventi con una ruspa hanno sradicato il self service con dentro i soldi e la colonnina della benzina.
A causa del materiale altamente infiammabile sono intervenuti i vigili del fuoco. I carabinieri di Macerata stanno ispezionando le immagini delle telecamere installate sul distributore. Il bottino è ancora in fase di quantificazione.
È precipitato dal secondo piano di una palazzina in via Ferruccio, traversa di via Mameli a Macerata. La vittima è un ventitreenne straniero residente con altri immigrati in quell'appartamento.
Secondo quanto si è appreso, il giovane è tornato a casa intorno alle 1.30 alterato. Per entrare in casa, ha sfondato la porta e poi si è chiuso in bagno. A questo punto i coinquilini hanno chiamato la polizia. Una volta arrivati, gli agenti hanno iniziato a parlare con il giovane per calmarlo, ma ad un certo punto hanno sentito un tonfo: si era buttato dalla finestra.
Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118 che non hanno potuto far altro che accertarne il decesso.
Non ce l'ha fatta Nicolò Ceselli. Il sedicenne di Caldarola, nipote del consigliere comunale di Tolentino Carmelo Ceselli, è morto nel tragico incidente accaduto nel pomeriggio di oggi in contrada Rosciano a Tolentino.
La moto che guidava, a bordo della quale c'era anche una giovane ora ricoverata all'ospedale di Macerata non in pericolo di vita, è finita fuori strada. Il ragazzo è andato a finire contro una struttura metallica e l'impatto è stato devastante.
Le condizioni sono apparse subito gravissime: il ragazzo è stato trasportato in eliambulanza all'ospedale Torrette di Ancona, ma per lui non c'è stato niente da fare. E' deceduto poco dopo il ricovero, malgrado i disperati tentativi dei sanitari di salvargli la vita.
Lascia i genitori Fabrizio e Maura. La salma si trova ora nell'obitorio dell'ospedale dorico a disposizione dell'autorità giudiziaria per tutti i rilievi di rito in situazioni come questa.
Sciarpe, occhiali da vista, magliette, scarpe. Tantissime scarpe, perlopiù da tennis. Abbandonate a terra l’una sull’altra, sfuggite da piedi in corsa verso luoghi più sicuri. Lontano da quella piazza un attimo prima tranquilla e d’improvviso mare in tempesta.
Nel mezzo, ad annaspare confusa e spaventata, gente in lacrime. Chi con un braccio o una gamba sanguinanti, chi senza più punti di riferimento né amici o familiari al fianco. “Più di tutti mi ha fatto effetto vedere padri di famiglia salire sul palco e gridare spaventati al microfono i nomi di chi si era perso” racconta Diego Silveri. Diego è di Macerata ed è uno delle migliaia di juventini che da tutta Italia ieri sera ha raggiunto Torino per seguire dai maxischermi in piazza San Carlo la finale di Champions League contro il Real Madrid. Era in piazza quando si è alzata quella che chiama “onda” mentre prova a spiegare le sensazioni vissute in quei momenti di panico. Un’onda che ha travolto tutto, fatta di persone che si spingevano rovinosamente su altre persone. “Ho assistito a tutta la scena, ma grazie a Dio - racconta - l’onda non mi ha travolto”.
Diego si è svegliato ieri di buon mattino e insieme ad Andrea, Marco e Alberto, tre amici dello Juventus Club Doc di Treia, si è messo in strada, direzione Torino. “Sarei dovuto andare a Cardiff, ma per una cerimonia in programma oggi non sono partito più. Alcuni miei amici che ci erano stati mi hanno raccontato che valeva la pena e così ho deciso di godermi anch’io l’emozione di una piazza tutta bianconera. Mai avrei immaginato - dice - che sarebbe successo quello che è successo. Scene viste solo nelle videocassette di mio padre, con le immagini della finale del 1985 allo stadio Heysel di Bruxelles contro il Liverpool. Io ancora non ero nato, sono del 1986.
Siamo arrivati intorno alle 15. Abbiamo lasciato la macchina e con un autobus - va avanti Diego nel suo racconto - abbiamo raggiunto la piazza, che già a quell’ora era abbastanza piena. C’erano tantissime trombette che suonavano, si respirava un clima di festa. Una volta entrati, ci siamo ritrovati con alcuni nostri amici. Ma nel punto in cui eravamo si vedeva male, allora Marco e Andrea hanno deciso di andare a vedere la partita a casa di un amico, mentre io e Alberto ci siamo sistemati sui gradini del monumento a Emanuele Filiberto. Ci siamo salvati perché eravamo più in alto rispetto alla folla che ci stava davanti, che è stata contenuta dai piloni con le catene di ferro.
Trascorsa una manciata di minuti dal terzo goal, dalla sinistra dello schermo in fondo alla piazza abbiamo visto un mare di teste come un’onda che si allargava sempre di più. Al centro, il vuoto e tutti che spingevano verso l’esterno per provare a uscire. Abbiamo visto davanti a noi gente che correva e cadeva a terra. Ho pensato: adesso esplode una bomba. Avevo paura che sparassero. Quando ti trovi in queste situazioni le pensi tutte, ti tornano in mente le scene di ogni giorno in televisione. Avevo paura per quello che sarebbe potuto succedere di lì a poco. Dieci minuti dopo, un’altra ondata, ma di senso contrario alla precedente. E la tensione è tornata. Mi sono chiesto: cos’altro succede adesso? Poi una terza. Siamo rimasti immobili, come in trappola, perché stavamo al centro e le vie di uscita erano bloccate dal flusso delle persone, abbiamo solo potuto aspettare. Sono stati minuti interminabili.
Al fischio finale abbiamo deciso di scendere i gradini e allora abbiamo visto a terra sciarpe, occhiali da vista, magliette, scarpe. Tantissime scarpe da tennis. C’era gente - ricorda Diego - che piangeva dalla paura, scene di panico. Quando finalmente siamo riusciti a uscire dalla piazza, abbiamo raggiunto Andrea a casa del suo amico. Più tardi abbiamo recuperato la macchina e intorno alle due di notte siamo ripartiti”.
"Stiamo tornando da Torino - scrive in un post su Facebook un'altra maceratese presente ieri in piazza San Carlo, Sabina Chiavari, di Urbisaglia ma residente a Loro Piceno - abbastanza ammaccati, più che altro psicologicamente. Era una bella festa: tutti in piazza con la stessa passione. Poi all'improvviso il caos. Un boato. Una massa di persone che ti corre addosso e ti trascina non sai dove non sai perché. L'unico pensiero: l'incolumità delle figlie. Abbraccio la piccola che era vicino a me, con uno sguardo vedo mio marito che abbraccia Noemi, poi solo spintoni e paura. Dopo tre ondate di panico cerco marito e figlia. I telefoni non funzionano. Passano 15 minuti, poi un contatto. Ci siamo tutti e senza ferite. Andiamo via, ma le forze dell'ordine dove erano? Organizzati male, allo sbaraglio. Ancora non si è capito in Italia che la psicosi è pericolosa e che non si può far finta di organizzare un evento in questo modo!".
Grave incidente in contrada Rosciano a Tolentino. Una moto con in sella un ragazzo di 16 anni e una ragazza è finita fuori strada. Da subito le condizioni del conducente sono apparse le più gravi. È stato trasportato in eliambulanza all'ospedale Torrette di Ancona. La giovane, invece, all'ospedale di Macerata.
Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118, i vigili del fuoco e i carabinieri di Tolentino.
(servizio in aggiornamento)
L'anno scorso i reati commessi a Macerata e provincia sono stati 8.239. Il 15,16 per cento in meno rispetto al 2015, quando furono presentate 9.712 denunce. Lo rende noto il Comando Provinciale dei Carabinieri di Macerata, che in un documento ha presentato le attività svolte nel 2016 a difesa del territorio di competenza. 1.800 i casi risolti; nel 2015 sono stati 2.245 (-19,8 per cento).
Dei reati totali per i quali è stato richiesto l’intervento dei carabinieri nel 2016, ben 4.558 sono furti. Seguono le operazioni inerenti il settore stupefacenti (191 i reati perseguiti), le rapine, gli incendi. Un solo caso di omicidio, risolto dai militari dell’Arma, come pure è stato sventato l’unico caso di associazione a delinquere.
Le persone denunciate nel 2016 sono state 2.136 di cui 1.502 italiani e 422 extracomunitari. A finire in manette sono state invece 140 persone. 43 quelle arrestate per reati nell’ambito di stupefacenti, mentre sono state denunciate a piede libero 248 persone. 650 i grammi di eroina sequestrata, insieme a 1.008 grammi di cocaina e 24.550 grammi di hashish.
Significativo l’impegno profuso nei servizi preventivi di pattugliamento e perlustrazione: ben 201.965 ore con un dispiegamento di 48.950 militari nei 12 mesi. Al 15 marzo 2017, i servizi svolti contro lo sciacallaggio dall’inizio dell’emergenza terremoto sono stati 5.850 con 8 persone denunciate a piede libero e 18 sottoposte a foglio di via obbligatorio.
Sono state 66.059 le chiamate pervenuti al 112.
Quanto ai controlli della circolazione stradale, in un anno sono state ritirate 297 patenti, 182 persone sono state denunciate per guida in stato di ebbrezza, 8 per guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, 173 i mezzi sequestrati. Gli incidenti rilevati sono stati 461 di cui 5 mortali, incidenti nei quali hanno perso la vita altrettante persone.
La truffa continua a viaggiare in rete. L'ennesimo caso arriva da Treia, dove i militari della locale Stazione, a parziale conclusione di indagini, hanno denunciato due soggetti della provincia di Pescara, noti alla giustizia, una donna di 64 anni e un uomo di 58, per concorso in truffa.
I fatti iniziano quando un cittadino di Treia decide di vendere un telefono cellulare on line. Viene contattato da una donna – il cui nome è risultato inesistente - e insieme contrattano il prezzo: 500 euro. Pochi giorni dopo, però, la donna contesta al venditore la mancanza di garanzia e chiede la restituzione del denaro.
Il treiese, ignaro di essere caduto nella rete, accetta e chiede a sua volta la restituzione dell’apparecchio. I 500 euro vengono accreditati su una carta postale dal venditore, ma il telefono invece non torna più indietro. I carabinieri di Treia, dopo aver ricostruito le fila ed individuato i due soggetti, stanno svolgendo ulteriori accertamenti per rintracciare il telefono tramite il codice Imei.