A partire dal 24 agosto 2016, oltre alle tante perdite di vite umane e ai danni sul patrimonio edilizio, il sisma ha prodotto delle modificazioni permanenti sulla superficie terrestre in un’area ampia migliaia di chilometri quadrati che si estende da Amatrice fino a Muccia, per spingersi anche, con modesti risentimenti ma comunque significativi per l’economia regionale, anche in aree prossime alla costa. Tali modificazioni sono costituite soprattutto da grandi frane e da instabilità delle pareti rocciose verticali che vanno ad interessare soprattutto la viabilità comunale fino a quella regionale.
E’ il caso della Strada Provinciale n. 209 Valnerina che, alcuni chilometri dopo l’abitato di Visso, è stata interessata da una frana che ha ostruito il corso del fiume Nera. A quattro mesi dall’evento ancora non è stato fatto nulla. In più le condizioni meteo che si stanno verificando, con piogge e neve e gelo, fanno temere l’evoluzione di molti dei fenomeni franosi prodotti soprattutto quelli che interessano i versanti calcarei, particolarmente fratturati anche per effetto della sequenza sismica.
Spiega infatti il prof. Farabollini, della Sezione di Geologia dell’Università degli studi di Camerino che “la pioggia infiltrandosi all’interno delle fratture prodotte dal terremoto, sia sui versanti rocciosi che anche sulle infrastrutture viarie, gelando potrebbero innescare importanti fenomeni franosi con il collasso anche di importanti porzioni di versante. Situazioni simili sono state riscontrate in tantissime località (Visso, Castelsantangelo sul Nera, Ussita, Casali, Gualdo di Castelsantangelo e molte altre), senza ovviamente dimenticare il crollo già avvenuto nella Valnerina e che potrebbe continuare ad evolvere se non si corre ai ripari”. “Proprio per questo motivo - continua il dott. Scalella, della Regione Marche che ha effettuato sopralluoghi sulla Valnerina e sulle infrastrutture viarie comunali sopra menzionate - insieme al collega Farabollini, abbiamo presentato un progetto per il ripristino della viabilità utilizzando il materiale proveniente dalla frana della Valnerina e dagli altri materiali calcarei derivanti dalle numerose frane di crollo che si sono prodotte durante il terremoto, ma volendo anche utilizzando tutto il materiale prodotto e contenuto nelle reti paramassi in molti casi non vuotate da oltre 10 anni!!. Questi materiali, che possono essere stimati in circa 800.000 metri cubi infatti verrebbero utilizzati innanzitutto per rispristinare la viabilità di una arteria molto importante sia dal punto di vista del collegamento con l’Umbria ma anche dal punto di vista degli scambi economico-commerciali, e sarebbero anche “riutilizzati” per il ripristino della funzionalità delle arterie stradali sia provinciali che comunali dell’intera area coinvolta dal recente sisma e pertanto possono essere considerati come cave temporanee di prestito che quindi andrebbero assoggettate alla normativa vigente. I materiali recuperati da tali “cave di prestito temporanee” possono essere posizionati in “aree temporanee di abbancamento” che ogni comune o raggruppamenti di comuni potranno mettere a disposizione sul loro territorio facilitando quindi anche il successivo iter tecnico-amministrativo di gestione dell’attività estrattiva e della successiva attuazione del piano di ripristino della viabilità.”
“L’indotto economico che ne deriverebbe, soprattutto per queste aree montane particolarmente colpite dal sisma, - continua Farabollini - potrebbe essere esteso ad un piano decennale che preveda pertanto la possibilità della gestione del materiale litoide, della sua lavorazione per la realizzazione di inerti opportunamente classati per le esigenze specifiche e l’utilizzo fino al completamento del ciclo che potrebbe chiudersi una volta ripristinate le funzionalità della viabilità. Tale proposta, presentata alla Regione Marche agli assessorati competenti già a metà dicembre, ancora non ha avuto risposta. Chissà... la rete infrastrutturale compromessa dal sisma probabilmente avrà reso impraticabile anche la rete internet!”
La viabilità nelle zone terremotate di Visso e Ussita, dove è nevicato tutta la nove e continua a nevicare, "va un pò meglio" secondo il sindaco di Visso Giuliano Pazzaglini, che ieri aveva denunciato il rischio che interi paesi potessero rimanere isolati perché "l'unica strada che collega Visso alla Val di Chienti è completamente ricoperta di neve ed è difficoltoso percorrerla", chiedendo all'Anas un servizio "puntuale".
Ma - attacca - "le strade sono ancora sporche, a dimostrazione del fatto che l'emergenza viabilità non è stata gestita in modo adeguato". Critico anche il sindaco di Ussita Marco Rinaldi: "fino a Visso si viaggia - dice -, ma da Visso a Ussita la situazione è difficile per il mancato spargimento di sale". Gli abitanti di Ussita sono sfollati lungo la costa, ma alcuni vengono nella zona tutti i giorni per andare al lavoro. Situazione critica anche nelle aree terremotate dell'Ascolano: ad Arquata del Tronto ci sono 40 cm di neve e la strada Salaria è stata chiusa ai mezzi pesanti. (Ansa)
Forte nevicata sull'Appennino marchigiano e sulle zone terremotate. Visso, Ussita e gli altri borghi dell'epicentro del sisma di fine ottobre sono imbiancati e iniziano i primi disagi alla circolazione. "Ancora una volta l'unica strada che collega Visso alla Val di Chienti è completamente ricoperta di neve ed è difficoltoso percorrerla, rischiamo di rimanere isolati". A dirlo il sindaco di Visso Giuliano Pazzaglini, intento proprio a raggiungere Muccia dopo essere partito dal paese che amministra. Il tratto di strada in questione è la ex statale 209, più nota come "Valnerina". "L'Anas ci deve garantire un servizio puntuale in queste circostanze, è impensabile che i nostri paesi restino isolati dal mondo con tutto quello che stanno vivendo nel post terremoto" sottolinea Pazzaglini. Le precipitazioni nevose in atto sono destinate a proseguire anche nella notte e nella giornata di domani, stando alle previsioni meteo emesse dai centri funzionali di Protezione civile.
Non solo le zone terremotate del Maceratese sono colpite da un'ondata di gelo, già annunciata dalla Protezione civile: nevica in tutto l'entroterra delle Marche, da un'altitudine di 400 metri in su. In provincia di Pesaro Urbino si sta formando ghiaccio sul manto stradale ai valichi. A Serravalle, nei pressi della seggiovia del Monte Nerone, i vigili del fuoco sono intervenuti per prestare soccorso ad una quindicina di auto che non riescono a scendere a valle a causa del ghiaccio. Un'altra auto è bloccata nei pressi dell'eremo di Carpegna. In provincia di Ancona, una fitta nevicata ha provato disagi alla circolazione lungo la SS76 a Fabriano. Disagi anche ad Arcevia, dove le strade sono completamente imbiancate. Nel Maceratese, oltre alle zone terremotate (Visso, Muccia, Castelsantagelo sul Nera, Ussita) ci sono disagi alla circolazione anche sul versante del Monte San Vicino verso Apiro e Esanatoglia, dove ci sono piccoli incidenti Piove invece lungo la costa. (Ansa)
"Abbiamo dovuto riportare le mucche nella stalla inagibile perché fuori avevano un palmo di ghiaccio sul dorso. Stiamo aspettando una tensostruttura per ricoverare gli animali, ma qui non si fa vedere nessuno". E' esasperata Michela Paris, allevatrice di Ussita, 30 anni, due bambini, che aveva puntato tutto sulla sua azienda agricola, aperta proprio nell'anno appena trascorso, decidendo di proseguire l'attività di famiglia e di restare in un territorio di montagna soggetto allo spopolamento.
"Abbiamo 50 vacche di razza marchigiana, 40 cavalli e un centinaio di pecore sopravvissane. Non possiamo tenere gli animali fuori, perché si gela. Così li abbiamo riportati nella stalla, dove c'è una parete pericolante. Stiamo attenti a non avvicinarci e andiamo avanti così". Dopo le scosse, Michela è 'sfollata' a Porto Recanati: "Da un mese facciamo avanti e indietro per andare a accudire le bestie. Non avevamo nemmeno un camper per noi, ce lo ha prestato un'amica. La situazione è drammatica". (Ansa)
Un cucciolo "di una settimana" che vaga per un paese praticamente spopolato, sotto la neve ed esposto a temperature rigidissime. E' anche questa una conseguenza del terremoto che ha distrutto interi comuni dell'Appennino. A soffrire sono anche gli animali d'affezione, non solo bovini e ovini rimasti senza stalla, un'emergenza, quest'ultima, che sta mettendo in ginocchio l'economia di questo territorio. E' stato il sindaco di Ussita ad avvistare il cagnolino e a scattare una foto. "Nascono cucciolate, ci sono animali abbandonati", dice Marco Rinaldi, che ora avviserà il Servizio veterinario per recuperare l'animale e gli altri cuccioli. "Non andiamo bene - aggiunge poi -. La neve, il gelo sono un problema, certamente, ma il problema vero è che siamo al 10 gennaio e non siamo ancora partiti con i rilevatori Aedes. Queste schede ci servono per ridisegnare la zona rossa. Da questo deriva tutto. Se non andiamo a verificare le inagibilità non possiamo ripartire". (Ansa)
Silvia Bonomi è una coraggiosa allevatrice di Ussita. Ha deciso di rimanere a continuare il suo lavoro e ha chiesto aiuto per questa sua amabile cocciutaggine, perché è l’unica cosa da fare in questi casi.
Il suo grido di dolore ha trovato risposta, tanto che lei ha stilato, anche per gli altri allevatori della zona, un elenco delle necessità. Gli aiuti arrivano dai cittadini, e con essi anche una struttura da utilizzarsi come ricovero per gli animali, una manna per Silvia e per i tanti come lei che hanno deciso di tirare avanti. Lo Stato sembra non esistere, ma va bene lo stesso, in fondo la favola di Natale dell’allevatrice di Ussita comincia a prendere piede. L’Italia, in fondo è un grande Paese, con un grande cuore, e col freddo di questi giorni possiamo per una volta gridare al lieto fine. Ma così non è stato
Silvia, di origine romana, vive a Ussita da quindici anni per continuare il sogno di suo nonno, salvare dall'estinzione le pecore della zona. Dopo il terremoto sono stati tanti i segnali positivi venuti dalle istituzioni, ad esempio la Regione le sta inviando del foraggio visto che il suo, con le scosse, è finito in un burrone. L'allevatrice di Ussita ha cercato di rimanere sempre vicino ai suoi animali che fortunatamente stanno nella stalla agubile, pronta a far fronte all'emergenza con i suoi soldi ma non gliel'hanno permesso e quindi, data l'inagibilità della sua casa ha dovut trasferirsi sulla costa. Per il primo mese è stata costretta a viaggiare da Porto Sant'Elpidio a Ussita per assistere le pecore dalle 7 della mattina alle 16 del pomeriggio per poi abbandonarle a loro stesse, tanto che due pecore sono morte di parto. Poi con l'arrivo della roulotte è tornata a vivere vicino alla sua stalla, ma, al di là delle temperature gelide, non ha però una doccia a disposizione e una lavatrice da poter utilizzare e ciò, per un allevatore, non è un problema da poco. Ma ci si adatta a tutto pur di continuare a sognare "Io so che in Regione ci sono persone che hanno una grande coscienza e una mano sul cuore" dice Silvia "So anche che l'emergenza è più grande di quanto si possa immaginare, ma è necessario, oggi più che mai, che la burocrazia accelleri i suoi tempi e stia al passo con le esigenze dei terremotati"
Per aiutare Silvia (e gli altri che inevitabilmente andranno a trovarsi nelle stesse condizioni), è stata lanciata una petizione da inviare a Presidente della Repubblica, Presidente del Senato, Presidente della Camera, Presidente del Consiglio dei Ministri, Commissario Straordinario Sisma Centro Italia, Presidente della Regione Marche, tutti i Senatori, tutti i Deputati, Consiglieri della Regione Marche, Sindaci, Cittadini. Nella petizione si legge: "Il sindaco di Ussita non ha concesso l’autorizzazione necessaria per la collocazione della struttura anche per i vincoli urbanistici e quelli per le Aree Protette. Ancora una volta la burocrazia vince sull’emergenza, un presunto egualitarismo sull’immobilismo, la irrazionalità sul buon senso. Riteniamo che l’impedimento debba essere superato, vista l’emergenza Terremoto, anche con un adeguato intervento legislativo o con un provvedimento ad hoc del Commissario Errani, se necessari. Perché se l’allevatrice non dovesse riuscire a portare avanti quello che credeva un suo sogno e che comunque resta sempre un suo diritto, questo Paese avrà perduto un’altra battaglia. E di questo siamo preoccupati. Non c’è tempo da perdere".
"Inutile girarci intorno: per riaprire la Valnerina occorrerà ancora diverso tempo": così l'assessore regionale Angelo Sciapichetti, in un intervento nel quale spiega la difficile situazione dell'arteria che funge da collegamento determinante per i paesi devastati dal sisma.
"Oggi la Valnerina purtroppo non è una strada attraversata da un fiume, ma come si vede dalle immagini si è staccata una parte consistente della montagna dando vita ad una enorme frana che ha formato un grande lago laddove c’era la carreggiata.
Speriamo che lo sciogliersi delle nevi nei prossimi giorni non aumenti il pericolo. Tutti vorremmo riaprire la Valnerina il prima possibile, ma ci rendiamo conto di fronte a queste drammatiche immagini di quello che è successo? Non credo possa sfuggire a nessuno la gravità della situazione e il rischio per l’incolumità della persone che eventualmente dovrebbero andarci a lavorare. Sono pertanto necessari studi accurati da parte di geologi e di gruppi di esperti altamente specializzati (studi già avviati) per appurare prima di tutto il grado di sicurezza e quali e quante opere occorrerà realizzare. Ecco perché se non vogliamo prenderci in giro, dobbiamo dirci realisticamente parlando come stanno le cose: per la riapertura, ci vorranno purtroppo tempi molto più lunghi di quanto ognuno di noi possa immaginare".
Di notte il termometro segna anche -10 gradi sui Monti Sibillini coperti di neve, e ''nei territori colpiti dal sisma la situazione degli animali è drammatica. Gli allevatori non sanno dove ricoverare mucche, maiali e pecore, costretti a stare fuori al freddo, con il rischio di ammalarsi e morire, o nelle strutture pericolanti''.
E' l'allarme lanciato da Acquasanta Terme (Ascoli Piceno) dal presidente della Coldiretti di Ascoli Fermo Paolo Mazzoni, che ha incontrato agricoltori e allevatori nella tradizionale Giornata del Ringraziamento. La notte scorsa a Bolognola e Ussita la colonnina di mercurio è scesa a -8 gradi. "Dobbiamo recuperare i ritardi nella consegna delle stalle mobili e salvare gli animali che rischiano di morire per il freddo, con le temperature scese ampiamente sotto lo zero" ha detto. L'iter burocratico per l'accertamento degli allevatori che hanno diritto diritto alle strutture mobili e i ritardi nella posa di quelle già approvate stanno causando gravi disagi (ANSA).
Speravamo tutti che l’arrivo della prima neve fosse uno sfoggio di celerità ed efficienza. Una medaglia al merito da appuntare sul petto da ostentare in ogni dove a dimostrazione delle capacità organizzative della locale classe politica. Gelo e neve erano annunciati da lungo tempo. Prevedibili ed infatti previsti da tutti i meteorologi dell’orbe, sono puntualmente arrivati. Immaginavamo spazzaneve già revisionati che scalpitavano e pronti per la partenza. Depositi di sacchi di sale sparpagliati per tutto il territorio. I mezzi del soccorso alpino, con al seguito troupe televisive, pronte a documentare il trasporto di foraggio in stalle provvisorie per alimentare il bestiame degli allevatori, messo al sicuro in ricoveri di fortuna. Fatti e non parole, pensavo fosse pure lo slogan di tanta operosità.
Invece niente. È stata la solita debacle. Una Caporetto politica prima che organizzativa. Gli spazzaneve dell’ANAS (almeno dalle mie parti) non sono passati. O se sono passati lo hanno fatto veramente male. Non ricordo a mia memoria una performance peggiore. Eppure stavamo parlando di zone terremotate. Dell’epicentro o a due passi da esso. Quello che in televisione e sui giornali chiamano il “cratere”.
Quando c’era la Provincia da Pettinari assessore ai lavori pubblici (praticamente preistoria) a Pettinari presidente (l’altro ieri) se c’era un ritardo di anche solo un’ora, partivano telefonate a raffica anche in piena notte, per lamentarsi direttamente col presidente di turno. Poi però, in giro per le strade, c’erano più spazzaneve che automobili. E di notte viaggiavano camion con sale e breccia.
Il risultato del passaggio all’ANAS è sotto gli occhi di tutti. Un condensato di ritardi, inefficienze, lavori svolti male, oppure neanche fatti. In un territorio, lo ripeto, che avrebbe dovuto essere particolarmente tenuto in considerazione in questo post terremoto.
Ringraziamo il ministro Del Rio e la sua riforma - aborto. Se non fosse stato per lui e quelli che gli sono andati appresso, oggi avremmo strade pulite e una viabilità normale e non da terzo mondo come ci hanno ampiamente dimostrato.
Nelle zone di montagna il sisma ha fatto i suoi gravi danni sin dal 24 agosto. Quattro mesi. Ebbene in centotrenta giorni, questi governanti qui – tra commissari straordinari, vice, capi della protezione civile, sono una dozzina di persone - non sono stati capaci di portare sui pascoli e sugli alpeggi una cinquantina di stalle prefabbricate. Dieci, venti pannelli per stalla da caricare su di un camion e da far montare ai militari. Oppure un semplice tendone, ma che oggi chiamano pomposamente tensostruttura. Invece niente. Bastava un mese lavorandoci con tutta calma. In quattro mesi non hanno combinato niente. Non hanno messo in piedi nemmeno una capanna.
Eppure i sindaci sono mesi e mesi che si sgolano a chiederle. Il freddo e la prima neve in montagna era caduta già a metà novembre. Non hanno letteralmente mosso una paglia. Ed oggi il bestiame, grazie alla loro incapacità, sta a due cifre sottozero.
La verità è che sono solo capaci di produrre burocrazia: ordinanze, decreti, regolamenti, prezziari, tabelle. O al massimo nominare dirigenti i loro compagni e sodali. I quali a loro volta dovrebbero essere quelli che risolvono concretamente i problemi. Ma siccome pure loro non ne sono all’altezza eccoci qui con questo risultato: un assoluto disastro su tutti i fronti.
Sarebbe bastato prendere a modello il sisma del ’97 e valorizzare gli uomini che governavano allora. Invece che rottamarli sdegnosamente manco fossero indegni. Per fare un Mario Conti (il segretario generale delle giunte D’Ambrosio e Spacca) non basta tutto il battaglione di dirigenti della Regione Marche messi assieme.
In questo squallido e penoso quadro chi ci rimette in ultima istanza è il cittadino. Dopo aver avuto contro le forze della natura, oggi si trova pure contro chi, viceversa, dovrebbe sostenerlo ed aiutarlo, per dovere istituzionale.
Guardate che così non funziona. Non si va da nessuna parte. Il presidente della Repubblica, Mattarella, sul terremoto ci ha messo la propria faccia. Piuttosto che lodarlo ad ogni parola che dice, sarebbe meglio per tutti che ciascuno facesse il proprio mestiere. Possibilmente bene, o almeno facendo ogni sforzo possibile.
Tra l’altro i politici, per arrivare al governo e dare prova di efficienza, hanno sgomitato parecchio. E non glielo ha ordinato il medico.
E soprattutto non pensino di poter sfruttare l’occasione del terremoto solo per poter appaltare i lavori più facili e redditizi alle cooperative pesaresi o ravennati e lasciare quelli più improbi e difficili alle ditte locali.
A buon intenditor poche parole...
Anche il volontariato nell’ambito del Servizio Civile Nazionale riguarderà le zone colpite dal terremoto 2016. Il Bando “Avviso agli Enti: Presentazione dei progetti di Servizio civile nazionale per 1599 volontari da impiegare nelle aree terremotate delle Regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria” pubblicato dal Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale prevede l’impiego di 1.599 volontari nelle aree terremotate delle Regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria.
I progetti dovranno essere trasmessi dagli enti esclusivamente alle Regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria entro le ore 14,00 del 10 marzo 2017.
Il bando si riferisce alla presentazione dei progetti di Servizio civile nazionale finalizzati alla ripresa della vita civile delle comunità colpite dagli eventi sismici ed a favorire il ritorno delle popolazioni alla normalità.
I destinatari del bando sono:
gli enti iscritti all’Albo nazionale ed agli Albi delle Regioni e delle Province autonome, aventi sedi
di attuazione progetto nei comuni colpiti dal sisma 2016, di cui all’Allegato 1 del Bando
e nei Comuni costieri che ospitano temporaneamente i terremotati.
I volontari saranno così ripartiti:
Abruzzo 207 volontari;
Lazio 453 volontari;
Marche 617 volontari;
Umbria 322 volontari.
Le Regioni interessate, una volta sentite le strutture del Commissario straordinario per le zone terremotate, coordinano i progetti per ciascun settore/ambito di intervento individuati dal bando, promuovendo la cooprogettazione degli stessi tra i diversi enti presenti sul territorio.
Ciò può avvenire anche attraverso appositi incontri con i Sindaci dei comuni colpiti e con i responsabili degli enti, in modo da redigere uno, al massimo due progetti per ogni settore/ambito di intervento individuato.
Per ogni raggruppamento di enti, che darà luogo alla cooprogettazione, dovrà essere individuato un ente capofila avente una capacità organizzativa sufficiente a supportare la complessità degli interventi proposti.
La cooprogettazione è possibile tra enti appartenenti allo stesso Albo, ovvero tra enti iscritti all’Albo nazionale e ad uno degli Albi regionale e delle Province autonome.
I progetti dovranno realizzarsi esclusivamente in una singola Regione e nei seguenti settori/aree di intervento:
a) Assistenza, con particolare riguardo alle fasce deboli
b) Protezione Civile
c) Patrimonio Artistico e Culturale
d) Educazione e Promozione culturale, con particolare riferimento al supporto alle Amministrazioni Locali impegnate nei processi di ricostruzione e di ritorno alla normalità.
I progetti devono essere redatti secondo il modello di cui all’allegato 1 del Prontuario (parag. 3.3 e 4.6 del “Prontuario contenente le caratteristiche e le modalità per la redazione e la presentazione dei progetti di servizio civile nazionale da realizzare in Italia e all’estero, nonché i criteri per la selezione e la valutazione degli stessi” approvato con D.M. 5 maggio 2016) , concernente i progetti da realizzarsi in Italia, essere firmati digitalmente dal legale rappresentante dell’ente capofila o dal responsabile del servizio civile nazionale del predetto ente indicati in sede di accreditamento e devono essere presentati esclusivamente in modalità online.
Ogni progetto deve indicare un capofila, essere redatto per uno solo dei settori/aree intervento innanzi indicati e per una singola Regione.
Tutti i progetti presentati saranno esaminati dalle Regioni competenti e sottoposti ad una valutazione di idoneità riguardante la conformità degli stessi alle finalità stabilite dall’art. 1 della Legge 6 marzo 2001, n. 64, nonché alle modalità di redazione degli stessi previste dal Prontuario.
I progetti risultati idonei sono pubblicati in appositi bandi regionali per la selezione dei volontari.
Questo il link a cui trovare il bando: http://www.serviziocivile.gov.it/menusx/bandi/progetti-scn/2016_bandoprogsisma/
Necessario di nuovo, a distanza di due mesi dal sisma, un chiarimento sui sopralluoghi, non ancora conclusi(!), di agibilità degli edifici nelle zone colpite dal terremoto.
Stavolta interviene il coordinatore della Dicomac, Immacolata Postiglione, con una circolare datata 28 dicembre 2016 recante chiarimenti “sulle attività connesse ai sopralluoghi di agibilità coordinati dalla Dicomac”.
Occorre però fare prima un passo indietro.
Con l’entrata in vigore dell’OCDPC n.422 del 16/12/2016 dal 27 dicembre 2016 il sopralluogo con scheda Fast, da cui scaturisce un esito di “non utilizzabilità”, diventa presupposto indispensabile per l’accesso alla procedura Aedes/GL-Aedes.
Ai sensi dell’articolo 1 comma 5 della predetta ordinanza, la DiComaC continua a provvedere al coordinamento delle attività di rilievo mediante la scheda AeDES, ai sensi dell'art. 3 c. 1 dell'OCDPC 392 del 6 settembre 2016, esclusivamente con riferimento:
a) agli edifici pubblici;
b) al completamento dei rilievi nei comuni di Amatrice, Accumoli e Arquata;
c) agli edifici con scheda FAST con esito "sopralluogo non eseguito" per contestuale richiesta di approfondimento mediante scheda AeDES;
d) ai sopralluoghi ripetuti su richiesta, con perizia asseverata di un tecnico di parte, sia su edifici già classificati con scheda AeDES che su edifici dichiarati agibili a seguito di sopralluogo FAST.
e) ai sopralluoghi da ripetere in relazione all'esito "D" di scheda AeDES rilasciato da tecnici coordinati dalla DiComaC.
Con questa circolare vengono dunque ora date indicazioni sulla gestione ed il prosieguo delle attività relative ai sopralluoghi di agibilità coordinati dalla stessa Dicomac, con particolare riferimento alle modalità di presentazione delle istanze.
Aree 1 e 2
Innanzitutto nel territorio delle Regioni interessate vengono individuate due aree:
un’Area 1, costituita da tutti i Comuni di cui agli allegati 1 e 2 alla legge n.229/2016
un’Area 2, costituita dagli altri Comuni nei quali si sono registrati danni agli immobili in conseguenza degli eventi sismici di cui all’oggetto.
In relazione all’appartenenza ad una delle due aree viene poi indicata una specifica procedura:
Per i Comuni in Area 1
i sopralluoghi di agibilità (sia con scheda Fast, sia - per le fattispecie previste all’articolo 1 comma 5 della citata OCDPC n.422/2016 - con scheda Aedes) vengono autorizzati ed organizzati secondo quattro differenti modalità:
per gli edifici per i quali è già stata presentata un’istanza di sopralluogo alla data del 27/12/2016, giorno di pubblicazione dell’ordinanza 422/2016, ma non è stato effettuato ancora alcun sopralluogo, rimane valida la precedente istanza (sopralluogo Fast, ovvero Aedes/GL-Aedes per i casi di cui all’articolo 1 comma 5, lettere a) e b) dell’OCDPC 422/2016);
per gli edifici per i quali non è stata presentata alcuna istanza alla data del 27/12/2016, giorno di pubblicazione dell’ordinanza 422/2016, può essere presentata un’istanza semplice di sopralluogo da parte del richiedente avente diritto, oppure una richiesta da parte del Sindaco (sopralluogo Fast, ovvero Aedes/Gl-Aedes per i casi di cui all’articolo 1 comma 5, lettere a) e b) dell’OCDPC 422/2016);
per gli edifici già ispezionati prima del 30 ottobre che riportavano esito A (con o senza F), laddove si riscontrino danni che potrebbero compromettere l’agibilità, può essere presentata un’ulteriore istanza semplice di sopralluogo da parte del richiedente avente diritto, ovvero richiesta da parte del Sindaco (sopralluogo Fast);
per gli edifici già ispezionati riportanti esito D il sopralluogo viene effettuato d’ufficio (sopralluogo Aedes/GL-Aedes).
Per i comuni in Area 2
i sopralluoghi di agibilità (sia con scheda Fast, sia - per le fattispecie previste all’articolo 1 comma 5 della citata OCDPC n.422/2016 - con scheda Aedes) vengono autorizzati ed organizzati secondo tre modalità diverse:
per gli edifici per i quali è già stata presentata un’istanza di sopralluogo alla data del 27/12/2016, giorno di pubblicazione dell’ordinanza 422/2016 (fa fede la data di protocollo presso il Comune/COC, 27 dicembre incluso), ma non è stato effettuato ancora alcun sopralluogo, rimane valida la precedente istanza (sopralluogo Fast);
per gli edifici per i quali non è stata presentata alcuna istanza alla data del 27/12/2016, giorno di pubblicazione dell’ordinanza 422/2016, il richiedente avente diritto può presentare un’istanza di sopralluogo corredata da perizia asseverata che comprovi la presenza di danni nell’edificio e il nesso di causalità diretto tra i danni e l’evento oppure da ordinanza sindacale di sgombero, conseguente agli eventi sismici iniziati il 24 agosto 2016 (sopralluogo Fast)
per gli edifici già ispezionati riportanti esito D il sopralluogo viene effettuato d’ufficio (sopralluogo Aedes/GL-Aedes).
Revisioni
Richiesta con perizia asseverata
Per i comuni di entrambe le aree, in merito ad una eventuale richiesta di ripetizione del sopralluogo, fatti salvi i casi indicati in precedenza, la revisione dell’esito Fast di edificio agibile o di revisione di un esito Aedes/GL-Aedes già emesso necessitano della presentazione di un’istanza accompagnata da perizia asseverata di un tecnico di parte.
Doveri del Coc
La circolare specifica poi che per tutti i sopralluoghi ripetuti, il Comune/COC deve informare la squadra dell’esito del precedente sopralluogo e deve fornire alla stessa tutta la documentazione disponibile, inclusa la scheda compilata nel precedente sopralluogo
Nuova scheda e sopralluogo ripetuto
Nel caso di un ulteriore sopralluogo autorizzato sullo stesso edificio, la precedente scheda è da ritenersi superata e la nuova scheda la sostituisce completamente, salvo eventuali incongruenze che richiedano approfondimenti da parte del centro di coordinamento sovraordinato.
La squadra deve indicare sulla scheda l’ulteriore sopralluogo in intestazione la dicitura “sopralluogo ripetuto” ed indicherà nelle note il riferimento della precedente scheda, allegandone copia, se disponibile.
Termine
Per tutti i Comuni, sia di Area 1, sia di Area 2, il termine di scadenza per la presentazione delle istanze è fissato inderogabilmente al 16 gennaio 2017 (fa fede la data di protocollo presso il Comune/Coc).
Zone rosse
Fanno eccezione degli edifici ricadenti nelle zone rosse ufficialmente definite e delimitate da ordinanza sindacale.
Dove vanno a finire le schede?
Ma dopo tutte queste verifiche in molti si chiedono dove vanno a finire le schede compilate.
La circolare chiarisce che le squadre di rilevatori consegnano
le schede Fast in originale presso i centri operativi regionali di competenza e ne lasciano copia al Comune/Coc),
le schede Aedes/GL-Aedes in originale si consegnano
presso la Dicomac
oppure presso i centri operativi regionali di competenza (con rilascio del modello riepilogativo GE1 e, se necessario, del modello GP1 al Comune/Coc).
Una verifica di completezza della documentazione presentata e ad una sintetica analisi sulla coerenza dei dati viene effettuata
presso la Dicomac
oppure presso i centri operativi regionali di competenza
Ogni settimana le schede recepite presso i centri operativi regionali devono essere da questi recapitate alla Dicomac, accompagnate da specifico verbale di consegna, per essere informatizzate e scannerizzate.
Doveri dei sindaci
La circolare rammenta poi che è compito dei Sindaci
adottare tutti i necessari provvedimenti in funzione dell’esito dei sopralluoghi eseguiti sia con schede Fast, sia con schede Aedes/GL-Aedes.
E anche nel caso in cui il fabbricato abbia un esito “agibile” (sia con schede Fast, sia con schede Aedes/GL-Aedes), è opportuno che il Sindaco lo comunichi ai cittadini interessati.
Doveri delle Regioni
Infine le Regioni devono
veicolare l’informativa a tutte le proprie strutture interessate ed agli Enti locali
effettuare d’intesa con la Dicomac un efficace monitoraggio ai fini della corretta applicazione della procedura.
E' stata una giornata particolare, sicuramente emozionante. Sono arrivati in tanti e da tutte le zone del centro Italia, colpite dalle forti scosse di terremoto di agosto e ottobre.
Papa Francesco ha ricevuto tutti nell’aula Paolo VI, in Vaticano. "Una parola che è stata usata come un ritornello è ricostruire. Ricostruire i cuori ancor prima delle case": così Bergoglio durante l’udienza con le popolazioni giunte da Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo. E poi ha aggiunto: "Il vostro è un dolore grande".
L'udienza straordinaria di Papa Francesco è stata anche l'occasione per consegnargli una copia del calendario 2017 realizzato da Picchio News con le immagini dei luoghi del sisma. E' stato il sindaco di Monte Cavallo, Pietro Cecoli, a regalare al Pontefice il calendario di Picchio News, mostrato al Papa anche dal rettore di Unicam, Flavio Corradini.
"Ricostruire, ricominciare, ricominciare da capo, ma anche ricominciare senza perdere la capacità di sognare, sognare, avere il coraggio di sognare una volta di più". Lo ha detto il Papa a migliaia di terremotati del centro Italia - dalle diocesi di Rieti, Spoleto-Norcia, Macerata e Ascoli Piceno, accompagnati dai loro vescovi - ricevuti in aula Paolo VI, dopo aver ascoltato le testimonianze di due di loro.
Bergoglio si è quindi detto orgoglioso dei suoi parroci "che non hanno lasciato la terra, è buono avere pastori che se vedono il lupo non corrono". Ricordando di aver già ringraziato sia autorità che vigili del fuoco che volontari, il Pontefice ha, infine, rivolto un grazie anche a "tutti quelli che si sono immischiati in questo dolore vostro perché quando uno fa la lista sempre si vede chi non ha detto, no, a tutti". (Ansa)
Nota del Comune di Castelraimondo
Il sindaco di Castelraimondo, Renzo Marinelli, accompagnato dall’assessore Elisabetta Torregiani e da una delegazione di cittadini ha partecipato oggi all’udienza speciale per i terremotati di Papa Francesco, che si è svolta questa mattina in Vaticano. Il sindaco ha portato in dono al Pontefice una copia del libro che narra la storia dei 700 anni dalla fondazione di Castelraimondo, consegnato nelle sue mani al momento del saluto. Con grande sorpresa, il Santo Padre ha subito ricordato di aver conosciuto, quando si trovava in Argentina, un padre cappuccino originario proprio di Castelraimondo. Si tratta di Padre Giuseppe Gaggiotti, uomo di chiesa nonché storico della cittadina, autore del primo libro su Castelraimondo la cui prima edizione fu scritta a metà degli anni Settanta. “Una forte emozione – ha affermato il sindaco Marinelli – e una inaspettata sorpresa la lucidità con cui il Santo Padre ha immediatamente ricordato il nostro concittadino, conosciuto quando entrambi si trovavano in Argentina, un incontro che secondo alcune memorie deve essere avvenuto verso la fine degli anni Ottanta”.
Con la neve che è caduta sulle zone terremotate occorre accelerare per garantire l'arrivo dei moduli abitativi e delle stalle a tutte le aziende e gli allevamenti danneggiati. Lo afferma la Coldiretti delle Marche. ''Con le temperature a picco e l'aumentare dei disagi per le aziende è importante l'arrivo e il completamento delle strutture previste dal decreto varato dal Governo, risolvendo anche i problemi dell'allaccio di energia e acqua, così da permettere la continuità dell'attività di allevamento e, con essa, la ripresa dell'economia che in queste zone significa soprattutto cibo e turismo'' dice l'associazione in una nota. La neve aggrava la situazione degli animali, che hanno bisogno di ricoveri con le stalle distrutte o inagibili. Intanto continuano le iniziative per dare opportunità di mercato alle aziende terremotate. Fino a domenica 8 gennaio i produttori marchigiani saranno ospitati nel mercato di Campagna Amica in piazza Navona, a Roma. (Ansa)
Visita informale, questa mattina, dell'on. Emanuele Lodolini nelle zone colpite dal terremoto. Una promessa che il parlamentare aveva fatto alla fine dell'anno scorso e che ha voluto subito mantenere. Lodolini è stato accompagnato dal Comandante provinciale dei Vigili del Fuoco di Ancona, ing. Giovanni Di Iorio.
"Il mio primo pensiero di questo 2017" ha affermato "è andato ai marchigiani e alle popolazioni colpite dal terremoto. Ma ho detto che quello sarebbe stato anche il mio impegno primo. Stamani, in maniera del tutto informale, ho effettuato una ricognizione nelle zone del territorio marchigiano devastate dal sisma.
Siamo stati ad Arquata del Tronto e nelle sue frazioni e nel maceratese a Visso, Ussita e Camerino. Un conto è vedere le immagini di devastazione alla tv, un conto è vederle con i propri occhi per capire ancora più e meglio qual è il contributo che può dare il Parlamento dopo l’approvazione del decreto terremoto e delle norme presenti nella Legge di bilancio. Con l’osservazione delle criticità nell’ambito di interventi che hanno funzionato e attraverso il confronto con i vigili del fuoco e con quanti stanno gestendo questa difficile fase di emergenza, potremo affinare le norme che devono essere calate in realtà particolari come quelle dell’Appennino centrale. Il lavoro in Parlamento è stato buono e i provvedimenti hanno dato respiro ai territori colpiti. Insieme alla presenza, all’ascolto e all’osservazione è necessario continuare con i fatti. Ringrazio i vigili del fuoco che hanno dimostrato come sempre efficienza e tempestività nelle operazioni di soccorso e continuano a dimostrarla anche in questi giorni: occorre ricordare sempre il loro lavoro al servizio dei cittadini, in contesti spesso rischiosi e nelle piccole e grandi emergenze di ogni giorno. A partire dai territori colpiti dal sisma".
Non bastano le enormi problematiche e le ingenti spese dovute a traslochi improvvisati per chi ha dovuto lasciare la propria abitazione a causa del terremoto. Per chi si è trovato una autonoma sistemazione (e chi ha l'inagibilità da novembre ancora deve vedere arrivare un centesimo del contributo previsto), c'è anche il (costoso) rebus delle utenze. Un mare magnum dove la chiarezza appare una chimera e dove le uniche certezze sembrano gli oneri a carico di chi, non certo per scelta, ha dovuto cambiare casa.Partiamo da un dato di fatto oggettivo. Nelle ordinanze di inagibilità viene chiaramente indicato di procedere "alla chiusura della erogazione delle forniture di acqua e gas". Difficile interpretare l'ordinanza in maniera diversa da quella di provvedere presso i distributori a staccare le utenze. Sarebbe stato sufficiente, invece, chiudere in autonomia i rubinetti? Forse. Di certo, chi ha provveduto presso i singoli gestori a staccare le utenze, nel momento in cui potrà fare rientro nella sua abitazione dovrà pagare nuovamente l'allaccio, per un importo stimato intorno ai 200 euro. La domanda è lecita: era obbligatorio staccare le utenze? Se sì, è normale che poi l'utente debba pagare nuovamente l'allaccio?Non basta. A chi ha staccato l'utenza del gas è arrivata anche un'altra beffa: 30 euro di spese per la chiusura del contatore. Oltre a tutto questo, chi è riuscito a trovare una nuova sistemazione, di certo non poteva pensare di andare ad abitare in una casa senza corrente elettrica. Così, ben prima che sui conti correnti dei terremotati venga accreditato un solo centesimo di contributo autonoma sistemazione, nelle nuove cassette della posta sono arrivate le bollette. Sì. Bollette con una 50ina di euro da pagare per l'allaccio della corrente elettrica (anche se questa è una semplice ipotesi, visto che la voce viene indicata sotto un generico "altri importi"). Curioso anche come venga indicato come periodo di fatturazione il mese di ottobre, quando in realtà i terremotati sono andati ad abitare nei nuovi domicili solo a novembre. Insomma, non bastano le traversie e i disagi per chi ha la casa inagibile. Ci sono anche tutte queste altre peripezie burocratiche da attraversare, con l'unica certezza che a rimetterci è sempre e comunque il cittadino.
Riceviamo e pubblichiamo una lettera di vibrante protesta inviataci da una nostra lettrice, Letizia AnticoIn seguito alla possibilità offerta da Trenitalia agli “sfollati” (così si legge sul sito) di ottenere biglietti gratuiti, e avendo io casa inagibile (rientrando quindi, ahimè, nella categoria “sfollati”), mi sono recata alla Stazione di Macerata per usufruire di questa possibilità e prendermi il biglietto per andare a Milano, dove studio e dove devo tornare per dare gli esami.Si parlava già da giorni di file interminabili alla biglietteria, di lamentele da parte delle persone che dovevano attendere anche sette ore per un biglietto, del fatto che ci fosse un solo operatore attivo, ecc… lamentele più che lecite, certo, se quelle persone avessero avuto una reale necessità di ottenere i biglietti!Infatti, fattami coraggio, una volta arrivata in biglietteria ho iniziato a fare qualche domanda; cosa scopro?Delle trenta persone in coda, solo io e un’altra ragazza avevamo l’abitazione inagibile; il resto stava approfittando della situazione per… prenotarsi le vacanze!! Alla faccia dell’ “emergenza sismica”!Ciò è stato loro possibile, perché Trenitalia ha dichiarato che il biglietto si poteva ottenere “mediante la sola esibizione di un valido documento in cui si attesti la residenza” in uno dei Comuni colpiti, facendo così cadere il requisito di “sfollato”.Il biglietto sarebbe stato da concedere soltanto a chi presentava il documento che attestasse l’inagibilità della propria struttura abitativa, rilasciato dalla Protezione Civile dopo i vari controlli; invece è bastata una semplice carta d’identità. E così, il maceratese medio, fregandosene di chi non ha più una casa e di chi aveva più bisogno di quei biglietti, si è messo in fila alle biglietterie, intasandole.Ora, la maggior parte delle famiglie sfollate ha cose ben più importanti a cui pensare che sprecare sette ore della propria vita in coda a una biglietteria ferroviaria, quindi molti, come me e mio fratello, hanno dovuto rinunciare. Benché sfollati, dopo tutte le noie burocratiche, economiche e “psicologiche” che uno deve subirsi in queste situazioni, nemmeno la soddisfazione di viaggiare almeno una volta gratuitamente per raggiungere la propria sede universitaria o di lavoro, o semplicemente dei familiari; insomma, dopo il danno... la beffa.Trenitalia ha certamente sbagliato; forse si è sbagliato anche a non dare nessun comunicato alle biglietterie ferroviarie affinché si creasse un “ordine di priorità”, permettendo a chi aveva il foglio di inagibilità di saltare la coda. Meno d’accordo con le lamentale sulla “biglietteria unica”, sufficiente per completare le pratiche delle sole famiglie sfollate (di numero certamente più contenuto) quelle per le quali il biglietto gratuito doveva essere elargito e sulle spalle delle quali gli altri hanno vergognosamente mangiato.Infatti se fosse stato dato SOLO agli sfollati, non ci sarebbero state tante persone (ognuna delle quali faceva il biglietto per tutta la famiglia!) e in dieci minuti io avrei ottenuto il mio biglietto.Ho scritto a voi perché nei giorni scorsi si è parlato tanto di disorganizzazione, ma nessuno ha messo l’accento sull’ignominia di certa gente che si è fatta le vacanze sulle spalle dell’ “emergenza sismica”, senza alcun pudore. Perché se il servizio offerto è stato deprecabile, l’umanità delle persone avrebbe potuto far qualcosa per sanare l’errore, invece ne ha approfittato. Altro che solidarietà! “La Marca è la più ignorante ed incolta provincia dell’Italia, qui tutto è insensataggine e stupidità” scriveva Leopardi. E mi viene da pensare che le cose non siano cambiate poi molto da quel “secol superbo e sciocco”.E’ andata così, il biglietto me lo sono pagata, come sempre, dignitosamente. Invece la vostra, di dignità, è rimasta nell’atrio della Stazione di Macerata, in fila alla biglietteria.Letizia Antico
Un presepe per raccogliere fondi da destinare ai terremotati. A realizzarlo ci ha pensato Carlo Antinori, un infaticabile nonno di 83 anni animato dal desiderio di aiutare gli altri. Lo ha allestito in una vetrinetta sotto casa sua a Villa Potenza, in via Fiume. Da sempre appassionato della rappresentazione della Natività, come tutti gli anni, nonno Carlo ha dato sfogo alla sua fantasia ma, a differenza del passato, questa volta ha costruito pure una cassettina di legno con su scritto "Un soldino piccollo o grande, servirà ad una offerta ai comuni terremotati".Le conseguenze devastanti del sisma, con interi paesi distrutti e ormai quasi disabitati, lo hanno toccato nel profondo ma anche negli affetti. Perché il terremoto si è abbattuto pure sulla nipote Cecilia: "io lavoravo a Muccia e avevo casa a Pieve Torina - ci dice la ragazza - ovviamente ho perso entrambe le cose, avendo amici e clienti rimasti senza nulla, nonno ha preso molto a cuore questa iniziativa e ci tiene molto a fare qualcosa di buono per qualcuno".Intanto la gente passa, guarda il presepe di nonno Carlo e lascia una moneta. L'attesa è per il 6 gennaio, quando assieme alla nipote aprirà la cassetta delle donazioni, a quel punto piccola o grande che sia, la somma verrà versata al Comune di Ussita.
Continuano le polemiche intorno al contributo di autonoma sistemazione, destinato a tutte quelle persone che, rimaste senza casa a causa dei tragici eventi sismici, si sono trovati costretti a trovare una nuova sistemazione. Per fare chiarezza abbiamo chiesto delucidazioni sull'argomento all'assessore regionale Angelo Sciapichetti, anche a seguito delle recenti esternazioni di alcuni primi cittadini che lamentavano l'assenza della Regione e la mancanza di liquidità."Ci tengo a chiarire - dice Sciapichetti - che da agosto al 20 dicembre la Regione Marche ha liquidato 15.770.332,77 di euro ripartiti tra contributo di autonoma sistemazione (circa 4 milioni) strutture alberghiere e ricettive (oltre 3 milioni), interventi in emergenza, pagamenti agli enti locali per lavori di somma urgenza, pagamenti a ditte private e anticipazioni agli enti locali (circa 7 milioni). Questi soldi sono stati già liquidati a chi ne ha fatto richiesta nella maniera opportuna. Va chiarito infatti che la pubblica amministrazione non può pagare a prescindere e i Comuni che fanno richiesta per quel che riguarda il CAS devono prima rendicontare: se si sono verificati dei ritardi è solo perché la Regione per liquidare deve verificare che tutto sia in regola da parte dell'ente richiedente"."In Regione - continua Sciapichetti - c'è un ufficio preposto che si è occupato finora di ricevere le richieste e, laddove fosse tutto in regola, liquidare i pagamenti. Ci sono delle regole che impediscono alla pubblica amministrazione di pagare quando le pratiche non sono complete o inesatte. Voglio però rassicurare sul fatto che i soldi ci sono e che è nostro preciso impegno continuare a liquidare secondo le necessità". A seguire una tabella con i pagamenti effettuati dalla Regione Marche alla data del 20 dicembre 2016.Euro 15.770.332,77 così ripartiti: - Pagamento Contributo Autonoma Sistemazione (rendicontato dai Comuni da agosto fino al 19 dicembre 2016): EURO 3.900.967,35 -pagamento alberghi,agriturismi,campeggi ecc: EURO 3.125.984,16 - Pagamento agli Enti Locali per lavori di somma urgenza: Euro 978.852,22 - pagamento interventi in emergenza Euro 503.072,03 - pagamento lavori somma urgenza ditte private: Euro 287.388 - Anticipazioni 30% agli Enti Locali per lavori di somma urgenzaEURO 6.907.069.00 TOTALE PAGAMENTI EFFETTUATI FINO AL 20 DICEMRE 2016 EURO 15.770.332,77POPOLAZIONE ASSISTITA - palestre,scuole,palazzetti dello sport, centri sociali,tensostrutture MC 1.160 - FM 168 - AP 212 - AN 0 = Totale 1.540 . autonoma sistemazione CAS MC 11.663 - FM 1.324 -AP 2.676 - AN 533 = Totale 16.196 - alberghi,campeggi,agriturismi ecc MC 5.037 - FM 124 - AP 752 - AN 205 = Totale 4.388 TOTALE POPOLAZIONE ASSISTITA NELLA REGIONE n. 29.304
Recuperati e trasferiti i documenti degli archivi storici di Visso e Ussita, i due centri delle Marche colpiti dal sisma del 30 ottobre scorso. L'intero patrimonio storico-culturale è stato portato nell'Archivio di Stato di Ancona: a dirlo è Mario Squadroni, soprintendente archivistico e bibliografico delle Marche e dell'Umbria."Abbiamo proceduto con la messa in sicurezza degli archivi di Visso e Ussita perché si trovavano in ambienti profondamente lesionati e questo avrebbe messo a repentaglio l'integrità dei documenti - spiega il soprintendente -, ma il lavoro da svolgere negli altri centri colpiti dal terremoto è ancora grande, le città e i borghi che hanno gli archivi danneggiati sono molti e questo richiederà altri interventi di messa in sicurezza".Quella che si annuncia una grande mole di documenti e testi sarà "ospitata in alcuni locali che compongono la caserma Lalli di Fano", specifica Squadroni (ANSA).