Una raffica di Kalashnikov AK-47 può bastare per uccidere un uomo. Ma per riservare lo stesso destino alle sue idee e azioni, serve l’indifferenza e l’oblio. In occasione del 40° anniversario dalla scomparsa del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa – occorsa con l’attentato mafioso in via Carini il 3 settembre 1982 – il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri ha scelto di riportare l’attenzione pubblica su uno dei pensieri più esaustivi del fu Prefetto di Palermo: “Certe cose non si fanno per coraggio, si fanno solo per guardare più serenamente negli occhi i propri figli e i figli dei nostri figli”.
Una riflessione (al tempo) volta a smuovere le coscienze e auspicare un futuro degno di essere vissuto per le nuove generazioni, pacifico e scevro da ogni paura dal punto di vista sociale e civile. Dalla Chiesa aveva abnegazione nello svolgere il proprio lavoro e buon senso nell’esporsi a livello mediatico. Lui, che durante la Seconda Guerra Mondiale partecipò alla Resistenza contro il nazifascismo; che posto al comando della Legione carabinieri di Palermo condusse in prima persona quelle indagini operate dalla seconda metà degli anni ’60 e i cui risultati finirono nel famoso “Rapporto dei 114” (riferito alle cosche mafiose di Cosa Nostra); che nel pieno degli anni ’70 guidò il contrasto al terrorismo brigatista, forte anche delle rivelazioni fornite dal pentito Patrizio Peci.
Finchè non fece ritorno a Palermo nella primavera del 1982 (sotto il governo Spadolini) nelle vesti di prefetto, con la promessa da parte dello Stato di “poteri speciali” utili a portare avanti la lotta contro Cosa Nostra. Poteri che, in realtà, non gli furono mai concessi. Eppure, nel limite delle proprie possibilità, dalla Chiesa portò avanti le sue inchieste, puntando alla pancia delle pubbliche amministrazioni (colpevoli, secondo lui, di favorire le infiltrazioni criminali all’interno delle istituzioni) e riuscendo persino a redigere il cosiddetto “Rapporto dei 162” (nel quale veniva ricostruito l’organigramma delle famiglie mafiose palermitane).
L’ostracismo locale e nazionale, però, non tarda a manifestarsi. Il generale piemontese viene presto isolato dai suoi colleghi, trovandosi per questo costretto anche a fare i conti con la muta ostilità dei politici siciliani. Le sue azioni vengono d’un tratto sminuite e derise, e - non ultimo - anche il suo secondo matrimonio con Emanuela Setti Carraro finisce con l’essere strumentalizzato (lei di 30 anni più giovane). Per capirci, in un’intervista al Manifesto (agosto 1982) un anonimo funzionario della questura di Palermo dichiarò: “Dalla Chiesa farebbe bene ad andarsi a sciacquare le palle al mare e a non rompere i coglioni qui da noi”.
Era chiaro che la precisa e minuziosa strategia del gen. aveva suscitato il panico tra i mafiosi e i loro garanti nascosti tra le fila della politica - Democrazia Cristiana in prima linea - e della magistratura: sua l’espressione “ingiustizia che assolve” usata per definire le sentenze dei giudici sospettosamente indulgenti nei confronti di taluni criminali. Abbastanza da decretarne la condanna a morte, insieme alla moglie e l’agente di scorta Domenico Russo.
Un destino tragico e silente, comune a tutti coloro che in quegli anni - da sotto una toga, da dietro una divisa o con una penna in mano - avevano la sfortuna di costituire un’anomalia all’interno del complesso sistema italiano: colpa di quell’ostinata propensione a “servire lo Stato, preservare le leggi, combattere per la giustizia civile in nome della collettività”. Una serie di requisiti che lo stesso dalla Chiesa esigeva da ogni giovane aspirante carabiniere a dispetto di sacrifici e rinunce, e che in qualche modo andrebbero reintegrati all’interno di una società come quella attuale che, nonostante i potenti mezzi a disposizione, dell’opportunismo e dell’omertà sembra voler insistere nel farne i pilastri della propria identità (e non solo in riferimento al "cancro mafia").
Il suo discorso (forse) più emblematico, il compianto generale originario di Saluzzo (CN) lo tenne il primo maggio 1982, all’indomani del brutale assassinio per mano mafiosa di Pio La Torre e Rosario Di Salvo. “Se esiste un potere, questo è solo dello Stato e delle sue istituzioni e delle leggi. Non possiamo oltre delegare questo potere né ai prevaricatori, né ai prepotenti, né ai disonesti. Potere può essere un sostantivo nel nostro vocabolario, ma anche un verbo. Ebbene io l’ho colto in questo senso e lo voglio sottolineare in tutte le sue espressioni […]. Poter convivere, poter essere sereni, poter guardare in faccia l’interlocutore senza abbassare gli occhi, poter ridere, poter parlare, poter sentire, poter guardare in viso i nostri figli e i figli dei nostri figli senza avere la sensazione di doverci rimproverare qualcosa”.
Abortire nelle Marche è difficile, se non proprio impossibile in alcune province. Accettare questo dato di fatto è il primo passo per muoversi in una direzione più giusta e più equa, nel rispetto dei diritti inviolabili della persona. Il diritto all’interruzione di gravidanza dovrebbe essere tutelato a prescindere dal colore politico, in quanto riconosciuto a livello internazionale fra i diritti umani. Eppure, negli ultimi 3 anni, la regione ha subito un tracollo in tal senso, andando a complicare una situazione che già di partenza non era delle più rosee.
A partire dal 2019 le linee guida del ministero della salute (adottate a partire da giugno 2014 per quanto riguarda la somministrazione della pillola Ru486 ndr) in materia abortiva sono state progressivamente riviste, negando la possibilità alle donne di sottoporsi all’interruzione farmacologica della gravidanza. Una messa al bando programmatica della Ru486, in pieno contrasto con la legge 194/78 del 1978 che garantisce a ogni donna la libertà di interrompere volontariamente la gestazione entro 90 giorni dal concepimento.
La maggior parte delle interruzioni di gravidanza nelle Marche vengono infatti effettuate con il ‘metodo karman’ (metodo chirurgico, più invasivo di quello farmacologico), per il 67,7% del totale, contro una media nazionale che si attesta al 40,9% e quella delle regioni del centro al 34,2%.
Nel 2020 sono state registrate soltanto 153 IVG effettuate con metodo farmacologico (mifepristone e prostaglandine), pari all’ 11,3% del totale: una percentuale significativamente più bassa a quella delle altre regioni del Centro (39%) e dell’Italia nel complesso (31,9%).
Inutili le contestazioni dall’opposizione che a gennaio del 2021, nella persona della consigliera dem Manuela Bora, aveva proposto una mozione per far rispettare le linee nazionali e continuare a garantire l’importante diritto abortivo alle donne marchigiane. La risposta ricevuta da Bora dopo aver incalzato Giorgia Latini furono 1450 pannolini, tanti quante le interruzioni effettuate nelle Marche nel 2019, inviati da un gruppo anti-abortista.
L’indagine condotta dal gruppo transfemminista “Non una di meno”, risalente allo scorso 28 settembre, getta una luce inquietante sulla situazione marchigiana: nei reparti di ginecologia gli obiettori di coscienza fra il personale sanitario arrivano a picchi del 100%, rendendo impossibile in alcuni ospedali effettuare un’Ivg. In assoluto la cifra si attestava attorno al 71,2% (57 obiettori su 80, esclusa la provincia di Ancona che non ha risposto all’indagine) con gli ospedali di Jesi e Fermo all’ultimo posto.
Le uniche eccezioni Urbino e San Benedetto del Tronto che, con “solo” il 40% di obiettori fra ginecologi e ostetrici, si attestano come gli unici poli ancora in grado di sostenere le esigenze sanitarie delle donne marchigiane. La Ru486, a Macerata e Urbino, viene somministrata solamente entro le prime 7 settimane - invece che 9 – contro le linee del Ministero.
Nel 2020, gli obiettori di coscienza rappresentano il 70% dei ginecologi, il 42,6% degli anestesisti e il 22,5% del personale non medico (dati ministero della salute). Dunque, la percentuale di medici obiettori nelle Marche cresce rispetto al 2019 e supera quella della media nazionale (64,6%). Dal 2007 al 2020 i ginecologi obiettori nelle Marche sono aumentati del 12,3%, mentre il personale non medico obiettore ha visto un incremento del 15,4%.
L’interruzione di gravidanza è un diritto fondamentale e inalienabile che poggia sul presupposto di scelta individuale, di proprietà del proprio corpo e sui diritti alla salute, alla maternità e alla vita: “Costringere qualcuno a condurre una gravidanza indesiderata, o costringerlo a cercare un aborto non sicuro – si legge nella sezione dedicata su Amnesty International -, è una violazione dei diritti umani, inclusi i diritti alla privacy, all’autonomia e all’integrità corporea”.
Un report più recente della CGIL sottolinea come il tasso di abortività nelle Marche sia del 4,5% inferiore rispetto alle altre regioni d’Italia: nel 2020 le interruzioni volontarie di gravidanza registrate sono state 1351 (con un decremento del -2,7% rispetto al 2019, presumibilmente a causa della pandemia da Covid 19): 446 interventi nella provincia di Ancona, 335 nella provincia di Macerata, 299 ad Ascoli Piceno, 271 nella provincia di Pesaro Urbino e nessuna IVG nella provincia di Fermo.
Delle 1327 donne che hanno scelto – e sottolineo “scelto” – di interrompere la propria gravidanza, 110 (8,3%) si sono recate in strutture fuori regione. A spiccare negativamente da questo punto di vista in senso provinciale è Fermo, con un allarmante 92,9% di donne recatesi fuori provincia per abortire (7,1% fuori regione). Altro record negativo per le Marche che si attesta alle ultime posizioni con quasi una donna su dieci costretta a recarsi in Emilia Romagna, Abruzzo e Umbria per accedere a tale diritto.
"Una donna su dieci si reca fuori Regione per una IVG, l’aborto farmacologico ha percentuali inferiori rispetto alle altre Regioni, la percentuale dei medici obiettori aumenta rispetto al 2019. Tutti dati che sono in controtendenza rispetto al dato nazionale – commenta il segretario regionale CGIL Marche Loredana Longhin – La 194/78 è una legge di civiltà. La Cgil si opporrà sempre al modello conservatore che questa Giunta sta cercando di imporre, e rivendicherà sempre il diritto sociale della maternità e il diritto alla salute delle donne".
(Fonte foto: pagina FB "Non Una di Meno Transterritoriale Marche")
"In questi primi due anni la giunta Acquaroli non ha certo brillato per etica, dando più volte prova di scarso senso istituzionale. Ma a tutto c’è un limite: che l’assessore al Bilancio Guido Castelli continui a espletare le proprie funzioni nel pieno della campagna elettorale che lo vede candidato come capolista nella corsa al Parlamento è politicamente inopportuno e dimostra ancora una volta come la destra non esiti a piegare le istituzioni ai propri interessi, incurante delle più elementari regole del confronto democratico".
Così i consiglieri regionale del Partito Democratico Fabrizio Cesetti e Andrea Biancani stigmatizzano il comportamento della maggioranza, e in particolare dell’assessore Guido Castelli, durante la discussione in I^ commissione sull’assestamento di bilancio del triennio 2022-2024: "Abbiamo formalizzato la richiesta che la I^ commissione sospenda i propri lavori fino a quando Castelli, così come tutti gli altri assessori candidati, non avranno comunicato almeno l’astensione da ogni attività istituzionale fino al termine della campagna elettorale".
"Lo stesso assessore Castelli - spiega Cesetti - a due anni dal suo insediamento non è riuscito a varare un bilancio regionale che possa definirsi tale, nonostante la drammatica situazione delle famiglie e delle imprese marchigiane. Oggi, invece, contestualmente alla sua candidatura, ha pensato bene di varare una manovra ad hoc".
"Chiunque dotato di onestà intellettuale comprende come con tale provvedimento l’assessore stia mettendo in atto uno sfacciato tentativo di approfittare del proprio ruolo istituzionale al fine di trarre un significativo vantaggio elettorale non solo sui suoi avversari politici, ma anche e sugli stessi candidati del centrodestra - aggiunge il consigliere dem -. Ricordo che alle elezioni politiche del 2013 un assessore della giunta Spacca si candidò e con ben altro stile e certamente maggiore responsabilità si sospese dal suo incarico per affrontare alla pari con gli altri candidati il passaggio elettorale".
"Una lezione di democrazia che oggi farebbero bene a ricordare anche Castelli, Carloni, Latini e Aguzzi, se non altro per scrollarsi di dosso la densa coltre di opacità calata sulle loro spalle, la quale mina anche la credibilità della Regione Marche", dichiara Cesetti.
"Non si comprende come il presidente Acquaroli – conclude – abbia potuto consentire che quattro assessori regionali su sei abbiano svolto fin dall’inizio il loro ruolo con l’evidente e malcelato obiettivo di candidarsi alle elezioni politiche, permettendo loro oggi di restare al proprio posto per fare campagna elettorale. Questo sarebbe il famoso modello Marche che Giorgia Meloni e tutto il centrodestra intendono proporre al Paese?".
Tempo di elezioni e presentazione dei programmi elettorali nel Centrodestra. Ogni partito mette sul tavolo le proprie proposte di riforme per il Paese in ambiti chiave che possano costituire motivo di rinnovo e sviluppo per l'Italia. Noi moderati, schierati nella coalizione di centrodestra, illustra i propri punti programmatici con la candidata capolista al Collegio plurinominale della Camera, l'avvocato pesarese Giulia Marchionni.
"Il nostro programma non è un' utopia irrealizzabile - commenta Marchionni -, ma presenta contenuti fondamentali per il Paese, puntando su temi e proposte fattivamente e concretamente realizzabili secondo un progetto ragionato di coperture finanziarie e strumenti giuridici di attuazione".
Ecco come si articolano i 12 punti presentati nel programma: 1. L’italia in Europa e nel mondo; 2. Stato e istituzioni; 3. Famiglia; 4. Lavoro e impresa; 5. Autonomia energetica e transizione ecologica (non ideologica); 6. Infrastrutture materiali e immateriali; 7. Agricoltura, turismo e cultura; 8. Formazione e ricerca; 9. Giustizia; 10. Salute e disabilita’; 11. Inclusione sociale; 12. Coesione territoriale.
Ogni punto programmatico è corredato da un'ampia trattazione che guarda ai territori e alle regioni. Sono stati valutati punti di criticità e punti di forza cercando di migliorare ciò che già c'è e immaginando ciò che potrebbe essere fatto, perché l'Italia dei territori sia protagonista della rinascita del Paese.
"Sto lavorando sulla regione Marche in sinergia con le Segreterie provinciali del mio partito, Italia Al Centro, - dichiara la candidata capolista alla Camera Marche p01 Giulia Marchionni - e nei prossimi giorni darò voce alle anime moderate radicate da tempo nelle province di Ascoli Piceno, Ancona, Pesaro, Macerata e Fermo per illustrare il programma con dei focus ad hoc all'insegna della competenza e della forza che i territori manifestano come espressione politica e sociale dell'Italia che lavora per il bene comune".
Si alza per un attimo il naso mentre si è alla guida o per strada, ed ecco spuntare sui cartelloni il faccione di Giorgia Meloni, di Matteo Salvini o di Silvio Berlusconi. Una frazione di secondo, quel tanto che basta per ricordare i protagonisti dell’attuale fase politica del nostro paese. Lady G. di per sé rinuncia ad ogni argomento, affidandosi a uno slogan semplice e immediato: “PRONTI a risollevare l’Italia”.
Il Capitano del Carroccio, invece, si concede qualche riga in più, accostando al suo personalissimo “CREDO” religioso temi quali: l’Iva sui prodotti alimentari, la flat tax al 15%, lo stop agli sbarchi, e - in maniera più contenuta – il nucleare come soluzione alla transizione energetica (senza specificare di voler continuare a servirsi dei carburanti fossili per farlo) e l’abrogazione della legge Fornero a favore di Quota 41 (valido certo, ma qualora si avesse a che fare con un mercato del lavoro meno fatiscente di quello corrente).
Il Caimano, dal canto suo, sa bene che la sua è solo una presenza formale e di facciata, utile solamente al proprio ritorno in Senato: da qui “Una scelta di campo” di cui nessuno è in grado di intuirne il significato, se non i fedelissimi di Forza Italia.
Diversamente, il PD di Enrico Letta ha scelto di rinunciare ai faccioni a tutto manifesto preferendovi direttamente i temi cari al programma, anche qui secondo un linguaggio telegrafico: “Avanti sui diritti civili”, “Italia rinnovabile”, “Prima l’ambiente”, “La casa è un diritto”, “Più medici di famiglia”, “Il lavoro è dignità” e così via, con le varie semplificazioni e/o specifiche del caso. Una decisione etica, ma anche di convenienza se vogliamo: la ricerca di una nuova credibilità non passa più per le facce già trite e detestabili dall’elettorato italiano; piuttosto, per la forza degli argomenti avanzati.
Ma la vera propaganda politica ormai si gioca sui social. Con relativi costi, s’intende. Secondo i dati Meta legati al periodo 21 luglio/19 agosto, il Partito Democratico avrebbe finora speso circa 26mila euro per sponsorizzare i propri post su Facebook, Instagram e Twitter, faendo leva su slogan, volti di leader e giovani esponenti a sostegno della propria campagna elettorale. A seconda del tema trattato, poi, le visualizzazioni ottenute hanno proceduto per altri algoritmi, che comunque fanno riflettere: un post diretto a Meloni e le sue posizioni contro l’aborto, per esempio, ha ricevuto 400-500mila impressions (raggiungendo una buona fetta di donne di età compresa fra i 45 e i 54 anni). Diverso il destino per il post dedicato ai medici di famiglia: appena 40-50mila visualizzazioni, coprendo per lo più utenti maschili over 50.
Con quasi 20mila euro spesi, invece, la Lega ha voluto insistere in maniera essenziale sui temi sopra citati, in modo da comprendere un bacino d’utenza ben spalmato su tutte le fasce d’età. Evidenziando, così, come il più “a cuore” del proprio pubblico rimanga quello degli sbarchi: più di un milione le visualizzazioni del post con un investimento pubblicitario di 1500-2000 euro. Il tema dell’Iva sui prodotti alimentari, al contrario, ha raggiunto appena le 60mila unità, per lo più di genere femminile.
Il taglio preferito da Meloni, infine, è probabilmente quello più istituzionale, forte dell'autorevolezza riscossa nell’ultimo anno grazie alla scelta di stare all’opposizione rispetto al governo Draghi. Ad oggi, la campagna social della leader di Fratelli d’Italia continua a passare per video-dichiarazioni quotidiani “non sponsorizzati”, e post saltuari finora finanziati con circa 3mila euro. Basti pensare che uno solo di questi, nel mese di agosto, ha raggiunto oltre un milione di visualizzazioni: per lo più uomini (62% del totale) e persone adulte (il 71% è over 45).
Il dato eclatante che colpisce maggiormente, a questo punto, è anche il comun denominatore delle due coalizioni separate oggi da quasi il 20% sulle intenzioni di voto (dati Demopolis): la mancanza di argomenti concreti relativi ai giovani. Ancora una volta, insomma, si è palesata una corsa al voto che solamente di striscio sembra guardare agli interessi delle nuove generazioni. E se qualche volta succede, c’è chi parla di devianze, di reintegrare la leva militare obbligatoria o di attuare riforme all’istruzione che di progressista hanno ben poco.
Per sua natura, la destra continua ad orientare il proprio modus operandi rivolgendosi alle fasce adulte/anziane del paese, considerandone la forte presenza in termini demografici (oltre 50 milioni, dati Istat). Allo stesso tempo, la sinistra paga oggi lo scotto di una campagna elettorale zoppicante, con una dialettica essenziale e, purtroppo, rappresentata da leader e personaggi di vecchio spessore.
Non basta avvalersi all’ultimo di figure più giovanili e di maggiore impatto sociale come Aboubakar Soumahoro, Elly Schlein o Ilaria Cucchi per sperare di convincere in tempo la platea di elettori propri, quelli degli altri e, soprattutto, quella degli astensionisti. Forse, non è un caso che acnhe stavolta il tema dei “giovani” - insieme a quelli del “lavoro” e della “sanità” – sia poco o quasi per niente promosso: un terreno troppo scivoloso, dove le idee sono tutt’altro che chiare.
Prosegue il calo dei ricoveri legati al Covid negli ospedali marchigiani: nell'ultima giornata sono complessivamente 85 (-3 su ieri), di cui 3 in intensiva, 3 in semi intensiva, 79 in reparti non intensivi. Sono questi i dati diffusi dalla Regione Marche.
Ci sono, inoltre, 10 persone in osservazione nei pronto soccorso. In aumento, ma abbastanza stabile il numero dei nuovi casi: 751 (ieri erano 742) mentre prosegue la discesa del tasso di incidenza cumulativo, che arriva a 374,73 su 100mila abitanti, mentre ieri era 382,85. Nelle ultime 24 ore, infine, non ci sono stati decessi legati al Covid e il totale resta quindi fermo a 4.090.
Le più belle ragazze d’Italia sbarcano sulla costa romagnola per la finale nazionale del celebre concorso "Miss Reginetta d’Italia 2022" che si terrà domenica 28 agosto nel piazzale Roma, sul lungomare di Riccione.
Sessantaquattro splendide Miss, tra i 14 e i 27 anni, selezionate su oltre duemila aspiranti nelle varie regioni della penisola durante i mesi estivi, si sfidano in passerella a colpi di sorrisi per conquistare un posto al sole nella finale e l’ambita corona di Miss Reginetta d’Italia 2022.
Tre le miss marchigiane in gara: Elettra Jennings (17 anni) di Fermo, Sofia Tirabassi (16 anni) e Cristiana Di Vona (16 anni), entrambe di Ascoli Piceno. Con le finali nazionali ha preso il via anche il primo reality italiano girato in un concorso di bellezza.
"Queen Mood", questo il nome del format televisivo diretto dal regista Alessandro Di Filippo che seguirà passo passo con le numerose telecamere predisposte a Villa Leri, all’Opera di Riccione e nelle varie location della città, le storie di vita e le emozioni delle giovanissime 64 miss in gara per la conquista dell’ambita corona di Miss Reginetta d’Italia e del sogno di una carriera nel mondo dello spettacolo come modelle, attrici, conduttrici e showgirl.
A narrare la storia del reality sarà Simone Ripa, il coreografo dei vip di “Ballando con le stelle”, performer televisivo e vero show man, insieme all’amata conduttrice televisiva Barbara Ovieni e al giornalista Francesco Anania.
Le Miss in gara, impegnate in lezioni di portamento, make-up, hair stylist, servizi fotografici, interviste e sfilate vengono costantemente seguite dalla famosa psicografologa della televisione Mirka Cesari, volto noto di Canale 5 e Rai 1 e dalla psicologa Alessandra Mosca per aiutarle a capire meglio personalità e predisposizione artistica.
Gli stessi ospiti delle serate finali parteciperanno al reality e alla vita delle ragazze, dispensando consigli utili per avvicinarsi ad una vera e propria professione nel mondo dello spettacolo. Madrina del concorso e presentatrice delle serate finali la showgirl e brillante conduttrice televisiva Sofia Bruscoli.
Tra i personaggi già presenti e attesi a Riccione alla finalissima: l’attrice e modella Rosalinda Cannavò, il “bonus” della trasmissione di Paolo Bonolis “Avanti un Altro” Daniel Nilsson, la splendida Giulia Salemi accompagnata da Pierpaolo Pretelli, il comico di Zelig Paolo Migone, il rapper Moreno, la modella Sara Croce e la conduttrice televisiva Barbara Ovieni.
Numeri del Covid in ulteriore calo nelle Marche: i ricoverati sono scesi a quota 88 (-6) rispetto a ieri, di cui 3 in terapia intensiva, 2 in semi intensiva e 83 in reparti non intensivi. Diminuiscono anche le persone in osservazione nei pronto soccorso: 9.
I dati sono stati resi noti nelle ultime 24 ore dalla Regione Marche. I nuovi contagi registrati nell'ultima giornata sono 742 (ieri 846), e continua a scendere anche il tasso di incidenza cumulativo, che arriva a 382,85 su 100mila abitanti (ieri 395,15). Due i decessi segnalati, che fanno salire il totale a 4.090 dall'inizio della pandemia.
Finisce fuoristrada con lo scooter andando ad impattare contro un albero: muore cinquantenne. La tragedia si è consumata nel territorio di Massa Fermana, lungo la strada provinciale 48. Ancora da chiarire la dinamica dell'incedente, al vaglio dei carabinieri delle stazioni di Falerone e Amandola.
A lanciare l'allarme, attorno alle 9 di questa mattina, era stato un passante che aveva notato il corpo riverso sull'asfalto dell'uomo a bordo strada, non molto distante dal motociclo. Sul posto si sono precipitati i sanitari del 118 ma, purtroppo, per il conducente dello scooter non c'è stato più nulla da fare. Presenti anche i vigili del fuoco di Fermo che hanno provveduto alla messa in sicurezza del mezzo e dell'intera zona incidentale.
Non vuole lasciare il fidanzato italiano che non intende convertirsi all'Islam e per questo viene aggredita dai genitori, in particolare dalla madre, finendo per ricorrere alle cure dei sanitari, con una prognosi lieve. La vittima è una ventenne di origine nordafricana.
Il questore di Fermo Rosa Romano ha emesso nei confronti di padre e madre, residenti nella provincia, due distinti provvedimenti di ammonimento per violenza domestica, ai sensi dell'articolo 3 della legge n.119/2013. La conversione del giovane, da quanto si è appreso, sarebbe stata condizione essenziale per un futuro matrimonio.
La coppia si sarebbe recata sul luogo di lavoro della ragazza e avrebbe scoperto che i ragazzi continuavano a vedersi, innescando la reazione dei genitori: il padre ha cominciato a inveire contro il giovane, la madre ha aggredito la figlia. Sul luogo sono immediatamente intervenuti gli agenti dell'ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico, che hanno raccolto testimonianze dei presenti.
È stata informata l'autorità giudiziaria che ha aperto un fascicolo a carico dei genitori, secondo la disciplina del "Codice Rosso", delegando ulteriori accertamenti alla squadra mobile, che ha raccolto altri elementi e altre testimonianze sulla difficile vita familiare della ventenne.
I genitori sono stati convocati in questura per la notifica degli ammonimenti, un avvertimento a cambiare atteggiamento nei confronti della vittima, pena la possibilità di misure di prevenzione più incisive. In un'ottica di prevenzione, alla coppia sono stati illustrati i percorsi da seguire presso le strutture specializzate della provincia in materia di soggetti maltrattanti, in base ai protocolli 'Zeus'.
L'ammonimento, ricorda la questura di Fermo, è la prima forma di intervento atta a scongiurare gravi forme di violenza domestica (fisica, psicologica o economica), in ambiente familiare o nell'ambito dei rapporti di coppia, con coniugi o partener attuali o passati.
Nelle Marche inizieranno, nei prossimi giorni, le somministrazioni del vaccino contro il vaiolo delle scimmie. La vaccinazione avverrà su base volontaria ed è consigliata ai soggetti più a rischio di contagio, che avviene, prevalente, per via sessuale.
Le prime 160 fiale saranno, a breve, ritirate presso il deposito nazionale. Nelle Marche, a oggi, sono stati accertati 6 casi, compreso quello odierno, notificato alla Regione nel pomeriggio, relativo a un 31enne del Senigalliese, già guarito domiciliarmente e mai ricoverato.
Sono due le categorie "ad alto rischio" alle quali potrà essere offerta la vaccinazione: personale di laboratorio con possibile esposizione diretta al virus e persone delle categorie di rischio indicate nella circolare del ministero della Salute n. 35365 del 5 agosto scorso (leggi qui).
Come specificato nella Circolare ministeriale del 23 agosto scorso, è prevista la somministrazione di due dosi di vaccino Jynneos (solo a persone maggiorenni) e tra la prima e la seconda dovrà intercorrere un intervallo di almeno 28 giorni. Per le persone vaccinate in precedenza contro il vaiolo sarà invece necessaria la somministrazione di una sola dose.
Per richiedere il vaccino o anche solo per avere informazioni, è possibile contattare gli ambulatori PrEP (Profilassi Pre-Esposizione)/HIV delle Unità Operative di Malattie infettive e i centri Hiv. È infatti l’infettivologo la figura di riferimento per la valutazione dell’eventuale eleggibilità alla vaccinazione in base al livello di rischio identificato, come prevede la circolare del ministero della Salute.
La strategia di offerta vaccinale a favore di ulteriori gruppi target - come indicato nella stessa nota - potrà essere successivamente aggiornata sulla base dell’andamento epidemiologico e della disponibilità di vaccino, al momento estremamente limitata. Nelle Marche i riferimenti dei centri PrEP/HIV, dove gli interessati possono rivolgersi per manifestare la volontà di vaccinarsi o per informazioni, sono i seguenti:
Per i richiedenti che rientrano nei criteri ministeriali, i centri provvederanno a vaccinare direttamente, oppure segnaleranno i riferimenti ai Servizi di Igiene e Sanità Pubblica territorialmente competenti, che contatteranno le persone per la somministrazione del vaccino presso i centri vaccinali.
Cinque liste elettorali bocciate per irregolarità, di vario tipo, dai giudici della Corte di Appello di Ancona. Le domande erano state presentate prima della data di scadenza dello scorso 22 agosto e sono passate poi al vaglio della Commissione.
Escluse quindi: Gilet Arancioni, Popolo delle Partite Iva, una lista animalista, Lista Mastella-Noi di Centro, Referendum e Democrazia con Marco Cappato. I depositari delle liste avranno 48 ore di tempo per consegnare i reclami e la Cassazione dovrà decidere entro domenica. Lunedì, invece, ci sarà l'estrazione per le posizioni dei simboli nelle schede elettorali.
Pappagallo fugge da un’abitazione e finisce su un albero: intervengono i vigili del fuoco.
Una squadra della centrale è intervenuta nel primo pomeriggio a Marina Palmense, frazione di Fermo, per un pappagallo fuggito da un’abitazione e appollaiatosi su di un albero che si trova nei pressi dell’edificio.
Dopo un primo tentativo con l’autoscala, gli operatori sono riusciti a bloccarlo in una siepe di alloro sotto la stessa pianta e quindi a riconsegnarlo ai legittimi proprietari.
Sono nove i nuovi dirigenti scolastici di ruolo nominati nelle Marche dalle graduatorie dell’ultimo concorso nazionale. Tre nuovi dirigenti sono marchigiani (Massi, Pascucci e Vagnoni), mentre quattro provengono dalla Puglia (Bagnulo, Paolillo, Renna e Toma). Completano il panorama un abruzzese (Mastrocola) e una molisana (Paolo).Prenderanno tutti servizio il prossimo 1° settembre, all'avvio dell'anno scolastico.
Consistenti, peraltro, quest’anno i movimenti che hanno preceduto l’immissione in ruolo dei nuovi capi d’istituto. Quindici sono infatti i dirigenti che saranno in quiescenza dalla stessa data di settembre, tredici quelli che hanno ottenuto il trasferimento fuori dalle Marche e sedici quelli che prenderanno servizio provenendo da un’altra regione. Di seguito l’elenco dei nuovi capi d’istituto nominati dall’Ufficio scolastico regionale con le relative sedi scolastiche loro assegnate:
Nel frattempo, l’Ufficio scolastico regionale ha pubblicato l’avviso per gli incarichi aggiuntivi di reggenza per le quattordici scuole sottodimensionate, alle quali non può essere preposto in via esclusiva né un dirigente scolastico né un direttore dei servizi generali e amministrativi, per quelle normodimensionate per il solo biennio 2022/23 e 2023/24 non coperte da dirigenti titolari (undici) o quelle affidate a capi d’istituto in posizione di comando o accantonate per contenziosi in atto (nove), in modo da assicurare, all’avvio del prossimo anno scolastico, la copertura di tutte le sedi.
Il segretario federale della Lega Matteo Salvini presenterà domani pomeriggio a Pesaro i candidati delle Lega Marche alle prossime elezioni politiche nelle liste uninominali e proporzionali di Camera e Senato. L'appuntamento è presso l'Hotel Excelsior di Pesaro, Lungomare Nazario Sauro 34, alle ore 16:00. All'incontro saranno presenti i rappresentanti del partito e i candidati.
Nel frattempo il commissario della Lega Marche, Riccardo Augusto Marchetti, denuncia nuovi atti di vandalismo questa volta alla sede del partito ad Ancona. "La scorsa settimana qualche vandalo ha apposto adesivi sulla vetrata e forzato l’interruttore della saracinesca della sede della Lega di Fermo - ricorda il Commissario della Lega Marche - oggi hanno imbrattato la targa della nostra sede regionale di Ancona”.
“Si tratta di atti di violenza che non colpiscono soltanto il nostro movimento, ma rappresentano un oltraggio alla libertà di pensiero - sottolinea Marchetti - noi non ci lasceremo di certo intimorire e continueremo a difendere le nostre idee con ancor più determinazione”.
“Le elezioni si avvicinano e è evidente che qualche democratico non riesca ad accettare che gli italiani sono al nostro fianco” - conclude -. “Abbiamo valori che non siamo disposti a rinnegare, ma a differenza di chi tenta di metterci il bavaglio, ci batteremo sempre affinché anche coloro che hanno opinioni diverse dalle nostre siano liberi di sostenerle”.
Mario Adinolfi, co-fondatore con Simone Di Stefano di Alternativa per l’Italia, ha comunicato il deposito delle liste che concorreranno alle elezioni del 25 settembre. "Stiamo completando in queste ore in tutte le Corti d’Appello delle varie regioni la consegna delle liste di Alternativa per l’Italia per le prossime elezioni politiche", ha annunciato.
"Simone ed io abbiamo scelto di presidiare Roma, io come capolista e candidato al Senato, Di Stefano come capolista e candidato alla Camera. Ma siamo entrambi orgogliosi della squadra di seicento cittadini liberi che si sono candidati con Alternativa per l’Italia in tutto il Paese, pagando anche prezzi per questa loro scelta politica difforme dai diktat del mainstream" aggiunge Adinolfi.
Nelle Marche, al Senato, capolista è Cristiana Di Stefano, "disabile che rifiuta la campagna per la mattanza di Stato dei disabili chiamata suicidio assistito o eutanasia, chiedendo piuttosto un’attenzione sociale tutta diversa per i portatori di handicap gravi - conclude Adinolfi -. Per la Camera nelle Marche in testa alla lista c’è il dirigente del Popolo della Famiglia, Fabio Sebastianelli".
"Abbiamo consegnato ieri mattina le liste - aggiunge lo stesso Sebastianelli -. Raccogliere più di 800 firme in soli 20 giorni è stato un lavoro faticoso ma ci siamo riusciti rinunciando a ferie e sonno, solo per dare ai cittadini, che ancora credono nella libertà e nella democrazia, una valida Alternativa ai soliti (partiti) noti".
Questa è la lista dei candidati marchigiani. Plurinominale Camera: Fabio Sebastianelli, Clara Ferranti, Oscar Piergallini, Lorena Narcisi. Uninominale Camera per le province di Ascoli /Fermo, Oscar Piergallini; Macerata, Clara Ferranti; Ancona, Fabio Sebastianelli; Pesaro, Lorena Narcisi. Plurinominale Senato: Cristiana Di Stefano, Gabriele Cinti, Rita Boccia, Domenico Gallo. Uninominale Senato: per la provincia di Macerata/Ascoli/Fermo, Cristiana Di Stefano; Ancona/Pesaro, Gabriele Cinti.
Depositate oggi in Corte d'Appello le candidature ufficiali di Fratelli d'Italia per le imminenti elezioni politiche, che si terranno il 25 settembre prossimo. Il partito di Giorgia Meloni si è aggiudicato la candidatura in due dei sei collegi uninominali previsti per entrambe le camere nella Regione Marche: alla Camera sarà Stefano Maria Benvenuti Gostoli a competere nel collegio uninominale di Ancona, mentre al Senato Elena Leonardi sarà la candidata per il Collegio di Ascoli Piceno, comprendente anche le province di Macerata e Fermo.
In quota proporzionale, il listino alla Camera vede come capolista Lucia Albano, onorevole uscente, seguita da Antonio Baldelli, Rachele Silvestri (anche lei onorevole uscente) e Andrea Balestrieri; al Senato invece la lista vede come primo nome quello di Guido Castelli, poi Romina Gualtieri e Pasquale Ricchiuti.
"Una squadra che dimostra come le Marche siano un effettivo modello per tutta l'Italia, con amministratori locali che hanno svolto incarichi determinanti con serietà e passione uniti a personalità politiche e pubbliche fedeli agli ideali e al programma di Fratelli d'Italia. Siamo pronti a risollevare l'Italia partendo dalla Regione Marche", ha dichiarato il coordinatore regionale di FdI Elena Leonardi.
Il coordinatore regionale Giorgio Fede ha depositato domenica le liste del Movimento 5 Stelle delle Marche contenente i nomi che correranno per l’uninominale e per il plurinominale.
Confermati i nomi del collegio plurinominale di Camera e Senato. Nel primo caso, capolista è Giorgio Fede, a seguire figurano il sottosegretario uscente Rossella Accoto, l’ex sindaco di Fabriano Gabriele Santarelli e la deputata uscente Mirella Emiliozzi.
Al Senato correrà come capolista il deputato uscente Roberto Cataldi, con l'attivista Veruschka D'Ascenzo e il senatore uscente Sergio Romagnoli. I nomi dell’uninominale alla Camera corrispondono a quelli della lista plurinominale: per le province di Ascoli Piceno e Fermo, Giorgio Fede, per Macerata, Mirella Emiliozzi, per Ancona, Gabriele Santarelli e per Pesaro e Urbino, Rossella Accoto.
Per i collegi uninominali del Senato invece figurano il capolista al plurinominale Roberto Cataldi per Marche sud e l'avvocato e attivista M5S, con precedenti esperienze amministrative a livello locale, Samuela Melini per Marche nord.
“In questi ultimi giorni - afferma il coordinatore regionale, Giorgio Fede - il lavoro per depositare le liste è stato intensissimo, anche perché avendo fatto partecipare i nostri iscritti all'individuazione dei candidati attraverso le parlamentarie - unica forza politica ad aver coinvolto veramente i propri iscritti - i tempi di preparazione delle liste sono stati poi ridottissimi".
"Ora possiamo partire con la campagna elettorale, sicuri di avere una squadra completamente marchigiana, senza paracadutati che di certo non avrebbero alcun interesse ad occuparsi del nostro territorio. Da domani ci concentreremo sul nostro programma, sui nostri temi che si pongono come obiettivo unicamente l’interesse dei cittadini" conclude Fede.
A presentare la propria lista è stata anche "Italia Sovrana e Popolare". "Una coalizione composta dalle forze dell’antagonismo sociale e politico nazionale" la definisce Fabio Pasquinelli, avvocato osimano candidato come capolista per il Collegio plurinominale al Senato. Dietro di lui la tolentinate Paola Raponi e Luciano Meconi.
Al Collegio plurinominale della Camera la lista "Italia Sovrana e Popolare" propone, invece, come capolista Marco Rizzo, leader del Partito Comunista. Al secondo posto la civitanovese Marianella Fioravanti, poi Stefano Rosati e Catia Jachetti. Sempre alla Camera, candidati all'uninominale sono Catia Jachetti, Alessandra Perugini, Andrea Grilli e Cvejic Dalibor. Per l'uninominale del Senato correranno Filippo Pannella e Paola Raponi.
Due giorni per riaccendere il tema cruciale dei giovani, i quali rappresentano il futuro e una priorità urgente su cui occorre non abbassare mai la guardia. Secondo il parere dei prestigiosi tecnici che hanno preso parte al tavolo dei lavori, per l’educazione dei giovani, scuola e famiglia, rappresentano le realtà da cui è necessario ripartire. Ecco in breve quanto emerge dai due appuntamenti, tenutisi a Porto San Giorgio e a San Benedetto, conclusisi oggi 20 agosto, sul tema “I disagi giovanili. Politici e tecnici a confronto: nel fermano e nell’ascolano si fa il punto con Forza Italia” organizzati dal Dipartimento Politiche Sociali Forza Italia Marche, coordinato dalla dott.ssa Alessandra Di Emidio. Si è trattato dei primi due eventi di una serie di appuntamenti che si avranno luogo in tutta la regione.
Al centro del dibattito i problemi dei ragazzi: dal bullismo al cyberbullismo e ai rischi del web, dalla dispersione scolastica alla microcriminalità. Appuntamenti utili per sensibilizzare ai problemi più urgenti del territorio nell’ambito delle politiche sociali, ma anche per produrre soluzioni concrete. Ad aprire i lavori, i saluti istituzionali in diretta streaming del sen. Francesco Battistoni, Coordinatore Forza Italia Marche e dell’on. Catia Polidori, membro Commissione Attività Produttive, Commercio e Turismo e Coordinatrice nazionale Azzurro Donna. Di fronte a una platea di politici comunali e regionali, il dibattito è stato animato da un gruppo selezionato di esperti, che si confrontati su dati, statistiche, progetti e iniziative.
Fra gli interventi tecnici in programma quello del Prof. Pierfrancesco Castiglioni, Dirigente scolastico, che ha presentato dati aggiornati in fatto di dispersione scolastica, argomento che è stato poi approfondito anche dal Dott. Riccardo Sollini, Direttore generale Comunità di Capodarco, attraverso la presentazione dell’interessante esperienza 'The Tube, dall’utopia alla pratica': "l’adolescenza non è certo una malattia – ha spiegato il direttore Sollini - ma il periodo più bello della vita di ognuno di noi e i ragazzi, che rappresentano il nostro futuro, hanno bisogno di attenzioni e della relazione, che occorre recuperare all’interno di una società adultocentrica”.
E ancora: Il bullismo, il fenomeno e le strategie d’intervento ha costituito l’argomento affrontato dalla Dott.sa Silvia Serroni, Pedagogista, il Dott. Nicola Principi, dell’'Associazione 7 Febbraio' ha presentato l’intervento dal titolo Cyberbullismo e i rischi della rete la Dott.ssa Laura Carlomé, psicologa scolastica e psicoterapeuta portato all’attenzione dei presenti il problema della dipendenza e abuso da social, mettendo in evidenza il ruolo cruciale rappresentato dalla famiglia e della scuola nel momento della crescita dei ragazzi. A San Benedetto anche il contributo di altri due relatori: il Sig. Nicola Farinelli, Presidente “Associazione Centro Famiglia” che ha parlato del ruolo del consultorio di ispirazione cristiana oggi e infine il Dott. Roberto Rotili, giornalista Corriere Adriatico, intervenuto sul tema della microminalità.
“Pensare al sociale partendo dai giovani – ha dichiarato la dott.ssa Alessandra Di Emidio, Responsabile Dipartimento Politiche Sociali FI Marche - vuol dire innanzitutto porsi in un atteggiamento di ascolto e osservazione del territorio, di fronte a un tema cruciale per la comunità. I giovani rappresentano il nostro futuro per questo occorre fermarci a riflettere per trovare delle soluzioni concrete a loro sostegno. Risiede anche in questo l’importanza dell’appuntamento che abbiamo organizzato: i tecnici e gli esperti di settore coinvolti in una collaborazione sinergica con la politica in vista di soluzioni concrete per i disagi giovanile”. L’evento verrà riproposto, il 30 agosto 2022, alla Sala Consiliare del Comune di Pesaro.
Il personale della squadra mobile della questura di Fermo ha eseguito la misura cautelare, disposta dall'autorità giudiziaria fermana, del divieto di avvicinamento alla vittima e ai suoi conviventi nonché del divieto di comunicare con qualunque mezzo diretto e mediato con loro, a carico di un 30enne italiano che da tempo maltrattava la giovane compagna con la quale ha avuto anche un figlio.
L'indagine, iniziata a seguito della denuncia sporta dalla donna, ormai sfinita dalle vessazioni subite in più occasioni da parte del compagno, permetteva di accertare che l'uomo si era reso responsabile di atti di violenza fisica oltre che psicologica nei confronti della convivente.
Inoltre, nell'ambito degli accertamenti e delle testimonianze raccolte, è emersa la possibile presenza di un'arma all'interno dell'abitazione dell'uomo. In seguito ad una perquisizione personale e domiciliare i poliziotti hanno rinvenuto una carabina ad aria compressa, oggetto di verifiche.
L'autorità giudiziaria, informata degli eventi, ha subito emesso il provvedimento cautelare dell'allontanamento dalla casa familiare e il divieto di avvicinamento alla compagna, al bambino ed ai familiari della giovane a tutela della loro sicurezza.