di Lisa D'Ignazio
L'Osservatorio di Genere di Macerata lancia la campagna #leviedelledonnemarchigiane
Se è vero che “ciò che non si nomina non esiste”, come diceva Alma Sabatini, saggista, linguista e insegnante italiana, nonché attivista femminista, allora per esistere le donne hanno bisogno di esserci anche con le parole. Tanti termini che per anni non hanno avuto, e spesso tuttora non hanno, la versione femminile come “assessore” o “sindaco”, oggi esistono nelle versioni, spesso osteggiate e non totalmente accettate di “assessora e sindaca”.Non è solo una questione di forma, le parole riflettono la realtà e la condizionano più di quanto ognuno possa rendersene conto. Un esempio sono le associazioni mentali che richiamano le due versioni, maschile e femminile, di “segretario” e “segretaria”: la prima fa subito pensare a “segretario di partito”, la seconda alla “segretaria di un ufficio”. Si tratta di due figure consolidate nella società, nella mente e nel linguaggio comune che rispecchiano due ruoli: il primo di prestigio, il secondo un po’ meno.Ebbene, uno degli strumenti per scardinare questo sistema “maschiocentrico” è sicuramente la nuova campagna social lanciata dall'Osservatorio di Genere di Macerata che apre una riflessione su un altro aspetto del rapporto tra linguaggio e discriminazione femminile, spesso trascurato.“Le vie e le piazze che ogni giorno nominiamo, leggiamo e attraverso cui passiamo o dove viviamo e lavoriamo - è scritto nella nota dell’evento Facebook #leviedelledonnemarchigiane - sono intitolate a personaggi illustri, che si sono distinti per merito, hanno lasciato un indelebile segno nella storia, anche solo della propria zona, oppure hanno contribuito in qualche modo alla crescita e al prestigio del luogo che gli ha attribuito onore.Nella stragrande maggioranza dei casi la toponomastica italiana, e dunque anche marchigiana, ha da sempre messo in luce personaggi maschili.”Dal mese di dicembre è partito l'appello, tramite social network: scrivere nei propri profili facebook o twitter il nome della donna marchigiana a cui ognuno vorrebbe intitolare una via o una piazza, seguito dall'hashtag #leviedelledonnemarchigiane, unitamente alla città di provenienza.L’iniziativa di raccolta di nomi che renderanno onore alle nuove vie delle città marchigiane si concluderà il 31 gennaio.Fino ad ora sono state votate diverse donne marchigiane : viventi e non, sante, letterate, partigiane, giornaliste, attrici, vittime di femminicidio, pittrici, politiche, avvocate, poete, insegnanti di danza.Tra le donne scelte dagli utenti di Facebook compaiono: Alessandra Nibbi, classe 1923, archeologa ed egittologa portosangiorgese; Maria Montessori, di Chiaravalle, educatrice, pedagogista, filosofa, medico e scienziata italiana; l’urbinate Monica Crinelli, infermiera stroncata da una grave malattia, distintasi per la sua solarità, per la tutela dei bisogni dell’anziani e delle persone fragili; Anita Cerquetti, famosa soprano nata a Montecosaro.E ancora: Mimma Baldoni Di Cola e Alda Renzi, le "sartine" di Ancona che nel settembre del '43 salvarono decine di nostri soldati dalla deportazione; Egidia Coccia, detta “la Postina”, perché recapitava documenti, partigiana ascolana che a 19 anni abbracciò la lotta armata, di notte trasportava con i somari le armi per rifornire i partigiani fuggitivi tra il monte Ascensione e l’area di Castignano.E, infine, anche l’anconetana Virna Lisi, di cui sui social scrivono: “bellezza,modestia e serietà, rappresenta a pieno la nostra regione tanto bella quanto poco appariscente e laboriosa!”Nomi e volti di una regione che, come tante altre in Italia, non ha mai pensato di dedicare le proprie vie e strade alle donne che si sono distinte nella Penisola e nel mondo.L’Osservatorio di Genere stilerà poi una classifica, in base alle “nomine” ricevute, dei personaggi femminili scelti e presenterà l'iniziativa alle amministrazioni comunali.Le parole non sono mai solo segno, in esse ci sono precisi significati, che veicolano messaggi. I nomi delle donne, che in passato erano nascosti o addirittura scomparivano dietro ai cognomi dei propri mariti, possono tornare a essere bandiere delle loro personalità e anche segni di una lotta, quella per il riconoscimento dell’identità propria e unica del cosiddetto “genere debole”.
Sentinelle in Piedi a Macerata contro il Ddl Cirinnà. In piazza anche il popolo del Sì - VIDEO
In silenzio per un’ora, delle 3 alle 4 di oggi pomeriggio, a due metri di distanza uno dall’altro in Piazza della Libertà a Macerata. La direzione in cui si sono posizionati è la stessa per tutti. Non hanno segni di riconoscimento. Niente bandiere. L’unico oggetto che li identifica è un libro, in mano, che leggono in silenzio.Sono le Sentinelle in Piedi che si sono riunite nella piazza principale della città per dire no all’estensione dei diritti alle persone Lgbt (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender), come prevede il recente Ddl Cirinnà. Circa quaranta persone hanno partecipato al sit in per dire no a unioni civili, adozioni di bambini da parte di persone gay e pratiche di “maternità surrogata”, come il meglio noto “utero in affitto”.Le Sentinelle in Piedi oggi sono scese in una cinquantina di piazze italiane contro il Ddl Cirinnà, a favore del quale ieri invece più di cento piazze delle penisola si sono riempite di persone favorevoli alla legge che estende i diritti alle persone che si amano e sono dello stesso sesso.Una piccola rappresentanza del popolo del Sì era presente anche oggi pomeriggio su un lato della piazza in cui manifestavano le Sentinelle. Alcuni cittadini maceratesi hanno deciso di essere presenti per ricordare che la libertà di manifestare esiste, ma che i diritti delle persone sono inviolabili.https://youtu.be/NCbcSOw2DLE(Foto Si.Sa.)
Colpisce il padre per errore durante una battuta di caccia: il ferito portato in ospedale
Era una tranquilla battuta di caccia, come tante ne hanno fatte nel corso degli anni, ma questa mattina a Loro Piceno si è sfiorata la tragedia tra un padre e un figlio, entrambi del posto.Durante la battuta, il figlio sarebbe scivolato mentre aveva in mano il fucile dal quale è partito un colpo che ha raggiunto il padre, 73 anni, alla spalla e sul viso. Fortunatamente, il colpo è stato sparato da lunga distanza e le conseguenze sono state meno devastanti di quanto avrebbero potuto essere se l'uomo fosse stato colpito da distanza ravvicinata. Le condizioni del ferito non sono gravi, anche se per sicurezza sul posto è intervenuta l’eliambulanza ma non c'è stata necessità del trasferimento ad Ancona. Sul posto sono intervenuti i carabinieri e ambulanze da Tolentino e San Ginesio che hanno trasportato il ferito all'ospedale di Macerata.
L'inquietante notte delle auto incendiate: sei i veicoli dati alle fiamme
E’ stata una notte di incendi di auto. Sei in totale le autovetture andate a fuoco tra le province di Macerata e Fermo. Tutti gli incendi sembrano essere di matrice dolosa e hanno riguardato, quasi tutti, auto di grossa cilindrata.Le prime a prendere fuoco sono state due auto, un'Audi A5 e una A7, parcheggiate in via Rossini a Porto Recanati. Intorno alla mezzanotte un incendio è partito da un’auto parcheggiata lungo la via e subito dopo le fiamme si sono estese anche all’auto che sostava vicino.Sul posto sono intervenuti i Vigili del fuoco di Civitanova che poche ore dopo, intorno alle 4 di notte, hanno domato le fiamme di altre auto messe a fuoco a Porto Sant’Elpidio.In via Vittorio Alfieri le auto incendiate erano tre, ma erano parcheggiate distanti l’una dall’altra. Le fiamme divampavano dal cofano di ognuna di esse. In questo caso è molto probabile che si sia trattato di incendi dolosi: qualcuno ha sicuramente appiccato il fuoco.Intanto i Vigili del fuoco di Macerata intorno alle 2 di questa notte sono intervenuti anche a Montefano dove un’auto di grossa cilindrata era avvolta dalla fiamme.Sono in corso le indagini per capire le cause di un fenomeno che inizia a preoccupare seriamente i cittadini.
Un "muro di Berlino" separa favorevoli e contrari al Ddl Cirinnà: le posizioni dei senatori marchigiani
Unione civile per persone dello stesso sesso, diritto all'assistenza sanitaria, carceraria, unione o separazione dei beni, pensione di reversibilità, adozione del figlio del partner: questi i punti salienti del Ddl Cirinnà.L’obiettivo è quello di garantire stessi diritti e stessi doveri per le coppie omosessuali, persone che oggi non hanno tutele paragonabili a quelle di cui godono le coppie etero.Il testo approderà il prossimo 28 gennaio in Senato, ma la discussione sul fronte dell’opinione pubblica e su quello politico è già incandescente.Si alternano posizioni contrastanti all’interno di uno stesso partito, come il Pd, e prese di posizioni dell’ultim’ora come quella di Silvio Berlusconi, da ieri favorevole, oltre che alle unioni civili, anche all’estensione per le coppie omosessuali dell'adozione del bambino figlio di uno solo dei due, la cosiddetta “stepchild adoption".In Forza Italia, il Cavaliere ha aperto alla libertà di coscienza di fronte a un partito che non segue una linea unica.Non hanno dubbi, invece, il Movimento 5 Stelle, che voterà in blocco a favore, e la Lega e il Nuovo Centrodestra, invece, assolutamente contrari.Che posizione prenderanno e cosa faranno al momento del voto i Senatori marchigiani seduta a Palazzo Madama?Il Pd marchigiano al Senato si schiera con quella parte del partito che ha promosso il testo, dalla parte dell’estensione dei diritti alle coppie omosessuali.Si dice “fondamentalmente favorevole alla proposta” il Senatore del Partito Democratico Mario Morgoni di Potenza Picena in provincia di Macerata, in linea con gli altri tre senatori marchigiani, Silvana Amati, Francesco Verdicci e Camilla Fabbri. “La pattuglia dei senatori Pd marchigiani - spiega Morgoni - è compatta per il si al testo Cirinnà”.Le ragioni del Sì del Senatore potentino sono due: “Credo sia urgente collocarsi a livello legislativo e di civiltà a quello che ci chiede l’Europa, cioè di allinearci alle normative degli altri paesi per i diritti di alcune categorie di persone; - dichiara Morgoni a Picchionews - in secondo luogo, nel merito mi pare che vengano affrontati alcuni nodi che da tempo erano irrisolti e che trovano nella proposta di legge delle risposte.”Di posizione contraria, invece, il Senatore marchigiano di Forza Italia Remigio Ceroni, originario di Monterubbiano in provincia di Fermo, il quale dice di avvalersi “della facoltà di libertà di coscienza che Berlusconi ha dato ai parlamentari del suo partito.”“Sono sposato con moglie e quattro figli e la famiglia è la cosa più importante che ho realizzato nella mia vita - continua Ceroni - per il quale quelli chiesti dalle coppie omosessuali non sono diritti, ma “capricci ed egoismi, che non intendo tutelare, poi nella vita privata ognuno faccia quello che vuole.”Il Senatore forzista si dichiara “assolutamente contrario al Ddl Cirinnà: “Non sono per equiparare la famiglia omosessuale con la famiglia naturale, composta da un uomo e una donna e tutelata dall’art 29 della Costituzione. - spiega Ceroni - Tale articolo vuole sottolineare il carattere naturale della famiglia che esiste ancor prima dello Stato e delle sue leggi.”La nozione di matrimonio ha riaperto le polemiche alcuni giorni fa, quando è riemersa nel dibattito pubblico la sentenza 138 del 2010 della Consulta, in cui si sottolinea che “i costituenti tennero presente la nozione di matrimonio che stabiliva (e tuttora stabilisce) che i coniugi dovessero essere persone di sesso diverso”.Secondo il Senatore l’equiparazione tra i due istituti, matrimonio e unioni civili “viene fatta in maniera furba, perché il testo chiama questa unione “formazione sociale specifica”, ma la sostanza è quella del matrimonio, perché prevede gli stessi diritti e doveri del matrimonio.”Si tratta di diritti che per Ceroni “possono essere già oggi contratti, secondo l’art. 2 della Costituzione, che garantisce i diritti dei singoli, i quali se vogliono possono sottoscrivere un semplice atto notarile privato.”Se la famiglia legittima, dunque, sarebbe solo quella “naturale, che da un futuro alla società attraverso al procreazione”, allora per Ceroni non è proprio pensabile estendere alle coppie omosessuali la stepchild adoption.“Il bambino non è tenuto nella considerazione che meritata in questa legge, i bambini hanno il diritto di crescere con una madre e un padre. - e aggiunge - Gli omosessuali facciano quello che gli piace, ma non reclamino diritti dello Stato, il quale deve tutelare la famiglia che è la cellula fondamentale della società.”D’accordo invece all’adozione del bambino che è già riconosciuto come figlio di uno solo dei due, come prevede l'articolo 44 della legge sulle adozioni, il Senatore del Pd Morgoni.Per lui si tratta di “una proposta ragionevole, in quanto non si inventa nulla, non c’è una versione ex novo, c’è qualcosa di cui si prende atto, cioè la possibilità di un’adozione che nasce da una maternità o paternità legittima”.Le coppie omosessuali restano, comunque, escluse dalle possibilità di adottare un bambino senza legame con uno dei due partner e le adozioni di bambini che non abbiamo legami di genitorialità con uno dei due coniugi, opportunità garantite solo alle coppie eterosessuali.Tuttavia, Morgoni apre lo spiraglio a possibili modifiche del testo. “Se per portare a compimento la legge, per avere una maggiore condivisione e consenso in Parlamento, dovesse servire una qualche modifica io sarei d’accordo”. E’ questo il caso della proposta “dei colleghi del Pd - spiega Morgoni - sull’affido rafforzato, un’istituto molto vicino a quello previsto dal testo Cirinnà.”Nonostante nel Ddl Cirinnà non ci siano riferimenti alla cosiddetta “maternità surrogata”, che prevederebbe che una coppia, anche omosessuale, ricorra all'adozione di un figlio partorito all'estero, da una donna residente in un Paese che permette questo tipo di azione, anche questo tema sta suscitando non poche polemiche.La questione ieri è entrata direttamente nel testo Cirinnà attraverso l’emendamento presentato da alcuni senatori cattolici del Pd che introduce la prima modifica alla stepchild adoption, l’adozione del figlio del partner.L’emendamento rende perseguibile i cittadini italiani che vi ricorrano anche all’estero, inasprendone le pene. Sono previsti da tre mesi a due anni di carcere e una multa da 600 mila a un milione di euro a chiunque per diventare padre o madre ricorra alla maternità surrogata. Chi poi organizza o pubblicizza questa pratica rischia il carcere da sei a 12 anni.L’emendamento non piace al senatore marchigiano Morgoni che non condivide l’accanimento di carattere penale. “Ci possono essere traffici e commerci di carattere speculativo che sono da condannare, - spiega - ma non può essere condannata l’intenzione o l’aspirazione di un uomo o una donna di costruire una maternità o una paternità e di esercitare la genitorialità. E’ come se dicessimo di penalizzare la ricerca scientifica - aggiunge - perché in alcune situazioni può essere soggiogata da interessi di carattere economico.”Che dal Ddl Cirinnà si possa arrivare alla maternità surrogata è invece convinto il Senatore Ceroni: “Questa legge presto porterà all’utero in affitto che è una cosa ignobile, perché la donna non è una macchina e il figlio è frutto di un rapporto d’amore.”Mentre Ceroni alza il muro contro la legge Cirinnà, il suo leader di partito, Silvio Berlusconi, ieri lo ha abbattuto dicendo sì a unioni civili e stepchild adoption, una posizione su cui il Senatore marchigiano replica con un secco “no comment”.L’amore e i diritti oltre che nel Palazzo fanno discutere anche fuori e arriveranno anche in piazza. Sabato 23 gennaio le città della penisola saranno invase di manifestazioni pro e contro le unioni civili: sul campo si scontreranno due visioni opposte, quella della campagna “Sveglia Italia” per il sì, quella delle Sentinelle in piedi per il no.Il muro di Berlino dei diritti passa anche per le Marche: sabato ad Ancona scenderà in strada il popolo del sì e domenica a Macerata quello del no.
Morire senza un perché: oggi i funerali di Pina Vallesi, domani quelli di Emanuela Pellegrini
A volte esci di casa la mattina e pensi che sarà la solita giornata, con tutti i problemi e le insicurezze che ognuno di noi si porta dentro.Ogni giorno diamo per scontato che sarà la solita giornata, quella che abbiamo programmato, quella che intervallata da appuntamenti e cose da fare ci farà arrivare alla sera stanchi e più o meno soddisfatti.Purtroppo ci sono dei giorni in cui qualcuno non torna a casa e quella che ci sembrava la normalità diventa perdita, dolore, lutto.Ieri è stata una giornata di queste. Due donne, due cittadine del maceratese, entrambe giovani, 48 e 40 anni, hanno perso la vita in due incidenti stradali ed entrambe sono morte sul colpo.Era l’ora di pranzo per Giuseppina Vallesi e il momento della cena per Emanuela Pellegrini e tutte e due erano per strada, stavano tornando a casa.Era l’ora in cui le donne, lavoratrici madri e mogli, di solito tornano a casa per dovere, ancora oggi nel secolo dell’emancipazione femminile, preparare il pasto, occuparsi dei figli, sistemare le proprie cose.Se di femminicidio si tratta, questa volta il colpevole non è un uomo, ma la strada quella su cui passiamo gran parte della nostra giornata e su cui, dentro alle nostre stanze a quattro ruote, ci sentiamo invincibili, inattaccabili, padroni del tempo che scorre a ritmo di chilometri orari.Giuseppina Vallesi, per tutti Pina, era una madre, una moglie e una “bravissima insegnante”, come la ricorda il Dirigente scolastico dell'Istituto Comprensivo Sant’Agostino, Claudio Bernacchia.Stava tornando a casa, dopo aver fatto lezione di inglese alla scuola media Matteo Ricci di Montecosaro, e stava andando a Civitanova a prendere la figlia di 9 anni.Insegnava anche all’Istituto "Ungaretti" di Civitanova Marche ed era appassionata di romanzi gialli, ne aveva pubblicati due con la casa editrice Mondadori. Inoltre, era stata tra gli organizzatori della rassegna noir “Giallocarta” del Festival letterario Cartacanta di Civitanova.Una donna conosciuta e stimata è scomparsa in una normale mattina di lavoro, in un incidente violentissimo con un’altra auto con a bordo un giovane di 26 anni di Macerata, Luca Tordini, ora ricoverato in prognosi riservata all’ospedale Torrette di Ancona.La salma, posta sotto sequestro, ora all’obitorio dell’ospedale di Civitanova, questa mattina è stata sottoposta a ispezione cadaverica.I funerali sono previsti per oggi alle 14 e 30 presso la Chiesa di San Gabriele a Civitanova Marche.Aveva 8 anni meno di Giuseppina Vallesi, la donna che invece è venuta a mancare ieri sera a Passo Colmurano, Emanuela Pellegrini.La donna, residente a Urbisaglia, tornava a casa per la cena dopo una giornata di lavoro. Stava attraversando la strada statale 78 quando lo scontro violento della sua auto con una pianta ha posto fine alla sua esistenza.Le cause dell’impatto sono ancora sconosciute, quello che invece si sa è che il destino di Emanuela si unisce a quello drammatico della sua famiglia, che qualche anno fa aveva perso anche il giovanissimo fratello Pietro in un altro incidente in moto, a due passi da casa.Lascia il padre e una sorella. La mamma morì di tumore diverso tempo fa e dopo la scomparsa della madre era la stessa Emanuela, insieme al padre e allo zio, a tirare avanti l’azienda di trasporti della famiglia. Gli amici la ricordano come una ragazza cordialissima, sempre molto gentile e di grande compagnia.Oggi la salma di Emanuela Pellegrini è stata portata nella sua abitazione, in attesa dei funerali, previsti per domani mattina alle 10 alla chiesa parrocchiale di Urbisaglia.Forse se avessero percorso un’altra strada, se fossero uscite più tardi da lavoro, se avessero spostato un appuntamento: molti “se” riempiono le nostre menti quando di fronte a eventi così assurdi non riusciamo a trovare una spiegazione.E forse quando muore una persona, anche se non sappiamo chi sia, moriamo un po’ anche noi, i sopravvissuti, che non sappiamo quando e come la nostra vita finirà.“Bisogna morire molte volte per imparare a vivere”, diceva l’attore Alessandro Ruspoli, e così moriamo ogni giorno quando un pezzo dell’umanità se ne va, come queste due donne scomparse su due strade diverse tornando a casa, così senza una vera ragione, senza un perché.
Macerata: rubate le slot al Punto Snai. Il titolare: “Vogliamo le telecamere”
E’ la quinta volta che provano a entrare nel Punto Snai “La Fonte dei milioni” di Corso della Repubblica di Macerata, al civico 17.E questa notte ci sono riusciti. Sono entrati dalla porta, forzandola, e hanno portato via due slot machines, tre pacchi di “Gratta e vinci” e pochi soldi spicci, lasciati nella cassa. Il bottino dei malviventi ammonta a circa duemila euro.Sono entrati nel negozio di Luca e Paolo Mazzoni intorno alle 4 di questa mattina, ma i due proprietari se ne sono accorti solo stamane avvisati da un commerciante vicino che aveva visto la porta socchiusa.Arrivati sul posto, insieme alla Polizia, i due hanno fatto la triste scoperta. “Ora chiediamo urgentemente che venga messo un sistema di video sorveglianza - dice Luca Mazzoni - su Corso della Repubblica e anche su tutte le altre vie del centro storico”. Il commerciante si rivolge direttamente alle istituzioni cittadine, affinché provvedano in fretta a mettere telecamere collegate alla Questura, “perché - come dice il signor Luca - oggi è un furto, ma domani potrebbe essere una violenza fisica o qualcosa di più grave”.
Piero non ce l'ha fatta. E' morto un mese dopo essersi sposato all'Hospice
Poco più di un mese fa aveva pronunciato il fatidico sì all’Hospice di San Severino Marche. Piero Mancini, 66enne di Pioraco, ricoverato per una grave malattia presso la casa di cura settempedana, è venuto a mancare ieri mattina.Si era sposato con Emanuela Lancioni, di 67 anni, originaria di Corridonia, dopo un sogno d’amore lungo trentacinque anni, con rito civile di fronte al Sindaco di San Severino Cesare Martini lo scorso 2 dicembre.L’uomo da tempo soggiornava all’Hospice per una lunga degenza a causa di una malattia incurabile. Qualche giorno fa si era aggravato ed era stato ricoverato all’ospedale di Camerino, poi trasferito di nuovo alla casa di cura, dove è deceduto.Piero aveva continuato, nonostante la malattia, a vivere con passione: si era sposato con la sua amata Emanuela e aveva continuato a coltivare la sua passione per la Juve, pur non potendo guardarla in televisione. La seguiva alla radio in ogni partita: aveva, infatti, una malattia agli occhi che gli aveva fatto perdere quasi completamente la vista.Economo del Convitto di Macerata in cui aveva lavorato una vita, non era riuscito a godersi il suo giusto riposo della pensione a causa della malattia, ma nemmeno quella aveva fermato la sua voglia di vivere."Il convitto Nazionale di Macerata si unisce al grave lutto - questo il messaggio di cordoglio dell'Istituto - ricordando Piero per la serietà e professionalità, ma soprattutto per la sua grande cordialità nei rapporti con i colleghi e amici dell'Istituto".I funerali si svolgeranno oggi pomeriggio alle ore 15 nella chiesa di San Vittorino di Pioraco, il suo paese originario. Matrimonio in Hospice di Piero Mancini e Emanuela Lancioni I due sposi con il Sindaco di San Severino Cesare Martini
Porto Recanati: sbanda con l'auto e finisce in un fosso
Intorno alle 19 e 30 a Porto Recanati in via Belvedere un uomo a bordo di una Renault Twingo bianca è uscito fuori strada, finendo in un fosso in prossimità di una centrale del gas.Il conducente che ha sbattuto la stessa contro il parabrezza spaccandolo, è stato portato al pronto soccorso. Le sue condizioni di salute non sono gravi.Sul posto sono intervenute due squadre dei Vigili del fuoco, di Osimo e Civitanova Marche e il 118.(Foto Si.Sa.)
Cingoli, Schiavoni: lo chalet doveva essere un’emeroteca e non un posto per slot machines
Invece di un’emeroteca sono nate slot machines. Questa la denuncia della consigliera comunale di “Cingoli Sviluppo” Elena Schiavoni, che richiama l’attenzione sulla destinazione d’uso del nuovo chalet di Cingoli, inaugurato a luglio dell’anno scorso.Costato quattrocento mila euro, doveva essere, come si legge nel bando, “un centro di aggregazione culturale e giovanile” e invece è stato trasformato “in una mera attività commerciale, in un disco-bar a tutti gli effetti, senza alcun obiettivo socio-educativo e culturale. - spiega Schiavoni - Passare da un obiettivo forse anche troppo ambizioso di un’emeroteca alle slot machines mi sembra non solo assurdo, ma molto mortificante e triste.”Eppure, il sindaco di Cingoli Filippo Saltamartini aveva lanciato l’idea,“fin dalla programmazione dell’opera, - spiega - di riqualificazione lo chalet come un’emeroteca”.Un'emeroteca appunto è un'istituzione, pubblica o privata, che offre, con diverse modalità, l'accesso a un servizio di catalogazione e consultazione di giornali, riviste e periodici.Una moderna emeroteca può essere anche un luogo di incontro culturale, ma anche un posto di scambio tra generazioni.“Può diventare emeroteca digitale che, in collaborazione con la Biblioteca civica, - ha scritto la consigliera in una nota - tramite un apposito hardware, può offrire la possibilità di utilizzare risorse umane giovani ‘facilitatori digitali’ che permettono a chi non è nativo digitale di accedere ai servizi, in una sorta di passaggio generazionale tra modalità cartacea e digitale.”La natura e la storia stessa del “vecchio chalet” dimostrano che quel luogo nasce come punto di aggregazione cittadino. “In passato aveva aggregato - racconta Schiavoni - con semplicità, tanti giovani ma anche tante famiglie.”Il Comune di Cingoli, per la consigliera, “confonde un’emeroteca con un rimodernato locale commerciale, il cui scopo, come quello legittimo di tutte le attività commerciali, è quello di attirare clienti per un maggior incasso, utilizzando tutte le offerte del mercato indotte dai media, come le slot machines.”
Focus sicurezza: le Marche quinta regione in Italia per rapine in casa
Le Marche non sono più un’isola felice, almeno sul fronte della sicurezza. A dirlo sono i dati del rapporto Istat sulla Sicurezza del 2014, secondo cui la regione Marche è quinta in Italia per numero di furti in abitazione, registrando 21,1 furti ogni mille famiglie.Prima della nostra regione si collocano in ordine Emilia Romagna, Umbria, Lombardia e Piemonte. E’ quindi il Nord a essere maggiormente colpito dal fenomeno dei furti in casa, che, invece pone il Sud agli ultimi posti. La Marche hanno un tasso di furti per abitazione doppio rispetto a regioni con una tradizione criminale più consolidata come la Campania o la Calabria che registrano tassi intorno a 9 furti ogni mille famiglie.“I furti in abitazione e i borseggi sono più frequenti al Centro-Nord e le rapine al Sud.” Negli ultimi anni si sono verificati “alcuni cambiamenti che hanno portato ad un miglioramento della sicurezza in alcune regioni del Mezzogiorno - è scritto nel rapporto - e al peggioramento di alcune regioni del Nord e del Centro.”La tendenza marchigiana riflette un trend nazionale: “negli ultimi dieci anni - si legge nel rapporto - i furti in abitazione sono più che raddoppiati dall’ 8,5 per mille abitanti del 2004 al 17,9 del 2013, con un incremento via via meno intenso dopo il primo picco raggiunto nel 2007 e la crescita vertiginosa avvenuta dal 2009, (un anno dopo l’inizio della crisi, n.d.r.) per poi rimanere stabili nel 2014.”Sempre più spesso i furti in abitazione da semplici atti criminali possono trasformarsi in momenti di tensione con le persone che abitano nella casa. Non sono, infatti, rari i casi in cui i proprietari provano a reagire. Tuttavia, da questo punto nelle Marche le persone non sono colpite tanto quanto i beni. Le vittime delle rapine nella regione marchigiana sono tra le più basse in Italia. In particolare, la regione è penultima prima della Valle d’Aosta con 0,2 casi per mille abitanti. A livello nazionale, le vittime per rapine erano di più nel 2004 con 2,1 per mille abitanti nel 2004, dimezzate poi nel 2009, oggi rappresentano l’1,5 per mille abitanti nel 2014.La sicurezza costituisce ancora un fattore pieno di incognite. A volte i dati non coincidono con la percezione che si ha di essa. Come vivono i cittadini la questione sicurezza e quale percezione hanno del pericolo che corrono ogni giorno? Secondo il rapporto dell’Istat nel 2014 è aumentata la percezione di sicurezza da parte dei cittadini.“Cresce la percentuale di coloro che si sentono molto o abbastanza sicuri nella zona in cui vivono, - specifica il rapporto - quando escono da soli ed è buio (dal 54,1% al 56,2%), ma non al punto di tornare ai livelli massimi del 59,7% raggiunti nel 2010”.Sulla percezione della sicurezza i cittadini marchigiani hanno qualche dubbio, tanto che la regione si colloca in sedicesima per l’indicatore “percezione di sicurezza camminando al buio da soli” e undicesima per “paura di subire un reato in futuro”.Tra sensazioni e fatti, i cittadini marchigiani, come quelli italiani, con la crisi sono diventati più sospettosi e, alcune volte, a ragione.“Negli anni che hanno coinciso con la crisi economica, si è assistito ad una inversione di tendenza che ha visto fortemente aumentare i furti in abitazione, gli scippi, i borseggi, le rapine in abitazione, i furti nei negozi, in sostanza la criminalità predatoria. - certifica il report - I furti in abitazione raddoppiati in 10 anni sono ora stabili, ma lontani dalla situazione precedente gli anni 2000. Anche le rapine nel 2014 si sono stabilizzate, mentre i borseggi continuano il lieve aumento sebbene a ritmo decrescente rispetto agli anni precedenti.”Ciò che diminuisce sempre di più sono, invece, gli omicidi. Il Bel Paese è la nazione europea con il valore più basso, le Marche si attestano al decimo posto, e continua a registrare una tendenza di calo di omicidi “che testimonia la tenuta del nostro tessuto sociale”.
Il Comune ai cittadini: aperta campagna d’ascolto per la Macerata del futuro
Come sarà Macerata in futuro? L’amministrazione comunale lo chiede ai cittadini, agli stakeholders, “i portatori di interessi” come istituzioni ed enti, associazioni di categoria e ordini professionali, alle forze politiche di maggioranza e opposizione e anche ai giornalisti.Lo fa aprendo la campagna d’ascolto che parte da oggi e che si presenta come un processo in divenire, intervallato da momenti precisi in cui il Comune utilizzerà le idee emerse da questo confronto per accedere ai vari bandi regionali ed europei.La campagna d’ascolto, presentata questa mattina dal Sindaco Romano Carancini e dalla Giunta in conferenza stampa, è solo il primo passo per la costruzione di un piano strategico della città, che vada oltre i cinque anni di amministrazione e che immagini la città dei prossimi dieci anni.I cittadini potranno dire la propria attraverso una piattaforma web, che sarà disponibile a breve. Già da oggi, invece, i maceratesi per proporre le proprie idee possono utilizzare la App comunale CityUser, alla voce “filodiretto”, nonché l’ e-mail del Comune.“Si possono dare contributi straordinari - ha spiegato il Sindaco Carancini - anche scrivendo cinque righe, in cui si esprime una semplice intuizione”.Due saranno gli incontri pubblici con la città previsti per il prossimo mese, uno il 6 e l’altro il 13 febbraio. Le idee raccolte in questa prima fase d’ascolto, che finirà intorno alla seconda metà di febbraio, saranno indirizzate alla partecipazione del primo bando importante a cui sta guardando l’amministrazione per aggiudicarsi un finanziamento di 6 milioni di euro.Il 31 marzo, infatti, scade il bando della Regione Marche “Investimenti Territoriali Integrati” (ITI), finalizzati al sostegno delle “Strategie di sviluppo urbano sostenibile”, legato alle risorse contenute nel POR FESR 2014 - 2020, il Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale, che si integra ai FSE, i Fondi Strutturali Europei, riferiti alle stesse annualità.Per le Marche sono stati stanziati 18 milioni di euro destinati ai tre capoluoghi che si aggiudicheranno i fondi, ognuno per 6 milioni di euro.Ma non solo, l’orecchio dell’amministrazione comunale resta teso a tutti i bandi a cui partecipare per accedere a risorse, che possano finanziare i progetti del piano strategico in costruzione. A fine gennaio, ad esempio, scade un altro bando indirizzato a capoluoghi di provincia e alle città metropolitane per una dotazione totale di 500 milioni di euro.Molto spesso, in Italia, i fondi europei o regionali finiscono per non essere utilizzati non perché non servano, ma perché le amministrazioni non partecipano, per noncuranza o per mancanza di progetti validi.Il Comune di Macerata, invece, ha deciso di creare un laboratorio di idee, condividendolo con la città, da cui attingere per elaborare progetti da presentare e arrivare così preparati di fronte a ogni bando che possa garantire risorse.Quattro sono le visioni di Macerata da cui l’amministrazione Carancini, attingendo anche dal proprio programma elettorale, vuole partire: Macerata come città della sostenibilità, città solidale e accessibile, città della cultura e città della creatività e dell’innovazione.“Un esempio è la creazione e lo sviluppo delle start-ups - ha spiegato l’Assessora alla Cultura Stefania Monteverde - che faccia di Macerata una città creativa per i giovani”.La riflessione che si concentrerà sull’idea di città del futuro non è un un laboratorio chiuso tra le mura, il cosiddetto “MCSLab”, il Laboratorio della Macerata che Sarà, ma per Carancini rappresenta un modo “per fare di Macerata uno tra i pochi esempi di sviluppo sostenibile in città piccole e medie, quelle dove vive il 70 % degli italiani”.
Il ’68 e le sue contraddizioni a Tolentino stasera con Mario Capanna
Scriveva Pier Paolo Pasolini: “Avete facce di figli di papà. Buona razza non mente. Avete lo stesso occhio cattivo. Siete paurosi, incerti, disperati (benissimo) ma sapete anche come essere prepotenti, ricattatori e sicuri: prerogative piccolo borghesi, amici. Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte coi poliziotti, io simpatizzavo coi poliziotti! Perché i poliziotti sono figli di poveri”.I versi del Poeta Corsaro sugli scontri di Valle Giulia che all’epoca scatenarono dure repliche fra gli studenti, che si videro attaccati da un’intellettuale di sinistra e anticonformista, hanno continuato negli anni a suscitare numerosi interrogativi.Sono parole utilizzate ogni volta pro o contro il movimento e dimostrando, così, che il Sessantotto ancora oggi resta una ferita aperta, lontana da facili interpretazioni, ricca di contraddizioni e utopie.L’anno che, come pochi altri, ha segnato la seconda metà del Novecento torna d’attualità a Tolentino, dove questa sera si discuterà della storia dei sessantottini con Mario Capanna, uno dei principali leader del movimento.L’incontro "Sessantotto e Oggi”organizzato dal Circolo Acli “L.Rocchi” presso cui si terrà la discussione, alle ore 21, ospiterà il politico e scrittore italiano, maggiore testimone dell’epoca.Studente dell'Università Cattolica di Milano dal 1963, dopo essere stato ammesso al Collegio Augustinianum, studia filosofia e segue i corsi del professor Emanuele Severino.Nel 1967 inizia la contestazione studentesca ed è espulso dall'Università Cattolica poco prima di laurearsi. Passa alla Statale, dove poi otterrà la laurea in filosofia, diventandone subito il leader studentesco principale. Coordinò le lotte che il Movimento Studentesco in tutta Italia, ed ebbe violenti scontri con le forze dell'ordine e soprattutto con i militanti dell'estrema destra: fu quasi linciato da giovani appartenenti al Movimento Sociale Italiano nel 1969.L’attività politica e di contestazione va di pari passo con i tempi. E’ il 16 novembre 1967 e Capanna entra con in microfono in mano all’Università Cattolica per parlare agli studenti.Dalla strada al Palazzo, nel 1976 Capanna aderisce, con il Movimento autonomo degli studenti di Milano, al Partito di Unità Proletaria per il Comunismo.In seguito, dopo la scissione con la sinistra del Partito di Unità Proletaria per il Comunismo, confluirà con essa in Democrazia Proletaria, di cui fu il punto di riferimento mediatico e segretario nazionale dal 1984 fino al 27 giugno 1987, quando si dimise e la segreteria venne assegnata a Giovanni Russo Spena. Nelle liste di DP Capanna era diventato deputato europeo nel 1979 e deputato nazionale dal 1983 al 1987.Nel 1989 aderì al gruppo misto della Camera dei deputati, e pochi mesi dopo partecipò alla nascita di un nuovo movimento politico italiano: i "Verdi Arcobaleno", formazione della sinistra ambientalista.Inoltre, Capanna è stato anche consigliere regionale in Lombardia e comunale a Milano. Dopo l'inchiesta giudiziaria denominata Mani pulite, che praticamente spazzò via la cosiddetta Prima Repubblica, Capanna ha fatto fatica a trovare un partito politico che fosse stabilmente concorde con la sua ideologia.Pur militando sempre in movimenti di sinistra, ha assunto una posizione che, al di là di una esperienza, avvenuta nelle elezioni politiche del 2001, può essere definita di indipendente di sinistra. mario capanna a cagliarielisabetta messinaSempre nel 2001, in occasione delle elezioni amministrative, Mario Capanna si è presentato come candidato sindaco per Città di Castello, suo comune di nascita, a capo di una coalizione formata da cinque liste civiche. Capanna raccolse solo 6.822 voti, insufficienti per arrivare almeno al ballottaggio, ed uscì al primo turno. In quell'occasione fu eletto sindaco al ballottaggio il candidato della coalizione dei partiti del centro sinistra.Capanna è presidente della Fondazione dei Diritti Genetici, un organismo di ricerca e comunicazione sulle biotecnologie che opera dal 2002 come associazione scientifica e culturale indipendente, impegnata in attività di studio, informazione, progettazione sulle applicazioni e le diverse forme di impatto delle innovazioni biotecnologiche.Sia l’associazione che Capanna sono stati al centro di numerose polemiche, accusati di aver usato, nelle campagne contro l'introduzione degli OGM in Italia, argomenti di dubbia validità scientifica. Tra queste la richiesta andata a buon fine, nel 2012, di distruggere l'ultimo campo sperimentale pubblico italiano con OGM, regolarmente autorizzato nel 1998, presso l'Università della Tuscia, nonostante la mobilitazione dei ricercatori.Cosa fu il Sessantotto non è chiaro ancora oggi: per alcuni fu un momento di forti rivendicazioni e conquiste sociali, la lotta contro i padri-padrone, la liberazione sessuale e l’abolizione dei tabù privati e sociali; per altri solo un’illusione di un mondo migliore coltivata da quelli che vennero più volte definiti i “figli di papà”, la medio borghesia socialmente e economicamente garantita.
Macerata: cinque furti in poco più di un’ora
Ieri pomeriggio una parte della città di Macerata è stata presa di mira dai ladri. Alcuni ignoti hanno rubato in cinque appartamenti nella zona che va dal quartiere Le Vergini, via Severini e via Pancalducci, tra le 18 e le 19 e 30.Un’ora e mezza in cui nessuna delle persone che hanno subito i furti era presente in casa. In particolare, su Via Severini, al civico 72, sono stati svaligiati tre appartamenti dal primo al terzo piano, portando via principalmente oggetti di valore e contanti.Per entrare hanno fatto un buco sul vetro della finestra dell’appartamento del secondo piano, per poi forzarne l’apertura. Difficile capire come abbiano fatto a intrufolarsi negli altri due appartamenti e, probabilmente, ad arrampicarsi sulle mura dell’edificio, considerando che i piani del palazzo sono collegati solo dal tubo del gas.Sono stati colpiti anche un appartamento in via Pancalducci, dove hanno aperto la cassaforte e prelevato oggetti di valore, e un altro nel quartiere Le Vergini.
Montefano: furto ai danni della scuola media grazie alla "famosa" finestra
E’ sola una finestra, ma per qualcuno è molto di più. Nella Scuola Media “Falcone-Borsellino” di Montefano c’è una finestra che da qualche anno ha reso l’istituto un luogo meno sicuro per i suoi studenti e docenti.L’ennesima prova è arrivata la notte tra sabato e domenica scorsa quando alcune persone si sono introdotte nella scuola, rubando sette computer, una stampante, alcune casse acustiche e pochi soldi.Lunedì mattina una dipendente, appena arrivata a scuola, si è accorta che qualcosa non andava. Subito dopo ha trovato il vetro della “famosa” finestra infranto e due porte di rispettive aule forzate.La via d’accesso dei ladri, questa volta come in altre occasioni, è sempre la finestra dell’aula di musica, posta al piano terra, ad altezza uomo, in una parte nascosta dell’edificio e per niente illuminata. Queste caratteristiche da anni hanno reso la finestra la porta principale all’istituto per chi negli anni ha compiuto furti e atti di vandalismo.La situazione è stata denunciata più volte dal personale scolastico, senza che tuttavia venisse trovata una soluzione. “L’ufficio tecnico del Comune è da un anno che ha promesso di intervenire. - spiega la Dirigente scolastica Angela Navazio - Due settimane fa, prima ancora che si verificasse l’ennesimo furto, dal Comune ci avevano assicurato che avrebbero chiuso la finestra, anche murandola. Lo stesso hanno ribadito questa mattina, facendo visita alla scuola”.Il rammarico della Dirigente che ogni giorno deve affrontare i numerosi tagli ai fondi per la scuola, è legato non solo al valore economico, ma soprattutto a quello simbolico che tali atti rappresentano per l’istituto.“Per fortuna nel salvadanaio c’erano pochi spicci, ma erano i soldi raccolti dai ragazzi e messi nel salvadanaio destinato alla beneficenza”. Soldi che nascono da uno spirito, quello della solidarietà, raro e prezioso, e che la Dirigente Navazio e i docenti cerca di diffondere tra i più giovani.E non solo. Cosa potrebbe rappresentare un pc per ognuno di noi? Per una scuola è un concentrato di conoscenza, insegnamenti e storie di tanti alunni e perderlo significa causare un danno lavorativo e organizzativo per i docenti costretti a cambiare organizzazione e didattica e gli alunni privati delle conoscenze racchiuse nei pc.Anche una semplice stampante per questa scuola è molto di più di uno strumento tecnologico. “Era stata conquistata dai ragazzi come frutto di un premio vinto da una classe della scuola - ha concluso la Dirigente - e ciò ha suscitato un grande dispiacere in ognuno di noi”.