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L'Osservatorio di Genere di Macerata lancia la campagna #leviedelledonnemarchigiane

L'Osservatorio di Genere di Macerata lancia la campagna #leviedelledonnemarchigiane

Se è vero che “ciò che non si nomina non esiste”, come diceva Alma Sabatini, saggista, linguista e insegnante italiana, nonché attivista femminista, allora per esistere le donne hanno bisogno di esserci anche con le parole. Tanti termini che per anni non hanno avuto, e spesso tuttora non hanno, la versione femminile come “assessore” o “sindaco”, oggi esistono nelle versioni, spesso osteggiate e non totalmente accettate di “assessora e sindaca”.

Non è solo una questione di forma, le parole riflettono la realtà e la condizionano più di quanto ognuno possa rendersene conto. Un esempio sono le associazioni mentali che richiamano le due versioni, maschile e femminile, di “segretario” e “segretaria”: la prima fa subito pensare a “segretario di partito”, la seconda alla “segretaria di un ufficio”. Si tratta di due figure consolidate nella società, nella mente e nel linguaggio comune che rispecchiano due ruoli: il primo di prestigio, il secondo un po’ meno.

Ebbene, uno degli strumenti per scardinare questo sistema “maschiocentrico” è sicuramente la nuova campagna social lanciata dall'Osservatorio di Genere di Macerata che apre una riflessione su un altro aspetto del rapporto tra linguaggio e discriminazione femminile, spesso trascurato.

“Le vie e le piazze che ogni giorno nominiamo, leggiamo e attraverso cui passiamo o dove viviamo e lavoriamo - è scritto nella nota dell’evento Facebook #leviedelledonnemarchigiane - sono intitolate a personaggi illustri, che si sono distinti per merito, hanno lasciato un indelebile segno nella storia, anche solo della propria zona, oppure hanno contribuito in qualche modo alla crescita e al prestigio del luogo che gli ha attribuito onore.

Nella stragrande maggioranza dei casi la toponomastica italiana, e dunque anche marchigiana, ha da sempre messo in luce personaggi maschili.”

Dal mese di dicembre è partito l'appello, tramite social network: scrivere nei propri profili facebook o twitter il nome della donna marchigiana a cui ognuno vorrebbe intitolare una via o una piazza, seguito dall'hashtag #leviedelledonnemarchigiane, unitamente alla città di provenienza.

L’iniziativa di raccolta di nomi che renderanno onore alle nuove vie delle città marchigiane si concluderà il 31 gennaio.

Fino ad ora sono state votate diverse donne marchigiane : viventi e non, sante, letterate, partigiane, giornaliste, attrici, vittime di femminicidio, pittrici, politiche, avvocate, poete, insegnanti di danza.

Tra le donne scelte dagli utenti di Facebook compaiono: Alessandra Nibbi, classe 1923, archeologa ed egittologa portosangiorgese; Maria Montessori, di Chiaravalle, educatrice, pedagogista, filosofa, medico e scienziata italiana; l’urbinate Monica Crinelli, infermiera stroncata da una grave malattia, distintasi per la sua solarità, per la tutela dei bisogni dell’anziani e delle persone fragili; Anita Cerquetti, famosa soprano nata a Montecosaro.

E ancora: Mimma Baldoni Di Cola e Alda Renzi, le "sartine" di Ancona che nel settembre del '43 salvarono decine di nostri soldati dalla deportazione; Egidia Coccia, detta “la Postina”, perché recapitava documenti, partigiana ascolana che a 19 anni abbracciò la lotta armata, di notte trasportava con i somari le armi per rifornire i partigiani fuggitivi tra il monte Ascensione e l’area di Castignano.

E, infine, anche l’anconetana Virna Lisi, di cui sui social scrivono: “bellezza,modestia e serietà, rappresenta a pieno la nostra regione tanto bella quanto poco appariscente e laboriosa!”

#leviedonne

Nomi e volti di una regione che, come tante altre in Italia, non ha mai pensato di dedicare le proprie vie e strade alle donne che si sono distinte nella Penisola e nel mondo.

L’Osservatorio di Genere stilerà poi una classifica, in base alle “nomine” ricevute, dei personaggi femminili scelti e presenterà l'iniziativa alle amministrazioni comunali.

Le parole non sono mai solo segno, in esse ci sono precisi significati, che veicolano messaggi. I nomi delle donne, che in passato erano nascosti o addirittura scomparivano dietro ai cognomi dei propri mariti, possono tornare a essere bandiere delle loro personalità e anche segni di una lotta, quella per il riconoscimento dell’identità propria e unica del cosiddetto “genere debole”.

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