La iGuzzini, azienda marchigiana leader nel mondo nel settore dell’illuminotecnica è stata vittima di un attacco hacker che ha interessato i server dislocati in tutto il mondo e costretto al blocco della produzione.L’attacco sarebbe stato sferrato lo scorso 8 dicembre e avrebbe interessato tutto il sistema centralizzato appartenente alla società marchigiana. “Una problematica andata avanti fino al weekend appena trascorso”, raccontano alcune fonti interne all’azienda.
Giornate complicate dunque per i dipendenti della iGuzzini - società appartenente al gruppo svedese Fagerhult e interessata in queste settimane da una campagna di licenziamenti che lascerà a casa sotto Natale 42 famiglie. Diversi i tecnici al lavoro nel corso del weekend per risolvere il problema.L'attacco avrebbe riguardato tutte le sedi iGuzzini nel mondo e non soltanto il quartier generale di Recanati. “Gran parte dei problemi sono stati risolti e i dipendenti richiamati, ma per alcune dinamiche interne servirà decisamente più tempo”, hanno confermato fonti appartenenti all'azienda.
Asia chiama Marche, le aziende marchigiane rispondono. E’ stato questo l’obiettivo dell’incontro organizzato lunedì a Civitanova dallo Studio Tosoni & Partners insieme con l’Istituto Italiano per l’Asia presieduto dall’onorevole del Partito Democratico Mario Morgoni.
In un periodo di crisi economica in tutta Europa acuito dall’arrivo della pandemia, guardare all’Oriente e al Medio Oriente per le aziende che ancora non avessero esplorato questi mercati, diventa più una esigenza che una semplice opportunità.
“Il progetto nasce intorno all’ISIA, che ha l’obiettivo di promuovere e consolidare il marchio del made in Italy con i paesi dell’aria asiatica. Progetti economici e commerciali ma anche culturali”, ha spiegato Morgoni. “I rapporti preferenziali con le ambasciate dislocate nel continente asiatico consentono all’ISIA di garantire canali alle imprese marchigiane con l’intento di favorire l’esportazione creando ricchezza sul territorio e non avviando processi di delocalizzazione”, ha aggiunto ancora l’onorevole del PD a capo dell’Istituto.
Un progetto realizzabile grazie anche al lavoro della Tosoni & Partners che conta al suo interno la presenza di associazioni di categoria come la Tutela Impresa e un bacino di alcune decine di migliaia di piccole e medie imprese tra nord e sud del Paese.
“Abbiamo colto l’occasione con l’ISIA perché interessati ad esplorare un mercato in crescita per le PMI locali. Proprio in questi giorni stiamo portando avanti un trait d’union tra una ditta iraniana che ha chiesto l’artigianalità del made in Italy per la lavorazione delle borse e il territorio marchigiano. Si tratta di campi commerciali che devono essere esplorati”, ha concluso il ragionier Giuseppe Tosoni, CEO della Tosoni & Partners .
Sarà un Natale amaro per 42 famiglie coinvolte nel licenziamento portato avanti dalla iGuzzini, l’azienda marchigiana leader nel mondo nel settore dell’illuminotecnica. Le tanto temute lettere di fine rapporto lavorativo sono infatti state recapitate a 31 impiegati e 11 operai, due dei quali magazzinieri a Milano.
L’ondata di licenziamenti, come confermato nelle scorse settimane dall’amministratore delegato dell’azienda, Cristiano Venturini, sarebbe attribuibile esclusivamente alla crisi innescata dalla pandemia con un calo di fatturato del 20% rispetto alle previsioni stimate nel “Piano industriale triennale 2019-2021”.
Il colosso della iGuzzini è oggi nelle mani del gruppo svedese Fagerhult, che è giunto a questa decisione dopo l’accordo con i sindacati che ha ridotto il numero di licenziamenti da 103 a 42. Alcuni dei dipendenti si trovavano già in età pensionabile, per altri si è trattata di una vera e propria doccia fredda parzialmente lenita dalla buona uscita proposta dall’azienda.
Sono trascorsi 50 giorni dalla scomparsa di Andrea Del Moro, il 50enne di Porto Sant’Elpidio che ha fatto perdere le proprie tracce dalla mattina di sabato 23 ottobre.L’uomo è uscito dalla propria abitazione del quartiere San Filippo intorno alle 8:30 avvisando il cognato di volersi recare a Fermo per risolvere alcune questioni burocratiche. Da lì nessun contatto. Il suo caso è stato ampiamente trattato anche dalla trasmissione Rai 3 “Chi l’ha visto”, che ha permesso di conoscere meglio il carattere buono, sensibile ma estremamente introverso di Del Moro.
Nella Giornata nazionale dedicata alle persone scomparse, la famiglia ha voluto lanciare un nuovo appello chiedendo aiuto ai marchigiani e cercando di non spegnere la luce dei riflettori sul mistero che avvolge la vicenda: “Non molliamo, aiutateci a trovarlo”.
Il Comune di Porto Sant’Elpidio su proposta dell’Associazione Penelope ha aderito alla campagna di sensibilizzazione per ricordare le persone scomparse illuminando di verde (colore della speranza) la fontana di Piazza Garibaldi e quella della rotonda del lungomare centro.
Svezia chiama Italia. O forse sarebbe meglio dire The Nordinis chiamano Marche. E’ questo il segno di riconoscimento per lo chef svedese Peter Nordin e sua moglie Carina, da cinque anni proprietari di uno splendido casale sulle colline fermane.A Stoccolma hanno lavorato per 30 anni e sono stati proprietari di 14 ristoranti, alcuni dei quali stellati Michelin. Poi, dopo tanti viaggi, il desiderio di cambiare e scegliere una vita più tranquilla: “E’ per questo che abbiamo scelto le Marche. Qui la gente è fortunata e spesso non se ne rende conto”.
E quindi basta con la frenesia della capitale svedese. Lì Chef Nordin era un personaggio pubblico e con sua moglie Carina, anche lei chef in ambito dolciario, partecipavano spesso a programmi televisivi: tra questi, l’equivalente italiano di Master Chef.
“Dopo averla girata dal 1986 ad oggi, aver prodotto i nostri vini e il nostro olio in Toscana, posso dire che in Italia abbiamo ritrovato il piacere di assaporare profumi e sapori”, racconta lo chef davanti a una tazza di caffè accompagnata da un butterkaka preparato da Carina.D’estate The Nordinis gestiscono questo casale come holiday house, in inverno ne approfittano per viaggiare: “Abbiamo scritto anche delle guide culinarie sui migliori posti della zona. Quello che cerchiamo di fare adesso è di far assaporare la cucina tipica marchigiana rivisitandola con tecniche francesi e svedesi”.E questa è la storia dei The Nordinis:
Dovrebbero frequentare la scuola dell’obbligo ma per i genitori no mask e no vax non è necessario. Sono 33 in totale gli alunni ad essere rimasti a casa negli ultimi mesi in provincia di Pesaro per volere delle famiglie in aperto contrasto con le restrizioni in materia di contenimento del Covid.
Sull’esempio di quanto raccontato in un reportage sulla scolarizzazione fai da te - o istruzione parentale - avviata in Trentino Alto Adige e mostrato lo scorso novembre nel programma di La7 "Piazza Pulita", anche nella provincia pesarese si è ricorsi a metodi di scolarizzazione ancestrale.
Una mamma, una zia o un gruppo di amiche si ritrovano e intrattengono in una improvvisata didattica a distanza o direttamente dal salotto di casa bambini e ragazzi. In 17 provengono dalla scuola elementare, 14 dalla scuola media e 2 sono i ragazzi ritirati dalle superiori. Tutti a fine anno dovranno sostenere un esame presentandosi da esterni, nelle proprie scuole o in strutture paritarie, nelle quali è possibile accedere pagando, dimostrando di aver appreso il programma di studi vigente nei rispettivi corsi. Per accedere a questa forma di istruzione parentale i genitori avrebbero dovuto presentare agli istituti la documentazione necessaria attestante la possibilità di provvedere in forma privata all’istruzione di grandi e piccini. Non è ancora chiaro se da parte delle strutture preposte stiano però avvenendo i controlli su questa forma di protesta da parte dei no vax che rischia di segnare in modo irreparabile il percorso di formazione di bambini e adolescenti.
Il commissario tecnico della Nazionale Italiana, Roberto Mancini, è il vincitore de ll Picchio D’Oro 2021, il massimo riconoscimento assegnato dalla Regione Marche per il personaggio dell'anno. La consegna dell’onorificenza avverrà in occasione della Giornata delle Marche, che si celebrerà venerdì prossimo a Castelraimondo.Focus di quest'anno sul mondo dello sport, grazie all'impresa agli europei del Mancio nazionale ma anche alla medaglia d’oro nel salto in alto ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020 vinta dall'anconetano Gianmarco Tamberi, che riceverà il Premio del presidente della Regione. Premio alla carriera, invece, per il 9 volte campione del mondo di motociclismo, Valentino Rossi, nato a Tavullia e fresco di ritiro dalle competizioni di MotoGP dopo il Gran Premio di Valencia dello scorso 14 novembre.
Il Presidente della commissione, Carlo Ciccioli, si è detto molto soddisfatto dell’annata sportiva: “Particolare soddisfazione nel trovare le Marche sul podio dello sport mondiale, ben rappresentate in diverse discipline”.
Il Covid entra nella casa di riposo “Enrico Mattei” di Matelica: due dipendenti e una paziente sono risultati positivi allo screening molecolare messo in atto dalla struttura. Tutti gli 85 ospiti sono attualmente stati posti in isolamento in via precauzionale. Stop alle visite finché l’emergenza non sarà terminata.
Le positività riscontrate all’interno della casa di riposo risalgono alla ultime ore, con due dipendenti che non operano a stretto contatto con i pazienti e una ospite risultati positivi ma asintomatici. Dallo scorso 15 ottobre a pazienti e dipendenti era già stata somministrata la terza dose di vaccino.
La “Enrico Mattei” di Matelica era fin qui rimasta una delle poche strutture ad essere uscita indenne dalle precedenti ondate di coronavirus, merito delle stringenti misure di sicurezza adottate dalla direzione per contenere la diffusione del contagio. Le misure messe in atto hanno fin qui consentito di arginare il contagio e tenere sotto controllo la situazione. Scattato nel frattempo il protocollo d’emergenza che, come confermato dalla direzione, porterà a nuovi controlli molecolari anche nelle prossime ore su tutti i pazienti e i 50 dipendenti.
“Nella nostra struttura gli ospiti e i dipendenti erano già coperti dalla terza dose - spiegano dalla direzione. La struttura aveva adottato anche un protocollo più stringente per il periodo invernale per le visite interne per le quali veniva richiesta l’esecuzione di un tampone rapido oltre al possesso del Green Pass e alle misure di distanziamento e sicurezza personale. Seguendo le indicazioni che ci arrivano dal dipartimento di prevenzione, continueremo ad eseguire dei tamponi di controllo monitorando la situazione. Gli ospiti restano nelle proprie stanze per evitare i contatti. Le visite sono al momento sospese”.
A Civitanova Marche saltano le tubazioni dell'acqua: alcuni quartieri restano a secco. Disagi per gli abitanti. Il danno di entità notevole, come riferito dalla stessa Atac, si sarebbe verificato intorno alle 10 del mattino nell’area compresa tra la zona che da via Ugo Bassi si estende fino al centro città, nel quartiere di San Giuseppe.
I tecnici dell’azienda sono al lavoro da oltre due ore per riuscire a riparare il guasto, ma nel frattempo diversi quartieri della città sono rimasti a secco. Secondo quanto confermato dall’azienda, entro la giornata si dovrebbe provvedere al ripristino del normale flusso idrico in tutta la zona.
Per la quinta puntata di "Storie", la rubrica di Picchio News online ogni sabato mattina, abbiamo affrontato un viaggio spazio temporale. Un viaggio fatto di calore natalizio e bellezza per gli occhi. Ed è per questo che siamo stati a Monte San Giusto, nella provincia maceratese, ma in un luogo che parla e incanta attraverso la tradizione napoletana. Precisamente, quella che da Spaccanapoli conduce a San Gregorio Armeno, nella via più famosa del mondo per l'antica arte dei presepi realizzati a mano.Qui, sulle colline marchigiane, nel seminterrato di Palazzo Bonafede, splendida dimora del 1500 e tra i migliori esempi di architettura rinascimentale marchigiana, dal 2013 ha sede il museo comunale apprezzato anche da Vittorio Sgarbi. Nella taverna, tra le opere di Ricci e di Fontana, al di là di una tenda di velluto rosso, un mondo magico e sospeso che unisce la Campania alle Marche in una connessione che sembra distante per spazi e caratteri ma non per forza di volontà.Sono 12 i presepi presenti all'interno dei locali del museo, un tempo cucine e depositi dei conti Bonafede. Vere e proprie opere d'arte, di grandezza superiore anche ai 10 metri, donate o realizzate da Andrea Pistolesi, deus ex machina dell'Associazione Amici del Presepe di Monte San Giusto. Con lui Cesare Ciccalè, Gilberto Pistolesi e Stefano Renzi, che negli anni si sono avvicinati ad Andrea permettendo alla mostra di continuare a vivere e crescere. "Non abbiamo mai preso un euro dal Comune, tutto quello che abbiamo fatto qui dentro è opera nostra o di privati che hanno scelto di fare delle donazioni", racconta Andrea che in questi seminterrati d'estate e d'inverno trascorre almeno tre sere la settimana. "E' un vero e proprio lavoro, un impegno nei confronti dei visitatori che ormai ci vengono a trovare da ogni parte d'Italia e ai quali mostriamo ciò che realizziamo con passione e amore", spiega il fondatore dell'associazione passeggiando tra un presepe e l'altro.Tanti i periodi storici raccontati all'interno della mostra, con un occhio di riguardo per i mestieri di una volta: dagli antichi fornai alle massaie, passando per banditori, stagnini e bottai. La semplicità della vita quotidiana appartenuta a tempi che furono con la macro area umbro - marchigiana ben rappresentata dai lavori e dai ricordi di Andrea: "Provengo da una famiglia di contadini, pensare di essere riuscito a realizzare qualcosa che possa ricordare la memoria della mia famiglia mi inorgoglisce e mi spinge ad andare avanti".
Questo è il nostro viaggio nella storia di Andrea e nell'arte dei presepi fatti a mano nelle Marche:
Un malore è la causa dell'incidente che questo pomeriggio, poco dopo le 17:30, ha visto un autoarticolato finire fuori strada in via Martiri di Belfiore a Civitanova Marche. Il camionista alla guida del mezzo è stato trasportato d'urgenza presso il pronto soccorso locale. L'impatto del mezzo contro una colonnina a bordo strada è avvenuto nei pressi della trafficatissima strada statale 16.
E solo grazie alla destrezza dell'uomo non è stata segnalata la presenza di altri feriti. Le forze dell'ordine sono intervenute prontamente per soccorre l'uomo rimasto bloccato all'interno dell'abitacolo e sono tutt'ora sul posto per ulteriori rilevamenti. A causa dell'impatto, il traffico in zona ha subito forti rallentamenti e il mezzo non è ancora stato rimosso dalla carreggiata in attesa che vengano completati tutti i rilevamenti del caso.
C’è stato un tempo nel quale i fine settimana di Porto Recanati sono stati terra di conquista per giovani squattrinati alla ricerca di sano divertimento, persi tra l’arrivo dei sintetizzatori guidati da Giorgio Moroder e i grandi successi della disco anni ’80. Un tempo nel quale il Green Leaves dettava legge su tutta la costa adriatica, sovrastando anche le più note discoteche della riviera romagnola. Un tempo che non appartiene più a un presente fatto di degrado e abbandono all’interno della discoteca più conosciuta delle Marche.
Tutto ha inizio il 27 giugno del 1977: il sogno della famiglia Ascani, portato avanti dai fratelli Aldo, Ezio e Silvano, prende vita. Il Green Leaves, con le sue tre sale e il contemporaneo successo della disco music, fa boom. “All’epoca si superavano facilmente le 5000 presenze a serata. Oggi resta solo una tristezza infinita nel ritrovare il locale in queste condizioni”, raccontano alcuni dei frequentatori abituali della struttura di Porto Recanati.
Gli anni passano e il quartiere della periferia recanatese risente delle influenze esterne e della collocazione in zona dell’Hotel House, distante appena 500 metri proprio dal Green Leaves. L’ambiente intorno al locale comincia a mutare. E i clienti vip che prima trascorrevano i sabati e le domeniche sui divanetti in compagnia di splendide modelle, preferiscono andare altrove: è l’inizio della fine della discoteca, che nel frattempo la famiglia Ascani aveva già ceduto nel 2001. Con un altro salto temporale arriviamo alla fine del 2013, l’ultimo Capodanno del Green Leaves. Ed è da lì che ripartiamo.
Le porte in vetro che danno sulla strada sono accessibili a chiunque, anche a dei ragazzini che potrebbero entrare col rischio di farsi male. Scendiamo gli scalini, ci inoltriamo in un abisso buio e maleodorante attraverso una serranda appositamente tagliata. Ad accoglierci echi di feste che sono state, pacchi di bibite ancora intatte a bordo di carrelli della spesa, bicchieri con dentro liquidi fluorescenti appoggiati sul piano della selezione al locale. Stavolta non ci sono né selector né buttafuori e per quanto questo possa essere surreale, proseguiamo. Il buio acuisce gli altri sensi: il rumore di vetri rotti sotto i nostri piedi riecheggia per tutta la struttura. Il tetto è crollato e le infiltrazioni d’acqua hanno fatto il resto. Quelle che vediamo sembrano essere le fondamenta del River Village, il complesso immobiliare che sovrasta il Green Leaves e che a breve sarà oggetto di ristrutturazione con un investimento da 14 milioni di euro. Sul bancone del bar anche qui dei bicchieri mezzi pieni di vodka e spumante e sugli scaffali in esposizione una serie di bottiglie dei marchi più conosciuti. Balza agli occhi l'assenza di vandalizzazione: se non fosse per la polvere, il tempo sembrerebbe quasi essersi cristallizzato. Nella cucina cartoni di succhi di frutta gettati sul pavimento e decine di secchielli portaghiaccio a stagliarsi nelle scaffaliere in acciaio. Sul tavolo un enorme sacco bianco contenente sostanze che se fossero state commestibili, sarebbero state divorate dai topi. In uno stanzino, confezioni di sapone appena ricaricate, spruzzini con del liquido all'interno insieme a un estintore, dei sacchetti di plastica trasparenti e una macchinetta conta soldi.
Riprendiamo tutto, ma la costante sensazione è quella di essere controllati a vista da qualcuno nascosto nel buio. I rumori in sottofondo sono talmente tanti da confondere e rischiare di farci perdere a più riprese la via d’uscita, segnalata solo da un pallido bagliore in lontananza. Intorno a noi ancora soffitti crollati e vetri taglienti degli specchi che un tempo adornavano ogni sala. Tubazioni divelte e divanetti sporchi di ogni tipo di materiale di risulta completano un quadro da film horror. Decidiamo di uscire: l'aria, lì sotto, si è fatta davvero pesante. Fuori c’è qualcuno ad aspettarci in auto: è un uomo di colore, ci fissa e continua a parlare al telefono; non si è mosso di un millimetro dal nostro ingresso nel Green Leaves.Chiediamo informazioni ai residenti della zona: bocche cucite. Negli occhi dei proprietari dei piccoli negozi arabeggianti la paura di ritorsioni: “Non vogliamo parlare, non ci interessa e anche se sapessimo qualcosa di certo non lo diremmo a voi”. Entriamo al River Village, qui la miscelanza culturale si respira letteralmente e ricorda ancora una volta la vicinanza all’Hotel House: abbiamo bisogno di uscire per tornare a respirare aria salubre. Ci consigliano di provare a parlare con il portiere dello stabile: non è presente in ufficio. Le facce non sono delle più propense al dialogo: c’è chi alle nostre domande tira dritto in silenzio. Ma c’è anche chi sottovoce chiede aiuto: “Sono una abitante della zona, aiutateci voi per favore: qui le ore notturne sono terra di conquista di gente senza scrupoli”. C’è stato un tempo nel quale questo luogo ha significato divertimento e spensieratezza per migliaia di persone provenienti da ogni parte d’Italia. Oggi, invece, paura e degrado sono tutto ciò che resta.
Questo il reportage video di Picchio News all'interno del Green Leaves:
La Regione Marche è tra le prime in Italia per la somministrazione della terza dose. Il dato in questione proviene direttamente dal Ministero della Salute e fa riferimento alla fascia d’età compresa tra i 60 e i 79 anni. Il 16,1% dei marchigiani appartenenti alla categoria 60-69 ha già deciso di optare anche per la terza dose. Sono oltre 6 milioni e 100 mila gli italiani che, preoccupati dall’arrivo della quarta ondata, si sono sottoposti alla booster.
E’ il Molise la prima regione italiana per somministrazione in questo range d’età (60-69) con il 24,35%. Ultime invece la Provincia Autonoma di Trento (8,29%), dove è in atto uno scontro aperto per convincere una comunità particolarmente refrattaria alla vaccinazione, il Friuli Venezia Giulia (9,25%) e la Valle d’Aosta (10,16%), regione nella quale il 18% dei posti letto nei reparti ospedalieri è occupato da pazienti Covid. Bene le somministrazioni vaccinali con terza dose nelle Marche tra tutte le fasce d'età più fragili. La regione risulta terza, dietro solo a Lazio e Molise, anche nel range d’età 70-79 anni con 21,2% della popolazione.
Quiete assoluta e distacco quasi totale dalla realtà. E' questo lo scenario nel quale ci siamo proiettati per il quinto appuntamento con "Storie", la rubrica attraverso la quale ogni sabato mattina Picchio News vi porta alla scoperta di nuovi racconti e curiosità sulle province marchigiane.
Ci troviamo sulle colline che separano il territorio di Fermo da quello di Macerata, dove le stradine sembrano essere tutte uguali e l'unico modo di orientarsi alla vecchia maniera è quello di riconoscere siepi e querce che si stagliano all'orizzonte. Questi campi sono oggi diventati terreno fertile per grandi imprenditori che hanno deciso di dare una seconda occasione di vita ai casolari abbandonati che spopolano in zona. "Nel corso dell'800 - raccontano alcuni abitanti del posto - qui era un fermento di lavoratori ed aziende agricole. Oggi, invece, ci vengono in vacanza le star di Hollywood".Da quindici anni a questa parte Maja e la sua famiglia hanno deciso di investire in questo business e oggi gestiscono alcune delle più belle residenze presenti in tutte le Marche. Un'esperienza di vita, non una semplice vacanza è quella che cerca chi viene a visitare questi territori e poi se ne innamora. E le strade sterrate necessarie a raggiungere quelle che un tempo sono state luogo di fatica, lo dimostrano.
"Chi viene qui sente l'esigenza di sganciarsi dalla frenesia della propria vita. Parliamo di grandi imprenditori, personaggi politici, esponenti dell'alta finanza e anche star di Hollywood - racconta la property manager. Si tratta di persone che si riuniscono una o due volte l'anno con tutti gli amici e i parenti che di solito non riescono a vedere e che così, a Natale o durante l'estate ritrovano".
Tanti marchigiani presenti qui in zona non si sono lasciati sfuggire l'opportunità di rimettere in sesto casolari appartenuti alle famiglie. Ma c'è chi ha fiutato il business anche a lunga distanza: "La maggior parte dei proprietari di queste ville sono tutti stranieri. Olandesi, francesi, inglesi e tanti scandinavi hanno deciso di acquistare in questi territori e ristrutturare gli immobili. Non sempre riescono a venire qui in vacanza ed è per questo che affittano le loro proprietà".
Il mixture culturale lo si respira soprattutto nella stagione estiva, quando la sera le luci delle feste illuminano i campi. E sono diversi i turisti che si sono ritrovati per caso in queste zone e hanno scelto di restare a viverci. Sue, Annie e Lucy sono tre inglesi in Italia da 15, 10 e 6 anni: "Qui abbiamo trovato la pace e sentivamo l'esigenza di vivere una avventura prima che fosse troppo tardi", hanno raccontato durante un incontro davanti a una tazza di tè caldo al termine di una loro lezione di italiano. Le ville sono case da sogno: tre piani, ampi spazi esterni con prato inglese, piscine private, ogni tipo di comfort immaginabile. Minimo comune denominatore: massima discrezione. "Qui anche i vicini di casa spesso non sanno chi si trovano di fianco ed è per questo che chi è più conosciuto preferisce spostarsi qui", dice Maja. "Il costo? Assolutamente top secret!"
Picchio News è entrato all'interno di queste ville. E questo è il nostro racconto:
Marco Seri è uno dei tanti ristoratori della provincia di Macerata che continuano ad avere difficoltà nel riuscire a trovare lavoratori disposti ad ottenere un contratto in regola e ben pagato rispetto agli standard di mercato. Il motivo? "Scarsa voglia di lavorare tra i giovani".
“Ho letto il vostro articolo sul mondo della lavoro marchigiano nel quale riesce ad accedere solo un giovane su due. Ma l’altra faccia della medaglia è che quando cerchiamo personale da mettere in regola, anche per noi è diventato complicato trovarne da un anno a questa parte".
Marco è lo chef e il proprietario dell'Osteria Conte de Vico a Civitanova Alta. Famiglia di prestigio nell'ambito dell'hotellerie e della ristorazione, la sua: "Mia nonna ha aperto il primo albergo di Civitanova, mio nonno uno dei bar più conosciuti della città che da qualche anno ha deciso di vendere".
I problemi di Marco, racconta, sono cominciati da un anno a questa parte. Ma sono tanti i ristoratori che si trovano nelle stesse situazioni: "Cercavo un ragazzo per la cucina e uno da far lavorare per la sala, ma ho trovato solo persone che non erano disposte a lavorare full time anche nel fine settimana".
"E se ho risolto per la cucina, non posso dire lo stesso per il personale di sala. Sono arrivato ad offrire anche 2000 euro, che sono delle cifre decisamente più alte rispetto a quelle che offre il mercato, ma ci sono molti giovani che non hanno voglia di lavorare sul serio o adulti che preferiscono scorciatoie...", spiega Marco.
Per diversi periodi dell'anno il proprietario del ristorante ha cercato di ovviare al problema proponendo anche dei part time a 850 euro al mese, così da andare incontro alle esigenze del personale di sala che chiedeva di non lavorare sul doppio turno.
La risposta è stata sempre la stessa: "Preferiamo farlo in nero per non perdere il sussidio del Reddito di Cittadinanza. Ma voi pensate davvero che un ristoratore oggi rischi una multa di 5000 euro per ogni lavoratore trovato in nero nel proprio locale anziché mettere in regola un dipendente?"
La pandemia ha portato con sé i propri strascichi anche per l'Osteria Conte de Vico di Marco, che ha ridotto da 80 a 50 i posti a sedere, "ma per fortuna siamo sempre pieni e mi mortifica dover mandare via le persone perché manca il personale di sala. Io non ho nulla contro il Reddito e penso che sia una forma corretta seppur migliorabile. Ma credete sia normale che offrendo 2000 euro non si trovi nessuno disposto a lavorare?"
Un uomo di 30 anni originario di Matelica questa mattina ha fatto irruzione armato all’interno del Polo didattico di Medicina Veterinaria dell’Università di Camerino. Riconosciuto e sgridato dal gestore del bar del polo distaccato, l’uomo ha buttato a terra la pistola ed è fuggito via spaventato.Nel frattempo all’interno delle aule era già scoppiato il caos, come hanno raccontato alcuni studenti di veterinaria: “Ci siamo nascosti sotto i banchi per paura che potesse esplodere dei colpi contro di noi. Purtroppo dopo quello che si sente verificarsi di tanto in tanto negli Stati Uniti, la paura c’è”, hanno raccontato ai microfoni di Picchio News.
Solo una volta gettata a terra l’arma alcuni professori e lo stesso gestore del bar hanno potuto confermare come si trattasse di un’arma giocattolo che presentava anche il tappo rosso in plastica a copertura del foro di uscita.
Il 30enne, seguito dal centro di salute mentale per via dei suoi problemi psichiatrici, è stato immediatamente individuato dai Carabinieri, giunti presso l’Università di Camerino allertati dagli stessi studenti. Una volta raggiunto al proprio indirizzo, alle domande degli uomini dell’Arma, l’uomo non ha saputo fornire alcuna risposta ed è scoppiato in lacrime.
EDITORIALE. E' ancora in atto la strategia di comunicazione ambigua sulle tematiche no vax e no green pass da parte del presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli. Un ciarlare acuito dalla gravità della situazione nelle province di Ancona, Ascoli, Fermo, Macerata e Pesaro. E ad ammettere che le cose non stiano andando proprio bene nella Regione Marche è la stessa Regione Marche.
I report giornalieri delle ultime settimane, come raccontato dal nostro Petro Feliciotti nella rubrica di Picchio News dedicata all’andamento del Covid, segnalavano una pericolosa curva ascendente. Una progressione del virus che, in caso di una mancata stretta delle restrizioni e un comune malcelato menefreghismo che aleggia incontrastato tra i cittadini, avrebbe inevitabilmente messo di nuovo in crisi il sistema sanitario nazionale. E così è stato.
Il rapporto tra positivi e testati venerdì è arrivato al 16%, il tasso di incidenza del virus è di 126,48 nuovi positivi settimanali ogni 100 mila abitanti (mercoledì era al 112,50). Proprio nelle Marche è altissimo il numero di ricoveri in terapia intensiva rispetto ai contagi registrati: 20 quelli attualmente in intensiva, 28 in semi intensiva, 43 in reparti non intensivi. 5 i decessi negli ultimi due giorni.
Dei dati che farebbero balzare sulla sedia qualsiasi presidente di Regione di fronte a una piena quarta ondata. Ma non Francesco Acquaroli. L’esponente di Fratelli d’Italia, con calma serafica, in contemporanea alla pubblicazione dei dati si è schierato contro l’ipotesi di una stretta ventilata dal Governo nei confronti dei no vax e del green pass rinforzato: “Il rischio è quello di tensioni sociali”, ha detto.
Peccato che le Marche risultino essere tra le ultime regioni italiane nel rapporto tra dosi consegnate e dosi somministrate (16esime su 21). E non è colpa né dei medici né del servizio sanitario nazionale. Mentre l'Istituto Superiore di Sanità si è affrettato a sottolineare come il numero di morti tra i non vaccinati è di 9 volte superiore a quello dei vaccinati, Acquaroli sente l'esigenza di uscire fuori dal coro.
Questa l'escalation degli ultimi giorni. 10 novembre: "Ha funzionato il vaccino, non il green pass". 12 novembre: "Nelle Marche il 50% dei contagiati è vaccinato". 16 novembre: "Zona gialla da escludere". 18 novembre: "Rischio tensioni con nuove restrizioni per i non vaccinati".
Dichiarazioni estrapolate - lo precisiamo - da discorsi nei quali Acquaroli ha predicato comunque massima attenzione e il rispetto delle misure di contenimento del virus. E rilasciate in parte dal divano di casa, dove da sei giorni a questa parte si trova il presidente, in isolamento fiduciario per via della positività al Covid riscontrata dall'Assessore Castelli.
Diversi i politici che hanno chiesto attenzione alle modalità di comunicazione: tra questi l'esponente nazionale del PD Morani - reduce dalla terza dose - e quello regionale Mangialardi. Insieme a loro tanti altri colleghi della stessa maggioranza che sostiene Acquaroli in Regione. Una attenzione e un senso di responsabilità espresso prima a livello sociale e sanitario e solo in seguito sul piano politico. In un quadro di totale deregulation degna delle emittenti free to air degli anni '70, si innesta una nuova indagine del Garante per la Privacy in merito all'ennesima diffusione di green pass falsificati.
Gli esperti del settore hanno le idee chiare: "Se siete no vax cambiate ambulatorio" ha detto il dottor Giorgetti, medico recanatese giunto alla ribalta nazionale nel corso di questa settimana per il cartello affisso all’esterno del proprio ambulatorio e rivolto ad alcuni pazienti. E' lo stesso invito che ci sentiamo di rivolgere anche a qualche inquilino di Palazzo Leopardi. Sempre con il rispetto del distanziamento e dell'uso della mascherina, la stessa che tanti, troppi marchigiani hanno smesso di indossare anche all’interno delle attività commerciali.
Scelga in modo chiaro da che parte stare, Acquaroli. Attraverso dubbi di shakespeariana memoria è opportuno comprendere se sia possibile essere politico di Fratelli d'Italia e al tempo stesso essere presidente delle Regione Marche. Questo è il dilemma. Si può anche essere compagni di partito di Giorgia Meloni, ma facciamo comprendere a marchigiani e italiani che non è accettabile, nella sua veste istituzionale, strizzare l'occhio ai no vax.
Percorrendo la strada provinciale 61, tra colline avvolte nella nebbia e foglie bagnate sull'asfalto che con il loro scrosciare disturbano la quiete del silenzio, c'è una casa blu puffo che si erge in lontananza. Quella è la nostra destinazione. Ci troviamo a Mogliano, comune di poco più di 4000 mila anime della provincia maceratese, divenuto punto di riferimento mondiale per l'eccellenza Made in Italy. Qui vive e lavora la famiglia Nardi, conosciuta in tutto il mondo per la lavorazione artigianale dei vimini. Entriamo nella loro bottega. Ci accolgono i Nardi Senior, i figli Dino e Tonino a sua volta accompagnato dalla moglie Morena e dalla giovane figlia. Con loro, tra un cesto di vimini e una borsa, quattro cani, un gatto, un pappagallo e un canarino a rasserenare l'atmosfera e rendere meno pesanti le ore trascorse ad intrecciare capi che rappresenteranno la base per oggettistica e pelletteria delle più conosciute case di moda del mondo.
"Tutto è partito nel 1987 quando mio fratello Dino ha deciso di avviare questa attività - racconta Tonino -, ma le cose non sono sempre andate bene: ci sono stati tanti momenti nei quali il lavoro ha scarseggiato e si è pensato di poter abbandonare questa professione che era stagionale e non equamente retribuita. Da 7 anni a questa parte, ancora non ci rendiamo conto neppure noi del come sia accaduto, tutto è cambiato all'improvviso".
I prodotti grezzi realizzati dalla famiglia Nardi hanno attirato l'attenzione delle Maison di moda più importanti al mondo: "Sono venuti a trovarci qui nella nostra bottega stilisti importanti sui quali preferiamo mantenere il massimo riserbo, non credevamo quasi ai nostri occhi quando li abbiamo visti entrare nella bottega. Quando abbiamo ricevuto le loro chiamate per prendere un appuntamento abbiamo pensato a degli scherzi telefonici. Invece oggi le borse che produciamo in provincia di Macerata vengono vendute a Parigi e New York".E' stata la mamma di Dino e Tonino ad insegnare ai figli l'arte dell'intreccio dei vimini, una tradizione del Made in Italy andata quasi dimenticata. Gli sguardi fieri della bottega a conduzione familiare profumano di storia e di vita vissuta. Gli animali sornioni cercano affetto e attenzioni, ma qui il tempo è poco e i clienti sono tanti e particolarmente esigenti. Si lavora nel mood della catena di montaggio: Dino e Tonino preparano la base, la mamma dà una mano con la sua esperienza, la figlia di Tonino rifinisce il prodotto sotto lo sguardo vigile del papà e la signora Morena si occupa del controllo qualità.
"Le nostre borse vengono vendute nel mondo anche più di 4000 euro a pezzo. Ma noi ci occupiamo solo di una parte della lavorazione, quella principale, il passaggio successivo avviene però all'interno delle case di moda. Siamo davvero fieri, da maceratesi, di poter essere così tanto riconosciuti e apprezzati per un lavoro che oggi, attraverso apposite scuole, cerchiamo di tramandare ai più giovani per far sì che l'arte e la tradizione non vengano mai abbandonate".
Questa è la storia di una famiglia che è riuscita a tramandare l'arte dell'intreccio nel mondo:
Si chiama Francesca Monti la nuova fidanzata di Mario Balotelli, il centravanti 31enne da pochi mesi calciatore dell'Adana Demirspor, formazione del massimo campionato turco allenata da Vincenzo Montella. Proprio in Turchia l’ex attaccante della nazionale tornato alla ribalta negli ultimi giorni dopo le parole pronunciate dal fratello Enok in risposta alla mancata convocazione di Mario Balotelli da parte del CT Roberto Mancini, ha ritrovato continuità e gol che mancavano da un po’ di tempo dopo le fallimentari esperienze delle ultime stagioni: sono 5 quelli messi a segno nei 12 match disputati sin qui in campionato.
Una ritrovata serenità il cui merito sembra essere di Francesca Monti, 23enne fermana e cameriera del Tucano’s Beach, locale di Porto San Giorgio. La ragazza è estranea al mondo dello spettacolo ed è cresciuta sotto l’ala protettrice della mamma Gabriela, arrivata in Italia dalla Romania ormai parecchi anni fa e oggi impegnata in un centro estetico di Mogliano, in provincia di Macerata. "Abbiamo bisogno di privacy e non vogliamo comparire da nessuna parte", ha spiegato una volta intervenuta ai nostri microfoni.
Via Instagram Story è stato lo stesso ex attaccante di Inter e Milan a svelare il suo nuovo amore postando un biglietto spedito da colei che ha conquistato il suo cuore. Nel biglietto scritto all’ex centravanti della nazionale e da lui condiviso al risveglio in camera, si legge: "Buongiorno amore, sono andata a fare la spesa, chiamami quando ti svegli. Ti amo".
Nel corso della nottata uno dei due ascensori del Park Sì nel Centro Storico di Macerata è stato messo fuori uso da 11 vandali. A scoprire i danni procurati alla struttura i clienti che, recandosi a lavoro, hanno tentato di prendere l'ascensore ma lo hanno trovato transennato e fuori servizio. Sul posto immediato l'intervento da parte del sindaco Parcaroli accompagnato da Polizia municipale e tecnici dell'Apm.
Come è stato possibile verificare dalle immagini a circuito chiuso, "l’ascensore è stato utilizzato impropriamente da undici ragazzi che ci sono entrati contemporaneamente. L’Apm è stata subito informata del fatto e stiamo cercando di risolvere il problema il prima possibile per non creare ulteriore disagio alla cittadinanza", ha spiegato Parcaroli.
I giovani, dopo aver inopportunamente riempito l'ascensore oltre il peso di carico previsto, sono stati costretti a distruggere le porte poiché rimasti bloccati all'interno. "A chi si è reso responsabile dell’accaduto con una condotta impropria vorrei chiedere di avere maggiore rispetto per i servizi collettivi che sono, appunto, di tutta la comunità", ha aggiunto il sindaco di Macerata.
I carabinieri della Compagnia di Macerata stanno attentamente visionando i filmati del danneggiamento dell’ascensore del parcheggio del centro storico, acquisiti stamane dalla Polizia Locale e, a breve, potrebbero risalire alle generalità complete degli 11 giovani che stavano ammassati all’interno provocando il sovraccarico che ha impedito il perfetto allineamento della porta causando il blocco d’emergenza.
“A tal proposito - precisano dal comando dei carabinieri- la posizione di coloro i quali si presenteranno spontaneamente in caserma per fornire indicazioni circa la loro partecipazione al fatto, verrà tenuta in considerazione anche riguardo alla richiesta di risarcimento che verrà proposta dall’ente proprietario sulla scorta delle valutazioni dell’Autorità Giudiziaria”.