di Fabrizio Scoccia

Tumore del seno, focus sulla diagnosi precoce: intervista al dottor Pietro Cruciani

Tumore del seno, focus sulla diagnosi precoce: intervista al dottor Pietro Cruciani

Tra tutti i tumori che possono colpire la specie umana il tumore del seno per le donne è sicuramente quello che ha un’incidenza maggiore. Si stima che in un anno ci siano decine di migliaia di diagnosi; con riferimento ai dati del Ministero della Salute, quelle eseguite nel 2022 sono state circa 55.700. Si tratta di una patologia oncologica che fino a qualche anno fa presentava un’alta mortalità. A prescindere dalla tipologia, che presenta delle variazioni dal punto di vista morfologico ed istologico, fino a 20 anni fa si calcolava che per 8 donne su 10 non si prospettava una lunga sopravvivenza alla patologia.  Ma la ricerca ha sviluppato un continuo progresso della tecnica chirurgica, delle terapie specifiche ed anche dei protocolli di comportamento nel post-operatorio. Una grande influenza sulla riduzione della mortalità hanno avuto di sicuro gli screening di prevenzione per una diagnosi precoce a cui le donne si sottopongono soprattutto nella fascia di età più a rischio (45-70 anni).  Il Servizio Sanitario Nazionale opera con un’organizzazione capillare, avvertendo tutte le donne interessate della possibilità di un esame mammografico assolutamente gratuito da ripetersi ogni due anni.  La mammografia è l’esame di elezione per una eventuale diagnosi precoce di tumore del seno. Anche questo esame ha subito un’evoluzione tecnologica e, pur essendo generalmente efficace nella sua funzione, in certe occasioni, come nella versione con tomosintesi, riesce a percepire una modificazione cellulare ridottissima altrimenti non percepibile anche in seni particolarmente densi.  I fattori di rischio per il tumore del seno sono sicuramente l’età, ma anche la familiarità; si stima che una percentuale compresa tra il 5 e 7% dei tumori mammari sia ereditaria. Anche gli ormoni hanno un ruolo nell’incidenza della patologia; aumentano la possibilità un menarca precoce, una menopausa tardiva ed anche l’assenza di gravidanze, così come i contraccettivi orali ed alcune terapie ormonali sostitutive. Quanto descritto rappresenta i cosiddetti rischi non modificabili, sono invece modificabili quelli legati ai comportamenti individuali: alimentazione scorretta alla base di sovrappeso e obesità, consumo di alcol e fumo. Si è invece verificato che l'allattamento al seno riduce il rischio di ammalarsi di cancro al seno. La rilevazione dei sintomi viene associata alla percezione di un nodulo tramite autopalpazione. In realtà, nella stragrande percentuale dei casi si tratta di forme benigne, come fibroadenomi e cisti, che compaiono principalmente nelle donne fertili, hanno forma regolare, sono dolorosi e si muovono se spostati con le dita. I noduli originati da un cancro maligno presentano invece bordi irregolari, non si spostano e sono in genere segno di una forma tumorale già avanzata. Un segno da tenere in considerazione è anche l’alterazione della forma del capezzolo o perdita di liquido da un solo capezzolo. Oltra alla mammografia per la fascia di età più esposta, la diagnosi prevede per le donne under 45 un’ecografia mammaria da cui trarre eventuali ulteriori accertamenti.  La terapia per questo tipo di tumore è anzitutto chirurgica per rimuovere i tessuti malati. Si tende a ricorrere se possibile alla chirurgia conservativa con l’obiettivo di salvare il seno, ma si può arrivare anche alla mastectomia parziale o totale. Anche in questo caso, comunque si può procedere alla ricostruzione del seno. Dopo l’intervento si effettua una radioterapia adiuvante contro il rischio di recidiva locale. A seguito di un’attenta valutazione istologica e biologica del carcinoma, a molte pazienti viene proposta anche una terapia con farmaci anticancro; la chemioterapia non è sempre necessaria, possono essere adottate terapie ormonali o trattamenti con farmaci che vanno a colpire bersagli molecolari. Negli ultimi anni si è assistito ad un progresso significativo delle tecniche di cura tale da rendere possibile anche il trattamento di tumori particolarmente aggressivi o in fase avanzata. È notizia ultima, nell’ambito della ricerca, l’approvazione da parte dell'Aifa di una farmacologia mirata nella terapia di una forma molto aggressiva di tumore al seno, in grado di ridurre il rischio di morte del 34% in tutta la popolazione studiata e addirittura del 52% nelle pazienti con già presenti metastasi cerebrali.  Il mese di ottobre è dedicato proprio all’informazione per la prevenzione, diagnosi precoce e cura del tumore del seno. Nella nostra rubrica "Sano a sapersi" dedicheremo più di una puntata all’argomento molto importante per la salute delle donne. Oggi abbiamo preferito iniziare con un’analisi dell’elemento tecnologico per la fase più significativa: la diagnosi precoce. Abbiamo interpellato il dottor Pietro Cruciani radiologo diagnostico, già responsabile del servizio di Radiologia presso l'ospedale di Camerino- San Severino attualmente consulente del centro medico Associati Fisiomed per descrivere l’ultima tecnologia a sua disposizione: la mammografia con tomosintesi.  Dr. Cruciani quali sono le differenze tra la mammografia digitale tradizionale e quella con tomosintesi? "Entrambe le tecniche sono digitali. La mammografia con tomosintesi, pur erogando sostanzialmente la stessa dose di radiazioni assorbite, offre un miglior risultato diagnostico. Con questa tecnica è infatti possibile studiare la mammella anche nella terza dimensione, la profondità, evitando la sovrapposizione delle strutture ghiandolari della mammella. Il risultato finale è una maggior accuratezza con possibilità di individuare lesioni meno evidenziabili con la mammografia tradizionale che possono rimanere nascoste sotto al tessuto ghiandolare normale". Quali vantaggi hanno le pazienti nell’eseguire questo tipo di esame? "Il posizionamento della mammella è più confortevole e flessibile, a vantaggio delle donne diversamente abili o in carrozzina. L’apparecchio guadagna in profondità con visualizzazione ottimale del tessuto retromammario. L’esame è meno doloroso di una mammografia standard poiché con la tomosintesi la compressione è ridotta al minimo, quanto basta per stendere il tessuto".  A chi è consigliato maggiormente questo tipo di esame? "Alle donne con mammelle dense, male esplorabili con mammografia standard. In questi seni la tomo, eliminando le sovrapposizioni ha individuato statisticamente il doppio dei tumori. È indicato inoltre nelle mammelle già operate, nei tumori multicentrici e quando sono presenti microcalcificazioni con ottimale analisi morfologica".

08/10/2023 12:30
Ma l'amore che cos'è? Analisi del sentimento che aleggia sulla nostra vita e sulla nostra salute

Ma l'amore che cos'è? Analisi del sentimento che aleggia sulla nostra vita e sulla nostra salute

L’umanità da sempre si pone delle domande a cui è molto difficile dare una risposta o, meglio, le risposte ci sono e molto variegate, ma nessuno ha la certezza della verità. Concetti come la felicità, il senso della vita, cosa c’è dopo la morte, che cos’è il peccato, che cos’è la virtù…tutti quesiti a cui possiamo aggiungere quello del nostro argomento di oggi. L’uomo e la donna, a qualsiasi età, possono percepire un languore subdolo, dolce ed amaro allo stesso tempo, che ti penetra pian piano sconvolgendo persino il ritmo del cuore, la contrazione dei muscoli, la lucidità dei pensieri, non ti muovi e non parli neppure tanto bene. Sei innamorato o innamorata…! Ma cosa può causare tutto questo? I sensi ne sono sicuramente i veicoli come per tutte le azioni e reazioni del nostro corpo, in questo caso hanno comunicato al cervello di aver visto l’immagine più bella, di aver sentito la voce più soave, di aver toccato le forme più armoniose ed aver ascoltato le cose più intelligenti. Magari obiettivamente non è vero, ma il nostro cervello, la nostra anima che ne è la trasposizione più raffinata e pura in quel momento, aveva bisogno di quello che ha visto e sentito e, una volta trovato, non lo molla più, lo fa suo, parte di sé stesso ed impegna tutto il corpo a seguirlo in questa sua avventura. Quanti milioni di reazioni biochimiche ci saranno alla base di questo coinvolgimento totale verso un’altra persona per farcela considerare la più bella, la più buona, la più intelligente, la più simpatica, tutto insieme fino a confezionare un esplosivo che deflagra dentro di noi? L’amore che ti coinvolge, che ti rapisce, che libera da quella parte del nostro cervello deputata alla sua configurazione quelle sostanze tanto benefiche per il nostro corpo denominate endorfine, che moltiplicano ed attivano gli ormoni fino alle situazioni più coinvolgenti e sessualmente attive. E poi il godimento determinato dall’impetuosa liberazione di dopamine, le nostre droghe endogene che sanno confezionare insieme all’eccitazione uno stato celestiale di gioia, di serenità. È l’immagine dell’amore condiviso che è anche supporto reciproco nella vita pratica di tutti i giorni, stima, sicurezza dell’aiuto e progetti per il futuro. L’amore allora può essere una terapia? È solo benessere perché non c’è nessuna malattia da guarire, è il valore aggiunto possibile ad una vita normale, ma che se non assaggia l’amore condiviso pian piano può deteriorare. Ma l’amore condiviso non c’è sempre! Spesso non è per sempre, può trasformarsi, può venire a mancare. L’amore respinto, l’amore ostacolato, l’amore tradito, l’amore ferito… sono le tipologie di amore che vivi da solo e lo senti che è mutilato, oppressivo, triste, a volte disperato. L’amore che non vorresti, ma che ti è capitato, che ti acceca, che non ti fa nemmeno riconoscere altro amore profferto, una specie di insonorizzazione da tutto il mondo che ti circonda. In questo stato di cupezza totale percepisci che il cuore non batte, ma sbatte, i muscoli non si contraggono, ma scricchiolano, c’è una cappa di nebbia che avvolge i tuoi pensieri. L’amore è una malattia? In questi casi ne ha tutte le caratteristiche ma può anche scattare l’intervento di una specie di sistema immunitario dell’amore i cui anticorpi possono avere le sembianze dell’impegno sul lavoro, degli hobby, degli amici, di tutto ciò che può esserci caro ed aiutarci. Fino a che punto? Non si sa! L’amore né malattia, né terapia, è solo la più sublime possibilità di esprimere la nostra umanità con tutta la sua forza e la sua fragilità. L’amore è la vita e in qualche occasione può anche esplorare l’altra vita: sembra di essere arrivati alle porte del paradiso, quando l’amore è respinto o tradito si soffrono le pene dell’inferno. 

01/10/2023 12:00
Morbo di Alzheimer: sintomi, diagnosi e cura. Parola al neurologo Aldo Paggi

Morbo di Alzheimer: sintomi, diagnosi e cura. Parola al neurologo Aldo Paggi

Somiglia ad una grossa noce racchiusa nella nostra testa che ci permette di elaborare pensieri ed idee, comprendere concetti, decodificare messaggi e stimoli esterni: si tratta del sistema più complesso esistente in natura e non solo, una macchina perfetta chiamata cervello. Per la scienza, l’intero apparato cerebrale prende il nome di encefalo, di cui il cervello costituisce la parte più pesante e voluminosa, responsabile del pensiero, del linguaggio e, contrariamente a quanto si crede, anche delle emozioni. L’encefalo comprende anche il tronco encefalico (che controlla funzioni vitali come la respirazione e la pressione sanguigna) e il cervelletto. Quest’ultimo si occupa del mantenimento della posizione nello spazio, dell’equilibrio e della coordinazione del movimento…non a caso è l’organo che, a breve termine, risente maggiormente dell’abuso di alcool! Organo principale del sistema nervoso centrale, il cervello si suddivide in due emisferi (sinistro, che controlla le facoltà logiche e verbali, e destro, sede delle attività creative) e si presenta come una sorta di centralina formata da neuroni, cellule nervose collegate tra loro, e da fibre disposte in fasci, simili a cavi elettrici. Se fino agli anni Novanta si è creduto che il numero massimo di neuroni posseduto da ogni neonato fosse destinato a diminuire con l’avanzare degli anni, recentemente si è invece evidenziato che nel cervello umano adulto nascono ogni giorno circa 1400 nuovi neuroni. Una scoperta, questa, che ha aperto nuove strade nella cura delle malattie neurodegenerative. Ci riferiamo in particolar modo alle demenze senili, vera e propria piaga sociale in una popolazione che invecchia sempre più: si stima infatti che nel 2050 saranno almeno 114 milioni le persone nel mondo che presenteranno un deterioramento delle funzioni cognitive. La forma più comune di demenza senile è il morbo di Alzheimer, descritto per la prima volta nel 1906 dall’omonimo psichiatra e neuropatologo tedesco. Il 21 settembre si è celebrata la Giornata Mondiale dedicata a questa patologia, ad oggi responsabile del 60-70% dei casi di demenza.  Come è noto, l’esordio del morbo di Alzheimer avviene in età presenile (solitamente –ma non sempre- oltre i 65 anni) manifestandosi con la difficoltà nel ricordare eventi recenti. Per approfondire l’argomento, abbiamo interpellato il dottor Aldo Paggi, medico consulente neurologo e psichiatra presso il centro medico "Associati Fisiomed" e già specialista presso gli Ospedali Riuniti di Torrette-Ancona. Dott. Paggi, quali sono le cause dell’insorgenza del morbo di Alzheimer? "L'Istituto Superiore di Sanità riporta che in Italia i malati di demenza sono circa 1 milione e che, di questi, circa 600 mila sono affetti da Alzheimer. È la più comune forma di demenza, è primitiva e di origini ancora sconosciute, ma non è l’unica, perché c’è anche la malattia di Pick (o demenza fronto-temporale) più rara della prima forma ma altrettanto seria. Poi c’è la demenza vascolare o arteriosclerotica che è una conseguenza di una scarsa circolazione sanguigna a livello cerebrale. Sono sindromi neurodegenerative tutte caratterizzate da una graduale e irreversibile perdita di neuroni e dei loro collegamenti interneuronali e con conseguente riduzione delle funzioni mnesiche (la memoria), cognitive e comportamentali. Il morbo di Alzheimer è una malattia tipica dell'età avanzata: la maggior parte dei pazienti, infatti, ha più di 65 anni. Altri importanti cofattori sono la familiarità, la predisposizione genetica, il sesso, lo stile di vita e molti altri. Benché non sia ancora del tutto nota la causa primaria che dà inizio al morbo di Alzheimer, è stato evidenziato che l'accumulo a livello cerebrale di particolari proteine anomale e, più precisamente, la proteina beta-amiloide (β-amiloide beta e Tau)  gioca un importante ruolo nella comparsa della malattia e nella neurodegenerazione che la caratterizza". Cosa fare qualora un nostro caro manifestasse i sintomi tipici della malattia? Una diagnosi precoce può fare la differenza? "Per l'individuo di età avanzata, manifestare qualche amnesia di troppo, riscontrare delle insolite difficoltà di calcolo e avere problemi di linguaggio e comprensione di nuovi concetti deve rappresentare un campanello d'allarme, tale da indurre a consultare un medico per capire se si tratti effettivamente di Alzheimer agli esordi o di un'altra condizione. È consuetudine suddividere l'evoluzione dei sintomi connessi al morbo di Alzheimer in tre fasi (o stadi). La fase iniziale del morbo di Alzheimer è il momento della malattia in cui compaiono i primi sintomi. Le manifestazioni di esordio dell'Alzheimer consistono tipicamente in: - Piccoli problemi di memoria a breve termine (amnesia anterograda); - Aprassia, cioè incapacità di compiere azioni comuni come fischiettare; - Sporadici cambiamenti di personalità; - Occasionale mancanza di giudizio; - Ripetere più volte la stessa domanda; - Lievi difficoltà di linguaggio (principio di afasia), di calcolo (principio di acalculia), di ragionamento e comprensione di nuovi concetti; - Tendenza alla passività e alla mancanza d'iniziativa, Il paziente dimentica eventi o conversazioni recenti a cui ha partecipato; smarrisce oggetti; non ricorda i nomi dei luoghi e delle cose (anomia); fatica a riconoscere oggetti e cose che prima erano note (agnosia); comincia a perdere le facoltà di scrittura e lettura. La fase intermedia dell'Alzheimer si caratterizza per la comparsa di nuovi disturbi. Tra questi figurano: - Problemi di memoria a lungo termine; - Instabilità emotiva, sbalzi d'umore, depressione, ansia e/o agitazione; - Comportamenti ossessivi, ripetitivi e/o impulsivi; - Episodi di delirio e comportamento paranoico (senza alcun motivo, il paziente è sospettoso delle persone che lo circondano, fino a dimostrarsi, talvolta, aggressivo); - Confusione (o disorientamento) spazio-temporale, con il paziente che fatica a realizzare dove si trova, a dire con certezza il giorno della settimana ecc; - Allucinazione uditive; - Sonno disturbato. A questo stadio dell'Alzheimer, è molto frequente che il paziente cominci ad aver bisogno del supporto di altre persone che lo aiutino nella vita quotidiana; per esempio, potrebbe aver bisogno di sostegno nel lavarsi, nel vestirsi o nell'utilizzare il bagno. La fase finale dell'Alzheimer è il momento della malattia in cui il quadro sintomatologico ormai completo peggiora ulteriormente e diviene incompatibile con una vita normale. Le capacità cognitive sono ormai del tutto compromesse: lo dimostra il grado di severità estremo raggiunto dai deficit di memoria e dalle difficoltà di linguaggio. Gli episodi di delirio e paranoia sono sempre più comuni, così come gli sbalzi d'umore. Inoltre, compaiono nuove problematiche, tra cui: -  Difficoltà di deglutizione; - Perdita di controllo della funzione intestinale e vescicale (incontinenza); - Perdita del controllo motorio, con il paziente che si muove sempre meno; - Perdita di peso. A questo stadio della malattia, il soggetto con Alzheimer diviene completamente incapace di occuparsi di sé stesso, pertanto ha bisogno quotidianamente di qualcuno che lo aiuti nel mangiare, nel lavarsi, nel muoversi ecc. Ci sono test ed esami specifici per una diagnosi precoce? "In genere, la diagnosi di Alzheimer si fonda sulle informazioni provenienti da: Anamnesi; Esame obiettivo; Esame neurologico; Test cognitivo e neuropsicologico; Esami di laboratorio; Esami di diagnostica per immagini, riferiti al cervello. Di questi esami è di estrema importanza il Bilancio Cognitivo, un esame semplice, non invasivo, non doloroso ma che è fonte di tantissime informazioni sullo stato mentale reale del soggetto. È un’indagine ancora poco praticata ma ricca di preziose informazioni utili anche per valutazioni comparative successive. Si tratta del Mini-Mental Test, o Test di Folstein. È un questionario composto da 30 domande, che permettono di analizzare le capacità di calcolo, memoria, ragionamento, linguaggio, attenzione ecc. della persona". Come procede il lavoro della ricerca in ambito terapeutico? Ci sono novità rilevanti? "I farmaci attualmente disponibili per il morbo di Alzheimer sono piuttosto limitati e il loro impiego non è in grado di risolvere la malattia o bloccare la neuro-degenerazione, ma si limita ad alleviare alcuni dei sintomi manifestati dal paziente. Per queste ragioni, la ricerca in questo campo continua ad andare avanti allo scopo di individuare nuovi principi attivi per tentare di contrastare l'avanzamento della patologia.  Purtroppo la ricerca scientifica, molto costosa e complessa, è ancora distante dal traguardo risolutivo per questa malattia per cui molte case farmaceutiche stanno rallentando il loro impegno economico nella ricerca. Certo è che chi arriverà, prima o poi, al traguardo finale di un farmaco veramente efficace avrà apportato un beneficio immenso a tutta l’umanità".  Ci ricordi qualche regola valida per prevenire questa e altre forme di demenza senile.   "Far lavorare il corpo, evitare le cattive abitudini, prendersi cura del proprio cuore, seguire una dieta equilibrata, con speciale riferimento alla dieta mediterranea, stimolare la mente, mantenere rapporti sociali. Inoltre cessazione del fumo, il trattamento del diabete, dell'ipertensione e dell'ipercolesterolemia".  

24/09/2023 12:05
Assistenza sociale, tra prevenzione e gestione della malattia: intervista al prof Di Francesco

Assistenza sociale, tra prevenzione e gestione della malattia: intervista al prof Di Francesco

L’assistenza sociale rappresenta di certo uno degli elementi di intervento e sostegno a disposizione dei cittadini, caratterizza e misura il grado di civiltà, di umanità e di progresso sostenibile, la rete politico-istituzionale di un Paese. La salute è certamente il primo bene da proteggere e mantenere ove presente, da ripristinare quando viene a mancare. In una visione allargata della problematica, è evidente che la scienza medica non è che un mezzo circoscritto, importante ma limitato, per valutare le cause, programmare gli interventi utili e soprattutto intervenire tenendo presenti tutti i suoi aspetti. Le condizioni di salute generali di un individuo affondano le radici nelle caratteristiche genetiche e di sviluppo dello stesso, nelle sue condizioni lavorative, economiche, culturali ed esistenziali. Gli eventi che stravolgono la vita collettiva (si pensi ai terremoti, pandemia e, recentemente, le alluvioni) creano delle situazioni di assoluta emergenza e spesso gravi ricadute su cittadini inermi ed impreparati ad affrontare enormi disagi. Da questo sintetico quadro emerge quanto sia importante l’assistenza sociale, professionale anzitutto, ma anche connessa e supportata da tutte le espressioni organizzative della generosità e solidarietà del volontariato.  Ne parliamo con il professor Gabriele Di Francesco, docente di Sociologia Generale presso la Facoltà di Scienze Sociali dell’Università di Chieti, uno studioso che ha dedicato il suo tempo all’osservazione dei fenomeni, alla progettazione degli interventi e all’educazione professionale di chi se ne dovrà occupare nell’ambito dei compiti delle istituzioni.  Professor Di Francesco ci descriva la figura professionale dell’assistente sociale. "Gli Assistenti Sociali sono dei laureati in Servizio Sociale, abilitati, in seguito all’iscrizione all’Ordine professionale, a svolgere funzioni di rilevazione del bisogno in situazioni di disagio e funzioni di trattamento e di promozione del benessere sociale, progettando, programmando e realizzando interventi e servizi sociali integrati nei confronti della persona, della famiglia e della comunità. Possono realizzare e gestire azioni di comunicazione e di gestione dell'informazione nell'ottica della promozione dei diritti di cittadinanza, della coesione e inclusione sociale delle persone, delle famiglie, delle pari opportunità attraverso la prevenzione, la riduzione e l'eliminazione delle condizioni di bisogno e disagio individuale e familiare, di mediazione e di counseling". Può spiegare quali sono i campi di intervento dell’assistenza sociale? "Le competenze associate all’assistente sociale riguardano la realizzazione di servizi e interventi nel campo sociale e socio-sanitario, la progettazione degli interventi sociali, l'organizzazione dei servizi. Tali competenze si articolano nell'uso dei metodi e delle tecniche del servizio sociale per la raccolta, l'analisi dei bisogni, l'interpretazione dei dati, l'utilizzo dei sistemi di valutazione dei servizi, il metodo di rete con la messa in relazione di vari soggetti privati (es. familiari, amici, vicini di casa disponibili, ecc.), pubblici (enti regionali, comunali e sovracomunali) e del privato sociale (membri di associazioni di volontariato). Nel sistema italiano, come si può notare, gli ambiti di applicazione e di occupazione di tale figura professionale sono davvero molteplici e in genere sottovalutati o scarsamente conosciuti".  Professore, proprio per informare meglio i cittadini e renderli consapevoli dei servizi che possono essere a loro disposizione, può approfondire quali sono gli interventi specifici dell’assistente sociale? "Tra i più diffusi interventi ci sono quelli socio-sanitari: nell’ambito dell’attività comunale l’assistenza e la protezione dei minori, i servizi per gli anziani, la lotta e contrasto alla povertà, il tutto in rete con altri servizi presenti sul territorio. Nelle Asl il supporto ai servizi per la disabilità e riabilitazione funzionale, Rsa, consultori familiari. L’assistenza sociale è anche importante all’interno di istituzioni complesse come l'Inps per l’inserimento nei luoghi di lavoro dell’utenza svantaggiata, ma anche per le questioni inerenti alle commissioni di invalidità. Nelle prefetture e uffici territoriali del governo l’opera dell’assistenza sociale è di grande attualità per le problematiche dell’immigrazione, assistenza e locazione degli immigrati nei centri di accoglienza dei minori non accompagnati. Da non trascurare il ruolo dell’assistente sociale nei nuclei operativi per le tossicodipendenze con compiti di monitoraggio del territorio sulle dipendenze patologiche in generale. Assistenza anche nella gestione della giustizia minorile e delle comunità connesse dove vivono persone sottoposte a misure restrittive della libertà svolgendo il compito in favore del reinserimento sociale. È evidente il grande impegno per la tutela dei più giovani e l’assistenza in tutte le problematiche che li possono coinvolgere". Per concludere Professore può descrivere lo stato dell’assistenza sociale nel nostro Paese?  "Negli ultimi decenni sono stati fatti grossi passi in avanti, ma ci sono ancora delle criticità. Per spiegare meglio devo citare la legge 178 del 2020, all’articolo 1, comma 797 e seguenti in cui è introdotto un livello essenziale delle prestazioni di assistenza sociale definito da un operatore ogni 5000 abitanti con ulteriore obiettivo di un operatore ogni 4000 abitanti; purtroppo siamo ben lontani da tali rapporti. Gli assistenti sociali sono pochi e benché obbligatori nei Comuni sono talvolta assenti e i compiti sono affidati spesso a cooperative esterne oppure persino ad impiegati amministrativi o figure professionali che non hanno nessuna formazione e competenza sulle problematiche del sociale". 

17/09/2023 11:27
Consumo di alcolici durante la gravidanza, quali sono i rischi: intervista al dottor Perri

Consumo di alcolici durante la gravidanza, quali sono i rischi: intervista al dottor Perri

Le giornate dedicate a problematiche della nostra salute sono molto numerose, fanno parte di una strategia di comunicazione che possa essere efficace nella diffusione di una cultura della salute generale e di conseguenza nella prevenzione. Il 9 settembre è la Giornata Mondiale della "Sindrome Feto-alcolica e dei disturbi correlati", si celebra dal 1999.  La salute dell’infanzia è sempre al centro della ricerca, della clinica ed anche dell’informazione, quella del feto ne è sicuramente la primissima fase, importantissima che può condizionare lo sviluppo cel bambino e l’intero percorso della vita fisiologica dell’individua che sarà. L'argomento a prima vista può sembrare molto specifico e circoscritto, m si stima che una donna su tre (33%) consuma abitualmente alcol durante la gravidanza con rischi che possono riguardare l’area neurologica sullo sviluppo del feto e futura crescita nell’infanzia e possono causare disabilità comportamentali e neuro cognitive. Ne parliamo con il dottor Paolo Perri, specialista in Pediatria e Neonatologia. Si è appena celebrata la giornata mondiale della sindrome feto alcoolica e quindi di ciò che comporta l’uso dell’alcool in gravidanza per il feto e il neonato. Dott. Perri qual è il significato di questo evento? "Il 10% delle donne consuma alcool durante la gravidanza. Non essendo stata a tutt’oggi stabilita una dose di alcol sicuramente esente da rischi durante la gravidanza, la Società Italiana di Neonatologia (SIN), in occasione della Giornata mondiale della sindrome feto-alcolica e disturbi correlati, che si celebra il 9 settembre, ribadisce che è opportuno astenersi completamente durante tutto il periodo". Quali sono le possibili conseguenze del consumo di alcool in gravidanza? "Il consumo cronico di quantità eccessive di alcol può, infatti, causare seri problemi a madre e neonato, aumentando il rischio di abortività spontanea, morte intrauterina, sindrome della morte improvvisa in culla, parto pretermine, basso peso alla nascita, ma, in particolar modo, può essere responsabile dell’insorgenza di difetti dello sviluppo fetale a carico di vari organi e apparati e di disabilità dello sviluppo neurocognitivo infantile. Queste disabilità, conseguenti all'esposizione all'etanolo in utero, sono note come Disturbi dello Spettro Alcolico Fetale (FASD) e la FAS, o Sindrome Feto Alcolica, ne è la forma clinica più grave".  Quali sono le raccomandazioni al riguardo delle società scientifiche? "Da anni, la Società Italiana di Neonatologia, insieme al Ministero della Salute e all’Istituto Superiore di Sanità, auspicano ad aumentare la consapevolezza nelle donne in gravidanza, in età fertile e che stanno programmando una gravidanza, attraverso campagne di comunicazione e prevenzione,  È importante, infatti, garantire un’informazione quanto più corretta, immediata ed esauriente possibile, che renda le donne consapevoli, evitando di esporre loro ed i nascituri ai rischi di danni evitabili, sostenendo uno stile di vita più sano e azzerando il consumo di alcolici".         

10/09/2023 12:05
Clima e salute: un rapporto sempre più intenso e variegato

Clima e salute: un rapporto sempre più intenso e variegato

La fine dell’estate è un periodo di malinconia; chi ha goduto di ferie e vacanze torna alla solita routine con un po’ di tristezza per il bel tempo ormai passato, chi ha lavorato durante i mesi estivi prospetta magari un periodo di riposo ma senza poter vivere a pieno lo splendore del mare e dei monti. Tutti ci prepariamo all’imminente arrivo dell’autunno, preannunciato dal clima e i suoi fenomeni con un sensibile calo della temperatura –e questo può andar bene dopo le settimane di grande afa- ma anche con precipitazioni imprevedibili, molto violente in certe zone. Con la pioggia, ormai sempre copiosa, in pochissimo tempo fiumi, torrenti e perfino ruscelli possono passare da una secca evidente alla rottura degli argini, con danni ingenti per campi, strade e, a volte, abitazioni. Una descrizione apocalittica ma reale, che si presenta continuamente ad ogni perturbazione e non più come fenomeno eccezionale ed isolato, circoscritto in poco tempo. Il riscaldamento climatico, l’accumulo di grande energia negli strati atmosferici sono alla base dell’insofferenza del nostro pianeta, dell’incertezza a cui tutti dobbiamo sottostare, dei pericoli per cose e persone che all’improvviso bisogna fronteggiare. È ancora poco osservato e studiato, ma il legame tra la nostra salute e la violenza della natura quando si intersecano forze dirompenti deve ormai richiamare la nostra attenzione. Occorre stilare protocolli di prevenzione intervenendo anzitutto sulle cause dei cambiamenti climatici e tenendo conto dei possibili effetti. Case distrutte da ondate di fango, alberi sradicati, strade allagate, “chicchi” di grandine grandi come palline da tennis e duri come sassi, sono tutti elementi che feriscono e possono uccidere. Davanti ad una panoramica di questo tipo la gran parte di noi tende a rimanere inerte, quasi fatalista, confidando in un destino favorevole. Ma ci sono anche persone che vivono questa situazione con grande disagio, spesso associato a veri e propri attacchi di panico, sviluppando nuove forme di disturbi psicologici riconducibili alla cosiddetta “ecoansia”. È ora (o forse è già tardi) di individuare precisamente ciò che nuoce alla nostra Terra fino ad indurla a farci del male. Se siamo ormai organizzati per combattere virus e batteri, dovremmo essere anche pronti a fronteggiare l’inquinamento da CO₂ ,nella convinzione che esso può provocare enormi danni alla nostra salute. Se qualcuno si impegna e dedica la vita alla ricerca e allo studio va ascoltato, ognuno di noi, nel suo piccolo, ha l’obbligo di seguirne i consigli e, soprattutto, occorre investire perché la ricerca di fonti energetiche alternative sia più idonea e veloce. Il principio è sempre quello: la salute è il bene più grande, forse l’unico che abbiamo; una lunga vita di buona qualità l’obiettivo per tutti. Ne parliamo con il Professor Marco Materazzi professore associato alla Scuola di Scienze e Tecnologie (Sezione di Geologia) dell’Università di Camerino. Docente di Geomorfologia applicata e Idrogeologia. Professor Materazzi esiste una relazione fra cambiamenti climatici e salute? Sicuramente sì. I cambiamenti climatici incidono su alcuni “indicatori” importanti come temperatura, umidità tipologia ed intensità delle precipitazioni e velocità del vento. Ognuno di noi sa, per esperienza personale, che per risolvere problemi di salute più o meno gravi viene ad esempio richiesto di trascorrere periodi in luoghi con clima più “asciutto” piuttosto che in altri caratterizzati da ridotte escursioni termiche diurne o stagionali. Pertanto è evidente che il trend climatico che stiamo osservando in questi ultimi decenni, fortemente orientato all’estremizzazione di queste condizioni (incremento delle temperature medie, marcate escursioni termiche diurne e stagionali, temporali di forte intensità spesso associati a intense raffiche di vento, aumento dell’umidità in relazione alla sempre più frequente presenza di masse d’aria di origine tropicale…), costituisce un fattore di rischio per la salute umana. Quali sono i rischi per la salute umana legati ai cambiamenti climatici? In realtà esistono rischi diretti e indiretti. I rischi diretti sono quelli legati agli eventi atmosferici. Colpi di calore o condizioni di afa, sono ricorrenti quando associati a masse d’aria di origine tropicale mentre il fenomeno della grandine, sempre più frequente, mette a rischio l’incolumità delle persone sia che si muovano a piedi o anche in auto. Anche il vento diventa un fattore di alto rischio. Le forti raffiche possono provocare incidenti ai pedoni o agli automobilisti ma possono provocare anche pericolose cadute di alberi; inoltre, quando associato a lunghi periodi di siccità, il forte vento può alimentare gli incendi boschivi che, spesso originati anche per cause (dolo o mancanza di attenzione) legate all’uomo, mettono a rischio la salute umana anche solamente per il peggioramento della qualità dell’aria. Su più ampia scala, fra l’altro, il fenomeno delle tempeste di vento (wind storms) sta diventando sempre più frequente; tutti ricordiamo il ciclone Vaia che nel 2018 colpì i territori del Veneto, Trentino, Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, coinvolgendo oltre 40,000 ha di territorio con la caduta di moltissimi alberi, ed è solo di qualche giorno fa la notizia di un fenomeno, simile, però su scala ridotta, in Liguria. Poi ci sono le conseguenze indirette dei fenomeni atmosferici. Le piogge intense e/o prolungate possono innescare fenomeni franosi, come le colate di detrito che, essendo processi veloci e che si attivano senza evidenza alcuna, possono essere estremamente pericolosi; tali fenomeni fra l’altro si attivano spesso in aree precedentemente degradate proprio dagli incendi che distruggono la vegetazione di copertura. Eventi pluviometrici estremi come i “temporali autorigeneranti”, anch’essi sempre più frequenti provocano fenomeni alluvionali con corsi d’acqua che, anche per una gestione non corretta, non sono in grado di “sopportare” le enormi masse d’acqua prodotte; l’alluvione di Senigallia del 2022 e gli ultimi eventi che hanno coinvolto l’Emilia Romagna, che hanno causato vittime e disagi anche di carattere psicologico e sociale (quindi comunque legati alla salute della persona) sono solamente gli ultimi di una lunga serie. Quali azioni possono essere messe in campo per mitigare questi effetti sulla salute umana? Anche in questo caso bisogna parlare di azioni specifiche per le persone e di azioni dirette a mitigare gli impatti. Per quanto riguarda gli effetti diretti sulle persone, sta al personale medico suggerire comportamenti e rimedi volti a mitigare questo rischio, come organizzare le attività quotidiane per tener conto di condizioni climatiche sfavorevoli e tutelare le persone più fragili. Per quanto riguarda le conseguenze indirette si parla da anni di prevenzione per ridurre il rischio idrogeologico, con interventi sia strutturali (opere di difesa idrauliche o di sistemazione dei versanti) sia non strutturali (cambiamento delle tecniche agricole, manutenzione ordinaria e straordinaria dei corsi d’acqua, corretta pianificazione territoriale (ridurre la presenza stabile nelle aree a rischio elevato). Si parla però anche di “adattamento” ai cambiamenti climatici; una corretta informazione sui rischi e sulle norme comportamentali da osservare in caso di eventi catastrofici (al pari di quanto si fa per il rischio sismico) sarebbe sicuramente da prevedere ed incentivare.    

03/09/2023 11:25
Osteoporosi: sintomi, diagnosi e prevenzione. Cos'è la Moc? Parola al dottor Claudio Gavetti

Osteoporosi: sintomi, diagnosi e prevenzione. Cos'è la Moc? Parola al dottor Claudio Gavetti

L’osteoporosi è una malattia dello scheletro caratterizzata dalla riduzione della massa ossea con conseguente aumentato rischio di fratture che possono verificarsi con minimo trauma e nei casi più gravi anche spontaneamente. I tipici distretti di possibilità di frattura sono la colonna vertebrale, il femore e il polso. Da non dimenticare che essa colpisce comunque tutto lo scheletro, quindi le fratture con minimo trauma potrebbero verificarsi in qualsiasi parte del corpo. L'incidenza della patologia è molto superiore nelle donne perché al momento della menopausa vengono quasi improvvisamente a scomparire gli ormoni sessuali femminili, che sono gli stessi che partecipano in maniera attiva all’assunzione e fissazione del calcio nelle ossa.  Gli ormoni sessuali maschili invece decadono molto più lentamente e in un tempo molto più prolungato e questo processo, quindi, incide in maniera ridotta nel metabolismo dell’osso. Da queste valutazioni si deduce che circa il 60% delle donne in menopausa posso incorrere nella malattia osteoporosi, solo il 15% degli uomini oltre i 65 anni. Compito del medico di medicina generale e del medico specialista è quello di identificare i soggetti a maggior rischio di osteoporosi e quindi di frattura. Oggi si dispone di tecniche che consentono di misurare la densità minerale dell’osso: la Moc, tecnologia che riesce a rilevare la densità ossea in ampi segmenti del tessuto e analisi cliniche che possono determinare una precisa diagnosi. Nella prevenzione si conoscono i fattori di rischio per l’incidenza di osteoporosi. Oltre alla menopausa per la donna e alla riduzione degli ormoni sessuali maschili per l’uomo, possiamo individuare dei fattori di rischio aggiuntivi e generali come la menopausa precoce (prima dei 45 anni), prolungati trattamenti con cortisonici, ridotto peso corporeo (meno di 57 Kg) o ridotto indice di massa corporea (minore di 19), familiarità di osteoporosi, lunghi periodi di allettamento o ridottissima attività fisica, il fumo e l’eccessivo consumo di alcolici. Quando la presenza di più fattori di rischio si associa a bassi livelli di Moc sicuramente in quel soggetto si devono concentrare tutte le risorse di cui si dispone per scongiurare il possibile rischio di fattura. Da evidenziare nell’ultimo periodo il progetto di prevenzione dell’osteoporosi con la somministrazione a larga scala di vitamina D, un intermediario fisiologico della fissazione del calcio. Alcune industrie alimentari hanno confezionato dei prodotti con aggiunta di questa vitamina, per esempio l’olio, che si rivelano utili e senza nessuna controindicazione. Nella prevenzione è necessario soprattutto avere un’alimentazione ricca di calcio, fin dalle fasi di accrescimento del corpo e sviluppare la consapevolezza in tutte le fasi della propria vita dell’assoluta bontà di un’adeguata attività fisica. L’osteoporosi è una possibile patologia dell’età avanzata che va curata quando si è giovani, una definizione paradossale che rende bene l’idea. Anche la farmacologia per chi ha riscontrato questa situazione patologica del proprio scheletro ha sviluppato una ricerca tale da poter offrire molecole che possono limitare o addirittura fermare la decalcificazione delle ossa.  Al dottor Claudio Gavetti, medico specialista che si occupa delle diagnosi e cura dell'Osteoporosi, consulente Associati Fisiomed, abbiamo rivolto delle domande sulla Moc ed il suo utilizzo. Che cos'e la Moc con il metodo Dexa? "Moc - Metodo Dexa è il metodo più adatto per valutare la salute delle tue ossa. La Moc – Mineralometria Ossea Computerizzata è una tecnica diagnostica radiografica, non invasiva, che misura il Contenuto Minerale Osseo (BMC) e la Densità Minerale Ossea (Bone Mineral Density o BMD) del segmento osseo in esame".  A cosa serve ?  "La Moc permette un’accurata misurazione della massa ossea che viene rilevata e quantificata secondo una classificazione proposta dall'Oms, Organizzazione Mondiale della Sanità. La possibilità di rilevare e quantificare accuratamente le differenze assolute nella mineralizzazione dell’osso è di grande valore nel monitoraggio, diagnosi e cura delle malattie metaboliche dell’osso, in particolare dell’osteoporosi".   Come si svolge l'esame con la Moc?  "L’esame consiste nello sdraiarsi su un lettino e attendere fermi qualche minuto mentre un braccio meccanico si muove sopra il paziente e analizza la densità del segmento osseo prescelto dal medico per l’esame. Pur trattandosi di una tecnica radiologica, l’emissione di radiazioni è molto bassa".      

20/08/2023 10:38
Diabete, conoscerlo per evitarlo: sintomi, diagnosi e cura. Parola al dottor Gabriele Maolo

Diabete, conoscerlo per evitarlo: sintomi, diagnosi e cura. Parola al dottor Gabriele Maolo

Esiste una patologia subdola, spesso silente ma che, stando ai dati dell'Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità), colpisce più di 422 milioni di persone nel mondo, determinando in maniera più o meno diretta circa 1,5 milioni di decessi. Stiamo parlando del diabete, condizione in crescente aumento anche nel nostro paese, dove si stima che i diabetici arriveranno ad essere 5 milioni entro il 2030. Il diabete mellito è una malattia cronica caratterizzata da iperglicemia, ovvero da livelli troppo alti di zucchero (glucosio) nel sangue. Essa può essere dovuta innanzitutto all’incapacità da parte del pancreas di produrre insulina, cioè l’ormone deputato al trasporto del glucosio nelle cellule dove viene utilizzato come fonte energetica: è questo il caso del diabete di tipo 1, malattia autoimmune (poiché è lo stesso sistema immunitario a distruggere le cellule pancreatiche adibite alla produzione di insulina) che, nella maggior parte dei casi, fa il suo esordio in età infantile o adolescenziale. Ma nel 90% dei casi, la malattia diabetica si presenta come diabete di tipo 2, determinato da una ridotta secrezione di insulina da parte del pancreas e/o dall’incapacità dell’organismo di utilizzarla correttamente. Tale condizione emerge spesso in età adulta in soggetti predisposti per familiarità o stili di vita scorretti e, se non si agisce adeguatamente per riportare l’iperglicemia sotto i livelli di guardia, nel lungo termine può creare serie complicanze a tutti gli organi. È per questo che nelle Marche i principali enti pubblici, in collaborazione con gli istituti di ricerca, hanno lavorato per allestire una rete diabetologica integrata, con 15 centri di diabetologia diffusi sul territorio regionale che fanno capo ad unico database clinico. Sono 80.000 i marchigiani affetti, un numero in crescente aumento che quest’anno ha spinto la Regione ad aderire al progetto internazionale Cities Changing Diabetes, con l’obiettivo di valutare l’incidenza della patologia nelle diverse aree del territorio e definire un piano preciso allo scopo di salvaguardare la salute dei cittadini e prevenire la malattia. Obiettivo, quest’ultimo, che, nel nostro piccolo, anche noi intendiamo perseguire con la collaborazione del dottor Gabriele Maolo, endocrinologo consulente Associati Fisiomed, già direttore del reparto di Diabetologia dell'ospedale di Macerata.   Dott. Maolo, quali sono i principali sintomi del diabete? "Esistono una serie di sintomi che possono considerarsi dei campanelli d’allarme: calo ponderale, dolore agli arti inferiori, astenia, fame e sete intense e frequenti, urine molto abbondanti, gengiviti, alterazioni della vista, difficile cicatrizzazione delle ferite e frequenti infiammazioni associate a prurito, soprattutto degli organi genitali. Spesso i pazienti si presentano da specialisti come l’oculista o il dentista lamentando dei fastidi e sono loro stessi a sospettare la presenza della malattia diabetica, altre volte è in unità coronarica che si scopre di essere diabetici. Tutti dovrebbero essere più attenti ed ascoltare i segnali del proprio corpo, così che la diagnosi possa essere effettuata prima che insorgano complicanze croniche, soprattutto a carico di apparato cardiovascolare, reni, occhi, nervi e del piede". Come avviene la diagnosi? "Attraverso un prelievo del sangue. I valori di riferimento sono glicemia in qualsiasi momento > 200 mg/dl, glicemia a digiuno >= 126 mg/dl, glicemia dopo 2 ore dal carico orale di glucosio (OGTT) >= 200 mg/dl ed emoglobina glicosilata >= 6,5%". Come curare il diabete? "Innanzitutto occorre che la persona diabetica sia consapevole di dover affrontare una modifica radicale del suo stile di vita e seguire scrupolosamente la terapia farmacologica. I cardini della cura sono infatti la dieta, l’attività fisica ed i farmaci. Per quel che riguarda la dieta, non occorre eliminare intere categorie di alimenti, anzi, dovrebbe includere cibi che contengono carboidrati e non esistono evidenze che l’abituale apporto di proteine debba essere modificato se la funzione renale è normale. I grassi saturi dovrebbero costituire meno del 10% dell’apporto energetico totale e la quantità di colesterolo dovrebbe essere < 300mg/die. A queste abitudini alimentari vanno associati l’assunzione regolare dei medicinali che lo specialista riterrà opportuno prescrivere e - fondamentale - una costante attività fisica. Questa dovrebbe essere aerobica, di intensità adeguata al singolo paziente, da praticarsi almeno tre volte alla settimana per minimo 30 minuti per seduta".  Immagino che i consigli relativi alla dieta e all’attività fisica siano validi anche parlando di prevenzione... "Certamente. Prevenire una malattia significa innanzitutto conoscerla. I soggetti geneticamente predisposti devono sapere che la sedentarietà e un’alimentazione eccessiva, troppo ricca in zuccheri semplici, bevande dolci e alcooliche, grassi saturi crea una condizione di sovrappeso o di obesità che favorisce lo sviluppo del diabete mellito. Passa sempre tutto attraverso l’adozione di corretti stili di vita, anche nella prevenzione e cura di un particolare tipo di diabete come quello gestazionale".      

06/08/2023 11:46
Cos'è la bellezza oggi? Come la società del benessere ha cambiato i canoni

Cos'è la bellezza oggi? Come la società del benessere ha cambiato i canoni

La bellezza e la salute sono sicuramente i due elementi della nostra vita a cui aspiriamo di più. Insieme sono diventati anche uno slogan pubblicitario molto efficace, a volte rappresentano la denominazione stessa di centri estetici, centri benessere e persino poliambulatori. Tra le due categorie ci sono sicuramente connessioni, parlarne ci può anche aiutare nella nostra particolare ricerca per essere "più sani e più belli”. Ma cos'è la bellezza? È sicuramente una percezione sensitiva in cui la vista la fa da padrone, il tatto può portare il suo contributo, l’olfatto in certe situazioni ne può esaltare i particolari, il gusto mi pare non abbia alcun ruolo. I canoni di bellezza, storicamente, sono cambiati ed evoluti rispecchiando quelle che sono le tendenze sociologiche e culturali racchiuse in quel termine abbastanza generico che è la "moda". Quando si parla di bellezza la storia ci ha consegnato maggior attenzione verso le donne piuttosto che verso gli uomini, tutto perché magari la donna ha subìto nel tempo un’emarginazione sociale, relegata alla procreazione con quindi una maggior propensione a dover rappresentare anzitutto con la sua bellezza un’attrazione sessuale, fondamentale per la conservazione della specie. L’uomo ha avuto sempre più opportunità per far valere, attraverso il lavoro ed il ruolo sociale, la propria identità. Per capire meglio quanto gli impulsi sociali condizionino i canoni di bellezza basta ricordare che fino a non molti decenni fa, quando ancora alimentarsi a sufficienza non era così scontato, la donna prosperosa e rubiconda e l’uomo in carne erano considerati belli, perché rappresentavano una buona locazione economica e quindi sociale.  Veniamo ai nostri giorni. I canoni di bellezza sono stati completamente sconvolti dal benessere diffuso ed anche la bellezza fisica dell’uomo ha acquisito una valenza che prima non aveva. Ciò è avvenuto certamente per l’emancipazione della donna, più indipendente, più inserita nel contesto generale e quindi con la possibilità di essere più attenta agli input dei propri sensi verso l’altro sesso. Quello che però non è cambiato, e penso valga ancora di più oggi, è la necessità di una valutazione globale dei canoni di bellezza. I lineamenti del viso, i capelli, lo sguardo, il colore degli occhi, l’altezza, l’armonia del corpo, con qualche differenziazione tra donna e uomo, sono sicuramente gli attributi a cui fa riferimento il concetto di bellezza fisica.  La vita e tanti episodi che caratterizzano il suo svolgimento ci dà sempre l’occasione di constatare che questi attributi non possono essere i soli per definire bella una persona. Quali sono allora i valori che integrano la bellezza, che l’arricchiscono, che la conservano, che addirittura la possano creare quando nella percezione sensitiva non c’è? L’intelligenza, la cultura, il buon senso, la simpatia intesa come attenzione, solidarietà e bontà verso gli altri, sono capaci di incastonare la bellezza in un involucro nuovo e indistruttibile che possiamo chiamare carattere, classe, personalità, fascino.  Sono questi i punti di arrivo davvero essenziali sia per la donna che per l’uomo e nel tempo è molto più facile riconoscere l’importanza per la propria bellezza degli elementi spirituali più che di quelli fisici. Quante donne, se non supportate da un bagaglio di forza interiore, crollano davanti ai segni del tempo che tendono a ledere la loro bellezza fisica? Quante donne si chiudono in loro stesse perché si sentono brutte? Alcune donne, invece, pur non essendo belle ed anche non più giovani, riescono a proporre in maniera prepotente la loro personalità. Quante donne hanno dovuto subire l’umiliazione di constatare che i loro soli connotati fisici, anche se notevoli, non bastavano più? E l’uomo? Negli ultimi anni l’estetica maschile ha avuto un boom inverosimile, ma mi pare ancora più umiliante che per le donne dover ad un certo punto percepire, se non c’è una personalità di spessore alle spalle, di essere un oggetto da guardare al massimo per un utilizzo temporaneo.  E la salute? La salute non è solo assenza di malattia, è anche ricerca di benessere e convivere in maniera soddisfacente con il proprio corpo non può essere che utile. La ricerca di bellezza però, se non passa attraverso il filtro dei nostri valori interiori, può rivelarsi deleteria anche per la salute. Nell’era del "magro è bello", l’anoressia e la bulimia che ne è una conseguenza, sono diventate delle piaghe sociali, che compromettono la salute di adolescenti e non solo.  Una corretta alimentazione e soprattutto una costante attività fisica coniugano in maniera a virtuosa la bellezza del nostro corpo e la sua salute. L’utilità di certi interventi di chirurgia plastica va ricercata nella psicologia degli individui interessati, ma certo fa un po’ impressione vedere cambiare i connotati delle persone.  Vorrei chiudere questa piccola riflessione con degli esempi di bellezza che sono riusciti a prescindere da canoni, mode e tendenze. Il fascino è l’espressione giusta, l’amalgama positivo che una persona riesce a trasmettere agli altri, è la sublimazione della bellezza e può fare anche a meno dell’aspetto fisico: Madre Teresa di Calcutta, Rita Levi-Montalcini, Margherita Hack, semplicemente affascinanti. Anna Magnani, Barbara Streisand, Meryl Streep, donne non belle, ma "bellissime" perché sopraffatti dal loro fascino. Bisogna avere la forza di creare questo fascino, di ricercarlo in noi stessi e di stimolarlo negli altri, soprattutto nelle donne che pensano di aver raggiunto la vetta con la bellezza che si vede.   

30/07/2023 11:20
L’informazione medico-scientifica in una calda serata d'estate: l'esempio di Massa Fermana

L’informazione medico-scientifica in una calda serata d'estate: l'esempio di Massa Fermana

L’informazione medico-scientifica e la prevenzione sono argomenti sicuramente affascinanti per i loro contenuti, per la competenza e disponibilità di professionisti illuminati che ci si dedicano. L’interesse ormai generalizzato dei cittadini è evidente, tutti hanno più di un motivo per temere una malagestione della loro salute. Sicuramente encomiabile l’organizzazione di eventi dove si dà l’opportunità di sviluppare la cultura della salute individuale e collettiva con grandi benefici personali ed anche per l’organizzazione dei servizi a tutela del bene più grande. Durante l’estate, se soprattutto afose come quelle di questi giorni, le serate nelle città, ma soprattutto nei paesi sono sonnolente, le piccole riunioni nei luoghi più freschi danno l’immagine di una socialità fatta di condivisione e solidarietà. In questo contesto solo qualche evento particolare, feste e sagre riescono a vivacizzare l’ambiente con una iniezione di serenità.  L’amministrazione comunale di Massa Fermana, in primis il sindaco Gilberto Caraceni proprio in una di queste serate, mercoledì 26 luglio, ha concesso uno degli spazi ludici del paese, presso il campo da tennis, per l’organizzazione di una serata dedicata all’informazione medico-scientifica. Abbiamo incontrato il sindaco Caraceni per chiedere come mai abbia voluto organizzare una serata con argomenti impegnativi e non i soliti dell’estate.  Come è nata l'idea?  "Come amministrazione seguiamo attentamente tutto quello che riguarda la salute dei nostri cittadini. Questi sono tempi non facili per le persone che hanno bisogno di servizi sanitari. Il Servizio Sanitario Nazionale è in evidente difficoltà a soddisfare le esigenze. Semplici analisi, visite specialistiche, indagini diagnostiche hanno tempi lunghi per essere eseguite; nei nostri piccoli centri è persino difficile la copertura della medicina generale di base. Partendo da questi presupposti ed avendo la possibilità di poter usufruire di professionisti davvero competenti per una buona informazione e che credono fermamente nella necessità di stimolare la prevenzione abbiamo organizzato questa serata, che aiuterà ognuno a prendersi cura della propria salute ed anche ad acquisire conoscenze per poter contribuire a risolvere i problemi del settore".  Cosa ha organizzato oltre alla serata di mercoledì 26 per i cittadini di Massa Fermana?  "Qui è tradizionale la festa del patrono San Lorenzo, il 10 agosto. Ci sarà una tre giorni in cui giochi, musica e sagre gastronomiche faranno da contorno alla celebrazione religiosa. Il 28 agosto ci sarà una giornata solenne dedicata al ricordo di Ada Natali, nostra sindaca del primo dopoguerra, la prima donna sindaco d’Italia".  Cosa si aspetta dalla serata dedicata alla cultura della salute?  "Nel programma di mercoledì prossimo saranno trattati soprattutto argomenti generali della prevenzione, un accento particolare sul ruolo del cappello, il nostro prodotto 'principe', solo una relazione su un argomento specifico: il colesterolo. Io mi aspetto che i cittadini apprezzino e ci chiedano l’organizzazione di altre serate con specialisti per la trattazione della prevenzione di altre tante specifiche problematiche patologiche. Mi piacerebbe anche che sia un’occasione per stimolare una partecipazione sempre più ampia e diretta alla risoluzione delle problematiche davvero gravi della nostra tutela della salute". 

23/07/2023 11:25
Dalle punture delle meduse alle scottature: consigli per le vacanze al mare

Dalle punture delle meduse alle scottature: consigli per le vacanze al mare

Siamo in piena estate, le temperature sono alte, anzi altissime e tutti vorrebbero trovare refrigerio in un bel soggiorno nelle località di mare o di montagna. Naturalmente il soggiorno può essere più o meno lungo, ma ognuno si aspetta comunque riposo, una bella abbronzatura, al mare bagni rinfrescanti e soprattutto tanta serenità. Tutto questo deve fare i conti con alcune situazioni che potrebbero rovinare le belle aspettative e che sono direttamente derivanti proprio dalle condizioni che si possono creare anche nei luoghi di vacanza. La salute è un bene prezioso e ha bisogno di essere salvaguardata dappertutto. Per meglio descrivere, in questo caso nei luoghi di mare, i possibili pericoli e le precauzioni a cui ricorrere abbiamo avuto una bella conversazione con il dottor Andrea Vita, originario di Tolentino, che per tanti anni ha svolto il suo lavoro di guardia medica e primo intervento a Numana e Sirolo, località molto conosciute e frequentate nel periodo estivo. Oggi svolge la sua professione di medico di medicina generale a Falconara Marittima.  Dr. Vita, per sua esperienza quali sono le emergenze che possono capitare ai villeggianti in località di mare? "Nella mia lunga esperienza ho dovuto affrontare situazioni di emergenza di vario tipo, alcune rare come il quasi annegamento ed alcuni stati di shock e crisi cardiache, ma sempre molto circoscritti nel numero. Più frequenti le emergenze traumatologiche. Al mare in seguito a tuffi dagli scogli si possono determinare lesioni ossee traumatiche in tutte le parti del corpo, le più pericolose sono i traumi cranici e quelli distrattivi della colonna cervicale. Altro capitolo che ha caratterizzato i miei interventi nel periodo del lavoro in località marine sono le emergenze dermatologiche, rappresentate dalle ustioni che possono essere di primo grado con semplice interessamento degli strati superficiali dell’epidermide, o di secondo grado con lesioni più profonde e formazioni di bolle riempite di liquido sieroso. Altri casi frequenti e che creano comunque parecchio disagio sono le dermatiti acquatiche provocate dai celenterati: le punture delle meduse. Tali lesioni sono provocate dai tentacoli di questi animali contenenti sostanze altamente urticanti quando si viene accidentalmente a contatto con essi. Ultima emergenza, che con una certa frequenza ho dovuto affrontare, ma non direttamente collegata all’ambiente marino, è il caldo eccessivo e le sue possibili conseguenze come il colpo di calore e il colpo di sole. Naturalmente per tutto quello che abbiamo descritto i punti di assistenza nelle nostre città rivierasche sono molto attrezzati ed il personale specificamente istruito".  Dr. Vita, le emergenze gastroenterologiche?  "Quelle legate direttamente alle località di mare possono essere l’ingestione di frutti di mare, spesso crudi, e di pesci in seguito alle quali possono essere evidenziate sindromi dissenteriche febbrili. Sono da ricordare certe sostanze tossiche presenti in pesci e crostacei in conseguenza di inquinamento delle acque marine e sostanze tossiche che si sviluppano in seguito alla mala conservazione del pesce. I soggetti colpiti da tali affezioni accusano dolori addominali, con scariche dissenteriche continue, con vomito e febbre, astenia profonda e tendenza al collasso per la notevole perdita di liquidi ed elettroliti da parte dell’organismo". Dr. Vita ha descritto i pericoli estremi conseguenti a certi tipi di alimentazione di questo periodo. Può suggerire norme dietetiche e igieniche durante il soggiorno in ambiente marino o ne periodo estivo in generale? "Considerando le condizioni climatiche estive favorenti un’eccessiva sudorazione l’organismo presenta un aumentato fabbisogno idrico ed elettrolitico. I bambini risultano esposti assai più degli adulti a rischio di andare incontro ad una disidratazione per il maggior valore del rapporto tra superficie e peso corporeo. A ciò aggiungasi, sempre nei bambini, la loro maggiore suscettibilità alle infezioni virali, molte delle quali causano perdite idroelettrolitiche abnormi attraverso il vomito e la diarrea. I liquidi quindi sono da somministrare in quantità maggiore rispetto alle altre stagioni. Per quanto riguarda gli anziani bisogna tener conto della loro perdita del senso della sete e allora bisogna sollecitare queste persone a bere acqua per evitare pericolosi stati di disidratazione. Una sola bevanda è indispensabile: l’acqua. Bisogna berne almeno 1.5-2 litri al giorno. Le bevande alcoliche e quelle ricche di zuccheri non sono in nessun caso necessarie. Se durante i pasti piace assumere un bicchiere di vino quello bianco è più facilmente tollerato a livello intestinale nel periodo estivo. Per quanto riguarda la dieta essa deve abbondare di frutta e verdura riservando anche uno spazio pur ridotto all’alimentazione proteica (carne bianca e pesce azzurro preferibilmente). I grassi il meno possibile. Questa alimentazione equilibrata, associata ad un'attività fisica regolare, senza eccessi, nel periodo estivo costituisce la migliore garanzia di un buono stato di salute". 

16/07/2023 11:00
La musica come terapia e antidolorifico naturale: intervista al dottor Mauro Galantino

La musica come terapia e antidolorifico naturale: intervista al dottor Mauro Galantino

La musica rilassa, rasserena, emoziona, a volte commuove, sempre crea quel collegamento tra la mente e il cuore che tracima benessere che va ad espandersi a tutto il corpo. La musica è salute o la salute è musica, sembra la sensazione del sublime stato che si guarda allo specchio quando le note ci rapiscono.  Abbiamo la fortuna di approfondire il suggestivo argomento con un medico che è anche giornalista e raffinato critico musicale. Il dottor Mauro Galantino è medico del lavoro e medico termale e già nello svolgimento della sua professione si intuisce la propensione alla ricerca del benessere e di una condizione sempre migliore della qualità della vita. Nella sua passione per la musica riesce inoltre a coniugare la scienza con i sentimenti più intimi e i sogni che la musica sa propinare. Ci affidiamo a lui, è pugliese, ma anche un grande amante ed amico delle Marche. Non manca mai a tutte le manifestazioni musicali che popolano i programmi culturali e di spettacolo, a Pesaro, Ancona, Jesi, Fermo, Ascoli Piceno e soprattutto Macerata. Non manca mai a Musicultura ed appuntamenti lirici dello Sferisterio. In che modo la Musica ci fa stare meglio? "L'ascolto della Musica migliora il nostro umore, favorisce il rilascio di dopamina, un neurotrasmettitore coinvolto nella regolazione del piacere, riduce l'ansia e lo stress attraverso l'abbassamento del livello di cortisolo, l'ormone legato allo stress; aumenta, in definitiva, l'ottimismo, la positività, ritarda anche l'invecchiamento cerebrale, come dimostrano vari studi pubblicati su riviste scientifiche internazionali". La Musica riduce anche i dolori? "Certamente. La Musica si comporta come un vero antidolorifico naturale, favorendo il rilascio di endorfine, droghe naturali che elevano la soglia del dolore, come succede per chi pratica yoga, chi effettua la fangobalneoterapia, chi ha un riposo adeguato, chi effettua un soggiorno in una località termale, chi guarda ad esempio un bel film di Stanlio e Ollio, un film di Totò, chi fa l'amore, nei mistici, etc" È vero che Lei da tempo sostiene la diffusione di musica classica negli ospedali? "Non solo gli ospedali, le cliniche private, le RSA, i luoghi di aggregazione, etc. In Germania, ad esempio, in molti aeroporti diffondono musica sinfonica e lirica. Io ho visitato gli ospedali pubblici di Friburgo in Germania e Strasburgo in Francia, per la tesi di specializzazione, ed in entrambi, da alcuni decenni diffondono musica classica, così come le pareti sono colorate, ci sono fiori freschi dappertutto, e così come ogni paziente ricoverato, ha il suo pezzo di cielo dalla stanza di degenza, per dirla con Cesare Catananti, maestro di direzione sanitaria del “Gemelli” di Roma. Tutto ciò si traduce in un netto miglioramento delle condizioni di vita ad un costo decisamente basso!" Allora, cosa e come ascoltare la Musica? "Spesso si pensa che esista Musica di serie A e Musica di serie B! Per quanto riguarda i benefici effetti sulla salute, io penso che nessun tipo di musica sia migliore di un altro. Dipende tutto dalle preferenze personali, sia che si tratti di Beethoven e di Mozart, di Verdi e di Rossini, di Lucio Dalla e di Guccini o dei Pink Floyd e dei Rolling Stones o di Elvis Presley e Jimi Hendrix" Per concludere, cosa ci aspetta quest'estate per quanto riguarda la cosiddetta grande Musica?  "Innanzitutto bisogna ricordare i 100 anni dell’“Arena di Verona Opera Festival” con in cartellone le più importanti opere liriche, i tradizionali spettacoli di Roberto Bolle and Friends, di Placido Domingo e l'omaggio del Teatro alla Scala di Milano con un grande concerto a Verona, che si profila già come un grande successo di pubblico. Poi, le manifestazioni in programma a Torino per celebrare i 50 anni del Teatro Regio, con iniziative che coinvolgono anche i cittadini che solitamente non vanno a teatro. A seguire il celeberrimo festival di Ravello, che quest'anno omaggia la Scuola Napoletana del '700, Chopin con una integrale in dieci tappe, il Jazz con interpreti raffinati internazionali e nella serata conclusiva Frank Sinatra con l'Orchestra Filarmonica di Salerno che accompagnerà anche Placido Domingo nel recital alla Reggia di Caserta, nel programma Un'estate da Re" E nelle Marche? "Infine, ma non per ultimo, un'altra grande stagione allo Sferisterio di Macerata, con la Carmen, La Traviata, la Lucia di Lammermoor, le serate dedicate alla Danza, il Requiem di Verdi che sarà replicato in Piazza Maggiore a Bologna per ricordare la strage della stazione del 3 agosto 1980 (io studiavo lì allora ed un giorno prima scesi in Puglia in autostop!), con gli aperitivi culturali dello Sferisterio, uno dei teatri all'aperto più belli del mondo! Poi, il “Rossini Opera Festival” di Pesaro, dedicato al terzo grande marchigiano dopo il divino Raffaello ed il moderno Leopardi!  Come non menzionare, poi, i tanti altri festival musicali della nostra estate, da Ravenna a Torre del Lago, da Taormina nella splendida location del Teatro Antico al festival della Valle d'Itria della mia Puglia! E poi, i tanti concerti negli stadi, nelle suggestive piazze degli 8.000 Comuni d'Italia! L'ascolto della Musica, la partecipazione e soprattutto la condivisione di questi eventi, ancora una volta, ci farà sognare, emozionare, star meglio, perché, come dice l'OMS, la Salute non è solo assenza di malattia, ma la migliore condizione psicofisica che ognuno di noi è in grado di assicurarsi".   

09/07/2023 11:10
Una gioventù "malata" o trascurata? Intervista alla psicologa Maria Stella Andreozzi

Una gioventù "malata" o trascurata? Intervista alla psicologa Maria Stella Andreozzi

L’argomento è serio, serissimo. Le cronache giornaliere ci consegnano episodi di estrema gravità che riguardano i comportamenti dei giovani ed anche giovanissimi. Ci siamo occupati nelle pagine precedenti della popolazione anziana e del suo incremento con i conseguenti problemi di organizzazione sociale e tutela della salute. La popolazione giovane merita altrettanta attenzione, i giovani sono la parte più viva della società, sono il futuro, sono la parte più bella, dovrebbero essere la parte più sana. Nelle nazioni occidentali ed in particolare in Italia il numero dei giovani in percentuale sta decrescendo in conseguenza del calo della natalità che ha colpito le società più industrializzate risentendo di una crisi soprattutto di organizzazione sociale ed economica prima strisciante e poi divenuta, in certi ambiti, dirompente. Possiamo considerare come gioventù quel periodo che va dall’adolescenza fino alla prima maturità, dai 13 ai 30 anni circa.  Le generazioni che intercorrono tra questi due limiti di tempo sono incappate forse nel periodo peggiore dal dopoguerra. Il modello di sviluppo economico si è basato sul consumismo e nel secolo scorso ha contribuito alla crescita di società evolute rapidamente in tutti i loro aspetti. La tecnologia ha fatto passi rapidi e da gigante invadendo la vita di ognuno di noi, dalla comunicazione all’educazione, dall’alimentazione alla gestione del tempo libero, fino alla tutela della salute. Un fenomeno gigantesco che ha contribuito a dare opportunità di visibilità e parola a tutti, ha creato un’inedita ed evoluta società moderna. Anche nel periodo migliore, almeno in Italia, quando la tecnologia non era così invasiva, qualche punto nero nello splendore di un benessere generale in espansione però si intravedeva, ma era inghiottito dall’ebbrezza e dall’eccitazione per la possibilità di avere sempre di più. Il culto quasi smisurato del denaro era evidente che stava fiaccando il valore della cultura, della morale, della tutela dell’ambiente, dei valori legati ad una società arcaica e spesso contadina che aveva sempre tutelato la famiglia e l’educazione dei più giovani. Le speculazioni edilizie con immane deturpamento ambientale, le speculazioni finanziarie con la concentrazione di grandi ricchezze nelle mani di pochi a scapito dei tanti che la ricchezza l’avevano prodotta, i mercati del vizio, per esempio droga e prostituzione, sembravano tutti mali minori, quasi fisiologici, uno scotto da pagare per l’acquisizione del benessere generalizzato. Le droghe meritano un momento di riflessione perché per i giovani hanno rappresentato e rappresentano ancora un pericolo enorme. Per una parte rilevante di loro la droga ha deteriorato la vita, spesso l’ha distrutta economicamente, intellettualmente e fisicamente e non solo la loro, ma anche quella delle persone più vicine. Se si parla di salute la tossicodipendenza ha determinato e determina gravi conseguenze neurologiche e psichiatriche, il deperimento fisico, la difficoltà di studiare o lavorare, poi la possibilità di contrarre infezioni come epatiti, Aids, un calvario senza fine che ha annientato, e continua a farlo, milioni di giovani, peggio di una guerra. Tutto questo è potuto succedere grazie all’avidità smisurata di organizzazioni criminali che hanno iniettato nella società un "virus" devastante proprio per colpire e sfruttare i giovani.  Un altro buco nero tollerato è stata la deliberata distruzione dell’ambiente con un’immane opera di cementificazione ed inquinamento che ha letteralmente stravolto l’equilibrio tra gli elementi e le forze della natura. Di questo scempio ogni giorno ne vediamo le conseguenze. Per restare ai punti neri che poi sono diventati delle vere e proprie macchie, un altro problema della nostra società opulenta è quello dell’alimentazione scorretta ed eccessiva. La fame atavica dei nostri nonni e dei nostri padri ha generato per reazione, assumendo come forma di riscatto sociale, il consumo di un’enorme quantità di alimenti non necessari ed il conseguente rischio rappresentato soprattutto per i giovani dall’obesità.  L’obesità giovanile, se non si corre presto ai ripari, mina la salute per tutta la vita. È anche evidente che il modello economico e politico basato sull’espansione dei consumi doveva prima o poi entrare in crisi. Quando si ha a disposizione tutto quello che viene proposto, il meccanismo del ricambio dei beni acquisiti è più lento di quello che propone la novità e vengono a cadere una dopo l’altra le certezze, in più con il peso e il pericolo delle contraddizioni del sistema; il lavoro innanzi tutto, ma anche la scuola, la tutela della salute, il concetto di famiglia, la ricerca di una prospettiva di futuro hanno subito e stanno ancora subendo un appannamento rovinoso. Il disorientamento anche dei migliori è palpabile e drammatico, figurarsi quello di coloro che restano più indietro. La tendenza è quella di rinchiudersi in una solitudine che illude di frequentare tutto il mondo attraverso lo schermo di uno smartphone e le innumerevoli proposte di ogni tipo e valore che in esso appaiono. Le famiglie cercano in qualche modo di arginare i danni, di difendere i loro giovani, ma fino a quando e in che modo lo possono fare? Oltretutto in periodi come questo i mercati del crimine e del vizio che propongono soluzioni compensative al disagio non arretrano, anzi si espandono ed offrono prodotti sempre nuovi ed appetibili. Le droghe, l’alcool, gli "sballi" vari penetrano sempre più in una popolazione giovanile che comincia ad evidenziare le caratteristiche di uno stato di deriva. Tutto questo è un aspetto importante della salute con il rischio, speriamo solo teorico, che il grande aumento di aspettativa di vita rilevato nelle generazioni che erano giovani durante la guerra arretri ed evidenzi problematiche di salute nuove, frequenti e gravi.   Cerchiamo una piccola sintesi con la dottoressa Maria Stella Andreozzi, psicologa clinica e docente contrattista all’Università di Macerata che si occupa tutti i giorni di questi problemi con gli studi e confrontandosi con esempi reali.  Dott.ssa Andreozzi, quali sono le cause dell'evidente disagio giovanile attuale? "In un mondo in continua e veloce trasformazione ai giovani di oggi è richiesto un costante e faticoso adattamento. Per spiegare questo disagio non si può non parlare dell’utilizzo che i giovani fanno dei social: una vera e propria sostituzione del mondo reale con quello virtuale, sottovalutandone le implicazioni. I giovani sembrano molto suscettibili all’illusione della facilità del successo e alla demonizzazione del fallimento. Forte è la paura di non essere all’altezza delle aspettative sociali e di non riuscire a reggere questo peso. Se da una parte ciò può degenerare in una corsa alla perfezione per non sentirsi inadeguati, dall’altra può determinare una ridotta esposizione personale a situazioni o contesti che possano generare emozioni spiacevoli e frustrazione. In entrambe le situazioni i giovani si sottraggono alla possibilità di far ‘"palestra" di emozioni che possono essere vissute negativamente, ma che sono estremamente utili nel nostro vivere quotidiano, come la vergogna e la paura". Quali sono le problematiche più frequenti che lei rileva nei giovani? "Tra le difficoltà più frequenti troviamo appunto l’utilizzo inappropriato delle nuove tecnologie, disturbi d’ansia e depressivi, dipendenze da sostanze psicoattive, problematiche alimentari e ritiro sociale. Si configurano come vere e proprie strategie per far fronte al disagio emozionale che i giovani vivono". Ci sono rimedi che lei potrebbe suggerire? "La presa di consapevolezza di un disagio è il primo passo. Qualora si senta il bisogno di aiuto più strutturato, è fondamentale rivolgersi a professionisti della salute mentale. Ricordiamo che l’educazione parte da piccoli, a casa, e l’azione preventiva ha un grande valore protettivo".

02/07/2023 11:30
È arrivato il caldo: molti benefici ma anche pericoli e precauzioni da prendere

È arrivato il caldo: molti benefici ma anche pericoli e precauzioni da prendere

I climatologi e gli esperti di varie discipline collegate all’argomento sono alle prese da un po' di anni con l'osservazione di una stagione estiva sempre più calda con punte addirittura inimmaginabili fino a qualche decennio fa e che suscitano un interesse variegato che riguarda tutti gli aspetti della nostra vita: dalla gestione delle nostre giornate fino alla preservazione della nostra salute. La stagione calda è molto ambita da tutti noi, significa libertà, vacanza, godimento della natura dal mare alla montagna, gite culturali e riunioni con amici e parenti. Ma cosa fare quando le temperature sono troppo alte? Cosa consigliare? Il calore eccessivo determina diverse affezioni generali dell’organismo dovute a turbe della termoregolazione e a compromissione dell’equilibrio idroelettrico e circolatorio del nostro corpo. Con temperature che si aggirano attorno ai 40°dobbiamo necessariamente menzionare e cercare di spiegare anche quelle che sono le turbe più gravi a cui può andar soggetto il nostro corpo in queste condizioni. Di solito quando le temperature conseguenti alla stagione calda che possiamo individuare accettabili tra i 25° e 30°, condizioni patologiche improvvise e pericolose sono rarissime o addirittura assenti. Quando invece con le temperature si va più in là si possono registrare casi sempre più frequenti di colpo di calore e colpo di sole.  Il colpo di calore è dovuto a un difetto di dispersione di calore corporeo con aumento notevole della temperatura organica e si possono individuare fenomeni caratteristici:  - arresto della sudorazione - aumento della temperatura cutanea talora fino a 40°C - gravi turbe della coscienza fino al coma Di fronte a questa affezione, che può manifestarsi in maniera improvvisa, bisogna subito mettere in moto alcuni comportamenti: - mettere il soggetto in un ambiente fresco e ventilato senza indumenti - procurargli un bagno di acqua fredda  - praticare intensi massaggi cutanei, attivando così la circolazione periferica e facilitando la perdita di calore e il ritorno di sangue raffreddato dalla superficie verso l’interno del corpo. Il colpo di sole è una variante del colpo di calore e se ne distingue perché l’elemento determinante è l’irradiazione calorica nel capo e nella colonna cervicale che provoca dilatazione dei vasi cerebrali con compromissione dei centri nervosi. Ciò succede spesso in soggetti che si espongono lungamente ai raggi solari e senza copricapo. I sintomi riguardano soprattutto la sfera neuropsichica con ipertermia, cefalea, delirio, allucinazioni. Il primo soccorso in tali casi è analogo a quello praticato per il colpo di calore, ponendo soprattutto l’attenzione a porre una borsa di ghiaccio sul capo per diverse ore.  Abbiamo trattato volutamente le estreme conseguenze di un’eccessiva esposizione al caldo torrido proprio perché riteniamo che possano essere casi abbastanza frequenti con le temperature previste per l’attuale stagione estiva. Sono comunque importanti e per fortuna meno preoccupanti situazioni dovute al caldo in cui necessitano precauzioni. È risaputo e dimostrato che delle persone non traggono alcun vantaggio dal caldo estivo, anzi. Nei riguardi dell’apparato vascolare i soggetti con ipotensione arteriosa costituzionale o acquisita, per l’intensa vasodilatazione periferica dovuta al calore possono presentare episodi lipolitici (svenimenti) con l’abbassamento della pressione in stazione eretta.  Per le affezioni vascolari da arteriosclerosi cerebrale o con postumi di pregresso ictus certamente l’esposizione a forti raggi solari non è indicata stante la labilità del circolo intercerebrale di tali soggetti. Le persone, prevalentemente donne, affette da insufficienza venosa e varici agli arti inferiori devono astenersi dall’esposizione ai raggi solari, l’ambiente molto caldo favorisce la vasodilatazione con aumento degli edemi distali.  Riguardo all’apparato neuropsichico bisogna rilevare che il caldo eccessivo non è indicato per persone psicolabili con forme di nevrosi prevalentemente ansiose. Per la pelle si rileva una particolare inidoneità all’esposizione di forti raggi solari per certe affezioni cutanee come manifestazioni di fotosensibilità o allergie plurifattoriali.  I soggetti gastro enteropatici, di una certa entità clinica, possono trovare poco vantaggio per il loro apparato digerente in un ambiente caldo umido. È dimostrata una maggiore facilità a contrarre coliche gastroenteriche acute infettive e non infettive.  Infine i soggetti affetti da magrezza patologica costituzionale non traggono certo vantaggio da un ambiente eccessivamente caldo per le aumentate perdite idriche, elettrolitiche ed energetiche. L’ultima raccomandazione, ma sicuramente la prima per importanza, è di bere nella stagione calda molta acqua e di riservare nella dieta un posto preminente a frutta e verdura di stagione. Gli anziani perdendo in parte il senso della sete possono incorrere in disidratazione pericolosa e quindi anche in assenza di sete devono bere almeno 2 litri di acqua al giorno. La stagione calda è bellissima, riserva come già abbiamo detto tanti godimenti al nostro corpo ed anche alla nostra mente. Noi ci siamo limitati a dare qualche informazione per evitare pericoli e goderla in pieno e con serenità.   

25/06/2023 12:00
L'attività fisica: quale, quanta e come farla. Intervista al prof Carlacchiani

L'attività fisica: quale, quanta e come farla. Intervista al prof Carlacchiani

L’attività fisica in generale, almeno che non ci siano impedimenti particolari, è la funzione più naturale e spontanea del nostro corpo, siamo nati e viviamo per muoverci, ci muoviamo per vivere. Naturalmente l’approccio verso l’attività fisica del nostro corpo è diverso per ognuno di noi, dipende dal tipo di vita che facciamo, dall’ambiente dove viviamo, dal nostro lavoro ed anche da altri fattori, dipende anche però dalla nostra consapevolezza di quanto una buona attività fisica sia importante per la nostra salute. L’educazione e la volontà quindi sono assolutamente indispensabili per inserirla comunque nelle nostre attitudini quotidiane. La nostra salute è il bene più grande di cui disponiamo, tutte le altre nostre prerogative di vita hanno un collegamento diretto ed inscindibile con il nostro stato di salute. La salute può essere conservata e protetta, abbiamo a disposizione uno spettro di valori e comportamenti quotidiani a cui fare riferimento. La nostra genetica, i caratteri distribuiti nei 46 cromosomi che rappresentano il nostro dna nelle cellule, raccoglie in sé quello che siamo o potremmo essere nel presente e nel futuro, le nostre possibili o probabili predisposizioni fisiologiche. Se siamo accorti a guardarci intorno nella nostra familiarità potremmo anche individuare alcuni pericoli e comportarci di conseguenza. Con le ultime tecnologie inoltre è anche possibile individuare precisamente i geni che possono interessare negativamente la nostra salute. Altri elementi correlati alle nostre scelte, volontà e consapevolezza per la salute sono l’ambiente dove si vive, il lavoro che si fa, importanti sono l’alimentazione, il consumo di alcol e il fumo. Se però vogliamo indicare un elemento che probabilmente riesce ad essere ancora più incisivo sulla protezione della salute e qualità della vita è sicuramente l’attività fisica, può condizionare in positivo anche gli altri fattori sopra elencati. Il nostro corpo per funzionare bene in tutti i suoi comparti ha bisogno di essere stimolato, allenato, il movimento adeguato ed equilibrato è essenziale, muoversi, fare attività fisica non significa stimolare muscoli, ossa, tendini ed articolazioni, significa anche stimolare il sistema respiratorio, l’attività cardiaca, la circolazione sia arteriosa che venosa fino a cascata tutti gli organi del metabolismo ed il sistema nervoso.  Quale e quanta attività fisica? L’attività fisica può essere di molteplici forme: praticare uno sport, frequentare una palestra, la ginnastica in casa, anche la semplice camminata, persino un hobby motorio come il ballo. L’importante è che sia continuativa, non estemporanea, più efficace se ripetuta nei tempi e nei modi. Il buon senso di solito detta bene le modalità, nessuno si deve allenare per andare alle Olimpiadi, lo stato del proprio corpo, l’età sono da tener presenti. Il concetto che deve passare però è che tutti dobbiamo fare attività fisica, persino la camminata di un quarto d’ora giornaliera può essere utile e che tutti se vogliono possono ritagliarsi un po’ di tempo nella loro giornata. Per rafforzare il concetto è da sottolineare che nei protocolli terapeutici di importanti patologie in testa c’è proprio una buona attività fisica, per esempio è dimostrato che le donne colpite da tumore del seno se oltre alle terapie specifiche riescono ad aggiungere una buona attività fisica riducono le probabilità di recidive e metastasi del 30%. È una questione di educazione, di cultura della salute. Proprio per parlare di educazione all’attività fisica e delle sue basi culturali abbiamo raccolto l’esperienza di un insegnante di educazione fisica, ora denominata Scienze Motorie, che durante la sua professione, ma anche da pensionato, ha dedicato tutto il suo tempo alla promozione dell’educazione all’attività fisica di tutti,  ma soprattutto dei più giovani. C oniugando la pratica dell’esercizio fisico anche ad un riscontro sociale di convivenza il risultato può essere un iter fondamentale per la formazione ed il rispetto delle regole. Il professor Manrico Carlacchiani, insegnante per tanti anni a Montecatini, poi in alcune scuole del Fermano, ha dedicato ed ancora dedica ora da pensionato la sua esperienza all’organizzazione di corsi e progetti per apprendere uno sport e sviluppare l’interesse per l’esercizio fisico in piccoli centri come Montappone, Massa Fermana, Monte Vidon Corrado dove non è possibile accedere a servizi analoghi presenti di solito in cittadine e città  più grandi. Prof. Carlacchiani, in che cosa consiste il suo impegno attuale di educazione all’attività fisica in questi piccoli centri? "L’attività fisica è dimostrato quanto sia importante per la salute di tutti noi. A scuola le ore di scienze motorie sono stimolanti per apprendere molte più cose del rapporto tra funzione del nostro corpo e salute, però sono abbastanza circoscritte sia nei tempi (2 ore settimanali) sia nella possibilità di suscitare un interesse che sia continuativo. Quando io ero insegnante mi occupavo di coinvolgere nel mio tempo libero in questi piccoli paesi il numero più ampio possibile di persone adulte in palestra. Era una novità e tanti sono stati gli attestati di riconoscimento di persone che trovavano la palestra un luogo di benessere fisico, ma anche di incontro, di socializzazione e di divertimento. Lasciata la scuola ho incominciato ad interessarmi dei più piccoli partecipando all’istituzione di una Polisportiva e poi tanti corsi di calcio e soprattutto tennis, lo sport che mi ha sempre affascinato che io stesso ho praticato ed ancora pratico".  Perché lo ha fatto e continua a farlo? "Lo faccio anche per me, per sentirmi attivo ed utile, questo dovrebbe essere un obiettivo per la salute di noi non più giovani. Per i ragazzi poi il mio lavoro ha una duplice finalità, ambedue riconducibili all’obiettivo più ampio di buona salute: i ragazzi imparano a praticare ed amare uno sport che potrà rivelarsi un piacere per sempre, imparano a consolidare la visione benefica dell’attività fisica ed inoltre socializzano ancora di più in maniera sana ed occupano soprattutto in estate il loro tempo libero con piacere e divertimento. Le loro famiglie sono contente e rassicurate sapendoli impegnati in luoghi sicuri dove persone con passione e competenza si occupano di loro. Per finire Prof. Carlacchiani qual è il programma per l’estate 2023? E che messaggio vuole lanciare? "Il programma per questa estate prevede dei corsi di attività psico-motoria per circa 50 ragazzi. Il messaggio deriva da una mia esperienza personale. Io ho sempre praticato attività fisica perché prima era inserita nel mio lavoro e poi perché appassionato. Ho giocato sempre a tennis senza mai disdegnare anche le belle camminate. Negli ultimi anni ho avuto delle problematiche di salute imprevedibili ed anche abbastanza serie, se lo ho superate ed ancora continuo a giocare a tennis lo devo alla mia costante e continua attività fisica. È il mio convincimento, ma anche quello degli specialisti che mi hanno seguito e un po’ studiato.  Ultima raccomandazione, che comunque è un obbligo: chiunque fa attività fisica sportivo-agonistica o amatoriale deve preventivamente sottoporsi ad una visita di idoneità presso centro di medicina dello sport autorizzati. E’ una forma di prevenzione molto opportuna per la serenità e sicurezza di tutti". 

18/06/2023 10:30
La sanità che verrà: considerazioni, idee e suggerimenti

La sanità che verrà: considerazioni, idee e suggerimenti

In questi giorni sono alle prese con una programmazione di comunicazione che ha al centro un argomento che va al di là di ogni capacità speculativa ed organizzativa di singoli individui, associazioni, partiti e persino istituzioni. L’argomento spinosissimo è l’organizzazione territoriale del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), qui nelle Marche il già annunciato piano sanitario regionale. L’assistenza sanitaria per i cittadini deve essere universale, puntuale, efficiente, con le stesse possibilità di accesso senza distinzione di provenienza, genere, ceto e reddito. Lo dice la Costituzione! Finora il nostro servizio sanitario si è distinto come uno dei migliori al mondo proprio per l’accessibilità a tutti e in tutte le strutture. Ultimamente sono emerse delle difficoltà ancor più accentuate dall’emergenza innescata dalla pandemia Covid. Liste di attesa lunghe e pericolose per la salute in ogni ambito e quasi dappertutto, dagli ambulatori per i consulti, nei servizi della diagnostica e nei reparti operatori; nei pronto soccorso attese incredibili e davvero tristi da constatare. In questa situazione rischia di sgretolarsi tutto il sistema e soprattutto la fiducia dei cittadini. Chi ha urgente bisogno e ne ha la possibilità è costretto spesso a rivolgersi alle strutture sanitarie private, non sempre con servizi convenzionati, all’occorrenza un impegno economico ingente che molti non sono in grado di sostenere. Cosa fare? Anzitutto affrontare il problema con umiltà. Le formule magiche veloci non esistono, esiste la possibilità di confronto e dialogo e senza girarci tanto intorno il confronto deve essere tra le strutture del servizio pubblico e quelle private, che nel tempo, vita la richiesta, sono cresciute molto di numero, un esempio nella nostra regione Marche. Alcune sono molto organizzate, dotate di tecnologia e servizi di ultimissima generazione. L’ideale sarebbe che il Servizio Sanitario Nazionale sia rivitalizzato, finanziato per ben soddisfare tutti i bisogni dei cittadini, ma sarà possibile? E poi, a questo punto tutte le risorse del settore che operano con investimenti privati che fine farebbero? Alcune sarebbero di élite ed opererebbero per pazienti ricchi, tante sarebbero costrette al fallimento. Non sarebbe comunque una perdita, uno spreco ed una ulteriore discriminazione? Coniugare i due settori con regole che garantiscano un accesso libero e alla portata di tutti i cittadini, dove il privato supporta il pubblico e il pubblico amalgama con il privato le sue funzioni con regole chiare e vincolanti, con suddivisione di compiti e servizi. E le terme con le loro sorgenti di proprietà pubblica non potrebbero avere un ruolo importante e di sicuro piacevole per i pazienti? Qui nelle Marche alcune stazioni termali hanno dimostrato tanta disponibilità, organizzazione e capacità soprattutto nel periodo della pandemia Covid. Ho la vaga idea che un progetto serio, fatto da competenti che sappiano coniugare tutti questi aspetti avrebbe un impegno economico totale uguale o forse minore di quello riscontrabile nei bilanci pubblici attuali e la salute di tutti sarebbe più in sicurezza. È una verifica di fattibilità anzitutto, poi un processo culturale ed infine politico. Con un unico principio intangibile: la difesa della salute è un diritto di tutti e tutti lo devono poter perseguire ricorrendo ai servizi migliori ed efficaci, in ogni luogo e nei tempi dovuti.

11/06/2023 11:00
I segreti per invecchiare bene tra amore e attività fisica: intervista al dottor Giorgio Mancini

I segreti per invecchiare bene tra amore e attività fisica: intervista al dottor Giorgio Mancini

L'attuale speranza di vita, molto più lunga rispetto al passato, crea nuove aspettative ed opportunità anche per chi è entrato nella cosiddetta "terza età" il cui limite gli studiosi e i geriatri tendono ad innalzare sempre di più oltre i 65 anni convenzionali. Negli ultimi decenni, le stagioni sono cambiate, le condizioni atmosferiche e climatiche sono mutate a causa di un impercettibile ma continuo riscaldamento del pianeta che ha prodotto inverni miti, estati torride, autunno e primavera sempre meno spesso connotati dalle loro tipiche caratteristiche. Al pari delle stagioni dell’anno solare, anche quelle della vita umana stanno mutando con un continuo allungamento della vita stessa e significativi elementi di assoluta novità, impensabili fino a non più di 50 anni fa.  Che ci siano connessioni nell’evolversi dei due fenomeni può essere un’idea suggestiva, benché mancante di un reale fondamento scientifico. Piace però evidenziare il continuo mutamento di tutte le cose, il "Panta rei" dei filosofi greci, che ha avuto la sua riprova nella storia, nei fenomeni fisici tangibili come nello spirito, nella vita nel suo complesso, i cui meccanismi non sono e forse non saranno mai svelati fino in fondo. Dopo questa premessa speculativa, la nostra pagina vuole occuparsi dell’evolversi delle stagioni dell’esistenza umana, di come si può allungare la vita e, soprattutto, di come viverla bene e con soddisfazione fino alla fine.  L’aumento della speranza di vita dipende da numerosi fattori: l’avanzamento della tecnologia che, tra le altre cose, ha permesso di tutelare l’igiene di un elemento essenziale come l’acqua; la conseguente diminuzione delle infezioni e i grandi progressi strumentali e farmacologici della medicina; le regolamentazioni sociali nel lavoro, la diffusione della cultura della prevenzione nella salute. La vita media che si allunga, non per tutti ma per molti, pone oggi il problema di individuare il fattore capace di amalgamare tutte le sue stagioni per colmarla di benessere e appagamento in tutte le sue fasi, che renda ogni momento degno e piacevole da vivere sia da giovani che da anziani, ovviamente con le dovute proporzioni. L’elemento capace di lenire i logorii fisici, psicologici e spirituali può essere anche l’amore. È questo un concetto che racchiude in sé tante immagini, ma, volendo trovare una definizione seppur incompleta e riduttiva, possiamo dire che l’amore è l’insieme di sensazioni in grado di stimolare al massimo le nostre risorse fisiche e mentali, coinvolgendoci in un’attrazione viscerale verso qualcuno o qualcosa.  Durante l’infanzia impariamo a riconoscere l’amore percependo quello che gli altri nutrono nei nostri confronti; chi non ne ha ricevuto da bambino fatica ad elargirne una volta cresciuto. Adolescenza e giovinezza segnano la scoperta dell’attrazione fisica, che ad un certo punto si trasforma in amore verso qualcuno e l’aspetto carnale del sentimento ci scuote fino a rapire e totalizzare la nostra mente. Poi crescendo l’amore può continuare a rivolgersi ad una persona in particolare ma si espande, in forme diversificate, verso i figli, le persone care, il lavoro, i nostri interessi. In tarda età solitamente figli e nipoti sono oggetto di amore, o meglio, per restare alla definizione, sono ciò che stimolano le capacità vitali. Ma, parlando dell’allungamento della vita e dei suoi risvolti, una considerazione particolare merita anche l’aspetto sessuale dell’amore. Esso si basa sullo stimolo ormonale innescato dalla natura per indurre la riproduzione della specie. Tale stimolo va decrescendo nell’uomo, ma può protrarsi fino alla tarda età, anche se l’atto in sé diviene sempre più difficoltoso per questioni "tecniche" dovute all’invecchiamento del sistema circolatorio. Nella donna, invece, l’impulso sessuale subisce un improvviso calo con l’arrivo della menopausa. Questo almeno era lo schema storicamente accettato, ma già da qualche tempo le cose hanno preso una piega ben diversa. Per l’uomo la farmacologia ha individuato il modo per superare le difficoltà circolatorie garantendo un deciso incremento della vita sessualmente attiva. Nella donna il meccanismo è decisamente più sottile e sofisticato: una donna in menopausa può sperare di vivere ancora molti anni e ciò la spinge ad attivare una serie di interventi a livello psicologico e comportamentale per piacersi, per piacere, per essere desiderata sempre più a lungo. Un mix di sensazioni e desideri che va a compensare lo stimolo ormonale venuto a mancare. Anche per la donna comunque la farmacologia sta muovendo i suoi passi per permettere una vita sessuale ancora appagante.  Tuttavia, la possibilità di vivere bene e a lungo la propria silver age è influenzata sia per l’uomo che per la donna da diversi altri fattori che possono essere quelli genetici, le occasioni sentimentali, la conservazione di un buono stato di salute con stili di vita appropriati. Ne parliamo con il dottor Giorgio Mancini, già direttore dell’U.O. di Geriatria dell’Ospedale di Macerata, oggi consulente del centro medico "Associati Fisiomed" e sempre molto impegnato nella ricerca dei migliori modi per la preservazione della salute degli anziani. Dott. Mancini, come tutelare la salute delle persone nella terza età ed oltre? "Bisogna affidarsi anzitutto a quanto la scienza e la medicina hanno messo in campo negli ultimi anni. Da sempre comunque l’attività fisica è la miglior forma di prevenzione e, in alcuni casi di cura. Svolta in forma lieve e moderata, non teme controindicazioni e apporta benefici a tutti gli organi. L’Active Aging è un messaggio molto positivo, eppure solo il 10-15% degli anziani pratica regolarmente attività fisica". Che tipo di attività fisica consiglia? "Basta camminare per stimolare tante funzioni vitali, ma vanno bene anche il nuoto, la bicicletta, il giardinaggio, il ballo. Siamo nati per muoverci e, assecondando questa nostra predisposizione in tutte le fasi della vita, possiamo sperare di vivere più a lungo senza disabilità". E l'attività intellettiva? "Il Premio Nobel Rita Levi Montalcini diceva 'il cervello non va mai in pensione'. Ogni giorno perdiamo circa cinquantamila cellule nervose, ma ne possediamo miliardi. Quelle che restano mantengono la loro connessione ed efficienza se coltiviamo interessi che ci piacciono: lettura, musica, radio, televisione, computer, teatro, cinema, vita sociale, volontariato. È bellissimo donare agli altri un po’ di ciò di cui abbiamo usufruito. È importante che gli anziani poi continuino ad interfacciarsi con i giovani, per esempio per trasmettere loro i segreti di tanti mestieri, per consegnare alle nuove generazioni le chiavi per realizzare il loro futuro tra passato e presente, tra esperienza e tecnologia". E l’amore?  È davvero possibile aspirare ad una vita sessualmente attiva anche nell’anzianità? "Attualmente ci sono molte condizioni che possono dare una risposta affermativa: miglioramento delle condizioni generali degli uomini e delle donne, gli ausili farmacologici sempre e comunque da utilizzare sotto controllo medico, una più grande possibilità di vita sociale ed individuale soddisfacente. Naturalmente l’approccio di ogni persona all’attività più intima della condizione umana è alla base di questa frontiera che non ha preclusioni per l'età".  L’alimentazione è importante? "Certamente e non solo per gli anziani. Cibi e prodotti semplici e genuini influiscono positivamente sul processo di invecchiamento e sulla prevenzione di gravi patologie come i tumori. La dieta mediterranea, quella autentica dei nostri nonni, è di gran lunga preferibile ad altri regimi, mode e tendenze alimentari. Per vivere più a lungo e bene dovremmo limitare le quantità per non appesantire l’organismo. Cereali, latte, pesce, poca carne, frutta e verdura a volontà e, di tanto in tanto, un buon bicchiere di vino rosso: non serve altro". Per concludere, dott. Mancini?     "Occorre raggiungere e conquistare un equilibrio interiore, stare in pace con se stessi e con gli altri, realizzare una sintesi di tutte le potenzialità fisiche, psichiche, affettive, intellettive proprie della persona. Quando poi subentrano malattie serie non dobbiamo accanirci su quanto perso, ma piuttosto ricercare le cure più appropriate per sostenere il corpo e le funzioni ancora valide. Un mio convincimento, che cerco anche per quanto possibile di applicare nella mia vita professionale, è la possibilità che l’organizzazione sanitaria pubblica dia un’assistenza domiciliare quando l’anziano è piuttosto fragile e viene colpito da malanni non tanto gravi. La tendenza è sempre quella di ricorrere all’ospedalizzazione; si rischia di peggiorare sia lo stato fisico che psicologico del paziente. Se il medico lo ritiene opportuno l’assistenza a domicilio è sicuramente molto preferita ed apprezzata dalla persona fragile. Per gli organizzatori della nostra sanità sia un punto su cui riflettere". 

04/06/2023 12:00
Estate e gambe gonfie, la salute delle vene: intervista al medico flebologo Daniele Travaglini

Estate e gambe gonfie, la salute delle vene: intervista al medico flebologo Daniele Travaglini

Gambe stanche e pesanti, formicolii, piedi e caviglie gonfi: sono disturbi che accomunano molte persone, soprattutto donne, principalmente durante l’estate. Ciò è dovuto a un malfunzionamento più o meno serio dell’apparato circolatorio, la rete di vasi sanguigni entro cui il sangue fluisce per raccogliere l’ossigeno immesso attraverso la respirazione e trasportarlo a tutte le cellule del nostro corpo. Nello specifico, questo compito è assolto dalle arterie, che, partendo dal cuore, portano sangue carico di ossigeno e nutrimento alle periferie del corpo. Da qui, il sangue deossigenato ritorna al cuore attraverso le vene. Se le arterie possono contare sull’azione del cuore, che pompa il sangue al loro interno, le vene si affidano ad un proprio “impianto idraulico” per ricondurre il sangue dalle zone periferiche del corpo a quelle centrali. Va da sé che, soprattutto a livello degli arti inferiori, la risalita del sangue può risultare difficoltosa a causa della forza di gravità. In molti casi ciò dà luogo a fastidi transitori, magari legati a una postura eretta protratta per troppo tempo, a calzature scomode o alle alte temperature che, dilatando le vene, ne ostacolano ulteriormente il lavoro.  Problemi seri sorgono invece quando si innescano delle vere e proprie flebopatie, come insufficienza venosa, flebite e tromboflebite profonda. La prima è una patologia cronica abbastanza frequente che ha luogo proprio nel momento in cui una vena importante (ad esempio la vena grande safena) diviene incontinente, cioè incapace di far risalire il sangue verso il cuore, determinandone il ristagno o la circolazione inversa. La vena in questione assume inoltre un antiestetico aspetto rigonfio e contorto, dando origine ad una varice, o vena varicosa. Chi presenta questa problematica rischia inoltre la formazione di trombi; essi possono originarsi in una vena superficiale, dando luogo ad una flebite, o nelle vene profonde. In quest’ultimo caso si parla di tromboflebite profonda, una condizione estremamente pericolosa dal momento che il trombo potrebbe staccarsi e, seguendo il ritorno venoso, giungere ai polmoni formando un embolo potenzialmente mortale.  Ad occuparsi di queste dinamiche è il medico flebologo, perciò abbiamo chiesto delucidazioni al dottor Daniele Travaglini, medico flebologo di lunga esperienza e rappresentante SIF (Società Italiana di Flebologia) nella regione Marche. Dott. Travaglini, quali sono i fattori di rischio per lo sviluppo di flebopatie?   "I fattori di rischio dovuti essenzialmente a stili di vita sono l’obesità, la sedentarietà, il fumo e l’uso eccessivo di sale. Altro fattore di rischio importante è connesso alla genetica; la familiarità nelle flebopatie è da tenere in gran conto essendoci un riscontro molto frequente. È da considerare per osservazioni obiettive e studi epidemiologici che le donne hanno una predisposizione maggiore per questo tipo di patologie. Si calcola che il rapporto donna/uomo sia di 3 a 1. Particolarmente frequenti soprattutto nelle donne in gravidanza e in quelle che fanno uso di contracettivi orali".  Come prevenire l’insorgenza di una flebopatia? "Esaminando i fattori di rischio, possono essere facilmente individuati gli elementi della prevenzione: una corretta alimentazione con uso moderato del sale, un’attività fisica misurata e costante, non fumare ed esaminare la casistica specifica nell’ambito familiare per sentirsi pronti ad ogni piccolo indizio sintomatico. L’eccessiva esposizione al sole nei mesi estivi con alta temperatura può essere un altro elemento aggravante".  Come curare queste patologie e quali sono i rischi se vengono trascurate? "L’esame da effettuare per analizzare lo stato delle nostre vene e controllare l’evoluzione di eventuali stati della patologia e i risultati della terapia e l’ecocolordoppler. Il rischio maggiore è la formazione di trombi che avviene soprattutto nelle flebopatie profonde. Quando è riscontrata una flebopatia è compito del medico flebologo ridurre sia il rischio suddetto ,sia il peggioramento dello stato iniziale che può riservare disagi funzionali ed anche estetici. La terapia per eliminare il trombo della vena è prevalentemente farmacologica, per mezzo di farmaci anticoagulanti.  È inoltre indispensabile usare dei tutori (calze) elastici, che velocizzano il flusso sanguigno, supplendo all'ostruzione del vaso e ripristinando una corretta circolazione. Il farmaco di prima linea per combattere la Trombosi Venosa Profonda è l'eparina, con i suoi derivati di base e di uso comune. La moderna medicina ha sviluppato già da anni farmaci anticoagulanti comodamente assumibili per via orale da prendersi però sotto stretto controllo medico. In ambito chirurgico per le varici ci sono trattamenti endovascolari, che mirano a chiudere i vasi senza eliminarli fisicamente. Essi si dividono in trattamento con radiofrequenza e trattamento laser. Entrambe le tecniche, termoablative, sono mirate all’occlusione del tronco safenico. Sono procedure mini-invasive, cioè non prevedono ferite chirurgiche. Possono essere eseguite in anestesia locale con/senza tumescenza, praticata dallo stesso operatore che esegue la termoablazione, risultando molto adatte a un trattamento realmente ambulatoriale”.  Quali sono le nuove frontiere della riabilitazione vascolare?  "Una delle pratiche riabilitative vascolari e soprattutto flebologiche era ed è ancora la passeggiata lungo la riva del mare con acqua salata ed ondulata che arriva fino al bacino. Da sempre anche la terapia termale ha avuto attenzione al trattamento vascolare con camminamenti in acqua minerale. I principi riabilitativi sono gli stessi della passeggiata in riva al mare, ma in questo caso è tutto più mirato ed organizzato e l’acqua può offrire l’azione di più minerali. Negli ultimi anni un bel percorso di studio e ricerca è stato fatto tra la SIF (Società Italiana di Flebologia) e Federterme per arrivare a degli ulteriori protocolli sperimentali. Qui nelle Marche vi sono stati  il primo confronto  di collaborazione e la prima applicazione dei principi della ricerca".

28/05/2023 11:00
La felicità può essere un obiettivo per tutti o un privilegio riservato a pochi?

La felicità può essere un obiettivo per tutti o un privilegio riservato a pochi?

La buona salute è il bene più grande, il suo valore aggiunto può essere il benessere la cui espressione trasfigurata è la felicità. Il tema della felicità è vecchio come il mondo, uno di quei concetti impossibili da catalogare e incastonare in schemi precisi e razionali. Tanti sostengono che la felicità non esiste e che è un’illusione irraggiungibile legata ai nostri sogni o alle nostre aspirazioni impossibili. Il paradosso - dicono - è che se talvolta si avvera qualche nostro sogno o qualche nostra aspirazione, non c’è neppure il tempo per essere soddisfatti e felici perché magari altri sogni ed altre aspirazioni appaiono all’orizzonte.  Altre linee di pensiero traducono il concetto di felicità nella possibilità di poter fare tutto quello che ci piace, frutto di un percorso fatto di speculazione intellettiva ed esperienza pratica fino ad arrivare ad uno stato di pace e serenità da godere in pieno, senza condizionamenti. Una volta mi è capitato anche di vedere uno “Speciale TG1” dedicato proprio alla felicità che tentava di dimostrare, attraverso degli esempi, che la felicità esiste, che va ricercata in noi stessi e tradotta in comportamenti coraggiosi e definitivi. Uno degli esempi era Padre Pietro, mancato qualche anno fa, ma in tantissimi lo ricordano. Era il frate eremita che sopra le Gole dell’Infernaccio, sui Monti Sibillini aveva costruito una chiesa con l’aiuto di amici dove viveva da solo in contemplazione della splendida natura e più “vicino a Dio” come lui diceva. Padre Pietro era felice e trasmetteva questo suo stato d’animo a chi andava a trovarlo. Altro esempio elencato da quel reportage televisivo era il guardiano del Duomo di Milano, felice dall’alto delle guglie sopra la città di accudire e sorvegliare uno straordinario patrimonio artistico oltre che simbolo spirituale. E poi anche un manager di successo che ancora giovane ha abbandonato tutto, carriera e denaro, per andare per mare e scrivere libri.  Naturalmente queste storie appassionano, sono molto suggestive, subito viene in mente di seguirne l’esempio, trovare la strada della felicità e percorrerla velocemente. Non c’è motivo di dubitarne: Padre Pietro era felice, il guardiano del Duomo di Milano e il manager pentito sono felici, ma quanti possono permettersi il loro percorso o meglio quanti hanno la capacità e la possibilità di intravedere quella via della felicità ed intraprenderla? Vuol dire che milioni e milioni di persone non possono essere mai felici?  Vivere felici significa sapersi isolare dal mondo, dalle sue dinamiche, dalle sue fatiche, dalle sue miserie e ritrovarsi in uno spazio incontaminato costruito dentro di noi ed avulso da tutto quello che ci circonda? La sofferenza, il dolore, la delusione non sono affatto contemplati nel carnet dell’uomo e della donna che possono essere felici? La forza, l’impegno per superare le difficoltà non sono il presupposto essenziale per sentirsi bene una volta che l’operazione è riuscita? Esiste la felicità senza il dolore? La felicità esiste come status raggiunto e perenne o è il modo di vivere che deve essere felice?  Le domande rimarranno senza risposta certa, ma se ognuno di noi cerca di perseguire i suoi ideali, la sua vocazione con onestà, tolleranza e solidarietà verso gli altri, rispetto verso sé stessi e verso tutti compresa la natura che ci circonda molto suscettibile ai nostri comportamenti, come dimostrano i tristi fatti di questi giorni, forse si imbatterà in sofferenze fisiche e psicologiche di se stesso e di quelli che vivono accanto a lui, ma avrà vissuto una vita vera e degna…felice.  Questo deve valere per tutti, per chi si isola in contemplazione sopra un monte, ma anche per la grandissima moltitudine di uomini e donne che ogni giorno lavorano, accudiscono i loro figli e faticano con coraggio e volontà per dare un senso compiuto alla loro vita.   

21/05/2023 12:05
"Maledetta primavera", allergie stagionali: come intervenire. Intervista alla dott.ssa Calamita

"Maledetta primavera", allergie stagionali: come intervenire. Intervista alla dott.ssa Calamita

Ogni anno è la stessa storia; se l’arrivo della primavera è generalmente accolto con favore, per una categoria di persone la bella stagione è foriera di disagi più o meno gravi. Parliamo di chi soffre di allergie stagionali, anche dette impropriamente "febbre da fieno". Difatti le graminacee - il fieno, appunto - sono solo una categoria di piante in grado di sensibilizzare una buona fetta di popolazione: si stima infatti che gli italiani coinvolti da questo problema siano circa 10 milioni. Altri allergeni sono nocciolo, betulla, artemisia, ambrosia, ontano, pioppo, cipresso, olivo e parietaria, solo per citare i più conosciuti. La loro impollinazione non è affidata al lavoro degli insetti, come nel caso delle piante da fiore, ma alle correnti d’aria che trasportano i pollini anche a molti chilometri di distanza. Va da sé che l’incidenza delle allergie varii notevolmente in base alla zona e al periodo, come evidenziano i calendari pollinici, dove viene riportata la concentrazione dell’allergene nelle diverse aree climatiche (in Italia se ne contano sette) in ogni mese dell’anno. Il calendario pollinico è uno strumento utile a chi soffre di rinite allergica, a cui si affiancano dei veri e propri bollettini meteo-pollini stilati quotidianamente dall’apposito centro di monitoraggio. à Ma evitare totalmente il contatto con l’allergene è decisamente difficile, se non impossibile…e allora che fare? Abbiamo affrontato l’argomento con la dottoressa Simonetta Calamita, otorinolaringoiatra e medico esperto in malattie allergiche e disturbi respiratori del sonno, consulente a Macerata del centro medico "Associati Fisiomed". Come e perché si manifestano le allergie stagionali? "L’allergia è un’eccessiva risposta del nostro sistema immunitario verso alcune sostanze chiamate allergeni. Esiste una predisposizione familiare che, insieme alla frequente esposizione a sostanze allergizzanti, nel corso della vita può portare a sviluppare un’allergia. Tra le cause principali troviamo i pollini, ma in questo periodo possono acuirsi i fastidi anche delle persone allergiche agli acari della polvere o ai peli di animali domestici. L’esposizione può avvenire per via inalatoria, per via iniettiva, per ingestione o per contatto. I sintomi tipici di un’allergia sono riniti ricorrenti, tosse, difficoltà respiratoria, congiuntivite, prurito diffuso o localizzato al cavo orale, edemi ed eritemi, ma, nei casi più gravi, si può arrivare allo shock anafilattico". Come si identifica precisamente l’allergene incriminato? "Si può ricorrere a test cutanei. I Prick test, in particolare, consentono di testare in un’unica seduta i principali allergeni, specialmente gli inalanti e gli alimenti.  Si può anche procede a un test allergene-specifico con dosaggio delle immunoglobuline (IgE), per il quale va prelevato un campione di sangue del paziente". Una volta individuato l’allergene, come si procede? "Ovviamente bisogna evitare il più possibile l’esposizione alla sostanza allergizzante e, qualora ciò non fosse pienamente realizzabile, intraprendere una terapia specifica per alleviare i sintomi. Risultano generalmente efficaci spray nasali a base di corticosteroidi, a cui possono associarsi (o essere utilizzati come alternativa) farmaci antistaminici e decongestionanti. È necessaria la prescrizione medica. In casi particolarmente delicati, si può ricorrere all’immunoterapia specifica, con l’obiettivo di ridurre la reattività del soggetto verso l’allergene. Inizialmente viene somministrata al paziente una dose di allergene talmente minima da non provocare reazioni, poi si prosegue aumentando leggermente le dosi, in modo che il sistema immunitario possa gradualmente abituarsi all’allergene. L’immunoterapia per le allergie stagionali prevede la somministrazione dell’allergene nella formulazione sublinguale o attraverso iniezioni. Va però sottolineato che, nel caso specifico della rinite allergica, l’immunoterapia va fatta dopo questo periodo dell’anno, così che possa essere efficace l’anno successivo".   

14/05/2023 11:00
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