di Fabrizio Scoccia

Unitre Macerata: 27 corsi e laboratori, "la cultura della salute" interessante e utile per tutti

Unitre Macerata: 27 corsi e laboratori, "la cultura della salute" interessante e utile per tutti

Martedì 9 settembre nella sala dedicata alla comunicazione del centro medico “Associati Fisiomed” di Sforzacosta si è tenuta la presentazione alla stampa dell’Unitre Macerata. Presenti gli ideatori e gestori con tanti docenti designati per i vari corsi, il mondo della comunicazione del territorio al gran completo. Davvero una bella sensazione, quasi un ristoro per i tempi che viviamo, vedere tanta gente contenta di dare il proprio contributo di adesione e di impegno professionale ad una iniziativa del volontariato già sperimentata e di successo in tante parti, ma che mancava a Macerata. Uno sguardo nella sala gremita rilevava nei volti emozione e soddisfazione, perfino l’eleganza delle signore ben contribuiva al clima di festa. L’amministratore unico di Associati Fisiomed Enrico Falistocco ha dato il benvenuto, ha confermato l’impegno di Associati Fisiomed non solo nella gestione dei servizi sanitari di primo livello, ma anche a tutto quello che può essere utile al bene sociale, alla ricerca del benessere dei cittadini, in questo caso alla programmazione di Unitre dell’impegnativo corso "La cultura della salute". Ha annunciato la disponibilità di professionisti della comunicazione sanitaria e specialisti medici pronti a soddisfare l’esigenza di una buona informazione medico-scientifica per la prevenzione della malattia. Il Presidente di Unitre Macerata Renzo Serrani ha ringraziato tutti i partecipanti per la presenza e la disponibilità, ha sottolineato il particolare impegno di alcuni, ha spiegato bene l’esigenza di una sempre maggiore consapevolezza, della necessità di virtuose iniziative rivolte al benessere: fanno crescere tutti, chi le realizza e chi le riceve in una armonia sociale in questi tempi particolari e difficili. La direttrice responsabile dei corsi di Unitre Macerata, professoressa Nicoletta Sabatini, ha sottolineato l’impegno per la realizzazione dei 27 corsi previsti, la grande disponibilità di professionisti di ottimo livello a proporre la loro conoscenza e la loro esperienza alle tre età: giovani, adulti ed anziani. I corsi sono circoscritti nell’ambito delle discipline umanistiche, scientifiche ed artistiche, ma possono essere amalgamate in un progetto di umanesimo generale come ha tenuto a sottolineare la Professoressa Sabatini, considerando anche l’impegno di volontariato sociale che esse rappresentano. Tra i docenti, in questo caso meglio dire coordinatore, anche chi cura questa rubrica, in collaborazione con Associati Fisiomed. Con l’impegno di medici ed operatori sanitari che operano in quel centro medico, abbiamo stilato un programma di più di 20 incontri da metà ottobre fino ad aprile tutti i mercoledì pomeriggio con pausa durante il periodo natalizio. Verranno trattati gli argomenti della salute più importanti e sentiti, più idonei alla ricerca della prevenzione della malattia e del benessere. Nella manifestazione di martedì scorso ho avuto occasione di cosa vuol dire per me "cultura della salute". La cultura non è solo conoscenza e nozionismo, è anche partecipazione, saper adeguare a ciò che si apprende anche i propri comportamenti e stili di vita. Significa anche diventare veicolo di diffusione di questa cultura perché diventi sempre più una evidenza importante della vita sociale. Lunedì 15 settembre inizieranno le iscrizioni all’Unitre Macerata. 331 1221741 è il numero a cui rivolgersi per informazioni, macerata@unitre.net è l’indirizzo e-mail, https://unitremacerata.com il sito. Sono presenti anche informazioni dei corsi sulla pagina facebook Unitre Macerata- Università delle tre età.

14/09/2025 11:50
Sport e salute: il binomio vincente per il benessere di corpo e mente

Sport e salute: il binomio vincente per il benessere di corpo e mente

Tra le forme di tutela della salute e di prevenzione della malattia è sicuramente da annoverare l’attività fisica. Sollecita la funzione degli organi del nostro corpo, sicuramente l’apparato muscolo-osteo-articolare, ma anche il sistema circolatorio con interferenze positive in tutti gli organi fino a stimolare anche il nostro diffuso e multiforme sistema immunitario, guardiano principe della nostra buona salute. L’attività fisica deve essere nei modi e nei tempi conforme allo status e alle situazioni particolari degli individui; l’unica cosa certa è che va ricercata e praticata con buona continuità e in tutte le fasi della vita, dall’infanzia fino alla vecchiaia. Questo ruolo riconosciuto e il benessere percepito fin dagli albori della storia ha stimolato l’uomo a trasformarla in forme di competizione con sé stessi e con gli altri. La storia è piena di lontani ricordi di gare in diverse specialità, dove era stata convogliata e circoscritta la forma fisica coniugata con la mente, fonte di strategia e passione: i requisiti naturali dell’atleta in gara. Già nell’antica Grecia le Olimpiadi erano un grande avvenimento popolare; la corsa a piedi, a cavallo, il lancio del disco… tante erano già allora le forme di sport. Nel tempo le specialità sportive si sono moltiplicate, hanno rappresentato anche la cultura e la storia di popoli e nazioni. Oggi le attività sportive sono innumerevoli, per la maggior parte hanno un riconoscimento globale, rivestono un ruolo sociale importante, si sono differenziate nella pratica amatoriale, dilettantistica e, per molti sport, anche professionistica. Inoltre l’influenza economica dello sport non è trascurabile. Lo sport ha subìto le innovazioni della storia, ma ha conservato il suo ruolo originario di coesione sociale, di ricerca del benessere individuale, di viatico per la protezione della salute. Un ruolo ormai istituzionalizzato di un fenomeno diffuso virtuoso per il corpo e la mente, per la crescita come per la conservazione, va curato con regole e servizi che diano la possibilità ad atlete ed atleti amatoriali o professionisti di esprimersi al meglio e senza rischi. Proprio in questa visione, in Italia vige una legge che obbliga chiunque voglia fare sport organizzato e usufruire di impianti sportivi a sottoporsi a visita medica che certifichi l’idoneità all’attività sportiva praticata. Gli esami vanno praticati con una gradualità di approfondimento dall’amatoriale alla professionistica. Accanto a questi doverosi obblighi di legge si sta diffondendo l’esigenza di servizi aggiuntivi che creino, con i servizi sanitari per l’idoneità, anche la diagnosi e cura di eventuali infortuni, formando un polo di riferimento completo per la tutela dell’atleta e il suo massimo rendimento in sicurezza e con benessere percepito. L’alimentazione, la conoscenza anatomica e fisiologica del nostro corpo con tutte le sue possibili reazioni sotto stress agonistici, e il supporto psicologico, sono elementi che migliorano la consapevolezza di come vivere l’esperienza di praticante sportivo. Un modello così concepito, con tanta professionalità e moderna strumentazione per visite mediche e cura di alcuni infortuni, coniugato anche con uno specifico servizio di comunicazione gestito da autorevoli fonti specialistiche a disposizione di squadre, club o semplici amatori, è stato istituito nel nostro territorio dal Centro Medico Associati Fisiomed nella sua nuova sede a Sforzacosta. Un’esperienza già da qualche tempo praticata e molto apprezzata, sicuramente uno scatto in avanti di come utilizzare al meglio lo sport nella tutela della salute.

31/08/2025 14:30
Bellezza e salute: oltre l’apparenza, verso il fascino autentico

Bellezza e salute: oltre l’apparenza, verso il fascino autentico

La bellezza e la salute sono sicuramente i due elementi della nostra vita a cui aspiriamo di più. Insieme sono diventati anche uno slogan pubblicitario molto efficace, a volte rappresentano la denominazione stessa di centri estetici, centri benessere e persino poliambulatori. Tra le due categorie ci sono sicuramente connessioni, parlarne ci può anche aiutare nella nostra particolare ricerca per essere “più sani e più belli”. Ma cos’è la bellezza? È sicuramente una percezione sensitiva in cui la vista la fa da padrone, il tatto può portare il suo contributo, l’olfatto in certe situazioni ne può esaltare i particolari, il gusto mi pare non abbia alcun ruolo. I canoni di bellezza, storicamente, sono cambiati ed evoluti rispecchiando quelle che sono le tendenze sociologiche e culturali racchiuse in quel termine abbastanza generico che è la “moda”. Quando si parla di bellezza la storia ci ha consegnato maggior attenzione verso le donne piuttosto che verso gli uomini, tutto perché magari la donna ha subìto nel tempo un’emarginazione sociale, relegata alla procreazione con quindi una maggior propensione a dover rappresentare anzitutto con la sua bellezza un’attrazione sessuale, fondamentale per la conservazione della specie. L’uomo ha avuto sempre più opportunità per far valere, attraverso il lavoro ed il ruolo sociale, la propria identità. Per capire meglio quanto gli impulsi sociali condizionino i canoni di bellezza basta ricordare che fino a non molti decenni fa, quando ancora alimentarsi a sufficienza non era così scontato, la donna prosperosa e rubiconda e l’uomo in carne erano considerati belli, perché rappresentavano una buona locazione economica e quindi sociale. Veniamo ai nostri giorni. I canoni di bellezza sono stati completamente sconvolti dal benessere diffuso ed anche la bellezza fisica dell’uomo ha acquisito una valenza che prima non aveva. Ciò è avvenuto certamente per l’emancipazione della donna, più indipendente, più inserita nel contesto generale e quindi con la possibilità di essere più attenta agli input dei propri sensi verso l’altro sesso. Quello che però non è cambiato, e penso valga ancora di più oggi, è la necessità di una valutazione globale dei canoni di bellezza. I lineamenti del viso, i capelli, lo sguardo, il colore degli occhi, l’altezza, l’armonia del corpo, con qualche differenziazione tra donna e uomo, sono sicuramente gli attributi a cui fa riferimento il concetto di bellezza fisica. La vita e tanti episodi che caratterizzano il suo svolgimento ci dà sempre l’occasione di constatare che questi attributi non possono essere i soli per definire bella una persona. Quali sono allora i valori che integrano la bellezza, che l’arricchiscono, che la conservano, che addirittura la possano creare quando nella percezione sensitiva non c’è? L’intelligenza, la cultura, il buon senso, la simpatia intesa come attenzione, solidarietà e bontà verso gli altri, sono capaci di incastonare la bellezza in un involucro nuovo e indistruttibile che possiamo chiamare carattere, classe, personalità, fascino… Sono questi i punti di arrivo davvero essenziali sia per la donna che per l’uomo e nel tempo è molto più facile riconoscere l’importanza per la propria bellezza degli elementi spirituali più che di quelli fisici. Quante donne, se non supportate da un bagaglio di forza interiore, crollano davanti ai segni del tempo che tendono a ledere la loro bellezza fisica? Quante donne si chiudono in loro stesse perché si sentono brutte? Alcune donne, invece, pur non essendo belle ed anche non più giovani, riescono a proporre in maniera prepotente la loro personalità. Quante donne hanno dovuto subire l’umiliazione di constatare che i loro soli connotati fisici, anche se notevoli, non bastavano più? E l’uomo? Negli ultimi anni l’estetica maschile ha avuto un boom inverosimile, ma mi pare ancora più umiliante che per le donne dover ad un certo punto percepire, se non c’è una personalità di spessore alle spalle, di essere un oggetto da guardare al massimo per un utilizzo temporaneo. E la salute? La salute non è solo assenza di malattia, è anche ricerca di benessere e convivere in maniera soddisfacente con il proprio corpo non può essere che utile. La ricerca di bellezza però, se non passa attraverso il filtro dei nostri valori interiori, può rivelarsi deleteria anche per la salute. Nell’era del “magro è bello”, l’anoressia e la bulimia che ne sono una conseguenza, sono diventate delle piaghe sociali, che compromettono la salute di adolescenti e non solo. Una corretta alimentazione e soprattutto una costante attività fisica coniugano in maniera virtuosa la bellezza del nostro corpo e la sua salute. L’utilità di certi interventi di chirurgia plastica va ricercata nella psicologia degli individui interessati, ma certo fa un po’ impressione vedere cambiare i connotati delle persone. Vorrei chiudere questa piccola riflessione con degli esempi di bellezza che sono riusciti a prescindere da canoni, mode e tendenze. Il fascino è l’espressione giusta, l’amalgama positivo che una persona riesce a trasmettere agli altri, è la sublimazione della bellezza e può fare anche a meno dell’aspetto fisico: Madre Teresa di Calcutta, Rita Levi-Montalcini, Margherita Hack, semplicemente affascinanti. Anna Magnani, Barbara Streisand, Meryl Streep, donne non belle, ma “bellissime” perché sopraffatti dal loro fascino. Bisogna avere la forza di creare questo fascino, di ricercarlo in noi stessi e di stimolarlo negli altri, soprattutto nelle donne che pensano di aver raggiunto la vetta con la bellezza che si vede.

24/08/2025 10:10
La terapia del dolore: intervista al dottor Luigi Filippo Nardi

La terapia del dolore: intervista al dottor Luigi Filippo Nardi

Il dolore con la sua varia intensità e diffusione nel nostro organismo è il sintomo che rivela una condizione patologica ed influisce sulla qualità della vita. Trattarlo per ridurlo o eliminarlo è sicuramente una priorità terapeutica. Il dolore cronico è un problema che affligge milioni di persone, ma non bisogna mai arrendersi, esistono soluzioni efficaci, personalizzate e accessibili a tutti. Ne parliamo con il dottor Luigi Filippo Nardi specialista in Anestesia e Riabilitazione, terapia del dolore e cure palliative, già Direttore UOC terapia del dolore e cure palliative all’Ospedale di Macerata, dal 2018 libero professionista, consulente presso il centro medico Associati Fisiomed. Dr. Nardi, che cos’è la terapia del dolore? "La terapia del dolore è una disciplina medica che si occupa della diagnosi e del trattamento del dolore persistente, spesso slegato da un evento acuto. Non si tratta solo di prescrivere farmaci, ma di costruire un percorso che può includere terapie fisiche, tecniche infiltrative, approcci alternativi come l’ozonoterapia e anche il supporto psicologico. L’obiettivo è ridurre la sofferenza e restituire una vita dignitosa ai pazienti". Quali tipi di dolore si possono curare? "La gamma di disturbi trattabili è molto ampia. Si possono affrontare dolori alla schiena come lombalgie o sciatalgie, dolori articolari, nevralgie, cervicalgie, dolori legati alla malattia oncologica, dolori post-chirurgici e quelli legati a malattie croniche come artrosi, diabete o fibromialgia. Ogni dolore ha una causa e richiede una strategia mirata, personalizzata in base al paziente". L’ozonoterapia è una soluzione concreta? "Negli ultimi anni, l’ozonoterapia si è affermata come trattamento efficace e ben tollerato. Utilizziamo una miscela di ossigeno e ozono che ha proprietà antinfiammatorie, antidolorifiche e rigenerative. È utile per ernie discali, artrosi, infiammazioni muscolari e persino per malattie reumatologiche fuori terapia, disturbi post-Covid e sindromi croniche come la fibromialgia. Se eseguita da medici esperti, è una terapia sicura e naturale, che consente spesso di evitare l’uso continuativo di farmaci". Che risultati si possono aspettare? "I benefici possono variare da persona a persona, ma in molti casi i miglioramenti sono rapidi e duraturi. Dopo poche sedute, molti pazienti avvertono una significativa riduzione del dolore e un miglioramento nella mobilità. Tuttavia, è importante seguire un percorso personalizzato, stabilito dopo una valutazione medica approfondita". È sicura la terapia del dolore? "Sì, se effettuata da Medici esperti in farmacologia, nell’utilizzo delle tecniche antalgiche di base ed avanzate, e con una buona padronanza di strumenti come l’ecografo, che permette di visualizzare in tempo reale muscoli, tendini, nervi, articolazioni e altre strutture anatomiche. Grazie a questa guida, le infiltrazioni (sia farmacologiche sia a base di ozono) possono essere eseguite con estrema accuratezza, andando a colpire direttamente il punto infiammato o dolente, senza danneggiare i tessuti circostanti". È sempre necessario operarsi quando il dolore è forte? "No, nella maggior parte dei casi si può evitare l’intervento chirurgico. Con tecniche come infiltrazioni mirate, radiofrequenza o trattamenti come l’ozonoterapia, è possibile ottenere un grande miglioramento. L’importante è agire in tempo, senza rassegnarsi al dolore. Anche chi soffre da anni può trovare sollievo con un percorso corretto. La medicina del dolore ha fatto grandi progressi. Nessuno dovrebbe vivere con la sofferenza senza cercare una soluzione". 

27/07/2025 10:10
Nasce "Teen Pit Stop": il progetto per gli adolescenti ideato dalla pediatra Mirella Staffolani

Nasce "Teen Pit Stop": il progetto per gli adolescenti ideato dalla pediatra Mirella Staffolani

La gestione della salute a qualsiasi età e ancor più nell’età adolescenziale, per i riflessi che può avere nel resto della vita, ha bisogno di strutture e progetti anche originali nella loro programmazione per venire incontro alle esigenze sempre più nuove e alle dinamiche di vita sempre più veloci che riscontriamo. Sono iniziative che possono diventare anche modelli per una generale tutela della salute nel servizio pubblico. Oggi vogliamo analizzare un progetto denominato “Teen Pit-Stop” rivolto agli adolescenti ideato dalla dott.ssa Mirella Staffolani, già dirigente medico pediatra all’ospedale di Civitanova Marche e poi a quello di Macerata, oggi consulente del centro medico Associati Fisiomed. - Perché un nuovo servizio dedicato agli adolescenti? "Come pediatra sento urgente il bisogno che i ragazzi possano trovare in uno spazio loro dedicato la risposta ai molti problemi che spesso, in un'età così vulnerabile e critica per la loro crescita e la costruzione della loro identità, possono essere risolti. Lavorando, ormai in pensione, presso il Centro Fisiomed, ho avuto la possibilità di rapportarmi con diversi specialisti, con i quali ho condiviso questa idea, subito da tutti accolta con entusiasmo". - Quali saranno gli specialisti coinvolti? "L'Equipe sarà composta da me come Pediatra, da una Nutrizionista, la drssa Elisa Pelati, da una Psicologa, da una Neuropsichiatra, la drssa Nelia Zamponi, da diversi Ginecologi (Drssa Claudia Curzi, drssa Gemma Lucarini, Dr Francesco Maiacano), dalle Ostetriche drssa Melissa Falistocco e drssa Eleonora Foglia". - Come si articola il percorso? "Dopo un'accurata anamnesi e visita medica effettuata dal Pediatra, l'adolescente, in base alle problematiche rilevate, sarà indirizzato allo specialista di competenza, per poi essere reinviato al Pediatra (o al proprio medico curante). Questo progetto nasce infatti dalla consapevolezza che, in un periodo storico critico per la Sanità, dovuto alla carenza di personale, è necessario creare alternative valide. Gli adolescenti necessitano di ascolto e quindi di molto tempo dedicato, che non sempre il pediatra di libera scelta o il medico di famiglia può ritagliarsi. Vorrei che il Centro Fisiomed diventasse per loro uno spazio dedicato ai loro bisogni, dove avranno anche la possibilità di sperimentarsi, essere protagonisti e proporre a noi specialisti temi di loro interesse su cui discutere. Penso ad esempio al grande problema delle malattie sessualmente trasmissibili (che da diversi anni insieme ad altri colleghi trattiamo in molti ambiti scolastici della nostra Regione), che costituiscono, come dichiarato dall'Oms, un problema emergente con conseguenze gravi, spesso sconosciute ai ragazzi. Informare i ragazzi di oggi affinché diventino adulti consapevoli e possano vivere la loro sessualità in modo sano e completo. Educare all'affettività ed alla sessualità consapevole. Faremo degli incontri a tema su problematiche da loro suggerite e di loro interesse, avendo a disposizione presso il Centro Fisiomed uno spazio adeguato. Alcuni incontri, ad esempio su temi di educazione alimentare o delle dipendenze patologiche, saranno aperti anche ai genitori, perché il coinvolgimento della famiglia è necessario ed insostituibile per cercare di risolvere i problemi dei nostri figli. - Come si chiama questo progetto? "Teen Pit Stop :uno spazio per fermarsi e riflettere su un'età che, come le macchine di formula uno, a volte va troppo in fretta con tutti i rischi connessi alla velocità. Partirà a settembre 2025, proprio per dare possibilità ai ragazzi di fare un check-up in un periodo di minore impegno scolastico. Veicoleremo così il messaggio che loro stessi sono i primi artefici della propria salute e del proprio benessere".

20/07/2025 10:40
Sport e alimentazione: conversazione con la nutrizionista Elisa Pelati

Sport e alimentazione: conversazione con la nutrizionista Elisa Pelati

L’estate, la bella stagione, è il periodo in cui si fa più attività sportiva. Non solo professionisti dello sport, non solo dilettanti ed amatori, ma anche tanti uomini e tante donne di qualsiasi età approfittano per un’attività fisica più intensa e libera. L’alimentazione naturalmente rappresenta per tutti un elemento importante di cui tenere conto per rendere di più e divertirsi di più con lo sport. Non solo d’estate… L’attività fisica in generale e quella sportiva in particolare sono elementi essenziali per lo sviluppo e conservazione del nostro organismo, per la protezione della salute ed anche per arricchire la qualità della vita. Molte bambine e molti bambini, fin dalla tenerissima età, sono inviati alla pratica di uno sport, un interesse che spesso riesce a coinvolgerli per essere mantenuto anche in età adolescenziale, giovanile ed adulta. Spesso l’attività sportiva è anche un’attività agonistica inquadrata in club, squadre ed associazioni, altre volte è un’attività amatoriale. In ambedue le situazioni ormai la legge prevede delle indagini mediche per avvalorare l’idoneità all’attività. Nei centri di medicina dello sport più illuminati e con servizi adeguati è previsto anche un sussidio ulteriore di informazione e cultura per essere utile ad una migliore attività sportiva e con più sicurezza. Uno degli aspetti certamente più importanti per chi fa attività sportiva è quello nutrizionale. Ne parliamo con la Dott.ssa Elisa Pelati dietista e nutrizionista, consulente presso il servizio di medicina dello sport nel centro medico Associati Fisiomed di Macerata. Dott.ssa Pelati, esiste la dieta “perfetta” per lo sportivo?  “La dieta dello sportivo deve, per prima cosa, prendere in considerazione le caratteristiche fisiche individuali, rispondendo alle preferenze alimentari e ai bisogni dell’atleta, oltre che gli specifici programmi di allenamento e i vari impegni agonistici. Esistono strategie nutrizionali alle quali riferirsi, ben consolidate da un punto di vista scientifico, che però non bastano per evitare la nascita di nuovi suggerimenti e schemi nutrizionali, spesso fantasiosi, che vengono presentati come “innovativi” e “validi”, ma che, in realtà, minano la salute fisica e mentale degli atleti.  Non esistono alimenti “magici” o diete “miracolose” in grado di ottimizzare la prestazione sportiva: solamente delle giuste scelte nutrizionali, da portare avanti nel corso dell’intera carriera agonistica, possono aiutare l’atleta ad avere un organismo efficiente e pronto a rispondere al meglio alle varie sfide sportive”. Quali sono gli errori più comuni dei giovani atleti e quali sono le strategie che possono aiutarli a modificare la loro alimentazione? “Quello che mi sento di sottolineare è la gestione non ottimale della prima parte della giornata, con una colazione assente o scarsa e di spuntini a basso potere nutritivo; uno scarso consumo di verdura, legumi e frutta secca; eccessivo consumo di snack e bevande zuccherate e inadeguata idratazione. In questo contesto è fondamentale sottolineare il ruolo centrale dell’educazione alimentare, che, a mio avviso, dovrebbe essere sempre più presente all’interno delle società sportive e delle scuole. Valide abitudini alimentari contribuiscono ad ottimizzare non solo le prestazioni sportive e il recupero post gara e post allenamento ma anche la salute fisica e mentale, prevenendo le malattie croniche non trasmissibili che sono tipiche della nostra società”.   Gli integratori servono davvero ad uno sportivo?  “Una alimentazione varia, equilibrata e personalizzata soddisfa tutti i fabbisogni nutrizionali dell’organismo e non richiede l’uso di integratori. L’eventuale utilizzo di prodotti a fini energetici e di prodotti destinati alla reintegrazione delle perdite idrosaline, che deve essere comunque valutato con professionisti esperti, non può quindi andare a sostituire gli alimenti, che dovrebbero rappresentare sempre la prima scelta per una gestione ottimale della prestazione sportiva”.  Quali sono i consigli che si sente di dare agli sportivi che ci leggono?  “Per prima cosa, è fondamentale affidarsi a personale esperto, che sia in grado di comprendere i bisogni individuali e di supportare l’atleta con le più recenti evidenze scientifiche. Attenzione, soprattutto, ai consigli che si trovano nei social media e, in generale, su internet, perché spesso si tratta di falsi miti alimentari, che si possono rivelare molto pericolosi per la salute dell’atleta. Ricordo che i modelli alimentari riconosciuti a livello scientifico, se ben strutturati, come validi e sicuri, anche in ambito sportivo,  sono il modello mediterraneo, che si basa per la maggior parte su alimenti vegetali, il modello vegetariano e quello vegano.  L’alimentazione dovrebbe coprire il dispendio energetico giornaliero, prevedere il consumo di alimenti provenienti da tutte le categorie alimentari in base al modello alimentare seguito, con una ottimale distribuzione dei pasti durante la giornata, così da favorire adeguate riserve muscolari ed epatiche di glicogeno, prevenire l’ipoglicemia, “disagi” gastrointestinali e la giusta introduzione di carboidrati, proteine e grassi, nonché vitamine e sali minerali.  Oltre al cibo, l ’idratazione è fondamentale: fornire all’organismo giuste quantità di acqua, prima, durante e dopo l’attività, oltre a supportare la prestazione fisica e prevenire l’eccessiva perdita di liquidi, permette di ridurre stanchezza, carenza di concentrazione e di lucidità”.   

13/07/2025 13:05
Il linfidema: una condizione patologica da controllare e gestire

Il linfidema: una condizione patologica da controllare e gestire

La stagione è già molto calda e si prevede che lo sarà a lungo. Tra le condizioni patologiche che maggiormente possono essere aggravate dalle alte temperature c’è sicuramente il linfedema, gonfiore causato da un accumulo di linfa nei tessuti. In estate può essere più acuto a causa dell’aumento della temperatura e della vasodilatazione che ne consegue. Proprio per questa possibilità pare opportuno oggi parlare di questa particolare patologia con l’operatore sanitario che si occupa del controllo e riduzione del linfedema: il fisioterapista. Ne parliamo con il Dr. Vincenzo Di Costanzo operatore presso il centro medico Associati Fisiomed. Di Costanzo cos’è il linfedema e da cosa può essere causato? "Il linfedema è un gonfiore anomalo e persistente, che si sviluppa quando il sistema linfatico non riesce più a drenare correttamente la linfa, cioè un liquido ricco di proteine e scorie. Questo provoca un ristagno nei tessuti, più spesso in un braccio o in una gamba. Può essere primario, cioè congenito, oppure secondario, ad esempio in seguito ad interventi chirurgici (come la mastectomia con rimozione di linfonodi), radioterapia o traumi. È una condizione cronica, ma se diagnosticata e trattata precocemente, può essere ben gestita." Quali segnali possono far pensare a un linfedema e come si arriva alla diagnosi? "I primi segni sono spesso un gonfiore localizzato, una sensazione di pesantezza o tensione nella pelle, e in alcuni casi una riduzione della mobilità dell’arto. All'inizio il gonfiore può comparire solo a fine giornata e migliorare con il riposo, ma col tempo diventa stabile. Per la diagnosi si parte dall’esame clinico e si può ricorrere all’ecografia oppure esami più avanzati come la linfoscintigrafia e la fluorescenza con ICG, che mostrano il funzionamento dei vasi linfatici." In cosa consiste il trattamento e che ruolo ha il linfodrenaggio manuale? "Il trattamento più efficace è la cosiddetta Terapia Decongestiva Complessa, che include: linfodrenaggio manuale, una tecnica eseguita da fisioterapisti specializzati, questo metodo prevede movimenti manuali lenti, ritmici e molto delicati, eseguiti in una sequenza precisa, con lo scopo di stimolare il deflusso della linfa nei vasi superficiali e favorirne il riassorbimento. Il metodo Vodder è particolarmente indicato perché rispetta la fisiologia del sistema linfatico e aiuta a ridurre l'infiammazione e il dolore, migliorando nel tempo la qualità della vita del paziente. Bendaggi multistrato o tutori elastici, per mantenere la riduzione del volume.   Esercizi attivi mirati, che aiutano il ritorno linfatico sfruttando il movimento muscolare. Cura della pelle, per evitare infezioni. Concludo ricordando che il linfedema non deve essere ignorato. Una presa in carico precoce da parte di un fisioterapista specializzato può fare la differenza nel contenere l'evoluzione della patologia e nel migliorare la qualità della vita del paziente. Rivolgersi a professionisti qualificati è il primo passo verso una gestione efficace e sicura."

29/06/2025 11:00
Occhi sotto controllo: nuove terapie e diagnosi avanzate per glaucoma e maculopatia

Occhi sotto controllo: nuove terapie e diagnosi avanzate per glaucoma e maculopatia

La salute dei nostri occhi e la buona conservazione della vista sono argomenti molto importanti per una buona gestione ed una buona qualità della nostra vita. Anche nella comunicazione ed informazione per una cultura generale della salute sono abbastanza le difficoltà di trattazione dell’argomento con la consapevolezza che le fonti di buona informazione devono essere ben verificate. Noi abbiamo l’opportunità di consultare uno specialista oculista di grande esperienza, il dottor Cristian Pollio, direttore di un centro oculistico di riferimento nazionale a Chieti e consulente del centro medico del nostro territorio Associati Fisiomed.  Dott Pollio ci parli della sua specialità: l’oculistica "Ovviamente il medico oculista si occupa dell’occhio e del senso della vista. Spesso si ritiene non necessario un controllo perché si ha la percezione di una buona vista, invece bisogna comunicare che alcune patologie di cui vorrei parlare come il glaucoma e la maculopatia possono essere individuate ancora prima che ci siano dei sintomi negativi evidenti. Quindi una visita oculistica dopo i 50 anni è consigliabile a tutti, ancor più se ci sono episodi di familiarità riscontrabili".  Dr. Pollio l’invecchiamento della popolazione, siamo alla media di attesa di vita di circa 86 anni per le donne e 82 per gli uomini, comporta un aumento dell’incidenza di queste patologie dell’occhio? "Sicuramente sì. Nei nostri paesi industrializzati il glaucoma e la maculopatia rappresentano circa il 70% delle patologie oculari riscontrate. La cataratta, che invece è la prima patologia riscontrata nei paesi non industrializzati, ha avuto da noi una particolare attenzione per cui possiamo dire che con un semplice intervento chirurgico è risolvibile. In quei paesi invece è ancora un gravissimo problema per mancanza di strutture sanitarie adeguate per interventi generalizzati. Per noi il problema è la prevenzione del glaucoma e della maculopatia. Lo ripeto ma penso sia utile: è indispensabile una visita oculistica almeno annuale a partire dai 50 anni".  Quali sono le ultime indicazioni terapeutiche per il trattamento della maculopatia e del glaucoma? "La maculopatia nella forma secca rappresenta circa il 70% della causa di abbassamento della vista, determina un deterioramento dello spessore della retina che diventa sempre più sottile. Una volta si faceva uso essenzialmente di una simil vitamina, la luteina; oggi abbiamo a disposizione tecniche molto più efficaci come la fotobiomodulazione e la iontoretina, armi che riescono a rallentare o addirittura a fermare il deterioramento dello spessore retinico. I pazienti trattati devono essere già però consapevoli insieme allo specialista che li segue della malattia. Per il glaucoma si utilizza il laser sotto soglia, una sorta di laser freddo che non comporta ustioni e ritarda l’uso di colliri abbassando la pressione oculare preservando il campo visivo. Infine possiamo dire che il protocollo, l’iter per il trattamento di maculopatia inizia con un accertamento tramite OCT, sorta di tac dell’occhio ed angio-OCT. Questi hanno sostituito la fluoroangiografia che utilizzava coloranti in vena. Se l’accertamento rivela una maculopatia secca abbiamo già descritto il protocollo terapeutico, se umida bisogna ricorrere alla sala operatoria con iniezioni intravitreali che hanno anch’esse approfittato di una ricerca che le rendono meno frequenti". Dr. Pollio lei a Chieti è Direttore di un importante centro dove tutto quello che ci ha descritto è possibile. Qui nel nostro territorio lei è consulente di Associati Fisiomed. Siamo nelle stesse condizioni? "A livello diagnostico sicuramente sì, a livello terapeutico stiamo completando la disponibilità delle tecniche citate in attesa che si abbia a disposizione anche il blocco operatorio. Permetterebbe a quel punto di completare tutta l’offerta, siamo davvero a buon punto. La sanità privata deve fare investimenti importanti perché quello che era vero 3 anni fa, spesso in tecnologia sanitaria non è vero oggi. Fortunatamente la ricerca è in continua evoluzione, propone sempre nuove e più efficaci soluzioni. Sono soddisfatto della collaborazione con Associati Fisiomed perché ho la percezione che gli investimenti e l’innovazione vadano di pari passo. Sono anche molto propenso ad aiutare Associati Fisiomed nel loro grande impegno nell’informazione e comunicazione medico-scientifica. Nel nostro colloquio abbiamo sottolineato di quanto sia importante la prevenzione che può essere stimolata da una cultura della salute rivolta a tutti e che deve essere alla base di tutto il servizio sanitario. Ad Associati Fisiomed anche in questo ambito c’è grande impegno".

22/06/2025 11:30
Il sole è un amico, basta sapere come prenderlo: i consigli del dermatologo Massimo Cioccolini

Il sole è un amico, basta sapere come prenderlo: i consigli del dermatologo Massimo Cioccolini

Non siamo ancora giunti alla data che certifica nel calendario l’entrata ufficiale dell’estate, ma le temperature e il sole di questi giorni ci danno la sensazione che l’estate sia già nel suo pieno. C’è chi sta molto all’aria aperta per lavoro, chi lo fa per praticare sport, chi ama passeggiare nella natura, chi si dedica alla cura di orti e giardini e poi ci sono loro, gli appassionati della tintarella, che non perdono tempo a infilare il costume e godere della tranquillità della spiaggia. Qualunque sia il vostro modo di rapportarvi a lui, è sempre bene ricordare che il sole può essere un grande alleato della salute, purché si mettano in pratica già da ora tutte le regole valide per una corretta esposizione solare. Regole ormai note, certo, ma vale la pena di ricordarle per evitare pericolose scottature.  È infatti il caso di ribadire che le ustioni solari non provocano solo un semplice fastidio passeggero: la pelle ha buona memoria e, prima o poi, presenta il conto con antiestetiche rughe o macchie (nella migliore delle ipotesi), o sviluppando patologie ben più serie.  Cosa fare, quindi? Innanzitutto possiamo iniziare dalla tavola, predisponendo la cute alla stagione estiva, idratandola e fornendole le sostanze necessarie per difendersi dalle aggressioni dei raggi UV. È dunque importante bere molta acqua e consumare quotidianamente alimenti ricchi di vitamine, sali minerali e sostanze antiossidanti.  Tra questi spiccano sicuramente gli ortaggi, in particolare quelli ricchi di betacarotene, che stimolano la formazione della melanina: carote, zucca, pesche, albicocche, melone e, in generale, frutta e verdura di colore giallo o arancio. Ma anche il rosso e il verde devono andare di moda nei nostri piatti: consumiamo kiwi e agrumi per il loro contenuto di vitamina C e facciamo il pieno di rucola, pomodori, peperoni, fragole, ciliegie e anguria.  Infine, è sempre bene assumere la giusta quantità di grassi “buoni”, dalle spiccate proprietà antiossidanti, mangiando regolarmente pesce azzurro, frutta secca e privilegiando come condimento olio extravergine di oliva di qualità. Qualora non sia possibile introdurre regolarmente queste sostanze attraverso l’alimentazione, il medico potrà consigliare uno specifico integratore (ne esistono molti in commercio) da iniziare ad assumere prima dell’esposizione solare.  Seguire i suddetti consigli alimentari non è però sufficiente a preservare l’integrità della pelle quando l’azione dei raggi UV è particolarmente intensa. Ce lo conferma il dottor Massimo Cioccolini, specialista in dermatologia, consulente a Macerata del gruppo medico “Associati Fisiomed”:  Dottor  Cioccolini, come e perché proteggere la pelle dal sole? I raggi ultravioletti provocano danni quali disidratazione, invecchiamento precoce, eritemi, ustioni e, soprattutto, possono essere causa di fenomeni degenerativi che producono lesioni precancerose e tumori cutanei veri e propri.  È pertanto molto importante adottare delle misure di protezione se ci si vuole esporre al sole in maniera adeguata: è bene esporsi nelle prime ore del mattino o del tardo pomeriggio, evitando le ore centrali della giornata, in cui i raggi UV sono più aggressivi.  Un ulteriore accorgimento è la protezione attraverso filtri solari di adeguata gradazione, tenendo conto del proprio fototipo (colore di pelle, occhi e capelli). Per legge vengono considerati prodotti solari tutti quelli in grado di fornire una protezione dai raggi UVB e UVA superiore a 6, ma in estate anche chi ha la pelle tendenzialmente scura dovrebbe adottare un fattore di protezione tra 20 e 30, mentre per gli incarnati chiari l’SPF più adeguato non si colloca sotto 50.  Va inoltre ricordato che la protezione solare va applicata generosamente dopo ogni bagno o doccia e anche in caso di cielo lievemente coperto o se si staziona prevalentemente all’ombra, poiché tali condizioni non annullano totalmente l’azione dei raggi solari. Ci parli dei nei. Quando va eseguito il controllo? Per i nei va fatto un discorso a parte. Sono lesioni estremamente delicate, in quanto la radiazione solare può innescare importanti fenomeni degenerativi ed essere una delle cause della trasformazione dei nei in tumori estremamente aggressivi: i melanomi.  È pertanto consigliabile una visita dermatologica di controllo dei nei, in cui lo specialista li prende in esame singolarmente con il dermoscopio, uno strumento in grado di valutare con buona precisione caratteristiche ed eventuale pericolosità di ciascun neo. Sarà poi il dermatologo a stabilire la periodicità dei successivi controlli: in genere una volta l’anno, o più frequentemente – ogni 3/6 mesi – se il paziente presenta nei a rischio di degenerazione.

15/06/2025 11:25
La salute delle vene: intervista al medico flebologo Daniele Travaglini

La salute delle vene: intervista al medico flebologo Daniele Travaglini

Qualche settimana fa ho accompagnato il mio amico Daniele Travaglini all’Università Federico II di Napoli, dove ha tenuto una lezione ai medici specializzandi in Chirurgia Vascolare, corso presieduto e gestito dal professore Gennaro Quarto. Egli ogni anno propone per i suoi studenti lezioni impartite dai professionisti del settore con più esperienza e che si distinguono per la loro attività clinica nei territori dove lavorano. Davvero un metodo molto inclusivo di conoscenze ed esperienze. Il professor Quarto correda il suo impegno didattico con una particolare attenzione all’informazione e comunicazione, ed ha concesso anche a me, giornalista medico, di integrare la lezione con considerazioni su come comunicare le nozioni scientifiche per inserirle in una generale cultura della salute aperta a tutti. Il dottor Travaglini fa parte di questo progetto virtuoso per la sua enorme esperienza di flebologo, per la stima che gode il suo lavoro nella regione Marche. Una settimana fa si è svolto a Pisa il congresso nazionale della SIF (Società Italiana di Flebologia), dove è stato ricordato il professor Roberto Bisacci, scomparso qualche anno fa. Docente di Chirurgia Vascolare all’Università di Perugia, marchigiano anche lui, di Montegranaro, era amico fraterno e maestro del dottor Travaglini. A Pisa, in suo onore, sono stati consegnati riconoscimenti a studi meritevoli svolti da giovani ricercatori e in questo ambito è stato premiato uno studio coordinato dal dottor Matteo Travaglini. Sono stati anche proposti progetti di collaborazione tra diversi presidi scientifici, alcuni da sviluppare nelle Marche. Per celebrare questi eventi, ed essendo arrivata la stagione calda particolarmente impegnativa per il nostro circolo sanguigno, mi piace riproporre una conversazione con il dottor Daniele Travaglini riguardante le nostre vene e su come prevenire i rischi e curare le patologie che possono compromettere il loro funzionamento.  Dott. Travaglini, quali sono i fattori di rischio per lo sviluppo di flebopatie? "I fattori di rischio dovuti essenzialmente a stili di vita sono l’obesità, la sedentarietà, il fumo e l’uso eccessivo di sale. Altro fattore di rischio importante è connesso alla genetica; la familiarità nelle flebopatie è da tenere in gran conto essendoci un riscontro molto frequente. È da considerare, per osservazioni obiettive e studi epidemiologici, che le donne hanno una predisposizione maggiore per questo tipo di patologie. Si calcola che il rapporto donna/uomo sia di 3 a 1. Particolarmente frequenti soprattutto nelle donne in gravidanza e in quelle che fanno uso di contraccettivi orali".  Come prevenire l’insorgenza di una flebopatia? "Esaminando i fattori di rischio, possono essere facilmente individuati gli elementi della prevenzione: una corretta alimentazione con uso moderato del sale, un’attività fisica misurata e costante, non fumare ed esaminare la casistica specifica nell’ambito familiare per sentirsi pronti ad ogni piccolo indizio sintomatico. L’eccessiva esposizione al sole nei mesi estivi con alta temperatura può essere un altro elemento aggravante". Come curare queste patologie e quali sono i rischi se vengono trascurate? "L’esame da effettuare per analizzare lo stato delle nostre vene e controllare l’evoluzione di eventuali stati della patologia e i risultati della terapia è l’ecocolordoppler. Il rischio maggiore è la formazione di trombi, che avviene soprattutto nelle flebopatie profonde. Quando è riscontrata una flebopatia è compito del medico flebologo ridurre sia il rischio suddetto, sia il peggioramento dello stato iniziale, che può riservare disagi funzionali ed anche estetici. La terapia per eliminare il trombo della vena è prevalentemente farmacologica, per mezzo di farmaci anticoagulanti. È inoltre indispensabile usare dei tutori (calze) elastici, che velocizzano il flusso sanguigno, supplendo all'ostruzione del vaso e ripristinando una corretta circolazione. Il farmaco di prima linea per combattere la Trombosi Venosa Profonda è l'eparina, con i suoi derivati di base e di uso comune. La moderna medicina ha sviluppato già da anni farmaci anticoagulanti comodamente assumibili per via orale, da prendersi però sotto stretto controllo medico. In ambito chirurgico, per le varici, ci sono trattamenti endovascolari, che mirano a chiudere i vasi senza eliminarli fisicamente. Essi si dividono in trattamento con radiofrequenza e trattamento laser. Entrambe le tecniche, termoablative, sono mirate all’occlusione del tronco safenico. Sono procedure mini-invasive, cioè non prevedono ferite chirurgiche. Possono essere eseguite in anestesia locale con/senza tumescenza, praticata dallo stesso operatore che esegue la termoablazione, risultando molto adatte a un trattamento realmente ambulatoriale". Quali sono le nuove frontiere della riabilitazione vascolare? "Una delle pratiche riabilitative vascolari e soprattutto flebologiche era ed è ancora la passeggiata lungo la riva del mare con acqua salata ed ondulata che arriva fino al bacino. Da sempre anche la terapia termale ha avuto attenzione al trattamento vascolare con camminamenti in acqua minerale. I principi riabilitativi sono gli stessi della passeggiata in riva al mare, ma in questo caso è tutto più mirato ed organizzato e l’acqua può offrire l’azione di più minerali. Negli ultimi anni un bel percorso di studio e ricerca è stato fatto tra la SIF (Società Italiana di Flebologia) e Federterme per arrivare a degli ulteriori protocolli sperimentali. Qui nelle Marche vi sono stati il primo confronto di collaborazione e la prima applicazione dei principi della ricerca".

08/06/2025 10:55
Il futuro della sanità: tra crisi del pubblico, sfide della prevenzione e integrazione con il privato

Il futuro della sanità: tra crisi del pubblico, sfide della prevenzione e integrazione con il privato

La sanità che verrà... non lo sappiamo perché le stagioni della vita, della politica, delle idee e delle ideologie stanno acquisendo una dinamica particolarmente veloce, volubile ed intrisa di tutte le variabili sociali, tecnologiche, economiche. Un principio è certo ed indiscutibile: tutti hanno il diritto di difendere il bene più prezioso della vita, la salute. In una società culturalmente avanzata, democraticamente organizzata ed umanamente consapevole questo principio deve essere intangibile ed ogni sforzo da parte di tutti è doveroso perché sia rispettato. È evidente che nonostante l'assoluta razionale priorità le difficoltà siano tante e spesso acuite anche da scelte politico-amministrative che non danno i risultati sperati o addirittura perché la salute viene considerata un bene commerciale e non un valore umano vitale. Fatta questa premessa doverosa dobbiamo anche riconoscere che il Servizio Sanitario Nazionale Italiano è tra i più trasversali e universali al mondo permettendo un accesso gratuito o quasi a tutti i migliori servizi sanitari a tutti i cittadini ed anche residenti in Italia. Il problema è che il servizio pubblico non ce la fa più, fa fatica a fare fronte alle esigenze legittime di una popolazione sempre più anziana, maggiormente vulnerabile, e con l'ausilio di una assistenza e di una tecnologia in continua evoluzione nella diagnosi e cura della malattia. Proprio in questo convulso contesto la comunicazione sanitaria, l'educazione alla salute e quindi la prevenzione sta assumendo un ruolo sempre più centrale. In una visione così variegata è opportuno pensare che il Servizio Pubblico ha bisogno di collaborazione, integrazione, solidarietà organizzativa da tutte quelle strutture anche private che abbiamo però la finalità di facilitare i cittadini e le istituzioni perché la salute sia al centro degli obiettivi. Le strutture sanitarie private di sicuro hanno un obiettivo economico ma se ligie ai principi fondamentali del loro servizio lo devono amalgamare al raggiungimento di un risultato  generale. Ed ecco allora l'auspicata unione di intenti, la diminuzione di alcune malattie con la pace, concordia e interazione della ricerca. La spesa per la prevenzione può essere molto vantaggiosa anche a confronto della possibilità di limitare patologie e cure. Il futuro della Sanità dovrebbe essere incentrato proprio sulla collaborazione tra pubblico e privato, dove il privato non è convenzionato ma integrato, dove può dare un contributo decisivo nella rincorsa continua a una tecnologia sempre più avanzata e in continua evoluzione, dove l'istituzione di spazi organizzativi e utilizzo di professionalità per la comunicazione e cultura della salute per la prevenzione abbia tempi e modalità veloci ed efficaci. Le strutture private devono condividere intuizioni e progetti con le istituzioni pubbliche. Di sicuro un simile modello ridurrebbe la spesa perché favorirebbe una unica visione della necessità del territorio con ruoli ben distribuiti a secondo delle capacità dimostrate e condivise. Un'utopia? Ci sono già personalità politico-amministrative e tecnici della Sanità pubblica che lavorano a un progetto unitario, ci sono imprenditori della sanità privata che non ambiscono solo a una favorevole convenzione dei servizi ma propongono un modello attento alle urgenze dei cittadini e alla comunicazione e prevenzione. Far incontrare le loro intuizioni potrebbe essere l'embrione di un Servizio Sanitario nuovo, necessario per garantire la protezione della salute a tutti indistintamente come è scritto nella nostra Costituzione.

01/06/2025 12:41
Alla mamma…e oltre: come vivere bene e a lungo nella terza età, intervista al dottor Mancini

Alla mamma…e oltre: come vivere bene e a lungo nella terza età, intervista al dottor Mancini

In occasione della Festa della Mamma mi è venuto quasi spontaneo riproporre un articolo realizzato in collaborazione con il dottor Giorgio Mancini geriatra, che ben evidenzia le problematiche delle persone che si avviano verso l’anzianità o che la stanno vivendo. Tante sono le mamme, un grande augurio per loro.  L’attuale speranza di vita, molto più lunga rispetto al passato, crea nuove aspettative ed opportunità anche per chi è entrato nella cosiddetta "terza età" il cui limite gli studiosi e i geriatri tendono ad innalzare sempre di più oltre i 65 anni convenzionali. Negli ultimi decenni, le stagioni sono cambiate, le condizioni atmosferiche e climatiche sono mutate a causa di un impercettibile ma continuo riscaldamento del pianeta che ha prodotto inverni miti, estati torride, autunno e primavera sempre meno spesso connotati dalle loro tipiche caratteristiche. Al pari delle stagioni dell’anno solare, anche quelle della vita umana stanno mutando con un continuo allungamento della vita stessa e significativi elementi di assoluta novità, impensabili fino a non più di 50 anni fa.  Che ci siano connessioni nell’evolversi dei due fenomeni può essere un’idea suggestiva, benché mancante di un reale fondamento scientifico. Piace però evidenziare il continuo mutamento di tutte le cose, il "Panta rei" dei filosofi greci, che ha avuto la sua riprova nella storia, nei fenomeni fisici tangibili come nello spirito, nella vita nel suo complesso, i cui meccanismi non sono e forse non saranno mai svelati fino in fondo. Dopo questa premessa speculativa, la nostra pagina vuole occuparsi dell’evolversi delle stagioni dell’esistenza umana, di come si può allungare la vita e, soprattutto, di come viverla bene e con soddisfazione fino alla fine.  L’aumento della speranza di vita dipende da numerosi fattori: l’avanzamento della tecnologia che, tra le altre cose, ha permesso di tutelare l’igiene di un elemento essenziale come l’acqua; la conseguente diminuzione delle infezioni e i grandi progressi strumentali e farmacologici della medicina; le regolamentazioni sociali nel lavoro, la diffusione della cultura della prevenzione nella salute. La vita media che si allunga, non per tutti ma per molti, pone oggi il problema di individuare il fattore capace di amalgamare tutte le sue stagioni per colmarla di benessere e appagamento in tutte le sue fasi, che renda ogni momento degno e piacevole da vivere sia da giovani che da anziani, ovviamente con le dovute proporzioni. L’elemento capace di lenire i logorii fisici, psicologici e spirituali può essere anche l’amore. È questo un concetto che racchiude in sé tante immagini, ma, volendo trovare una definizione seppur incompleta e riduttiva, possiamo dire che l’amore è l’insieme di sensazioni in grado di stimolare al massimo le nostre risorse fisiche e mentali, coinvolgendoci in un’attrazione viscerale verso qualcuno o qualcosa.  Durante l’infanzia impariamo a riconoscere l’amore percependo quello che gli altri nutrono nei nostri confronti; chi non ne ha ricevuto da bambino fatica ad elargirne una volta cresciuto. Adolescenza e giovinezza segnano la scoperta dell’attrazione fisica, che ad un certo punto si trasforma in amore verso qualcuno e l’aspetto carnale del sentimento ci scuote fino a rapire e totalizzare la nostra mente. Poi crescendo l’amore può continuare a rivolgersi ad una persona in particolare ma si espande, in forme diversificate, verso i figli, le persone care, il lavoro, i nostri interessi… In tarda età solitamente figli e nipoti sono oggetto di amore, o meglio, per restare alla definizione, sono ciò che stimolano le capacità vitali. Ma, parlando dell’allungamento della vita e dei suoi risvolti, una considerazione particolare merita anche l’aspetto sessuale dell’amore. Esso si basa sullo stimolo ormonale innescato dalla natura per indurre la riproduzione della specie. Tale stimolo va decrescendo nell’uomo, ma può protrarsi fino alla tarda età, anche se l’atto in sé diviene sempre più difficoltoso per questioni “tecniche” dovute all’invecchiamento del sistema circolatorio. Nella donna, invece, l’impulso sessuale subisce un improvviso calo con l’arrivo della menopausa. Questo almeno era lo schema storicamente accettato, ma già da qualche tempo le cose hanno preso una piega ben diversa. Per l’uomo la farmacologia ha individuato il modo per superare le difficoltà circolatorie garantendo un deciso incremento della vita sessualmente attiva. Nella donna il meccanismo è decisamente più sottile e sofisticato: una donna in menopausa può sperare di vivere ancora molti anni e ciò la spinge ad attivare una serie di interventi a livello psicologico e comportamentale per piacersi, per piacere, per essere desiderata sempre più a lungo. Un mix di sensazioni e desideri che va a compensare lo stimolo ormonale venuto a mancare. Anche per la donna comunque la farmacologia sta muovendo i suoi passi per permettere una vita sessuale ancora appagante.  Tuttavia, la possibilità di vivere bene e a lungo la propria silver age è influenzata sia per l’uomo che per la donna da diversi altri fattori che possono essere quelli genetici, le occasioni sentimentali, la conservazione di un buono stato di salute con stili di vita appropriati. Ne parliamo con il dott. Giorgio Mancini, già direttore dell’U.O. di Geriatria dell’Ospedale di Macerata, oggi consulente del centro medico "Associati Fisiomed" e sempre molto impegnato nella ricerca dei migliori modi per la preservazione della salute degli anziani. Dott. Mancini, come tutelare la salute delle persone nella terza età ed oltre? "Bisogna affidarsi anzitutto a quanto la scienza e la medicina hanno messo in campo negli ultimi anni. Da sempre comunque l’attività fisica è la miglior forma di prevenzione e, in alcuni casi di cura. Svolta in forma lieve e moderata, non teme controindicazioni e apporta benefici a tutti gli organi. L’Active Aging è un messaggio molto positivo, eppure solo il 10-15% degli anziani pratica regolarmente attività fisica". Che tipo di attività fisica consiglia? "Basta camminare per stimolare tante funzioni vitali, ma vanno bene anche il nuoto, la bicicletta, il giardinaggio, il ballo. Siamo nati per muoverci e, assecondando questa nostra predisposizione in tutte le fasi della vita, possiamo sperare di vivere più a lungo senza disabilità". E l’attività intellettiva? "Il Premio Nobel Rita Levi Montalcini diceva 'il cervello non va mai in pensione'. Ogni giorno perdiamo circa cinquantamila cellule nervose, ma ne possediamo miliardi. Quelle che restano mantengono la loro connessione ed efficienza se coltiviamo interessi che ci piacciono: lettura, musica, radio, televisione, computer, teatro, cinema, vita sociale, volontariato. È bellissimo donare agli altri un po’ di ciò di cui abbiamo usufruito. È importante che gli anziani poi continuino ad interfacciarsi con i giovani, per esempio per trasmettere loro i segreti di tanti mestieri, per consegnare alle nuove generazioni le chiavi per realizzare il loro futuro tra passato e presente, tra esperienza e tecnologia". E l’amore?  È davvero possibile aspirare ad una vita sessualmente attiva anche nell’anzianità? "Attualmente ci sono molte condizioni che possono dare una risposta affermativa: miglioramento delle condizioni generali degli uomini e delle donne, gli ausili farmacologici sempre e comunque da utilizzare sotto controllo medico, una più grande possibilità di vita sociale ed individuale soddisfacente. Naturalmente l’approccio di ogni persona all’attività più intima della condizione umana è alla base di questa frontiera che non ha preclusioni per l’età".  L’alimentazione è importante? "Certamente e non solo per gli anziani.  Cibi e prodotti semplici e genuini influiscono positivamente sul processo di invecchiamento e sulla prevenzione di gravi patologie come i tumori. La dieta mediterranea, quella autentica dei nostri nonni, è di gran lunga preferibile ad altri regimi, mode e tendenze alimentari. Per vivere più a lungo e bene dovremmo limitare le quantità per non appesantire l’organismo. Cereali, latte, pesce, poca carne, frutta e verdura a volontà e, di tanto in tanto, un buon bicchiere di vino rosso: non serve altro". Per concludere, dott. Mancini?     "Occorre raggiungere e conquistare un equilibrio interiore, stare in pace con se stessi e con gli altri, realizzare una sintesi di tutte le potenzialità fisiche, psichiche, affettive, intellettive proprie della persona. Quando poi subentrano malattie serie non dobbiamo accanirci su quanto perso, ma piuttosto ricercare le cure più appropriate per sostenere il corpo e le funzioni ancora valide. Un mio convincimento, che cerco anche per quanto possibile di applicare nella mia vita professionale, è la possibilità che l’organizzazione sanitaria pubblica dia un’assistenza domiciliare quando l’anziano è piuttosto fragile e viene colpito da malanni non tanto gravi. La tendenza è sempre quella di ricorrere all’ospedalizzazione; si rischia di peggiorare sia lo stato fisico che psicologico del paziente. Se il medico lo ritiene opportuno l’assistenza a domicilio è sicuramente molto preferita ed apprezzata dalla persona fragile. Per gli organizzatori della nostra sanità sia un punto su cui riflettere". 

11/05/2025 12:30
Diagnosi e cura delle malattie reumatiche: gli orizzonti. Intervista con il prof. Walter Grassi

Diagnosi e cura delle malattie reumatiche: gli orizzonti. Intervista con il prof. Walter Grassi

La reumatologia è una delle specialità più complesse della scienza medica, tante sono le patologie riconducibili in più comparti fisiologici del nostro corpo. Alcune patologie sono alquanto frequenti, qualcuna rara, parecchie hanno un percorso già molto definito e sicuro di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione, altre ancora oggetto di una profonda ricerca per raggiungerlo.  Ne parliamo con il Prof. Walter Grassi, già direttore della Clinica Reumatologica dell’Università Politecnica delle Marche con sede nell’Ospedale “Carlo Urbani” di Jesi. Il Prof. Grassi clinico, ricercatore, docente universitario rispettato ed autorevole nella comunità scientifica nazionale ed internazionale ha messo a disposizione la sua cultura e la sua esperienza del centro medico “Associati Fisiomed” nella nuova sede del gruppo a Sforzacosta di Macerata. Con a disposizione la migliore tecnologia diagnostica e gli ambulatori riabilitativi di ultimo aggiornamento il Prof. Grassi effettua il suo lavoro di consulto ambulatoriale, ma non solo, è anche consulente per le strategie organizzative, referente per l’aggiornamento degli operatori sanitari interni e del territorio, infine partecipa alla comunicazione medico-scientifica sicura ed autorevole per i cittadini che vogliono approfittare dei nuovi progetti di "Associati Fisiomed" che non sono solo attenti alla diagnosi e cura ma anche alla prevenzione. La sanità privata del futuro che ambisce e lavora per un ruolo attivo di valenza sociale nella protezione della salute della comunità. Prof. Grassi cosa sono esattamente le malattie reumatiche? "La definizione non è facile in quanto con il termine 'reumatico' si definisce in modo molto generico una moltitudine di patologie molto diverse per sintomatologia e gravità. Formicolii, tumefazione dolorosa di un tendine o di una articolazione, cefalea, lesioni cutanee, stanchezza estrema, difficoltà respiratorie, problemi intestinali, occhio secco, dolore lombare, problemi cardiaci, perdita della vista, gravi problemi renali sono solo alcune delle manifestazioni che possono caratterizzare le diverse malattie reumatiche. Anche decorso e gravità sono molto variabili. Si va da condizioni di dolore meccanico intermittente a malattie croniche progressive che causano danni irreversibili non solo a livello muscolo-scheletrico ma anche cardiovascolare, renale e polmonare, con drammatica compromissione non solo della qualità ma anche della aspettativa di vita".  Perché non dovremmo sottovalutare le malattie reumatiche? "Le malattie reumatiche non dovrebbero essere sottovalutate perché possono determinare una progressiva e irreversibile compromissione della integrità anatomica dei tessuti colpiti dai processi infiammatori o degenerativi, che sono alla base di queste malattie. Purtroppo nella cultura popolare l’aggettivo “reumatico” non suscita una reazione spontanea di ansia/allarme comparabile con quella di termini quali “oncologico”, “neurologico” o “cardiovascolare”. Il dolore “reumatico” viene considerato erroneamente come una sorta di inevitabile processo legato alla senescenza. Purtroppo questa comune tendenza a considerare le malattie reumatiche come i “dolori della nonna” è alla base di pericolosi ritardi diagnostici, con potenziali gravissime ripercussioni sullo stato di salute. Uno strano mal di schiena, manifestazione di esordio della spondilite anchilosante, può essere banalizzato per molti anni fino a quando ci si accorge che la malattia ha bloccato irreversibilmente i movimenti di flessione e estensione della colonna vertebrale, determinando così uno stato di grave invalidità, che avrebbe potuto essere efficacemente prevenuto se il sintomo iniziale non fosse stato sottovalutato". Quali sono le sfide più difficili nella diagnosi delle malattie reumatiche? "La sfida principale per ogni medico per il reumatologo in particolare, è quella della diagnosi precoce. 'Nell’Arte della Guerra', celeberrima opera di Sun Tzu (VI-V secolo a.C.) viene sottolineato che 'La rapidità è l’essenza della guerra'. Questo antico motto riportato nel più antico testo esistente di arte militare ha un valore fondamentale in Medicina. Il modo più efficace per combattere un nemico è individuarlo precocemente e conoscerne la pericolosità e le intenzioni. Si tratta di una sfida non facile, dal momento che le manifestazioni iniziali delle malattie reumatiche più gravi possono essere alquanto insidiose e possono sfuggire all’attenzione, specie in presenza di una concomitante polipatologia, di un panorama di sintomi molto variegato o in soggetti che assumono farmaci capaci di interferire con le manifestazioni cliniche della malattia reumatica dominante. Il laboratorio e la diagnostica per immagini sono un più che valido aiuto nello sciogliere le riserve di ordine diagnostico-differenziale, anche se paradossalmente, in uno scenario di diagnostica ipertecnologica, viene sempre più valorizzato il ruolo della cosiddetta 'Medicina Narrativa' che non è altro che il risultato del dialogo medico-paziente volto a definire le caratteristiche dei sintomi in termini di intensità e decorso. Si può guarire da una malattia reumatica? "Come in guerra o nello sport, a volte si vince, a volte si perde e spesso si pareggia. Fra le malattie reumatiche nelle quali possiamo aspirare a una piena vittoria figurano la gotta e la polimialgia reumatica. Si tratta di malattie caratterizzate da una devastante intensità di sofferenza. Il dolore di un attacco acuto di gotta è tra i più intensi che un essere umano possa sopportare, mentre una polimialgia reumatica in fase di conclamata espressività clinica porta chi ne è colpito a una condizione di devastante disperazione, con impossibilità a muoversi e a compiere le normali attività della vita quotidiana. Se prontamente riconosciute e adeguatamente trattate queste due malattie guariscono rapidamente e completamente! Grazie ai progressi della terapia farmacologica anche le temute artriti croniche (artrite reumatoide, artrite psoriasica, spondilite anchilosante) possono essere efficacemente contrastate e bloccate, rallentando o evitando le gravi deformità articolari che si manifestavano inesorabilmente nel recente passato. Fra le condizioni più difficili da trattare figurano alcune malattie autoimmuni come la sclerosi sistemica, le vasculiti e il lupus eritematoso sistemico e, non ultima, la fibromialgia, che determina una drammatica compromissione della qualità della vita e nei confronti della quale non disponiamo ancora di un trattamento sistematicamente efficace". Quali sono i suoi obiettivi per l’immediato futuro? "Partecipare con sempre maggiore impegno ad una buona divulgazione medico-scientifica per la prevenzione, un servizio ad Associati Fisiomed molto ben organizzato con supporto anche ad iniziative di comunicazione di alto livello.  La fibromialgia, patologia sempre più frequente alla mia attenzione, merita un particolare impegno ed uno stimolo per studi sempre più efficaci con ricerca di soluzioni che possano essere utili per riconquistare una buona qualità della vita". 

04/05/2025 11:00
Papa Francesco: i suoi sentimenti hanno distribuito tanto benessere

Papa Francesco: i suoi sentimenti hanno distribuito tanto benessere

Anche una rubrica come "Sano a sapersi" non può esimersi dal raccontare quanto l’amore espresso e fatto percepire da un personaggio, che prima di essere Papa è stato un grande uomo, sia stato importante per la salute di tanti uomini e tante donne.  Io sono un credente a fasi alterne, o meglio la ragione mi esclude l’esistenza di un Dio antropomorfo come spesso lo si immagina, il cuore mi suggerisce la necessità dell’esistenza di Dio che sappia rappresentare i migliori sentimenti umani: la solidarietà, la tolleranza, l’amore per una vita vissuta nella serenità, nel benessere e progresso per tutti. I sentimenti vitali di un Dio immanente in ognuno di noi, storicamente rappresentato da Gesù Cristo e nei nostri tempi interpretato al meglio da Papa Francesco. Non ho mai avuto modo di essere sempre e completamente d’accordo con le azioni e le parole di Papa Francesco. Grande tristezza la mia per la sua morte, si spera che chi verrà dopo di lui ne dovrà seguire la strada per un continuo riscatto e benessere delle donne e degli uomini. Io non ho avuto occasioni di incontri diretti con Papa Francesco, tranne uno, casuale ed inaspettato ma che è rimasto nei miei ricordi. Ero a Roma per partecipare all’assemblea dell’ASMI (Associazione Stampa Medica Italiana), che si svolgeva nella sua sede nazionale all’Ospedale Santo Spirito, adiacente al Vaticano, mi pare fosse nel giugno 2018. Sceso dalla metropolitana stavo distrattamente attraversando Piazza S. Pietro per raggiungere l’ospedale Santo Spirito, quando mi accorgo che era in corso poco più in là, davanti alla basilica l’udienza generale del mercoledì all’aperto. Papa Francesco stava impartendo la sua benedizione finale, mi fermai e spontaneamente feci il segno della croce, ripresi il mio cammino per arrivare alla riunione. Allora non ci feci nemmeno tanto caso, quel ricordo però mi è rimasto dentro, mi è anche capitato di pensare a quel fuggente e casuale momento come ad una benedizione al mio lavoro di divulgazione medico-scientifica per la prevenzione. Un motivo in più per non scordare mai un Papa che a sentire le testimonianze di questi giorni ha avuto anche il grande merito di consolare, aiutare e donare un po’ di benessere a tanta gente, forse il modo migliore per preservare una buona salute. 

27/04/2025 10:59
Tumore della prostata: prevenzione, diagnosi e terapia. L'intervista al dottor Fabrizio Fioretti

Tumore della prostata: prevenzione, diagnosi e terapia. L'intervista al dottor Fabrizio Fioretti

La prostata è un organo dell’apparato urinario maschile sensibile all’avanzamento dell’età con problematiche e patologie che possono andare dalla semplice ipertrofia, infiammazione fino alla possibile insorgenza e sviluppo di un tumore. Proprio di questa grave patologia dell’organo oggi vogliamo parlarne con lo specialista urologo Fabrizio Fioretti che svolge la sua attività nel territorio, consulente presso il centro medico Associati Fisiomed. Dr. Fioretti, tra le patologie di cui si occupa l’urologo, una di particolare interesse è sicuramente il tumore della prostata, cos’è e quanto è diffuso? "Esattamente, il tumore della prostata è la neoplasia più comune nell’uomo e ha origine dalle cellule presenti all’interno di questa ghiandola, che appartiene all’apparato riproduttivo maschile. Il rischio di sviluppare il tumore è direttamente correlato all’età e se tra i 50-60 anni sino a 1 uomo su 4 può presentare aggregati di cellule neoplastiche a 80 anni questa condizione riguarda 1 uomo su 2.  Solitamente ha una crescita lenta, ma esistono anche forme più aggressive, nelle quali le cellule malate possono invadere in tempi brevi i tessuti circostanti e diffondersi ad altri organi.  Grazie all’ampia diffusione di esami quali il PSA ed alle visite urologiche di prevenzione, diagnosi precoci e terapie sempre più efficaci hanno contribuito ad abbassare il tasso di mortalità di questa patologia e attualmente la sopravvivenza a 5 anni si aggira intorno il 92%, un 15% in più rispetto a un decennio fa".  Chi è maggiormente a rischio e come si manifesta? "Come abbiamo già detto il primo fattore determinante è l’età con il rischio che aumenta progressivamente dopo i 45-50 anni. Il secondo fattore di rischio è senz’altro la familiarità, si ha circa il doppio delle possibilità di sviluppare la malattia in caso di parenti (padre, fratello etc) che hanno o hanno avuto diagnosi di tumore alla prostata rispetto a chi non ha o non ha avuto nessun caso in famiglia.  Altri fattori di rischio comprendono alcuni tipi di mutazioni genetiche ma non meno importanti sono i fattori di rischio legati allo stile di vita, come dieta ricca di grassi saturi e obesità.  Nelle fasi iniziali della malattia non si hanno sintomi e solo nelle fasi tardive e avanzate compaiono disturbi quali difficoltà a urinare, dolore, necessità di urinare spesso, presenza di sangue nelle urine o nello sperma.  Una visita urologica eseguita nei giusti tempi può evitare che la malattia venga scoperta dopo la sua diffusione ma serve anche a diagnosticare problemi prostatici di tipo benigno che possono presentarsi con sintomi urinari simili".  Si può fare prevenzione? E come si arriva alla diagnosi? "Proprio perché nelle sue fasi iniziali si presenta in genere totalmente asintomatico, l’arma principale contro il tumore della prostata è la diagnosi precoce. Il dosaggio del Psa, la visita urologica con esplorazione rettale, l’ecografia ed in casi selezionati la risonanza magnetica multiparametrica permettono una diagnosi adeguata nella pressoché totalità dei pazienti. In particolare dosaggio del Psa e visita urologica vanno eseguiti per la prima volta intorno ai 50 anni, ma nei pazienti che presentano familiarità l’età scende intorno ai 40.  Molto importante è intervenire sui possibili fattori di rischio riguardanti lo stile di vita prima descritti e quindi limitare l’assunzione di grassi saturi, alcool e carni processate, favorendo invece alimenti ad azione antiossidante e antinfiammatoria ed una attività fisica moderata ma costante".  Come si cura? "Una volta confermata la diagnosi di tumore della prostata e stabilito il grado di aggressività della malattia lo specialista urologo, dopo un’attenta analisi del paziente, consiglierà la strategia più adatta. Coloro che presentano una malattia a basso rischio possono beneficiare di opzioni terapeutiche che consentono di posticipare il trattamento al momento in cui la malattia diventa "clinicamente significativa". Eseguendo determinazioni del PSA, visite urologiche e biopsia prostatica in precisi momenti dopo la diagnosi si può controllare l'evoluzione della malattia e verificare la comparsa di eventuali cambiamenti tali da rendere indispensabile un intervento ("sorveglianza attiva"). Nei pazienti con adeguata aspettativa di vita la chirurgia è oggi il trattamento più diffuso ed efficace per trattare il cancro circoscritto alla ghiandola e la rimozione della stessa e dei linfonodi circostanti è da considerarsi un intervento curativo in una grandissima percentuale di casi.  Trattamenti alternativi e tuttavia molto efficaci nel controllo della malattia, da scegliere sempre in base alle caratteristiche del paziente, comprendono la radioterapia e l’ormonoterapia".   

06/04/2025 11:30
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