di Fabrizio Scoccia
Le terme, salute del corpo e dello spirito: intervista al dottor Pier Francesco Ferranti
Dopo tempo in cui non ho più frequentato le Terme, in passato ho lavorato molto in quelle strutture, nei giorni scorsi ho avuto l’occasione di fare una chiacchierata con il dottor Pier Francesco Ferranti, presidente delle Terme di Acquasanta, rappresentante di Federterme per la Regione Marche e Presidente della nuova Associazione Terme delle Marche che sta organizzando il suo lavoro. Considerando il periodo, da qualche mese le terme hanno ripreso l’attività con le acque dopo la pausa invernale, considerando che tanti sono i cittadini che apprezzano le terme per i benefici che recano alla loro salute e al loro benessere, e che tanti di più potrebbero essere se avessero accesso ad un’informazione più incisiva e diffusa, ho approfittato della disponibilità del dottor Ferranti per cercare di fare una buona informazione su un argomento che mi sta a cuore ed interessante per chi legge. Dott. Ferranti, quali sono le terme delle Marche e quali le considerazioni da fare sulla loro attività? Le Terme marchigiane attualmente attive, convenzionate con il Servizio Sanitario Nazionale per l’erogazione delle terapie con le acque inserite nei LEA sono 5 e precisamente: le Terme di Acquasanta, San Giacomo di Sarnano, S. Lucia di Tolentino, Frasassi di Genga e Raffaello di Petriano. Le stazioni termali regionali storiche sarebbero di più, alcune non sono funzionanti per vari motivi, ma se le condizioni future fossero favorevoli potrebbero tornare ad essere attive Pithinum di Macerata Feltria, Montegrimano, Carignano, Aspio. Le considerazioni da fare sono di vario tipo, alcune negative ma non mancano aspetti positivi. Nelle Marche del sud il terremoto del 2016 è stato devastante e le Terme di quel territorio (Acquasanta, Sarnano e Tolentino) hanno subito dei danni più o meno importanti e la delocalizzazione di tanti cittadini ha influito negativamente sull’affluenza. L’aspetto positivo è che quelle stazioni termali hanno saputo risolvere le loro problematiche strutturali in tempi record e ripresentare i loro servizi anche di molto migliorati. Poi è arrivato il Covid, una tragedia a tutti i livelli che le Terme però hanno ben gestito con la sicurezza dovuta. Sarnano e Tolentino hanno attivato persino hub vaccinali. Un altro aspetto positivo è che il settore proprio nel periodo più problematico ha saputo essere punto di riferimento per sanità in generale acquisendo un’ottima considerazione. La Regione Marche ha concesso anche una sperimentazione importantissima: l’inserimento nella convenzione della riabilitazione termale per chi già ne avesse l’accreditamento. Adesso stiamo vivendo un periodo problematico, una situazione economica di crisi strisciante; i cittadini fanno fatica a venire alle Terme, le istituzioni a confermare interessanti novità come la riabilitazione termale". Perché Dott. Ferranti si dovrebbe fare un ciclo di terapie termali? "Perché alle Terme è possibile prevenire e curare alcuni malanni del corpo, ma anche acquisire una sensazione di benessere rigenerante in tempi complicati. E’ assolutamente dimostrato scientificamente l’efficacia delle cure idropiniche in alcune patologie renali e del metabolismo, delle cure inalatorie in tante patologie respiratorie e della sordità rinogena, dei fanghi e dei bagni nelle patologie artroreumatiche ed anche dermatologiche. Ci sono anche trattamenti per patologie ginecologiche, tutte terapie inserite nei LEA, erogate gratuitamente previo pagamento del ticket ma rispettando le regole dell’esenzione dal SSN. Non ci sono controindicazioni e vengono svolte in ambienti naturali e salutistici; alle terme è anche possibile accedere a servizi attrezzati per il benessere, a servizi sanitari aggiuntivi". Dott. Ferranti, lei è il Presidente delle Terme di Acquasanta, una stazione storica e storicamente gestita dalla famiglia Ferranti. Ce ne parli. "L’acqua sulfurea delle sorgenti di Acquasanta ha una storia antica, già i Romani portavano i soldati malmessi, reduci da battaglie sanguinose ad Acquasanta, in quanto erano già note le qualità terapeutiche delle nostre acque solfuree. La moderna storia delle terme di Acquasanta è iniziata nei primissimi anni ’40 del secolo scorso con la costituzione della Società “Nuove Terme di Acquasanta”, e la nostra famiglia sempre azionista di riferimento e protagonista dell’organizzazione e della gestione delle Terme. Nel tempo la struttura è cambiata, sono subentrate modifiche nei servizi sanitari, negli spazi dedicati alla recettività, nella ristorazione. Le ultime modifiche di qualche anno fa con molti ambienti rinnovati, camere d’albergo di varie tipologie, ristorazione semplice ma di qualità. La nostra caratteristica storica e che ci ha permesso di essere sempre in grado di soddisfare le aspettative dei nostri pazienti è però principalmente una: la nostra acqua sulfurea utilizzata per le cure inalatorie, per la balneofangoterapia e per la cura della sordità rinogena". Quali sono le caratteristiche di questa acqua? "È un’acqua sulfurea, salsa, solfata, ricchissima di sali minerali determinanti nell’azione terapeutica. Nel panorama delle acque termali nazionali un caso quasi unico, la nostra acqua nei convegni medico-scientifici del settore è spesso indicata come parametro di misura per la valutazione di altre acque. L'efficacia è dimostrata superiore con un consistente allungamento dei tempi di preservazione dall’eventuale patologia". Grazie Dr. Ferranti.
La cataratta: una patologia dell'occhio molto diffusa. L'intervista al dottor Pollio
La cataratta è una patologia che interviene pesantemente sulla funzionalità del senso della vista con progressiva riduzione della percezione e della qualità delle immagini. Da studi eseguiti soprattutto negli Stati Uniti è stato rilevato che senza differenza di genere circa 1 persona su 5 dai 65 ai 75 anni può essere colpita da cataratta, addirittura 1 su 2 dai 75 anni in poi. Negli ultimi decenni, soprattutto nel mondo occidentale, la cataratta è stata molto studiata e si sono individuati trattamenti terapeutici chirurgici molto efficaci. Nelle parti del mondo dove ancora non è possibile avere servizi di questo tipo, secondo le osservazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la cataratta è la prima causa di cecità. Il dottor Cristian Pollio, direttore del “Centro Oculistico Pollio” di Chieti e responsabile del servizio oculistico del centro medico Associati Fisiomed di Sforzacosta di Macerata ci ha fornito alcune informazioni sull’argomento. Dr. Pollio, che cos’è la cataratta? La cataratta è l’opacizzazione di una lente (il cristallino) che si trova all’interno dell’occhio. Il cristallino è una lente che permette di mettere a fuoco le immagini sulla retina, con il tempo il cristallino si opacizza e viene la cataratta. Quali sono le cause e quali i sintomi ? Tra le cause della cataratta vanno annoverate la familiarità e poi una serie di fattori specifici quali: - L’età - L’esposizione non protetta ai raggi ultravioletti - I traumi agli occhi - L’uso di farmaci come i cortisonici - Malattie sistemiche quali il diabete - Malattie oculari quali il glaucoma e la miopia elevata possono predisporre al formarsi della cataratta. Il sintomo più importante è una progressiva perdita della vista. Inizialmente i disagi visivi sono modesti perché l’opacizzazione del cristallino può essere circoscritta a piccole aree, ma con il passare del tempo compaiono i seguenti sintomi: - Vista appannata - Elevata sensibilità alla luce con sensazioni di abbagliamento (gli oggetti illuminati sembrano circondati da aloni, fastidio alla luce solare) - Riduzione della visibilità di notte - Diminuzione del contrasto delle immagini (i colori appaiono sbiaditi) - Variazione di miopia, astigmatismo o ipermetropia Qual è la terapia di elezione? La terapia è esclusivamente chirurgica e consiste nella sostituzione del cristallino con una lente intraoculare equivalente. L’intervento non è doloroso e viene effettuato con tecnologie innovative. E’ da sottolineare che l’informazione comune sull’intervento di cataratta lo descrive molto semplice, di breve durata e con un risultato quasi sempre positivo. La mia esperienza di chirurgo oculista che ha a che fare con questa patologia da molto tempo mi suggerisce di dire che nella maggioranza dei casi è così, ma possono esserci anche degli interventi complicati e difficili soprattutto quando non si è intervenuti nei tempi giusti appena evidenziata la diagnosi e quando il paziente ha delle patologie coesistenti che possono creare complicanze. Un esempio abbastanza emblematico e per certi versi anche difficilmente comprensibile dai non addetti è l’utilizzo di una categoria di farmaci (Alfalitici) utilizzati nella terapia dell’ipertrofia prostatica, in quanto non permettono un’efficace dilatazione della pupilla, rendendo più problematiche le pratiche chirurgiche. Quali le attenzioni e quali i benefici dopo l’intervento? L’intervento di breve durata viene eseguito in anestesia locale, il paziente torna a casa circa un’ora dopo e deve osservare delle semplici precauzioni: - non sollevare pesi per una settimana - astenersi dalla pratica dello sport per un mese è consigliabile - non toccare l’occhio operato per una settimana è fondamentale - è buona norma non dormire dal lato dell’occhio operato per qualche giorno - fare la doccia, lavare i capelli, prestando attenzione a non far penetrare sapone o shampoo negli occhi è possibile dopo i primi due giorni - seguire attentamente la terapia prescritta. I benefici possono essere così sintetizzati: - si comincia a vedere meglio già dopo 4-5 ore - il primo giorno seguente si vede bene e non si ha nessun fastidio - guardare la televisione, usare il computer e guidare è possibile già dal giorno seguente l’intervento di cataratta. Conviene sempre chiedere al proprio oculista al controllo che viene eseguito il giorno dopo l’intervento. Se non si interviene, quali sono i rischi? La perdita progressiva della vista, fino ad arrivare in certi casi alla cecità o all’accentuazione dei deficit visivi e progressivo aumento della difficoltà chirurgiva. Nei Paesi in cui questo tipo di intervento è molto raro la cataratta rappresenta la prima causa di cecità. Dr. Pollio, la sua cultura specialistica e la sua esperienza hanno acquisito nei centri dove opera un’autorevolezza riscontrabile anche in pazienti conosciuti che l’hanno ringraziata pubblicamente E’ vero, lo dico solo perché ne hanno parlato loro stessi ringraziandomi. Proprio la settimana scorsa nel nostro centro oculistico di Chieti è stato operato di cataratta Vittorio Sgarbi con esito positivo, un intervento abbastanza complesso perché per sua ammissione aveva trascurato a lungo il problema. Nel centro Associati Fisiomed di Macerata ho avuto l’occasione di curare per problematiche diverse, ma impegnative un campione del mondo di calcio, Massimo Oddo e una personalità molto conosciuta ed apprezzata nelle Marche, il Cardinale Edoardo Menichelli entrambi successivamente operati.
Lo stress, che cos’è? Correlazione con salute e alimentazione
Nel nostro percorso di osservazioni e consigli per individuare un’alimentazione idonea ci siamo imbattuti nelle considerazioni su una particolare reazione del nostro corpo: lo stress. Quante volte nell’arco della tua giornata ti sei ritrovato a pronunciare questa frase? “Mamma mia… questo caldo mi stressa proprio!” “Questo lavoro è stressante, non vedo l’ora di andare in vacanza” o ancora “Questa situazione mi stressa!” Ma esattamente, sappiamo cosa sia questo stress? Lo stress secondo l’ OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, non è altro che una risposta naturale del corpo e della mente a situazioni percepite come minaccia o eccessivamente impegnative, in altre parole è una risposta ad una richiesta di adattamento. Ci rivolgiamo ad una biologa nutrizionista la dottoressa Nazeda Kastha, consulente presso Associati Fisiomed, che proprio per il suo lavoro in ambito alimentare ha ben individuato gli elementi inerenti allo stress, comprese le difficoltà in ambito nutrizionale. Dottoressa Kastha, esiste un’età dove lo stress è maggiore? "Secondo il mio parere la risposta è no. Lo stress è proporzionale all’età in cui ci troviamo. Provate a dire ad un bambino che lo stress che sta provando per affrontare la verifica di matematica è minore rispetto a quello che dovrà affrontare per l’esame di maturità, oppure provate a dire ad un adolescente che i motivi che ora lo stressano, tra qualche anno gli risulteranno futili… Quale sarà secondo voi la risposta? Ecco perché secondo me, ogni età ha il suo stress". Ma lo stress può essere solo negativo? "In realtà no, esistono due tipi di stress, lo stress positivo, (anche detto eustress) è quello che ci aiuta a generare maggiore attenzione e concentrazione, dandoci la carica per affrontare una prestazione sportiva o per dare il nostro meglio a quel lavoro che il capo ci ha assegnato ed è uno stress detto anti- aging perché ci mantiene giovanili ed attivi. Poi abbiamo lo stress negativo, detto distress, che è quello che ci genera ansia ed angoscia e questo è detto pro- aging perché stimola l’invecchiamento.La differenza principale tra i due tipi di stress è che quello definito positivo ha una durata a breve termine mentre quello negativo, oltre allo stato d’animo che ci altera, ha una durata molto più lunga e cronica". Quali sono i principali sintomi del distress? "I principali sintomi del distress sono: innanzitutto ansia ed angoscia, due emozioni che entrano in gioco non più per incoraggiarci a fare del nostro meglio ma per produrre in noi quelle emozioni di inadeguatezza. A livello fisico quindi si manifesta come depressione, irritabilità, cefalea, insonnia e fatica muscolare". C’è correlazione tra stress e alimentazione?"Assolutamente sì, perché cervello ed intestino sono collegati e quest’ultimo prende il nome di secondo cervello, cosi quello che viene percepito a livello di cervello, si riversa a livello intestinale, portando a problematiche come difficoltà digestiva, bruciore di stomaco, gonfiore addominale, stitichezza e diarrea. Queste problematiche a lungo andare possono portare a uno stato di malattia". Esiste un rimedio contro lo stress? "Uno dei rimedi migliori contro lo stress è l’attività fisica perché questa oltre a ridurre il rischio di malattie metaboliche e cardiovascolari genera uno stato di benessere esaltando e migliorando l’umore per la secrezione di beta-endorfine. Anche la dieta potrebbe essere usata come un fattore anti stress perché quando cuciniamo per chi amiamo si producono ormoni del benessere e del piacere quali dopamina e serotonina".
Disturbi alimentari: quali sono, come riconoscerli e possibili cure. Intervista alla dottoressa Bernacchini
Nella nostra rubrica dedicata alla salute abbiamo più volte parlato di un elemento essenziale: l’alimentazione. Se ancora in molte parti del mondo la salute è minata da una mancanza di alimentazione, nel nostro mondo occidentale e di avanzamento economico il problema per la salute è diventato l’iperalimentazione, con la diretta conseguenza di una grande incidenza di obesità. Questa, è dimostrato, è fonte di tante malattie raccolte nella definizione di sindrome metabolica (ipertensione, diabete ecc…). Oggi, sempre parlando di alimentazione, vogliamo occuparci di un aspetto particolare, il rapporto psicologico con il cibo che a volte può sconfinare in gravi patologie, i cosiddetti disturbi alimentari. Ne parliamo con una biologa nutrizionista specializzata in DCA (disturbi comportamentali alimentari), la dottoressa Valentina Bernacchini, consulente presso il centro medico Associati Fisiomed. Dott.ssa Bernacchini, quali sono i disturbi alimentari e quali sono le persone più a rischio? " I disturbi dell’alimentazione più diffusi sono Anoressia Nervosa, Bulimia Nervosa e Disturbo da alimentazione incontrollata (BED). Negli ultimi anni i disturbi del comportamento alimentare sono aumentati, in particolare nel mondo occidentale, dove l’ideale di magrezza e di un corpo ‘perfetto’ sulla base degli standard sociali è sempre più diffuso. Colpiscono prevalentemente il sesso femminile e insorgono generalmente nell’adolescenza, ma sono in aumento anche i casi di bambini ed adulti diagnosticati con questa tipologia di disturbo, rappresentano un importante problema di salute pubblica. Purtroppo, visto che negli ultimi decenni c’è stato un progressivo abbassamento dell’età di insorgenza, sono sempre più frequenti diagnosi in età preadolescenziale e nell’infanzia, con conseguenze molto più gravi sullo sviluppo. Un esordio precoce può infatti comportare un rischio maggiore di danni permanenti secondari alla malnutrizione, soprattutto a carico dei tessuti che non hanno ancora raggiunto una piena maturazione, come le ossa e il sistema nervoso centrale, e danneggiare lo sviluppo cognitivo". Che cosa accomuna i disturbi alimentari? "Tra i segnali più comuni vi è il pensiero ossessivo del cibo, un controllo spasmodico del peso e la paura costante di ingrassare. Un’altra sintomatologia comune è l’alterazione della propria immagine corporea, ossia una percezione alterata del corpo e dell’immagine vista allo specchio che influenza in modo negativo gli atteggiamenti e pensieri. Un disturbo del comportamento alimentare compromette drasticamente la qualità della vita di chi ne soffre, ne limita le capacità relazionali, scolastiche, lavorative e sociali: tutto infatti sembra ruotare intorno al cibo e alla percezione corporea. Questi pensieri sono talmente presenti nel corso della giornata che la loro intensità e intrusività compromette tutte le attività giornaliere, portando a comportamenti asociali e di isolamento, tanto da evitare per esempio eventi sociali e pasti fuori casa (ristorante, mensa, compleanni, ecc.)". Quali sono i segnali che possono aiutare ad identificare un disturbo alimentare? "Raramente le persone che soffrono di un disturbo dell’alimentazione chiedono aiuto, soprattutto in una fase iniziale della patologia, per questo è importante che i familiari o gli amici intorno alle persone che soffrono di DCA siano capaci di cogliere alcuni segnali che possano portare al riconoscimento della patologia e ad una richiesta di aiuto. Un trattamento tempestivo e veloce è fondamentale perché più si interviene precocemente, tanto più è facile trattare il disturbo e in tempi più brevi. I possibili segnali da tenere in considerazione possono essere: - Alterazioni veloci del peso; - Riduzione delle porzioni dei pasti; - Atteggiamento fobico verso alcuni alimenti e gruppi alimentari, ad esempio evitamento dei dolci, della pizza, dell’olio, della pasta, ecc; - Identificazione di momenti in cui la persona mente riguardo a quanto e quando ha mangiato; - Episodi continuati in cui la persona va sempre in bagno subito dopo aver mangiato e quando ritorna sembra rossastra in volto; - Allenamento eccessivo; - Evitamento di pasti condivisi (anche con i membri della famiglia) e delle situazioni sociali in cui è previsto il cibo; - Presenza di rituali del pasto alterati come: taglia il cibo in pezzi molto piccoli o mangia estremamente lentamente; - Cambia il modo di vivere il proprio corpo, es. indossa vestiti larghi per nascondere la perdita di peso; - Aumento dell'uso dei social e di pagine inerenti il cibo (es. Nutrizionisti, ricette) e il corpo (Influencer, modelle); - Aumenta il controllo ossessivo del peso e effettua controlli ripetuti allo specchio (check corporei); - Aumenta l’asocialità e l’isolamento; - Presenta sbalzi di umore, scatti di rabbia o irritabilità; Manifesta alterazioni fisiologiche come stitichezza, insonnia, stanchezza cronica, ecc. Ricordate che le persone con un disturbo alimentare sono spesso difensive riguardo al loro modo di mangiare ed il loro peso, possono negare di star male e minimizzare il problema. Difatti, è raro che nelle fasi iniziali riescano a capire da soli di avere un disturbo e che chiedano la consulenza di un terapeuta, quindi il vostro ruolo sarà determinante per aiutarle". Quali sono i trattamenti possibili in caso di DCA? "L’approccio terapeutico multidisciplinare è essenziale in questi casi perché permette di lavorare sia sull’aspetto psicologico che nutrizionale, consentendo la gestione dei sintomi, il recupero del peso e il riacquisto di un rapporto sano con il cibo. Tipicamente il percorso di trattamento include una combinazione tra terapia psicologica, educazione alimentare, monitoraggio medico ed alcune volte assunzione di medicinali o integratori. Spesso i disturbi alimentari sono associati talvolta ad altri disturbi psichiatrici, come la depressione, i disturbi di personalità, il disturbo ossessivo-compulsivo, il disturbo d’ansia. Sono quindi diverse le figure professionali che entrano in gioco: Nutrizionista, Psicologo, Medico di base /Pediatra, Psichiatra/Neuropsichiatra, Endocrinologo. Di norma il primo approccio di intervento è un approccio multidisciplinare ambulatoriale, che in caso di fallimento della terapia prosegue verso un approccio residenziale o semi-residenziale in strutture specializzate che si occupano del recupero e del trattamento di persone affette da disturbi alimentari".
Salute sotto attacco: Il legame tra cambiamento climatico, inquinamento e malattie neurologiche
Il cambiamento climatico e il riscaldamento globale, l’inquinamento che ne è in gran parte la causa, sono ormai all’attenzione di tutti. Osservazioni e studi scientifici, progetti politici, consapevolezza da parte dei cittadini dei pericoli connessi sono all’ordine del giorno e inglobano anche una buona parte della comunicazione quotidiana a qualsiasi livello. Per fare un po’ di chiarezza ne parliamo con un esperto, specialista neurologo perché proprio questa è la branca medico-scientifica dove si stanno registrando i cambiamenti maggiori con i relativi pericoli per la salute. Il dottor Aldo Paggi, già responsabile del Centro Epilessia dell’Azienda “Ospedali Riuniti” di Ancona e attuale consulente presso Associati Fisiomed nella sede di Tolentino ha risposto ai nostri quesiti. Dr. Paggi, clima, inquinamento ambientale e incremento delle patologie neurologiche hanno una relazione di causalità per quanto riguarda la loro incidenza e le loro manifestazioni cliniche? L’evidenza emerge sempre più netta da diverse reviews di studiosi nel mondo, in particolare americani (della Cleveland Clinic - Ohio) e inglesi (della University College – London). Gli Autori di questi studi hanno effettuato ricerche prendendo in considerazione: cambiamenti climatici, inquinanti ambientali, eventi atmosferici estremi e varie malattie neurologiche e anche psichiatriche, come cefalea, Alzheimer, sclerosi multipla, epilessia, morbo. di Parkinson, ictus, ansia, depressione, schizofrenia. Ma anche numerose altre patologie di tipo internistico, metabolico, allergologico e tumorale sono influenzate da questi nocivi fattori. Il tutto è pubblicato su prestigiose riviste scientifiche, come Neurology, Lancet, ecc. Le variazioni climatiche hanno un effetto sulla salute del cervello: in particolare le temperature estreme, sia molto alte che molto basse, e l’ampia escursione termica tra giorno e notte, specie se inusuali per la stagione in corso, disturbano il meccanismo fisiologico del sonno, che è un fondamentale fattore protettivo per il cervello, avendo un’azione rigenerativa e di ristoro neuronale. Ad esempio, nelle persone con demenza le temperature estreme e gli eventi climatici improvvisi sono situazioni a rischio perché impongono a questi soggetti meccanismi decisionali ed azioni di adattamento (come bere più acqua, evitare di uscire se troppo caldo o troppo freddo, stare al riparo da situazioni di pericolo in generale). Cose e decisioni non sempre attuabili a livello pratico e cognitivo da parte di persone mentalmente fragili, con altre malattie concomitanti e con altri impedimenti. Non sorprende allora come ricoveri e mortalità possano peggiorare in queste situazioni come, ad esempio, quando il caldo è eccessivo durante le nostre estati sempre più torride. Per quanto riguarda l’inquinamento? L’esposizione ad inquinanti ambientali come le polveri sottili, solfati, SO2, metalli pesanti come Cadmio e nichel, ammonio e suoi derivati, idrocarburi come benzene e Pb, diossine, CO2 e CO, carbone delle Centrali e tanti altri, non fanno altro che indebolire le difese del nostro organismo. Per non parlare poi degli allevamenti zootecnici di tipo intensivo, presenti diffusamente ma in modo particolare in alcune zone rurali del nord Italia (Lombardia, Emilia e Veneto…). C’è anche da tener presente che, oltre alle persone anziane e con varie patologie, la categoria più vulnerabile e a rischio sanitario sono i neonati e i bambini: i loro organismi e i loro sistemi immunitari ancora in fase di sviluppo sono esposti a rischi anche maggiori e fin dalla tenera età. Qual è la situazione in Italia? In questo panorama non proprio tranquillizzante l’Italia registra un drammatico record negativo per quanto riguarda gli effetti tossici ambientali: secondo i dati pubblicati nell’ormai lontano 2019 su “The Lancet” l’Italia risulta il primo paese in Europa (e undicesimo nel mondo) per vittime premature da esposizione alle polveri sottili PM2,5, con un totale di 46.000 – 60.000 decessi per anno (281.000 nel resto d’Europa). Va inoltre considerato che le polveri sottili sono come vettori di trasporto di molti virus e batteri, i quali quindi arrivano all’interno del nostro organismo comodamente in aereo (“senza nemmeno pagare il biglietto”). Un’ultima considerazione (ma forse è una delle più importanti) è la sempre più massiccia presenza delle macro e microplastiche ad ogni livello (aria, acqua, suolo, mondo animale). Da recentissimi studi biochimici e biologici risulta che esse sono presenti anche nel corpo umano a livello di polmoni, sangue, placenta e addirittura dentro le placche aterosclerotiche(!). È sempre quindi più evidente una chiara associazione tra cambiamento climatico e inquinamento ambientale, causato in massima parte dall’uomo, con una maggiore incidenza di patologie neuropsichiatriche e relativo maggior rischio di ricoveri ospedalieri e di mortalità. Data inoltre la forte accelerazione di queste problematiche, si rende sempre più auspicabile e necessario mantenere aperti questi filoni di ricerca, con un monitoraggio sempre più accurato, al fine di poter pianificare politiche ambientali e sanitarie sempre più adeguate. In conclusione, mi permetto di fare questa ultima mia personale considerazione: la natura, gli animali, le piante, il mondo tutto farebbero tanto a meno e vivrebbero tanto meglio senza la presenza (così invasiva) dell’uomo, di ognuno di noi!
Fumare è davvero così dannoso? Intervista al dottor Claudio Mozzicafreddo
Il 31 maggio di ogni anno l'Organizzazione mondiale della sanità - OMS celebra la Giornata Mondiale senza Tabacco (World No Tobacco Day 2024), allo scopo di evidenziare i rischi per la salute associati al consumo di tabacco e sostenere politiche efficaci per ridurne il consumo. La tematica proposta dall'Oms per il 2024 mira a proteggere i bambini e ragazzi e a sensibilizzare l’opinione pubblica anche sul rischio derivante dalle strategie di marketing delle industrie del tabacco. Il consumo di prodotti del tabacco (da fumo e non da fumo) è la principale causa di morbosità e mortalità prevenibile ed è un importante fattore di rischio prevenibile di malattie non trasmissibili come cancro, malattie polmonari e cardiache. Più di 8 milioni di persone ogni anno muoiono a causa del consumo diretto di tabacco; anche l'esposizione al fumo passivo è dannosa per la salute, causando annualmente circa 1,2 milioni di morti nel mondo. In Italia sono attribuibili al fumo di tabacco oltre 93.000 morti, di cui circa 43.000 per tumori. Secondo i dati di due diverse indagini dell'Istituto Superiore di Sanità - Iss la maggioranza degli adulti tra i 18 e i 69 anni non fuma (59%) o ha smesso di fumare (17%), ma ancora un italiano su quattro è fumatore (24% - nel 2008 era il 30%). Questa percentuale cresce però tra i giovani, di cui il 30,2% usa almeno un prodotto tra sigaretta tradizionale, tabacco riscaldato o sigaretta elettronica. Secondo i dati Istat aggiornati al 2023, i fumatori sono il 19,3% della popolazione di età superiore ai 14 anni, di cui il 23,1% uomini e il 15,7% donne; la prevalenza torna a mostrare una lieve diminuzione, dopo un aumento negli ultimi anni. Ne parliamo con il dott. Claudio Mozzicafreddo, specialista pneumologo di grande esperienza nel territorio, già dirigente medico nel servizio pubblico ed oggi consulente presso il Centro medico Associati Fisiomed. Dr. Mozzicafreddo, fumare è poi così dannoso per la salute? "Sembrerebbe proprio di sì visto che è stato calcolato che il fumo causa più morti di droga, alcool, omicidi e incidenti messi insieme". Quali sono le cause dei danni del fumo? "Il fumo di sigaretta contiene circa 4.000 sostanze capaci di generare danni all’organismo umano. Le sedi solitamente più colpite sono l’apparato bronco-polmonare e cardio-vascolare. E’ appurato che per l’entità del danno d’organo siano molto importanti: - l’età d’inizio, - il numero giornaliero di sigarette, - il numero di anni in cui si è fumato, - il grado di profondità dell’inalazione". Quali sono le principali malattie correlate al fumo? "A livello respiratorio sono statisticamente significativi la broncopatia cronico ostruttiva, l’enfisema polmonare e i tumori polmonari, senza dimenticare altre neoplasie maligne correlate al fumo che sono, oltre al polmone, quelle alla laringe, allo stomaco, al pancreas, ai reni e alla vescica. Vista la sua irreversibilità la broncopatia cronico ostruttiva, statisticamente in crescita, determina severe inabilità portando a insufficienza respiratoria che spesso necessita di ossigeno terapia e/o di ventilo terapia. L’abitudine tabagica, come è noto, ha un’influenza negativa sul sistema cardiovascolare essendo causa di infarti, ictus, cardiopatia ischemica; questo perché favorisce processi aterosclerotici il cui aumento sarebbe incentivato da 2 a 4 volte rispetto alla norma. Il fumo inoltre può indurre neuropatia specie se associato all’alcool, favorisce la rottura di aneurismi aortici e sembra che sia un fattore predisponente all’infertilità, maschile e femminile. La cessazione del fumo produce all’organismo effetti, ovviamente benefici, riscontrabili anche dopo pochissimo tempo, tra cui - Riattivazione della mobilità delle ciglia vibratili delle pareti bronchiali e la riattivazione del macrofago alveolare, importante cellula difensiva dell’apparato respiratorio, anch’essa solitamente paralizzata dal fumo. Il paziente vede migliorata rapidamente la dispnea, la tosse, il catarro sino ad arrivare a un più florido aspetto dell’epidermide". E le sigarette elettroniche? "Da studi recenti sembra che la sigaretta elettronica, che agisce riscaldando un liquido che genera vapore e viene inalato, che può contenere nicotina, aromi, sostanze chimiche, metalli pesanti e particelle sottili, è potenzialmente dannosa". È importante una visita preventiva dallo pneumologo? "Chi fuma può avere delle indicazioni precise per la valutazione della funzione respiratoria del paziente e per essere consigliato adeguatamente sulle modalità per portare a termine il loro percorso per smettere di fumare, ivi compreso l’ausilio di farmaci esistenti per agevolare e fronteggiare la dipendenza dal fumo".
Cronaca di un pomeriggio particolare: intervista al dottor Stefano Gobbi, presidente del Rotary
Quando sono stato sollecitato dal servizio comunicazione del centro medico Associati Fisiomed di testimoniare nel villaggio turistico Holiday di Porto Sant’Elpidio un'iniziativa del Rotary di cui l’amministratore unico Enrico Falistocco è socio da tanto tempo, non sapevo bene cosa avrei trovato. All'entrata del villaggio turistico un'alta colonna dove è annunciato lo svolgimento del XVII Campus del Rotary. Qui sono stato accolto dal dotor Stefano Gobbi, il recentissimo governatore nominato del Rotary Distretto 2090 che comprende Marche, Umbria, Abruzzo e Molise. Il dottor Gobbi è un medico di medicina generale di Tolentino, noto ed apprezzato, molto impegnato nell’attività sociale. Dottor Gobbi che cos’è il Campus del Rotary qui all'Holiday? "Il Rotary nelle Marche conta 30 club, ognuno ha una sua attività sul suo territorio legata alle esigenze sociali, economiche, ambientali secondo i principi e i valori di cultura e solidarietà della nostra associazione. In questo Campus tutti i club regionali sono riuniti per concedere una settimana di vacanza, 20-26 maggio, in questo magnifico posto a ben 120 persone, cosiddetti diversamente abili con un loro accompagnatore. Sono uomini e donne di qualsiasi età e con vari gradi di disabilità. È una vacanza attiva dove possono godere del magnifico mare, del parco acquatico coniugandoli con attività ludiche e attività formative guidate, pittura, bricolage, uncinetto. La sera si sono già alternati nel teatro all’aperto dell’Holiday spettacoli musicali, di magia. L’ultima sera ci sarà uno spettacolo preparato proprio dai nostri ospiti durante la settimana". Avete avuto bisogno di aiuto per organizzare e gestire una simile impegnativa iniziativa? "Sicuramente, oltre all'apporto organizzativo ed economico dei singoli club anche altri nostri estimatori e soci con le loro attività ci sono venuti incontro. Proprio in questi minuti sono tutti riuniti nella sala ristorante per una ricca merenda prima delle attività pomeridiane, merenda per l’organizzazione della quale abbiamo ricevuto tra gli altri il contributo di Mollica Osteria di Terra e di Mare a Civitanova Marche e del Centro medico Associati Fisiomed, attività imprenditoriali particolarmente presenti al fianco delle attività benefiche Rotary anche per la lunga militanza dei loro amministratori. Associati Fisiomed, il centro medico con cinque sedi nella provincia di Macerata, con servizi sanitari all’avanguardia, con sensibilità sociale riconosciuta, potrebbe nella ripetizione di questa iniziativa fornire un servizio di istruzione fisioterapica domestica, molto importante nella gestione giornaliera di queste persone. Ne parlerò con il mio amico amministratore del centro medico Enrico Falistocco. Voglio anche ricordare chi durante la settimana ci ha aiutato e ci sta aiutando: la pasticceria Gazzani di Civitanova Marche, la società Rhutten, Pasta di Camerino e se dimentico qualcuno me ne scuso. Un ringraziamento particolare al direttore dell’Holiday Daniele Gatti per la disponibilità ed organizzazione, i complimenti per un villaggio turistico davvero bello ed efficiente. Voglio anche ricordare con orgoglio che questa iniziativa era stata segnalata alla Presidenza della Repubblica, abbiamo ricevuto i complimenti e gli auguri direttamente dal Presidente Mattarella".
È tempo di prova costume, approfittiamone: dimagrire fa anzitutto bene alla salute
Quando arriviamo alla fine del mese di maggio, con l’estate all’orizzonte e soprattutto le spiagge già frequentate e comunque pronte ad accoglierci, nella mente di tantissime donne ma anche di tanti uomini balena il dubbio, meglio dire l’ansia, se il proprio corpo è pronto a farsi vedere e magari ammirare denudato dell’abbigliamento che finora ha nascosto eccessi di adipe non proprio belli da vedersi. Il cliché è ormai consolidato: magro è bello, è affascinante, migliora l’attenzione degli altri ed anche la propria autostima. Si gode di più la giornata al sole, il bagno nell’acqua di mare, le passeggiate con vestiario succinto nelle strade delle vacanze. Fino ad un po’ di tempo fa tutti questi pensieri e preoccupazioni apparivano di esclusivo interesse femminile, ma si sa, i tempi sono cambiati ed i canoni estetici seguiti dalle donne hanno fatto presa anche sull’immaginario maschile e la parola d’ordine per tutti è quella di dimagrire prima di esporre il corpo nelle spiagge, nelle piscine, nei prati. L’occasione è di sicuro stimolante e contribuisce a rispettare una delle regole generali per la preservazione della nostra salute che raccomanda l’eliminazione del sovrappeso, della massa grassa in eccesso, cause di tante patologie del nostro apparato gastroenterico, del sistema circolatorio, persino dell’apparato muscolo-osteo-articolare con riflessi negativi importanti anche nel sistema nervoso. Quindi dimagrire è importante se in sovrappeso non solo per la prova costume, ma soprattutto per il buon funzionamento del nostro corpo in tutte le stagioni dell’anno. Ma come dimagrire? Quanto dimagrire? Come armonizzare il dimagrimento con il buon funzionamento di tutti i nostri organi ed apparati? LEGGI ANCHE: COME AFFRONTARE LA DIETA? COSA C'E' DA SAPERE Per rispondere a queste domande, approfittando della cultura ed esperienza di specialisti, proprio alle porte dell’estate, la scorsa settimana, a Porto S.Elpidio nella sala polifunzionale "Beniamino Gigli" si è svolta una serata di comunicazione ed aggiornamento dedicata soprattutto ad operatori sanitari, dal titolo "Il ruolo dell’apparato gastrointestinale nella gestione della sindrome metabolica e del dimagrimento". L’organizzazione è stata della società Jea, gestita dalla ad Jane Virgili, gli interventi della specialista nutrizionista Dottoressa Edy Virgili e del gastroenterologo apprezzato studioso e divulgatore a livello nazionale sull’argomento, Dr. Gabriele Prinzi. Molto frequentata la serata e con una caratteristica particolare ed inedita: trattare tutti gli elementi che possono essere utili ad un percorso di dimagrimento soddisfacente e sicuro. Accanto alla trattazione dei danni dell’obesità, la cosiddetta sindrome metabolica, non una sola patologia ma un pull di disfunzioni come ipertensione, diabete, ipercolesterolemia fatta dalla dottoressa Edy Virgili hanno fatto seguito le considerazioni fisiologiche e cliniche di come affrontare il necessario dimagrimento senza nemmeno trascurare la componente olistica, il rapporto personale spirito-corpo proposte dal Dr. Prinzi. Anche l’integrazione con prodotti realizzati con rigorosi principi scientifici e da utilizzare sotto controllo medico è stata argomento di discussione nel trattamento per il dimagrimento. È il campo d’interesse della Jea, con continua campagna di comunicazione, aggiornamento e confronto: l’iter scientifico indispensabile per ogni elemento rivolto alla preservazione della salute. L’augurio è di una buona estate a tutti, belli, in forma e riposati.
I bambini e le allergie: come riconoscerle e come si curano. Intervista al pediatra Paolo Perri
Siamo in primavera, nell’ambiente vi sono molti pollini con cui veniamo a contatto. Molti bambini presentano allergie ai pollini, ma altri possono presentare allergie verso sostanze perennemente presenti nell’ambiente (es. acaro della polvere domestica, animali (+ gatto) e a molte altre sostanze anche di tipo alimentare). Le allergie ai farmaci, anche esse molto importanti richiedono un capitolo a parte. Ne paliamo con il dottor Paolo Francesco Perri, specialista in clinica pediatrica, già direttore di U.O. di pediatria dell'ospedale di Macerata, attualmente direttore di Fisiobaby presso il centro medico Associati Fisiomed. Dr. Perri, che cosa è l’allergia di tipo immediato? "L'allergia di tipo immediato, è una risposta anomala del sistema immunitario che compare entro brevissimo o breve tempo (massimo 1-2 ore) dal contatto con sostanze estranee all'organismo che di norma sono innocue. Nei bambini, specie se vi è una predisposizione familiare, le allergie causano sintomi, infiammazione e malattie a carico di differenti organi e apparati: - Il polmone (asma); - La pelle (eczema, orticaria); - Gli occhi e il naso (raffreddore da fieno); - Shock anafilattico (Per fortuna raro) Il bambino predisposto quando viene a contatto con sostanze estranee normalmente innocue (gli allergeni), produce con molta facilità e in grande quantità un tipo di anticorpi, le immunoglobuline E che scatenano le reazioni allergiche e le malattie allergiche". Chi rischia? "L'allergia può comparire ad ogni età, anche nel primo anno di vita, ed è fortemente influenzata dalla predisposizione genetica. Se mamma e papà non sono allergici, il rischio che un figlio sia allergico è pari al 10-15%, ma se uno dei genitori è allergico, il rischio sale al 30% mentre se entrambi i genitori soffrono di una malattia allergica, il rischio raggiunge il 60-80%. Vivere negli agglomerati urbani ad alto livello di inquinamento favorisce la comparsa e/o il peggioramento della malattia allergica. Assistiamo infatti ad un netto incremento delle allergie nella popolazione mondiale ed in particolare nei paesi industrializzati. Anche il fumo passivo rappresenta un importante fattore favorente l’allergia". Come si fa la diagnosi? "La diagnosi di malattia allergica si basa prevalentemente sulla storia clinica dei disturbi accusati dal bambino e sui risultati di indagini specifiche per confermare il sospetto clinico. In particolare l'esecuzione di indagini dirette nel bambino (skin prick test e test di provocazione orale - TPO con alimenti, nel caso delle allergie alimentari) rappresentano il gold standard della diagnosi. I test possono essere completati con i test in vitro (dosaggio delle IgE totali e specifiche e con i test molecolari) specialmente in quei casi in cui è importante dirimere una cross-reattività con piante e vegetali". Le allergie alimentari? "L’allergia alimentare è una reazione scatenata dall'ingestione di proteine alimentari come quelle del latte animale, dell'uovo di gallina, del grano, della soia e di semi, del pesce, della frutta e della verdura. Colpisce meno dell'1% dei bambini e nella maggior parte dei casi migliora spontaneamente entro i 6 anni di vita, quando il bambino diventa tollerante nei confronti dell'alimento a cui è allergico. I sintomi causati dall'allergia alimentare possono essere: - Gastrointestinali (anafilassi gastrointestinale, vomito e diarrea, sangue nelle feci, coliche addominali gravi in seguito all'assunzione del cibo sospetto); - Cutanei (orticaria–angioedema, specie se a carico delle labbra e della lingua; dermatite atopica); - Raramente respiratori (rinite e asma). L'allattamento al seno è fondamentale per ritardare o evitare la comparsa di manifestazioni causate dall'allergia al latte vaccino nel lattante. È bene ricordare che non tutte le reazioni avverse agli alimenti sono causate da allergie". Come si curano le allergie? "Una volta fatta la diagnosi sarà il pediatra, a volte è necessario un pediatra allergologo, a prescrivere una terapia che potrà essere farmacologica, con vaccini desensibilizzanti o, per l’allergia alimentare, evitando per un tempo stabilito e molto variabile il contatto con l’alimento in causa per poi reintrodurlo gradualmente in ambiente protetto". Ringraziamo il dottor Perri e rimandiamo ad altra occasione la trattazione delle allergie del bambino ai farmaci.
Le patologie della spalla, le attuali terapie e le possibili prospettive
Alla fine del secolo scorso nel reparto di Ortopedia dell’Ospedale di Macerata arrivò alla direzione un ortopedico proveniente dal Rizzoli di Bologna accompagnato da suoi assistenti ed allievi con una visione molto dinamica della evoluzione clinica della specialità ortopedica. Il Direttore del reparto di Ortopedia era il Dr. Fabio Giancecchi, già allora aperto ad approfondire ed attuare tutte le novità della sua attività clinica. Il comparto muscolo-osteoarticolare della spalla era allora sicuramente uno degli argomenti di maggior studio per la risoluzione di problematiche patologiche in un ambito assai complesso. Uno dei primi convegni a livello nazionale per trattare le patologie della spalla con i più accreditati specialisti si tenne al Castello della Rancia (Tolentino). Il Dr. Giancecchi, purtroppo, venne a mancare prematuramente nel giro di poco tempo per un male incurabile. Uno dei suoi collaboratori che con lui erano arrivati a Macerata, il Dr. Paolo Righi, ha approfondito studi e ricerche proprio sulle patologie della spalla. Il Dr. Righi affezionato ancora ai nostri territori attualmente svolge la sua attività professionale di consulente ortopedico per le patologie della spalla presso il Centro Medico Associati Fisiomed di Sforzacosta. È uno dei fondatori e promotori del sito Spallaonline.it. ed oggi responsabile della Chirurgia della Spalla presso il San Camillo Hospital a Forte dei Marmi. Abbiamo rivolto a lui alcune domande. In caso di dolore di spalla, quale può essere il migliore esame strumentale da fare per poi sottoporsi a visita superspecialistica? Tutti noi specialisti di Spallaonline, utilizziamo nella nostra pratica clinica l’Ecografia. Tale metodica ci consente già durante la prima visita, di avere la possibilità di portare il nostro “occhio” dentro alle strutture della spalla e fare una diagnosi (nella maggior parte dei casi) estremamente precisa e non essere dipendenti da test clinici che spesso possono essere condizionati dal dolore e non essere attendibili o da altri tipi di esami, magari eseguiti mesi prima e non evidenziare lo stato attuale del quadro. L’uso dell’ecografo non solo ci consente di vedere eventuali danni alle strutture della spalla, ma può consentire anche pratiche mediche dirette come lo svuotamento di versamenti liquidi anche in profondità, di eseguire lavaggi percutanei di una calcificazione in fase di “svuotamento” o di fare infiltrazioni super selettive destinando la piccola quantità di sostanza in modo estremamente preciso e senza dolore dall’esterno (ricordo che la spalla ha 5 compartimenti ben separati e difficilmente identificabili). Sarà poi cura dello specialista, qualora vi sia la necessità, di richiedere ulteriori esami strumentali (Rx; RM, Ecografie/Doppler o TC ecc.) dietro quesiti specifici al radiologo. L’ecografia estemporanea, inoltre, ci consente di monitorare e valutare, la progressione della cicatrizzazione, di una riparazione chirurgica tendinea e di dare informazioni estremamente adeguate al fisioterapista per la prosecuzione del percorso riabilitativo post operatorio. Quali sport possono sollecitare troppo la spalla? Il padel, per esempio, è uno sport che coinvolge persone di tutte le età, dai bambini agli ottantenni, senza limiti. Sia professionisti che dilettanti, tutti i praticanti di sport che richiedono movimenti sopra la testa come tennis, padel, golf, basket o pallavolo, possono sollecitare e stressare le articolazioni della spalla. In alcune persone, specie con una predisposizione genetica all’artrosi o con patologie della spalla già presenti, praticare questi sport potrebbe portare a un’usura grave della cartilagine e delle parti ossee della spalla. Tuttavia, se da una parte smettere di praticare questi sport può aiutare a ridurre la sollecitazione dei movimenti sulla spalla, dall’altra non è la soluzione migliore al dolore. Come tornare a praticare sport dopo la chirurgia? Per recuperare la piena funzionalità delle braccia e poter praticare gli sport suddetti senza dolore, è fondamentale affrontare l’artrosi in modo efficace, fin dalle prime fasi, senza attendere l’usura grave delle strutture articolari. Nell’artrosi iniziale, trattamenti conservativi come infiltrazioni ecoguidate di acido ialuronico, collagene, PRP, cellule staminali mesenchimali, fisioterapia possono alleviare il dolore e, in alcuni casi, stabilizzare a lungo il problema. Quando i trattamenti conservativi non producono più i risultati sperati e il paziente non ha più beneficio, l’impianto di una protesi di spalla può essere la soluzione per recuperare la qualità di vita persa. Grazie alle nuove tecniche di chirurgia protesica di spalla, anche i casi più complessi di deformità ossee significative o esiti di frattura, possono ottenere benefici dalla protesi di spalla. Il nostro centro a Forte dei Marmi è sempre stato all’avanguardia nella protesica di spalla con sistemi di pianificazione mediante TAC preoperatoria, sistemi con mascherine di impianto custom made e sistemi di navigazione GPS che utilizza moderni sistemi di navigazione chirurgica dotati di sensori. Questi strumenti guidano il chirurgo nel posizionamento della protesi con estrema accuratezza, senza essere un sistema robotico. Questo intervento preceduto da una TAC della spalla eseguita dal paziente consente al chirurgo una pianificazione dettagliata e personalizzata dell’intervento e il posizionamento preciso della protesi. Questa tecnologia innovativa mira a garantire una maggiore durata dell’impianto protesico, un recupero post-operatorio migliorato e, per gli appassionati di sport, il ritorno in campo. Per l’artrosi di spalla quali sono le tecnologie innovative contro il dolore? Il dolore alla spalla può derivare da diverse cause, incluse l’artrosi, soprattutto in età avanzata, oltre i 65 anni. Quando si presenta, il dolore costituisce sempre un segnale da non sottovalutare, richiedendo una valutazione specialistica delle strutture della spalla. Nel caso in cui l’artrosi sia la causa del dolore, le tecnologie possono fornire soluzioni efficaci per affrontare il problema e migliorare la qualità di vita del paziente. Quando è necessaria la chirurgia? L’artrosi è una condizione degenerativa che, simile ad altre articolazioni del corpo, causa l’usura della cartilagine articolare. Tuttavia, nei casi più avanzati, le componenti ossee dell’articolazione della spalla (testa omerale e glena scapolare) possono essere così gravemente usurate che, dalle radiografie, le ossa risultano “fuse” insieme: in tali circostanze, diventa necessario ricorrere all’intervento chirurgico di protesi di spalla. È importante notare che le spalle presentano variazioni anatomiche significative e le soluzioni, incluse quelle chirurgiche, vengono determinate in base al quadro clinico, alla gravità dei sintomi, alle esigenze funzionali e all’anatomia specifica della spalla del paziente, considerando anche la presenza di eventuali alterazioni anatomiche congenite o post-traumatiche della spalla, così come gravi deformità delle componenti ossee dell’articolazione. Quali sono le tecniche innovative per la chirurgia protesica di spalla? Ci sono varie tipologie di protesi di spalla e diverse metodologie chirurgiche che sfruttano tecnologie all’avanguardia per affrontare con precisione anche situazioni complesse in cui la glena e la testa dell’omero sono difficili da distinguere. In tutti i pazienti viene eseguita una rmn ad alto campo per lo studio del patrimonio tendineo e muscolare e una prima valutazione delle deformità ossee. In seguito, se le deformità ossee sono importanti si esegue una TC di spalla che consente la pianificazione al computer del tipo di impianto adatto a quella deformità. Infine, in alcuni casi selezionati, utilizziamo un sistema di navigazione che sfrutta sensori posizionati in punti specifici della spalla del paziente, con un’accuratezza di 0,5 mm e 0,5 gradi. Nei casi in cui vi sia una grave anomalia nel rapporto tra i componenti articolari (testa dell’omero e glena) a causa di usura o deformità, il sistema di navigazione consente al chirurgo di visualizzare chiaramente il percorso, proprio come un navigatore durante la guida in condizioni di scarsa visibilità. Questo è particolarmente importante poiché anche un piccolo errore di pochissimi gradi o millimetri nell’installazione della protesi potrebbe aumentare l’usura nel tempo, causare dolore o movimenti non corretti della protesi. Quali sono i vantaggi? L’aumento della precisione nel posizionamento dell’impianto protesico di spalla offre una serie di vantaggi per il paziente, correlati a migliori risultati biomeccanici della protesi stessa. La precisione dell’impianto deriva anche dal volume di interventi eseguiti dall’equipe chirurgica che deve essere adeguato in termini di numero/anno e costanza di interventi eseguiti. Esperienza e precisione si traducono in una riduzione del dolore post-operatorio, in una riabilitazione più efficace, con un recupero della funzionalità e del movimento della spalla migliorato e più rapido. Ringraziamo il Dr. Righi per la disponibilità, l’argomento avrebbe bisogno di ulteriori chiarimenti ed informazioni. Sarà nostro dovere coinvolgerlo ancora.
Sport e alimentazione, esiste la dieta "perfetta"? Parola alla nutrizionista Elisa Pelati
L’attività fisica in generale e quella sportiva in particolare sono elementi essenziali per lo sviluppo e conservazione del nostro organismo, per la protezione della salute ed anche per arricchire la qualità della vita. Molte bambine e molti bambini, fin dalla tenerissima età, sono inviati alla pratica di uno sport, un interesse che spesso riesce a coinvolgerli per essere mantenuto anche in età adolescenziale, giovanile ed adulta. Spesso l’attività sportiva è anche un’attività agonistica inquadrata in club, squadre ed associazioni, altre volte è un’attività amatoriale. In ambedue le situazioni ormai la legge prevede delle indagini mediche per avvalorare l’idoneità all’attività. Nei centri di medicina dello sport più illuminati e con servizi adeguati è previsto anche un sussidio ulteriore di informazione e cultura per essere utile ad una migliore attività sportiva e con più sicurezza. Uno degli aspetti certamente più importanti per chi fa attività sportiva è quello nutrizionale. Ne parliamo con la dottoressa Elisa Pelati dietista e nutrizionista, consulente presso il servizio di medicina dello sport nel centro medico Associati Fisiomed di Macerata. Dott.ssa Pelati, esiste la dieta “perfetta” per lo sportivo? “La dieta dello sportivo deve, per prima cosa, prendere in considerazione le caratteristiche fisiche individuali, rispondendo alle preferenze alimentari e ai bisogni dell’atleta, oltre che gli specifici programmi di allenamento e i vari impegni agonistici. Esistono strategie nutrizionali alle quali riferirsi, ben consolidate da un punto di vista scientifico, che però non bastano per evitare la nascita di nuovi suggerimenti e schemi nutrizionali, spesso fantasiosi, che vengono presentati come “innovativi” e “validi”, ma che, in realtà, minano la salute fisica e mentale degli atleti. Non esistono alimenti “magici” o diete “miracolose” in grado di ottimizzare la prestazione sportiva: solamente delle giuste scelte nutrizionali, da portare avanti nel corso dell’intera carriera agonistica, possono aiutare l’atleta ad avere un organismo efficiente e pronto a rispondere al meglio alle varie sfide sportive.” Quali sono gli errori più comuni dei giovani atleti e quali sono le strategie che possono aiutarli a modificare la loro alimentazione? “Quello che mi sento di sottolineare è la gestione non ottimale della prima parte della giornata, con una colazione assente o scarsa e di spuntini a basso potere nutritivo; uno scarso consumo di verdura, legumi e frutta secca; eccessivo consumo di snack e bevande zuccherate e inadeguata idratazione. In questo contesto è fondamentale sottolineare il ruolo centrale dell’educazione alimentare, che, a mio avviso, dovrebbe essere sempre più presente all’interno delle società sportive e delle scuole. Valide abitudini alimentari contribuiscono ad ottimizzare non solo le prestazioni sportive e il recupero post gara e post allenamento ma anche la salute fisica e mentale, prevenendo le malattie croniche non trasmissibili che sono tipiche della nostra società.” Gli integratori servono davvero ad uno sportivo? “Una alimentazione varia, equilibrata e personalizzata soddisfa tutti i fabbisogni nutrizionali dell’organismo e non richiede l’uso di integratori. L’eventuale utilizzo di prodotti a fini energetici e di prodotti destinati alla reintegrazione delle perdite idrosaline, che deve essere comunque valutato con professionisti esperti, non può quindi andare a sostituire gli alimenti, che dovrebbero rappresentare sempre la prima scelta per una gestione ottimale della prestazione sportiva.” Quali sono i consigli che si sente di dare agli sportivi che ci leggono? “Per prima cosa, è fondamentale affidarsi a personale esperto, che sia in grado di comprendere i bisogni individuali e di supportare l’atleta con le più recenti evidenze scientifiche. Attenzione, soprattutto, ai consigli che si trovano nei social media e, in generale, su internet, perché spesso si tratta di falsi miti alimentari, che si possono rivelare molto pericolosi per la salute dell’atleta. Ricordo che i modelli alimentari riconosciuti a livello scientifico, se ben strutturati, come validi e sicuri, anche in ambito sportivo, sono il modello mediterraneo, che si basa per la maggior parte su alimenti vegetali, il modello vegetariano e quello vegano. L’alimentazione dovrebbe coprire il dispendio energetico giornaliero, prevedere il consumo di alimenti provenienti da tutte le categorie alimentari in base al modello alimentare seguito, con una ottimale distribuzione dei pasti durante la giornata, così da favorire adeguate riserve muscolari ed epatiche di glicogeno, prevenire l’ipoglicemia, “disagi” gastrointestinali e la giusta introduzione di carboidrati, proteine e grassi, nonché vitamine e sali minerali. Oltre al cibo, l ’idratazione è fondamentale: fornire all’organismo giuste quantità di acqua, prima, durante e dopo l’attività, oltre a supportare la prestazione fisica e prevenire l’eccessiva perdita di liquidi, permette di ridurre stanchezza, carenza di concentrazione e di lucidità.”
Terme dell’Aspio, quale futuro per un pezzo di storia della nostra regione?
Le Terme di Aspio si trovano nelle Marche, in provincia di Ancona. Secondo Plinio il Vecchio esse erano utilizzate già nell’antica Roma, ma la tradizione termale non ha avuto continuità fino ai giorni nostri. Sin da fine Ottocento, l’acqua salsobromoiodica delle sorgive spontanee della zona situata nelle immediate vicinanze del torrente Aspio, era conosciuta e utilizzata per le sue proprietà benefiche. Il 1930, anno di rilascio della Concessione Mineraria, segna la nascita delle Terme dell’Aspio. Da allora, nel tempo, sono diventate punto di riferimento per la popolazione locale, principalmente per le cure idropiniche e, in misura minore, per la balneo fangoterapia. Negli anni, l’attività termale si è sviluppata, ampliando la gamma dei servizi offerti. Oltre alle tradizionali cure che hanno caratterizzato la storia delle Terme dell’Aspio, sono state introdotte nuove tipologie di trattamenti, in particolare, quelli riguardanti l’apparato respiratorio. Le acque di Aspio sono di tipo salso-bromo-iodiche e sgorgano da quattro sorgenti. Vengono utilizzate per la cura di malattie gastroenteriche, delle vie urinarie e delle vie respiratorie. Lo stabilimento ha subito dalla fine degli anni del secolo scorso varie vicissitudini legate ad infiltrazioni inquinanti le sorgenti acquifere con conseguenti vicende giudiziarie che per un periodo di circa 10 anni hanno causato la chiusura dello stabilimento. Solo nel 2012 è stato fatto un progetto di riapertura aggiungendo strutture per altri servizi come il benessere e la fisioterapia. Nel frattempo, comunque le Terme hanno perso la convenzione con il servizio Sanitario Nazionale ed il progetto di riapertura ha subìto un ulteriore stop anche per il protrarsi delle vicende giudiziarie predette. È stata comunque sempre conservata dalla proprietà la concessione mineraria. Nel 2017 la società Bellisio di Pergola (PU), già concessionaria di una sorgente di acqua sulfurea, ha stipulato un contratto di affitto dello stabilimento dell’Aspio dove, su autorizzazione del comune di Camerano, sono stati fino ad ora erogati trattamenti termali per l’apparato respiratorio utilizzando l’acqua sulfurea della società Bellisio conservando per la popolazione di Ancona e dintorni l’opportunità di terapia termale. Marco Patacconi è l’amministratore delegato della società Bellisio Acque Minerali che dal 2017 gestisce la storica sede delle Terme dell’Aspio. Signor Patacconi perché allora la decisione di gestire la gran parte degli spazi che sono delle Terme dell’Aspio? “Noi usufruiamo di una concessione mineraria a Pergola, da quella sorgente riceviamo un’ottima acqua sulfurea che viene utilizzata da tante strutture sanitarie, soprattutto per le cure inalatorie ed insufflazioni timpaniche. Le Terme dell’Aspio già dal 2015 avevano cessato ogni attività, c’erano ambienti ed anche attrezzature adibiti alle cure termali ed allora, con l’autorizzazione del Comune di Camerano e contratto di affitto con la proprietà, abbiamo erogato un servizio di cure inalatorie ambulatoriali utilizzando la nostra acqua di Pergola, naturalmente con direzione sanitaria e servizio medico a disposizione.” Vi siete limitati all’attività ambulatoriale? “La struttura è abbastanza ampia, abbiamo curato la manutenzione generale degli ambienti, abbiamo incrementato nell’ambulatorio le apparecchiature necessarie. Soprattutto però abbiamo tenuto viva l’aspettativa molto diffusa nel territorio che intanto alle Terme dell’Aspio era possibile avere terapie con acqua minerale e poi che le terme potessero tornare ai vecchi splendori prima delle vicende legate all’inquinamento acquifero, utilizzando proprio quelle acque tanto apprezzate.” Che avete fatto in questo senso? “Ci siamo dovuti districare a volte come spettatori a volte interessati direttamente in varie vicende giudiziarie, che però adesso sembrano aver raggiunto una rassicurante chiarezza. Nel frattempo non abbiamo trascurato il bene principale, le acque, cercando di verificare lo stato delle vecchie sorgenti e delle acque minerali stesse con analisi eseguite su nostra indicazione nell’istituto preposto dell’Università di Camerino, risultati molto incoraggianti. Abbiamo poi sollecitato l’ufficio Regione Marche delle concessioni minerarie ad intervenire perché la concessione Terme dell’Aspio, in mano alla proprietà della struttura assolutamente inattiva da tanti anni, fosse concessa a chi ha la volontà e ricerca la possibilità di riattivare la stazione termale. Tutto questo lo abbiamo fatto con confronto continuo e sintonia con l’amministrazione del Comune di Camerano, molto interessata perché un’importante risorsa del suo territorio non rimanga inerte.” Cosa si aspetta per il futuro? “Io direi l’immediato futuro. Mi aspetto che il nostro impegno di questi anni abbia uno sbocco positivo. Noi siamo a disposizione per contribuire alla rinascita delle Terme dell’Aspio tanto amate dai cittadini del territorio. Siamo testimoni del grande interesse che ancora teniamo vivo. Questo almeno ci sia riconosciuto e poi siamo aperti a discutere ogni proposta e progetto con la proprietà, con la Regione Marche, il Comune di Camerano, con altri enti o privati cittadini interessati ad eventuali investimenti. Le Terme dell’Aspio possono essere un’offerta sanitaria utile alla cittadinanza e una chicca turistica complementare in un territorio già molto ricco di offerte: Ancona, la riviera del Conero, Loreto ecc…”
Urologia, i miti da sfatare di una specialità antica: intervista al dottor Fabrizio Fioretti
L’urologia è una specialità medico-chirurgica che si occupa soprattutto delle patologie dell’apparato urinario maschile, ma anche di quello femminile. Nella storia della medicina ha radici nell’antichità, ancor prima dell’era greca e romana, molto probabilmente perché alcune patologie, come per esempio la calcolosi delle vie urinarie o le varie forme patologiche della prostata, come infiammazione ipertrofia e tumore, hanno sempre avuto una vasta incidenza tra la popolazione ed una sintomatologia spesso importante riservando quindi l’attenzione massima per il recupero di un’accettabile qualità della vita altrimenti molto compromessa. Prima di occuparci nelle prossime puntate di questa rubrica delle specifiche patologie con approfondimento, oggi vogliamo fare una valutazione generale della specialità parlandone con un medico urologo che svolge la sua attività nel territorio, il dottor Fabrizio Fioretti. Dr. Fioretti chi è l’Urologo e di cosa si occupa? "L'urologo è un medico ed un chirurgo specializzato nella diagnosi e nel trattamento delle malattie dell’apparato urinario femminile e maschile (reni, ureteri, vescica e uretra) e dell’insieme di organi e strutture dell’apparato genitale maschile. La patologia di gran lunga più frequente di cui si occupa l’urologo è quella prostatica, sia per la componente benigna legata all’ostruzione urinaria e a tutti i disturbi che ne conseguono, sia per quella maligna, poiché il tumore della prostata è il più consueto nel sesso maschile dopo i 50 anni. Ugualmente importanti sono la diagnosi ed il trattamento dei tumori del rene e della vescica, che colpiscono quasi allo stesso modo entrambi i sessi e sono tra i più comuni dell’età adulta". Quando richiedere una visita urologica? "C’è ancora un vecchio retaggio culturale secondo cui l’urologo è il medico a cui rivolgersi “a una certa età”, ma in realtà eseguire controlli urologici periodici è importante, soprattutto a partire dai 40 anni. Questo permette una diagnosi precoce e un intervento tempestivo in caso di patologie tumorali, ma anche il trattamento di problematiche come la calcolosi urinaria, l’infertilità maschile e le disfunzioni sessuali. La frequenza dei controlli dovrebbe aumentare in presenza di fattori di rischio quali obesità, fumo di sigaretta o familiarità per malattie oncologiche e sicuramente non sono da sottovalutare sintomi anche lievi che in molte situazioni vengono trascurati". Anche le donne vanno dall’urologo? "Ovviamente anche le donne si rivolgono allo specialista urologo e i motivi più comuni comprendono oltre alle patologie tumorali di cui abbiamo già detto, le infezioni urinarie, purtroppo molto frequenti a tutte le età e sempre più spesso sostenute da batteri resistenti agli antibiotici più comuni, l’incontinenza urinaria e la calcolosi". L’urologo è anche andrologo? "Sì, alcuni urologi si occupano di andrologia che può essere considerata la controparte maschile della ginecologia. L’andrologo ha una preparazione specifica nel trattare problemi relativi alla sfera sessuale maschile, dalle disfunzioni erettive alle malformazioni genitali sia congenite che acquisite (come il recurvatum penieno) . Ha inoltre un ruolo fondamentale nella diagnosi sia clinica che strumentale e nel trattamento dell’infertilità di coppia, per ciò che riguarda la componente maschile".
La festa è salute: tutti i benefici della Pasqua
La Pasqua è una grande festa, con il Natale proietta alla sublimazione ed esaltazione i sentimenti religiosi dei credenti. In realtà coinvolge tutti richiamando sensazioni intime ed individuali, ma per l’occasione anche riunioni familiari, l’incontro con gli amici, le tradizioni popolari delle città e dei paesi, le tavole imbandite con le migliori prelibatezze caratteristiche dei luoghi. La Pasqua ha un suo iter particolare che nei giorni della Settimana Santa contempla la sofferenza della Passione e della morte fino alla gioia della Resurrezione. Sono i passaggi della fede che ci ricordano il Gesù Cristo uomo e Dio, ma può anche essere la metafora della vita di ognuno di noi. Credenti o no sono riflessioni, momenti di meditazione e contemplazione che fanno bene allo spirito, ma anche al nostro corpo. Anche lasciando nel loro ambito circoscritto e di professione di fede le funzioni religiose la Pasqua è di sicuro un’occasione per qualche giorno di riposo, per incontrare le persone care, parenti ed amici, per soddisfare il gusto di pietanze e dolci che solo nelle grandi occasioni sono a disposizione con tanta cura, ricercatezza ed anche abbondanza. Naturalmente l’osservazione è generale e vale per i più che hanno l’occasione di coniugare la serenità, i buoni sentimenti, i piacevoli incontri e i piaceri della tavola con un benessere fisico e mentale, il valore aggiunto della buona salute. Facendo queste osservazioni non bisogna però dimenticare che ci sono anche i malati, i fragili e gli emarginati. Bisogna essere capaci di annoverare tra i piaceri della festa anche la volontà e l’abnegazione per farla bella anche ai più deboli. La Pasqua ha anche i suoi simboli: la colomba e l’uovo di cioccolato a cui ogni anno, proprio per alimentare la ricerca e speranza di benessere, si attribuiscono particolari auspici. La colomba simbolo della pace quest’anno la vorremmo vedere volare in tutti i cieli del mondo, aleggia nei nostri cuori e ne ritroviamo le sembianze in uno squisito dolce della tradizione. Le guerre che ogni giorno opprimono i nostri pensieri hanno bisogno di simboli che esorcizzino quanto di peggio è capace l’umanità. La speranza è che l’altro simbolo della Pasqua, l’uovo di cioccolato, contenga la tradizionale sorpresa legata idealmente ai bisogni di questi tempi: anzitutto la pace, ma anche la solidarietà, l’amicizia, l’amore. Questa mia descrizione della buona salute nella festa risente molto di una visione olistica della vita, tiene molto conto delle possibili connessioni energetiche spirituali che possono far molto bene al nostro corpo. Che poi i possibili grandi stravizi a tavola di Pasqua e di Pasquetta possano far male lo sappiamo tutti. Non mancheremo di parlarne con qualche specialista per rimediare i danni che possono sopravvenire. Intanto godiamoci la festa e approfittiamo dei suoi benefici. Buona Pasqua a tutti.
L'evoluzione tecnologica nella diagnostica: cosa cambia con l'intelligenza artificiale
L'interpretazione delle immagini mediche ha comportato la crescente adozione di applicazioni dell’intelligenza artificiale (IA) negli ultimi anni in cui i modelli di intelligenza artificiale hanno dimostrato di avere un notevole successo nell'interpretazione delle immagini mediche. Tra queste applicazioni, l'uso dell'intelligenza artificiale in radiologia ha mostrato grandi promesse nel rilevare e classificare le anomalie sulle radiografie semplici, scansioni tomografiche computerizzate (TC) e risonanza magnetica (MRI) che portano a diagnosi più accurate e a migliori decisioni terapeutiche. La radiologia come specialità è ben posizionata per l’applicazione e l’adozione dell’intelligenza artificiale a causa di diversi fattori chiave. Innanzitutto, l’intelligenza artificiale eccelle nell’analisi delle immagini e diversamente da altre specialità che utilizzano l'imaging, la radiologia ha un flusso di lavoro digitale consolidato e standard universali per l’archiviazione delle immagini, in modo che sia più semplice integrare l’intelligenza artificiale. Essa ha attirato l’interesse globale e i suoi algoritmi sono stati sviluppati da aziende con sede in più di 20 paesi. Gli studi hanno dimostrato che alcuni centri diagnostici utilizzano già con successo i prodotti basati sull’intelligenza artificiale e che gli studi più grandi hanno maggiori probabilità di utilizzarla attualmente rispetto agli studi più piccoli. I radiologi che utilizzano l’intelligenza artificiale nei loro studi sono generalmente soddisfatti della loro esperienza e scoprono che essa fornisce valore a loro e ai loro pazienti. Tuttavia, i radiologi hanno espresso preoccupazione per la mancanza di conoscenza, la mancanza di fiducia e i cambiamenti nell’identità e nell’autonomia professionale. Comunque il futuro dell’IA nella imaging radiologica è molto promettente. Ne parliamo con l’ingegnere nucleare Dr. Maurizio Bray consulente presso il gruppo medico Associati Fisiomed e relatore nel convegno sull’argomento che si svolgerà sabato 16 marzo nella nuova sede di Associati Fisiomed a Sforzacosta. Ingegner Bray quali sono le nuove prospettive delle nuove tecnologie nella diagnostica radiologica, nella TAC? "Nella TAC l’ultimo fronte è costituito dalla riduzione della dose radioattiva con l’adozione degli algoritmi iterativi, che consentono di ridurre il “rumore” nelle immagini ottenute o in alternativa di ridurre la dose a parità di rumore rispetto alla tecnica di ricostruzione classica con retroproiezione. Tutte le case mettono oggi a disposizione questi algoritmi, con diversi livelli di prestazioni in termini di qualità di immagine e tempi di elaborazione. La modalità di ricostruzione delle immagini, utilizzando le informazioni acquisite durante la scansione, le sottopone a diversi passaggi di ricostruzione al fine di produrre un’immagine con meno “rumore” o di migliore qualità (p.es., una risoluzione spaziale più elevata o l’attenuazione di artefatti) rispetto a quella ottenibile utilizzando le tecniche di ricostruzione standard. L’impiego della sola ricostruzione iterativa non provoca una diminuzione della dose al paziente; ma con l’uso della ricostruzione, aumenta la qualità dell’immagine e questo può consentire una riduzione della dose al paziente attraverso la variazione dei parametri di acquisizione impiegati per quel dato esame. Attivando/Modificando il livello percentuale della Ricostruzione Iterativa impiegato è possibile modificare (o no) la dose al paziente dell’esame e/o la qualità dell’intera serie di immagini acquisite I Radiologi e i Fisici Medici di ogni centro, in collaborazione, possono stabilire i parametri di acquisizione corretti per i vari esami TAC utilizzando la Ricostruzione Iterativa analizzando la tipologia dell’esame, i tipi di pazienti, la qualità di immagine necessaria, i dati dosimetrici e le richieste dei radiologi refertanti”. Nella mammografia con tomosintesi? "La mammografia è la tecnica di imaging ancora oggi ritenuta più efficace per la diagnosi precoce del tumore della mammella, ed è l’unica ad aver dimostrato la sua efficacia in ambito di screening in termini di riduzione della mortalità. Nell’ultimo decennio, l’imaging mammografico ha visto la progressiva introduzione di tecnologie digitali. Tuttavia la mammografia digitale non ha permesso da sola di superare il limite principale della mammografia, che è comune a tutto l’imaging proiettivo; infatti, quando il fascio di raggi-X attraversa la mammella per produrre un’immagine mammografica, le strutture anatomiche della mammella si sovrappongono lungo il percorso dei fotoni-X e vengono proiettate su un piano, producendo una “mappa di assorbimento”. L’effetto della sovrapposizione dei tessuti che compongono la mammella, talvolta riferito come “rumore anatomico” o “rumore strutturale” è quello di nascondere eventuali lesioni maligne, limitando la sensibilità della mammografia, nonché quello di creare dei “falsi segnali”, riducendo anche la specificità della mammografia. L’effetto negativo della sovrapposizione dei tessuti sulle performance diagnostiche della mammografia è tanto maggiore quanto più la mammella è densa e il contrasto tra lesioni patologiche e strutture sane basso. Le nuove tecniche di imaging, quali la tomosintesi e la “spectral mammography”, con o senza mezzo di contrasto, sono state sviluppate con l’obiettivo di superare il limite intrinseco della mammografia, generato dal rumore anatomico. La tomosintesi è una tecnica quasi-3D che per definizione dovrebbe eliminare, o almeno ridurre drasticamente, l’effetto della sovrapposizione precedentemente descritto, mentre la spectral mammography è una tecnica sottrattiva che punta ad aumentare il contrasto delle lesioni riducendo quello del background circostante". Grazie Ingegner Bray, la descrizione è abbastanza tecnica e forse con difficoltà di comprensione ma la cultura della salute deve sempre ambire a dei momenti più legati alla conoscenza scientifica per tutti.