Alessandro Porro, ex calciatore di Serie A e attuale responsabile della scuola calcio della Maceratese, ha recentemente intrapreso un'esperienza unica che lo ha portato in Cina. In qualità di docente FIGC, Porro è stato chiamato a collaborare con il progetto ViaSoccer, un'iniziativa che dal 2014 promuove il calcio come ponte culturale tra Stati Uniti, Italia e Cina. Il suo compito? Insegnare il calcio ai ragazzi cinesi, affinando le competenze di allenatori e istruttori locali.
Porro ha trascorso due settimane in Cina, una settimana nella metropoli di Suzhou , con i suoi 12 milioni di abitanti, e una seconda settimana a Taicang, lavorando a stretto contatto con istruttori che, in Cina, sono anche insegnanti di educazione fisica nelle scuole medie. Al suo ritorno, l'abbiamo incontrato al Campo dei Pini, per farci raccontare questa avventura che mescola calcio e cultura.
Cosa ti ha spinto a intraprendere questa avventura?
"È stata una scelta molto facile", confessa Porro. "Quando mi è stata proposta la possibilità di partecipare a questo scambio culturale, ho subito visto l'opportunità di esplorare nuove idee, incontrare nuove persone e visitare nuovi luoghi. Il calcio è un filo conduttore che unisce paesi e cultura, e per me è stato il collegamento perfetto. La possibilità di portare la mia esperienza e al contempo apprendere dalla cultura cinese è stata davvero stimolante".
In che modo il calcio si sta radicando in Cina?
"Il calcio in Cina ha vissuto un picco di interesse alcuni anni fa, grazie agli sforzi del governo cinese per svilupparlo. Oggi però, a causa di un certo rallentamento, il calcio è vissuto in modo diverso. Quando siamo andati nelle scuole, grazie alla collaborazione di ViaSoccer, ho notato che il calcio è ancora visto come uno sport alternativo rispetto ad altre discipline, come le arti marziali o il ping pong, che sono più radicate nella cultura locale."
Com'è vissuto il calcio nella cultura cinese?
"In Cina, il calcio ha un valore principalmente sportivo, mentre in Italia spesso ha anche una forte componente sociale. Gli studenti giocano a calcio nelle ore di educazione fisica, ma non ha ancora la centralità che ha nel nostro paese. Il nostro obiettivo era semplificare gli aspetti tecnici e tattici del gioco, cercando di renderli accessibili e comprensibili per loro, in modo che possano avvicinarsi a uno sport abbastanza complesso, ma molto affascinante".
Cosa ti ha lasciato questa esperienza?
"Questa esperienza è stata arricchente sia dal punto di vista professionale che personale. Se da parte mia ho portato l'esperienza accumulata con la scuola calcio della Maceratese, ho potuto anche osservare l'approccio degli allenatori cinesi. Ho imparato molto dalla loro organizzazione e disciplina, qualità che potrebbero essere utili anche per il nostro calcio giovanile. Ora posso cercare di trasferire queste conoscenze ai ragazzi della Maceratese".
Piccolo tuffo nel passato. Un ricordo particolare della tua esperienza col Foggia di Zeman in Serie A.
"Non amo molto guardare indietro, ma se devo scegliere un ricordo, mi viene in mente Ascoli-Foggia. In quella partita, c'erano alcuni ragazzi delle giovanili con cui avevo giocato, venuti a vedere me più che la partita. Tra l' altro, segnai un gol che rese quella giornata ancora più speciale. Ma, in generale, conservo ricordi più personali che sportivi."
Uno sguardo verso il futuro. Quali prospettive può aprire questo ponte culturale fra l'Italia e la Cina costruito da ViaSoccer?
"Il lavoro che ViaSoccer sta svolgendo è davvero eccellente. Ho visto che gli scambi culturali e sportivi creano un enorme interesse. Ci sono ampi margini di crescita, perché ogni scambio arricchisce le esperienze e amplia la conoscenza. Penso che il calcio possa essere un' opportunità non solo per migliorare tecnicamente, ma anche per costruire ponti tra culture diverse. Il confronto continuo è ciò che ci permette di evolverci."
L'esperienza di Porro in Cina testimonia come il calcio possa fungere da strumento di unione e scambio culturale, superando i confini geografici e creando legami che vanno oltre lo sport. Un'avventura che, senza dubbio, ha lasciato il segno sia su di lui che sui giovani calciatori cinesi.
La pioggia torrenziale che ha devastato Valencia e i suoi dintorni ha lasciato dietro di sé un bilancio straziante: oltre 200 morti, migliaia di sfollati e interi paesi sommersi dall’acqua. Le immagini di case distrutte, strade sommerse e soccorsi disperati hanno fatto il giro del mondo, mostrando il volto più tragico della calamità.
Mentre Valencia tenta di riprendersi con il sostegno di esercito, volontari e organizzazioni di soccorso, la tragedia ha toccato profondamente anche chi vive lontano da casa. È il caso di Jorge, Sonia e Hugo, tre giovani valenciani in Erasmus a Macerata. Li abbiamo invitati nella nostra redazione per farci raccontare come hanno vissuto quei momenti, fra la preoccupazioni per le loro famiglie e una riflessione critica sulla gestione dell’emergenza.
I tre studenti ci raccontano come la notizia della catastrofe è arrivata loro con un denominatore comune: l’incredulità. Jorge, 23 anni, originario di Valencia, ricorda: “Quella sera stavo giocando a calcio con Hugo. Finita la partita, ho controllato il telefono e ho trovato messaggi e video inquietanti. Una pioggia torrenziale aveva fatto straripare un fiume vicino alla città. Il resto lo sapete già”.
Sonia, 20 anni, di Paterna, ha avuto una reazione simile: “Mi ci è voluto un giorno per metabolizzare l’accaduto. Pensavo fosse meno grave di quello che realmente poi è stato”.
Per Hugo, anche lui 20enne e residente a Cuart de Poblet, paese vicino Valencia, l’impatto è stato immediato: “Arrivavano video terribili di persone trascinate via dall’acqua. È stata una situazione difficile da affrontare”.
I giorni successivi alla catastrofe sono stati carichi di tensione. Sonia racconta: “Mi sentivo impotente e piena di rabbia perché non potevo fare nulla per aiutare”. Jorge, la cui famiglia vive in centro a Valencia, al sicuro dalle inondazioni, ha comunque avvertito il bisogno di rendersi utile: “Sono tornato a Valencia per aiutare i volontari in un paesino vicino. C’è molto da fare e tutti stanno dando una mano”. Hugo, invece, ha vissuto il dramma più da vicino: “Il mio paese è stato colpito, anche se fortunatamente non ci sono state vittime. Alcuni amici mi hanno raccontato di persone disperate che non riuscivano a rintracciare i loro familiari”.
A Macerata, fortunatamente, il supporto non è mancato: “Ci siamo fatti forza insieme, anche grazie agli altri studenti spagnoli in Erasmus”, spiega Sonia. Jorge aggiunge: “Quando diciamo che veniamo da Valencia, tutti si dimostrano solidali”.
Non mancano le critiche alla gestione politica della crisi. Sonia accusa una cattiva organizzazione: “I politici non sono riusciti a informare per tempo né ad allertare le persone. La comunicazione è stata caotica e fuorviante”. Hugo condivide il pensiero, puntando il dito contro entrambe le autorità regionali e nazionali: “Il governatore di Valencia non ha richiesto tempestivamente lo stato di emergenza, mentre il governo centrale non è intervenuto in modo adeguato”.
Nonostante le difficoltà che purtroppo persistono, i tre ragazzi mostrano ottimismo per la resilienza della loro terra. “Valencia si rialza sempre”, afferma Jorge, ricordando un episodio simile negli anni ’50: “La forza della gente è incredibile. Attraverso il volontariato e la cooperazione, stiamo già facendo passi avanti”.
Si è tenuto oggi, lunedì 18 novembre, presso l'Auditorium dell'Università di Macerata, l'evento "Come si scopre un talento", organizzato dal Dipartimento di Giurisprudenza nell'ambito del corso per Direttore e Direttrice Sportiva FIGC. Una "masterclass" speciale per i futuri professionisti del settore, che hanno potuto ascoltare le testimonianze di figure di spicco del calcio italiano.
Protagonista assoluto dell'incontro è stato Ariedo Braida, storico direttore del Milan nell'era dei grandi campioni e attuale vicepresidente del Ravenna Calcio, che ha condiviso il tavolo con altri nomi illustri del calcio: Roberto Patrassi, ex dirigente del Milan, Fabio Brini, allenatore ed ex portiere dell'Udinese ai tempi di Zico e Carlo Ripari, ex calciatore del Napoli e Verona e attualmente impegnato nello staff della Nazionale Under-21, Under-20 e Under-19 di Lega Pro. Tra il pubblico, a seguire con interesse gli interventi, c'era anche l'arbitro di Serie A Gianluca Sacchi.
Presente anche una nutrita rappresentanza di addetti ai lavori del calcio regionale che stanno frequentando il corso, tra cui Stefano Serangeli e Nicolò De Cesare, rispettivamente direttore generale e direttore sportivo della Maceratese, Roberto Moroni della Vigor Senigallia, Federico Ruggeri e Michele Paolucci della Fermana e Andrea Ballini della Lube Treia.
Ariedo Braida, con un'esperienza pluridecennale nel mondo dello scouting, ha raccontato le sfide e le intuizioni dietro la scoperta di alcuni dei più grandi talenti del calcio mondiale. "Chi va a vedere i giocatori deve avere il talento di capire dove sta la qualità di un calciatore, capire in cosa eccelle", ha spiegato Braida. "È fondamentale avere un occhio clinico, e per svilupparlo bisogna guardare tante partite dal vivo, non solo in video. Mi è capitato di vedere giocatori impressionanti nei filmati, che però dal vivo non mi hanno colpito allo stesso modo".
Shevchenko, Thiago Silva, Pato. Solo alcuni dei grandi campioni scoperti da Braida. Alla nostra domanda su quale fosse il talento che ricorda con maggiore affetto, Braida però ha menzionato Ricardo Kakà: "È stato un grande campione. Lo sento in maniera particolare”.
Gli studenti del corso hanno seguito con grande attenzione gli interventi, dimostrando curiosità e voglia di apprendere i segreti dello scouting. "Cercavano di carpire quali fossero i miei segreti, ma non glieli ho svelati", ha scherzato Braida. "Scherzi a parte, ho cercato di trasmettere il mio metodo di lavoro, la mia sensibilità nel trovare talenti. I talenti ci sono, ma è necessario saperli riconoscere. Ci vuole occhio clinico".
Roberto Patrassi, a sua volta, ha stimolato il confronto, chiedendo a Braida del suo addio al Barcellona. "Non sempre si è d'accordo con le decisioni della società. Mi dissero che l'allenatore voleva un giocatore, ma io non ero d'accordo. A quel punto ho preferito lasciare".
Prima di concludere l'evento, Braida ha lasciato un messaggio di incoraggiamento ai tanti iscritti al corso: "Sognate, perché sognare fa bene. Vi auguro di farlo sempre e di realizzare i vostri sogni".
L'incontro ha rappresentato un momento di grande arricchimento per i partecipanti, che hanno avuto l'opportunità di confrontarsi con figure di spicco del panorama calcistico nazionale, apprendendo da loro le strategie e le esperienze che hanno contribuito a costruire carriere di successo nel mondo del calcio.
La CBF Balducci HR espugna il campo della Clai Imola con un altro 3-0 (quinta vittoria su cinque con questo risultato) nella settima giornata di andata della Serie A2 Tigotà: tre punti fondamentali per continuare la corsa nelle zone alte della classifica, anche in chiave qualificazione ai quarti di Coppa Italia. La MVP Decortes (18 punti con il 48%) e i 12 punti di Caruso (6 muri) sono i numeri di spicco delle arancionere che soffrono soltanto nel primo set, chiuso di misura: del secondo set in poi il campo è tutto della CBF Balducci HR, con 12 muri di squadra, 3 ace e un livello di gioco superiore in tutti i fondamentali rispetto alla formazione romagnola (Stival 10 punti).
Il primo set si decide tutto nel finale: Imola resta sempre attaccata alle arancionere che però piazzano la zampata decisiva proprio in coda, con due muri consecutivi di Mazzon e Caruso per il 23-25 (Decortes 5 punti nel parziale). Nel secondo set è monologo arancionero: l’attacco gira al 50%, quello delle romagnole al 20% e il servizio efficace della CBF Balducci HR fa il resto, le maceratesi dilagano sin dai primi scambi fino al 12-25 finale (Decortes 9 punti). Nel terzo set Imola prova a lottare ma deve cedere ai colpi di Caruso (4 muri e 7 punti totale nel parziale): le arancionere tengono alta la guardia e chiudono subito il match.
LA PARTITA
Coach Lionetti parte con Bonelli-Decortes, Mazzon-Caruso, Battista-Bulaich, Bresciani libero. Per coach Caliendo in campo Rizzieri-Stival, Bacchilega-Ravazzolo, Pomili-Bulovic, Mastrilli libero.
L’inizio è punto a punto (5-6 con Bulaich e Mazzon a segno), poi arriva il break di Battista (6-8) ma il muro di Ravazzolo fa 8-8 e ancora 10-8. Mazzon firma il 12-12 in primo tempo, Battista inventa il tocco del 13-14 ma le romagnole restano lì (15-15) e sorpassano di nuovo col doppio contrattacco di Stival (18-16). Caruso e Decortes murano Bulovic (19-19), c’è anche l’ace della centrale siciliana (19-20), entra Mescoli per Bulovic nell’Imola e la difesa rocambolesca della neo entrata vale il 21-20 per le romagnole. C’è ancora equilibrio (22-22), Battista contrattacca (22-23), Mazzon ferma Stival (23-24) e ancora un muro, stavolta di Caruso, regala il set alla CBF Balducci HR (23-25).
Primo break arancionero nel secondo set nel segno di Decortes (2-4), allungato ulteriormente dal contrattacco di Battista (3-7), Pomili non trova la riga ed è 3-8 (c’è Pinarello in regia per Rizzieri nell’Imola) Mazzon e Decortes firmano il 3-10, Caruso a filo rete il 4-12 e un gran colpo di Battista vale il +9 (5-14). Bulovic trova il 7-14, sull’8-15 nella Clai c’è Migliorini al centro per Bacchilega, Decortes inchioda a terra l’8-17 e piazza anche il mani out del +10 (8-18). Caliendo prova anche la carta Messaggi opposta e Mescoli in banda sull’8-19 dopo la pipe di Battista, Mazzon mura l’8-20 e Decortes l’8-21, Mescoli proprio non trova la riga (10-24). Al terzo set ball chiude Decortes 12-25.
Nel terzo set le arancionere provano a scappare sul 2-4 ma Imola rientra (5-4), Mescoli (rimasta in campo) sbaglia per il 5-6, Mazzon trova tre punti consecutivi ed è 6-9, il muro di Bonelli fa 6-10. Stival accorcia le distanze (9-11), ma Caruso ritrova subito il +5 con due muri consecutivi (9-14), c’è poi l’errore di Stival per l’11-17. Due errori arancioneri in attacco portano Imola al -4 (13-17), Bulaich piazza il lungolinea del 14-19, le romagnole contrattaccano il 16-19, Battista non ci sta e inchioda il 16-20. Mazzon trova l’ace (16-21), Caruso un altro muro (16-22), la palla di Battista è out di poco (18-22) ma Decortes firma il 18-23), c’è l’ace di Bonelli (18-24), le arancionere chiudono senza problemi 18-25.
Valerio Lionetti (head coach CBF Balducci HR Macerata): “Questo campionato non dà la possibilità di avere partite facili e secondo me non lo è stata neanche questa ad Imola, nel senso che nel primo set abbiamo giocato abbastanza bene, loro hanno giocato invece bene e forse abbiamo peccato un po' in difesa in situazioni che in genere facciamo discretamente. Poi siamo saliti in quel fondamentale lì, nel secondo e nel terzo set, secondo me abbiamo fatto un po' la differenza rispetto alle nostre avversarie. Era una partita, come dicevo alle ragazze alla vigilia, che sarebbe stata un po' snervate bisognava essere pazienti e trovare il momento giusto per chiudere il punto”.
Clara Decortes (opposta CBF Balducci HR Macerata): “E' stata una vittoria secondo me corale, siamo state molto brave a reagire di gruppo soprattutto dopo il primo set in cui eravamo un po' contratte, quando ci siamo sciolte abbiamo espresso un bellissimo gioco di gruppo tutte. Portare a casa il primo set per noi è stato anche importante a livello caratteriale, eravamo molto contratte e riuscire a vincere un set complicato, comunque, ci ha permesso di esprimere meglio il nostro gioco, essere più rilassate ed mostrare la squadra che siamo”.
Asia Bonelli (palleggiatrice CBF Balducci HR Macerata): “Sicuramente la partita l'abbiamo vinta in muro difesa, dal secondo set abbiamo aumentato un po' l'intensità nella nostra difesa e siamo state un po' più ordinate con i tocchi a muro e anche su certe chiamate in difesa, quindi la partita si è risolta lì. Nel primo set siamo state molto disordinate, abbiamo un po' subito le varie variazioni in attacco degli attaccanti di Imola e questo ci messo in difficoltà, poi secondo e terzo set abbiamo trovato un pochino più una quadra, ordine e siamo riuscite a portarci a casa la vittoria”.
IL TABELLINO
CLAI IMOLA VOLLEY - CBF BALDUCCI HR MACERATA 0-3 (23-25 12-25 18-25)
CLAI IMOLA VOLLEY: Pomili 3, Ravazzolo 10, Stival 11, Bulovic 2, Bacchilega 4, Rizzieri, Mastrilli (L), Mescoli 8, Migliorini, Messaggi, Visentin, Gambini, Pinarello. Non entrate: Arcangeli. All. Caliendo.
CBF BALDUCCI HR MACERATA: Bonelli 1, Battista 10, Caruso 12, Decortes 18, Bulaich Simian 4, Mazzon 12, Busolini (L), Bresciani, Morandini. Non entrate: Orlandi, Sanguigni, Fiesoli, Braida. All. Lionetti.
ARBITRI: Dell'Orso, Proietti.
NOTE - Durata set: 28', 23', 25'; Tot: 76'. MVP: Decortes.
Con una prestazione solida ed efficace la Maceratese porta via il bottino pieno dal Del Conero, superano 2-0 i Portuali Ancona. Possanzini ripropone la stessa formazione che una settimana fa ha battuto il Montefano all’Helvia Recina, con Vrioni a supporto di Cognigni in attacco.
Prima della gara i Portuali hanno omaggiato i tifosi della Maceratese con un mazzo di fiori in onore di Stefano Tognetti.
Sin dai primi minuti di gioco i biancorossi prendono il pallino del gioco, facendosi vedere in avanti al 17’ con un tiro da fuori di Ciattaglia che finisce alto. Al 23’ grande occasione da corner, con Lucero che svetta in area ma di testa centra la traversa. Il gol arriva al 41’, con un cross di Grillo dalla destra sporcato che trova la deviazione vincente da pochi passi di Vrioni. Maceratese a riposo in vantaggio 1-0.
La ripresa inizia con gli ospiti sempre in controllo della gara. Al 7’ Cognigni si gira bene in area e viene abbattuto. Sul prosieguo dell’azione finisce a terra anche Vrioni ma in entrambi i casi per l’arbitro non ci sono gli estremi per il calcio di rigore. Decisione che lascia più di un dubbio. Al 16’ i Portuali provano a farsi vedere in avanti con un tiro di Vitucci velleitario. Sul rinvio rischia qualcosa Bongelli in fase di impostazione ma si salva con l’aiuto di Gagliardini. La Maceratese controlla e al 44’ chiude i conti con Cirulli, che fredda Tavoni con la sua seconda rete consecutiva.
La Maceratese soprassa il K Sport Montecchio, che pareggia 1-1 a Matelica, e si porta al secondo posto in classifica a -1 dalla capolista Chiesanuova.
Credit foto: Alessandro Gagliardini
Si sono tenuti quest’oggi i funerali di Stefano Tognetti, venuto a mancare nel pomeriggio di lunedì in seguito ad un malore fatale. Tra i fondatori del tifo organizzato e pilastro della tifoseria della Maceratese, la città di Macerata è intervenuta per porgere il suo ultimo saluto a "Lu Vekkiu", come era conosciuto da tutti.
"Lu Vekkiu" è stato trovato senza vita all'interno della sua auto di fronte allo Stadio Helvia Recina "Pino Brizi", ed è proprio da lì che è iniziata la cerimonia funebre. Tanti i tifosi della Maceratese che hanno riempito la Curva Just, con il presidente Crocioni, la dirigenza e lo staff biancorosso insieme a tutta la squadra che hanno seguito il carro funebre lungo la pista di atletica. In un momento di profonda commozione, lo stadio si è riempito di volti, abbracci e silenzi rispettosi, mentre il cuore della Maceratese si stringeva per rendere omaggio a una figura che ha rappresentato un legame inscindibile con la squadra e con la città.
Un coro unanime di affetto e di rispetto ha unito le diverse anime della Maceratese - tifosi, dirigenti, giocatori e semplici cittadini - tutti presenti per ricordare un uomo che, con la sua passione e dedizione, ha lasciato un segno indelebile. Presente anche una folta delegazione di tifosi delle squadre gemellate con la Maceratese, su tutti Mestre, oltre a San Severino Marche (i Boys Settempeda non hanno seguito la propria squadra a Trodica per partecipare ai funerali) e Castelfidardo.
Anche alcuni tifosi del Tolentino hanno portato il loro saluto in segno di rispetto. Un momento particolarmente toccante è stato il gesto del capitano della Maceratese, Luca Cognigni, che ha deposto un mazzo di fiori sul feretro di Tognetti, ricoperto dalle sciarpe da tifo.
Al fianco della compagna di Stefano, Fabiola Monachesi, e del figlio Ettore, erano in tanti a condividere il dolore, ma anche l'orgoglio per aver conosciuto un uomo che con la sua passione ha rappresentato un simbolo per la città.
Dopo la cerimonia allo stadio, i tifosi si sono uniti in corteo per accompagnare "Lu Vekkiu" nel suo ultimo cammino verso la Chiesa dell'Immacolata in Corso Cavour, dove si è tenuto il rito funebre. All'uscita, ancora una volta, i cori della curva hanno risuonato per salutarlo un'ultima volta.
Stefano, con il suo amore per la Maceratese e per la sua città, era una presenza costante, sempre in prima linea per sostenere e vivere i colori biancorossi, nonostante le difficoltà e le vicissitudini che si sono susseguite negli anni. La sua passione instancabile, espressa in ogni partita e in ogni incontro, aveva fatto di lui non solo un tifoso, ma una vera e propria istituzione, un simbolo di fedeltà in grado di crescere tanti giovani tifosi biancorossi.
"Lu Vekkiu" è stato salutato con una partecipazione che raramente si vede, una manifestazione sincera di quell'amore incondizionato che egli stesso aveva sempre nutrito per la sua Maceratese. Il suo spirito continuerà a vivere nei canti della curva, nei cori e nelle bandiere, e il suo ricordo rimarrà una testimonianza del legame profondo e autentico che ha sempre unito Stefano alla Maceratese.
(Foto di Francesco Tartari)
Dopo aver infiammato il palco estivo del campo sportivo Mariotti a Montecosaro Scalo, i Fast Animals e Slow Kids sono tornati nelle Marche e al Mind Festival, questa volta al Teatro delle Logge di Montecosaro, per una speciale tappa del loro InStore Tour. L'occasione è l'uscita del nuovo album Hotel Esistenza , che la band perugina sta promuovendo attraverso un giro di eventi esclusivi in tutta Italia.
In un teatro gremito, i Fask hanno regalato ai presenti un assaggio del loro sesto album, presentando alcuni brani in una veste acustica e intima, dimostrando ancora una volta la loro capacità di creare una connessione profonda con il pubblico. La performance ha saputo trasmettere tutta l'intensità emotiva che caratterizza la musica della band, riscuotendo grande entusiasmo da parte dei fan.
Dopo l'esibizione, i Fast Animals e Slow Kids hanno dedicato il loro tempo ai fan per una sessione di firma copie, autografando cd e vinili di Hotel Esistenza e concedendosi per scatti fotografici e qualche battuta. L'affetto del pubblico è stato palpabile, e la band ha risposto con grande disponibilità, confermando il legame speciale che li unisce ai loro sostenitori.
I FASK si preparano ora a partire con il loro tour invernale FESTA, che a partire dal 3 dicembre proporrà 10 date in giro per l'Italia, di cui due già sold out.
Entrare nel locale di appassimento delle uve dell'azienda Quacquarini è un'esperienza che colpisce i sensi: lo sguardo si perde tra file di grappoli appesi, mentre nell'aria si diffonde il profumo intenso e soave delle uve in fase di appassimento. Questo ambiente, cuore pulsante della produzione della vernaccia di Serrapetrona, custodisce il fascino di una lavorazione tradizionale, tramandata di generazione in generazione. Mauro Quacquarini, con orgoglio e passione, ci guida alla scoperta dei segreti che rendono unico questo vino.
“L'appassimento è un passaggio fondamentale ed esclusivo”, spiega Mauro Quacquarini. “Per ottenere la nostra vernaccia, almeno il 40% del raccolto deve essere messo in appassimento. Noi continuiamo a utilizzare un metodo antico: tutti i grappoli vengono raccolti a coppia e appesi in file di ferro, permettendo un appassimento naturale. Questo processo serve a concentrare zuccheri e mosto, e storicamente è stato utilizzato per innalzare la gradazione del vino base, che risale alle vendemmie di ottobre”.
La vernaccia di Serrapetrona è un vino straordinario per la sua tipicità, che deriva non solo dal vitigno, ma anche dal metodo di lavorazione e dal terroir. “Si può definire tipico un vino per il vitigno, il metodo di lavorazione tramandato, o per il territorio. La nostra vernaccia racchiude tutti e tre questi elementi”, ci spiega Quacquarini. Prodotto come spumante rosso, la vernaccia di Serrapetrona offre versioni sia secche che dolci, ciascuna con abbinamenti specifici. “La versione secca ha un ventaglio di abbinamenti ampissimo: può accompagnare aperitivi, antipasti, primi, secondi, e persino chiudere il pasto. La vernaccia dolce, invece, è ideale per il dessert”, chiarisce.
Un passo fondamentale per la vernaccia è stato il riconoscimento DOCG ottenuto nel 2003, un marchio che garantisce l'eccellenza del prodotto. “La DOCG significa che il nostro vino è di particolare pregio, unico e irriproducibile altrove.” Inoltre, con la nascita della denominazione Serrapetrona DOC, si è aggiunta una variante che esalta l'aromaticità della Vernaccia Nera senza il metodo dell'appassimento, valorizzando i profumi primari del vitigno.
L'appassimento è un processo che dura dai due ai tre mesi, in base alle scelte del produttore e a variabili come la qualità delle uve e l'andamento della stagione. La vendemmia 2024, purtroppo, non è stata generosa in quantità, ma ha registrato comunque progressi rispetto allo scorso anno. “Nonostante un miglioramento rispetto allo scorso anno, è mancata qualche pioggia durante l'estate per ottenere il massimo a livello qualitativo”, spiega Mauro.
Come detto, entrare nel locale di appassimento provoca un grande effetto di stupore. “Quello che mi sorprende maggiormente è osservare i volti di chi entra qui per la prima volta, vedendo circa 600 quintali di uva in appassimento. In Italia esistono altre zone dove si pratica l'appassimento, ma pochi rimangono a farlo in modo così tradizionale”, racconta Quacquarini, con orgoglio per le radici che la sua famiglia coltiva.
E la tradizione, unita alla volontà di tramandare la storia e l'essenza di questo territorio, è al centro di un nuovo progetto: un film documentario sulla storia della vernaccia di Serrapetrona. “Stiamo lavorando a un film aziendale, un documentario che racconta la storia della vernaccia e del nostro territorio. Vi aggiorneremo presto sulle novità”, annuncia Mauro.
“Tradizione, qualità, famiglia”, conclude Quacquarini. “Sono questi i nostri valori fondamentali. La storia è importante, ma ancor più lo è la memoria: ricordare chi eravamo, le esperienze di chi ci ha preceduto, ci aiuta a migliorare ciò che facciamo ogni giorno e a rendere omaggio a una tradizione che vogliamo tramandare con orgoglio”.
Il Gambero Rosso, la piattaforma leader per contenuti, formazione, promozione e consulenza nel settore del Wine Travel Food italiani, ha stilato la Guida Ristoranti d’Italia 2025. Sono 2.425 i locali censiti. Ricco il palmares per la regione Marche, con le sue 74 insegne, 5 nuovi ingressi e un ottimo posizionamento con le sue 4 Tre Forchette, riservate a Dalla Gioconda a Gabicce Mare, ad Andreina a Loreto, alla Madonnina del Pescatore e Uliassi a Senigallia. Premio speciale come Cuoco Emergente poi ad Antonio Lerro del Riva Restaurant del View Palace Hotel di Numana.
Tra i 2.425 locali recensiti nella Guida, spicca anche una gemma della provincia di Macerata: Agra Mater di Colmurano, confermata dei prestigiosi Tre Gamberi, riconoscimento di eccellenza assegnato alle migliori osterie italiane. È un simbolo di qualità che viene attribuito a quei locali che si distinguono per l'alta qualità del cibo, l'attenzione alle tradizioni culinarie, l'uso di ingredienti di prima scelta, e un servizio accogliente e familiare.
Agra Mater merita anche lo Smile come migliore insegna per rapporto qualità prezzo e come Gambero Verde, riconoscimento assegnato dal Gambero Rosso alle osterie e ai ristoranti che si distinguono per il loro approccio sostenibile ed eco-friendly.
Agra Mater è un luogo dove tradizione e innovazione si fondono alla perfezione, con un forte impegno verso la sostenibilità. Abbiamo intervistato Lara Mancini, che insieme al compagno Matteo Corradini, gestisce il ristorante.
"Siamo molto contenti – afferma Lara Mancini - È un riconoscimento importante che ci da un po' il metro del nostro lavoro e lo stimolo a non cullarsi sugli allori, ma a cercare di fare sempre meglio".
Lara sottolinea anche la soddisfazione per lo Smile come migliore insegna per rapporto qualità prezzo, un aspetto su cui il ristorante pone parecchia attenzione. “Per noi è stato importante sin dall’inizio considerare il giusto prezzo, che non vuol dire il prezzo più basso ma il giusto prezzo al valore del cibo e della materia prima. Noi abbiamo sempre scelto di autoprodurre la maggior parte del nostro cibo e quando non è possibile abbiamo scelto di sostenere e collaborare insieme a piccoli produttori che lavorano in maniera sostenibile e rispettosa dell'ambiente. Bisogna dare il giusto valore al lavoro che viene fatto dalle persone con cui collaboriamo. Allevare un animale a terra ha un costo più alto, soprattutto a livello di tempo. Il cibo che serviamo vuole dare valore al lavoro e alla tradizione che c’è dietro e a quello di chi ci sostiene”.
Alla luce di questo premio, le abbiamo chiesto, quindi, come si riesce a mantenere alta la qualità degli ingredienti senza compromettere l’accessibilità economica.
"Sicuramente la filiera corta è la cosa a cui abbiamo sempre creduto, così come l’autoproduzione o produzioni il più vicine possibile. Evitare dunque tutto ciò che riguarda i grossisti, i rivenditori. Vogliamo proporre una ‘cucina di vicinanza’ a quello che è il nostro territorio. In più crediamo sia fondamentale creare anche un rapporto di fiducia con i produttori e lavorare con la stagionalità. Questo ci permette di offrire un menù magari più stretto ma di indubbia qualità. È importante risparmiare e quindi non sprecare. L'attenzione allo spreco dà la possibilità di ottimizzare i prezzi. Se propongo un menù enorme poi devo rifornirmi di tante cose e rischio che non vadano via tutte".
Capiamo bene dunque il motivo per cui il Gambero Rosso abbia premiato anche l’approccio eco-sostenibile del locale, assegnandogli il Gambero Verde. Abbiamo perciò chiesto a Lara quali possono essere alcune pratiche specifiche da adottare per garantire un impatto positivo sull'ambiente.
"Innanzitutto, abbiamo attuato un progetto che è quello del riciclaggio: tutti i vegetali che ritornano dai piatti vengono ricompostati e ritornano nel nostro orto. Cercare di riutilizzare gli scarti è dunque il primo nostro grande progetto. La sostenibilità si può comprendere anche da come è strutturato il nostro menù - sottolinea Lara -. Cerchiamo di proporre un menù principalmente vegetale. Facciamo anche la carne, ma cerchiamo con il nostro menù di favorire un minore impatto ambientale e di emissioni di CO2, che invece la produzione di carne presuppone alto. Proporre un menù vegetariano vuol dire anche andare a stimolare una parte del cliente a non mangiare sempre la carne, la cui produzione, volente o nolente, ha un impatto ambientale alto”.
Per ridurre l’impatto ambientale, Lara rimarca l’importanza di lavorare con la stagionalità: "Non ho bisogno di forzature, di serre, calore, energia che doppiamo procurarci da fuori". Un’altra pratica consigliata riguarda l’utilizzo di tutte le parti degli animali. "Noi non facciamo le bistecche e i filetti, ma utilizziamo tutto, dalle orecchie ai piedi del maiale. Cerchiamo di valorizzare quelle parti meno nobili e di scarto. Se si utilizzassero solo filetti e costate, quanti animali dovremmo uccidere? Se invece uno fa una cucina in cui propone anche frattaglie, quinto quarto, quindi parte meno nobili, fa una cucina meno dispendiosa in termini di sprechi".
Così come è consigliato invitare la clientela a portare via il cibo che avanza: "Spesso siamo noi stessi a proporlo ai clienti, quando uno magari ordina di più di quello che poi effettivamente mangia. Qualcuno si porta via anche il pane. Incentiviamo questo ‘non spreco’. Riutilizzare quello che rimane al ristorante, secondo noi, è molto importante".
Agra Mater si distingue poi per essere un’azienda agricola biologica. “Vini e prodotti che utilizziamo vengono da un’agricoltura sostenibile. Noi scegliamo di produrre in maniera pulita, così quando acquistiamo sicuramente favoriamo delle reti che lavorano nello stesso modo. Va bene che è locale, ma deve essere anche coltivato in maniera pulita e nel rispetto dell’ambiente, favorendo non l’erosione di suolo. Quando non siamo autosufficienti ci rivolgiamo a delle aziende che fanno agricoltura rigenerativa, che vanno dunque come noi a ridare sostanza organica all’ambiente. Questo è un concetto importantissimo: dobbiamo ridare all’ambiente quello che da lui prendiamo. Questo è quello che ci ha mosso fin da sempre. Il riconoscimento è uno stimolo a continuare su questa strada”.
Come bilanciare tradizione e innovazione in cucina?
“Quando parliamo di tradizione ci riferiamo alla ricetta ma anche al prodotto della tradizione che viene utilizzato. Ad esempio, se la ricetta prevede una mela, utilizzo una mela rosa che è una mela locale. Nella cucina poi cerchiamo di mantenere quelle che sono le tradizioni locali anche per una memoria storica. Stanno cambiando le generazioni e da noi vengono anche molti giovani. È bello poter far provare ai più giovani cose che magari a casa non hanno mai provato perché non hanno più i nonni o perché non vivono in campagna. Poi allo stesso tempo c’è la parte più creativa, che vuol dire metterci del nostro. Veniamo tutti da varie esperienze, che si uniscono nei nostri piatti, che nella loro semplicità risultano più creativi. Questo ci da stimoli lavorativi. Ricordiamoci che quello del cuoco è un lavoro che presuppone una parte di creatività e nuove idee”.
Il riconoscimento del Gambero Rosso per Agra Mater rappresenta quindi non solo un premio, ma un invito a continuare su un percorso di qualità e sostenibilità, elementi sempre più richiesti e apprezzati dai clienti in un'epoca di crescente attenzione verso l'ambiente e la salute.
Domenica 20 ottobre alle 15:30, lo stadio "Della Vittoria" di Tolentino ospiterà uno dei derby più attesi della stagione: Tolentino-Maceratese. Una sfida che promette scintille, sia per il momento delicato in cui le due squadre vi arrivano, ma anche per gli intrecci personali che legano alcuni giocatori a entrambe le compagini. Da Melchiorri ai più recenti Bracciatelli e Nasic, diversi sono i giocatori che sono passati da una sponda all’altra e viceversa, così come Mister Possanzini. Tra questi ci sono anche Paolo Tortelli e Matteo Nicolosi, che conoscono bene sia i colori biancorossi che quelli cremisi. Alla vigilia del match, abbiamo raccolto le loro impressioni.
“Sarà per me una partita speciale ma che vale 3 punti come le altre”. Afferma il centrocampista cremisi Tortelli. “La dobbiamo vivere come una partita importante ma senza farsi prendere troppo dalla pressione di un derby”.
Partita speciale anche per Nicolosi, che secondo il difensore biancorosso arriva al momento giusto per riscattare le ultime due sconfitte fra campionato e Coppa. “Ho bei ricordi a Tolentino, sono stati 5 anni in cui sono stato benissimo. Ho segnato gli unici 2 gol della mia carriera in maglia cremisi, tra l’altro tutti e due contro la Biagio Nazzaro. Quelli me li ricordo molto bene. In 5 anni abbiamo fatto sempre bei campionati. Ora questa partita arriva al momento giusto per continuare la nostra crescita, che a volte passa anche per sconfitte che fanno male e che bruciano. Vogliamo rifarci già a partire da domenica”.
Due esperienze nella Maceratese per Paolo Tortelli, una con ‘gli invincibili’ nel 2014/15 e una più recente nelle ultime due stagioni. La prima sicuramente più felice della seconda, nella quale però il centrocampista potentino rivela di aver dato tutto sé stesso, scendendo in campo spesso e volentieri anche in condizioni fisiche precarie.
“Tra le due esperienze è stata decisamente più felice la prima. La seconda sicuramente più difficile, per diversi motivi. Però se mi guardo indietro, per quanto la delusione è ancora tanta, non posso avere qualcosa da rimproverarmi dal punto di vista dell’impegno. Quello che potevo dare l’ho dato, considerando che ho giocato anche senza un ginocchio e senza una caviglia, quando mi consigliavano di stare fuori ho accelerato i tempi di recupero per essere in campo, anche rischiando la mia salute personale. Ho messo in campo tutto me stesso e questo mi consola sebbene la delusione per i risultati raggiunti rimanga grande”.
Tortelli è tornato a Tolentino quest'estate e, nonostante qualche risultato manchi, si dice fiducioso per il prosieguo della stagione: “Sta andando bene. Ho ritrovato una società che conoscevo e molti compagni. Dal punto di vista dei risultati qualcosa ci è mancato e quindi dobbiamo lavorare su quello. Le prestazioni però la squadra le ha sempre fatte. Qualche infortunio di troppo ci ha un po’ penalizzati, però nell’arco di un campionato queste cose si allineano e si compensano; quindi, dobbiamo continuare con le nostre prestazioni e sono convinto che la squadra qualcosa farà vedere”.
Domenica scorsa Tortelli ha trovato anche il primo gol dal suo ritorno in maglia cremisi, festeggiato esultando verso la panchina e abbracciando mister Passarini. “Sento ancora di dover qualcosa nei confronti del mister, per tutta la fiducia che mi ha fatto sentire da quando mi ha voluto riportare a Tolentino e per quella che mi sta dando in questa prima parte di campionato. Mi sta dando tanto dal punto di vista tecnico e personale; quindi, quell’abbraccio stava a significare un po’ anche quello”.
È rimasto invece alla Maceratese Nicolosi, che si è detto soddisfatto sin qui della sua scelta e molto a suo agio con nuovo staff tecnico e dirigenziale. “Sono felicissimo di essere rimasto. Quest’anno mi sto trovando ancora meglio. Si respira un’altra aria e c’è uno staff tecnico e dirigenziale nuovo con cui si lavora molto bene. C’è unità di intenti, i tifosi ci sostengono sempre e quindi sono molto felice della scelta che ho fatto”.
Sia il Tolentino che la Maceratese sin qui hanno mostrato un miglior rendimento in trasferta rispetto a quello in casa. Abbiamo chiesto ai due ex di turno a cosa può essere dovuto questo trend.
“Credo sia un caso perché, come dicevo prima più che le prestazioni sono i risultati che sin qui ci sono mancati, soprattutto in casa” - Dichiara Tortelli -. Contro il Chiesanuova avevamo avuto due occasioni immense nei primi minuti e se avessimo sbloccato il risultato sarebbe stata sicuramente un’altra partita. Con il Montefano abbiamo giocato praticamente tutto il secondo tempo a una sola metà campo. Abbiamo sbagliato un rigore e preso una traversa, per poi subire gol al 85’. Non mi sento di dire che c’è un timore reverenziale nel giocare di fronte ai nostri tifosi, ma semplicemente c’è stata una serie di episodi andati per il verso sbagliato. Ripeto dobbiamo dare continuità alle prestazioni, perché poi il calcio ti restituisce tutto”.
“Abbiamo notato anche noi questo dato – dice Nicolosi - In casa le prestazioni ci sono state lo stesso, poi per episodi sfavorevoli non abbiamo raccolto i punti che meritavamo. Magari in trasferta le squadre ci affrontano più a viso aperto, mentre a casa nostra vengono più per difendersi. Cercheremo di migliorare anche in questo”.
Per chiudere l’intervista, inevitabile un simpatico botta e risposta tra i due ex. Tortelli scherza: “Vista la sua età, Nicolosi dovrebbe darsi una sistemata ai capelli e diventare un esempio per i più giovani”. Nicolosi, dal canto suo, gli risponde con un avvertimento: “Ci vediamo in campo, ma gli consiglio di non giocare dalla mia parte”.
Il Macerata Humanities Festival prosegue con appuntamenti di grande rilievo, e oggi ha ospitato presso l’Aula Proietti del Dipartimento di Filosofia Giuseppe Civati, politico, saggista ed editore, che ha presentato il suo ultimo libro "Il piano Langer".
L'evento, che ha attirato un pubblico interessato e partecipe, è stato aperto dai saluti del rettore dell'Università di Macerata, John McCourt , il quale ha espresso grande soddisfazione per il successo del festival, sottolineando come sta giungendo a conclusione in modo molto positivo. A moderare l'incontro è stato il professor Tommaso Farina, docente di pedagogia presso il Dipartimento di Scienze della Formazione, dei Beni Culturali e del Turismo dell'Unimc.
In questa occasione, Civati ha voluto rendere omaggio a una delle figure più significative della politica italiana del Novecento: Alexander Langer. “Langer è stato tra i più grandi politici della storia del nostro Paese”, ha affermato l'autore, sottolineando quanto le sue idee siano ancora incredibilmente attuali: “Le sue parole valgono oggi più di quanto non valessero ieri”.
L'incontro è stato non solo un omaggio a Langer, ma anche un'occasione di riflessione sui tempi difficili che viviamo oggi. Il tema centrale del festival, "Scoprire la pace", è stato al centro del discorso di Civati, che ha sottolineato quanto la politica odierna fatichi a concepire la pace come valore e concetto cardine. "Non è un periodo di pace", ha affermato, "e la politica sembra incapace di farla diventare un tema prioritario". Al contrario, Alexander Langer, ha spiegato Civati, era profondamente legato alla visione di una pace globale, non solo tra nazioni, ma tra esseri umani e ambiente, tra generazioni e culture.
Civati ha ricordato il suo primo incontro con Langer attraverso il libro "Un viaggiatore leggero", una raccolta degli scritti del politico dal 1961 al 1995, che ne racchiude l'essenza intellettuale e politica. “Langer era un politico e un intellettuale allo stesso tempo, due mondi che oggi si allontanano sempre di più”, ha detto Civati, evidenziando come Langer fosse un vero europeo, figlio di un'Alto Adige che cercava l'armonia tra italiani e tedeschi. "Era un saltatore di muri", ha aggiunto, con chiaro riferimento al Muro di Berlino, per Langer simbolo della necessità di superare le divisioni e comprendere il punto di vista dell'altro.
Durante il suo intervento, Civati ha espresso preoccupazione per l'indifferenza dilagante verso temi fondamentali come l'ambiente e le questioni sociali. "Le idee di Langer sono ancora oggi rivoluzionarie", ha sottolineato, "e se le facessimo nostre, cambieremmo il mondo". L'autore ha citato la visione di Langer di una trasformazione necessaria per sopravvivere e prosperare in un mondo che rischia di diventare inospitale per l'essere umano stesso: "Dobbiamo orientarci verso un cambiamento che ci permette di vivere in un mondo che non sia peggiore di quello che abbiamo ereditato".
Nonostante l'attualità delle parole di Langer, Civati ha lamentato la mancanza di spirito critico nelle nuove generazioni e nel dibattito pubblico. "Langer invitava a mettere alla prova le proprie convinzioni, abbandonando i pregiudizi", ha spiegato, sottolineando come questo approccio sia ormai sempre più raro. In conclusione, ha lanciato un monito alla politica contemporanea: "Se fai politica devi avere grandi cause per cui lottare, altrimenti non farla".
Civati ha lasciato la politica nel 2018 dopo essere stato deputato dal 2013 al 2018. "Ho smesso di fare politica per un semplice motivo: non mi hanno eletto" ha scherzato, spiegando che la sua passione per i libri lo ha condotto a dedicarsi alla scrittura: "Fare libri significa prima di tutto leggerli, una pratica ormai rara in Parlamento". Ritornare nei corridori dell’università, un luogo in cui si è formato, è stato per lui un momento di grande emozione, e ha espresso gratitudine per l'invito a condividere la sua riflessione.
Nel pomeriggio del 15 ottobre, il Salone d'Onore del Coni al Foro Italico di Roma ha brillato di luce marchigiana con l'edizione 2024 di "Marche, una Regione da podio". Ideato dall'ex pugile e ora promotore di eventi Vladimiro Riga, la manifestazione ha celebrato le eccellenze delle Marche non solo nello sport, ma anche nella musica, nello spettacolo e nell'imprenditoria.
Il giornalista e telecronista di San Benedetto del Tronto Maurizio Compagnoni, affiancato dall'attrice Melissa Di Matteo, ha condotto la serata di gala alla presenza del presidente del Coni Giovanni Malagò e del governatore della Regione Marche Francesco Acquaroli. Fra le autorità presenti anche il Commissario starordinario alla ricostruzione Guido Castelli, il presidente del Coni Marche Fabio Luna, il cosnigliere regionale Renzo Marinelli e il senatore Maurizio Gasparri.
Malagò ha sottolineato l'importanza delle Marche per il movimento olimpico italiano, elogiando le eccellenze sportive che continuano a portare lustro all'Italia. "WVoglio ringraziare le Marche, che danno fiducia al comitato olimpico. Oggi si parla di chi ha fatto grande questa regione, che rappresenta un'eccellenza anche per le associazioni sportive dilettantistiche che continuano a tenere alto il nome dell'Italia".
Anche Francesco Acquaroli, presidente della Regione Marche, ha evidenziato la ricchezza del territorio: "Tante straordinarie eccellenze, tanti risultati importanti per la nostra regione, che confermano anche la grande dinamicità del nostro territorio e la forza di tanti personaggi protagonisti".
Fra gli atleti premiati, oltre al campione del mondo di vela Alberto Rossi, i due eroi marchigiani di Parigi 2024: lo schermidore anconetano Tommaso Marini, argento olimpico nella gara a squadre e lo schermidore fermano Michele Massa, reduce da un 4⁰ e 5⁰ posto alle Paralimpiadi di Parigi.
Riconoscimento speciale anche ai Premi Oscar Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo Ferretti. Ai microfoni di Picchio News il celebre sceneggiatore originario di Macerata ha dichiarato: “Mi dispiace per le Marche di essere stato un po’ lontano in questi anni e anche per me di venirci poco. Presto ci sarà una mia mostra ad Ancona su tutti i miei bozzetti e i miei film”.
Ferretti svela un aneddoto simpatico sull’inizio della sua carriera: "Sono andato via dalle Marche quando avevo 17 anni. Iniziai a far pratica dall’architetto Tomassini Barbarossa, anche lui maceratese, che mi propose di fare lo scenografo per un film. Si trattava de Le prigioniere dell’isola del diavolo di Domenico Paolella e si sarebbe dovuto girare ad Ancona. Accettai ovviamente l’incarico ma scherzando risposi ‘Ma come ho fatto tanto per andar via dalle Marche e il primo film me lo fate girare ad Ancona".
Non solo marchigiani e sportivi ma anche “Amici delle Marche”, protagonisti assoluti dello spettacolo a cui è stato conferito un premio di riconoscenza per il legame con la regione. Fra questi Roberto Ciufoli, Eleonora Daniele, Nancy Brilli, Manuela Arcuri e Valeria Marini. Ospite d'eccezione Katherine Kelly Lang, la mitica Brooke Logan di Beautiful.
“Le Marche hanno raggiunto un posto anche sul mio di podio perché ho finito di girare il mio ultimo film proprio in questa fantastica regione – ha dichiarato Manuela Arcuri –. Siamo stati veramente molto bene e spero di tornarci presto". "Non sono solo una amica delle Marche, ma io amo le Marche - dice Valeria Marini - Questo premio lo prendo come un porte-bonheur".
Per l’imprenditoria marchigiana che da sempre amplifica e porta le Marche nel mondo, premiati invece Azienda Tombolini, Algam Eko e Umberto Antonelli. "Ricevere questo premio qui al Coni è ancora più speciale, essendo stato mio nonno oltre che fondatore dell’azienda anche un grande appassionato di sport - afferma Silvio Tombolini - L’imprenditorialità a volte si unisce allo sport in maniera importante, grazie a valori comuni come la resilienza e il sacrificio. Siamo molto contenti".
L’azienda Tombolini, con la recente partnership con l’Al-Nassr di Cristiano Ronaldo, è un esempio di come il know-how delle Marche possa travalicare i confini regionali e arrivare in tutto il mondo. Rimanendo in tema sportivo, Silvio Tombolini ci svela un’altra importante collaborazione per l’azienda di Colmurano: "Oltre all’Al-Naasr a cui consegneremo le divise in questo mese, anche l’Inter per il calcio femminile. Ci siamo regalati due grandi partnership per celebrare al meglio il traguardo dei 60 anni".
“Negli ultimi anni siamo riusciti a raggiungere grandi successi, quindi è giusto coronarli e celebrarli in questa sala straordinaria", Umberto Antonelli di Eurobilding, partner dell’evento. "Credo che l’imprenditoria e lo sport debbano andare a braccetto per continuare a portare in alto la nostra Regione. Il calcio marchigiano ha vissuto un estate un po’ turbolente. Le squadre si sono comunque riorganizzate e hanno, secondo me, bisogno solo di tempo per riconquistare le giuste dimensioni. Per me è importante che le società sportive vengano gestite da imprenditori locali. Questo è un connubio che deve riguardare le città, le amministrazioni e i tifosi. Così possono crescere le realtà locali".
“Quest’anno siamo qui come ospiti e come partner dell’evento. Ormai è diventata ‘un’anteprima del panettone - dichiara Mauro Quacquarini -. Finita la manifestazione, infatti, gli ospiti hanno potuto godere di un rinfresco nel quale è risaltato il panettone dell’azienda dolciaria Quacquarini. Le Marche a livello sportivo stanno crescendo molto. Sono stato uno sportivo e mi adopero molto per lo sport, a partire dai miei figli. Oggi vediamo qui personaggi sportivi di spicco anche a livello internazionale".
Patrocinato dalla Regione Marche, dal Coni Nazionale e dal Comune di Falconara Marittima, l’evento si è avvalso anche della collaborazione dell'Unione Montana dei Monti Azzurri. Presenti tutti i sindaci dei 15 comuni che ne fanno parte e il presidente Giampiero Feliciotti, che ha dichiarato: "Una bella finestra per promuovere il nostro territorio e mi sembrava giusto che tutti i sindaci approfittassero di questa bella occasione per essere qui in fascia tricolore e far vedere che c’è un territorio in cui si vive bene e ci sono eccellenze di arte e di enogastronomia".
Tra i giornalisti illustri il premio è andato al direttore del Corriere Adriatico Giancarlo Laurenzi, ai giornalisti della Gazzetta dello Sport Mimmo Cugini e Andrea Elefanti. Premiata per la sezione "Amici delle Marche" anche la giornalista di Sky Vanessa Leonardi, legata alle Marche per essere sposata con il telecronista Maurizio Compagnoni. "Si sta meglio dall’altra parte del microfono, quando fai le domande” – scherza la Leonardi ai nostri microfoni – Essendo sposata con un marchigiano posso affermare che le Marche sono meravigliose e forse anche poco pubblicizzate. C’è il mare, la montagna e la collina, si mangia bene e si beve bene. C’è tutto!".
L'edizione 2024 di "Marche, una Regione da podio" ha dimostrato dunque ancora una volta come le Marche siano un territorio ricco di talenti, che spaziano dallo sport all'imprenditoria, fino al mondo dello spettacolo. Un evento che ha saputo valorizzare i protagonisti di successo, sia a livello nazionale che internazionale, mettendo in risalto le qualità e il legame indissolubile tra il territorio ei suoi eccellenti rappresentanti. Le parole degli ospiti e dei premiati hanno trasmesso un forte senso di appartenenza e orgoglio marchigiano, dimostrando come questa regione continua a brillare sul palcoscenico mondiale grazie alla dedizione, all'impegno e alla passione dei suoi figli.
Silvio Pagliari, noto agente sportivo e fondatore della BSP Football Agency, si è aperto in una recente intervista rilasciata a Smart Club , il format in onda su YouTube sul canale IGsport47, condotto da Alessandro Vallese e Marta Bitti. In questa occasione, ha condiviso non solo aneddoti personali legati alla sua lunga carriera, ma anche riflessioni profonde sul mondo del calcio, esplorando temi come la scoperta del talento, la gestione dei calciatori e le difficoltà legate agli infortuni.
La puntata ha preso il via con una domanda d'apertura che, come ha rivelato Pagliari, lo colpisce ancora nel profondo: "Per cosa riesci ancora a stupirti nel calcio?" La sua risposta è stata chiara: "Mi stupisco quando vedo giovani di talento, ma soprattutto quando entro in uno stadio, a qualsiasi livello. Penso sempre: questa è casa mia." Da questa semplice frase emerge tutta la passione che continua a spingere il procuratore a dedicarsi al suo lavoro.
Pagliari ha poi condiviso la sua visione sulla scoperta del talento, facendo riferimento alla sua esperienza da responsabile del settore giovanile della Sampdoria, dove ha lavorato con figure di spicco come Giuseppe Marotta e il presidente Riccardo Garrone. "Oggi si parla troppo di altezza e centimetri", ha osservato Pagliari. "Io guardo sempre alla tecnica e alla velocità. Se un giovane non dimostra intelligenza calcistica a 14 o 15 anni, è difficile che possa migliorare significativamente in seguito". L'esperienza di Mino Favini, leggendario scopritore di talenti, ha profondamente influenzato il suo approccio, focalizzando l'attenzione sul "giocatore nella testa e nella tecnica" più che sul fisico.
Non poteva mancare un consiglio per i giovani che aspirano a diventare procuratori. Secondo Pagliari, la pazienza è fondamentale: "I giovani di oggi sono spesso troppo impazienti. Questo è un mestiere in cui non bisogna avere fretta. Bisogna vedere tante partite, studiare e girare per i campi di periferia." Ha poi sottolineato l'importanza della figura del procuratore come guida, specie nella gestione del calciatore: "Se gestisci bene un giocatore, lui sarà più sereno. La gestione è tutto, soprattutto per quelli in ruoli delicati come gli attaccanti, che vivono di gol ".
Da questo punto di vista, il ruolo del procuratore diventa fondamentale soprattutto nella gestione degli infortuni. Riportando la discussione ai calciatori marchigiani, cita l’esempio di Guido Marilungo, con cui Pagliari intrattiene un rapporto professionale da ormai 20 anni. “Guido ha avuto due infortuni. Nel caso del secondo, contro il Cesena ai tempi dell’Atalanta, riportò la rottura del legamento crociato. In quei momenti devi essere forte caratterialmente, per te, per lui e per la sua famiglia. In quel caso il supporto dell’Atalanta e di un signore come Luca Percassi è stato molto importante. Il rapporto umano in questi casi è fondamentale e ti aiuta a instaurare quella fiducia che poi ti permettere di far proseguire il rapporto. Il percorso si fa insieme. Con Marilungo c’ero in quel caso ma c’ero anche quando segnò una doppietta all’esordio in Serie A. Con suo padre scoppiammo a piangere in tribuna. Fu un’emozione davvero forte”.
Oltre al lavoro sul campo, Pagliari ha anticipato l'importanza della parte mediatica per un calciatore, introducendo un ufficio stampa per i suoi assistiti già dieci anni fa, intuendo l'ascesa dei social media. "Il calcio non si gioca solo in campo", ha spiegato. "La comunicazione è diventata essenziale per tutelare e rappresentare al meglio i giocatori".
Uno dei calciatori in ascesa rappresentato da Pagliari è il settempedano Giacomo Vrioni, che partendo dal Matelica è sbarcato due anni fa negli Stati Uniti per giocare nel New Engalnd Revolution, in MLS. Silvio Pagliari ha raccontato la sua storia. “Mi chiama mio fratello Giovanni un giorno e mi fa: ‘Hai visto mai quell’attaccante che sta a Matelica? Dagli un’occhiata’. Lo vidi per la prima volta a Civitanova e, il tempo di conoscere lui e la sua famiglia, siamo andati immediatamente a Genova per parlare con la Sampdoria. Giacomo è un ragazzo eccezionale. Dalla Sampdoria poi Paratici lo ha portato con sé alla Juventus. Chi gli ha cambiato la vita lì è stato quel fenomeno di Cristiano Ronaldo: condividere lo spogliatoio con lui, vedere come si allenava, come cura i dettagli, gli ha permesso di compiere quello step mentale per diventare un professionista a tutti gli effetti. Anche Giacomo è uno che si allena molto e lavora duro. Ne ho visti pochi di calciatori così e posso dire che tutto quello che ha raggiunto se lo è meritato”.
Un altro esempio di successo citato da Pagliari è quello di Cristian Bucchi, scoperto mentre giocava in Eccellenza con la Settempeda e arrivato a segnare diversi gol in Serie A. “Bucchi è nipote di Giulio Spadoni, che nel 1997 mi disse di tenerlo d’occhio perché faceva sempre gol. Presi mezza giornata per andarlo a vedere a Castelraimondo. Giocava con la Settempeda una partita in campo neutro. Fece doppietta. Riconobbi in tribuna un signore che gli assomigliava, capii che era il padre e ci andai a parlare. Da lì nasce quella che possiamo definire una favola. In due anni di Eccellenza segnò 60 gol e richiamò l’attenzione del Perugia in Serie A, che lo voleva a tutti i costi. Andai a parlare con il compianto Ermanno Pieroni, all’epoca direttore sportivo dei grifoni, che mi chiese se, secondo me, Bucchi potesse far bene anche a livelli più alti. Io gli feci una battuta: “Per me vede la porta e se le porte sono uguali lui indipendentemente dalla categoria fa gol”. Bucchi allora va in ritiro col Perugia e a fine allenamento mi chiamava dicendomi che aveva segnato in partitella. Segnò anche nella prima amichevole col Marsala e allora decisi di andarlo a trovare a Norcia. C’era anche Pieroni e per lui ormai non ero più Silvio, ma ‘Silvietto’. Mi salutò calorosamente abbracciandomi e allora lì capii che era veramente forte. Sotto la guida tecnica di Ilario Castagner, debutta in Serie A alla terza giornata contro la Lazio e dopo 6 minuti, cross di Colonnello, salta fra due difensori del calibro di Sinisa Mihajlovic e Fernando Couto e di testa fa gol a Marchegiani. Ho la pelle d’oca a 25 anni di distanza. Storie come questa non si vedono più nel calcio di oggi. Lì è cambiata la sua e anche la mia storia. La gente iniziava ad avere una percezione diversa di me, perché quello che avevo detto si era avverato. Se c’è un episodio che ha cambiato la mia carriera è stato quello lì. Bucchi finì quella stagione con 5 gol in Serie A e da lì partì la sua carriera. Ne segnerà 110 fra Serie A e Serie B”.
L’intervista prosegue con la richiesta di menzionare 3 partite: una che non dimenticherai mai, una che vorrebbe dimenticare e una a cui desidera un giorno assistere.
“Una che non dimenticherò mai è Perugia-Milan del 24 aprile 1983 quando mio fratello Giovanni fece doppietta e quella del 29 aprile 1979 in cui mio fratello Dino segnò in Juventus-Fiorentina. Devo dire che i miei fratelli erano veramente forti. Una che dimenticherei è quella dell’infortunio di Marilungo che dicevo prima. Aveva segnato diversi gol in Serie A ed era in orbita Nazionale. Fu un duro colpo. Se mi concedete un terzo slot metterei anche la finale EFL Cup Manchester United-Southampton a Wembley. Il Southampton perse 3-2 ma Gabbiadini fece doppietta. Quel giorno lì il buon Silvio qualche lacrimuccia la versò. Lì ti passa tutta la carriera davanti, tutti i sacrifici, partito da Tolentino a Wembley. Quindi rispondo dicendo che mi piacerebbe riportare un giocatore in Premier League. Da italiani ci siamo riusciti solo in 4 o 5 e quindi l’obiettivo è quello. Il mio sogno era quello di diventare un procuratore e per farlo ho seguito una scaletta. Prima le Marche, poi l’Italia centrale, poi l’Italia e poi a un certo punto, lo step successivo diventa la mediazione internazionale. È quello che ti fa fare il salto di qualità ma è lì che devi rimanere sempre più umile”.
L'intervista si conclude così, lasciando trasparire non solo il lato professionale di Silvio Pagliari, ma anche la sua visione umana e profonda del mondo del calcio. Una visione che, dopo tanti anni, lo mantiene ancora entusiasta e pronto ad affrontare nuove sfide, sempre con lo sguardo rivolto verso il futuro, ma senza mai dimenticare le radici che lo hanno portato fin qui.
La prima sconfitta in campionato arriva nella maniera più dolorosa possibile per la Maceratese. I biancorossi, dopo aver rimontato al 89’ con Cirulli il vantaggio della Sangiustese con Handzic, cadono al 99’, sull’ultima azione del match, sul tocco vincente di Cornero.
Possanzini ritrova Oses dopo la squalifica e lo schiera sulla trequarti al fianco di Nasic e Albanesi. Gaindomenico, privo dell’ex di turno Di Ruocco, ritrova bomber Handzic in attacco.
Parte meglio la Maceratese, con Albanesi che al 2’ di gioco mette in mezzo un pallone velenoso dalla sinistra. Cognigni e Nasic si disturbano un po’ a vicenda e non riescono a trovare la porta da pochi passi. Risponde la Sangiustese al 10’, con Handzic che si ritrova un pallone al limite dell’area dopo un errore in uscita avversario e calcia a giro di sinistro. Palla di poco a lato. Al 25’ Cognigni si invola verso la porta avversaria e cade in area di rigore sull’intervento in scivolata di Herrea. Il signor Lautuga di Pesaro ammonisce il capitano biancorosso per simulazione. La Sangiustese ha una doppia occasione con l’under Gaspari, che però in entrambe calcia male. Sulla punizione di Vanzan bloccata da Rossi si chiude sullo 0-0 il primo tempo.
Nella ripresa la Maceratese ha subito due ghiotte occasioni: al 4’ Oses mette la testa sul tiro cross di Albanesi ma la palla finsice sopra la traversa. Al 14’ Albanesi raccoglie in area un lancio lungo di Lucero ma Rossi, anche con un po’ di fortuna, riesce a sbarrargli la strada. La Sangisutese punisce alla sua prima occasione della rirpesa: Tulli trova bene Handzic in area che, lasciato forse un po’ troppo libero, controlla col petto e lascia partire un sinistro al volo imparabile per Gagliardini. La Maceratese prova a reagire, con un colpo di testa di Lucero che però finisce a lato. Al 26’ Sangiustese vicina al raddoppio, con la sponda di Grassi raccolta da Maquisse che dal limite dell’area però calcia sopra la traversa. Al 36’ Gagliardini deve distendersi per deviare in corner il tentativo da fuori da parte di Tulli. Due minuti dopo, sulla sponda di Cognigni, il tiro a botta sicura di Barcciatelli dalla zona del dischetto viene murato dalla retroguardia rossoblù. La Rata insiste e al 44’ Vrioni si gaudagna il fondo e trova sul secondo pallo Cirulli che di testa segna il gol del pareggio. I biancorossi, galvanizzati dal gol del pareggio, si rigettano in avanti per cercare anche la rete del vantaggio. L’arbitro assegna 4 minuti di recupero, che vengono prolungati per ulteriori sostituzioni e infortuni. La Maceratese concede in maniera ingenua una punizione dal limite allo scadere e Cornero, al minuto 99, devia in rete il cross tagliato di Crescenzi per il 2-1 definitivo.
Arriva dunque il primo ko in campionato per la Maceratese, che rimane ferma a 13 punti e si fa agganciare in classifica proprio dalla Sangiustese. I biancorossi scivolano al secondo posto e vengono scavalcati dal Chiesanuova, vittorioso per 3-1 ai danni dell’Urbino.
(Foto di Francesco Tartari)
L'attesa era palpabile e, a giudicare dall'entusiasmo del pubblico, è stata ampiamente ripagata. La serata più attesa della quattordicesima edizione di Overtime, il festival del giornalismo, dell’etica e del racconto sportivo, ha visto salire sul palco del Teatro Lauro Rossi di Macerata tre protagonisti d’eccezione: Lele Adani, Nicola Ventola e Antonio Cassano (in video collegamento). Con la moderazione di Marco Ardemagni, conduttore Rai, i tre ex calciatori hanno portato a Macerata il loro format di successo "Viva el Futbol" (per l’occasione “on the road”) regalando al pubblico una chiacchierata a 360 gradi sul mondo del calcio.
La serata si è aperta con il commento sull'Italia di Luciano Spalletti, all’indomani della sfida di Nations League contro il Belgio, trasmessa in diretta Rai proprio con Adani al commento tecnico. Se quest’ultimo e Ventola si sono detti fiduciosi riguardo la prestazione degli Azzurri, Cassano è rimasto meno impressionato, soprattutto considerando che il Belgio era privo di alcuni giocatori chiave. La discussione ha poi toccato le sconfitte più dolorose della storia della Nazionale italiana, dalle sciagure del passato, come la "disfatta dei ridolini" del 1966, fino alla più recente eliminazione contro la Svizzera agli Europei. Per Adani e Ventola, lo 0-0 contro la Svezia del novembre 2017, che per la prima volta nella storia ci costò l’accesso ai Mondiali, è stata la sventura peggiore; Cassano, invece, ha puntato il dito contro il 3-2 subito dalla Slovacchia ai Mondiali del 2010, che ha segnato l’eliminazione dell’Italia di Lippi campione del mondo in carica.
Il format "Viva el Futbol" si è rivelato un grande successo grazie alla sua formula semplice ma potente: una combinazione di opinioni schiette, analisi tecniche e tanta amicizia. "Alla base di tutto c’è una fondamenta sana e valoriale che si chiama amicizia", ha spiegato Adani. Ventola ha sottolineato come il loro programma non punti a cercare consensi, ma sia il frutto genuino della loro passione per il calcio. Cassano, con la solita franchezza, ha ribadito di non farsi influenzare dalle critiche e di voler esprimere il suo pensiero senza timori, anche a costo di andare controcorrente.
Un momento clou della serata è stato quando i tre ex giocatori, accomunati dall’esperienza con la maglia dell’Inter, hanno composto il loro undici ideale nerazzurro, con i loro nomi già inseriti in formazione. In porta c’è Toldo. Wlater Samuel al fianco di Adani in difesa, con i brasiliani Maicon e Roberto Carlos sugli esterni. A centrocampo, per sorreggere una formazione molto offensiva, ci sono Zanetti e Matthäus. Attacco pesante con Eto’o e Cassano a supporto di Ventola e Ronaldo il fenomeno.
La serata è proseguita con un dibattito sull’attuale Serie A e la nuova formula della Champions League. Mentre per i tre l’Inter resta la favorita per lo scudetto, Cassano e Adani hanno criticato aspramente la nuova struttura della Champions, considerata troppo frammentata e deleteria per i giocatori, costretti a un numero eccessivo di partite durante la stagione. “È una pagliacciata”, ha tuonato Cassano, denunciando l’ingordigia dei potenti del calcio. “Si rischia di giocare più di 80 partite in un anno. I potenti del calcio pensano solo a guadagnare soldi e a farne guadagnare di più ai grandi club. Tutte queste partite sono una follia”.
Il pubblico ha poi avuto l’opportunità di interagire con i protagonisti, ponendo loro domande che hanno toccato temi scottanti, come la disapprovazione di Cassano e Adani per il gioco di Allegri, le critiche dell’ex Sampdoria a Cristiano Ronaldo e l’esonero di De Rossi da allenatore della Roma. La serata si è conclusa con Ventola e Adani disponibili per selfie e autografi, dimostrando il loro legame sincero con i fan e la voglia di condividere momenti di convivialità.
Giù il sipario, dunque, su un’altra grande giornata di sport a Macerata, con “Viva el Futbol on the road” che si prende un posto d’onore fra gli eventi più riusciti e innovativi proposti da Overtime nei suoi 14 anni di storia, che secondo Lele Adani lo rendono un festival straordinario e migliore rispetto ai “competitor” de Il festival dello Sport di Trento, descritto come “una brutta copia di Overtime” dal commentatore sportivo più discusso del momento.
Un giovedì da campioni ad Overtime, in quello che è stato il secondo giorno del festival nazionale del giornalismo, del racconto e dell’etica sportiva in corso fino a domenica a Macerata.
Dopo il grande successo della giornata inaugurale, culminata con il tributo alle stelle della ginnastica ritmica Sofia Raffaeli e Milena Baldassarri (leggi qui), nella giornata di giovedì 10 ottobre il festival ha regalato una serie di appuntamenti molto interessanti per gli amanti dello sport e del calcio in particolare.
Alle 17:30, la centralissima enoteca di Piazza della Libertà Macerati Spiriti Conviviali ha ospitato Nevio e Claudio Scala, che hanno presentato la loro azienda agricola e offerto una degustazione dei propri vini ai presenti.
Abbiamo avuto il piacere di raccogliere le impressioni di Nevio Scala ai nostri microfoni, che si è detto particolarmente entusiasta per essere tornato ad Overtime: "Io e mio fratello veniamo sempre con grande piacere perché sentiamo quasi la necessità di riempirci lo spirito e l'anima di questo entusiasmo che si crea in questi giorni in questa città".
Scala è sicuramente uno che di coppe europee ne sa qualcosa, avendo vinto, fra i tanti titoli, una Coppa dei Campioni da calciatore con il Milan, una storica Coppa Uefa da allenatore del Parma e una coppa Intercontinentale alla guida del Borussia Dortmund. Durante l'evento ha raccontato curiosi aneddoti relativi a questi grandi successi. G
li abbiamo chiesto cosa ne pensa della nuova formula delle coppe europee. Ha risposto: “Dobbiamo aspettare la fine per giudicarla. Sembra che sia anche interessante ma dobbiamo aspettare l’epilogo per dire ci piace o non piace. Il fatto di aver trovato alternative non è affatto una cosa negativa”.
Durante l’evento di Scala ha fatto il suo arrivo a Macerata anche il celebre giornalista Marino Bartoletti, che poco dopo avrebbe presentato in Piazza Cesare Battisti il suo ultimo libro "La Partita degli dei". Bartoletti ha spiegato il concetto dietro il libro, immaginando una partita in paradiso tra i più grandi calciatori della storia, da Pelé a Cruijff, passando per Maradona e i grandi italiani come Vialli, a cui è dedicato il libro: "È una partita vera, con tanti gol e calci di rigore. Ci fa capire che questi nostri eroi, questi dei del calcio, hanno portato là la loro passione e il loro talento. Ci piace immaginarli così".
Bartoletti ha elogiato l'organizzazione e la qualità del festival, ricordando il suo legame affettivo con Macerata: "Questo è il posto dove ho visto per l'ultima volta Gianni Mura. Questo ci fa capire quanto hanno sempre volato alto. Non immagino qualcuno che possa dire di no a Overtime. Più che un orgoglio, è un dovere essere qui".
Gran finale poi al Teatro della Filarmonica, con l’evento "Quando il calcio faceva rumore". Ospite d’onore il golden boy del calcio italiano Gianni Rivera, intervistato da Valerio Calzolaio e da Federica Zille, giornalista di Dazn. L’evento è stato organizzato in collaborazione con Panathlon International Distretto Italia e Panathlon club Macerata e ha regalato la preziosa testimonianza di un campione assoluto come Rivera.
La quattordicesima edizione di Overtime è dedicata al "Rumore" che lo sport è in grado di produrre, dalle imprese dei campioni alle vicende dei grandi sconfitti, dai romanzi sullo sport ai convegni, dal racconto all’etica sportiva. Alla domanda su quale fosse il rumore più bello che abbia sentito nella sua carriera, la leggenda rossonera ha risposto: "Il rumore più bello è quando calciavo il pallone. Era la cosa che mi piaceva di più perché è sempre stata la mia passione. Lo stesso rumore il calcio non lo farà mai più. Il fatto che oggi quando si comincia anziché andare avanti si va indietro è già indicativo".
Fra le notizie più liete di questo avvio di stagione della Maceratese, oltre ovviamente al primo posto in classifica e al miglior attacco del torneo, ci sono sicuramente le prestazioni sempre più convincenti di Denny Ciattaglia. Il classe 2006, arrivato in estate dalla Primavera del Perugia, si sta dimostrando un under di assoluto livello, garantendo affidabilità e spinta nel ruolo di terzino destro. Anche nell'ultimo match vinto contro il Matelica, Ciattaglia è risultato fra i migliori in campo, offrendo una prestazione solida e limitando un avversario temibile come l'ex Civitanovese Strupsceki.
Ciattaglia non nasconde la soddisfazione per la vittoria contro il Matelica, un successo che ha dato ulteriore fiducia a tutta la squadra. "È stata una vittoria fondamentale, che ci dà tanta fiducia nei nostri mezzi," ha dichiarato il giovane difensore. "La partita era iniziata in salita, con il gol del Matelica al 13', ma grazie alla compattezza del gruppo siamo riusciti a raddrizzarla e a portare a casa un risultato importante. Questo dimostra quanto siamo cresciuti e stiamo lavorando bene insieme".
Nonostante la giovane età, Ciattaglia si è inserito con grande tranquillità e sicurezza nella rosa della Maceratese, dimostrando di non soffrire la pressione del campionato e del ruolo di under. "Giocare con serenità è più facile quando sai di avere la fiducia dei compagni e dello staff," spiega Ciattaglia, riconoscendo l'importanza del sostegno ricevuto sin qui da tutto l’ambiente biancorosso.
Curiosamente, il ruolo di terzino destro non è quello naturale per Ciattaglia, che in realtà è cresciuto come mezzala. Grazie alla sua versatilità, ha però saputo adattarsi perfettamente a questa nuova posizione. "Sono cresciuto come mezzala, ma nel corso degli anni, soprattutto grazie a Mister Possanzini a Perugia, ho imparato a giocare in più ruoli. Questa capacità di essere un jolly mi ha permesso di adattarmi rapidamente e di sfruttare al meglio ogni occasione".
Originario di Cingoli, Ciattaglia racconta di aver seguito la Maceratese anche durante la sua esperienza con il Perugia. “Quando ero a Perugia seguivo la Maceratese. È sempre stata una piazza importante e quindi giocarci è sicuramente bello”.
Lo sguardo è già rivolto al prossimo impegno di campionato, dove la Maceratese dovrà affrontare la Sangiustese VP, altra squadra che sta facendo molto bene. "Sarà una partita difficile, come tutte in questo campionato", ammette Ciattaglia. "Dobbiamo continuare a lavorare sodo durante la settimana, seguendo le indicazioni del Mister, e affrontare la gara con il giusto approccio. Poi, come sempre, sarà il campo a decidere".
(Foto di Francesco Tartari)
Immaginate un luogo dove la passione per il design si fonde con l'eccellenza artigianale italiana, dove l'innovazione incontra la tradizione, e dove ogni progetto è il risultato di un'ispirazione condivisa e di un sogno comune. Tutto questo è Extra Ordinario, un team nato dall'incontro di sensibilità diverse, ma unite da una visione comune: creare bellezza attraverso il design.
La storia di Extra Ordinario inizia dall'unione dei percorsi dei due fondatori, Alessandro Toni e Matias Alexis Baldassarri Aragona. Partendo da Civitanova Matias, con un background come disegnatore di prodotto, ha lavorato in studi di design a Milano e New York, tra cui Yabu Pushelberg e Patricia Urquiola, sviluppando un know-how tecnico approfondito. Alessandro, originario di Tolentino invece, ha avuto la fortuna di lavorare per Poltrona Frau, una delle aziende più rinomate nel settore del contract, dove ha imparato cosa significa operare in una multinazionale. Da due anni, la famiglia di Extra Ordinario si è allargata con l'ingresso in società dei rispettivi fratelli dei fondatori: Luca Toni, ex commerciale presso ICA Vernici di Civitanova, e Ivan Baldassarri, product designer proveniente da un importante studio di Milano. Il loro contributo ha rafforzato ulteriormente la squadra, unendo competenze commerciali e creative per portare avanti l'innovazione nel settore del design.
Abbiamo incontrato Alessandro e Matias nella sede temporanea di Extra Ordinario a Civitanova Marche e ci hanno raccontato la storia della loro azienda e come si sviluppa la loro attività. I due fondatori ci spiegano come la loro passione per l’Italia e il territorio locale li abbia spinti a unire le forze per creare Extra Ordinario, un’azienda in grado di offrire qualcosa di diverso nel settore dell’interior design e del product design.
“Essendo grandi amici dai tempi dell’università ci siamo sentiti molto spesso, manifestando questa voglia di creare qualcosa di nostro. Uno degli obiettivi principali era veicolare la qualità e l’artigianalità locale, collaborando con piccoli artigiani e piccole aziende, su progetti di livello massimo. Allora abbiamo pensato: perché non uniamo le nostre due esperienze per creare una realtà che possa offrire qualcosa di diverso nel settore in cui operiamo?”. Extra Ordinario, infatti, non è solo un nome, ma una vera e propria dichiarazione d’intenti: superare i limiti del comune, esplorare nuove possibilità e trasformare ogni idea in realtà concreta.
Dal primo giorno, Extra Ordinario ha scelto di concentrarsi su una nicchia specifica e ambiziosa: il settore degli hotel a 5 stelle. È qui che il team ha trovato la sua vera vocazione, immerso in un mondo dove ogni dettaglio conta e dove l’eccellenza non è solo un obiettivo, ma un imperativo.
Extra Ordinario ha avuto il privilegio di lavorare per alcuni dei nomi più iconici nel mondo degli hotel di lusso, sia a livello nazionale, come l'Hotel Bulgari di Roma e l'Hotel La Palma di Capri, che a livello internazionale, come il Ritz-Carlton Hotel a New York sulla Quinta Strada, l'Hotel Bulgari di Londra e di Parigi, The Vault at Bellagio di Las Vegas e molti altri ancora. Recentemente il team ha curato gli arredi su misura per il nuovo complesso residenziale Aman a Tokyo, un progetto che ha rappresentato una vera sfida di innovazione e perfezione artigianale.
Extra Ordinario si distingue soprattutto per il suo approccio innovativo: non si propone di sostituire gli architetti, ma di diventare il loro "reparto contract", interpretando e realizzando le loro visioni. "Per noi, la salvaguardia del design intent è fondamentale", spiega Alessandro. "Quando produciamo un prodotto disegnato da un architetto, compiamo uno sforzo tecnico ed economico per offrire un risultato che rappresenti esattamente ciò che l’architetto voleva".
Questo impegno ha permesso a Extra Ordinario di costruire relazioni durature con clienti e progettisti, relazioni che si trasformano spesso in collaborazioni su nuovi progetti. "Il fatto che i clienti continuino a tornare da noi è motivo di grande orgoglio", confessa Matias. "Significa che siamo riusciti a soddisfare le loro aspettative al punto da voler continuare a lavorare insieme".
Il team di Extra Ordinario è composto da giovani ambiziosi che, da Civitanova, lavorano con successo su progetti internazionali. Da mesi è stata anche attivata una collaborazione con l’Università di Camerino. “Ci siamo concentrati molto sulla ricerca del personale – dice Alessandro – Da alcuni mesi abbiamo instaurato anche una relazione con l’Università di Camerino, che di anno in anno sforna sempre diversi talenti. Noi possiamo promuovere la nostra attività facendola conoscere e allo stesso tempo ci vengono segnalati quelli che sono i profili più interessanti che possono collaborare con noi. Cerchiamo costantemente persone capaci e ambiziose perché vogliamo continuare a crescere e a portare avanti il nostro approccio distintivo".
Extra Ordinario si impegna anche nel campo della sostenibilità, un valore sempre più richiesto dai clienti e dagli architetti. "La ricerca dell’ecosostenibilità nei nostri prodotti è spesso affidata direttamente a noi", sottolinea Matias. "Proponiamo materiali innovativi che rispondano alle esigenze di sostenibilità e durabilità, in linea con le regolamentazioni mondiali."
Per quanto riguarda i suoi progetti futuri, Extra Ordinario guarda avanti con l'entusiasmo di chi non si accontenta mai e l'ambizione di chi sa che ogni progetto è un'opportunità per spingersi oltre i confini del possibile. "Sicuramente vogliamo continuare a divertirci e a essere riconosciuti nel nostro settore", conclude Alessandro. "E soprattutto, vogliamo continuare a valorizzare le realtà produttive italiane, il nostro patrimonio più importante".
Con una visione che unisce il rispetto per la tradizione italiana e l’innovazione continua, il team di Alessandro e Matias è pronto a esplorare nuove frontiere del design, sempre guidato dalla passione per il bello e dal desiderio di trasformare ogni idea in un’esperienza unica e straordinaria. Perché, in fondo, ciò che li rende davvero "extra ordinari" è la capacità di vedere l’eccezionale nel quotidiano e di trasformarlo in realtà.
Una Maceratese reduce da 3 vittorie su 3 ospita il Montegranaro per la quarta giornata di Eccellenza Marche.
Possanzini lancia il classe 2007 Cilla dal primo minuto al fianco di Lucero, con Bracciatelli in mediana al fianco di Gomis e tutti over dalla trequarti in su, con Oses, Ruani e Albanesi alle spalle di Cognigni.
Nemmeno il tempo di prendere posto sugli spalti dell’Helvia Recina che gli ospiti sbloccano il punteggio con una prodezza balistica di Perpepaj, che dai 20 metri insacca sotto l’incrocio dei pali col mancino il gol dell’1-0. I biancorossi reagiscono al 7’ con la conclusione da posizione defilata di Cognigni che viene parata da Taborda. Al 27’ l’ex di turno Mancini ci prova da fuori ma la sua conclusione viene deviata in corner. La manovra della Maceratese è meno fluida del solito e il Montegranaro spaventa ancora Gagliardini con Jallow al 35’. La Maceratese si ributta in avanti nel finale di primo tempo e va a centimetri dal gol del pareggio col tiro di Cogngini, che controlla bene in area ma apre troppo il piattone. Squadre a riposo con i veregrensi in vantaggio 1-0.
La ripresa inizia con un altro episodio spiacevole per la Maceratese, che perde Oses per doppia ammonizione al minuto 11. 3 minuti dopo Perpepaj sfiora il colpo del ko. La Maceratese in 10 prova a venir fuori con orgoglio e al 17’ colpisce un palo con Vanzan, che lascia partire un bolide col sinistro dopo una ribattuta della barriera sul calcio di punizione di Cognigni. Il capitano biancorosso riceve in area al 32’, dopo una grande azione di Vrioni sulla sinistra. Va al tiro da pochi passi ma Taborda si supera chiudendo ancora la porta. Intervento miracoloso del portiere argentino che tiene in suoi ancora in vantaggio. Vantaggio che viene però annullato al 34’, quando Ruani, dopo un’azione insistita dei suoi, buca il portiere avversario con un sinistro rasoterra dalla zona del dischetto. La Maceratese ritrova fiducia e continua a spingere, ma è il Montegranaro ad avere l’ultima occasione del match, con il colpo di testa di Capasso sul quale Gagliardini deve allungarsi per deviare in corner. Finisce dunque 1-1 all’Helvia Recina.
Primo pareggio per la Maceratese di Possanzini, che rimane comunque in testa alla classifica con 10 punti in 4 giornate. Mercoledì i biancorossi saranno di scena a Chiesanuova per l’andata dei quarti di coppa Italia. Calcio d’inizio alle ore 19:00 con il Sandro Ultimi che ospiterà 60 tifosi maceratesi e 40 di casa, su gentile disposizione della società treiese.
(Foto di Francesco Tartari)
"Il ragazzo si farà, anche se ha le spalle strette, questo altro anno giocherà con la maglia numero sette". Non è un classe 68’ come nel celebre brano di De Gregori ma è classe 2007. Non ha proprio spalle strette, essendo dotato di una buona struttura fisica, ma proprio con la maglia numero 7 domenica Jacopo Marchionni ha fatto il suo esordio in prima squadra con la maglia della Maceratese.
Il giovane centrocampista di Caldarola, arrivato alla Maceratese tre anni fa dalla Settempeda, ha debuttato dal primo minuto nella partita vinta 3-0 contro l'Alma Juventus Fano. Il suo, come sottolineato dalla società biancorossa, è stato un percorso di crescita importante: dal primo anno con l'Under 17, giocando gran parte della stagione con l'Under 16, è diventato un protagonista assoluto con gli Allievi, segnando decine di gol, fino all'esordio in prima squadra di domenica.
Contro il Fano Marchionni ha offerto una prestazione ordinata, giocando con sicurezza e personalità nel centrocampo di Mister Possanzini. Il suo esordio sottolinea l’attenzione da parte della Maceratese alla valorizzazione dei giovani talenti locali, fra i principali obiettivi dichiarati dalla nuova dirigenza biancorossa.
Con un post sui propri canali social la Maceratese si è complimentata con Jacopo Marchionni per il debutto in prima squadra: "La SS Maceratese è orgogliosa di vedere i risultati del lavoro nel settore giovanile, con l'obiettivo di valorizzare sempre di più i giovani talenti locali. La crescita di ragazzi come Marchionni dimostra che la strada intrapresa è quella giusta. Complimenti Jacopo!".
(Credit Foto: S.S. Maceratese)