Questa mattina, presso il Liceo Classico Giacomo Leopardi di Macerata, è stato presentato il progetto "Podcastle, studenti in gioco nell’avventura della prevenzione". Finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento Politiche Antidroga, l’iniziativa si propone come un modello innovativo di contrasto alle dipendenze e ai comportamenti a rischio tra i giovani.
Alla conferenza stampa hanno partecipato numerose figure istituzionali e professionisti: il prefetto di Macerata Isabella Fusiello, l’assessore regionale alla sanità Filippo Saltamartini, il vicesindaco di Macerata Francesca D’Alessandro, la dirigente scolastica del Liceo Leopardi Angela Fiorillo, il direttore del Dipartimento Dipendenze Patologiche (DDP) dell’AST di Macerata Gianni Giuli, la sociologa Silvia Agnani, la referente dell’AST Macerata Giorgia Scaloni e il docente dell’Università di Macerata Roberto Scendoni. La presentazione è stata moderata da Paolo Nanni, comunicatore del DDP dell’AST Macerata.
"Podcastle" è un percorso formativo e laboratoriale che si articola su due anni, con il coinvolgimento degli studenti delle scuole secondarie di secondo grado del territorio provinciale. Ideato dal Dipartimento Dipendenze Patologiche dell’AST Macerata, il progetto integra peer education, gamificazione e produzione multimediale per promuovere una prevenzione efficace, seguendo le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Gli studenti saranno protagonisti attivi, sia nella fase di ricerca che nella creazione di contenuti destinati ai coetanei e alla comunità. Le attività si realizzeranno in collaborazione con l'Associazione Glatad Onlus e troveranno una piattaforma di diffusione nel portale skillsgalaxy.it, in fase di sviluppo con il supporto dell’Università degli Studi di Macerata.
Nel primo anno (2024/2025), due classi quarte del Liceo Leopardi parteciperanno a un percorso strutturato in due momenti. La formazione prevederà sei ore di moduli realizzati da esperti del DDP per approfondire la fenomenologia delle sostanze, dai rischi alla dipendenza, fino alle conseguenze sanitarie e psicosociali. Successivamente, durante il laboratorio, gli studenti, con il supporto di educatori e comunicatori, produrranno contenuti multimediali finalizzati alla prevenzione e alla sensibilizzazione, che saranno pubblicati su skillsgalaxy.it.
Nel secondo anno (2025/2026), il progetto si estenderà ad altri istituti della provincia. Gli studenti del Liceo Leopardi, formati nelle tecniche di peer education, diventeranno protagonisti di interventi preventivi nelle scuole del territorio. I contenuti creati verranno diffusi attraverso il sito e i profili social del progetto Stammibene, per ampliare l’impatto della campagna.
Un elemento cardine di "Podcastle" è l’indagine sulla percezione e sull’utilizzo di sostanze tra gli studenti delle scuole secondarie. La survey, sviluppata dai sociologi del DDP, fornirà dati fondamentali per calibrare le azioni di prevenzione e disporrà di una fotografia aggiornata del fenomeno. I risultati saranno messi a disposizione di istituzioni, scuole e famiglie.
L’assessore regionale alla sanità Filippo Saltamartini ha sottolineato l’importanza del progetto, evidenziando i dati preoccupanti: "Sono presi in carico dal sistema sanitario regionale 5500 ragazzi per droghe pesanti, oltre 1200 per droghe leggere, e più di 1000 persone per dipendenze tecnologiche, come playstation e computer. Questo progetto rappresenta un’opportunità unica per affrontare il disagio giovanile e sensibilizzare i ragazzi su queste problematiche."
La dirigente scolastica Angela Fiorillo ha aggiunto: "Il progetto sposa pienamente alcune finalità educative fondamentali della scuola: prevenzione, informazione e formazione. La modalità laboratoriale e il peer-to-peer permettono agli studenti di essere partecipi e consapevoli, utilizzando linguaggi a loro familiari."
Il direttore del DDP Gianni Giuli ha espresso grande soddisfazione: "È un progetto basato sulle evidenze scientifiche, classificatosi secondo a livello nazionale nel bando della Presidenza del Consiglio dei Ministri. È motivo di orgoglio per un piccolo dipartimento come il nostro. Ringrazio tutto il mio staff per aver reso possibile questo risultato."
"Podcastle" dunque non è solo un progetto scolastico, ma un laboratorio di consapevolezza e competenze che punta a coinvolgere l’intera comunità nella sfida contro le dipendenze. Grazie all’approccio integrato e all’uso delle tecnologie digitali, si propone di trasformare i giovani in agenti di cambiamento, costruendo un futuro più consapevole.
Dopo aver conquistato il ‘double’ nella scorsa stagione, vincendo sia il campionato sia la Coppa Marche, la Stese ha dimostrato di poter competere anche nel suo primo anno in Seconda Categoria. La squadra rossoblù, guidata dai mister Ciccioli e Fermani, ha raccolto 21 punti nelle prime 13 giornate, con 5 vittorie, 6 pareggi e appena 2 sconfitte. Un cammino che la vede in piena lotta per l’accesso ai playoff, un risultato ambizioso a cui la società non ha però mai nascosto di voler puntare.
In vista dell’ultima gara dell’anno, il presidente Manuel Micucci, ha tracciato un bilancio della prima parte di stagione, evidenziando i progressi e le sfide affrontate.“Possiamo ritenerci soddisfatti di quanto fatto finora,” ha dichiarato Micucci. “Passare a una categoria nuova non è semplice, ma la squadra ha saputo adattarsi, anche se ci è voluto un periodo di assestamento iniziale. Alcuni giocatori hanno avuto bisogno di tempo per integrarsi, ma con il lavoro di Mister Ciccioli e dello staff tecnico, i risultati stanno arrivando. Vorrei ringraziare giocatori come Vukelic, Atragene, Dell'Aquila e Fermani, che stanno trascinando il gruppo con il loro carisma e la loro esperienza, oltre che tutto l'organigramma della Stese: Pecorari, Brillarelli, Temperini, Beato e tutti quelli che sono sempre al campo e ci danno una mano a portare avanti questo progetto".
La Stese ha salutato diversi giocatori che hanno lasciato il club per motivi personali o lavorativi, tra cui Montecchiarini, Marinozzi, Acciarresi e Berardini. "Con tutti però siamo riusciti a rimanere in ottimi rapporti - afferma il presidente - conservando un bel clima, con la promessa di risentirci in futuro". Un pensiero particolare è andato a Michele Malloni, veterano del calcio e punto di riferimento per la squadra, che ha deciso di interrompere la sua avventura con i rossoblù: “Alla soglia dei 40 anni, Michele ha dimostrato una professionalità esemplare,” ha sottolineato il presidente. “Spero che possa trovare nuove opportunità, perché il suo talento e il suo impegno non si discutono.” Un altro addio significativo è stato quello di Danilo Cancellieri, bomber e simbolo della squadra: “Ci dispiace che le nostre strade si siano divise, ma rimarrà sempre una figura centrale nella storia della Stese”.
Per ogni giocatore che parte, però, la Stese ha saputo rinforzarsi, grazie al grande lavoro del direttore sportivo Alessandro Magnamassa. Tra i nuovi arrivi spiccano Paolo Grifi, esperto portiere proveniente dall’Invictus Rapagnano Grottazzolina e lo scorso anno in Promozione con il Casette Verdini, Fabio Sbaffone in difesa, che arriva dalla Pinturetta Falcor in prima categoria, Mariano Giri, elemento esperto e di qualità che arriva dalla Vigor Macerata, Luca Facciaroni, infaticabile centrocampista e bandiera del Rapagnano e il giovane promettente David Avallone.
La Stese chiuderà il 2024 ospitando il C.S.I. Recanati sabato alle 14:30 al Comunale di Villa San Filippo. Dopo due pareggi subiti all'ultimo contro United Civitanova e Real Porto, i rossoblù puntano a un risultato positivo per chiudere l’anno con il sorriso. “Speriamo di fare bene per trascorrere un bel Natale e prepararci a un grande girone di ritorno. La Stese vuole stare in alto”, ha concluso Micucci. Con questa determinazione e il supporto di una società solida, il 2024 della Stese si chiude all’insegna della crescita, con l’obiettivo di consolidare il proprio ruolo da protagonista in Seconda Categoria.
Si dividono consensualmente le strade fra la Maceratese e Kalagna Gomis.
Arrivato lo scorso anno proprio durante la sessione invernale di calciomercato, il centrocampista senegalese aveva trovato subito un grande impatto in maglia biancorossa, nonostante la deludente stagione conclusasi con la squadra al nono posto in classifica. Rimarrà indelebile peri i tifosi della Rata il gol vittoria segnato nell'ultimo derby con la Civitanovese al Polisportivo.
Dopo un inizio di stagione in sordina, segnato anche da un gol spettacolare siglato alla seconda giornata con l'Alma Fano, Gomis aveva altalenato buone prestazioni ad altre meno, partendo spesso nelle ultime uscite dalla panchina. Il giocatore e la società hanno così deciso di comune accordo di rescindere consensualmente il suo contratto.
"La società desidera ringraziare Gomis per l’impegno profuso e l’attaccamento alla maglia biancorossa che ha sempre dimostrato, sia in campo che fuori. Auguriamo a Gomis le migliori fortune personali e professionali per il prosieguo della sua carriera". Con queste parole il club ha salutato il giocatore, che sarà ora sicuramente molto appetibile sul mercato.
(Foto di Francesco Tartari)
Ospite del format IGCLUB sul canale YouTube IGsport47, l’allenatore della Maceratese Matteo Possanzini ha avuto modo di parlare dell’ottimo percorso svolto sin qui dalla sua squadra. Il tecnico biancorosso, che qualche giorno fa ha compiuto anche gli anni, si è fatto un bel regalo di compleanno in anticipo domenica scorsa, quando battendo 2-0 il K Sport Montecchio si è laureato campione d’inverno con la Maceratese. In merito afferma: “È sempre bello essere davanti ma a dicembre non si vincono i campionati. Sicuramente è un motivo di soddisfazione, ma dobbiamo rimanere concentrati in vista dell’ultima partita dell’anno che sarà importante come tutte le altre”.
Il mister si gode, dunque, il momento, ma è completamente focalizzato sull’ultimo impegno prima della sosta. Domenica alle 14:30 la Maceratese chiuderà il 2024 sfidando il Monturano Campiglione in trasferta. Partita da prendere assolutamente con le pinze secondo il tecnico: Loro vengono da due vittorie su due sotto la nuova gestione di Cuccù e hanno giocatori giovani di grande qualità. Noi dobbiamo fare la nostra partita al di là di quello che è l’avversario. Rischio di sottovalutarla? Come ci diciamo sempre con la squadra all’inizio di ogni settimana, abbiamo un obiettivo a cui la città tiene troppo per poter permetterci anche solo l’idea di sottovalutare le partite.
Come detto, la sua Maceratese è in testa al campionato, con un vantaggio di 7 punti sulle inseguitrici e col miglior attacco del torneo (25 gol fatti). La sua squadra è considerata da tutti la più forte e attrezzata del torneo. Possanzini però risponde: "Considerare forte una rosa non è sminuire il lavoro di un allenatore o di una società. Quando abbiamo iniziato a lavorare abbiamo chiarito quella che era la nostra idea e cercato di prendere dei giocatori adatti a quel tipo di idea. Se ci dipingono come i più forti non fa altro che rafforzarci. Sappiamo perché abbiamo scelto i nostri ragazzi e per questo gli diamo grande fiducia".
Una squadra che però è composta in grande parte da giovani, che si stanno esaltando sotto la sua gestione. "In molte partite abbiamo toccato i 23 anni di media. Ciattaglia l’ho allenato a Perugia, Bongelli viene dai campionati nazionali con la Fermana, Cirulli l’ho avuto a Matelica nella under 17 nazionale, Vrioni e Ruani hanno presenze in C e in D. Sono ragazzi giovani ma che hanno qualità. Se ho un pregio è quello di non guardare mai alla carta d’identità, ma alla qualità dei giocatori. Sono molto contento dei calciatori che la società mi ha messo a disposizione e me li tengo stretti".
Domenica scorsa la vittoria sui pesaresi è stata salutata dai grandi applausi di tutto l’Helvia Recina, ormai definitivamente convertito al ‘possanzinismo’. Anche se a inizio stagione in molti, soprattutto fra i più puristi, hanno fatto fatica a condividere la sua idea di calcio, specie sulla fantomatica costruzione dal basso. A riguardo il mister chiarisce: "Molte volte vediamo la costruzione dal basso come un obiettivo, quando in realtà è uno strumento, un mezzo per ricavare degli spazi. Noi ci proviamo, poi delle volte sbagliamo concedendo occasioni agli avversari ma crediamo in questa cosa, e quando credi in una cosa ti porta avanti e ti ci puoi affidare nei momenti di difficoltà".
Mister Possanzini sta dedicando tanto lavoro e passione in questa sua avventura sulla panchina della Maceratese, che in estate racconta di aver sposato con grande entusiasmo: "Mi sono sentito molto cercato e voluto dalla società. Per la prima volta dopo tanti anni mi sento allenatore e mi dedico completamente a questo. Molto spesso nei dilettanti gli allenatori sono dei 'gestori dell’ambiente', quindi riesci poco a dedicarti alla tua idea e al lavoro sul campo. Quest’anno per la prima volta dopo tanti anni ho riscoperto il piacere di dedicarmi al gruppo, di gestirlo e cercare di trasmettergli le mie idee. Di questo sarò sempre riconoscente alla Maceratese".
Un ambiente che, come ha spesso ricordato il mister, è in grado di dare molto alla squadra e in cui lavorare è un privilegio. L’altra faccia della medaglia però è rappresentata dalla pressione che una piazza ambiziosa come Macerata può darti. Su questo il mister però si dice molto stimolato. "Sentire la pressione di dover vincere è bello. Ti fa spostare il limite sempre più in là. Avere poche aspettative non ti fa alzare l’asticella, è una cosa che ti può frenare ma la pressione di vincere ce l’ha solo chi è forte".
Sul campionato, giunto ormai al giro di boa, e su quali squadre l’hanno impressionato di più invece Possanzini risponde: "Campionato lunghissimo e classifica corta. Se il Chiesanuova dovesse vincere col Fano salirebbe a 29 punti e supererebbe i punti dello scorso anno, quando si laureò campione d’inverno con 27 punti. La media punti di quelle davanti quindi si alzerà quest’anno. Per quanto riguarda le squadre affrontate sono state tutte partite equilibrate quest’anno. Quella che ho vissuto più intensamente è stata quella di Tolentino, sia per il mio recente trascorso e per aver ritrovato persone a cui ero legato, ma anche perché è stata la squadra che ci ha affrontato più a viso aperto e che ci ha messo più in difficoltà. Lì però abbiamo capito di essere una squadra forte, perché sotto di un uomo e di un gol l’abbiamo ribaltata. Poi molto spesso nel post partita si parla solo di episodi e non della prestazione di una squadra che ha dimostrato che non voleva perdere.
Come molti sanno, Possanzini non è l’unico allenatore in famiglia. Suo fratello Davide, dopo aver gonfiato le reti di tutta Italia e aver affiancato Roberto De Zerbi in panchina, lo scorso anno ha ottenuto la promozione in Serie B alla guida del Mantova. Tra l’altro questo fine settimana ci sarà un derby tutto marchigiano contro il SudTirol di Castori. Sul rapporto tra fratelli racconta: "Per me Davide è un esempio quotidiano di come approcciarsi al mestiere che fa. Un grandissimo tecnico, ma soprattutto un grandissimo uomo di sport. Per essere due fratelli parliamo anche poco, e di questo ci prendono anche in giro, ma ci capiamo al volo. Viene da un'esperienza importante come vice di De Zerbi e al primo anno in cui ‘si è messo in proprio’ ha vinto il campionato. Quest’anno sono convinto che lotteranno fino all’ultimo per mantenere la categoria e spero che ci riescano. è un piacere seguirlo e avere un fratello che sta nei professionisti.
Qualche suggerimento a livello tattico da parte di Davide? Il mister scherza: "Dico sempre che lui ha imparato da me perché ho iniziato prima io ad allenare, quando lui ancora giocava. Abbiamo idee comuni, ci confrontiamo e seguiamo le partite a vicenda. Sulla possibilità in futuro di lavorare insieme? C’è stata poi abbiamo fatto scelte diverse. Se ci sarà la possibilità lo farò con piacere, ma quando parlo di lui come esempio è perché mi ha insegnato che devo fare la mia strada senza dover chiedere niente a nessuno. Adesso sono contentissimo della scelta che ho fatto quest’estate".
Mister Possanzini quindi è più concentrato che mai sul lavoro che sta facendo alla guida di una Maceratese sempre più a sua immagine e somiglianza.
(Foto di Francesco Tartari)
Il Trodica lancia un messaggio forte e chiaro a tutte le avversarie e, battendo con un sonoro 5-2 il Casette Verdini, si laurea campione d’inverno nel girone B di Promozione con un turno di anticipo, grazie ai 3 punti di vantaggio sul Porto Sant’Elpidio, sconfitto 1-0 nello scontro diretto dello scorso 12 ottobre.
La gara contro il Casette Verdini, sulla carta impegnativa vista la solidità difensiva degli ospiti, che si presentavano all'appuntamento con la miglior difesa del torneo con appena sei gol subiti in 13 partite, è stata risolta già nei primi 45 minuti. I biancoazzurri hanno chiuso la prima frazione con un clamoroso 5-0, mettendo in mostra un calcio di altissimo livello e mandando in rete quattro marcatori diversi: Gobbi, Giovannini, Chornopyschuck (doppietta) e Bonvin.
"È stata una grossissima prova di forza da parte nostra", ha commentato Mister Buratti. "Nel primo tempo siamo stati perfetti, segno di un collettivo che funziona. Oltre ad avere nomi importanti che c’entrano poco con questa categoria, siamo un gruppo molto forte, che si sacrifica molto e lavora. Non posso che ringraziare i ragazzi, perchè oltre a vincere abbiamo fatto divertire il pubblico, che per noi è fondamentale e parte integrante della squadra".
Tra i protagonisti del momento magico del Trodica ci sono i bomber Chornopyschuck e Bonvin, che guidano rispettivamente con 9 e 8 gol la classifica marcatori del girone. A loro si aggiunge il talento dell'ultimo arrivato, Tino Susic: l'ex nazionale bosniaco, con un passato ai Mondiali 2014, ha già conquistato i tifosi con le sue giocate. "Susic è stato un grande acquisto", ha sottolineato Buratti. "Nonostante la sua carriera importante, si è presentato con grande umiltà e voglia di mettersi al servizio del gruppo. La sua presenza è un valore aggiunto per noi".
Con una rosa di livello, una società solida e un tifo da categoria superiore, il Trodica si appresta a chiudere il girone di andata da leader indiscusso, mantenendo alta la concentrazione per continuare la marcia verso il titolo. Mister Buratti ei suoi ragazzi, però, non dimenticano l'importanza del lavoro quotidiano: "Rimaniamo con i piedi per terra, consapevoli delle nostre qualità ma anche di quanto sarà dura mantenere questo livello fino alla fine".
(Foto di Marcello Valentini)
Si è conclusa questa mattina, con la Giornata del Laureato, la tre giorni organizzata dall’Università di Macerata per celebrare i propri dottori. Dopo il Graduation Day del 5 e 6 dicembre, dedicato ai neolaureati, il Cinema Italia ha ospitato una cerimonia speciale per i laureati di 25 e 50 anni fa.
Il rettore John McCourt ha dato il benvenuto agli ex studenti con un discorso carico di significato, nel quale ha sottolineato l'importanza della comunità accademica: “Una giornata speciale, che arriva alla fine di tre giornate intense, in cui abbiamo consegnato circa 500 pergamene di laurea ai nostri neodottori e neodottoresse, marcando simbolicamente la fine del loro percorso universitario. Oggi, invece, celebriamo chi si è laureato 25 e 50 anni fa. Come ateneo ci teniamo a mantenere un legame con chi ha studiato qui: siamo una comunità basata sulla ricerca, la libertà intellettuale e lo scambio di idee.”
La cerimonia ha visto il rettore, insieme alla professoressa Rosanna Gasparini, presidente di ALAM (Associazione Laureati Ateneo Macerata), premiare gli ex studenti con pergamene commemorative. I laureati, divisi per facoltà, hanno ricevuto il riconoscimento e partecipato alle foto di rito, individuali e di gruppo, rievocando i tempi dell’università. Prima sono stati premiati i laureati di 25 anni fa, provenienti dai dipartimenti di Economia e Diritto, Giurisprudenza, Lettere, Filosofia, Lingue e Scienze Politiche. A seguire, i laureati di 50 anni fa delle facoltà di Lettere, Giurisprudenza e Filosofia.
Un momento particolarmente sentito è stato il conferimento dei Premi Alumni 2024, pensati per celebrare i traguardi personali e professionali degli ex studenti che hanno valorizzato la loro laurea maceratese. Tra i premiati: Silvia Alessandrini Calisti, fondatrice del blog mammemarchigiane.it, Angela Fiorillo, dirigente scolastico del Liceo Leopardi, Gioele Marozzi, del Centro Nazionale Studi Leopardiani e Sotirios Tsouvalas, giudice della Corte d’Appello di Atene.
Il prestigioso Premio Oscar Olivelli 2024 è stato assegnato all’avvocato Giuseppe Bommarito per il suo impegno nella lotta contro la dipendenza dalle droghe e nella promozione di iniziative dedicate ai giovani. Visibilmente emozionato, ha dichiarato: “Doppiamente onorato perché ho conosciuto Olivelli, un uomo di altissima umanità e grandi convinzioni giuridiche. Dedico questo premio a mio figlio, che dall’alto mi guida e mi protegge.”
L’apice della cerimonia è stato il conferimento del titolo di Laureato dell’anno 2024 all’avvocato Andrea Agostini, presidente della Fondazione Marche Cultura. Nel suo intervento, Agostini ha ripercorso la sua esperienza universitaria: “Ho vissuto un percorso di formazione simile a quello di molti ragazzi, guidato da curiosità ed entusiasmo. Qui ho sviluppato una passione per il confronto e lo scambio di idee. È un onore ricevere questo riconoscimento, che condivido con la comunità universitaria”. Concludendo con una citazione di Walt Disney – “Se puoi sognarlo, puoi farlo” – Agostini ha invitato i presenti a credere nei propri sogni, ricordando che “non hanno limiti di età.” La tre giorni si è chiusa così in un clima di celebrazione e appartenenza, confermando il ruolo dell’Università di Macerata come luogo di formazione e comunità, in grado di costruire legami duraturi con i propri laureati.
Un altro appuntamento di rilievo all'Auditorium dell'Università di Macerata, nell'ambito del corso per direttore sportivo. Dopo la partecipazione di Ariedo Braida, oggi è stato il turno di un'icona del calcio marchigiano e nazionale: Fabrizio Castori. L'allenatore di San Severino Marche, recordman con 552 panchine in Serie B (secondo nella storia solo a Guido Mazzetti con 626), è anche l'unico tecnico italiano ad aver scalato tutte le categorie, dalla Terza fino alla Serie A.
Al centro del dibattito, aperto dai saluti del direttore del corso Stefano Pollastrelli, il tema “Il rapporto tra direttore sportivo e allenatore di squadra di calcio”. Un argomento discusso con grande competenza non solo da Castori, ma anche dal suo fidato staff: il vice allenatore Riccardo Bocchini, il preparatore atletico Carlo Pescosolido e i collaboratori tecnici e match analyst Tommaso Marolda e Marco Castori. L'incontro ha fornito agli studenti preziose riflessioni sul delicato equilibrio tra le due figure chiave del calcio moderno e ha evidenziato l'importanza della tecnologia nel miglioramento dei processi decisionali e operativi in ambito sportivo. Al termine della seduta abbiamo avuto il piacere di rivolgere alcune domande a Mister Castori.
Quanto è importante all’interno di una società sportiva il rapporto fra allenatore e ds?
"Il rapporto fra l’allenatore e il direttore sportivo è importantissimo. Sono due figure fondamentali in una società, quindi il rapporto che si crea fra loro determina la riuscita o meno della stagione. Il direttore sportivo è il collante fra la società e la parte tecnica, che è gestita dall’allenatore. Se c’è unità di vedute le cose possono andare meglio rispetto a quando invece ci sono divergenze".
Quali direttori sportivi della sua carriera ricorda con particolare affetto?
"Ho avuto la fortuna di lavorare con grandi professionisti che hanno rappresentato molto nella mia carriera. Ricordo con affetto e stima Franco Di Battista del Lanciano, Rino Foschi che ho avuto a Cesena, Attilio Perotti a Piacenza, Angelo Fabiani a Salerno in due periodo diversi, Renzo Castagnini a Perugia e non posso non nominare Cristiano Giuntoli, col quale abbiamo fatto qualcosa di straordinario a Carpi. Lui poi si è meritato questa strepitosa carriera con la storica vittoria dello scudetto a Napoli e adesso è alla Juventus".
A quei tempi si sarebbe aspettato che Giuntoli avrebbe fatto una carriera così importante?
"Sì, perchè si vedeva quanto fosse sveglio e soprattutto onesto, che nel calcio paga sempre"
Si è parlato di nuove prospettive nel calcio di oggi, con l’ausilio della tecnologia a cui gli allenatori fanno sempre più ricorso. Qual è il suo rapporto con la tecnologia?
"Sono ormai 10 anni che mi avvalgo della tecnologia nello svolgere il mio lavoro. Sono sempre stato curioso nell’aggiornamento professionale e nella ricerca della novità. Una componente importante che va sfruttata".
Nel futuro di Mister Castori cosa c’è?
"Aspetto una chiamata e che qualcuno si ricordi di me per poter ricominciare"
Magari, visto il suo record, chi punta a una promozione?
"Non faccio distinzioni fra chi punta a una promozione o a chi punta a salvarsi. L’importante è lavorare su una società che ha fiducia in me e nel mio staff. Abbiamo voglia di ripartire e di rimetterci in discussione".
Castori è dunque pronto a tornare in pista con il suo staff, voglioso di riproporre il suo calcio fatto di intensità, ritmo e organizzazione di gioco, oltre che sempre attento allìapprofondimento della preparazione tattica delle partite. Su una cosa però si discosta dagli alleantori moderni e dal loro stile di gioco, troppo basato sulla costruzione dal basso e dal possesso palla reiterato. Citando una celebre frase di Jose Mourinho, rimane fedele ai suoi principi: "Se vogliono possono portarsi a casa il pallone...io mi porto a casa i tre punti".
Chiesanuova-Maceratese sarà il big match della tredicesima giornata di Eccellenza Marche. La miglior difesa del torneo, quella del Chiesanuova con soli 5 gol subiti, affronta il miglior attacco, quella della Maceratese con 21 gol fatti. Il pragmatismo di Mobili contro l’idealismo di Possanzini. Tanti i temi in gioco, per una partita che, nonostante arrivi alla tredicesima giornata, mette già in palio punti pesanti anche in ottica classifica. Una classifica che nella giornata precedente tra l’altro ha visto il sorpasso in testa della Maceratese proprio ai danni del Chiesanuova, uscito sconfitto dal campo del K-Sport Montecchio Gallo, terzo “incomodo” della situazione.
Il balzo in testa alla classifica però non cambia nulla per Mister Possanzini, che più che esaltare il primato della sua squadra si concentra sul processo di crescita dei suoi ragazzi. “Siamo contenti di aver vinto domenica e prepariamo questa sfida contro una squadra forte e che ci ha battuto già in coppa, quindi ci conosciamo entrambe abbastanza bene. è un’opportunità per proseguire il percorso che abbiamo iniziato da un po’. Sarà una bella partita. La classifica conta poco. Siamo 5 squadre in 5 punti quindi è inutile parlare di classifica a novembre. Noi sappiamo da dove siamo partiti, con un gruppo nuovo e uno staff nuovo. Speravamo di arrivare in questo momento in questa posizione di classifica. Per noi deve essere un piacere giocare queste partite e speriamo ci sarà un grande pubblico perché ne avremo bisogno”.
Maceratese, come detto, in testa alla classifica e col miglior attacco del campionato, grazie al gioco di Mister Possanzini che, come sottolineato anche dallo stesso tecnico, ha trovato la sua maggior espressione stagionale nella vittoria contro l’Osimana. Una proposta di calcio che però continua a dividere un po’ sugli spalti dell’Helvia Recina, con i più “puristi” ancora non del tutto convinti delle idee dell’allenatore biancorosso. Possanzini rimane comunque fedele ai suoi principi, dicendosi orgoglioso di aver dato in poco tempo un'identità alla sua squadra. “Ognuno ha la sua idea di calcio. Si può vincere o perdere in mille maniere. La nostra idea è quella e andiamo avanti con quella, anche quando magari abbiamo fatto qualche pareggio di troppo. La squadra crede molto nel lavoro e l’idea che condividiamo è utile a esaltare le caratteristiche degli attaccanti che abbiamo. Se divide all’esterno non è necessariamente un problema, anzi meglio che si parli di idee che di altro. vuol dire che siamo riconoscibili e quindi una cosa l’abbiamo raggiunta e per me è motivo di orgoglio”.
Sull’altro fronte, quello treiese, il Chiesanuova arriva dunque a questo confronto dopo la sconfitta subita in terra pesarese, che ha messo fine all’incredibile striscia di imbattibilità durata 17 partite. Mister Mobili vuole trasformare la delusione per questa sconfitta in determinazione per affrontare un avversario importante come la Maceratese. “La stiamo preparando come tutte le altre partite, comunque consapevoli che sarà importante. Contiamo di essere in condizione di fare una buona partita. Non siamo contenti della sconfitta, anche se i ragazzi hanno fatto comunque una buona prestazione, anche in 10. C’è poco da parlare, dobbiamo cercare di riprendere subito la marcia, anche se non sarà facile contro la Maceratese, una squadra importante e prima in classifica e la dice già lunga. Dobbiamo assolutamente riprendere a fare i punti perché perdere non ci piace”.
Oltre ad essere a soli 2 punti dalla vetta, il Chiesanuova ha raggiunto anche la finale di Coppa Italia e affronterà l’Urbania nell’ultimo atto in programma il 21 dicembre al “Bianchelli” di Senigallia. Nel suo percorso in coppa il Chiesanuova ha eliminato proprio la Maceratese ai quarti di finale, vincendo 1-0 sia all’andata che al ritorno. Le due squadre dunque si conoscono bene, anche se le due competizioni secondo l’esperto tecnico ex Recanatese e Tolentino sono due cose distinte. “La Coppa è una cosa diversa, ci sono alchimie differenti. Ci conosciamo e sappiamo che giocano in maniera particolare quindi cercheremo di attrezzarci per affrontarla al meglio e portare via punti che ci servono”.
Chiesanuova che arriva a questa sfida con una defezione importante, con Sopranzetti che ha chiuso in anticipo la sua stagione per infortunio. Mobili non vuole però nessun tipo di alibi: “Ci dispiace per Sopranzetti, perdiamo innanzitutto il suo carattere in mezzo al campo, oltre che un giocatore forte. Non abbiamo mai preso alibi quindi affronteremo la Maceratese con altrettanti giocatori che si faranno trovare pronti”.
Così come non sarà un alibi giocare a Villa San Filippo anziché al Sandro Ultimi di Chiesanuova: “Giocare in casa nostra con i tifosi nostri vicini alla squadra è un’altra cosa. Ci dispiace ma non dobbiamo prendere scuse ma trovare le forze per andare a fare la nostra partita anche lì”.
Appuntamento dunque a domenica, ore 14:30, al Comunale di Villa San Filippo.
Un pomeriggio diverso dal solito per i ragazzi della scuola calcio dell'Atletico Macerata. Anziché correre sul campo, hanno avuto l'opportunità di ascoltare la testimonianza di un grande campione del calcio marchigiano: Federico Melchiorri. L'incontro si è svolto presso la sede dell'associazione Circolamente in via dei Velini, dove l'attaccante ha condiviso esperienze e aneddoti della sua carriera, offrendo preziosi insegnamenti ai giovani calciatori.
Con un curriculum che vanta 11 presenze in Serie A e 214 in Serie B, Melchiorri ha raccontato alcuni dei momenti più significativi della sua carriera, tra cui la memorabile doppietta contro l'Inter a San Siro. “Incontrare questi ragazzi, vedere che ci tengono a vedermi ea parlarmi è sempre molto emozionante e mi fa sempre molto piacere” ha dichiarato il cigno di Treia, sottolineando l'importanza di serietà e impegno nel promettente i propri obiettivi sportivi. “Spero di aver trasmesso loro quanto sia importante fare le cose seriamente per andare avanti nel calcio”.
Nonostante le esperienze in diverse città italiane, il legame di Melchiorri con Macerata è sempre stato forte. “Sono sempre stato molto legato a Macerata, che ha avuto sempre un posto nel mio cuore anche quando giocavo fuori” ha aggiunto il campione, dimostrando il suo affetto per la città.
Non sono mancati momenti di confronto diretto con i giovani atleti, che hanno potuto rivolgergli alcune domande. Tra queste, spicca la curiosità sul giocatore più forte con cui abbia mai giocato: “A Cagliari Barella già faceva vedere di poter diventare un campione” ha risposto Melchiorri. Quanto al difensore più arcigno che ha affrontato, l'attaccante ha menzionato Matias Silvestre, definendolo “un bel osso duro”.
Nonostante un brutto infortunio al legamento crociato lo tenga lontano dai campi per tutta la stagione, Melchiorri continua a lavorare per tornare in forma. “Sto lavorando per tornare e superare per anche questa” ha spiegato, confermando la sua determinazione a superare ogni ostacolo, come già accaduto in passato.
L'incontro è stato anche un'occasione per celebrare i traguardi della scuola calcio dell'Atletico Macerata. Come sottolineato dal responsabile Marco Romagnoli, la realtà sportiva è in continua crescita: dopo l'introduzione della categoria Pulcini lo scorso anno, quest'anno si è aggiunta anche quella degli Esordienti. Alcuni giovani calciatori sono stati premiati con piccole coppe per i risultati raggiunti nella passata stagione, un momento di orgoglio per tutta la società.
Presente all'evento, oltre al presidente della società Matteo Seccacini, anche Serafin Pianesi, allenatore della scuola calcio, che ha ricordato con affetto i primi passi di Melchiorri nel mondo del calcio. “Faceva sempre 4 o 5 gol a partita. Si vedeva che sarebbe diventato un grande giocatore” ha raccontato Pianesi.
Alessandro Porro, ex calciatore di Serie A e attuale responsabile della scuola calcio della Maceratese, ha recentemente intrapreso un'esperienza unica che lo ha portato in Cina. In qualità di docente FIGC, Porro è stato chiamato a collaborare con il progetto ViaSoccer, un'iniziativa che dal 2014 promuove il calcio come ponte culturale tra Stati Uniti, Italia e Cina. Il suo compito? Insegnare il calcio ai ragazzi cinesi, affinando le competenze di allenatori e istruttori locali.
Porro ha trascorso due settimane in Cina, una settimana nella metropoli di Suzhou , con i suoi 12 milioni di abitanti, e una seconda settimana a Taicang, lavorando a stretto contatto con istruttori che, in Cina, sono anche insegnanti di educazione fisica nelle scuole medie. Al suo ritorno, l'abbiamo incontrato al Campo dei Pini, per farci raccontare questa avventura che mescola calcio e cultura.
Cosa ti ha spinto a intraprendere questa avventura?
"È stata una scelta molto facile", confessa Porro. "Quando mi è stata proposta la possibilità di partecipare a questo scambio culturale, ho subito visto l'opportunità di esplorare nuove idee, incontrare nuove persone e visitare nuovi luoghi. Il calcio è un filo conduttore che unisce paesi e cultura, e per me è stato il collegamento perfetto. La possibilità di portare la mia esperienza e al contempo apprendere dalla cultura cinese è stata davvero stimolante".
In che modo il calcio si sta radicando in Cina?
"Il calcio in Cina ha vissuto un picco di interesse alcuni anni fa, grazie agli sforzi del governo cinese per svilupparlo. Oggi però, a causa di un certo rallentamento, il calcio è vissuto in modo diverso. Quando siamo andati nelle scuole, grazie alla collaborazione di ViaSoccer, ho notato che il calcio è ancora visto come uno sport alternativo rispetto ad altre discipline, come le arti marziali o il ping pong, che sono più radicate nella cultura locale."
Com'è vissuto il calcio nella cultura cinese?
"In Cina, il calcio ha un valore principalmente sportivo, mentre in Italia spesso ha anche una forte componente sociale. Gli studenti giocano a calcio nelle ore di educazione fisica, ma non ha ancora la centralità che ha nel nostro paese. Il nostro obiettivo era semplificare gli aspetti tecnici e tattici del gioco, cercando di renderli accessibili e comprensibili per loro, in modo che possano avvicinarsi a uno sport abbastanza complesso, ma molto affascinante".
Cosa ti ha lasciato questa esperienza?
"Questa esperienza è stata arricchente sia dal punto di vista professionale che personale. Se da parte mia ho portato l'esperienza accumulata con la scuola calcio della Maceratese, ho potuto anche osservare l'approccio degli allenatori cinesi. Ho imparato molto dalla loro organizzazione e disciplina, qualità che potrebbero essere utili anche per il nostro calcio giovanile. Ora posso cercare di trasferire queste conoscenze ai ragazzi della Maceratese".
Piccolo tuffo nel passato. Un ricordo particolare della tua esperienza col Foggia di Zeman in Serie A.
"Non amo molto guardare indietro, ma se devo scegliere un ricordo, mi viene in mente Ascoli-Foggia. In quella partita, c'erano alcuni ragazzi delle giovanili con cui avevo giocato, venuti a vedere me più che la partita. Tra l' altro, segnai un gol che rese quella giornata ancora più speciale. Ma, in generale, conservo ricordi più personali che sportivi."
Uno sguardo verso il futuro. Quali prospettive può aprire questo ponte culturale fra l'Italia e la Cina costruito da ViaSoccer?
"Il lavoro che ViaSoccer sta svolgendo è davvero eccellente. Ho visto che gli scambi culturali e sportivi creano un enorme interesse. Ci sono ampi margini di crescita, perché ogni scambio arricchisce le esperienze e amplia la conoscenza. Penso che il calcio possa essere un' opportunità non solo per migliorare tecnicamente, ma anche per costruire ponti tra culture diverse. Il confronto continuo è ciò che ci permette di evolverci."
L'esperienza di Porro in Cina testimonia come il calcio possa fungere da strumento di unione e scambio culturale, superando i confini geografici e creando legami che vanno oltre lo sport. Un'avventura che, senza dubbio, ha lasciato il segno sia su di lui che sui giovani calciatori cinesi.
La pioggia torrenziale che ha devastato Valencia e i suoi dintorni ha lasciato dietro di sé un bilancio straziante: oltre 200 morti, migliaia di sfollati e interi paesi sommersi dall’acqua. Le immagini di case distrutte, strade sommerse e soccorsi disperati hanno fatto il giro del mondo, mostrando il volto più tragico della calamità.
Mentre Valencia tenta di riprendersi con il sostegno di esercito, volontari e organizzazioni di soccorso, la tragedia ha toccato profondamente anche chi vive lontano da casa. È il caso di Jorge, Sonia e Hugo, tre giovani valenciani in Erasmus a Macerata. Li abbiamo invitati nella nostra redazione per farci raccontare come hanno vissuto quei momenti, fra la preoccupazioni per le loro famiglie e una riflessione critica sulla gestione dell’emergenza.
I tre studenti ci raccontano come la notizia della catastrofe è arrivata loro con un denominatore comune: l’incredulità. Jorge, 23 anni, originario di Valencia, ricorda: “Quella sera stavo giocando a calcio con Hugo. Finita la partita, ho controllato il telefono e ho trovato messaggi e video inquietanti. Una pioggia torrenziale aveva fatto straripare un fiume vicino alla città. Il resto lo sapete già”.
Sonia, 20 anni, di Paterna, ha avuto una reazione simile: “Mi ci è voluto un giorno per metabolizzare l’accaduto. Pensavo fosse meno grave di quello che realmente poi è stato”.
Per Hugo, anche lui 20enne e residente a Cuart de Poblet, paese vicino Valencia, l’impatto è stato immediato: “Arrivavano video terribili di persone trascinate via dall’acqua. È stata una situazione difficile da affrontare”.
I giorni successivi alla catastrofe sono stati carichi di tensione. Sonia racconta: “Mi sentivo impotente e piena di rabbia perché non potevo fare nulla per aiutare”. Jorge, la cui famiglia vive in centro a Valencia, al sicuro dalle inondazioni, ha comunque avvertito il bisogno di rendersi utile: “Sono tornato a Valencia per aiutare i volontari in un paesino vicino. C’è molto da fare e tutti stanno dando una mano”. Hugo, invece, ha vissuto il dramma più da vicino: “Il mio paese è stato colpito, anche se fortunatamente non ci sono state vittime. Alcuni amici mi hanno raccontato di persone disperate che non riuscivano a rintracciare i loro familiari”.
A Macerata, fortunatamente, il supporto non è mancato: “Ci siamo fatti forza insieme, anche grazie agli altri studenti spagnoli in Erasmus”, spiega Sonia. Jorge aggiunge: “Quando diciamo che veniamo da Valencia, tutti si dimostrano solidali”.
Non mancano le critiche alla gestione politica della crisi. Sonia accusa una cattiva organizzazione: “I politici non sono riusciti a informare per tempo né ad allertare le persone. La comunicazione è stata caotica e fuorviante”. Hugo condivide il pensiero, puntando il dito contro entrambe le autorità regionali e nazionali: “Il governatore di Valencia non ha richiesto tempestivamente lo stato di emergenza, mentre il governo centrale non è intervenuto in modo adeguato”.
Nonostante le difficoltà che purtroppo persistono, i tre ragazzi mostrano ottimismo per la resilienza della loro terra. “Valencia si rialza sempre”, afferma Jorge, ricordando un episodio simile negli anni ’50: “La forza della gente è incredibile. Attraverso il volontariato e la cooperazione, stiamo già facendo passi avanti”.
Si è tenuto oggi, lunedì 18 novembre, presso l'Auditorium dell'Università di Macerata, l'evento "Come si scopre un talento", organizzato dal Dipartimento di Giurisprudenza nell'ambito del corso per Direttore e Direttrice Sportiva FIGC. Una "masterclass" speciale per i futuri professionisti del settore, che hanno potuto ascoltare le testimonianze di figure di spicco del calcio italiano.
Protagonista assoluto dell'incontro è stato Ariedo Braida, storico direttore del Milan nell'era dei grandi campioni e attuale vicepresidente del Ravenna Calcio, che ha condiviso il tavolo con altri nomi illustri del calcio: Roberto Patrassi, ex dirigente del Milan, Fabio Brini, allenatore ed ex portiere dell'Udinese ai tempi di Zico e Carlo Ripari, ex calciatore del Napoli e Verona e attualmente impegnato nello staff della Nazionale Under-21, Under-20 e Under-19 di Lega Pro. Tra il pubblico, a seguire con interesse gli interventi, c'era anche l'arbitro di Serie A Gianluca Sacchi.
Presente anche una nutrita rappresentanza di addetti ai lavori del calcio regionale che stanno frequentando il corso, tra cui Stefano Serangeli e Nicolò De Cesare, rispettivamente direttore generale e direttore sportivo della Maceratese, Roberto Moroni della Vigor Senigallia, Federico Ruggeri e Michele Paolucci della Fermana e Andrea Ballini della Lube Treia.
Ariedo Braida, con un'esperienza pluridecennale nel mondo dello scouting, ha raccontato le sfide e le intuizioni dietro la scoperta di alcuni dei più grandi talenti del calcio mondiale. "Chi va a vedere i giocatori deve avere il talento di capire dove sta la qualità di un calciatore, capire in cosa eccelle", ha spiegato Braida. "È fondamentale avere un occhio clinico, e per svilupparlo bisogna guardare tante partite dal vivo, non solo in video. Mi è capitato di vedere giocatori impressionanti nei filmati, che però dal vivo non mi hanno colpito allo stesso modo".
Shevchenko, Thiago Silva, Pato. Solo alcuni dei grandi campioni scoperti da Braida. Alla nostra domanda su quale fosse il talento che ricorda con maggiore affetto, Braida però ha menzionato Ricardo Kakà: "È stato un grande campione. Lo sento in maniera particolare”.
Gli studenti del corso hanno seguito con grande attenzione gli interventi, dimostrando curiosità e voglia di apprendere i segreti dello scouting. "Cercavano di carpire quali fossero i miei segreti, ma non glieli ho svelati", ha scherzato Braida. "Scherzi a parte, ho cercato di trasmettere il mio metodo di lavoro, la mia sensibilità nel trovare talenti. I talenti ci sono, ma è necessario saperli riconoscere. Ci vuole occhio clinico".
Roberto Patrassi, a sua volta, ha stimolato il confronto, chiedendo a Braida del suo addio al Barcellona. "Non sempre si è d'accordo con le decisioni della società. Mi dissero che l'allenatore voleva un giocatore, ma io non ero d'accordo. A quel punto ho preferito lasciare".
Prima di concludere l'evento, Braida ha lasciato un messaggio di incoraggiamento ai tanti iscritti al corso: "Sognate, perché sognare fa bene. Vi auguro di farlo sempre e di realizzare i vostri sogni".
L'incontro ha rappresentato un momento di grande arricchimento per i partecipanti, che hanno avuto l'opportunità di confrontarsi con figure di spicco del panorama calcistico nazionale, apprendendo da loro le strategie e le esperienze che hanno contribuito a costruire carriere di successo nel mondo del calcio.
La CBF Balducci HR espugna il campo della Clai Imola con un altro 3-0 (quinta vittoria su cinque con questo risultato) nella settima giornata di andata della Serie A2 Tigotà: tre punti fondamentali per continuare la corsa nelle zone alte della classifica, anche in chiave qualificazione ai quarti di Coppa Italia. La MVP Decortes (18 punti con il 48%) e i 12 punti di Caruso (6 muri) sono i numeri di spicco delle arancionere che soffrono soltanto nel primo set, chiuso di misura: del secondo set in poi il campo è tutto della CBF Balducci HR, con 12 muri di squadra, 3 ace e un livello di gioco superiore in tutti i fondamentali rispetto alla formazione romagnola (Stival 10 punti).
Il primo set si decide tutto nel finale: Imola resta sempre attaccata alle arancionere che però piazzano la zampata decisiva proprio in coda, con due muri consecutivi di Mazzon e Caruso per il 23-25 (Decortes 5 punti nel parziale). Nel secondo set è monologo arancionero: l’attacco gira al 50%, quello delle romagnole al 20% e il servizio efficace della CBF Balducci HR fa il resto, le maceratesi dilagano sin dai primi scambi fino al 12-25 finale (Decortes 9 punti). Nel terzo set Imola prova a lottare ma deve cedere ai colpi di Caruso (4 muri e 7 punti totale nel parziale): le arancionere tengono alta la guardia e chiudono subito il match.
LA PARTITA
Coach Lionetti parte con Bonelli-Decortes, Mazzon-Caruso, Battista-Bulaich, Bresciani libero. Per coach Caliendo in campo Rizzieri-Stival, Bacchilega-Ravazzolo, Pomili-Bulovic, Mastrilli libero.
L’inizio è punto a punto (5-6 con Bulaich e Mazzon a segno), poi arriva il break di Battista (6-8) ma il muro di Ravazzolo fa 8-8 e ancora 10-8. Mazzon firma il 12-12 in primo tempo, Battista inventa il tocco del 13-14 ma le romagnole restano lì (15-15) e sorpassano di nuovo col doppio contrattacco di Stival (18-16). Caruso e Decortes murano Bulovic (19-19), c’è anche l’ace della centrale siciliana (19-20), entra Mescoli per Bulovic nell’Imola e la difesa rocambolesca della neo entrata vale il 21-20 per le romagnole. C’è ancora equilibrio (22-22), Battista contrattacca (22-23), Mazzon ferma Stival (23-24) e ancora un muro, stavolta di Caruso, regala il set alla CBF Balducci HR (23-25).
Primo break arancionero nel secondo set nel segno di Decortes (2-4), allungato ulteriormente dal contrattacco di Battista (3-7), Pomili non trova la riga ed è 3-8 (c’è Pinarello in regia per Rizzieri nell’Imola) Mazzon e Decortes firmano il 3-10, Caruso a filo rete il 4-12 e un gran colpo di Battista vale il +9 (5-14). Bulovic trova il 7-14, sull’8-15 nella Clai c’è Migliorini al centro per Bacchilega, Decortes inchioda a terra l’8-17 e piazza anche il mani out del +10 (8-18). Caliendo prova anche la carta Messaggi opposta e Mescoli in banda sull’8-19 dopo la pipe di Battista, Mazzon mura l’8-20 e Decortes l’8-21, Mescoli proprio non trova la riga (10-24). Al terzo set ball chiude Decortes 12-25.
Nel terzo set le arancionere provano a scappare sul 2-4 ma Imola rientra (5-4), Mescoli (rimasta in campo) sbaglia per il 5-6, Mazzon trova tre punti consecutivi ed è 6-9, il muro di Bonelli fa 6-10. Stival accorcia le distanze (9-11), ma Caruso ritrova subito il +5 con due muri consecutivi (9-14), c’è poi l’errore di Stival per l’11-17. Due errori arancioneri in attacco portano Imola al -4 (13-17), Bulaich piazza il lungolinea del 14-19, le romagnole contrattaccano il 16-19, Battista non ci sta e inchioda il 16-20. Mazzon trova l’ace (16-21), Caruso un altro muro (16-22), la palla di Battista è out di poco (18-22) ma Decortes firma il 18-23), c’è l’ace di Bonelli (18-24), le arancionere chiudono senza problemi 18-25.
Valerio Lionetti (head coach CBF Balducci HR Macerata): “Questo campionato non dà la possibilità di avere partite facili e secondo me non lo è stata neanche questa ad Imola, nel senso che nel primo set abbiamo giocato abbastanza bene, loro hanno giocato invece bene e forse abbiamo peccato un po' in difesa in situazioni che in genere facciamo discretamente. Poi siamo saliti in quel fondamentale lì, nel secondo e nel terzo set, secondo me abbiamo fatto un po' la differenza rispetto alle nostre avversarie. Era una partita, come dicevo alle ragazze alla vigilia, che sarebbe stata un po' snervate bisognava essere pazienti e trovare il momento giusto per chiudere il punto”.
Clara Decortes (opposta CBF Balducci HR Macerata): “E' stata una vittoria secondo me corale, siamo state molto brave a reagire di gruppo soprattutto dopo il primo set in cui eravamo un po' contratte, quando ci siamo sciolte abbiamo espresso un bellissimo gioco di gruppo tutte. Portare a casa il primo set per noi è stato anche importante a livello caratteriale, eravamo molto contratte e riuscire a vincere un set complicato, comunque, ci ha permesso di esprimere meglio il nostro gioco, essere più rilassate ed mostrare la squadra che siamo”.
Asia Bonelli (palleggiatrice CBF Balducci HR Macerata): “Sicuramente la partita l'abbiamo vinta in muro difesa, dal secondo set abbiamo aumentato un po' l'intensità nella nostra difesa e siamo state un po' più ordinate con i tocchi a muro e anche su certe chiamate in difesa, quindi la partita si è risolta lì. Nel primo set siamo state molto disordinate, abbiamo un po' subito le varie variazioni in attacco degli attaccanti di Imola e questo ci messo in difficoltà, poi secondo e terzo set abbiamo trovato un pochino più una quadra, ordine e siamo riuscite a portarci a casa la vittoria”.
IL TABELLINO
CLAI IMOLA VOLLEY - CBF BALDUCCI HR MACERATA 0-3 (23-25 12-25 18-25)
CLAI IMOLA VOLLEY: Pomili 3, Ravazzolo 10, Stival 11, Bulovic 2, Bacchilega 4, Rizzieri, Mastrilli (L), Mescoli 8, Migliorini, Messaggi, Visentin, Gambini, Pinarello. Non entrate: Arcangeli. All. Caliendo.
CBF BALDUCCI HR MACERATA: Bonelli 1, Battista 10, Caruso 12, Decortes 18, Bulaich Simian 4, Mazzon 12, Busolini (L), Bresciani, Morandini. Non entrate: Orlandi, Sanguigni, Fiesoli, Braida. All. Lionetti.
ARBITRI: Dell'Orso, Proietti.
NOTE - Durata set: 28', 23', 25'; Tot: 76'. MVP: Decortes.
Con una prestazione solida ed efficace la Maceratese porta via il bottino pieno dal Del Conero, superano 2-0 i Portuali Ancona. Possanzini ripropone la stessa formazione che una settimana fa ha battuto il Montefano all’Helvia Recina, con Vrioni a supporto di Cognigni in attacco.
Prima della gara i Portuali hanno omaggiato i tifosi della Maceratese con un mazzo di fiori in onore di Stefano Tognetti.
Sin dai primi minuti di gioco i biancorossi prendono il pallino del gioco, facendosi vedere in avanti al 17’ con un tiro da fuori di Ciattaglia che finisce alto. Al 23’ grande occasione da corner, con Lucero che svetta in area ma di testa centra la traversa. Il gol arriva al 41’, con un cross di Grillo dalla destra sporcato che trova la deviazione vincente da pochi passi di Vrioni. Maceratese a riposo in vantaggio 1-0.
La ripresa inizia con gli ospiti sempre in controllo della gara. Al 7’ Cognigni si gira bene in area e viene abbattuto. Sul prosieguo dell’azione finisce a terra anche Vrioni ma in entrambi i casi per l’arbitro non ci sono gli estremi per il calcio di rigore. Decisione che lascia più di un dubbio. Al 16’ i Portuali provano a farsi vedere in avanti con un tiro di Vitucci velleitario. Sul rinvio rischia qualcosa Bongelli in fase di impostazione ma si salva con l’aiuto di Gagliardini. La Maceratese controlla e al 44’ chiude i conti con Cirulli, che fredda Tavoni con la sua seconda rete consecutiva.
La Maceratese soprassa il K Sport Montecchio, che pareggia 1-1 a Matelica, e si porta al secondo posto in classifica a -1 dalla capolista Chiesanuova.
Credit foto: Alessandro Gagliardini
Si sono tenuti quest’oggi i funerali di Stefano Tognetti, venuto a mancare nel pomeriggio di lunedì in seguito ad un malore fatale. Tra i fondatori del tifo organizzato e pilastro della tifoseria della Maceratese, la città di Macerata è intervenuta per porgere il suo ultimo saluto a "Lu Vekkiu", come era conosciuto da tutti.
"Lu Vekkiu" è stato trovato senza vita all'interno della sua auto di fronte allo Stadio Helvia Recina "Pino Brizi", ed è proprio da lì che è iniziata la cerimonia funebre. Tanti i tifosi della Maceratese che hanno riempito la Curva Just, con il presidente Crocioni, la dirigenza e lo staff biancorosso insieme a tutta la squadra che hanno seguito il carro funebre lungo la pista di atletica. In un momento di profonda commozione, lo stadio si è riempito di volti, abbracci e silenzi rispettosi, mentre il cuore della Maceratese si stringeva per rendere omaggio a una figura che ha rappresentato un legame inscindibile con la squadra e con la città.
Un coro unanime di affetto e di rispetto ha unito le diverse anime della Maceratese - tifosi, dirigenti, giocatori e semplici cittadini - tutti presenti per ricordare un uomo che, con la sua passione e dedizione, ha lasciato un segno indelebile. Presente anche una folta delegazione di tifosi delle squadre gemellate con la Maceratese, su tutti Mestre, oltre a San Severino Marche (i Boys Settempeda non hanno seguito la propria squadra a Trodica per partecipare ai funerali) e Castelfidardo.
Anche alcuni tifosi del Tolentino hanno portato il loro saluto in segno di rispetto. Un momento particolarmente toccante è stato il gesto del capitano della Maceratese, Luca Cognigni, che ha deposto un mazzo di fiori sul feretro di Tognetti, ricoperto dalle sciarpe da tifo.
Al fianco della compagna di Stefano, Fabiola Monachesi, e del figlio Ettore, erano in tanti a condividere il dolore, ma anche l'orgoglio per aver conosciuto un uomo che con la sua passione ha rappresentato un simbolo per la città.
Dopo la cerimonia allo stadio, i tifosi si sono uniti in corteo per accompagnare "Lu Vekkiu" nel suo ultimo cammino verso la Chiesa dell'Immacolata in Corso Cavour, dove si è tenuto il rito funebre. All'uscita, ancora una volta, i cori della curva hanno risuonato per salutarlo un'ultima volta.
Stefano, con il suo amore per la Maceratese e per la sua città, era una presenza costante, sempre in prima linea per sostenere e vivere i colori biancorossi, nonostante le difficoltà e le vicissitudini che si sono susseguite negli anni. La sua passione instancabile, espressa in ogni partita e in ogni incontro, aveva fatto di lui non solo un tifoso, ma una vera e propria istituzione, un simbolo di fedeltà in grado di crescere tanti giovani tifosi biancorossi.
"Lu Vekkiu" è stato salutato con una partecipazione che raramente si vede, una manifestazione sincera di quell'amore incondizionato che egli stesso aveva sempre nutrito per la sua Maceratese. Il suo spirito continuerà a vivere nei canti della curva, nei cori e nelle bandiere, e il suo ricordo rimarrà una testimonianza del legame profondo e autentico che ha sempre unito Stefano alla Maceratese.
(Foto di Francesco Tartari)
Dopo aver infiammato il palco estivo del campo sportivo Mariotti a Montecosaro Scalo, i Fast Animals e Slow Kids sono tornati nelle Marche e al Mind Festival, questa volta al Teatro delle Logge di Montecosaro, per una speciale tappa del loro InStore Tour. L'occasione è l'uscita del nuovo album Hotel Esistenza , che la band perugina sta promuovendo attraverso un giro di eventi esclusivi in tutta Italia.
In un teatro gremito, i Fask hanno regalato ai presenti un assaggio del loro sesto album, presentando alcuni brani in una veste acustica e intima, dimostrando ancora una volta la loro capacità di creare una connessione profonda con il pubblico. La performance ha saputo trasmettere tutta l'intensità emotiva che caratterizza la musica della band, riscuotendo grande entusiasmo da parte dei fan.
Dopo l'esibizione, i Fast Animals e Slow Kids hanno dedicato il loro tempo ai fan per una sessione di firma copie, autografando cd e vinili di Hotel Esistenza e concedendosi per scatti fotografici e qualche battuta. L'affetto del pubblico è stato palpabile, e la band ha risposto con grande disponibilità, confermando il legame speciale che li unisce ai loro sostenitori.
I FASK si preparano ora a partire con il loro tour invernale FESTA, che a partire dal 3 dicembre proporrà 10 date in giro per l'Italia, di cui due già sold out.
Entrare nel locale di appassimento delle uve dell'azienda Quacquarini è un'esperienza che colpisce i sensi: lo sguardo si perde tra file di grappoli appesi, mentre nell'aria si diffonde il profumo intenso e soave delle uve in fase di appassimento. Questo ambiente, cuore pulsante della produzione della vernaccia di Serrapetrona, custodisce il fascino di una lavorazione tradizionale, tramandata di generazione in generazione. Mauro Quacquarini, con orgoglio e passione, ci guida alla scoperta dei segreti che rendono unico questo vino.
“L'appassimento è un passaggio fondamentale ed esclusivo”, spiega Mauro Quacquarini. “Per ottenere la nostra vernaccia, almeno il 40% del raccolto deve essere messo in appassimento. Noi continuiamo a utilizzare un metodo antico: tutti i grappoli vengono raccolti a coppia e appesi in file di ferro, permettendo un appassimento naturale. Questo processo serve a concentrare zuccheri e mosto, e storicamente è stato utilizzato per innalzare la gradazione del vino base, che risale alle vendemmie di ottobre”.
La vernaccia di Serrapetrona è un vino straordinario per la sua tipicità, che deriva non solo dal vitigno, ma anche dal metodo di lavorazione e dal terroir. “Si può definire tipico un vino per il vitigno, il metodo di lavorazione tramandato, o per il territorio. La nostra vernaccia racchiude tutti e tre questi elementi”, ci spiega Quacquarini. Prodotto come spumante rosso, la vernaccia di Serrapetrona offre versioni sia secche che dolci, ciascuna con abbinamenti specifici. “La versione secca ha un ventaglio di abbinamenti ampissimo: può accompagnare aperitivi, antipasti, primi, secondi, e persino chiudere il pasto. La vernaccia dolce, invece, è ideale per il dessert”, chiarisce.
Un passo fondamentale per la vernaccia è stato il riconoscimento DOCG ottenuto nel 2003, un marchio che garantisce l'eccellenza del prodotto. “La DOCG significa che il nostro vino è di particolare pregio, unico e irriproducibile altrove.” Inoltre, con la nascita della denominazione Serrapetrona DOC, si è aggiunta una variante che esalta l'aromaticità della Vernaccia Nera senza il metodo dell'appassimento, valorizzando i profumi primari del vitigno.
L'appassimento è un processo che dura dai due ai tre mesi, in base alle scelte del produttore e a variabili come la qualità delle uve e l'andamento della stagione. La vendemmia 2024, purtroppo, non è stata generosa in quantità, ma ha registrato comunque progressi rispetto allo scorso anno. “Nonostante un miglioramento rispetto allo scorso anno, è mancata qualche pioggia durante l'estate per ottenere il massimo a livello qualitativo”, spiega Mauro.
Come detto, entrare nel locale di appassimento provoca un grande effetto di stupore. “Quello che mi sorprende maggiormente è osservare i volti di chi entra qui per la prima volta, vedendo circa 600 quintali di uva in appassimento. In Italia esistono altre zone dove si pratica l'appassimento, ma pochi rimangono a farlo in modo così tradizionale”, racconta Quacquarini, con orgoglio per le radici che la sua famiglia coltiva.
E la tradizione, unita alla volontà di tramandare la storia e l'essenza di questo territorio, è al centro di un nuovo progetto: un film documentario sulla storia della vernaccia di Serrapetrona. “Stiamo lavorando a un film aziendale, un documentario che racconta la storia della vernaccia e del nostro territorio. Vi aggiorneremo presto sulle novità”, annuncia Mauro.
“Tradizione, qualità, famiglia”, conclude Quacquarini. “Sono questi i nostri valori fondamentali. La storia è importante, ma ancor più lo è la memoria: ricordare chi eravamo, le esperienze di chi ci ha preceduto, ci aiuta a migliorare ciò che facciamo ogni giorno e a rendere omaggio a una tradizione che vogliamo tramandare con orgoglio”.
Il Gambero Rosso, la piattaforma leader per contenuti, formazione, promozione e consulenza nel settore del Wine Travel Food italiani, ha stilato la Guida Ristoranti d’Italia 2025. Sono 2.425 i locali censiti. Ricco il palmares per la regione Marche, con le sue 74 insegne, 5 nuovi ingressi e un ottimo posizionamento con le sue 4 Tre Forchette, riservate a Dalla Gioconda a Gabicce Mare, ad Andreina a Loreto, alla Madonnina del Pescatore e Uliassi a Senigallia. Premio speciale come Cuoco Emergente poi ad Antonio Lerro del Riva Restaurant del View Palace Hotel di Numana.
Tra i 2.425 locali recensiti nella Guida, spicca anche una gemma della provincia di Macerata: Agra Mater di Colmurano, confermata dei prestigiosi Tre Gamberi, riconoscimento di eccellenza assegnato alle migliori osterie italiane. È un simbolo di qualità che viene attribuito a quei locali che si distinguono per l'alta qualità del cibo, l'attenzione alle tradizioni culinarie, l'uso di ingredienti di prima scelta, e un servizio accogliente e familiare.
Agra Mater merita anche lo Smile come migliore insegna per rapporto qualità prezzo e come Gambero Verde, riconoscimento assegnato dal Gambero Rosso alle osterie e ai ristoranti che si distinguono per il loro approccio sostenibile ed eco-friendly.
Agra Mater è un luogo dove tradizione e innovazione si fondono alla perfezione, con un forte impegno verso la sostenibilità. Abbiamo intervistato Lara Mancini, che insieme al compagno Matteo Corradini, gestisce il ristorante.
"Siamo molto contenti – afferma Lara Mancini - È un riconoscimento importante che ci da un po' il metro del nostro lavoro e lo stimolo a non cullarsi sugli allori, ma a cercare di fare sempre meglio".
Lara sottolinea anche la soddisfazione per lo Smile come migliore insegna per rapporto qualità prezzo, un aspetto su cui il ristorante pone parecchia attenzione. “Per noi è stato importante sin dall’inizio considerare il giusto prezzo, che non vuol dire il prezzo più basso ma il giusto prezzo al valore del cibo e della materia prima. Noi abbiamo sempre scelto di autoprodurre la maggior parte del nostro cibo e quando non è possibile abbiamo scelto di sostenere e collaborare insieme a piccoli produttori che lavorano in maniera sostenibile e rispettosa dell'ambiente. Bisogna dare il giusto valore al lavoro che viene fatto dalle persone con cui collaboriamo. Allevare un animale a terra ha un costo più alto, soprattutto a livello di tempo. Il cibo che serviamo vuole dare valore al lavoro e alla tradizione che c’è dietro e a quello di chi ci sostiene”.
Alla luce di questo premio, le abbiamo chiesto, quindi, come si riesce a mantenere alta la qualità degli ingredienti senza compromettere l’accessibilità economica.
"Sicuramente la filiera corta è la cosa a cui abbiamo sempre creduto, così come l’autoproduzione o produzioni il più vicine possibile. Evitare dunque tutto ciò che riguarda i grossisti, i rivenditori. Vogliamo proporre una ‘cucina di vicinanza’ a quello che è il nostro territorio. In più crediamo sia fondamentale creare anche un rapporto di fiducia con i produttori e lavorare con la stagionalità. Questo ci permette di offrire un menù magari più stretto ma di indubbia qualità. È importante risparmiare e quindi non sprecare. L'attenzione allo spreco dà la possibilità di ottimizzare i prezzi. Se propongo un menù enorme poi devo rifornirmi di tante cose e rischio che non vadano via tutte".
Capiamo bene dunque il motivo per cui il Gambero Rosso abbia premiato anche l’approccio eco-sostenibile del locale, assegnandogli il Gambero Verde. Abbiamo perciò chiesto a Lara quali possono essere alcune pratiche specifiche da adottare per garantire un impatto positivo sull'ambiente.
"Innanzitutto, abbiamo attuato un progetto che è quello del riciclaggio: tutti i vegetali che ritornano dai piatti vengono ricompostati e ritornano nel nostro orto. Cercare di riutilizzare gli scarti è dunque il primo nostro grande progetto. La sostenibilità si può comprendere anche da come è strutturato il nostro menù - sottolinea Lara -. Cerchiamo di proporre un menù principalmente vegetale. Facciamo anche la carne, ma cerchiamo con il nostro menù di favorire un minore impatto ambientale e di emissioni di CO2, che invece la produzione di carne presuppone alto. Proporre un menù vegetariano vuol dire anche andare a stimolare una parte del cliente a non mangiare sempre la carne, la cui produzione, volente o nolente, ha un impatto ambientale alto”.
Per ridurre l’impatto ambientale, Lara rimarca l’importanza di lavorare con la stagionalità: "Non ho bisogno di forzature, di serre, calore, energia che doppiamo procurarci da fuori". Un’altra pratica consigliata riguarda l’utilizzo di tutte le parti degli animali. "Noi non facciamo le bistecche e i filetti, ma utilizziamo tutto, dalle orecchie ai piedi del maiale. Cerchiamo di valorizzare quelle parti meno nobili e di scarto. Se si utilizzassero solo filetti e costate, quanti animali dovremmo uccidere? Se invece uno fa una cucina in cui propone anche frattaglie, quinto quarto, quindi parte meno nobili, fa una cucina meno dispendiosa in termini di sprechi".
Così come è consigliato invitare la clientela a portare via il cibo che avanza: "Spesso siamo noi stessi a proporlo ai clienti, quando uno magari ordina di più di quello che poi effettivamente mangia. Qualcuno si porta via anche il pane. Incentiviamo questo ‘non spreco’. Riutilizzare quello che rimane al ristorante, secondo noi, è molto importante".
Agra Mater si distingue poi per essere un’azienda agricola biologica. “Vini e prodotti che utilizziamo vengono da un’agricoltura sostenibile. Noi scegliamo di produrre in maniera pulita, così quando acquistiamo sicuramente favoriamo delle reti che lavorano nello stesso modo. Va bene che è locale, ma deve essere anche coltivato in maniera pulita e nel rispetto dell’ambiente, favorendo non l’erosione di suolo. Quando non siamo autosufficienti ci rivolgiamo a delle aziende che fanno agricoltura rigenerativa, che vanno dunque come noi a ridare sostanza organica all’ambiente. Questo è un concetto importantissimo: dobbiamo ridare all’ambiente quello che da lui prendiamo. Questo è quello che ci ha mosso fin da sempre. Il riconoscimento è uno stimolo a continuare su questa strada”.
Come bilanciare tradizione e innovazione in cucina?
“Quando parliamo di tradizione ci riferiamo alla ricetta ma anche al prodotto della tradizione che viene utilizzato. Ad esempio, se la ricetta prevede una mela, utilizzo una mela rosa che è una mela locale. Nella cucina poi cerchiamo di mantenere quelle che sono le tradizioni locali anche per una memoria storica. Stanno cambiando le generazioni e da noi vengono anche molti giovani. È bello poter far provare ai più giovani cose che magari a casa non hanno mai provato perché non hanno più i nonni o perché non vivono in campagna. Poi allo stesso tempo c’è la parte più creativa, che vuol dire metterci del nostro. Veniamo tutti da varie esperienze, che si uniscono nei nostri piatti, che nella loro semplicità risultano più creativi. Questo ci da stimoli lavorativi. Ricordiamoci che quello del cuoco è un lavoro che presuppone una parte di creatività e nuove idee”.
Il riconoscimento del Gambero Rosso per Agra Mater rappresenta quindi non solo un premio, ma un invito a continuare su un percorso di qualità e sostenibilità, elementi sempre più richiesti e apprezzati dai clienti in un'epoca di crescente attenzione verso l'ambiente e la salute.
Domenica 20 ottobre alle 15:30, lo stadio "Della Vittoria" di Tolentino ospiterà uno dei derby più attesi della stagione: Tolentino-Maceratese. Una sfida che promette scintille, sia per il momento delicato in cui le due squadre vi arrivano, ma anche per gli intrecci personali che legano alcuni giocatori a entrambe le compagini. Da Melchiorri ai più recenti Bracciatelli e Nasic, diversi sono i giocatori che sono passati da una sponda all’altra e viceversa, così come Mister Possanzini. Tra questi ci sono anche Paolo Tortelli e Matteo Nicolosi, che conoscono bene sia i colori biancorossi che quelli cremisi. Alla vigilia del match, abbiamo raccolto le loro impressioni.
“Sarà per me una partita speciale ma che vale 3 punti come le altre”. Afferma il centrocampista cremisi Tortelli. “La dobbiamo vivere come una partita importante ma senza farsi prendere troppo dalla pressione di un derby”.
Partita speciale anche per Nicolosi, che secondo il difensore biancorosso arriva al momento giusto per riscattare le ultime due sconfitte fra campionato e Coppa. “Ho bei ricordi a Tolentino, sono stati 5 anni in cui sono stato benissimo. Ho segnato gli unici 2 gol della mia carriera in maglia cremisi, tra l’altro tutti e due contro la Biagio Nazzaro. Quelli me li ricordo molto bene. In 5 anni abbiamo fatto sempre bei campionati. Ora questa partita arriva al momento giusto per continuare la nostra crescita, che a volte passa anche per sconfitte che fanno male e che bruciano. Vogliamo rifarci già a partire da domenica”.
Due esperienze nella Maceratese per Paolo Tortelli, una con ‘gli invincibili’ nel 2014/15 e una più recente nelle ultime due stagioni. La prima sicuramente più felice della seconda, nella quale però il centrocampista potentino rivela di aver dato tutto sé stesso, scendendo in campo spesso e volentieri anche in condizioni fisiche precarie.
“Tra le due esperienze è stata decisamente più felice la prima. La seconda sicuramente più difficile, per diversi motivi. Però se mi guardo indietro, per quanto la delusione è ancora tanta, non posso avere qualcosa da rimproverarmi dal punto di vista dell’impegno. Quello che potevo dare l’ho dato, considerando che ho giocato anche senza un ginocchio e senza una caviglia, quando mi consigliavano di stare fuori ho accelerato i tempi di recupero per essere in campo, anche rischiando la mia salute personale. Ho messo in campo tutto me stesso e questo mi consola sebbene la delusione per i risultati raggiunti rimanga grande”.
Tortelli è tornato a Tolentino quest'estate e, nonostante qualche risultato manchi, si dice fiducioso per il prosieguo della stagione: “Sta andando bene. Ho ritrovato una società che conoscevo e molti compagni. Dal punto di vista dei risultati qualcosa ci è mancato e quindi dobbiamo lavorare su quello. Le prestazioni però la squadra le ha sempre fatte. Qualche infortunio di troppo ci ha un po’ penalizzati, però nell’arco di un campionato queste cose si allineano e si compensano; quindi, dobbiamo continuare con le nostre prestazioni e sono convinto che la squadra qualcosa farà vedere”.
Domenica scorsa Tortelli ha trovato anche il primo gol dal suo ritorno in maglia cremisi, festeggiato esultando verso la panchina e abbracciando mister Passarini. “Sento ancora di dover qualcosa nei confronti del mister, per tutta la fiducia che mi ha fatto sentire da quando mi ha voluto riportare a Tolentino e per quella che mi sta dando in questa prima parte di campionato. Mi sta dando tanto dal punto di vista tecnico e personale; quindi, quell’abbraccio stava a significare un po’ anche quello”.
È rimasto invece alla Maceratese Nicolosi, che si è detto soddisfatto sin qui della sua scelta e molto a suo agio con nuovo staff tecnico e dirigenziale. “Sono felicissimo di essere rimasto. Quest’anno mi sto trovando ancora meglio. Si respira un’altra aria e c’è uno staff tecnico e dirigenziale nuovo con cui si lavora molto bene. C’è unità di intenti, i tifosi ci sostengono sempre e quindi sono molto felice della scelta che ho fatto”.
Sia il Tolentino che la Maceratese sin qui hanno mostrato un miglior rendimento in trasferta rispetto a quello in casa. Abbiamo chiesto ai due ex di turno a cosa può essere dovuto questo trend.
“Credo sia un caso perché, come dicevo prima più che le prestazioni sono i risultati che sin qui ci sono mancati, soprattutto in casa” - Dichiara Tortelli -. Contro il Chiesanuova avevamo avuto due occasioni immense nei primi minuti e se avessimo sbloccato il risultato sarebbe stata sicuramente un’altra partita. Con il Montefano abbiamo giocato praticamente tutto il secondo tempo a una sola metà campo. Abbiamo sbagliato un rigore e preso una traversa, per poi subire gol al 85’. Non mi sento di dire che c’è un timore reverenziale nel giocare di fronte ai nostri tifosi, ma semplicemente c’è stata una serie di episodi andati per il verso sbagliato. Ripeto dobbiamo dare continuità alle prestazioni, perché poi il calcio ti restituisce tutto”.
“Abbiamo notato anche noi questo dato – dice Nicolosi - In casa le prestazioni ci sono state lo stesso, poi per episodi sfavorevoli non abbiamo raccolto i punti che meritavamo. Magari in trasferta le squadre ci affrontano più a viso aperto, mentre a casa nostra vengono più per difendersi. Cercheremo di migliorare anche in questo”.
Per chiudere l’intervista, inevitabile un simpatico botta e risposta tra i due ex. Tortelli scherza: “Vista la sua età, Nicolosi dovrebbe darsi una sistemata ai capelli e diventare un esempio per i più giovani”. Nicolosi, dal canto suo, gli risponde con un avvertimento: “Ci vediamo in campo, ma gli consiglio di non giocare dalla mia parte”.
Il Macerata Humanities Festival prosegue con appuntamenti di grande rilievo, e oggi ha ospitato presso l’Aula Proietti del Dipartimento di Filosofia Giuseppe Civati, politico, saggista ed editore, che ha presentato il suo ultimo libro "Il piano Langer".
L'evento, che ha attirato un pubblico interessato e partecipe, è stato aperto dai saluti del rettore dell'Università di Macerata, John McCourt , il quale ha espresso grande soddisfazione per il successo del festival, sottolineando come sta giungendo a conclusione in modo molto positivo. A moderare l'incontro è stato il professor Tommaso Farina, docente di pedagogia presso il Dipartimento di Scienze della Formazione, dei Beni Culturali e del Turismo dell'Unimc.
In questa occasione, Civati ha voluto rendere omaggio a una delle figure più significative della politica italiana del Novecento: Alexander Langer. “Langer è stato tra i più grandi politici della storia del nostro Paese”, ha affermato l'autore, sottolineando quanto le sue idee siano ancora incredibilmente attuali: “Le sue parole valgono oggi più di quanto non valessero ieri”.
L'incontro è stato non solo un omaggio a Langer, ma anche un'occasione di riflessione sui tempi difficili che viviamo oggi. Il tema centrale del festival, "Scoprire la pace", è stato al centro del discorso di Civati, che ha sottolineato quanto la politica odierna fatichi a concepire la pace come valore e concetto cardine. "Non è un periodo di pace", ha affermato, "e la politica sembra incapace di farla diventare un tema prioritario". Al contrario, Alexander Langer, ha spiegato Civati, era profondamente legato alla visione di una pace globale, non solo tra nazioni, ma tra esseri umani e ambiente, tra generazioni e culture.
Civati ha ricordato il suo primo incontro con Langer attraverso il libro "Un viaggiatore leggero", una raccolta degli scritti del politico dal 1961 al 1995, che ne racchiude l'essenza intellettuale e politica. “Langer era un politico e un intellettuale allo stesso tempo, due mondi che oggi si allontanano sempre di più”, ha detto Civati, evidenziando come Langer fosse un vero europeo, figlio di un'Alto Adige che cercava l'armonia tra italiani e tedeschi. "Era un saltatore di muri", ha aggiunto, con chiaro riferimento al Muro di Berlino, per Langer simbolo della necessità di superare le divisioni e comprendere il punto di vista dell'altro.
Durante il suo intervento, Civati ha espresso preoccupazione per l'indifferenza dilagante verso temi fondamentali come l'ambiente e le questioni sociali. "Le idee di Langer sono ancora oggi rivoluzionarie", ha sottolineato, "e se le facessimo nostre, cambieremmo il mondo". L'autore ha citato la visione di Langer di una trasformazione necessaria per sopravvivere e prosperare in un mondo che rischia di diventare inospitale per l'essere umano stesso: "Dobbiamo orientarci verso un cambiamento che ci permette di vivere in un mondo che non sia peggiore di quello che abbiamo ereditato".
Nonostante l'attualità delle parole di Langer, Civati ha lamentato la mancanza di spirito critico nelle nuove generazioni e nel dibattito pubblico. "Langer invitava a mettere alla prova le proprie convinzioni, abbandonando i pregiudizi", ha spiegato, sottolineando come questo approccio sia ormai sempre più raro. In conclusione, ha lanciato un monito alla politica contemporanea: "Se fai politica devi avere grandi cause per cui lottare, altrimenti non farla".
Civati ha lasciato la politica nel 2018 dopo essere stato deputato dal 2013 al 2018. "Ho smesso di fare politica per un semplice motivo: non mi hanno eletto" ha scherzato, spiegando che la sua passione per i libri lo ha condotto a dedicarsi alla scrittura: "Fare libri significa prima di tutto leggerli, una pratica ormai rara in Parlamento". Ritornare nei corridori dell’università, un luogo in cui si è formato, è stato per lui un momento di grande emozione, e ha espresso gratitudine per l'invito a condividere la sua riflessione.