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Un campionato al massimo regionale, un episodio da minimo storico: clima surreale in Fano-Maceratese

Un campionato al massimo regionale, un episodio da minimo storico: clima surreale in Fano-Maceratese

Un clima surreale ha avvolto il match tra Fano e Maceratese. Non si tratta solo dell'aria gelida che soffiava sulle tribune del comunale di Fermignano, ma soprattutto dell'atmosfera trasmessa dal campo, più simile a quella di un'amichevole prestagionale che a un turno di campionato, il massimo regionale per giunta, un aspetto che dovrebbe far riflettere molti addetti ai lavori.

Durante la settimana, il Fano aveva richiesto senza successo il rinvio della gara e subito la partenza di alcuni dei migliori giocatori della rosa. La squadra è riuscita a mettere insieme undici giocatori, ai quali va un enorme encomio per l'impegno dimostrato nonostante le difficoltà, scendendo in campo contro la capolista. La Maceratese, dal canto suo, ha conquistato i tre punti con il minimo sforzo grazie al gol in apertura del capitano Luca Cognigni. Un risultato che poteva essere più ampio viste le numerose occasioni create dai biancorossi, ma un eccellente Tommasino tra i pali ha limitato i danni, permettendo al Fano di uscire dal confronto senza sfigurare troppo.

Sul campo, almeno. Perché la figura, quella di presentarsi alla seconda giornata del girone di ritorno con solo 11 giocatori in distinta, resta impressa. Una stagione, quella del Fano, che continua a regalare episodi degni di una commedia fantozziana.

Alcuni hanno ipotizzato che la Maceratese abbia evitato di infierire sulla già disperata situazione dei “padroni di casa”. La squadra di mister Possanzini, come di consueto, ha mantenuto il controllo del gioco per tutti i 90 minuti, concedendo poco o nulla agli avversari. Tuttavia, lo stesso allenatore biancorosso ha voluto sottolineare a fine partita quanto sia stato difficile per i suoi ragazzi preparare e giocare al massimo una gara così particolare, influenzata dalle vicende della settimana e dal clima “poco agonistico” in campo. Anche il terreno di gioco, a detta di Possanzini, non ha facilitato le cose.

“Era una partita difficile da preparare. Sapevamo delle difficoltà del Fano e delle condizioni del campo, che non permetteva di dare velocità al nostro gioco. Era una gara delicata, in cui avevamo tutto da perdere. Quindi ci prendiamo il risultato e lavoriamo. Se devo trovare un difetto, è che la squadra non ha giocato con quella leggerezza e quel piacere di giocare che ha sempre dimostrato. Forse le notizie sul Fano ci hanno condizionati, rendendo più difficile preparare la partita. I ragazzi devono imparare a concentrarsi sul gioco, anche se oggi non era facile”.

Possanzini ha evidenziato l'importanza dell'aspetto emotivo nel calcio, definendolo cruciale. In effetti, è proprio quel trasporto emotivo e quella partecipazione sentita che rendono questo sport unico. Quando mancano, il calcio rischia di ridursi a un esercizio sterile e privo di significato. “Dispiace vedere una squadra scendere in campo con 11 giocatori contati. È una situazione a cui né calciatori né allenatori sono abituati. Devo dire che la partita non mi è piaciuta sotto questo aspetto. La parte emotiva è fondamentale nel calcio, e oggi è mancata. Ci prendiamo i punti e andiamo a casa, senza esserci divertiti, ma andiamo avanti”.

L’unica nota positiva di questa giornata, oltre ovviamente al calore della Curva Just che ha reso meno pallida questa domenica, l'ha regalata Luca Cognigni. La vittoria della Maceratese porta la firma del bomber biancorosso, sceso in campo nonostante la febbre a 38 e mezzo, come svelato dallo stesso Possanzini, che ha elogiato l'attaccamento alla squadra del suo capitano, esempio per tutti i compagni. “Cognigni fortunatamente l’ha risolta. Aveva 38 e mezzo di febbre, e questo dimostra quanto tenga alla squadra. Anche in una partita in cui avrebbe potuto risparmiarsi, ha voluto esserci ed è stato decisivo”.

Una vittoria che permette alla Maceratese di continuare il proprio cammino in vetta, ma che lascia in eredità una riflessione su un calcio che, senza il giusto trasporto emotivo, perde gran parte del suo fascino. Partite come questa non dovrebbero mai verificarsi al livello più alto del calcio regionale. Presentarsi con una squadra decimata non è solo un segno di rispetto mancante nei confronti degli avversari, che fanno sacrifici e chilometri, ma rappresenta anche un fallimento di sistema. Gli organi competenti dovrebbero interrogarsi sulle condizioni che portano a simili situazioni, perché il calcio, anche e se vogliamo soprattutto a livello regionale, merita di essere spettacolo, coinvolgimento e passione, non una mera formalità da portare a termine.

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