Torna, come ogni domenica, la rubrica curata dall’avv. Oberdan Pantana, “Chiedilo all'avvocato”.
Questa settimana, le numerose mail arrivate hanno interessato principalmente la tematica riguardante la recente riforma costituzionale votata dai cittadini in tema di taglio dei parlamentari, con i possibili riflessi che la stessa potrà avere.
Ecco di seguito l’analisi dell’avv. Oberdan Pantana:
"Il referendum costituzionale che si è appena tenuto si inserisce nell’ambito del procedimento di revisione costituzionale disciplinato dall’art. 138 Cost.. Il testo della legge recante “Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari”, infatti, è stato approvato, in seconda lettura, nelle sedute dell’11 luglio 2019 (Senato) e dell’8 ottobre 2019 (Camera) a maggioranza assoluta; non essendo stata raggiunta la maggioranza qualificata dei due terzi dei componenti di ciascuna camera, un quinto dei senatori ha potuto richiedere il referendum confermativo. Si è trattato del quarto referendum costituzionale nella storia della Repubblica Italiana.
Agli elettori è stato chiesto di approvare, o meno, la proposta di revisione costituzionale comportante:
- la riduzione del numero dei deputati della Camera da 630 a 400, con contestuale riduzione degli eletti nella circoscrizione Estero da 12 a 8 (art. 56 Cost.);
- la riduzione del numero dei senatori da 315 a 200, con contestuale riduzione degli eletti nella circoscrizione Estero da 6 a 3 e riduzione del numero minimo di senatori per ogni Regione da 7 a 3, lasciando fermi i 2 senatori per il Molise e 1 senatore per la Valle d’Aosta (art. 57 Cost.)
- la riduzione a 5 del numero complessivo dei senatori a vita in carica nominati dal Presidente della Repubblica (art. 59).
Con la netta vittoria del sì, la riforma costituzionale è, oramai, diventata legge. Tuttavia, al fine di salvaguardare la legislatura in corso, la riduzione del numero dei parlamentari scatterà a partire dal primo scioglimento o dalla prima cessazione delle Camere successiva all'entrata in vigore della legge di revisione costituzionale.
Nel frattempo, l’attuale Parlamento sarà chiamato ad adottare una serie di misure volte a rendere la nuova composizione degli organi elettivi coerente con le norme costituzionali, la legislazione elettorale ed i regolamenti parlamentari, evitando le incongruenze e le distorsioni già segnalate anche dai sostenitori del no.
A tal proposito, il sistema elettorale è destinato a diventare lo snodo principale delle riforme istituzionali e, verosimilmente, terreno di scontro politico.
A detta delle principali forze parlamentari e della maggioranza dei commentatori, il taglio dei parlamentari mal si concilia con una disciplina elettorale, quale quella del "Rosatellum", che prevede l’attribuzione di circa il 37% dei seggi tramite un meccanismo maggioritario in collegi uninominali e dei restanti seggi mediante un sistema proporzionale con liste bloccate e sbarramento al 3%.
In particolare, è stato segnalato che il considerevole aumento della dimensione dei collegi uninomiali derivante dalla riduzione del numero dei parlamentari avrebbe pesanti effetti negativi per la rappresentanza, attenuando considerevolmente la relazione dell’eletto con il territorio.
A fronte di tale situazione, il dibattito politico, al momento, si è orientato verso un ritorno al sistema proporzionale, puro o con soglie di sbarramento più o meno alte. Ad oggi, è stato adottato in commissione Affari costituzionali un testo base, volto ad introdurre un sistema interamente proporzionale con soglia di sbarramento al 5%, anche se non è escluso che tale soglia possa essere abbassata nei prossimi mesi al 3 o 4%, come richiesto dalle forze minori dell'attuale compagine governativa.
In ogni caso, si tratta di una materia sulla quale le valutazioni politiche saranno destinate ad incidere in misura preponderante rispetto a quelle prettamente tecniche. Indipendentemente dal dibattito sui collegi uninominali e sulle soglie di sbarramento, è stata segnalata la necessità di ovviare, per il Senato, alla riduzione della rappresentanza nelle Regioni medie e piccole, che, in alcuni casi, rischiano, sulla base dell’attuale disciplina elettorale, di essere rappresentate solo dalle prime due forze politiche.
Inoltre, a fronte dei segnalati effetti distorsivi sulla composizione e sulla rappresentanza del Senato, è stato proposto, innanzitutto, di uniformare i requisiti dell’elettorato attivo (art. 56 Cost.), abbassando da 25 a 18 anni l’età minima per il voto, così da ridurre – almeno in linea teorica – il rischio che dalle urne possano uscire due maggioranze diverse per i due rami del Parlamento.
Questo correttivo, peraltro, è stato già approvato, in prima lettura, da Camera e Senato, ma soprattutto è stato proposto (cfr. disegno di legge c.d. Fornaro) di eliminare l’elezione del Senato “su base regionale” (art. 57 Cost.), così da permettere la costituzione di circoscrizioni pluriregionali ed evitare (o, quantomeno, ridurre) i segnalati effetti distorsivi sulla rappresentanza. Da ultimo, non si può escludere che il Parlamento decida di rivedere il bicameralismo perfetto, differenziando compiti e prerogative delle due Camere, con l’obiettivo di salvaguardare e, auspicabilmente, migliorare la funzionalità del Parlamento “a ranghi ridotti”.
Infine, il taglio dei parlamentari dovrà sicuramente essere accompagnato da una riforma dei regolamenti parlamentari, attualmente tarati sulla precedente composizione delle Camere; in particolare, al fine di evitare situazioni di stallo e garantire la regolarità dei lavori, occorrerà intervenire sulla composizione delle commissioni, delle giunte, delle presidenze, dei gruppi parlamentari e sui quorum delle votazioni.
Rimango in attesa come sempre delle vostre richieste via mail, dandovi appuntamento alla prossima settimana.
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