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Muccia: "Abbiamo perso casa e lavoro, poi il Covid. Ora proviamo a rialzarci con dignità" (Video e Foto)

Muccia: "Abbiamo perso casa e lavoro, poi il Covid. Ora proviamo a rialzarci con dignità" (Video e Foto)

A cinque anni dal terremoto Muccia è uno di quei comuni del maceratese che sembrano essersi fermati nel tempo, un po' come l'orologio del campanile che da quando c'è stato il terremoto di tanto in tanto si blocca per segnare sempre la stessa ora. "Vengono giù di proposito dal Veneto per poterlo sistemare quando i tecnici comunali non ci riescono", conferma il sindaco Mario Baroni, appena rieletto per il secondo mandato.

Nel Medioevo il paese rappresentava una sede strategica per la lavorazione e il commercio delle granaglie, con la signoria dei Da Varano di Camerino che vi fece per questo erigere un castello in difesa dei mulini. E gli anni migliori tutto il paese sembra proprio esserseli lasciati alle spalle, con il periodo storico a cavallo tra ottocento e novecento - con i contadini che venivano qui per lavorare nei mulini -  che ha significato la massima espansione di un centro che oggi conta poco meno di 900 abitanti. Un tempo erano più del doppio.

Muccia porta con sé il triste primato di comune con il più alto numero di sfollati a causa del terremoto dell'ottobre 2016: "Abbiamo superato l'87%", spiega ancora Baroni, "qui la gente si è ritrovata senza casa e senza lavoro quando ancora stava pagando i mutui per rimettere in sicurezza le abitazioni private dopo il terremoto del 1997". Tra questi il signor Gabriele, che aveva appena rinnovato i locali del suo supermercato, il più grande della zona: "Noi ci siamo ritrovati ad aver perso le nostre case e per oltre un anno anche il lavoro, tutto nel giro di pochi attimi. Adesso ci stiamo rialzando con grande dignità".

Chi ha avuto la possibilità economica ha preferito spostare casa e occupazione in altri centri abitati della zona. Ma c'è anche chi ha preferito restare nel piccolo quartiere sorto sulle rive del Chienti, dove il nuovo centro commerciale adesso si trova all'interno delle casette edificate in via emergenziale. Qui il villaggio è stato costruito per durare pochi anni e reggere l'urto immediato della ricostruzione: di anni, invece, ce ne vorranno almeno altri 15 prima di abbandonare le casette.

Una delle tante incompiute è rappresentata dalla struttura che sarebbe dovuta essere un grande capannone della Croce Rossa italiana: oggi restano solo lo scheletro in metallo e le fondamenta arruginite, niente più. E' per questo che la fondazione di Andrea Bocelli ha cercato di regalare almeno qualche sorriso in quest'area ripristinando la scuola per i più piccoli e dipingendo di splendidi murales le pareti di contenimento che segnano il perimetro dei bungalow costruiti in via temporanea. Tra questi, anche una splendida chiesetta moderna realizzata grazie a donazioni private.

Sono tante le storie che si possono raccogliere a Muccia. Un piccolo borgo composto oggi da abitazioni private e strutture pubbliche tutte puntellate per evitare che possano crollare. E, ovviamente, tutte inagibili. Nel centro storico è rimasto a vivere solo un signore, che ha preferito non lasciare ricordi e apparente normalità: una mosca bianca nel silenzio interrotto solo dal battito d'ali delle decine di colombe che cercano riparo alle spalle della cattedrale dai venti gelidi che già a ottobre sferzano incessanti questa zona.

Entriamo all'interno della zona rossa e, se non fosse per le transenne, sembrerebbe davvero di ritrovarsi in un'altra epoca, con la nebbia che avvolge il paese già nel primo pomeriggio e la montagna dal fare minaccioso proprio lì a sovrastare e proteggere tutto. "Sappiamo bene che non torneremo nelle nostre case ancora per lungo tempo, ma qui stiamo provando a non mollare, anche se ci sentiamo spesso dimenticati da tutti". 

Il nostro reportage e le interviste video dal comune di Muccia:

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