Mosca: "Va ridiscussa la partecipazione dei medici di base alle Case della salute"
Diamo diffusione di un comunicato stampa di Andrea Mosca, Coordinatore dell’équipe territoriale di Medicina Generale, organismo che riunisce tutti i Medici di Medicina Generale (MMG), i Pediatri di Libera Scelta (PLS) e i colleghi titolari di Guardia Medica o Continuità Assistenziale (CA) di Tolentino, Belforte, Caldarola, Camporotondo, Cessapalombo e Serrapetrona.
La questione riguarda la ormai famosa/famigerata Casa della Salute, una struttura organizzativa sanitaria che dovrebbe a nostro avviso rappresentare l’evoluzione della Medicina di primo livello, della quale Medicina noi MMG/PLS siamo cardini portanti.
Far sentire anche la nostra opinione è ormai diventato indispensabile, per evitare che ci possano essere errori interpretativi o, peggio ancora, colpevoli distorsioni della verità.
La proposta di organizzare laddove possibile i MMG/PLS in Case della Salute è stata avanzata da tempo anche da parte delle nostre sigle sindacali. Lo scopo sarebbe di fornire risposte sempre più moderne e complete al paziente, il quale rimane al centro della nostra preoccupazione professionale. A causa della diversificata situazione territoriale, tale proposta va chiaramente declinata e calata nelle diverse realtà locali. Non può esserci uno schema fisso da applicare pedissequamente ad ogni ambito locale, pena il fallimento del tentativo prima ancora della sua realizzazione.
La nostra équipe territoriale è espressione di un territorio in cui il numero e la distribuzione dei MMG/PLS potrebbe prevedere più di una soluzione aggregativa.
Allo stato attuale esistono nel nostro territorio tre studi associati di MMG (uno dei quali comprende anche un PLS) più una associazione di Medici in rete; in pratica dei 26 medici facenti parte dell’équipe sono fuori dalle associazioni solo 5 colleghi (3 CA, 2 PLS e 1 MMG). Tali associazioni garantiscono già una certa continuità di assistenza al paziente nelle dodici ore diurne (8/20) specie nelle Medicine di gruppo, in cui è previsto l’utilizzo di personale di segreteria, l’accessibilità allo studio per grandi fasce orarie, la possibilità di sostituzione automatica dei MMG in caso di malattia o ferie di un medico, la reperibilità telefonica e/o in ambulatorio, l’offerta di un contatto telematico tramite sito Internet e via dicendo.
Preciso inoltre che il nostro contratto di lavoro prevede anche degli incentivi economici (scarsi, ahimè) per i medici che hanno deciso di partecipare a tali associazioni professionali.
A questo punto si inserisce la richiesta della Regione e/o della ASUR di partecipare alla gestione della costituenda Casa della Salute di Tolentino. Tale struttura nel caso tolentinate dovrebbe rappresentare una struttura sanitaria di primo livello tale da sostituire il (defunto) Pronto Soccorso del nostro Ospedale S.Salvatore nonché il (moribondo) Punto di Primo Intervento dello stesso. Tale ipotesi ci fu prospettata circa un anno fa durante una riunione di équipe cui parteciparono anche il nostro Direttore di Distretto dottoressa Pezzola e il dottor Comi, i quali ci aggiornarono sulle conseguenze che l’applicazione della DGR 735 avrebbe prodotto nel nostro territorio. Precisammo allora e ribadiamo oggi che noi non siamo preconcettualmente contrari ad un nostro utilizzo nella futura struttura ma dobbiamo altrettanto ribadire quali sono le nostre criticità.
Primo problema: andrebbe ridefinita la nostra figura giuridica in quanto attualmente noi non siamo dipendenti dell’ASUR bensì ‘Convenzionati’e rispondiamo in maniera diretta del nostro operato. In una Casa della Salute dovremmo trattare i codici bianchi e verdi (questo ci compete già) e pare anche dei pazienti di una decina di posti letto di ‘osservazione breve’(?). Tutto questo per conto di una struttura pubblica e avendo a disposizione locali, personale, accesso a laboratori e a esami strumentali di primo livello, tutti di proprietà pubblica e quindi fuori dalle nostre normali direttive . Di chi la responsabilità professionale e civile in caso di qualsiasi problema? La nostra assicurazione professionale non ci coprirebbe di certo ma non saremmo tutelati neanche dalla ASUR in quanto di fatto non dipendenti.
Secondo scoglio: il nostro contratto prevede attualmente che il nostro lavoro si svolga in ambulatori privati, pagati e organizzati da noi stessi. Dobbiamo assicurare accessi giornalieri all’ambulatorio e abbiamo obblighi di orari di apertura e chiusura minimi dell’ambulatorio stesso e della segreteria, laddove prevista. Come organizzare i turni di copertura alla Casa della Salute? Di certo i massimalisti (cioè i MMG/PLS che hanno il massimo dei mutuati) avranno poche possibilità di svolgere ore aggiuntive nella struttura; la partecipazione degli altri MMG può avvenire, a nostro avviso, solo su base volontaria.
Terzo problema: il nostro compenso economico contrattuale è stabilito esclusivamente sulla ‘quota capitaria’, veniamo cioè pagati in base al numero di mutuati che abbiamo; ipotizzando un utilizzo dei MMG/PLS non ancora a massimale in queste Case della Salute, dovrebbe essere prevista una remunerazione a ‘quota oraria’ che a oggi non è prevista nel nostro contratto.
Tutto ciò (e tanto altro ancora) impone che la nostra partecipazione al progetto venga debitamente discussa e ragionata; a ciò si contrappone la (pressoché) totale mancanza di coinvolgimento della nostra categoria in questo progetto. Non siamo stati interpellati dalla Regione o dalla ASUR né come équipe territoriale né come singoli ; a livello sindacale pochi e fumosi incontri regionali di cui a noi non sono giunti se non gli echi confusi e spesso discordanti. Ci giungono però le voci di chi ci voleva dal mese di dicembre (!) a organizzare i turni di questa nuova struttura sanitaria.
La questione è complessa e di difficile gestione; speriamo di aver contribuito a fornire la nostra posizione in maniera chiara e comprensibile. Non siamo contrari ad un nostro utilizzo ulteriore nella gestione della sanità territoriale, anzi; i MMG devono costituire un punto di riferimento per le problematiche di salute del cittadino specie in questo periodo di riorganizzazione dei servizi sanitari, periodo in cui inevitabilmente si vivranno disagi e/o inconvenienti. Se perdiamo di vista queste considerazioni, la Casa della Salute sarà un ulteriore fallimento per noi, per l’ASUR (anche in termini economici) ma soprattutto per il cittadino.
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