Monte San Martino, al via il cantiere per il monastero delle Benedettine: "Torneremo al nostro prega, lavora, accogli"
Una storia che attraversa un millennio quella del Monastero delle Monache Benedettine di Santa Caterina a Monte San Martino, l’edificio più antico del paese, reso inagibile dalle scosse del 2016. Da allora le quindici religiose vivono in spazi angusti, in una piccola dependance accanto al complesso storico. Dopo anni di attesa e una progettazione complessa e innovativa, i lavori possono finalmente partire. Con una cerimonia raccolta e sentita è stata benedetta la prima pietra, alla presenza del commissario alla ricostruzione Sisma 2016 Guido Castelli, delle suore, dei tecnici, dei progettisti e dell’impresa esecutrice.
L’edificio, risalente all’anno 1000, è tutelato dalla Soprintendenza con Decreto n. 9651 del 30 dicembre 1974. L’intervento, finanziato con Decreto n. 5703 del 17 settembre 2025 per un importo di circa 10 milioni di euro, riguarda una superficie lorda di 4.000 metri quadrati articolata in sette corpi di fabbrica, tra cui la chiesa di Santa Caterina. Il programma prevede restauro conservativo e miglioramento sismico del complesso, caratterizzato da murature, solai e coperture molto eterogenei.

Prima della progettazione è stato condotto uno studio tecnico-scientifico approfondito in collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche. L’installazione di accelerometri e velocimetri ha consentito un monitoraggio dinamico completo dell’edificio, utile a calibrare il modello strutturale e impostare interventi mirati, evitando opere superflue e ottimizzando le risorse. A lavori conclusi è previsto un sistema permanente di monitoraggio sismico, per verificare nel tempo le prestazioni delle opere e il comportamento strutturale del complesso, che tornerà a essere vissuto quotidianamente dalla comunità monastica.
Il progetto prevede consolidamenti mirati: rinforzo delle murature (intonaco armato, iniezioni, catene, scuci-cuci), consolidamento o rifacimento di solai e volte, interventi sulle coperture, opere edilizie e restauri delle finiture. Ogni intervento è stato definito sulla basedel comportamento reale dell’edificio, ricostruito grazie allo studio preliminare.
“Restaurare un luogo che non è solo patrimonio storico ma anche casa di una comunità viva impone rigore e responsabilità,” afferma il commissario al Sisma 2016 Guido Castelli.
“Questo intervento unisce tutela, sicurezza e continuità di vita. Lo facciamo con un metodo scientifico: studio preliminare, modellazione accurata e monitoraggio continuo. È la strada giusta per proteggere il nostro patrimonio e dare certezze alle persone che lo abitano,come le monache che da sempre contribuiscono alla vita spirituale e sociale della comunità. Sono felice che presto potranno tornare nella loro casa, più sicura, e che Monte San Martino potrà riavere un pezzo della sua storia”.

Suor Maria Stefania Costarelli, madre badessa racconta: “Sono stati anni duri. Non abbiamo mai fatto venir meno la preghiera e la nostra vocazione, restando fedeli al carisma benedettino. Gli spazi stretti limitano il movimento, soprattutto per le sorelle più anziane. Ora abbiamo la speranza concreta di tornare nella nostra casa, quella che ci ha accolte quando abbiamo scelto la vita monastica. Potremo riprendere pienamente il nostro ‘prega, lavora, accogli’ e avremo posto anche per nove giovani che vorranno seguire la fede”.
Le monache, nonostante tutto, non si sono mai fermate: lavorano nei campi, realizzano paramenti sacri, ricami, marmellate, liquori e piccoli manufatti, contribuendo dall’interno del monastero alla vita comunitaria. E torneranno ad accogliere chi vorrà con loro vivere l’esperienza di vita monastica nella foresteria, una volta riaperto il complesso.
“È l’edificio storico più antico del nostro paese”, osserva il sindaco di Monte San Martino, Matteo Pompei. “Attorno al monastero è nato il centro storico. Le suore lo tengono vivo da mille anni e sono parte integrante della comunità. Dopo nove anni di attesa la ricostruzione parte davvero. È un nuovo inizio per un edificio complesso, che richiedeva tempo, studi e soluzioni adeguate. Grazie al Commissario Castelli e alla sua Struttura”.
Per monsignor Rocco Pennacchio, vescovo dell’Arcidiocesi di Fermo: “Il monastero è un elemento identitario per il paese, con un valore importante dal punto di vista civile e religioso. È una notizia di rinascita di un piccolo comune che custodisce storia e arte, tra cui il Polittico di Crivelli. Inoltre è un complesso vivo e vissuto: per la nostra diocesi rappresenta un riferimento importante. Ringrazio la Struttura Commissariale per l’impegno”.
Demetrio Catalini, economo diocesano, ricorda il quadro più ampio: “Nella diocesi abbiamo sette monasteri di clausura, quattro dei quali danneggiati dal sisma. A Montegiorgio e Monte San Giusto i lavori sono in corso, uno è stato riaperto ad Amandola. Questo di Monte San Martino è il più impegnativo per dimensioni e valore. È un momento felice: finalmente rivediamo la luce”.

nubi sparse (MC)
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