Mirko Giordani (Blu Lab): "Ecco le ragioni del nostro No al referendum"
Da Mirko Giordani, Fondatore Associazione Blu Lab e promotore di Centrodestra per il NO, riceviamo
l’associazione che mi onoro di rappresentare, che si riconosce pienamente nei valori di centrodestra, è schierata per il no in occasione del referendum del prossimo quattro dicembre. Il nostro no è tuttavia diverso dal no che finora ha caratterizzato il centrodestra: non ci opponiamo alla riforma costituzionale in quanto “mina la democrazia” o metta l’Italia “a rischio golpe”; al contrario, ci opponiamo alla riforma perché riteniamo che sia una finta. Matteo Renzi è un abile venditore di fumo e fino all’ultimo proverà a convincere l’elettorato di centrodestra con la storia che questa è la riforma da noi tentata per anni: nulla di tutto questo. Anzitutto, il nuovo Senato: nel centrodestra nessuno si sarebbe mai sognato di trasformare l’elezione dei senatori da diretta ad indiretta, anche perché nella nostra riforma ideale ci sarebbe stata l’elezione diretta del Presidente del Consiglio e/o del Presidente della Repubblica. Come può chi voleva eleggere direttamente il Presidente accettare di non eleggere più direttamente i senatori? La riforma che avremmo fatto noi avrebbe previsto due cose: la trasformazione del Senato in un qualcosa di davvero diverso (e nel 2006 il centrodestra lo fece, ma la stessa gente che oggi invoca il cambiamento dieci anni fa invitò a votare no contro quella riforma) oppure la sua definitiva chiusura. Quel che nascerà invece sarà un qualcosa che non è né carne né pesce, con competenze dubbie e fatto da persone non elette direttamente che all’occorrenza saranno spedite in Senato per godere dell’immunità. Inoltre, vogliamo parlare delle Province abolite per finta? Renzi ha cancellato la parola “province” da ogni articolo della Costituzione, peccato che se si legge la riforma si scopre che nelle disposizioni transitorie (art.40, punto 4) è previsto che “Per gli enti di area vasta, tenuto conto anche delle aree montane, fatti salvi i profili ordinamentali generali relativi agli enti di area vasta definiti con legge dello Stato, le ulteriori disposizioni in materia sono adottate con legge regionale.” Cosa sono gli “enti di area vasta”? Sono le province! In pratica sparisce il loro nome dalla Costituzione, ma basterà una legge successiva al referendum per ripristinarle sotto un altro nome, prive del rango di costituzionalità e sottraendole definitivamente anche a qualunque meccanismo elettorale, persino indiretto come quello previsto attualmente. Riforme farlocche e inutili insomma, per giunta con un risparmio irrisorio: la Ragioneria Generale dello Stato quantifica i risparmi non in 500 milioni di euro come dice il Governo (cifra presa ma non si sa dove), bensì in appena 50 milioni il che vuol dire un risparmio di circa un euro ad italiano. Per risparmiare questa cifra non c’era mica bisogno di una riforma che sa di presa in giro: il Governo aveva nominato Carlo Cottarelli commissario alla spending review ed egli aveva individuato possibili risparmi per quasi due miliardi nelle spese ordinarie della Pubblica Amministrazione. Perché Renzi non ha applicato il lavoro di Cottarelli (che nel frattempo è stato costretto alle dimissioni e Renzi ha stracciato tutto il suo lavoro) anziché fare questa finta riforma? La domanda è puramente retorica. C’è solo una cosa da fare il prossimo 4 dicembre per gli elettori di centrodestra, che nella nostra provincia sono storicamente tanti: votare no, no, e ancora no.
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