Macerata, una ruota panoramica ma sotto quota: "l'infinito all'infinito" c'era già
'Sempre caro mi fu/ quest' ermo colle,/ E questa siepe/ che da/ tanta parte/ dell'ultimo orizzonte/ il guardo esclude." A quasi 200 anni (1825) dalla prima pubblicazione dell'Infinito leopardiano sul 'Nuovo Ricoglitore' l'amministrazione comunale di Macerata, parrebbe da pensare, ha riproposto il proprio Infinito 'particulare' -un omaggio pure a ser Niccolo' Machiavelli. Già, particolare, anzi particolarissimo. Apprezzabile dalla Gran Ruota installata 'a miracol mostrare' ai Giardini Diaz: da dove si vedono, a fronte, i Monti Azzurri immortalati dal Giovane Favoloso e dall'altra parte i tetti della Civitas Mariae. Era ora! Giubilanti i cori e i resoconti. Viva, viva 'la Comune'! Viva, viva il sindaco Sandro! Finalmente la Grande Bellezza a portata di mano! E il naufragar è dolce in questo mar! Ma scusate, i Giardini Diaz -dov'è collocata la Gran Rota, pardon Ruota giacchè a prima era in piazza pronta a colpire di dissenzienti!- Non sono a quota altimetrica inferiore al Palazzo degli Studi? E molto, molto di più inferiore rispetto alla Torre civica.Tanto per citare due pubblici edifici dai quali si può godere infinitamente di un Infinito ben più vasto. E anche all'infinito (non fino a maggio) tanto per citare un azzeccato slogan teso a valorizzare turisticamente le Marche.
ìIntendiamoci. Anche noi siamo felici di questa novità che finalmente a Macerata fa girare secondo il verso giusto 'le cose'. E che soprattutto s'inserisce in una tradizione storica locale. Da piccino ricordo il tendone in piazza Garibaldi che celava la carcassa di una balena. Per molto tempo pensai a Moby Dick anche perchè non riuscii a vederla: troppo alto il biglietto d'ingresso per le scarse risorse familiari. Da grandicello m'imbattei poi in una splendida foto di Alfonso Balelli allo Sferisterio negli anni 30: mangiafuoco e forzuti vari. In quella Arena base di partenza di magiche mongolfiere approdare alle sponde del Nilo. In quella Arena teatro per un giorno del leggendario Circus di Buffalo Bill (al secolo William Cody),Toro Seduto e il mitico Far West. Insomma un capoluogo super star, da 'Macerata granne,' eccezziunale veramente. Tuttavia cosa e' restato di allora? Non ditemi il trenino 'modello Gardaland' di qualche anno fa che fece sobbalzare e tramortire per la stordente sorpresa l'immaginifico Stefano Vecchioni, appena arrivato da Andorra. E non ditemi la Gran Ruota, seppure riconosciamo come altre Citta' adottino da tempo questa tipologia di pubblica attrazione. A cominciare dalla vicina (di piu' ancora: cfr 'La strada dei Sogni' di Maurizio Verdenelli e Fabrizio Romozzi) Perugia. Che nel periodo natalizio, da sottolineare, installa una Ruota, effettivamente panoramica, ai Giardini Carducci, sull'antica ex Acropoli accanto al Grand Hotel Brufani da dove parti' la mussoliniana Marcia su Roma.
Ma ritorniamo, scusate, a Macerata. Che lasciata alle spalle l'aurea tradizione delle Feste dei Fiori (costosissima) e degli Ercoli in bretelle e mutande a strisce colorate, ha imboccato la Cultura per comunicare se' al mondo: confrontare le scritte alle rotonde d'ingresso. C'era allora e in fondo necessità di una ruota panoramica, per di più sotto quota? Forse sì ma per rendere più vivibili e meglio frequentabili i Giardini Diaz, come notoriamente auspicabile. È certo comunque che per rilanciare Macerata, che come noto non è Gardaland ma la patria di padre Matteo Ricci, occorrono altre iniziative e altri eventi.
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